IL CAFFÈ DI CAMPAGNA
Dramma giocoso da rappresentarsi in musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Pietro CHIARI.
Musica di Baldassarre GALUPPI.
Prima esecuzione: 11 novembre 1761, Venezia.
Attori:
DORINA villanella |
soprano |
Il conte FUMANA |
soprano |
LISETTA figliola d'un caffettiere |
soprano |
M. BELLAGAMBA |
soprano |
CALIGO caffettiere |
soprano |
M. SCAFFETTA |
soprano |
CICALA villano |
soprano |
Personaggi che non parlano:
due Lacchè con livrea, un Garzone del caffè.
La scena è nel caffè, e nella campagna vicina.
Campagna con bottega da caffè.
Lisetta che beve la cioccolata, Caligo che beve il caffè. Il Garzone della bottega che tiene in mano la cesta delle ciambelle, e Cicala che di furto ne prende, e ne ha piene le mani mangiandole avidamente.
Tutti tre.
LISETTA, CICALA E CALIGO
Alle spalle di chi paga
qui si gode la cuccagna:
e non venga alla campagna
chi per noi non vuol pagar.
LISETTA
Chi non viene non si prega;
ma poi tutti han da mangiar.
CALIGO
Mangiam pur, che la bottega
non ci dée discapitar.
LISETTA, CICALA E CALIGO
Alle spalle di chi paga
godiam pur questa cuccagna;
e non venga alla cuccagna
chi per noi non vuol pagar.
(finiscono di mangiare, e bere, e il garzone si ritira)
CICALA
(in atto di partire)
Vado a cercar da bere or che ho mangiato.
LISETTA
Villano malcreato
ringrazia almen chi da mangiar ti diede.
CICALA
Chi dovrei ringraziar qui non si vede.
CALIGO
Non son io il caffettiere, e non è questa
la figlia mia, che t'ha sfamato adesso,
e ringraziar dovresti?
CICALA
(in atto di partire)
Oibò: tu mi dicesti
che qui del tuo non si mangiava un soldo;
che erano gli avventori
nostri benefattori,
e ad uno ad uno a ringraziarli aspetto,
se ciò non mi si nega,
quando a spender verranno alla bottega.
LISETTA
Bravo; ma senti ancora.
CICALA
Ho fretta in verità.
CALIGO
Va' alla malora.
LISETTA
No: saper voglio in pria
se tu vedrai Dorina?
CICALA
Trovarla qui io sperai questa mattina.
Ma la vedrò tra poco; e che volete
da lei, se può sapersi?
LISETTA
Che mi porti dei fior freschi, e diversi.
CICALA
Oh non le dico nulla;
perché quella fanciulla,
l'amo, la vo' sposar, e così spesso
per i caffè malvolentieri la veggio.
CALIGO
Perché?
CICALA
Perché alla peggio
fra i sorbetti, il caffè, e la cioccolata
può restar impetrita, o abbrustolata.
(parte)
Non siano le femmine
né crude, né cotte;
che tigri diventano,
o restan marmotte:
ti fan dar al diavolo,
ti fan disperar.
Ma quelle figure,
che son mezze, e mezze
tra tenere, e dure
son tanto di zucchero,
che son da mangiar.
Lisetta, e Caligo.
CALIGO
Che vuoi tu far di fiori?
Costan essi denari, e tu di loro
non hai bisogno onde apparir più vaga.
LISETTA
Oh lasciamo pensarci a chi li paga.
CALIGO
E chi gli ha da pagar, se non si vede
più nissun di passaggio,
e la villeggiatura è omai finita?
LISETTA
C'è la beltà, la gioventù e la vita.
CALIGO
(in atto di partire)
Gran bottega è sempre quella
che sia nuova, e che sia bella:
là son pieni i camerini,
là ci piovono i zecchini
e chi spende i suoi quattrini
si fa spesso minchionar.
Ma noi vecchi botteghieri
andiam presto alla malora,
si fatica, si lavora,
si consuma il capitale,
e si manda il principale
quando vuol farsi pagar.
Caligo, e Lisetta.
LISETTA
Non partir, padre mio, che gente arriva.
CALIGO
(guardando dentro la scena)
È gente di riguardo.
LISETTA
Uno svimer dorato, e coi cristalli.
CALIGO
Due postiglioni ancor.
LISETTA
Quattro cavalli.
CALIGO
Due lacchè inargentati.
LISETTA
Un gran signore,
senza dubbio sarà.
CALIGO
Guardalo, o figlia,
quanto mai rassomiglia
a Fumeo camerier matto e glorioso
che deve esser tuo sposo.
LISETTA
Sì; ma col suo padrone
egli è a Milano adesso.
CALIGO
Esser può di ritorno.
LISETTA
È desso.
CALIGO
È desso.
Conte Fumana, e detti, e due Lacchè.
FUMANA
Son polito, son ricco, son bello,
son un conte, che posso contar.
Largo, largo, e cavate il cappello:
o perbacco vi fo bastonar.
CALIGO
Sei tu amico?
FUMANA
Lacchè.
LISETTA
Siete, o non siete
lo sposo mio?
FUMANA
L'altro lacchè.
CALIGO
Tacete?
LISETTA
Non ci guarda nemmeno,
né sa chi gli ragioni.
FUMANA
Una sedia bricconi in questo sito,
ch'io vo' senza parlar esser servito.
(i lacchè gli mettono una sedia)
LISETTA
Questo mi pare un sogno.
CALIGO
Ubriaco non sono, e mi confondo.
FUMANA
Parlate ora che siedo, e vi rispondo.
CALIGO
Sei tu Fumeo, o non sei?
LISETTA
Da voi saper vorrei
qual scena è questa sì grottesca, e strana?
FUMANA
Non son Fumeo, ma son conte Fumana.
LISETTA
Conte da quando in qua?
CALIGO
Conte pancotto!
FUMANA
Da quel giorno, che ho vinto un terno al lotto.
CALIGO
Un terno! oh che fortuna!
LISETTA
Grosso?
FUMANA
Come la luna.
CALIGO
Che vuol dire dieci milla!
FUMANA
Appunto.
LISETTA
E allora?
FUMANA
Mandai alla malora
il padrone, il salario, ed il mestiero
e la voglio spacciar da cavaliero.
CALIGO
Ma i soldi, amico mio, di questo passo
presto n'andranno a spasso.
FUMANA
Lacchè.
LISETTA
Che seccatura!
FUMANA
L'altro lacchè.
CALIGO
Che stravaganti idee!
FUMANA
Guardate un poco voi le mie livree.
LISETTA
Son di buon gusto.
FUMANA
E i quattro miei cavalli
non li avete veduti?
CALIGO
Eh li vedremo...
FUMANA
E i postiglioni miei?
LISETTA
Tutto ben; ma si brama...
FUMANA
Quest'abito, madama,
come vi par?
LISETTA
Ricco, e bizzarro assai.
CALIGO
Ma al punto principal non si vien mai.
FUMANA
Lacchè.
LISETTA
Quello che preme
è di pensare insieme,
or che un ricco signor fatto vi siete,
quando ci sposerem?
FUMANA
Quando volete.
CALIGO
Manco male, io credea,
che il fumo, e la contea
vi fosse andata già sino al cervello;
e qualche amor novello
vi facesse tradir la mia figliuola.
FUMANA
Oibò, da cavalier madama è sola
LISETTA
Sicché amate chi v'ama?
FUMANA
Non è vero, lacchè, sola è madama?
LISETTA
Dunque mi sposerete?
FUMANA
E chi ve lo contrasta
se qua venni per voi?
