Atto secondo

 

Scena prima

Strada di campagna, con fabbriche.
Scaffetta, e Bellagamba.

 Q 

Scaffetta, Bellagamba

 

BELLAGAMBA

Il conte ce l'ha fatta.  

SCAFFETTA

Ma n'ebbe egli sin qui poco piacere,

e in questo mi consola,

che nell'esser schernita io non fui sola.

BELLAGAMBA

Questa consolazione a me non basta,

né a voi bastar dovrebbe,

che al gran mondo avvezzata,

e nel mestiero usata,

d'uccellar chi si può troppo soffrite,

che a nostro danno unite,

v'abbia fatta una burla così strana,

con una bottegaia, una villana.

SCAFFETTA

E cosa far di meglio?

BELLAGAMBA

O meglio assai,

far ci potria da noi,

e basterebbe aver destro l'ingegno,

siccome abbiamo i piedi,

che a tentar un bel salto oggi v'insegno.

SCAFFETTA

Dite pure, e farò senza dimora,

quanto poss'io.

BELLAGAMBA

Voglio pensarci ancora,

ma quel conte pasticcio,

non ha da corbellar due ballerini;

o almen gli ha da costar cento zecchini.

 

Se non sa, chi siamo noi,  

lo domandi a questo, e a quello,

vender cari i nostri passi,

mulinare col cervello,

cavar oro sin dai sassi,

è la nostra abilità.

Se con noi non ha giudizio,

basta dir con gravità,

siamo stati a quel servizio,

che protegger ne saprà.

(parte)

Bellagamba ->

 

Scena seconda

Cicala, e detti.

<- Cicala

 

CICALA

Mi rincresce signora,  

e se avessi ancor io tanti denari,

come le vostre pari,

per voi stessa, e per me farmi io vorrei,

un abito a scoruccio.

SCAFFETTA

E perché un tal vestito?

CICALA

Io senza moglie, e voi senza marito.

SCAFFETTA

Quanto a me non m'importa,

che ancora non son morta;

e basta ben ch'io sulle scene appaia,

mi piovono i mariti a centinaia.

CICALA

Ma... poveri villani.

SCAFFETTA

Eh potete anche voi batter le mani.

Del resto poi ci son conti, marchesi,

e per tutti i paesi,

c'è l'amante, il marito, il protettore,

e spesso mi confondo,

nello sceglier fra tanti il più opportuno.

CICALA

Ma intanto qui finché non c'è nissuno?

SCAFFETTA

Cosa?

CICALA

Far non potrei

da protettore io stesso, e da servente?

SCAFFETTA

Tu?

CICALA

Sì signora.

SCAFFETTA

A me?

CICALA

Meglio che niente.

SCAFFETTA

Va' alla zappa, villano,

va' a lavorar di mano.

CICALA

Oh mi perdoni,

che quanto a lavorare

non c'è, se non lo sa vostra eccellenza,

tra le gambe, e le man gran differenza.

SCAFFETTA

La differenza è tale,

che sei tu un animale;

e de giumento tutto il dì lavori,

ma il lavoro che fa una ballerina,

lo fa una principessa, e una regina.

 

Villano ridicolo,  

da me ti allontana,

ch'io corro pericolo

d'aver la terzana,

se il dito più piccolo,

m'arrivi a toccar.

Che viso grottesco?

Che stolido umore?

Se mai ci riesco,

col mio protettore.

Davvero stai fresco,

ti fo bastonar.

(parte)

Scaffetta ->

 

Scena terza

Cicala solo.

 

 

Guarda là quanto fumo ha nella testa!  

Quanta aria signorile,

e chissà non sia nata entro un fienile!

Con tutta la sua boria io non mi degno,

di cangiar seco lei vita, e mestiero.

Son un villan è vero,

ma alfin mangio del mio: dove colei,

con tante sue pretese,

mangia, veste, e solazza all'altrui spese.

 

Io non vedo differenza,    

tra costoro, e i borsaruoli,

quelli almeno per prudenza,

van di notte, e vanno soli,

dove trovan da rubar.

