Atto primo

 

Scena prima

Appartamenti reali.
Coro di Cavalieri spagnoli che entrano da una parte frettolosamente; dall'altra parte opposta entra Rodrigo.

 Q 

(nessuno)

<- cavalieri spagnoli, Rodrigo

 

CORO

Ah! Caritea dov'è?  

Pien di baldanza

il Lusitano re

sul Tago avanza.

 

RODRIGO

Che mai dite? Oh ciel, che intendo!  

Dunque in arme più tremendo

il lusitano re

sul Tago avanza?

 

Misera patria nostra,

chi mai ti salverà!

Propizio Dio, ti mostra,

abbi di noi pietà

 

CORO

Il fiero lusitan,

che aspira al doppio regno,

di Caritea la man

chiede di pace in pegno.

 

Scena seconda

Caritea esce con don Fernando e con alcune Damigelle.

<- Caritea, Fernando, damigelle

 

CARITEA

Ma non l'avrà quel perfido;  

sua non sarò giammai.

Spento è quel sol, che amai,

da un ferro traditor.

(volendo ricordare a d. Fernando la morte del di lei amante d. Pompeo ucciso dal di lui figlio d. Diego)

FERNANDO
(verso d. Caritea)

Dopo due lustri, ahi misero!

che piango errante un figlio

non cangia mai consiglio

il tuo fatal furor?

RODRIGO
(verso d. Caritea)

Dopo due lustri il misero,

che piange errante un figlio,

non cangia mai

il tuo fatal furor?

CARITEA

Pace non ha quest'anima

fin che il crudel respira:

sento, che avvampo d'ira

quanto avvampai d'amor.

FERNANDO

M'uccide, oh dio! quell'ira,

l'eterno tuo rigor.

RODRIGO

Taccia una volta l'ira,

pietà ti parli al cor.

CORO

Alla patria sventurata

dona alfine un padre, un re;

per lei trema, sciagurata,

se non sai tremar per te.

CARITEA

Io tremar? Caritea? Ah! Che mi dite...

Se Ispani siete, il mio valor seguite.

CARITEA, RODRIGO E FERNANDO

Mano all'armi. Nel fianco nemico

trovi il brando la calda vendetta:

là sul campo vittoria ci aspetta,

alza il grido fra l'armi l'onor.

CORO

Vittoria ci aspetta

all'armi, all'onor.

 
(i cavalieri partono)

cavalieri spagnoli ->

 

CARITEA

Sia tua cura, o Fernando, i prodi miei  

tutti disporre al gran cimento. Io vado

le virili a indossar vesti guerriere.

Sotto alle mie bandiere

militerà il valor, ch'ove si pugna

pei santi lari e per le patrie mura

di novello vigor ci arma natura.

RODRIGO

Ma il tuo bando regal, che la tua destra

promette in premio a chi daratti estinto

l'uccisor di Pompeo, che tanto amavi,

spogliò Iberia di bravi.

FERNANDO

Contro il proscritto mio figlio infelice

tutti i giovani eroi mosser bramosi

di meritarti, e intanto

la patria orba di lor si strugge in pianto.

Pochi noi siamo, e deboli, e malfermi,

e forte è il lusitan più che non pensi.

CARITEA

Degni d'ispano cor non son tai sensi.

Sia pur forte il nemico, e sia possente,

sta giustizia per noi. Qual dritto accampa

Alfonso il lusitan dal folle orgoglio

di voler la mia mano?... A lui, Rodrigo,

va ancor nunzio di pace, ove acconsenta

di sgombrar la mia terra;

ma s'ei persiste in suo pensier di guerra,

digli, che questa man cara può forse

provar troppo a suo danno;

ch'usa il brando a trattar, le ingiuste offese

è di punir capace...

Lo consiglia a partir, lasciarci in pace.

 
(Caritea parte colle damigelle da un lato, e Rodrigo e d. Fernando da un altro)

Caritea, damigelle, Rodrigo, Fernando ->

 
 

Scena terza

Accampamento di d. Alfonso in vicinanza del Tago. Di lontano vedesi la città di Toledo. La tenda principale di d. Alfonso, che sta da un lato, sarà praticabile e grandiosa internamente.
Diego in armatura con uno Scudiero.

 Q 

Diego, scudiero

 

DIEGO

Quelle son pur le patrie arene, quelle  

(indicando da lungi Toledo)

che da lungi torreggiano superbe,

di Toledo le mura. ~ Oh vista! Oh dolci

di natura e d'amor soavi affetti!