LISETTA
Questo mi basta.
Conte mio, non vedo l'ora
d'esser io vostra sposina.
Vederete ben allora
questa bella contessina
che gran aria si darà.
Ehi cameriere
qua il perucchiero,
torni il sartore,
vada il fattore,
scriva il mercante,
che il mio galante
lo pagherà.
(parte)
Caligo, conte Fumana, m. Bellagamba, e m. Scaffetta.
FUMANA
Chi sono mai que' due,
che scendon da un calesse di vittura,
e ver qua a dirittura,
in assai buon arredo
mostrano di venire?
CALIGO
Ora li vedo,
son fratello e sorella.
FUMANA
Forse conti, marchesi, o cittadini?
CALIGO
Ohibò son ballerini;
l'un monsieur Bellagamba, e l'altra è detta
madama la Scaffetta.
Ma darsi qui dell'aria,
forse vorran, quasi io non sappia il vero.
FUMANA
Ricordati, che anch'io son cavaliero.
CALIGO
Cavalier da campagna:
ma se alcun ti conosce ecco l'imbroglio.
FUMANA
Finché ho soldi farò quello che voglio.
Lacchè, non vi scostate
troppo dal fianco mio,
onde si veda che il padron son io.
(qui escono m. Bellagamba e m. Scaffetta)
BELLAGAMBA
Caffè.
CALIGO
Signor, comandi.
BELLAGAMBA
Per me una limonata.
SCAFFETTA
(al garzone)
E per me, se si può, la cioccolata.
CALIGO
Subito fian serviti.
BELLAGAMBA
Tenete intanto, che un zecchino è questo
e mi darete il resto.
FUMANA
No: l'onor mi sia dato;
che dove ci son io tutto è pagato.
(portano la limonata, e la cioccolata)
SCAFFETTA
Troppa bontà, signore.
BELLAGAMBA
A noi questo favore?
Se di sentirvi anch'io fossi capace...
FUMANA
Lacchè paga per tutti. (Ella mi piace.)
SCAFFETTA
Siete voi del paese?
FUMANA
E voi siete straniera?
BELLAGAMBA
Veniam dall'Inghilterra.
CALIGO
E dove adesso?
SCAFFETTA
Se ne fosse promesso,
e si trovasse un comodo soggiorno,
vorrei qui villeggiar per qualche giorno.
FUMANA
Lacchè, presto un alloggio.
CALIGO
Uno ce n'è vicino.
BELLAGAMBA
Vederlo, se non c'è troppo cammino.
FUMANA
Lacchè, la mia carrozza,
che li serva colà.
BELLAGAMBA
No: meco venga
il caffettier, che noi ci andremo a piedi;
e intanto qui, di riposar se brama,
custodita da voi resti madama.
(a Fumana)
Questa barca a voi fia cara,
ch'io vi fo suo timoniero.
Non è già barca corsara,
è innocente del mestiero,
senza voi si romperà.
(a Scaffetta)
Voi spaccate, e capriole,
ma a caval sempre del fosso;
pochi fatti, e assai parole,
scorticarlo fino all'osso,
che farem dopo a metà.
(parte)
Fumana, e m. Scaffetta.
FUMANA
Che bella figurina?
SCAFFETTA
Tutta a' comandi suoi sera e mattina.
FUMANA
Avete voi marito?
SCAFFETTA
N'ho la speranza in dito.
Ed ecco qui l'anello,
che lo sposo mi diè.
FUMANA
Questo è più bello.
Tenete, che ve 'l dono.
SCAFFETTA
Grazie; ma chi lo porta
più bello è ancora.
FUMANA
È innamorata morta,
lacchè, dell'acqua fresca,
che a tal foco vicino ardo, e mi struggo.
SCAFFETTA
Dunque v'inchino, e fuggo.
FUMANA
No: che per starvi appresso,
che non farei?
SCAFFETTA
Perché no 'l fate adesso?
FUMANA
Mi sposereste voi?
SCAFFETTA
Subito, o niente.
FUMANA
Presto, lacchè, che io vado in accidente.
(si abbandona alle braccia de' suoi lacchè)
SCAFFETTA
Un po' d'acqua di melissa
che già sviene il poverino;
ma se il guardo fissa fissa
lo farò risuscitar.
Altro ch'acqua di regina
se gli porgo una manina,
oh che gusto ha da provar.
Lisetta, e detti.
LISETTA
Che c'è, cosa v'è nato?
SCAFFETTA
Regger si fa, perché non può star
son fumane d'amor.
FUMANA
Niente... oh che caldo
LISETTA
Questa smania amorosa
per chi signora mia?
SCAFFETTA
Per la sua sposa.
LISETTA
Lo volevo ben dir.
FUMANA
(a tutte due)
Sposa mia bella
che amore, e che fortuna
(zitto, lacchè, che tal si crede ognuna).
Dorina, con canestrello di fiori, e detti.
DORINA
Chi vuol fior del mio giardino,
una rosa, un gelsomino
a buon prezzo da comprar;
ma un fioretto poi son io,
il più bel dell'orto mio,
che nissun lo può nasar.
LISETTA
Qua, Dorina, che io veda
cosa avete di bel tra questi fiori.
DORINA
N'ho di tutti i colori,
olandesi, e nostrani,
garofani, giacinti, e tulipani,
ma un, queste signore,
non c'è per farsi onore...
FUMANA
Ci son io.
LISETTA
Viva il conte Fumana!
DORINA
Ecco la cesta è sana
son belli i fior, son molti, e poi son rari;
via per poch denari
ve li darò, che di sbrigarmi ho fretta.
FUMANA
Bene. Che vale a dire?
DORINA
In tutto dieci lire;
ma non voglio di men due bagattini.
FUMANA
Lacchè, paga a costei dieci zecchini.
LISETTA
Uh, uh siete voi pazzo?
SCAFFETTA
Getta i zecchini a guazzo,
ed io gli caverò fino la pelle.
FUMANA
Voi dividete, o belle,
fra di voi questi fior, che siete entrambe
un fior di primavera.
DORINA
E per voi?
FUMANA
C'è per me la giardiniera.
(dividendosi i fiori con avidità)
LISETTA
Questo fiore io lo voglio.
SCAFFETTA
Io questo prenderò.
LISETTA
Questo, signora no: prendete quello.
SCAFFETTA
Per voi sempre il più bello.
LISETTA
S'intende, io son la prima.
(avrà la cesta in mano)
SCAFFETTA
Meno che non si stima.
LISETTA
Questo no 'l vo', è tutt'uno.
(lo getta via con dispetto)
SCAFFETTA
Non ne avrete nessuno.
(le leva la cesta e vuol partire)
LISETTA
A me nessun, signora?
(le corre dietro, ed afferra la cesta)
SCAFFETTA
Eh andate alla malora.
LISETTA
Temeraria.
(tenendo tutte due la cesta e tirandola)
SCAFFETTA
Insolente.
LISETTA
Animo.
SCAFFETTA
Via.
LISETTA
Ferma.
SCAFFETTA
Tira.
LISETTA
Che sì?
SCAFFETTA
La cesta è mia.
(parte con la cestella)
LISETTA
Oh non cedo a costei ne' suoi capricci;
se credo aver da spettinargli i ricci.
(parte)
Conte Fumana, Dorina.
FUMANA
Brave! amendue son ite.
DORINA
Oh vado anch'io per separar la lite.
FUMANA
No, amabile Dorina,
che voi la mia regina
voi sarete il mio sol come vi dissi.
DORINA
Ma il sol farà l'eclissi.
FUMANA
Cosa mai dir volete?