Ma quest'altre signorine,

anche il dì si fan vedere,

piene d'oro le manine,

d'oriuoli, e tabacchiere,

e si chiama regalar.

(parte)

S

Cicala ->

 

Scena quarta

Lisetta, e poi Dorina.

<- Lisetta

 

LISETTA

Non c'è, che bile intorno; ed io la prima  

ho tanta rabbia in seno,

che non so dove vado,

e contro di colui sputo veleno.

 

<- Dorina

 

DORINA

Amore è un furbetto,  

che ride un pochetto,

che pianger poi fa.

Io lascio che rida;

ma s'egli si fida,

non so che farà

 

LISETTA

Con tal disinvoltura,  

se la passa Dorina?

DORINA

E che farebbe,

Lisetta istessa ora che fu schernita?

LISETTA

Io sono imbestialita

contro quel mancator senza cervello,

che fa con tutte il bello.

DORINA

Ed io ne rido,

perché la moda è questa,

che s'impara da noi, se a tutti quanti

usan le donne ancor far le galanti.

LISETTA

Ma tre mogli in un giorno? Io non so come

trattenuta mi son da bastonarlo.

DORINA

Colla moneta sua voglio pagarlo.

LISETTA

Cioè cosa pensate?

DORINA

Burlar chi n'ha burlate.

LISETTA

Va ben, ma in qual maniera?

DORINA

La troverò ben io, prima di sera.

LISETTA

E Cicala che dice?

DORINA

Oh quanto a lui

la regola non varia,

di tenermi fra due sospesa in aria.

LISETTA

E vuol dir di tenerlo intanto a bada,

perché egli non si stanchi,

e se il conte mancò, quello non manchi.

DORINA

Per appunto così.

LISETTA

Brava sorella.

Per esser villanella,

tu ne sai più di me s'io non m'inganno.

DORINA

Nissun sa troppo, e chi non sa suo danno.

LISETTA

Ma speri tu che il conte

sposar ti voglia.

DORINA

E siete voi sicura

che non v'abbia a mancar?

LISETTA

C'è la scrittura.

DORINA

C'era ancora per me la sua parola;

eppur mancò.

LISETTA

Perché non sei tu sola.

Ma se sola tu fossi

quanto alle di lui nozze?

DORINA

Oh quanto a queste

quello stesso farei, che voi fareste.

LISETTA

C'è una gran differenza

fra i pomi e le castagne.

DORINA

Per quanto io so veder siamo compagne.

LISETTA

Dorina abbi giudizio,

o che alla mia bottega

non venderai mai più né un fior, né un frutto.

DORINA

Eh la mia gioventù val dappertutto.

LISETTA

Ma qui fai dei denari.

DORINA

Quando il conte non vien siamo del pari.

LISETTA

Molto ei ti sta sul cuore,

benché del par schernita abbia te stessa.

DORINA

Si tratta poi di diventar contessa.

LISETTA

Sì sì fidati pure

di quella sua contea.

DORINA

Non me ne fido

ma pur mi piacerebbe

mangiar ben, vestir meglio, e andare a spasso.

LISETTA

Per questa io te la passo,

ma che t'abbia a sposare molto ne temo.

DORINA

Vendichiamoci e poi discorreremo.

LISETTA

Vendichiamoci pure

che io do cento scritture,

per un solo puntiglio: ei non mi piace,

rido della contea, presto finiti,

saran di questo passo i suoi denari;

ma mettermi del pari

con una ballerina;

e peggio di Dorina

esser da lui burlata,

non m'accheto se pria non l'ha pagata.

 

Quando in testa si metton le femmine  

qualche grillo, la voglion spuntar.

Siam bizzarre, ostinate, bisbetiche,

ma facciamo, e lasciamo cantar.

Non è ver! Non è ver! Che lo dicano

tutti quelli, che ci han da provar.

(parte)

Lisetta ->

 

Scena quinta

Co: Fumana, e detta, poi Bellagamba, e Scaffetta.

<- Fumana

 

FUMANA

Oh che fortuna mia! Sola è Dorina  

che più dell'altre adoro; e se potessi

coglier il buon momento

di far pace con essa io son contento.

