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Caritea regina di Spagna

CARITEA REGINA DI SPAGNA

Melodramma serio.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Paolo POLA.
Musica di Saverio MERCADANTE.

Prima esecuzione: 21 febbraio 1826, Venezia.


Attori:

CARITEA

soprano

Don ALFONSO re di Portogallo

tenore

Don DIEGO sotto il nome di don Pirro d'Aragona figlio di

contralto

Don FERNANDO vecchio capitan generale spagnolo

basso

Don RODRIGO altro capitan generale ambasciatore di Caritea

tenore

CORRADO ufficial superiore portoghese

basso


Coro di Cavalieri spagnoli, di Guerrieri portoghesi. Damigelle di Caritea, Soldati spagnoli, Soldati portoghesi, Soldati di Diego, Popolo.

La scena è in Toledo e sulle rive del Tago al campo di d. Alfonso.

Argomento

Donna Caritea regina di Spagna, figlia di don Pietro e di donna Irene, per disposizione testamentaria paterna dovea colla scelta del suo sposo dar un successore alla corona di Spagna. Fin dalla sua prima giovinezza essa prediligeva il giovine Pompeo figlio di d. Guglielmo, grande del regno; ma venuto questi a contesa con Diego figlio di d. Fernando, parimenti grande del regno, e generale di Campo, (che pure ardea segretamente per Caritea) fu da quest'ultimo in un duello trafitto. Oltremodo dolente l'innamorata regina ordinò che si arrestasse l'uccisore perché ne avesse il meritato castigo, ma sottrattosi Diego da Toledo coi mezzi procuratigli dal padre, andò vagando due lustri sotto il nome di don Pirro d'Aragona qual capitano di ventura, avendo assoldato una mano di valorosi guerrieri.

Passata Caritea dalla nazione di scegliere un nuovo sposo, ferma nel suo primo affetto per l'estinto Pompeo, costantemente si rifiutò; finalmente tornando vane le ricerche fatte contro di Diego fuggitivo, pensò di proclamare un bando che, colui che gli avesse recata la testa di Diego, sarebbe stato da lei prescelto a suo sposo, e quindi alla dignità del trono innalzato. In questo frattempo Alfonso re di Portogallo, invaghito dell'avvenenza di Caritea, del suo animo virile ed allettato fors'anco dall'idea di possedere un doppio dominio, s'era dichiarato pretendente alla sua mano, ma ottenuta una formale ripulsa, già si accingeva a voler ottenere colla forza ciò che non aveva potuto ottener dalla persuasione. Già un poderoso esercito da lui capitanato era sceso in Ispagna, già le truppe portoghesi si trovavano sul Tago, già si minacciava Toledo, quando arriva sconosciuto Diego dopo due lustri, e presentatosi al portoghese sovrano ottiene per un giorno di potersi accampare coi suoi sulla destra del fiume presso al ponte di legno. Fu in questo luogo, che Caritea in abito virile volendo sorprendere alla schiena l'armata nemica, nel passaggio del ponte rovinato dai guastatori portoghesi si trovava in grave pericolo. Accorso per avventura Diego ha la fortuna di salvar la sua adorata regina; questa presa da gratitudine, comincia a sentir per lo sconosciuto guerriero un'amorosa inclinazione che viene rafforzata dall'averla ricondotta salva in Toledo. Sdegnato altamente Alfonso dall'operato di Diego lo porta ad una particolare disfida, dalla quale uscendo Diego vincitore torna in Toledo ed assicura la regina dal pericolo del suo stato; ma tutto questo non basta per determinarla a dargli la mano di sposa, adducendo che finché Diego viveva, in forza del suo decreto poteva appartenere, a chi le avesse portata la di lui testa. Allora finalmente vedendo che non v'era altro mezzo che il palesarsi, e che il momento era opportuno si getta ai suoi piedi sottomettendosi a discrezione alla sua vendetta. Quest'ultimo tratto di devozione corona pienamente i desideri di Diego, e in mezzo alle acclamazione del popolo viene a conseguire la mano di Caritea, che lo perseguitava a morte.

Atto primo
Scena prima

Appartamenti reali.
Coro di Cavalieri spagnoli che entrano da una parte frettolosamente; dall'altra parte opposta entra Rodrigo.

CORO

Ah! Caritea dov'è?

Pien di baldanza

il Lusitano re

sul Tago avanza.

RODRIGO

Che mai dite? Oh ciel, che intendo!

Dunque in arme più tremendo

il lusitano re

sul Tago avanza?

Misera patria nostra,

chi mai ti salverà!

Propizio Dio, ti mostra,

abbi di noi pietà

CORO

Il fiero lusitan,

che aspira al doppio regno,

di Caritea la man

chiede di pace in pegno.

Scena seconda

Caritea esce con don Fernando e con alcune Damigelle.

CARITEA

Ma non l'avrà quel perfido;

sua non sarò giammai.

Spento è quel sol, che amai,

da un ferro traditor.

(volendo ricordare a d. Fernando la morte del di lei amante d. Pompeo ucciso dal di lui figlio d. Diego)

FERNANDO

(verso d. Caritea)

Dopo due lustri, ahi misero!

che piango errante un figlio

non cangia mai consiglio

il tuo fatal furor?

RODRIGO

(verso d. Caritea)

Dopo due lustri il misero,

che piange errante un figlio,

non cangia mai

il tuo fatal furor?

CARITEA

Pace non ha quest'anima

fin che il crudel respira:

sento, che avvampo d'ira

quanto avvampai d'amor.

FERNANDO

M'uccide, oh dio! quell'ira,

l'eterno tuo rigor.

RODRIGO

Taccia una volta l'ira,

pietà ti parli al cor.

CORO

Alla patria sventurata

dona alfine un padre, un re;

per lei trema, sciagurata,

se non sai tremar per te.