Lasso! Il padre chi sa, se ancora è in vita,

se non l'uccise il duol di mia partita! ~

E la crudel, che del mio sangue ha sete,

troppo cara e fatal, chi sa se ancora

m'odia quanto io pur l'amo! Ah! Sì vicina,

piena avrai tua vendetta:

di vederti e morir desio m'affretta.

 

Ah! Se estinto ancor mi vuoi,    

se pietade in cor non senti,

almen sotto ai sguardi tuoi

deh! mi lascia, oh dio! morir.

Nel tuo seno, o padre amato,

vengo a scior gli estremi accenti:

il rigor d'ingiusto fato

son già stanco di soffrir.

Ma pure il cor

non so perché

tremar non sa.

Forza d'amor,

eguale a te

no, non si dà.

S

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Scena quarta

Corrado esce fuor dalla tenda di d. Alfonso, e detto.

<- Corrado

 

CORRADO

Straniero cavalier, a questa tenda  

qual ti guida desir? Se non m'inganno,

tu sei d'armati condottier?

DIEGO

Non erri.

Capitan di ventura io meco adduco

dall'itale contrade armato stuolo

di valorosi.

CORRADO

Il nome tuo?

DIEGO

Perdona.

Chiedo del re, s'è a lui parlar concesso.

CORRADO

Lo vedrai; ma per or di qui non lungi

ti compiaci aspettar.

DIEGO

Ebben m'arrendo:

tu cortese sarai...

CORRADO

Verrò!

DIEGO

T'attendo.

 
(si ritira col suo scudiero)

Diego, scudiero ->

 

Scena quinta

S'apre la gran tenda di d. Alfonso. Al suono dei bellicosi strumenti tutta l'armata si mette in movimento nell'atto che sorte d. Alfonso preceduto da un coro di Guerrieri.

<- guerrieri, Alfonso

 

CORRADO

Vieni, campion terribile,  

ad animar le schiere

pronte a pugnar.

Le trombe ai nostri cantici

s'accordino guerriere:

mano all'acciar.

 

ALFONSO

Eccomi a voi, miei lusitani. Oh! Quanto  

m'empie di gioia il rivedervi lieti.

Pe 'l favor di vittoria.

Ah! Sì, più che l'amor la vostra gloria

mi fu sprone al cimento.

Vostra mercé tra poco

l'altera figlia dell'ispano soglio

dovrà depor quell'ostinato orgoglio.

 

Nel lasciar le natie sponde    

voi giuraste a me d'intorno

alla patria far ritorno

tra le palme, fra gli allor.

Vi guidai dal Tago in riva

a mercar novella gloria;

voi correte la vittoria,

io 'l compenso dell'amor.

S

 

CORO

Coglierem noi la vittoria,

tu il compenso dell'amor.

ALFONSO

Amor tra l'armi,

che il cor m'accende,

maggior mi rende

nel mio valor.

Par, ch'egli al lampo

del vostro brando

mi chiami in campo

trionfator.

CORO

Al vivo lampo

del nostro brando

ti mostra in campo

trionfator.

(il coro parte)

guerrieri ->

 

CORRADO

Havvi un duce stranier, sire, che chiede  

l'accesso a te.

ALFONSO

Fa', che s'inoltri.

 

Scena sesta

Diego e detti.

<- Diego

 

DIEGO

Al magno  

duce de' lusitani or si presenta

don Pirro d'Aragona

d'armati condottier. Sotto il vessillo

de' viscontei colubri acquistai fama;

ora in patria di figlio amor mi chiama.

Cadente ho un genitor.

ALFONSO

Ed or rivolgi?...

DIEGO

Verso Navarra.

ALFONSO

Io mi credea, che offerta

farmi volessi di tua possa.

DIEGO

Sire,

nacqui ispano, te 'l dissi. Un vero eroe

macchiar non deve del fraterno sangue

il patrio suol. Fra le tue schiere un figlio

tu non corresti all'onor suo ribello.

ALFONSO

Hai ragion. Ma che chiedi?

DIEGO

Dopo un lungo cammin d'uopo i miei fidi

ha d'un qualche riposo. In riva al Tago

pe 'l dì cadente, e del venturo in parte

bramo accampar, se me 'l concedi.

ALFONSO

Resta,

sulla destra del fiume

tutto il venturo dì. Forse che in questo

per mio nuovo trionfo il piè baciarmi

vedrai colei, che la mia man ricusa.