Bella Dorina mia.

DORINA

Bella! Per voi

son tutte del par belle e vezzose;

né a me siate importuno;

che voi tre ne volete, ed io nessuno.

(parte)

Dorina ->

 

FUMANA

Oh l'affar s'imbroglia e queste donne  

meglio di me far sanno il lor mestiero

con esse io scherzo, ed esse fan davvero.

 

<- Bellagamba, Scaffetta

BELLAGAMBA

Ecco qui il mancatore.  

FUMANA

Son un uomo d'onore.

Di voi mi meraviglio.

SCAFFETTA

Un galantuomo

non promette a tre donne entro d'un giorno.

FUMANA

Quello che ho detto a replicar io torno

ma prudenza ci vuol.

BELLAGAMBA

Sì. Dice bene:

prudenza aver conviene

quando c'è una scrittura antecedente;

del resto poi o mia sorella, o niente.

FUMANA

Per me non mi ritiro. (Ora bisogna

dargli buone parole.)

SCAFFETTA

E dove mai si vuole

trovar per voi di meglio?

BELLAGAMBA

A me non tocca

di lodar mia sorella,

ma giovinetta... bella...

in su' primi teatri accreditata,

da tutti corteggiata.

E basta dire ch'oltre i regaletti

un forciero ella avrà pien di sonetti.

FUMANA

Tutto va bene, amico,

ma c'è quella scrittura.

SCAFFETTA

Anch'io lo dico.

BELLAGAMBA

Ma pur sa un vostro pari,

che a forza di denari

si fa di tutto al mondo; e s'io mi fossi

d'annullar quello scritto oggi capace

cosa dareste voi?

FUMANA

Quel che vi piace.

BELLAGAMBA

Per esempio, signor, trenta zecchini

vi parerian di troppo?

FUMANA

Ve li conto ad un tratto.

(gli conta i denari)

SCAFFETTA

(Son pochi.)

BELLAGAMBA

(Un po' di flemma, e il colpo è fatto.)

FUMANA

Questi son trenta in punto.

BELLAGAMBA

Ora pensavo

quanti anni son, che fatta è la scrittura.

FUMANA

Tre anni.

BELLAGAMBA

Oh per tre anni ho gran paura.

Sarà maggior la spesa.

FUMANA

Basta ben che si faccia ella con frutto.

BELLAGAMBA

Altri trenta zecchini, e si fa tutto.

FUMANA

Ahimè cresce la dose;

ma qui starci convien or che ci sono...

Eccovi gli altri trenta.

BELLAGAMBA

Or dite un poco

la scrittura è privata?

FUMANA

No: per man di notaio è stipulata.

BELLAGAMBA

Male, non farem nulla.

FUMANA

Non bastano i sessanta?

BELLAGAMBA

Ce ne vogliono almeno altri quaranta.

FUMANA

Gran zecchini mi costa

un sol foglio di carta.

SCAFFETTA

E questo è niente.

BELLAGAMBA

Un maneggio di testa

inoltre ci vorrà che non si stima.

FUMANA

Era meglio poi dir cento alla prima.

Ecco gli altri quaranta.

BELLAGAMBA

Amico, addio

e tra poco vedrete

che sanno far per voi due ballerini

perché spendiate ben cento zecchini.

(parte)

Bellagamba ->

 

SCAFFETTA

Sperate ben; perché di me si tratta.  

(Se non mi sposa più son soddisfatta.)

(parte)

Scaffetta ->

 

Scena sesta

Caligo, Cicala, e detto.

<- Caligo, Cicala

 

FUMANA

Di Dorina l'amante ecco se n' viene,  

e di Lisetta il padre;

ma per celar a lor quel che si fa,

soggezione, contegno, e gravità.

 

Mi trovan di luna,  

non vo' più nissuna,

così non si fa,

ho il fiele alla bocca;

ma gramo a chi tocca

qualcun piangerà.

 

CICALA

Con chi l'avete voi!  

CALIGO

A chi credi parlar conte dei matti,

marchese leccapiatti? E non rammenti

che tu meco ragioni!