DORINA
Che tra poco non più voi mi vedrete.
FUMANA
Perché?
DORINA
Sono da nozze.
FUMANA
Quando?
DORINA
Forse domani.
FUMANA
Con chi?
DORINA
Con un villan detto Cicala.
FUMANA
L'amate?
DORINA
Amo di più chi mi regala...
FUMANA
Sicché posso sperar?
DORINA
Cosa?
FUMANA
La mano?
DORINA
Ma Cicala?
FUMANA
È un villano.
DORINA
E voi?
FUMANA
Un cavaliero.
DORINA
Me lo dite davvero?
FUMANA
Vi manderò in carrozza.
DORINA
Oh che promessa!
FUMANA
Sarete una contessa.
DORINA
E andrò col guardinfante alla gran moda?
FUMANA
Questi lacchè vi sosterran la coda.
DORINA
Eh, signor conte mio,
voi di me vi ridete:
villanella son io
né può tra tante e tante,
un signor come voi farmi l'amante.
FUMANA
Eh che non vede amore,
e distinguer non suole
nobiltade o ricchezza;
ma gioventù e bellezza,
sono i due consiglier fedeli e schietti,
ond'egli è mosso a tributar gli affetti.
Sei pur cara, sei pur bella...
bel visino, begli occhietti,
furbi, ladri, malignetti,
dove regna il dio d'amor.
Son per te qual nave... al vento.
No... qual torre... in mezzo all'onde
meglio ancor... qual pecorella...
ah non trovo un paralello
per opprimer quel flagello
che tormenta questo cor.
Campagna con viali, e fabbriche.
Dorina, e Cicala.
CICALA
Chi vuol trovar Dorina:
dov'è sera e mattina?
Sempre al Caffè: ma quando sei mia moglie
questa sarà finita.
DORINA
Vuol dir sarò al caffè tutta la vita.
CICALA
Perché? Forse un marito
disubbidir vorrai?
DORINA
Perché tua moglie io non sarò giammai.
CICALA
Come? Me l'hai promesso.
DORINA
Dove?
CICALA
Nell'orto tuo e il ver ti dico.
DORINA
Via torniam colà ch'io mi disdico.
CICALA
Perché così tradire uno che t'ama?
DORINA
Perché diventar voglio una madama.
CICALA
Oh buongiorno a madama giardiniera.
DORINA
Oh? monsieur taglialegne buonasera.
CICALA
Ingrata!
DORINA
Oh che buffone!
Posso andare in carrozza,
posso come conviene
aver paggi, lacchè, cuochi staffieri.
CICALA
Eh questi tuoi pensieri
vedrai crudel dove a finir andranno.
DORINA
Se finiranno mal sarà mio danno.
Io son troppo tenerina,
non son pan per i tuoi denti,
dormir vo' tutta mattina,
voglio aver serve, e serventi,
e la man farmi baciar.
M'hai capito? Addio marito.
Mentre io sceglio quel ch'è meglio
tutto a tondo gira il mondo.
E mi posso anch'io cangiar.
(parte)
Cicala, Lisetta, e Caligo.
CICALA
Gente del vicinato,
soccorso a un disperato.
LISETTA
Cosa è questo bordello?
CALIGO
Hai tu perso il cervello?
CICALA
Sì ben, questa mattina
perder me 'l fa Dorina.
Ella m'ha detto, che sospira e brama
un certo tal, che la vuol far madama.
CALIGO
Sarebbe mai quel pazzo
che deve oggi sposar la figlia mia?
CICALA
Non vi so dir qual sia.
Costei me 'l disse adesso,
né seco vidi alcun.
LISETTA
Senz'altro è desso;
ma forse avrà scherzato
e che a me mancar voglia io me ne rido.
CICALA
Ditegli che non scherzi, o ch'io l'uccido.
(parte)
Caligo, Lisetta, poi conte Fumana, Dorina, m. Bellagamba, e Cicala, coll'ordine che segue.
LISETTA
Quel villan temerario è ben capace
di qualche stramberia.
CALIGO
E quel matto in fortuna
capace è di cangiar come la luna.
LISETTA
Con Dorina per mano eccolo intanto.
CALIGO
No 'l lasciate partire,
che subito ritorno e gliela canto.
(parte)
LISETTA
Dite un poco, signor conte,
non è questa la scrittura?
Oh perbacco addirittura
mi dovete oggi sposar.
DORINA
Dite un poco mio padrone
non mi deste voi parola?
Oh perdiana io son la sola,
che la man v'ha da dar.
FUMANA
Piano un po', son galantuomo:
fate voi che mi rimetto,
non disdico quel che ho detto
chi mi vuole eccomi qua.
LISETTA
Vi vogl'io, che prima io sono.
DORINA
Egli è mio, chiedo perdono.
FUMANA
Dividetemi a metà.
LISETTA
A metà? noi la vedremo.
DORINA
A metà? discorreremo.
FUMANA
Che imbarazzo ho mai d'intorno?
Se sia notte, o se sia giorno,
più non vedo in verità.
DORINA
Presto, presto.
LISETTA
Il punto è questo.
DORINA
Risolvete.
LISETTA
Decidete.
DORINA E LISETTA
L'amorosa vostra sposa,
fra noi due quale sarà.
FUMANA
Questa... quella... quella... questa...
Non so dove abbia la testa,
son stordito, sbigottito...
tornerò... ci vuò pensar.
(vuol partire incontra Caligo con un bastone nascosto sotto le vesti)
CALIGO
Alto un tantino,
signor contino,
che d'una grazia
v'ho da pregar.
Se non sposate
la mia Lisetta,
questa ricetta
ve 'l farà far.
FUMANA
Oh! Mio signore,
siete obbligante,
senza rumore,
si può parlar.
DORINA E LISETTA
Quante combriccole
fanno in quel sito!
L'un par in collera,
l'altro è stordito,
ma noi dovremo,
senza marito
forse restar.
(Caligo parte e Fumana nel partire incontra Cicala con lo schioppo)
CICALA
Mi favorisca,
ma compatisca:
se lei Dorina
non lascia star,
questo schioppetto,
un po' di polvere,
un po' di piombo,
tutto in un subito
può accomodar.
FUMANA
Poter del diavolo!
Cosa ti credi?
Farmi tremar?
Lacchè, staffieri,
schioppi, pistole,
questo villano
l'ha da pagar.
(fugge Cicala spaventato)
LISETTA E DORINA
Piano un po' meno parole,
che possiamo noi due sole
questa lite terminar.
(Qui bisogna aver giudizio,
o che nasce un precipizio,
che può tutto rovinar.)
FUMANA
Mia Lisetta... mia Dorina,
voi scegliete la sposina,
ch'io non vo' precipitar.
DORINA
Siete voi, caro carino,
ch'esser vuole il mio sposino?...
(Fumana fa cenno di sì)
DORINA
Vi dirò sul chitarrino,
non vi voglio, signor no.
LISETTA
Già lo so ch'esser volete,
voi lo sposo mio diletto.
(Fumana come sopra)
LISETTA
Vi dirò sul ciuffoletto
vostra sposa esser non vo'.
FUMANA
(contraffacendole)
Vi dirò sul chitarrino,
sul violone e ciuffoletto,
sul violino, e violoncello
sulla tromba, e sul tamburo
che di voi niente mi curo,
e voi due non sposerò.
(venendo Bellagamba e Cicala)
BELLAGAMBA
Ecco qui quel mancatore
che ha promesso a mia sorella,
e l'anello eccolo qua.
CALIGO
Oh quest'altra è ancor più bella!
