Delucidazione della favola

Noto è l'ardire magnanimo di Fetonte, e come mal sapendo reggere i paterni destrieri, divenne per la salvezza del mondo ardente segno del fulmine. Giove intento alla confermazione delle cose prodotte, vedute intatte le sfere dalle fiamme solari, scende con il nipote Mercurio in terra, l'uno deposto il folgore, e l'altro con la verga i tallari, per ristorarla de torti ricevuti. Il primo suolo, che calca è il Pelasgio, frequentato da Diana per la copia delle fonti, per il numero delle selve ripiene di fiere, ma più per il suo bello Endimione amato da lei con affetti segreti. Era il decoro dello stuolo delle vergini faretrate, seguaci della dèa cacciatrice, Calisto, figliuola del re Licaone, di quel Licaone, che ridendosi de miracoli di Giove, quando altra volta sceso dall'Olimpo, sconosciuto andava peregrinando il mondo per notare la scelleraggine umana, provocandosi contro l'ira di quella maestà, con orribili conviti, vide tutta foco la reggia, ed egli, atterrito nella fuga, trasformarsi in un lupo. Questa, fanciulla tenera, e semplice, abbandonati i lussi reali, e datasi alle selve, votò la verginità a Cinzia; quasi che 'l fato la spingesse ne' boschi, fatti nidi del padre transmigrato per innalzarla alle stelle.

Lettore.

Alcune scene innestate nella favola per dilettare fuori della sua tessitura, le leggerai nel fine del dramma.

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