DIEGO
(con vivacità)

Caritea?

ALFONSO

La conosci?

DIEGO
(rimettendosi)

E v'è chi ignori

cotanto nome?

ALFONSO

Stolta!

D'un estinto amator sul freddo marmo

pianse assai per due lustri; oggi al suo pianto

fine porrà di mia vittoria il canto.

Ma qual è questo suon?

 
(suono di trombe. Corrado s'affaccia all'uscita della tenda)
 

CORRADO

La tromba annunzia  

del campo un messagger.

ALFONSO

Vanne don Pirro:

i tuoi ristori in securtà!

 
(Diego parte)

Diego ->

 

 

S'avanzi

l'illustre messagger. A ognun l'ingresso

fia vietato per or.

 
(Corrado introduce Rodrigo. D. Alfonso va a sedersi, ordinando d'approntar un sedile per l'ambasciatore)

<- Rodrigo

Corrado ->

 

Scena settima

Rodrigo e d. Alfonso.

 

RODRIGO

Al magno sire  

de' Lusitani, Caritea, la nostra

adorata regina, invia salute,

e pace ancor s'egli l'aggrada.

ALFONSO

Siedi.

(Rodrigo s'asside)

 

Brevi di pace con piacere ascolto

i patti. Esponi.

RODRIGO

Dall'ispana terra

s'allontani il furor crudo di guerra.

Non far che il Tago l'onde sue confonda

col sangue lusitan. Più che non pensi

bolle l'odio ristretto. Invan ti gonfi

a un primo lampo di propizia sorte,

instabil sempre e traditrice. Pensa,

come sovente d'una bella aurora

vario è l'occaso...

ALFONSO
(con impazienza)

Hai tu finito ancora?

RODRIGO

Signor...

ALFONSO

M'ascolta; e in brevi note io parlo.

Abbia pur Caritea tranquillo il regno;

ma la sua man diami di pace il pegno.

RODRIGO

Non lo sperar.

ALFONSO

Dunque a tremar s'attenda.

RODRIGO

Forse men che non credi. A un dritto ingiusto

di Caritea la mano

non cederà fin che v'è un cor ispano.

ALFONSO

Tu trascorri il dover.

RODRIGO

Tu lo calpesti

col patto insultator.

(s'alzano dai loro sedili)

ALFONSO

Non più! La spada,

questa mia spada, che non mai raddoppia

i colpi suoi, che infino all'elsa in petto

configgervi saprò, vedrai garante

del dritto mio, ruotar morte d'intorno.

RODRIGO

Forse non lungi è il giorno

del pentirti.

ALFONSO

Superbo! E tanto ardisci?...

Omai trabocca la mia rabbia estrema.

(con alterigia)

Sgombra.

RODRIGO

(con dignità)

Son messagger.

ALFONSO

Va', parti, o trema...

 

La baldanza del tuo orgoglio  

ogni dritto eccede omai;

paventar chi siede in soglio

abbastanza ancor non sai,

se frenar non sei capace

quel tuo labbro insultator.

 

RODRIGO

Non è ver, d'insano orgoglio

che il mio cor s'accenda omai;

all'onor dovuto al soglio

col mio dir io non mancai;

raffrenar son io capace

ogni accento insultator.

 

ALFONSO

Caritea, la tua regina

contro me ti rende audace.

RODRIGO

A propor ti venni in pace,

ma coi sensi dell'onor.

ALFONSO

Se a propormi vieni pace,

parla i sensi dell'onor.

ALFONSO E RODRIGO

Non sa quest'anima

frenar lo sdegno;

l'aspetto abomino

di quell'indegno;

ma l'onta orribile

vendetta avrà.

 

ALFONSO

Vanne; alla pugna apprestati.

RODRIGO

Ci troveremo in campo.

ALFONSO

D'amor furente avvampo

di rabbia e di rossor.

ALFONSO E RODRIGO

Furente amor, che m'agiti,

offeso onor, che m'agiti,

sostienmi in tal momento,

l'audace nel cimento

m'assisti a fulminar.

(partono)

Alfonso, Rodrigo ->

 
 

Scena ottava

Vasta campagna in collina sulle rive del Tago. Superiormente vi sarà un gran ponte di pietra praticabile, inferiormente uno costrutto di legno. Si vedranno alcune tende dei soldati di D. Diego.
Diego, indi Rodrigo.