FUMANA

Parlo co' miei lacchè: tutti bricconi.

CICALA

Lo volevo ben dire.

CALIGO

Intendiamoci bene.

CICALA

Ma lasciarmi Dorina oggi conviene.

CALIGO

Ma conviene sposar oggi mia figlia.

FUMANA

A me non si consiglia,

a me non si comanda;

perché sempre da banda

due, tre, mille zecchini aver io soglio

per farvi...

CALIGO

Cosa far?

FUMANA

Quello, ch'io voglio.

(parte)

Fumana ->

 

CICALA

Queste minacce a noi?  

CALIGO

Colui si provi, e poi.

CICALA

Ma non gli deve

così passar intanto.

CALIGO

E che pretendi

far a colui, s'egli di qua se n' vada?

CICALA

Di sfidarlo son buono anche alla spada.

CALIGO

Ma sai tu maneggiarla?

Tra la zappa, e la spada,

c'è una gran differenza, e tu la credi,

che sia tutta una pasta.

CICALA

Quando lo so ammazzar, so quel che basta.

CALIGO

Basteria bastonarlo,

o cacciarlo in un fosso a notte oscura.

CICALA

Ne faranno un processo addirittura.

CALIGO

Peggio sarebbe assai se tu l'ammazzi.

CICALA

Se fossimo due pazzi,

da lasciarsi trovar dopo un tal fatto.

Si può cambiar paese,

e cento scudi allora a chi ne piglia.

CALIGO

Eh non voglio spiantar la mia famiglia.

Sai che possiamo fare?

CICALA

Cosa?

CALIGO

Te lo dirò prima di sera.

CICALA

La storia è troppo lunga,

e tanto non si aspetta,

a far una vendetta.

CALIGO

La farem, non temere.

Senza però che nasca un precipizio,

lasciati riveder, zitto, e giudizio.

 

Cicala ->

Se più mi stuzzica,  

quel cabalone,

vo' struccolarlo

come un limone

vo' macinarlo

come il caffè.

Voglio frullarlo,

come è frullata

la cioccolata,

ch'è tutta spuma,

che bolle e fuma;

e lascia pure

la cura a me.

(parte)

Caligo ->

 

Scena settima

Dorina, e co: Fumana.

<- Dorina, Fumana

 

FUMANA

Fermate un sol momento  

eccomi a vostri piè bella Dorina,

pietà, pentito io sono.

DORINA

Non c'è pietà, o perdono

per un vile, un ingrato, un mancatore.

Levatevi di qua.

FUMANA

Tanto furore!

Morire a' vostri piedi

ma levarmi di qua senza il perdono

non mai, crudel, non mai.

DORINA

Pietosa io sono

(ma pietosa con arte)

via sorgete, e sentiamo

cosa in discolpa vostra

sappiate dir... Prima però sediamo.

FUMANA

Benedette parole!

Benedetto perdono... Ecco ubbidita

(siede)

chi mi dona la vita

ed in mercede avrà questa mia mano.

DORINA

Tutto ben, ma un po' più da me lontano.

(si ritira)

FUMANA

Non è fatta la pace, e non avete

già perdonato o cara

ad uno che vi adora?

DORINA

Lontan vi ho detto, e più lontano ancora.

(ritirandosi colla sedia in collera)

FUMANA

Basta così ben mio?

(si ritira colla sedia)

Guardate quanto loco

fra noi resta di mezzo.

DORINA

Un altro poco.

(si ritira ancor ella)

FUMANA

Così vi basterà? Discreto io sono.

(va colla sedia fino alla scena)

DORINA

Farete il dover vostro

e in tal forma chi sa? basta, sentiamo

quali discolpe avete.

(Se mi vo' vendicar questa è la rete.)

FUMANA

Sia la prima discolpa

ch'amo voi sola; e sola voi pretendo

in quest'oggi sposar.

DORINA

Che? Non v'intendo.

FUMANA

M'accosterò un po' più.

(si accosta colla sedia e Dorina fa lo stesso)

DORINA

Via seguitate.