CARITEA

Io tremar? Caritea? Ah! Che mi dite...

Se Ispani siete, il mio valor seguite.

CARITEA, RODRIGO E FERNANDO

Mano all'armi. Nel fianco nemico

trovi il brando la calda vendetta:

là sul campo vittoria ci aspetta,

alza il grido fra l'armi l'onor.

CORO

Vittoria ci aspetta

all'armi, all'onor.

(i cavalieri partono)

CARITEA

Sia tua cura, o Fernando, i prodi miei

tutti disporre al gran cimento. Io vado

le virili a indossar vesti guerriere.

Sotto alle mie bandiere

militerà il valor, ch'ove si pugna

pei santi lari e per le patrie mura

di novello vigor ci arma natura.

RODRIGO

Ma il tuo bando regal, che la tua destra

promette in premio a chi daratti estinto

l'uccisor di Pompeo, che tanto amavi,

spogliò Iberia di bravi.

FERNANDO

Contro il proscritto mio figlio infelice

tutti i giovani eroi mosser bramosi

di meritarti, e intanto

la patria orba di lor si strugge in pianto.

Pochi noi siamo, e deboli, e malfermi,

e forte è il lusitan più che non pensi.

CARITEA

Degni d'ispano cor non son tai sensi.

Sia pur forte il nemico, e sia possente,

sta giustizia per noi. Qual dritto accampa

Alfonso il lusitan dal folle orgoglio

di voler la mia mano?... A lui, Rodrigo,

va ancor nunzio di pace, ove acconsenta

di sgombrar la mia terra;

ma s'ei persiste in suo pensier di guerra,

digli, che questa man cara può forse

provar troppo a suo danno;

ch'usa il brando a trattar, le ingiuste offese

è di punir capace...

Lo consiglia a partir, lasciarci in pace.

(Caritea parte colle damigelle da un lato, e Rodrigo e d. Fernando da un altro)

Scena terza

Accampamento di d. Alfonso in vicinanza del Tago. Di lontano vedesi la città di Toledo. La tenda principale di d. Alfonso, che sta da un lato, sarà praticabile e grandiosa internamente.
Diego in armatura con uno Scudiero.

DIEGO

Quelle son pur le patrie arene, quelle

(indicando da lungi Toledo)

che da lungi torreggiano superbe,

di Toledo le mura. ~ Oh vista! Oh dolci

di natura e d'amor soavi affetti!

Lasso! Il padre chi sa, se ancora è in vita,

se non l'uccise il duol di mia partita! ~

E la crudel, che del mio sangue ha sete,

troppo cara e fatal, chi sa se ancora

m'odia quanto io pur l'amo! Ah! Sì vicina,

piena avrai tua vendetta:

di vederti e morir desio m'affretta.

Ah! Se estinto ancor mi vuoi,

se pietade in cor non senti,

almen sotto ai sguardi tuoi

deh! mi lascia, oh dio! morir.

Nel tuo seno, o padre amato,

vengo a scior gli estremi accenti:

il rigor d'ingiusto fato

son già stanco di soffrir.

Ma pure il cor

non so perché

tremar non sa.

Forza d'amor,

eguale a te

no, non si dà.

Scena quarta

Corrado esce fuor dalla tenda di d. Alfonso, e detto.

CORRADO

Straniero cavalier, a questa tenda

qual ti guida desir? Se non m'inganno,

tu sei d'armati condottier?

DIEGO

Non erri.

Capitan di ventura io meco adduco

dall'itale contrade armato stuolo

di valorosi.

CORRADO

Il nome tuo?

DIEGO

Perdona.

Chiedo del re, s'è a lui parlar concesso.

CORRADO

Lo vedrai; ma per or di qui non lungi

ti compiaci aspettar.

DIEGO

Ebben m'arrendo:

tu cortese sarai...

CORRADO

Verrò!

DIEGO

T'attendo.

(si ritira col suo scudiero)

Scena quinta

S'apre la gran tenda di d. Alfonso. Al suono dei bellicosi strumenti tutta l'armata si mette in movimento nell'atto che sorte d. Alfonso preceduto da un coro di Guerrieri.

CORRADO

Vieni, campion terribile,

ad animar le schiere

pronte a pugnar.

Le trombe ai nostri cantici

s'accordino guerriere:

mano all'acciar.

ALFONSO

Eccomi a voi, miei lusitani. Oh! Quanto

m'empie di gioia il rivedervi lieti.

Pe 'l favor di vittoria.

Ah! Sì, più che l'amor la vostra gloria

mi fu sprone al cimento.

Vostra mercé tra poco

l'altera figlia dell'ispano soglio

dovrà depor quell'ostinato orgoglio.

Nel lasciar le natie sponde

voi giuraste a me d'intorno

alla patria far ritorno

tra le palme, fra gli allor.

Vi guidai dal Tago in riva

a mercar novella gloria;

voi correte la vittoria,

io 'l compenso dell'amor.

CORO

Coglierem noi la vittoria,

tu il compenso dell'amor.

ALFONSO

Amor tra l'armi,

che il cor m'accende,

maggior mi rende

nel mio valor.

Par, ch'egli al lampo

del vostro brando

mi chiami in campo

trionfator.

CORO

Al vivo lampo

del nostro brando

ti mostra in campo

trionfator.

(il coro parte)

CORRADO

Havvi un duce stranier, sire, che chiede

l'accesso a te.

ALFONSO

Fa', che s'inoltri.

Scena sesta

Diego e detti.

DIEGO

Al magno

duce de' lusitani or si presenta

don Pirro d'Aragona

d'armati condottier. Sotto il vessillo

de' viscontei colubri acquistai fama;

ora in patria di figlio amor mi chiama.