 Q 

Diego

 

DIEGO

Ti son vicino, amata patria: oh quanto  

sul cor mi pesa il tuo periglio estremo!

Chi fora mai quel messagger, ch'io vidi

del lusitan presso alla tenda? È questa

(additando il ponte di legno)

la via per la città. Ma non m'inganno:

ei s'appressa... Chi miro? Oh ciel! Rodrigo!

(andandogli incontro)

 

<- Rodrigo

RODRIGO

(fissando Diego)

Qual voce!

DIEGO

Di': non mi ravvisi?

RODRIGO

Diego!

Amico del mio cor, ma come?... Dimmi...

Come tu qui dove tua vita è cerca?

DIEGO

Inutil peso è fatta

questa vita per me. Due lustri interi

la guardai da ogni insidia. Oggi è ben tempo,

che tutta sfidi la nemica sorte:

meritar Caritea voglio, o la morte.

RODRIGO

Vaneggi al certo.

DIEGO

E il genitor mio?

RODRIGO

Vive,

ma lo trarrai teco al sepolcro.

DIEGO

È vano.

In mio pensier sto fisso;

a lui sol mi palesa, a ogn'altro il vieto:

in Toledo verrò!

RODRIGO

Ma se alcun mai

ti ravvisa?

DIEGO

Null'uom potrà suppormi

cotanto audace. Quest''onor del mento,

che al mio partir non appariva ancora,

queste vesti straniere, questo ciglio

aggrottato dal pianto, dalle veglie,

dal lungo faticar; tutto...

RODRIGO

Sospendi.

(accorgendosi che s'avanza un corpo portoghese)

Il nemico s'avanza.

DIEGO

Eccolo a vista.

Separarci convien.

 
(si abbracciano)
 

RODRIGO

Il ciel t'assista...

 
(passa il ponte di legno, e Diego si ritira lungo il Tago)

Rodrigo, Diego ->

 

Scena nona

Un corpo di Guastatori viene per abbattere il ponte di legno; l'armata portoghese intanto defila per il ponte superiore di pietra, avendo alla lor testa l'istesso d. Alfonso.

<- Alfonso, armata portoghese, guastatori

 

CORO

Aspra del militar  

bench'è la vita,

al lampo dell'acciar

gioia l'invita.

Chi per la gloria muor

vissuto è assai;

la fronda dell'allor

non langue mai.

Piuttosto che languir

per lunghi affanni

è meglio di morir

sul fior degli anni.

Chi muore e che non dà

di gloria un segno

alla futura età

di fama è indegno.

 
(terminata l'operazione del ponte, il corpo de' guastatori va a raggiungere l'armata, seguitando il suo cantico, che potrà essere ripetuto a piacere)

Alfonso, armata portoghese, guastatori ->

 

Scena decima

Caritea in armatura virile con un drappello di Soldati comparisce dalla parte sinistra del ponte di legno, ch'è mezzo rovinato.

<- Caritea, soldati

 

CARITEA

Ecco il campo nemico. Ardita impresa  

v'offre in ver Caritea. Mentre che l'oste

baldanzoso s'avvia verso Toledo,

rovesciam le sue tende; a tergo poscia

l'assalirem qual fulmine improvviso.

Arduo sembra il passaggio;

(fissando il ponte)

ma il mio esempio seguite. Andiam, coraggio.

(si mette a passare il ponte, che crolla ed ella si tiene ad una trave)

Aita! Giusto ciel! Chi mi soccorre!

 

Scena undicesima

Diego esce al grido di Caritea, vedendola in pericolo si slancia con alcuni de' suoi in uno schifo e va sotto al ponte per soccorrerla.

<- Diego, alcuni soldati di Diego

 

DIEGO

Sommo dio, che mai veggo! Ah Caritea!  

CARITEA

(vacillando)

Non mi reggo.

DIEGO

Fa' cor. Fermate il legno.

(arrivato collo schifo sotto il ponte)

CARITEA

Mi manca il piè.

(in atto di abbandonarsi)

DIEGO

Non paventar: t'affida.

(si mette sotto a Caritea per sostenerla, onde possa discender nello schifo)

Qui sugli omeri miei. Sei salva.

CARITEA

Oh dio!

(giunta a terra dallo schifo)

La mia vita seconda a chi degg'io?

 

 

Ah! Per te se i giorni miei    

salvi son da reo periglio

fa' ch'io sappia almen chi sei,

ti palesa, o cavalier.