DORINA E LISETTA
Ecco un'altra novità.
TUTTI
Questa sorpresa,
non era attesa,
cosa sarà?
DORINA E LISETTA
Tanto sussurro,
tanto fracasso,
chi finirà?
FUMANA
Povero conte,
mettiti all'ordine,
che un tal disordine,
sulle tue spalle
terminerà.
TUTTI
Quanti imbrogli in questo loco!
Quante legna, a questo foco!
Come bolle! Come freme,
sdegno, e amore tutto insieme;
chi sospira, chi delira,
cosa vuol, nissun lo sa.
Strada di campagna, con fabbriche.
Scaffetta, e Bellagamba.
BELLAGAMBA
Il conte ce l'ha fatta.
SCAFFETTA
Ma n'ebbe egli sin qui poco piacere,
e in questo mi consola,
che nell'esser schernita io non fui sola.
BELLAGAMBA
Questa consolazione a me non basta,
né a voi bastar dovrebbe,
che al gran mondo avvezzata,
e nel mestiero usata,
d'uccellar chi si può troppo soffrite,
che a nostro danno unite,
v'abbia fatta una burla così strana,
con una bottegaia, una villana.
SCAFFETTA
E cosa far di meglio?
BELLAGAMBA
O meglio assai,
far ci potria da noi,
e basterebbe aver destro l'ingegno,
siccome abbiamo i piedi,
che a tentar un bel salto oggi v'insegno.
SCAFFETTA
Dite pure, e farò senza dimora,
quanto poss'io.
BELLAGAMBA
Voglio pensarci ancora,
ma quel conte pasticcio,
non ha da corbellar due ballerini;
o almen gli ha da costar cento zecchini.
Se non sa, chi siamo noi,
lo domandi a questo, e a quello,
vender cari i nostri passi,
mulinare col cervello,
cavar oro sin dai sassi,
è la nostra abilità.
Se con noi non ha giudizio,
basta dir con gravità,
siamo stati a quel servizio,
che protegger ne saprà.
(parte)
Cicala, e detti.
CICALA
Mi rincresce signora,
e se avessi ancor io tanti denari,
come le vostre pari,
per voi stessa, e per me farmi io vorrei,
un abito a scoruccio.
SCAFFETTA
E perché un tal vestito?
CICALA
Io senza moglie, e voi senza marito.
SCAFFETTA
Quanto a me non m'importa,
che ancora non son morta;
e basta ben ch'io sulle scene appaia,
mi piovono i mariti a centinaia.
CICALA
Ma... poveri villani.
SCAFFETTA
Eh potete anche voi batter le mani.
Del resto poi ci son conti, marchesi,
e per tutti i paesi,
c'è l'amante, il marito, il protettore,
e spesso mi confondo,
nello sceglier fra tanti il più opportuno.
CICALA
Ma intanto qui finché non c'è nissuno?
SCAFFETTA
Cosa?
CICALA
Far non potrei
da protettore io stesso, e da servente?
SCAFFETTA
Tu?
CICALA
Sì signora.
SCAFFETTA
A me?
CICALA
Meglio che niente.
SCAFFETTA
Va' alla zappa, villano,
va' a lavorar di mano.
CICALA
Oh mi perdoni,
che quanto a lavorare
non c'è, se non lo sa vostra eccellenza,
tra le gambe, e le man gran differenza.
SCAFFETTA
La differenza è tale,
che sei tu un animale;
e de giumento tutto il dì lavori,
ma il lavoro che fa una ballerina,
lo fa una principessa, e una regina.
Villano ridicolo,
da me ti allontana,
ch'io corro pericolo
d'aver la terzana,
se il dito più piccolo,
m'arrivi a toccar.
Che viso grottesco?
Che stolido umore?
Se mai ci riesco,
col mio protettore.
Davvero stai fresco,
ti fo bastonar.
(parte)
Cicala solo.
Guarda là quanto fumo ha nella testa!
Quanta aria signorile,
e chissà non sia nata entro un fienile!
Con tutta la sua boria io non mi degno,
di cangiar seco lei vita, e mestiero.
Son un villan è vero,
ma alfin mangio del mio: dove colei,
con tante sue pretese,
mangia, veste, e solazza all'altrui spese.
Io non vedo differenza,
tra costoro, e i borsaruoli,
quelli almeno per prudenza,
van di notte, e vanno soli,
dove trovan da rubar.
Ma quest'altre signorine,
anche il dì si fan vedere,
piene d'oro le manine,
d'oriuoli, e tabacchiere,
e si chiama regalar.
(parte)
Lisetta, e poi Dorina.
LISETTA
Non c'è, che bile intorno; ed io la prima
ho tanta rabbia in seno,
che non so dove vado,
e contro di colui sputo veleno.
DORINA
Amore è un furbetto,
che ride un pochetto,
che pianger poi fa.
Io lascio che rida;
ma s'egli si fida,
non so che farà
LISETTA
Con tal disinvoltura,
se la passa Dorina?
DORINA
E che farebbe,
Lisetta istessa ora che fu schernita?
LISETTA
Io sono imbestialita
contro quel mancator senza cervello,
che fa con tutte il bello.
DORINA
Ed io ne rido,
perché la moda è questa,
che s'impara da noi, se a tutti quanti
usan le donne ancor far le galanti.
LISETTA
Ma tre mogli in un giorno? Io non so come
trattenuta mi son da bastonarlo.
DORINA
Colla moneta sua voglio pagarlo.
LISETTA
Cioè cosa pensate?
DORINA
Burlar chi n'ha burlate.
LISETTA
Va ben, ma in qual maniera?
DORINA
La troverò ben io, prima di sera.
LISETTA
E Cicala che dice?
DORINA
Oh quanto a lui
la regola non varia,
di tenermi fra due sospesa in aria.
LISETTA
E vuol dir di tenerlo intanto a bada,
perché egli non si stanchi,
e se il conte mancò, quello non manchi.
DORINA
Per appunto così.
LISETTA
Brava sorella.
Per esser villanella,
tu ne sai più di me s'io non m'inganno.
DORINA
Nissun sa troppo, e chi non sa suo danno.
LISETTA
Ma speri tu che il conte
sposar ti voglia.
DORINA
E siete voi sicura
che non v'abbia a mancar?
LISETTA
C'è la scrittura.
DORINA
C'era ancora per me la sua parola;
eppur mancò.
LISETTA
Perché non sei tu sola.
Ma se sola tu fossi
quanto alle di lui nozze?
DORINA
Oh quanto a queste
quello stesso farei, che voi fareste.
LISETTA
C'è una gran differenza
fra i pomi e le castagne.
DORINA
Per quanto io so veder siamo compagne.
LISETTA
Dorina abbi giudizio,
o che alla mia bottega
non venderai mai più né un fior, né un frutto.
DORINA
Eh la mia gioventù val dappertutto.
LISETTA
Ma qui fai dei denari.
DORINA
Quando il conte non vien siamo del pari.
LISETTA
Molto ei ti sta sul cuore,
benché del par schernita abbia te stessa.
DORINA
Si tratta poi di diventar contessa.
LISETTA
Sì sì fidati pure
di quella sua contea.
DORINA
Non me ne fido
ma pur mi piacerebbe
mangiar ben, vestir meglio, e andare a spasso.
LISETTA
Per questa io te la passo,
ma che t'abbia a sposare molto ne temo.
DORINA
Vendichiamoci e poi discorreremo.
LISETTA
Vendichiamoci pure
che io do cento scritture,
per un solo puntiglio: ei non mi piace,
rido della contea, presto finiti,
saran di questo passo i suoi denari;
ma mettermi del pari
con una ballerina;
e peggio di Dorina
esser da lui burlata,
non m'accheto se pria non l'ha pagata.