Cadente ho un genitor.

ALFONSO

Ed or rivolgi?...

DIEGO

Verso Navarra.

ALFONSO

Io mi credea, che offerta

farmi volessi di tua possa.

DIEGO

Sire,

nacqui ispano, te 'l dissi. Un vero eroe

macchiar non deve del fraterno sangue

il patrio suol. Fra le tue schiere un figlio

tu non corresti all'onor suo ribello.

ALFONSO

Hai ragion. Ma che chiedi?

DIEGO

Dopo un lungo cammin d'uopo i miei fidi

ha d'un qualche riposo. In riva al Tago

pe 'l dì cadente, e del venturo in parte

bramo accampar, se me 'l concedi.

ALFONSO

Resta,

sulla destra del fiume

tutto il venturo dì. Forse che in questo

per mio nuovo trionfo il piè baciarmi

vedrai colei, che la mia man ricusa.

DIEGO

(con vivacità)

Caritea?

ALFONSO

La conosci?

DIEGO

(rimettendosi)

E v'è chi ignori

cotanto nome?

ALFONSO

Stolta!

D'un estinto amator sul freddo marmo

pianse assai per due lustri; oggi al suo pianto

fine porrà di mia vittoria il canto.

Ma qual è questo suon?

(suono di trombe. Corrado s'affaccia all'uscita della tenda)

CORRADO

La tromba annunzia

del campo un messagger.

ALFONSO

Vanne don Pirro:

i tuoi ristori in securtà!

(Diego parte)

S'avanzi

l'illustre messagger. A ognun l'ingresso

fia vietato per or.

(Corrado introduce Rodrigo. D. Alfonso va a sedersi, ordinando d'approntar un sedile per l'ambasciatore)

Scena settima

Rodrigo e d. Alfonso.

RODRIGO

Al magno sire

de' Lusitani, Caritea, la nostra

adorata regina, invia salute,

e pace ancor s'egli l'aggrada.

ALFONSO

Siedi.

(Rodrigo s'asside)

Brevi di pace con piacere ascolto

i patti. Esponi.

RODRIGO

Dall'ispana terra

s'allontani il furor crudo di guerra.

Non far che il Tago l'onde sue confonda

col sangue lusitan. Più che non pensi

bolle l'odio ristretto. Invan ti gonfi

a un primo lampo di propizia sorte,

instabil sempre e traditrice. Pensa,

come sovente d'una bella aurora

vario è l'occaso...

ALFONSO

(con impazienza)

Hai tu finito ancora?

RODRIGO

Signor...

ALFONSO

M'ascolta; e in brevi note io parlo.

Abbia pur Caritea tranquillo il regno;

ma la sua man diami di pace il pegno.

RODRIGO

Non lo sperar.

ALFONSO

Dunque a tremar s'attenda.

RODRIGO

Forse men che non credi. A un dritto ingiusto

di Caritea la mano

non cederà fin che v'è un cor ispano.

ALFONSO

Tu trascorri il dover.

RODRIGO

Tu lo calpesti

col patto insultator.

(s'alzano dai loro sedili)

ALFONSO

Non più! La spada,

questa mia spada, che non mai raddoppia

i colpi suoi, che infino all'elsa in petto

configgervi saprò, vedrai garante

del dritto mio, ruotar morte d'intorno.

RODRIGO

Forse non lungi è il giorno

del pentirti.

ALFONSO

Superbo! E tanto ardisci?...

Omai trabocca la mia rabbia estrema.

(con alterigia)

Sgombra.

RODRIGO

(con dignità)

Son messagger.

ALFONSO

Va', parti, o trema...

La baldanza del tuo orgoglio

ogni dritto eccede omai;

paventar chi siede in soglio

abbastanza ancor non sai,

se frenar non sei capace

quel tuo labbro insultator.

RODRIGO

Non è ver, d'insano orgoglio

che il mio cor s'accenda omai;

all'onor dovuto al soglio

col mio dir io non mancai;

raffrenar son io capace

ogni accento insultator.

ALFONSO

Caritea, la tua regina

contro me ti rende audace.

RODRIGO

A propor ti venni in pace,

ma coi sensi dell'onor.

ALFONSO

Se a propormi vieni pace,

parla i sensi dell'onor.

ALFONSO E RODRIGO

Non sa quest'anima

frenar lo sdegno;

l'aspetto abomino

di quell'indegno;

ma l'onta orribile

vendetta avrà.

ALFONSO

Vanne; alla pugna apprestati.

RODRIGO

Ci troveremo in campo.

ALFONSO

D'amor furente avvampo

di rabbia e di rossor.

ALFONSO E RODRIGO

Furente amor, che m'agiti,

offeso onor, che m'agiti,

sostienmi in tal momento,

l'audace nel cimento

m'assisti a fulminar.

(partono)

Scena ottava

Vasta campagna in collina sulle rive del Tago. Superiormente vi sarà un gran ponte di pietra praticabile, inferiormente uno costrutto di legno. Si vedranno alcune tende dei soldati di D. Diego.
Diego, indi Rodrigo.

DIEGO

Ti son vicino, amata patria: oh quanto

sul cor mi pesa il tuo periglio estremo!

Chi fora mai quel messagger, ch'io vidi

del lusitan presso alla tenda? È questa

(additando il ponte di legno)

la via per la città. Ma non m'inganno:

ei s'appressa... Chi miro? Oh ciel! Rodrigo!

(andandogli incontro)

RODRIGO

(fissando Diego)

Qual voce!

DIEGO

Di': non mi ravvisi?

RODRIGO

Diego!

Amico del mio cor, ma come?... Dimmi...

Come tu qui dove tua vita è cerca?