FUMANA

Se voi non vi fidate

d'una sola promessa

in questa notte istessa

io vi trarrò dalle paterne soglie.

DORINA

Non intesi... a che far?

FUMANA

Farvi mia moglie.

DORINA

E il caffettiere allora?

E Lisetta sua figlia, e la scrittura?

FUMANA

Eh! ch'io non ho paura;

né colui farà il bravo

perché prima d'andar di qua lontani

io lo bastonerò colle mie mani.

DORINA

Tornate un poco a dir.

FUMANA

Datemi mente.

 
(tutti due come sopra finché restano attaccati)
 

DORINA

Alto là, che voi siete un insolente.

Così ubbidite voi quando vi dico

che mi stiate lontan? Fede migliore

in altri casi ancor da voi non spero.

FUMANA

Non fate più rumor: torno dov'ero.

(si ritira alla scena e le volge le spalle)

DORINA

Così stiam meglio assai.

(fa lo stesso)

FUMANA

Più spietata che mai!

DORINA

Voi più bugiardo.

FUMANA

Questa è la pace ingrata?

DORINA

E questi sono

in mercé del perdono

i notturni sponsali.

 
(tornano ad accostarsi a poco a poco all'indietro senza guardarsi)
 

FUMANA

Io me ne andrei

per questa disumana anche sul foco;

e se mi accosto un poco

mi tratta ella così.

DORINA

Così si vede

che non sa serbar fede.

 
(sempre come sopra)
 

FUMANA

Ingannatrice!...

DORINA

Ingannator chi 'l dice.

FUMANA

Un cavalier mio pari!...

DORINA

Che far dei suoi denari

se amar egli non sa con altro frutto.

FUMANA

So chi è causa di tutto;

ma non son quel che son, se non l'accoppo.

E tra poco vedrem.

 
(si trovano affatto vicini schiena con schiena)
 

DORINA

(nell'accorgersene)

Questo è poi troppo

di voi mi meraviglio; e chi vi diede

(si leva in collera)

una tal confidenza?

FUMANA

A me dunque così?... Basta pazienza.

 

Sento il cor che mi vien meno,  

prego invano, invan domando

guarda, dimmi, e senti almeno

che piangendo, e singhiozzando

son vicino a delirar.

Mia Dorina... Mia Dorina...

Ah questa assassina

di me non si cura

ma più che la prego

diventa più dura

mi fa disperar.

(parte)

Fumana ->

 

Scena ottava

Dorina sola.

 

 

Ho saputo di più che non volevo;  

e valermene or devo

per fargli far cervello a modo mio;

ma vo' pensarci anch'io,

perché alfin tal marito

per me stessa sarebbe un buon partito.

Egli è incostante, è vero,

vuol far con tutte il bello

e a tre donne in un giorno egli ha promesso,

ma qual uomo oggidì non fa lo stesso.

 

Se volete far l'amore,  

donne belle, è a buon mercato.

Uno vien, vi guarda e more,

vien quell'altro è disperato.

Chi sospira, chi delira,

senza voi viver non sa.

Vi conosco quanti siete,

sospirate, spasimate,

ma nissuno, a me credete,

per amor non morirà.

(parte)

Dorina ->

 

Scena nona

Caligo, Cicala, e Lisetta.

<- Caligo, Cicala, Lisetta

 

CALIGO

Dove è andato colui?  

CICALA

Qui per l'appunto

con Dorina io lo vidi

quando venni a chiamarvi.

LISETTA

E chi sa dove

iti saranno insieme?

CICALA

Questo è quel che mi preme

ma li vado a cercar, e vi protesto...

LISETTA

Dorina è qua, da lei sapremo il resto.

 

Scena decima

Dorina, Bellagamba, e detti.

<- Dorina, Bellagamba

 

DORINA

Tregua insieme per poco,  

che a tutti un brutto gioco

di far prepara in questa notte il conte;

se noi perdendo qui troppe parole

d'accordo non restiam.

BELLAGAMBA

Faccia che vuole.