Quando in testa si metton le femmine
qualche grillo, la voglion spuntar.
Siam bizzarre, ostinate, bisbetiche,
ma facciamo, e lasciamo cantar.
Non è ver! Non è ver! Che lo dicano
tutti quelli, che ci han da provar.
(parte)
Co: Fumana, e detta, poi Bellagamba, e Scaffetta.
FUMANA
Oh che fortuna mia! Sola è Dorina
che più dell'altre adoro; e se potessi
coglier il buon momento
di far pace con essa io son contento.
Bella Dorina mia.
DORINA
Bella! Per voi
son tutte del par belle e vezzose;
né a me siate importuno;
che voi tre ne volete, ed io nessuno.
(parte)
FUMANA
Oh l'affar s'imbroglia e queste donne
meglio di me far sanno il lor mestiero
con esse io scherzo, ed esse fan davvero.
BELLAGAMBA
Ecco qui il mancatore.
FUMANA
Son un uomo d'onore.
Di voi mi meraviglio.
SCAFFETTA
Un galantuomo
non promette a tre donne entro d'un giorno.
FUMANA
Quello che ho detto a replicar io torno
ma prudenza ci vuol.
BELLAGAMBA
Sì. Dice bene:
prudenza aver conviene
quando c'è una scrittura antecedente;
del resto poi o mia sorella, o niente.
FUMANA
Per me non mi ritiro. (Ora bisogna
dargli buone parole.)
SCAFFETTA
E dove mai si vuole
trovar per voi di meglio?
BELLAGAMBA
A me non tocca
di lodar mia sorella,
ma giovinetta... bella...
in su' primi teatri accreditata,
da tutti corteggiata.
E basta dire ch'oltre i regaletti
un forciero ella avrà pien di sonetti.
FUMANA
Tutto va bene, amico,
ma c'è quella scrittura.
SCAFFETTA
Anch'io lo dico.
BELLAGAMBA
Ma pur sa un vostro pari,
che a forza di denari
si fa di tutto al mondo; e s'io mi fossi
d'annullar quello scritto oggi capace
cosa dareste voi?
FUMANA
Quel che vi piace.
BELLAGAMBA
Per esempio, signor, trenta zecchini
vi parerian di troppo?
FUMANA
Ve li conto ad un tratto.
(gli conta i denari)
SCAFFETTA
(Son pochi.)
BELLAGAMBA
(Un po' di flemma, e il colpo è fatto.)
FUMANA
Questi son trenta in punto.
BELLAGAMBA
Ora pensavo
quanti anni son, che fatta è la scrittura.
FUMANA
Tre anni.
BELLAGAMBA
Oh per tre anni ho gran paura.
Sarà maggior la spesa.
FUMANA
Basta ben che si faccia ella con frutto.
BELLAGAMBA
Altri trenta zecchini, e si fa tutto.
FUMANA
Ahimè cresce la dose;
ma qui starci convien or che ci sono...
Eccovi gli altri trenta.
BELLAGAMBA
Or dite un poco
la scrittura è privata?
FUMANA
No: per man di notaio è stipulata.
BELLAGAMBA
Male, non farem nulla.
FUMANA
Non bastano i sessanta?
BELLAGAMBA
Ce ne vogliono almeno altri quaranta.
FUMANA
Gran zecchini mi costa
un sol foglio di carta.
SCAFFETTA
E questo è niente.
BELLAGAMBA
Un maneggio di testa
inoltre ci vorrà che non si stima.
FUMANA
Era meglio poi dir cento alla prima.
Ecco gli altri quaranta.
BELLAGAMBA
Amico, addio
e tra poco vedrete
che sanno far per voi due ballerini
perché spendiate ben cento zecchini.
(parte)
SCAFFETTA
Sperate ben; perché di me si tratta.
(Se non mi sposa più son soddisfatta.)
(parte)
Caligo, Cicala, e detto.
FUMANA
Di Dorina l'amante ecco se n' viene,
e di Lisetta il padre;
ma per celar a lor quel che si fa,
soggezione, contegno, e gravità.
Mi trovan di luna,
non vo' più nissuna,
così non si fa,
ho il fiele alla bocca;
ma gramo a chi tocca
qualcun piangerà.
CICALA
Con chi l'avete voi!
CALIGO
A chi credi parlar conte dei matti,
marchese leccapiatti? E non rammenti
che tu meco ragioni!
FUMANA
Parlo co' miei lacchè: tutti bricconi.
CICALA
Lo volevo ben dire.
CALIGO
Intendiamoci bene.
CICALA
Ma lasciarmi Dorina oggi conviene.
CALIGO
Ma conviene sposar oggi mia figlia.
FUMANA
A me non si consiglia,
a me non si comanda;
perché sempre da banda
due, tre, mille zecchini aver io soglio
per farvi...
CALIGO
Cosa far?
FUMANA
Quello, ch'io voglio.
(parte)
CICALA
Queste minacce a noi?
CALIGO
Colui si provi, e poi.
CICALA
Ma non gli deve
così passar intanto.
CALIGO
E che pretendi
far a colui, s'egli di qua se n' vada?
CICALA
Di sfidarlo son buono anche alla spada.
CALIGO
Ma sai tu maneggiarla?
Tra la zappa, e la spada,
c'è una gran differenza, e tu la credi,
che sia tutta una pasta.
CICALA
Quando lo so ammazzar, so quel che basta.
CALIGO
Basteria bastonarlo,
o cacciarlo in un fosso a notte oscura.
CICALA
Ne faranno un processo addirittura.
CALIGO
Peggio sarebbe assai se tu l'ammazzi.
CICALA
Se fossimo due pazzi,
da lasciarsi trovar dopo un tal fatto.
Si può cambiar paese,
e cento scudi allora a chi ne piglia.
CALIGO
Eh non voglio spiantar la mia famiglia.
Sai che possiamo fare?
CICALA
Cosa?
CALIGO
Te lo dirò prima di sera.
CICALA
La storia è troppo lunga,
e tanto non si aspetta,
a far una vendetta.
CALIGO
La farem, non temere.
Senza però che nasca un precipizio,
lasciati riveder, zitto, e giudizio.
Se più mi stuzzica,
quel cabalone,
vo' struccolarlo
come un limone
vo' macinarlo
come il caffè.
Voglio frullarlo,
come è frullata
la cioccolata,
ch'è tutta spuma,
che bolle e fuma;
e lascia pure
la cura a me.
(parte)
Dorina, e co: Fumana.
FUMANA
Fermate un sol momento
eccomi a vostri piè bella Dorina,
pietà, pentito io sono.
DORINA
Non c'è pietà, o perdono
per un vile, un ingrato, un mancatore.
Levatevi di qua.
FUMANA
Tanto furore!
Morire a' vostri piedi
ma levarmi di qua senza il perdono
non mai, crudel, non mai.
DORINA
Pietosa io sono
(ma pietosa con arte)
via sorgete, e sentiamo
cosa in discolpa vostra
sappiate dir... Prima però sediamo.
FUMANA
Benedette parole!
Benedetto perdono... Ecco ubbidita
(siede)
chi mi dona la vita
ed in mercede avrà questa mia mano.
DORINA
Tutto ben, ma un po' più da me lontano.
(si ritira)
FUMANA
Non è fatta la pace, e non avete
già perdonato o cara
ad uno che vi adora?
DORINA
Lontan vi ho detto, e più lontano ancora.
(ritirandosi colla sedia in collera)
FUMANA
Basta così ben mio?