DIEGO

Inutil peso è fatta

questa vita per me. Due lustri interi

la guardai da ogni insidia. Oggi è ben tempo,

che tutta sfidi la nemica sorte:

meritar Caritea voglio, o la morte.

RODRIGO

Vaneggi al certo.

DIEGO

E il genitor mio?

RODRIGO

Vive,

ma lo trarrai teco al sepolcro.

DIEGO

È vano.

In mio pensier sto fisso;

a lui sol mi palesa, a ogn'altro il vieto:

in Toledo verrò!

RODRIGO

Ma se alcun mai

ti ravvisa?

DIEGO

Null'uom potrà suppormi

cotanto audace. Quest''onor del mento,

che al mio partir non appariva ancora,

queste vesti straniere, questo ciglio

aggrottato dal pianto, dalle veglie,

dal lungo faticar; tutto...

RODRIGO

Sospendi.

(accorgendosi che s'avanza un corpo portoghese)

Il nemico s'avanza.

DIEGO

Eccolo a vista.

Separarci convien.

(si abbracciano)

RODRIGO

Il ciel t'assista...

(passa il ponte di legno, e Diego si ritira lungo il Tago)

Scena nona

Un corpo di Guastatori viene per abbattere il ponte di legno; l'armata portoghese intanto defila per il ponte superiore di pietra, avendo alla lor testa l'istesso d. Alfonso.

CORO

Aspra del militar

bench'è la vita,

al lampo dell'acciar

gioia l'invita.

Chi per la gloria muor

vissuto è assai;

la fronda dell'allor

non langue mai.

Piuttosto che languir

per lunghi affanni

è meglio di morir

sul fior degli anni.

Chi muore e che non dà

di gloria un segno

alla futura età

di fama è indegno.

(terminata l'operazione del ponte, il corpo de' guastatori va a raggiungere l'armata, seguitando il suo cantico, che potrà essere ripetuto a piacere)

Scena decima

Caritea in armatura virile con un drappello di Soldati comparisce dalla parte sinistra del ponte di legno, ch'è mezzo rovinato.

CARITEA

Ecco il campo nemico. Ardita impresa

v'offre in ver Caritea. Mentre che l'oste

baldanzoso s'avvia verso Toledo,

rovesciam le sue tende; a tergo poscia

l'assalirem qual fulmine improvviso.

Arduo sembra il passaggio;

(fissando il ponte)

ma il mio esempio seguite. Andiam, coraggio.

(si mette a passare il ponte, che crolla ed ella si tiene ad una trave)

Aita! Giusto ciel! Chi mi soccorre!

Scena undicesima

Diego esce al grido di Caritea, vedendola in pericolo si slancia con alcuni de' suoi in uno schifo e va sotto al ponte per soccorrerla.

DIEGO

Sommo dio, che mai veggo! Ah Caritea!

CARITEA

(vacillando)

Non mi reggo.

DIEGO

Fa' cor. Fermate il legno.

(arrivato collo schifo sotto il ponte)

CARITEA

Mi manca il piè.

(in atto di abbandonarsi)

DIEGO

Non paventar: t'affida.

(si mette sotto a Caritea per sostenerla, onde possa discender nello schifo)

Qui sugli omeri miei. Sei salva.

CARITEA

Oh dio!

(giunta a terra dallo schifo)

La mia vita seconda a chi degg'io?

Ah! Per te se i giorni miei

salvi son da reo periglio

fa' ch'io sappia almen chi sei,

ti palesa, o cavalier.

DIEGO

Pei tuoi giorni i giorni miei

saran pronti a ogni periglio;

ma ch'io sia, se umana sei,

deh! mi lascia oh dio tacer.

CARITEA

(Qual sembiante! Quale accento!)

DIEGO

(Più fissarla già pavento.)

CARITEA

Ma il tuo nome...

DIEGO

Io son... No 'l posso.

CARITEA

Sei tu forse mio nemico?

DIEGO

Tuo nemico? Ah! no... Che dico?

Insieme

DIEGO

Non mi vedi a palpitar?

CARITEA

Perché deggio palpitar?

CARITEA E DIEGO

Son pur terribili

d'amor tiranno

le smanie, i palpiti,

l'interno affanno!

Oh come rapido

quel foco magico

mi cerca l'anima

m'inonda il cor!

Scena dodicesima

L'Armata portoghese ripassa il ponte di pietra. Il coro di Guastatori canta la seguente canzone, dietro ad essi si vedono d. Alfonso, Corrado e alcuni Prigionieri spagnoli, fra i quali d. Fernando.

CORO

Presso a cadere è il dì,

facciam ritorno:

sul campo il nuovo giorno

ci troverà ~ col nostro acciar ~

pronti a pugnar ~ si vincerà.

CARITEA

Fatale inciampo! I miei nemici...

DIEGO

Donna,

non ti smarrir.

CARITEA

Che far?

DIEGO

Quelle deponi

ricche insegne, il tuo manto, e questo indossa

elmo volgar di mio scudiero.

(fa che Caritea si levi gli ordini, il manto, e che prenda un elmo da un suo scudiere)

CARITEA

Un nume

ti guidò a mia salvezza.

DIEGO

Allor che annotti

franca in Toledo (anima mia) trarrotti.

Scena tredicesima

D. Aldonso con séguito de' suoi Soldati, e seco pochi Prigionieri spagnoli, fra i quali d. Fernando.

(verso Diego. Caritea starà alquanto indietro)

ALFONSO

Al primo lampo orribile

del mio temuto acciaro

deserto il campo libero

gl'ispani eroi lasciaro,

tranne quei pochi militi

che non poter fuggir.

(Ah! Perché vincere

non so quel cor,

che ingrato e barbaro

non sente amor.)

CARITEA

(Raffrenar mi forzo a stento;

mille angustie ho intorno al cor:

che mi scopra ognor pavento

il compresso mio furor.)