S

DIEGO

Pei tuoi giorni i giorni miei

saran pronti a ogni periglio;

ma ch'io sia, se umana sei,

deh! mi lascia oh dio tacer.

 

CARITEA

(Qual sembiante! Quale accento!)

DIEGO

(Più fissarla già pavento.)

CARITEA

Ma il tuo nome...

DIEGO

Io son... No 'l posso.

CARITEA

Sei tu forse mio nemico?

DIEGO

Tuo nemico? Ah! no... Che dico?

DIEGO

Non mi vedi a palpitar?

Insieme

CARITEA

Perché deggio palpitar?

 

CARITEA E DIEGO

Son pur terribili

d'amor tiranno

le smanie, i palpiti,

l'interno affanno!

Oh come rapido

quel foco magico

mi cerca l'anima

m'inonda il cor!

 

Scena dodicesima

L'Armata portoghese ripassa il ponte di pietra. Il coro di Guastatori canta la seguente canzone, dietro ad essi si vedono d. Alfonso, Corrado e alcuni Prigionieri spagnoli, fra i quali d. Fernando.

<- armata portoghese, guastatori, Alfonso, Corrado, prigionieri spagnoli, Fernando

 

CORO

Presso a cadere è il dì,  

facciam ritorno:

sul campo il nuovo giorno

ci troverà ~ col nostro acciar ~

pronti a pugnar ~ si vincerà.

 

CARITEA

Fatale inciampo! I miei nemici...  

DIEGO

Donna,

non ti smarrir.

CARITEA

Che far?

DIEGO

Quelle deponi

ricche insegne, il tuo manto, e questo indossa

elmo volgar di mio scudiero.

 
(fa che Caritea si levi gli ordini, il manto, e che prenda un elmo da un suo scudiere)
 

CARITEA

Un nume

ti guidò a mia salvezza.

DIEGO

Allor che annotti

franca in Toledo (anima mia) trarrotti.

 

Scena tredicesima

D. Aldonso con séguito de' suoi Soldati, e seco pochi Prigionieri spagnoli, fra i quali d. Fernando.

 
(verso Diego. Caritea starà alquanto indietro)

ALFONSO

Al primo lampo orribile  

del mio temuto acciaro

deserto il campo libero

gl'ispani eroi lasciaro,

tranne quei pochi militi

che non poter fuggir.

(Ah! Perché vincere

non so quel cor,

che ingrato e barbaro

non sente amor.)

 

CARITEA

(Raffrenar mi forzo a stento;

mille angustie ho intorno al cor:

che mi scopra ognor pavento

il compresso mio furor.)

DIEGO

(Nel trovarmi in tal cimento

mille angustie ho intorno al cor:

che mi scopra ognor pavento

sia l'affanno, sia l'amor.)

ALFONSO

(Nel fissar quel volto io sento,

(fissando il prigioniero Fernando)

che pietà mi parla al cor:

ah! si provi in tal momento

il piacer d'un vincitor.)

FERNANDO

(Questa man s'io reggo a stento,

pur d'un forte ho in seno il cor:

la mia sorte non pavento,

tutto sfido il suo rigor.)

ALFONSO
(a d. Fernando)

(Sciolto dai lacci miei

torna, campion canuto,

ai patri lari, e a lei

mostra in qual guisa vendica

Alfonso un vil rifiuto,

s'egli lo merta ancor.

CARITEA

(Che mai veggo! Oh ciel! Fernando!)

FERNANDO

(Che mai veggo! È dessa! Il figlio!)

Insieme

DIEGO

(Che mai veggo! Il padre mio!)

 

ALFONSO
(verso d. Fernando)

Che t'avvenne?

CARITEA, DIEGO E FERNANDO

(Un sogno è questo.)

CARITEA E DIEGO

In periglio sì funesto.

FERNANDO

(Non so più s'io vado o resto.)

CARITEA, DIEGO E FERNANDO

Già mi sento vacillar.

ALFONSO
(sempre a d. Fernando)

Perché giri il guardo mesto?

Tu mi sembri vacillar.

CARITEA, DIEGO E FERNANDO

Si oscura la voce

mi manca il respir,

m'opprime, mi cuoce

l'interno martir.

Che pena crudel!

Qual nuovo soffrir!

 

ALFONSO

Si oscura la voce

gli manca il respir,

l'opprime, lo cuoce

interno martir.

Qual pena crudel

lo forza a soffrir!