(si ritira colla sedia)
Guardate quanto loco
fra noi resta di mezzo.
DORINA
Un altro poco.
(si ritira ancor ella)
FUMANA
Così vi basterà? Discreto io sono.
(va colla sedia fino alla scena)
DORINA
Farete il dover vostro
e in tal forma chi sa? basta, sentiamo
quali discolpe avete.
(Se mi vo' vendicar questa è la rete.)
FUMANA
Sia la prima discolpa
ch'amo voi sola; e sola voi pretendo
in quest'oggi sposar.
DORINA
Che? Non v'intendo.
FUMANA
M'accosterò un po' più.
(si accosta colla sedia e Dorina fa lo stesso)
DORINA
Via seguitate.
FUMANA
Se voi non vi fidate
d'una sola promessa
in questa notte istessa
io vi trarrò dalle paterne soglie.
DORINA
Non intesi... a che far?
FUMANA
Farvi mia moglie.
DORINA
E il caffettiere allora?
E Lisetta sua figlia, e la scrittura?
FUMANA
Eh! ch'io non ho paura;
né colui farà il bravo
perché prima d'andar di qua lontani
io lo bastonerò colle mie mani.
DORINA
Tornate un poco a dir.
FUMANA
Datemi mente.
(tutti due come sopra finché restano attaccati)
DORINA
Alto là, che voi siete un insolente.
Così ubbidite voi quando vi dico
che mi stiate lontan? Fede migliore
in altri casi ancor da voi non spero.
FUMANA
Non fate più rumor: torno dov'ero.
(si ritira alla scena e le volge le spalle)
DORINA
Così stiam meglio assai.
(fa lo stesso)
FUMANA
Più spietata che mai!
DORINA
Voi più bugiardo.
FUMANA
Questa è la pace ingrata?
DORINA
E questi sono
in mercé del perdono
i notturni sponsali.
(tornano ad accostarsi a poco a poco all'indietro senza guardarsi)
FUMANA
Io me ne andrei
per questa disumana anche sul foco;
e se mi accosto un poco
mi tratta ella così.
DORINA
Così si vede
che non sa serbar fede.
(sempre come sopra)
FUMANA
Ingannatrice!...
DORINA
Ingannator chi 'l dice.
FUMANA
Un cavalier mio pari!...
DORINA
Che far dei suoi denari
se amar egli non sa con altro frutto.
FUMANA
So chi è causa di tutto;
ma non son quel che son, se non l'accoppo.
E tra poco vedrem.
(si trovano affatto vicini schiena con schiena)
DORINA
(nell'accorgersene)
Questo è poi troppo
di voi mi meraviglio; e chi vi diede
(si leva in collera)
una tal confidenza?
FUMANA
A me dunque così?... Basta pazienza.
Sento il cor che mi vien meno,
prego invano, invan domando
guarda, dimmi, e senti almeno
che piangendo, e singhiozzando
son vicino a delirar.
Mia Dorina... Mia Dorina...
Ah questa assassina
di me non si cura
ma più che la prego
diventa più dura
mi fa disperar.
(parte)
Dorina sola.
Ho saputo di più che non volevo;
e valermene or devo
per fargli far cervello a modo mio;
ma vo' pensarci anch'io,
perché alfin tal marito
per me stessa sarebbe un buon partito.
Egli è incostante, è vero,
vuol far con tutte il bello
e a tre donne in un giorno egli ha promesso,
ma qual uomo oggidì non fa lo stesso.
Se volete far l'amore,
donne belle, è a buon mercato.
Uno vien, vi guarda e more,
vien quell'altro è disperato.
Chi sospira, chi delira,
senza voi viver non sa.
Vi conosco quanti siete,
sospirate, spasimate,
ma nissuno, a me credete,
per amor non morirà.
(parte)
Caligo, Cicala, e Lisetta.
CALIGO
Dove è andato colui?
CICALA
Qui per l'appunto
con Dorina io lo vidi
quando venni a chiamarvi.
LISETTA
E chi sa dove
iti saranno insieme?
CICALA
Questo è quel che mi preme
ma li vado a cercar, e vi protesto...
LISETTA
Dorina è qua, da lei sapremo il resto.
Dorina, Bellagamba, e detti.
DORINA
Tregua insieme per poco,
che a tutti un brutto gioco
di far prepara in questa notte il conte;
se noi perdendo qui troppe parole
d'accordo non restiam.
BELLAGAMBA
Faccia che vuole.
In tasca ho già del suo cento zecchini,
e voglio che cammini
sino in Moscovia, per averli indietro:
così tutto è finito,
né manca a mia sorella altro partito.
LISETTA
Se questo basta a voi,
altro ci vuol per noi.
CALIGO
Che burla è questa,
che il conte ha per la testa,
ed ultimar pretende a cielo oscuro?
CICALA
Non mi tocchi Dorina, altro io non curo.
DORINA
Qui ti volevo appunto,
seco ei la vuole; e m'ha già persuasa,
che mi lasci rapir fuori di casa.
CICALA
Poter di me! no 'l faccia,
no 'l tenti, non si azzardi, o gli protesto...
DORINA
Ma taci un poco, e ascolta in prima il resto.
CALIGO
E come mai pretende,
colui rapirti a forza?
DORINA
Io l'ingannai:
fingendo mi lasciai,
quasi a forza sedur dal suo pensiero,
per iscoprirlo a voi.
LISETTA
Brava da vero!
BELLAGAMBA
Non si potrà far meglio.
CICALA
E a noi s'aspetta adesso,
che sull'ingannator cada l'inganno.
CALIGO
S'ei me la fa mio danno.
DORINA
Eh voi prima che sia l'ora di cena,
guardatevi la schiena;
che un po' più tardi non saprei che farvi.
LISETTA
Perché?
CALIGO
Cosa farà?
DORINA
Vuol bastonarvi.
CALIGO
L'accopperemo lui se avrà l'ardire
d'entrare in casa, o di venir qua fuori.
BELLAGAMBA
Io fuggirò i rumori,
e andrò con madamina mia sorella,
senza far qui per lui tanti lunari,
a metter in sicuro i suoi denari.
CICALA
No, che tutti d'accordo,
noi fummo offesi, e a tutti ancor si aspetta
di farne la vendetta. Il primo io sono,
che questa notte istessa,
giacché tanto ho saputo,
gli vuo' dar quando viene il benvenuto.
DORINA
E che pensi di far?
CICALA
Lo so ben io.
CALIGO
Bastonar un par mio!
Non voglio esser da meno,
né la perdono a lui s'anche mi prega,
o se credo mangiar sin la bottega.
LISETTA
E noi cosa faremo
per beffarsi di lui?
DORINA
Ci penseremo.
Anzi ci abbiam pensato;
ma se il vento ha cangiato,
cangiar bisogna, e andar sempre a seconda.
O venga, o si nasconda,
zitto, all'erta, e veder cosa ne nasce,
ma vendicarci al certo,
che donne siamo, e son le donne usate
di dar la burla a chi le vuol burlate.
(parte)
LISETTA
Anch'io non mi ritiro,
vo con essa e sarò dov'ella stima,
per castigar colui sempre la prima.
(parte)
BELLAGAMBA
Veramente io lo seppi,
a quest'ora punir meglio di voi.
Ma pur starò a vedere, e in ogni caso,
se le bravate mie fosser qui vane,
sempre poi per fuggir le gambe ho sane.
(parte)
CALIGO
Orsù ci siamo intesi
il ciel si oscura, e buonanotte amico;
fa' pur, che anch'io farò più che non dico.