DIEGO

(Nel trovarmi in tal cimento

mille angustie ho intorno al cor:

che mi scopra ognor pavento

sia l'affanno, sia l'amor.)

ALFONSO

(Nel fissar quel volto io sento,

(fissando il prigioniero Fernando)

che pietà mi parla al cor:

ah! si provi in tal momento

il piacer d'un vincitor.)

FERNANDO

(Questa man s'io reggo a stento,

pur d'un forte ho in seno il cor:

la mia sorte non pavento,

tutto sfido il suo rigor.)

ALFONSO

(a d. Fernando)

(Sciolto dai lacci miei

torna, campion canuto,

ai patri lari, e a lei

mostra in qual guisa vendica

Alfonso un vil rifiuto,

s'egli lo merta ancor.

Insieme

CARITEA

(Che mai veggo! Oh ciel! Fernando!)

DIEGO

(Che mai veggo! Il padre mio!)

FERNANDO

(Che mai veggo! È dessa! Il figlio!)

ALFONSO

(verso d. Fernando)

Che t'avvenne?

CARITEA, DIEGO E FERNANDO

(Un sogno è questo.)

CARITEA E DIEGO

In periglio sì funesto.

FERNANDO

(Non so più s'io vado o resto.)

CARITEA, DIEGO E FERNANDO

Già mi sento vacillar.

ALFONSO

(sempre a d. Fernando)

Perché giri il guardo mesto?

Tu mi sembri vacillar.

CARITEA, DIEGO E FERNANDO

Si oscura la voce

mi manca il respir,

m'opprime, mi cuoce

l'interno martir.

Che pena crudel!

Qual nuovo soffrir!

ALFONSO

Si oscura la voce

gli manca il respir,

l'opprime, lo cuoce

interno martir.

Qual pena crudel

lo forza a soffrir!

Scena quattordicesima

Coro di Guerrieri di d. Alfonso che discendono frettolosamente.

CORO

Un cupo fremito,

signor, serpeggia.

L'ispana femmina

lasciò la reggia,

e al campo inoltrasi

del lusitan.

Insieme

ALFONSO

Che dite? La sorte

qual premio mi serba!

L'ingrata superba,

sì, vinta cadrà.

CARITEA

(Inganna la sorte

quell'alma superba;

il ciel che mi serba,

si mosse a pietà.)

DIEGO

(Inganna la sorte

quell'alma superba;

il ciel che ti serba,

si mosse a pietà.)

FERNANDO

(Che sento! La sorte

qual colpo mi serba!

Quell'alma superba

esulta di già.

ALFONSO

Che si tarda? Miei fidi, accorrete

pria che notte m'involi la preda;

cresce amor la mia barbara sete

fia felice in tal giorno il mio cor.

CARITEA, DIEGO E FERNANDO

Qual leone feroce, il vedete

col pensier già divora la preda;

ma non sazia la barbara sete,

non si pasce di sangue il suo cor.

Insieme

ALFONSO

La rabbia, il dispetto

traboccan dal petto

non vedo, non sento

che strage e furor.

TUTTI

La rabbia, il dispetto

gli balzan dal petto,

non vede, non sente

che rabbia e furor.

Atto secondo
Scena prima

Appartamenti reali come la scena I, atto I.
D. Fernando solo, indi Diego, poi Rodrigo.

FERNANDO

Quanto mai tarda Diego! In questa reggia

fia dunque vero abbracciarlo poss'io?

DIEGO

Caro padre.

(si precipita fra le braccia del padre)

FERNANDO

Mio Diego... Ah che m'opprime

la piena del piacer.

DIEGO

Posso una volta...

FERNANDO

All'affannoso mio seno ritorna,

non staccarti mai più.

(si abbracciano di nuovo)

DIEGO

(sospirando)

Volesse il cielo

non afferrarmi il cor con man di gelo.

FERNANDO

Dimmi... Che festi?... In queste mura?... a fianco

di Caritea, che ti vuol morto...

DIEGO

Ah padre!

Alto disegno è il mio.

FERNANDO

Ma sei tu vivo.

Sei tu che qui mi parli in questa reggia

che eterno odio mortal contro te spira?

DIEGO

Non ti celo il mio cor. Poiché la mano

ti bagnai del mio pianto,

fermo proposto in me stava, gittarmi

ai piedi di colei

che vuole i giorni miei.

FERNANDO

Per vedermi morir pria che tua morte

saziata avesse la crudele... Ingrato,

e tu dici d'amarmi?

DIEGO

Credilo, padre mio.

FERNANDO

No, non parlarmi.

D'un padre non senti

i crudi tormenti,

non provi l'angoscia

non vedi il martir.

DIEGO

Ti calma, deh senti

d'un figlio i lamenti

non farmi d'angoscia

sì presto morir.

FERNANDO

Che dir mi vorrai?

DIEGO

Tuo figlio vedrai

col brando suo vindice

la patria salvar.

FERNANDO

La patria!... Ma come...

Proscritto il tuo nome...

DIEGO

T'affida.

FERNANDO

Che mediti?

Non farmi tremar.

(Rodrigo entra con circospezione)

RODRIGO

Amici, vicina

vid'io la regina,

celate le lacrime

frenate il parlar.

DIEGO

Caritea!

FERNANDO

La regina.

FERNANDO, DIEGO E RODRIGO

Che istante!

Agitata, confusa, tremante

sento l'alma che in seno mi sta.

Scena seconda

Caritea con Damigelle, e detti.

CARITEA

Perché mai da me lontano,

cavalier, ti trovo ancora?

(Quel suo sguardo m'innamora

ah più pace il cor non ha.)

DIEGO

Non temer, su questa mano

(bacia la mano a Caritea)

di tornar ti giuro ancora.