In tasca ho già del suo cento zecchini,

e voglio che cammini

sino in Moscovia, per averli indietro:

così tutto è finito,

né manca a mia sorella altro partito.

LISETTA

Se questo basta a voi,

altro ci vuol per noi.

CALIGO

Che burla è questa,

che il conte ha per la testa,

ed ultimar pretende a cielo oscuro?

CICALA

Non mi tocchi Dorina, altro io non curo.

DORINA

Qui ti volevo appunto,

seco ei la vuole; e m'ha già persuasa,

che mi lasci rapir fuori di casa.

CICALA

Poter di me! no 'l faccia,

no 'l tenti, non si azzardi, o gli protesto...

DORINA

Ma taci un poco, e ascolta in prima il resto.

CALIGO

E come mai pretende,

colui rapirti a forza?

DORINA

Io l'ingannai:

fingendo mi lasciai,

quasi a forza sedur dal suo pensiero,

per iscoprirlo a voi.

LISETTA

Brava da vero!

BELLAGAMBA

Non si potrà far meglio.

CICALA

E a noi s'aspetta adesso,

che sull'ingannator cada l'inganno.

CALIGO

S'ei me la fa mio danno.

DORINA

Eh voi prima che sia l'ora di cena,

guardatevi la schiena;

che un po' più tardi non saprei che farvi.

LISETTA

Perché?

CALIGO

Cosa farà?

DORINA

Vuol bastonarvi.

CALIGO

L'accopperemo lui se avrà l'ardire

d'entrare in casa, o di venir qua fuori.

BELLAGAMBA

Io fuggirò i rumori,

e andrò con madamina mia sorella,

senza far qui per lui tanti lunari,

a metter in sicuro i suoi denari.

CICALA

No, che tutti d'accordo,

noi fummo offesi, e a tutti ancor si aspetta

di farne la vendetta. Il primo io sono,

che questa notte istessa,

giacché tanto ho saputo,

gli vuo' dar quando viene il benvenuto.

DORINA

E che pensi di far?

CICALA

Lo so ben io.

CALIGO

Bastonar un par mio!

Non voglio esser da meno,

né la perdono a lui s'anche mi prega,

o se credo mangiar sin la bottega.

LISETTA

E noi cosa faremo

per beffarsi di lui?

DORINA

Ci penseremo.

Anzi ci abbiam pensato;

ma se il vento ha cangiato,

cangiar bisogna, e andar sempre a seconda.

O venga, o si nasconda,

zitto, all'erta, e veder cosa ne nasce,

ma vendicarci al certo,

che donne siamo, e son le donne usate

di dar la burla a chi le vuol burlate.

(parte)

Dorina ->

 

LISETTA

Anch'io non mi ritiro,  

vo con essa e sarò dov'ella stima,

per castigar colui sempre la prima.

(parte)

Lisetta ->

 

BELLAGAMBA

Veramente io lo seppi,

a quest'ora punir meglio di voi.

Ma pur starò a vedere, e in ogni caso,

se le bravate mie fosser qui vane,

sempre poi per fuggir le gambe ho sane.

(parte)

Bellagamba ->

 

CALIGO

Orsù ci siamo intesi

il ciel si oscura, e buonanotte amico;

fa' pur, che anch'io farò più che non dico.

(parte)

Caligo ->

 

Scena undicesima

Cicala, poi co: Fumana.

 

CICALA

Se non erro, già vien cheto, e pensoso,  

quel pazzo glorioso,

ch'oggi fece impazzir la villa tutta;

e per fargli paura

mentre pretende a noi farla sì bella,

su quel tronco io mi metto in sentinella.

 

<- Fumana

FUMANA

L'ora è adesso opportuna,  

raggio non c'è di luna,

e nissun vede intorno il colpo mio.

CICALA

(dall'albero)

Il buffone non sa che ci son io.

FUMANA

Questa è la breve scala apparecchiata,

di seta intrecciata;

e quella di Dorina, e la finestra.

Colla mano maestra

la getto in alto. Eccola in alto appesa,

dove appunto io volea,

il peso a sostener d'una contea.