(parte)
Cicala, poi co: Fumana.
CICALA
Se non erro, già vien cheto, e pensoso,
quel pazzo glorioso,
ch'oggi fece impazzir la villa tutta;
e per fargli paura
mentre pretende a noi farla sì bella,
su quel tronco io mi metto in sentinella.
FUMANA
L'ora è adesso opportuna,
raggio non c'è di luna,
e nissun vede intorno il colpo mio.
CICALA
(dall'albero)
Il buffone non sa che ci son io.
FUMANA
Questa è la breve scala apparecchiata,
di seta intrecciata;
e quella di Dorina, e la finestra.
Colla mano maestra
la getto in alto. Eccola in alto appesa,
dove appunto io volea,
il peso a sostener d'una contea.
Son general d'armata,
che tento una scalata... Ecco la piazza,
dalli... ferisci... ammazza... Ombre notturne
voi fate almeno i sforzi miei sicuri.
Zitto trombe, e tamburi,
che non mi senta alcun... Via fucilieri...
addietro granatieri,
che solo io voglio in compagnia d'amore,
di montar questa breccia il primo onore.
(monta la scala)
CICALA
A tiro di cannone or che l'ho scorto
io la fo al general.
(dà fuoco)
FUMANA
Stelle son morto.
(cade e siede va sopra un sasso)
Veggio l'ombre della morte,
sono in riva a Flegetonte,
spettri, larve d'ogni sorte,
dove vai povero conte?
Così mori in fresca età?
(escono)
CALIGO E BELLAGAMBA
Che fu mai, cos'ha l'amico?
là disteso in sulla via?
Festi qualche stramberia?
Che domanda egli pietà.
CICALA
Niente, niente addirittura,
fu un tantino di paura,
che tra poco passerà.
CALIGO
V'han ferito, o bastonato?
BELLAGAMBA
Ad un conte delle botte?
CALIGO E BELLAGAMBA
Si sta a casa quando è notte;
ma ci spiace in verità.
FUMANA
Ah che son storpio,
non posso muovermi,
chiamate un medico,
per carità.
BELLAGAMBA E CALIGO
Sì bene: andiamo,
presto cerchiamo,
qualcun che venga
se per fortuna,
si troverà.
(partono)
FUMANA
Con che tremore,
mi batte il core:
so in un stato,
già disperato,
chissà se il medico
mi guarirà?
CALIGO
Signor conte allegramente:
ecco un medico francese,
e un chirurgo assai valente
che vi ponno risanar.
Sono qui per accidente,
e domani al suo paese,
senza dubbio han da tornar,
(vengono vestite da medici)
DORINA
Siete vu le malade,
mio caro monsieur?
Ici sur l'estrade,
che mal avez vu?
LISETTA
Monsieur medicin,
le polso touché.
DORINA
Monsieur chirurgien,
faites vous c'est assé.
LISETTA
Oh cedo a mon maitre,
domando pardon.
DORINA
C'è fretta peut etre:
d'accord, sans facons.
FUMANA
Ah men cerimonie,
che il male è gravissimo,
e intanto meschino,
monsù eccellentissimo,
di me che sarà?
LISETTA E DORINA
Tenè vu pazience
che a notre presence,
morire non pà.
BELLAGAMBA E CALIGO
Ma a questo gran male,
che sente d'avere
che mai si farà?
DORINA E LISETTA
C'est un polso che ne mostra,
bien de choses assez segrete;
che son mal est dans la tête...
dans la testa si savez
bien entendre le francè.
FUMANA
Il mio mal sia nella testa,
o sia in fondo della schiena,
mi guariscano alla presta,
questo è quel che importa a me.
DORINA
Risanarvi? Oui monsieur.
LISETTA
Mais signore, c'est a vous.
DORINA E LISETTA
Chirurgien, e medecin,
siamo nous bien onorati;
ma voulon être pagati,
e vous rien ne donerez.
FUMANA
Vi darò cento luigi,
e verrò fino a Parigi,
a trovarvi qualche dì.
DORINA E LISETTA
Peu de chose, mio signore,
e non basta a noi così.
CALIGO E BELLAGAMBA
Ma che di meglio
da lui volete,
per risanarlo
come che va?
DORINA
Ch'il me promette,
che ma sorelle,
ch'est pur tre belle,
l'epouserà.
FUMANA
Se non volete
altro che questo,
vostra sorella
sposo al più presto,
prima che io vada
lunge di qua.
LISETTA
Ma monsieur caro
votre Dorine
de vous meschine
cosa dirà!
FUMANA
Io non mi degno,
d'una villana.
BELLAGAMBA E CALIGO
O che briccone!
Come ci tratta;
ma colle buone
le pagherà.
DORINA
Monsieur le conte,
vous avez pure
le nozze pronte
della dilette
votre Lisette,
ed ella cedervi
mai non vorrà.
FUMANA
Io cavaliere,
sposar la figlia
d'un caffettiere?
Monsù non pa.
CALIGO E BELLAGAMBA
O che briccone!
Come ci tratta;
ma colle buone
la pagherà.
DORINA
Vous donc monsieur,
me promettez
che ma sorelle
vous sposeré?
FUMANA
Sì ve 'l prometto,
sì ve lo giuro,
vada Dorina,
che non la curo.
Vada Lisetta,
che la rinuncio
né più di loro
si parlerà.
LISETTA
Monsieur bravissimo
fate benissimo.
DORINA
Ma medicine
subitamente
vous guerira.
(si scoprono)
DORINA E LISETTA
Monsieur Fripone,
vada Dorina,
vada Lisetta;
ma l'una e l'altra
eccole qua.
FUMANA
Ora ci sono:
non val perdono
ma è ben terribile
tal novità.
DORINA
Io non mi degno
d'una villana;
monsieur Fripone
tenez comsà.
(lo deride con gesti)
LISETTA
Io cavaliere
sposar la figlia
d'un caffettiere
monsieur Fripone
tenez comsà.
(come sopra)
TUTTI
Che vergogna al mancatore!
Per le donne quanto onore!
Si arrossisca, ci confonda,
vada, fuga, si nasconda:
chi più d'una ne vorrebbe
senza tutte ha da restar.
Stanze nella casa del Caffettiere.
Bellagamba, e Caligo.
BELLAGAMBA
Il conte è svergognato.
CALIGO
Ma non è castigato
quanto colui n'è degno.
BELLAGAMBA
E che vorreste
fargli di peggio?
CALIGO
Un mio bizzarro umore
adesso mi consiglia,
s'anche la vuol, di non gli dar mia figlia.
BELLAGAMBA
Così far si dovrebbe; e mia sorella
come altresì Dorina
no 'l sposa più, s'anche la fa regina.
CALIGO
Brave da galantuomo,
e benché quello scritto ancor ci sia
per la figliuola mia,
se avessi qui presente altro partito
ad onta sua vorrei darle marito.
BELLAGAMBA
Se a far questa vendetta
mi credeste capace
sempre qui ci son io.
CALIGO
Non mi dispiace.
Andrà girando il mondo,
e meglio di nissuna
forse farà fortuna. In ogni caso
della bottega mia son tali i frutti,
che sempre poi c'è da mangiar per tutti.
BELLAGAMBA
Eh ben voi risolvete,
che di meglio bramar io non saprei.
CALIGO
Ci penserò; ma vo' parlar con lei.
BELLAGAMBA
Non si opporrà, io lo spero
e tanto ella mi stima.
Che a dir di sì certo sarà la prima.
Via si preparino
presto i sponsali,
che al suon di pifferi,
al suon di nacchere
tra canti, e balli
la sposerò.