(Quel sorriso che innamora

fosse un raggio di pietà!)

RODRIGO

(a parte a d. Fernando)

Ah! Che brilla da lontano

di speranza un raggio ancora

sorgi alfin propizia aurora

d'un bel giorno di pietà.

FERNANDO

(Ah! Che amor me 'l rende insano,

se non fugge il perdo ancora;

no, non sorge più l'aurora

d'un bel giorno di pietà.)

CARITEA

(affettuosamente verso Diego)

Tu la vita mi salvasti.

Qual ti devo alta mercede?

DIEGO

Un sol detto.

CARITEA

E fia che basti?

DIEGO

Se la patria salverò.

CARITEA

Tu salvarla!... Che dicesti?

(Diego sta sospeso)

FERNANDO E RODRIGO

(Già l'ambascia il cor mi fiede.)

CARITEA

(con somma premura)

Ma il tuo none?... Di'... Saresti...

DIEGO

Caritea... te lo dirò.

Insieme

CARITEA

(Quest'alma si perde

al lampo d'amore,

più mio non ho il core,

che smania crudel!)

DIEGO

(Quest'alma si perde

fra speme e timore;

assistimi, amore

nel bivio crudel.)

RODRIGO

(L'incanto di perde

l'accieca l'amore,

non teme il furore

d'un odio crudel.)

FERNANDO

(L'ingrato si perde,

l'accieca l'amore,

d'un padre che muore

si scorda il crudel.)

Scena terza

Solito accampamento con la tenda di d. Alfonso.
Coro di Guerrieri di d. Alfonso che stanno osservando nell'interno della tenda, indi sorte d. Alfonso.

CORO

Che mai vuol dir!

Che mai sarà!

Alto silenzio

qui intorno sta.

Vaneggia... Delira...

S'arresta... Sospira...

Qual pensier torbido!

Qual cupo orror!

Del nostro duce

invade il cor!

Lo sguardo immobile

configge al suol.

Ah di sanguigna luce

par che s'ammanti il sol.

Ma... Ei viene... Sospira...

S'arresta... Delira;

ah di sanguigna luce

par che s'ammanti il sol.

ALFONSO

Lasciatemi, partite; a me d'intorno

accrescete il rigor de' miei tormenti;

inutili strumenti

della vendetta del mio intenso amore

ite lungi da me; mi fate orrore...

(i guerrieri partono)

Alfonso, ebben... Tu piangi...

Io pianger... No... Ma sulla man di pianto

non ti cadde una stilla?... Oh mia vergogna!

Piangere io re per un'ingrata donna!

Io delirar!... Io sì temuto al mondo...

dove, dove m'ascondo?

E tu mio core avvezzo

all'onor delle pugne... Ah! Ti disprezzo.

Non fia più mai che per colei tu soffra,

io strapparti saprò da questo petto,

se potrai più albergar sì indegno affetto.

Va' superba, ingrata donna

se il mio cor di te s'accese,

l'onta rea che sì m'offese

non son lungi a vendicar.

Tu odiasti un'anima

che sì t'amo.

Io di te, barbara

mi scorderò.

Scordarmi!... Ma come,

se ognora il tuo nome

sospira il mio cor?

Che barbaro affanno!

Perfino l'inganno

adoro d'amor.

CORO

(entrando frettolosamente)

Ah! signor, grand'evento.

ALFONSO

Che avvenne?

CORO

Arma il brando d'un vindice sdegno

quel guerrier stranier, quell'indegno;

Caritea...

ALFONSO

Proseguite.

CORO

Salvò.

ALFONSO

Oh mio scorno! Che sento! Accorrete

imbrandite, miei fidi la spada,

cada il vile fuggiasco, e pur cada

Caritea... ma no, no sospendete.

Oh povero mio cor

di te che mai sarà,

è barbaro in amor

il domandar pietà.

Intanto, che in pianto

ti struggi, deliri,

né alcun ti consola,

quei dolci sospiri

un altro t'invola

felice amator.

CORO

Che risolvi? Comanda, t'affretta

arde il campo di giusta vendetta.

Tu schernito, avvilito...

ALFONSO

V'intendo.

Non più che tutto di furor m'accendo,

dessa in braccio a un mio rivale?

Altri lieto di mia sorte?

Fosser ambo in braccio a morte

l'ira mia li coglierà.

CORO

Fosser ambo in braccio a morte

l'ira tua li coglierà.

Insieme

ALFONSO

Questo core il suo furore

ah frenar no più non sa.

CORO

Quel tuo core il suo furore

ah frenar no più non sa.

(partono)

Scena quarta

Appartamenti reali.
Diego indi Caritea.

DIEGO

Qui attender deggio Caritea. ~ Fortuna

mi sii propizia una sol volta ancora;

e tu amor non tradirmi. Eccola. Io tremo.

CARITEA

Siam soli alfin ~ Tu mi dicesti un cenno

che ti basta in mercé! Parla che mai

posso dirti di grato?

DIEGO

Un cenno solo, e diverrei beato.

CARITEA

Ti spiega... Ebben...

DIEGO

Ma tu me 'l neghi.

CARITEA

Ingrata

dunque forse mi credi?

DIEGO

Deh non sdegnarti, a piedi tuoi mi vedi

(si getta a suoi piedi)

CARITEA

Alzati... Oh dio... Mi fai tremar. Che brami?

DIEGO

Di don Diego il perdon.

CARITEA

(sommamente agitata)

Che dici? E tanto

d'un iniquo ti cale?

DIEGO

(rattristato)

Egli è infelice.

CARITEA

(con impeto)

Lo conosci tu forse?

DIEGO

Oh se il conosco!

CARITEA

Ah! Dov'è! Me lo addita.

DIEGO

E a che?