Son general d'armata,

che tento una scalata... Ecco la piazza,

dalli... ferisci... ammazza... Ombre notturne

voi fate almeno i sforzi miei sicuri.

Zitto trombe, e tamburi,

che non mi senta alcun... Via fucilieri...

addietro granatieri,

che solo io voglio in compagnia d'amore,

di montar questa breccia il primo onore.

(monta la scala)

CICALA

A tiro di cannone or che l'ho scorto

io la fo al general.

(dà fuoco)

FUMANA

Stelle son morto.

(cade e siede va sopra un sasso)

 

 

Veggio l'ombre della morte,    

sono in riva a Flegetonte,

spettri, larve d'ogni sorte,

dove vai povero conte?

Così mori in fresca età?

S

 
(escono)

<- Caligo, Bellagamba

 

CALIGO E BELLAGAMBA

Che fu mai, cos'ha l'amico?

là disteso in sulla via?

Festi qualche stramberia?

Che domanda egli pietà.

CICALA

Niente, niente addirittura,

fu un tantino di paura,

che tra poco passerà.

CALIGO

V'han ferito, o bastonato?

BELLAGAMBA

Ad un conte delle botte?

CALIGO E BELLAGAMBA

Si sta a casa quando è notte;

ma ci spiace in verità.

FUMANA

Ah che son storpio,

non posso muovermi,

chiamate un medico,

per carità.

BELLAGAMBA E CALIGO

Sì bene: andiamo,

presto cerchiamo,

qualcun che venga

se per fortuna,

si troverà.

(partono)

Bellagamba, Caligo ->

 

FUMANA

Con che tremore,

mi batte il core:

so in un stato,

già disperato,

chissà se il medico

mi guarirà?

 

<- Bellagamba, Caligo

CALIGO

Signor conte allegramente:

ecco un medico francese,

e un chirurgo assai valente

che vi ponno risanar.

Sono qui per accidente,

e domani al suo paese,

senza dubbio han da tornar,

 
(vengono vestite da medici)

<- Dorina, Lisetta

 

DORINA

Siete vu le malade,

mio caro monsieur?

Ici sur l'estrade,

che mal avez vu?

LISETTA

Monsieur medicin,

le polso touché.

DORINA

Monsieur chirurgien,

faites vous c'est assé.

LISETTA

Oh cedo a mon maitre,

domando pardon.

DORINA

C'è fretta peut etre:

d'accord, sans facons.

FUMANA

Ah men cerimonie,

che il male è gravissimo,

e intanto meschino,

monsù eccellentissimo,

di me che sarà?

LISETTA E DORINA

Tenè vu pazience

che a notre presence,

morire non pà.

BELLAGAMBA E CALIGO

Ma a questo gran male,

che sente d'avere

che mai si farà?

DORINA E LISETTA

C'est un polso che ne mostra,

bien de choses assez segrete;

che son mal est dans la tête...

dans la testa si savez

bien entendre le francè.

FUMANA

Il mio mal sia nella testa,

o sia in fondo della schiena,

mi guariscano alla presta,

questo è quel che importa a me.

DORINA

Risanarvi? Oui monsieur.

LISETTA

Mais signore, c'est a vous.

DORINA E LISETTA

Chirurgien, e medecin,

siamo nous bien onorati;

ma voulon être pagati,

e vous rien ne donerez.

FUMANA

Vi darò cento luigi,

e verrò fino a Parigi,

a trovarvi qualche dì.

DORINA E LISETTA

Peu de chose, mio signore,

e non basta a noi così.

CALIGO E BELLAGAMBA

Ma che di meglio

da lui volete,

per risanarlo

come che va?

DORINA

Ch'il me promette,

che ma sorelle,

ch'est pur tre belle,

l'epouserà.

FUMANA

Se non volete

altro che questo,

vostra sorella

sposo al più presto,

prima che io vada

lunge di qua.

LISETTA

Ma monsieur caro

votre Dorine

de vous meschine

cosa dirà!

FUMANA

Io non mi degno,

d'una villana.

BELLAGAMBA E CALIGO

O che briccone!