 

Scena quattordicesima

Coro di Guerrieri di d. Alfonso che discendono frettolosamente.

 

CORO

Un cupo fremito,  

signor, serpeggia.

L'ispana femmina

lasciò la reggia,

e al campo inoltrasi

del lusitan.

ALFONSO

Che dite? La sorte

qual premio mi serba!

L'ingrata superba,

sì, vinta cadrà.

DIEGO

(Inganna la sorte

quell'alma superba;

il ciel che ti serba,

si mosse a pietà.)

Insieme

CARITEA

(Inganna la sorte

quell'alma superba;

il ciel che mi serba,

si mosse a pietà.)

FERNANDO

(Che sento! La sorte

qual colpo mi serba!

Quell'alma superba

esulta di già.

 

ALFONSO

Che si tarda? Miei fidi, accorrete

pria che notte m'involi la preda;

cresce amor la mia barbara sete

fia felice in tal giorno il mio cor.

CARITEA, DIEGO E FERNANDO

Qual leone feroce, il vedete

col pensier già divora la preda;

ma non sazia la barbara sete,

non si pasce di sangue il suo cor.

ALFONSO

La rabbia, il dispetto

traboccan dal petto

non vedo, non sento

che strage e furor.

Insieme

TUTTI

La rabbia, il dispetto

gli balzan dal petto,

non vede, non sente

che rabbia e furor.

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo

Appartamenti reali.

 
<- cavalieri spagnoli, Rodrigo
Coro, Rodrigo
Ah! Caritea dov'è?

Che mai dite? Oh ciel, che intendo!

 
cavalieri spagnoli, Rodrigo
<- Caritea, Fernando, damigelle
Caritea, Fernando, Rodrigo e Coro
Ma non l'avrà quel perfido
Rodrigo, Caritea, Fernando, damigelle
cavalieri spagnoli ->

Sia tua cura, o Fernando, i prodi miei

Caritea, damigelle, Rodrigo, Fernando ->

Accampamento di Alfonso in vicinanza del Tago; di lontano vedesi la città di Toledo; la tenda principale di Alfonso, che sta da un lato, sarà praticabile e grandiosa internamente.

Diego, scudiero
 

Quelle son pur le patrie arene, quelle

Diego, scudiero
<- Corrado

Straniero cavalier, a questa tenda

Corrado
Diego, scudiero ->

(s'apre la gran tenda di Alfonso; al suono di bellicosi strumenti tutta l'armata si mette in movimento)

Corrado
<- guerrieri, Alfonso

Eccomi a voi, miei lusitani. Oh! Quanto

Corrado, Alfonso
guerrieri ->

Havvi un duce stranier, sire, che chiede

Corrado, Alfonso
<- Diego

Al magno duce de' lusitani

(suono di trombe)

La tromba annunzia

Corrado, Alfonso
Diego ->

Corrado, Alfonso
<- Rodrigo
Alfonso, Rodrigo
Corrado ->

Al magno sire

Alfonso, Rodrigo ->

Vasta campagna in collina sulle rive del Tago; superiormente vi sarà un gran ponte di pietra praticabile, inferiormente uno costrutto di legno; si vedranno alcune tende dei soldati di Diego.

Diego
 

Ti son vicino, amata patria: oh quanto

Diego
<- Rodrigo

Rodrigo, Diego ->
<- Alfonso, armata portoghese, guastatori
Alfonso, armata portoghese, guastatori ->
<- Caritea, soldati

Ecco il campo nemico. Ardita impresa

Caritea, soldati
<- Diego, alcuni soldati di Diego

Sommo dio, che mai veggo! Ah Caritea!

Caritea, soldati, Diego, alcuni soldati di Diego
<- armata portoghese, guastatori, Alfonso, Corrado, prigionieri spagnoli, Fernando

Fatale inciampo! I miei nemici... / Donna

Alfonso, Caritea, Diego, Fernando
Al primo lampo orribile
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima
Appartamenti reali. Accampamento di Alfonso in vicinanza del Tago; di lontano vedesi la città di Toledo; la tenda principale... Vasta campagna in collina sulle rive del Tago; superiormente vi sarà un gran ponte di pietra... Appartamenti reali come la scena I, atto I. Solito accampamento con la tenda di Alfonso. Appartamenti reali. Luogo remoto nei giardini reali, da una parte si vedrà un monumento eretto al giovane Pompeo. Esterno della città di Toledo. Soliti appartamenti reali. Gran piazza di Toledo.
Atto secondo

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