CARITEA

Va', corri

pria che alcun altro me lo uccida.

DIEGO

E vuoi?...

CARITEA

Se mai non m'ingannar gli sguardi tuoi?

Se cara io ti sembrai... T'è noto il bando?

Se un odiato cavalier mi porta

il tronco teschio... io son perduta. Ah vanne

tu lo sfida a tenzon se prode sei...

DIEGO

Io stesso!...

CARITEA

Ah sì, compi la mia vendetta

degno divien dalla mia man, del trono.

DIEGO

Questo otterrà da te Diego perdono?

DIEGO

Se pur barbara, spietata

se persegui un infelice,

se il tuo core non ti dice

quanto ei meriti pietà.

CARITEA

Non chiamarmi, no spietata

troppo anch'io sono infelice,

se a me chiedere non lice

ch'abbia alcun di me pietà.

DIEGO

Tu pur soffri?

CARITEA

Eh quanto, oh dio!

CARITEA E DIEGO

Ma un affanno eguale al mio

non si trova, non si dà.

Insieme

CARITEA

Vedi da questi pulpiti

se mi hai ferito il cor,

temo che un vincitor

già ti prevenga.

DIEGO

A quei soavi palpiti

tutto s'inebria il cor,

null'altro vincitor

fia che ti ottenga.

Scena quinta

Coro di Cavalieri spagnoli, e detti.

CORO

Caritea, per pietà non tardar

il nemico minaccia rovina,

ei pretende veder la regina

in Toledo vuol teco parlar.

CARITEA

Che si fa?

DIEGO

Non temer.

CARITEA

Che pretendi?

DIEGO

Voglio io stesso... T'affida; m'attendi

sosterrò coll'audace guerriero

del tuo nome la gloria, l'onor.

CORO

Sosterrà coll'audace guerriero

del tuo nome la gloria, l'onor.

Insieme

CARITEA

Fa' presto ritorno

mia vita, mio bene;

in mezzo alle pene

tu lasci il mio cor.

DIEGO

Già presto ritorno

mia vita, mio bene;

in mezzo alle pene

ti parli il mio cor.

CARITEA

Rammenta giurasti...

DIEGO

Mia fede ti basti.

Insieme

CARITEA

Fa' presto ritorno

mia vita, mio bene;

in mezzo alle pene

tu lasci il mio cor.

DIEGO

Già presto ritorno

mia vita, mio bene;

in mezzo alle pene

ti parli il mio cor.

(tutti partono)

Scena sesta

Luogo remoto nei giardini reali, da una parte si vedrà un monumento eretto al giovane Pompeo.
Caritea con Damigelle.

CARITEA

Ombre amiche, a voi son. Grato è il silenzio

ai sospiri d'amor. Ma perché mai

queste piante cercai

dove di morte alto pensier si desta?

Voce affannosa e mesta

par che mi piombi al cor. Oh mio Pompeo!

Amo, è ver, mi perdona,

ma colpevol son io per vendicarti.

Qual tumulto crudel! Amor tiranno!

Sola cagion tu sei d'un tanto affanno.

Come un sembiante

basta talor

in un istante

s'infiamma il cor.

Ma guai se al barbaro

tu chiedi aita:

purtroppo avvien,

che t'offre un balsamo

per la ferita

ch'è rio velen.

Scena settima

Coro di guerrieri spagnoli, e detti.

CORO

Di Toledo fin presso le porte

noi scortammo il gran duce straniero,

là, tornate, ci disse il guerriero

a Lei dite ch'io vado a pugnar.

CARITEA

Mentre ei corre al fatale cimento

qual tumulto nell'alma, mi sento!

CORO

Non temer il suo brando è d'un forte

che il nemico saprà debellar.

CARITEA

Sì lo spero, questo cor

già brillar mi sento in petto,

se l'infiamma un vivo affetto

l'idol mio trionferà.

Ah! S'affretta il bel momento

ch'egli rieda vincitore

aspettar maggior contento,

no, quest'anima, non sa.

CORO

Già, s'affretta il bel momento

ch'egli riede vincitore

aspettar maggior contento

no, la patria omai non sa.

Insieme

CARITEA

Se gli arride propizia la sorte

già ritorna quest'alma a brillar.

CORO

Se gli arride propizia la sorte

torneran le nostr'alme a brillar.

(tutti partono)

Scena ottava

Esterno della città di Toledo.
Don Alfonso si troverà fuori della città con un corpo de' suoi Guerrieri, indi Diego uscirà dalla porta della città unitamente ad un corpo de' suoi.

ALFONSO

Son queste pur quelle odiate mura

(verso i suoi soldati accennando la città)

ch'espugnar vi promisi ove rinchiusa

stassi ancora colei

che altera disprezzò gli affetti miei...

Ma già s'apron le porte, e chi vi scende

in armi cinto?

(vedendo Diego)

Ah traditor! Tu stesso?

(con forza andandogli incontro)

DIEGO

(con dignità)

Io stesso. Ebben...

ALFONSO

E ancor te n' vanti?

Al mio nemico apprestar armi, aita?...

DIEGO

Tanto vile non son. Salvar la vita

a vaga donna cortesia fu sempre

degna di cavalier. Io la salvai

l'armi contro di te forse portai?

ALFONSO

Ma tu mi hai tolto il mio maggior trionfo,

Caritea... La sua man... Forse a quest'ora

io felice sarei.

DIEGO

Non mai.

ALFONSO

Che parli?

DIEGO

Ad altri serba il cor.

ALFONSO

Qual fia l'audace

che contrastarmi ardisca...

DIEGO

Il tuo rivale

s'anco tu no 'l conosci, ei ti sta presso.

ALFONSO

Il mio rival dov'è?

DIEGO

Guardami, io stesso.

ALFONSO

Qual ardir! Tu mio rivale!