Come ci tratta;

ma colle buone

le pagherà.

DORINA

Monsieur le conte,

vous avez pure

le nozze pronte

della dilette

votre Lisette,

ed ella cedervi

mai non vorrà.

FUMANA

Io cavaliere,

sposar la figlia

d'un caffettiere?

Monsù non pa.

CALIGO E BELLAGAMBA

O che briccone!

Come ci tratta;

ma colle buone

la pagherà.

DORINA

Vous donc monsieur,

me promettez

che ma sorelle

vous sposeré?

FUMANA

Sì ve 'l prometto,

sì ve lo giuro,

vada Dorina,

che non la curo.

Vada Lisetta,

che la rinuncio

né più di loro

si parlerà.

LISETTA

Monsieur bravissimo

fate benissimo.

DORINA

Ma medicine

subitamente

vous guerira.

 
(si scoprono)
 

DORINA E LISETTA

Monsieur Fripone,

vada Dorina,

vada Lisetta;

ma l'una e l'altra

eccole qua.

FUMANA

Ora ci sono:

non val perdono

ma è ben terribile

tal novità.

DORINA

Io non mi degno

d'una villana;

monsieur Fripone

tenez comsà.

(lo deride con gesti)

LISETTA

Io cavaliere

sposar la figlia

d'un caffettiere

monsieur Fripone

tenez comsà.

(come sopra)

 

TUTTI

Che vergogna al mancatore!

Per le donne quanto onore!

Si arrossisca, ci confonda,

vada, fuga, si nasconda:

chi più d'una ne vorrebbe

senza tutte ha da restar.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Strada di campagna, con fabbriche.

Scaffetta, Bellagamba
 

Il conte ce l'ha fatta

Scaffetta
Bellagamba ->
Scaffetta
<- Cicala

Mi rincresce signora

Cicala
Scaffetta ->

Guarda là quanto fumo ha nella testa

Cicala ->
<- Lisetta

Non c'è, che bile intorno; ed io la prima

Lisetta
<- Dorina

Con tal disinvoltura

Dorina
Lisetta ->
Dorina
<- Fumana

Oh che fortuna mia! Sola è Dorina

Fumana
Dorina ->

Oh l'affar v'imbroglia e queste donne

Fumana
<- Bellagamba, Scaffetta

Ecco qui il mancatore

Fumana, Scaffetta
Bellagamba ->

Sperate ben; perché di me si tratta

Fumana
Scaffetta ->
Fumana
<- Caligo, Cicala

Di Dorina l'amante ecco se n' viene

Con chi l'avete voi

Caligo, Cicala
Fumana ->

Queste minacce a noi?

Caligo
Cicala ->
Caligo ->
<- Dorina, Fumana

Fermate un sol momento

Dorina
Fumana ->

Ho saputo di più che non volevo

Dorina ->
<- Caligo, Cicala, Lisetta

Dove è andato colui? / Qui per l'appunto

Caligo, Cicala, Lisetta
<- Dorina, Bellagamba

Tregua insieme per poco

Caligo, Cicala, Lisetta, Bellagamba
Dorina ->

Anch'io non mi ritiro

Caligo, Cicala, Bellagamba
Lisetta ->

Caligo, Cicala
Bellagamba ->

Cicala
Caligo ->

Se non erro, già vien cheto, e pensoso

Cicala
<- Fumana

L'ora è adesso opportuna

Fumana, Caligo, Bellagamba, Cicala, Dorina e Lisetta
Veggio l'ombre della morte
Cicala, Fumana
<- Caligo, Bellagamba
 
Cicala, Fumana
Bellagamba, Caligo ->
 
Cicala, Fumana
<- Bellagamba, Caligo
 
Cicala, Fumana, Bellagamba, Caligo
<- Dorina, Lisetta

(Dorina e Lisetta sono vestite da medici)

 

(Dorina e Lisetta si scoprono)

 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima
Campagna con bottega da caffè. Campagna con viali, e fabbriche. Strada di campagna, con fabbriche. Stanze nella casa del Caffettiere. Sala illuminata.
Atto primo Atto terzo

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