Son sicurissimo,
son contentissimo,
che bella moglie
presto averò!
(parte)
Lisetta, e detto.
CALIGO
Da voi venivo appunto.
LISETTA
E che volete?
CALIGO
Compier le mie vendette. Or che colui
verrà forse a pregarvi,
che la scrittura sua gli sia serbata
far che ad altro vi trovi egli sposata.
LISETTA
E lo sposo dov'è?
CALIGO
L'ho già trovato,
né vi dispiacerà, s'io l'indovino.
LISETTA
Forse qualche villan?
CALIGO
No: il ballerino.
LISETTA
Davvero n'ho piacere.
Gliela farò vedere
a quell'ingannator: mi piace assai
di camminar il mondo;
e più d'una bottega
all'umor mio conviene
di farmi idolatrar sopra le scene.
Già mi pare diventare
madamina ballerina.
Servitori protettori
sospiretti, regaletti,
battimani in quantità.
Altro allora che bottega,
chi mi chiama, chi mi brama,
chi m'adora, chi mi prega
che piacer questo sarà!
(parte)
Dorina, e detto.
CALIGO
Vieni a tempo Dorina
per sentir la novella,
che al conte gliela fo come si deve:
e quando men l'aspetta
un altro ha da sposar la mia Lisetta:
DORINA
(Tanto meglio per me.) Me ne consolo.
CALIGO
Così resterà solo.
Quel cabalone; e tu trova Cicala,
fa' che al più presto anch'ei sia tuo marito;
onde resti colui per sua sfortuna,
di tre che ne volea senza nissuna.
Si netti la bocca,
che niente gli tocca
quel conte del fumo,
marchese lunario,
che bene gli sta
che vada, che corra
sin che perde il fiato,
che già l'ho mandato,
e torno a mandarlo
dove han da legarlo,
se il pazzo farà.
(partono)
Sala illuminata.
Dorina, e poi co: Fumana.
DORINA
Quando è così, non posso
di meglio oggi bramar nel caso mio
e giacché viene il conte
più non lo tengo a bada:
ma sposar io mi fo prima che vada.
FUMANA
(Ecco quella crudele;
ma vo' star sulla mia più che non stima.)
DORINA
(Qui bisogna per forza esser la prima.)
FUMANA
(Già mi guarda l'ingrata.
Ma gravità.)
DORINA
Che bel momento amico...
FUMANA
Amico! Con chi parli!
DORINA
A voi lo dico.
FUMANA
A me! Sono chi sono:
voglio i titoli miei.
DORINA
Signor perdono.
FUMANA
Son qualcosa di più. C'è la contea.
DORINA
Signor conte io credea...
FUMANA
Un poco d'illustrissimo
non ci starebbe mal.
DORINA
Anzi benissimo
vi do dell'Eccellenza
se la volete ancora;
ma in foggia così strana
ricevete Dorina?
FUMANA
Una villana.
DORINA
Ma l'amate per altro, e mi ricordo...
FUMANA
Un poco più lontan che non son sordo.
DORINA
Con tutta questa boria
a chi voi prometteste anche la mano
e sposo sua vi brama?
FUMANA
Tenez comsà madama.
DORINA
Ma quello fu uno scherzo
fui dagli altri sedotta; e vi protesto...
FUMANA
Un po' più in là, ne discorrian di questo.
DORINA
Per altro io spero ancora:
perché non state voi quasi più saldo?
FUMANA
Mi movo perché ho caldo.
DORINA
E quel sospiro
che v'è adesso scappato?
FUMANA
Monsieur le medicin, sono ammalato.
DORINA
Sarà male d'amore.
FUMANA
Ohibò: male alla testa.
DORINA
Ma la ricetta è questa
di sposare chi v'ama.
FUMANA
Tenez comsà madama.
DORINA
Oh la musica è lunga
l'ho sofferta che basta,
e tenete voi pur questo sussiego,
che per aver marito altro non prego.
(in atto di partire)
FUMANA
Piano, e più colle buone.
(Di non tornar mai più troppo è capace
e cederò perché costei mi piace.)
DORINA
Che volete da me?
FUMANA
Farvi vedere
che voi non meritate
le nozze mie... ma pur chissà?... vedremo.
Tempo a pensarci io chiedo,
ma troppo v'amo ancora.
DORINA
Io non lo credo
FUMANA
Non mi credi anima mia?
M'apri il petto, e vedi in pria,
se ci trovi in petto il cor.
DORINA
Io ci trovo un cor sì rio,
ch'è di tutte, e non è mio,
cor ingrato e traditor.
FUMANA
Per te sono qual mi vuoi.
DORINA
Si può dir; ma non è poi.
FUMANA
Sì carina.
DORINA
No caretto.
FUMANA
Poverina.
DORINA
Poveretto.
FUMANA E DORINA
Ben è pazzo chi vi crede,
in amor non c'è più fede
s'ama sol per ingannar.
FUMANA
Ma via che facciamo?
DORINA
Che dire non so.
FUMANA
Non dire, ma fare.
DORINA
Ci voglio pensare.
FUMANA
Di pace si tratta.
DORINA
È fatta, o non fatta?
FUMANA
È fatta, o non fatta?
DORINA
(Ah dirlo non posso,)
FUMANA
Mi fo rosso! rosso.
DORINA E FUMANA
Coraggio ci vuole.
Bisogna parlar.
DORINA
Di pace si tratta.
FUMANA
È fatta, o non fatta?
DORINA
Ah questo è l'imbroglio
non so cosa voglio.
FUMANA
Via cosa volete?
DORINA
Vi voglio sposar.
FUMANA E DORINA
O caro perdono
più bello del sole,
che dopo del tuono,
si vede spuntar.
Perdono amoroso,
che in mar di dolcezze,
la sposa, e lo sposo,
farà naufragar.
(partono)
Lisetta, Caligo, Bellagamba, Scaffetta, e poi Cicala.
LISETTA
Non so s'abbia saputo,
delle mie nozze il conte.
SCAFFETTA
Io l'ho veduto,
ma non gli dissi nulla,
perché con tutti a star sul serio ei prese,
non gli si può parlar.
CICALA
Gran cose ho intese.
CALIGO
Di chi mai?
CICALA
Di Dorina. Ella sta bene;
ma meglio io ne starò.
BELLAGAMBA
Zitto che viene.
Dorina, co: Fumana, e detti.
CALIGO
Qui ti volevo, amico, eccoti in pezzi
la tua scrittura, e vada ella per aria
come la tua contea ch'è immaginaria,
Lisetta intanto è sposa,
madama non ti vuol: Dorina anch'ella
la vogliam con Cicala accompagnata.
DORINA
Troppo tardi davvero, ei m'ha sposata,
CICALA
Non me ne importa nulla; io lo sapea;
e qua per dirlo io venni.
LISETTA
Ne manderem le nuove alla contea.
CALIGO
Così non c'è rimedio, a quel ch'è fatto.
BELLAGAMBA
Siamo impazziti assai, dietro a quel matto.
FUMANA
Se pazzo io son godete,
quello che getto via,
ma in chi n'ha da gettar bella pazzia!
DORINA
Non più parola insomma.
BELLAGAMBA
Fatti; e Lisetta io sposo.
LISETTA
Meglio questo, che niente.
SCAFFETTA
Ed io resterò sola?
CALIGO
Di sposarvi io vi do qualche parola,
perché tre donne in lega
mi faran più avventori alla bottega.
TUTTI
Tre donne, signori,
di meglio non c'è
fra tutti i licori
che vende un caffè.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 02/03/2019
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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