Osi dirlo, e non tremar?

DIEGO

Perché a te son io rivale

di che deggio paventar?

ALFONSO E DIEGO

(Posso appena a lui dinante

il mio sdegno raffrenar.)

ALFONSO

Che pretendi?

DIEGO

La sua mano

liberar dal tuo servaggio.

ALFONSO

Trema, indegno, un vile oltraggio

non son nato a tollerar.

ALFONSO E DIEGO

(Posso appena a lui dinante

il mio sdegno raffrenar.)

ALFONSO

Dunque al campo.

DIEGO

Andiamo. All'armi

ALFONSO

Col tuo sangue vendicarmi

questo brando alfin saprà.

Insieme

ALFONSO

Oh tu che mi agiti

foco d'amor;

nel fier cimento

mi assisti ognor.

D'altri non sia

colei che adoro

ma cada vittima

il traditor.

DIEGO

Oh tu che mi animi

pietoso amor:

se nel cimento

cadessi ancor.

Non far che sia

colei che adoro

giammai la vittima

del suo furor.

ALFONSO

Squilli la tromba.

DIEGO

Il pegno

della disfida accetta.

(Diego getta il guanto Alfonso lo prende)

ALFONSO E DIEGO

L'ardor della vendetta

per tutto il sen mi va.

Ah! Sì con alma intrepida

vo a cimentar la morte,

quell'adorata immagine

fa il mio valor più forte

i colpi miei terribili

per lei raddoppierò.

(partono per battersi)

Scena nona

Soliti appartamenti reali.
Don Fernando solo, indi Rodrigo.

FERNANDO

Misero cor di padre, a quante ambasce

ti riserba il destin. Appena il figlio

d'un sospetto mortal fra i tronchi amplessi

qui pur riveggo inaspettato, ei corre

dietro a nuovi perigli. Oh dio! Né alcuno

nuova mi reca ancor.

Ah sì, Rodrigo

frettoloso s'avanza. Ebben...

RODRIGO

Respira

dall'alte mura nel vallo soggetto

io lo vidi pugnar. Vive! Trionfa.

FERNANDO

Tu mi dai nuova vita.

RODRIGO

Già dall'ampia ferita

il sangue lusitan scorrer si vede

me n' volo alla regina. Il cor ripieno

ho d'alta speme.

FERNANDO

Ah voglia il ciel.

RODRIGO

Lo senti?

Questo è di gioia il grido.

Tosto ritorno.

(entra nell'appartamento di Caritea)

FERNANDO

A te gran dio! m'affido.

Scena decima e ultima

Gran piazza di Toledo.
Coro di Guerrieri spagnoli con Popolo, indi Caritea con le sue Damigelle. Don Fernando, Rodrigo e séguito di Guerrieri, da una parte, dall'altra Diego col séguito de' suoi Soldati, che viene in trionfo.

CORO

Tu di Toledo al popolo

prode campion ti mostra,

tu della patria nostra

nuovo sostegno, e onor.

Per te di Marte torbido

si asserenò l'aspetto,

per te alle madri in petto

più non s'affanna il cor.

Per te ai connubi placidi

torna il guerrier placato,

l'oste crudel fugato

pace ritorna, e amor.

Tu di Toledo al popolo

prode campion ti mostra,

tu della patria nostra

nuovo sostegno, e onor.

CARITEA

Venga l'eroe liberator.

(andando incontro a Diego)

DIEGO

Regina,

ultimo pegno del mio cor ricevi

del tuo regno la pace. Io col nemico

solo pugnai, lo vinsi, e come mai

del tuo bel nome acceso io non dovea

uscirne vincitor? Giace trafitto

chi ti facea tremar. Vivi or secura,

regna felice, e al sol tuo ben procura.

CARITEA

Ricevi intanto, invitto eroe straniero

di magno condottiero

delle nostr'armi il guiderdon condegno.

Tutto tu merti inver. Perché non posso

secondare il mio cor? Vive Don Diego...

Il regal bando... Oh dio!

Se mai giungesse un vincitor ardito

col tronco teschio... Ah tu m'intendi...

DIEGO

Assai.

Darti Diego promisi, ebben l'avrai.

Guardami in volto adesso

chiedi al tuo cor chi sono

negami il tuo perdono

se puoi mancar di fé.

(le presenta la propria spada)

Con quest'acciaro istesso

compi la tua vendetta

Diego la morte aspetta

Diego la vuol da te.

CARITEA

Tu Diego!

DIEGO

M'uccidi.

RODRIGO

(Incauto!)

FERNANDO

(Lo perdo.)

CORO

Ei Diego!

CARITEA

(Mi perdo.)

Oh cielo! Che incanto!

Insieme

CARITEA, DIEGO, RODRIGO E FERNANDO

Sul ciglio già il pianto

sospeso mi sta.

CORO

Sul ciglio già il pianto

sospeso le sta.

Insieme

RODRIGO

Regina ti scuoti,

seconda il tuo core,

sbandisci il rigore

trionfi l'amor.

CARITEA

Ai teneri moti

soavi d'amore

già cede il mio core

sbandisce il rigor.

DIEGO

Coi teneri moti

natura, ed amore

m'opprimono il core

di dolce stupor.

FERNANDO

Natura coi moti

soavi d'amore

ridona al mio core

il prisco valor.

CARITEA

Vieni, sì Diego, a parte del trono.

DIEGO

Caritea, padre, amico.

CARITEA

Tua sono.

(stende la mano a Diego)

TUTTI I PERSONAGGI

Oh che felice evento!

Esulti ogni bell'anima;

no, no, più bel momento

di questo non si dà.

CORO

A sì felice evento

esulti ogni bell'anima,

la patria in tal momento

felice appien sarà.

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima e ultima