Meglio consacrarsi non ponno le letterarie vigilie, che ad un principe letterato non mancando a questi cognizione per distinguere, e grado per sostenere, e proteggere. A vostra eccellenza adunque, ch'è principe di quel soglio, ove si adora la maggior fede, e che s'alza con la sublimità dell'ingegno, ove giungono appena i voli delle menti più dotte, per ottima elezione, io consacro nel presente dramma le foglie delle mia poca fronte, e le gocce, quali elleno corrano, della mia debole penna. Voi eccellent. principe, se bene da queste vostre natie contrade partiste ad accrescere splendori alle pompe dell'Aventino, non però affatto da noi spariste, né tutto Roma vi tiene, mentre la miglior parte ne serbano i nostri cuori. Il vostro nome, non già meno tocca all'Adria, che vi produsse e allenò, che al Tebro, che vi riceve. Io pure, si come qui sempre vi ho tributati i miei veri ossequi, così anco in lontano non trascuro di umiliarvi in queste offerte rime, testimoni sinceri del mio rispetto. Non può giungere importuno il poetico componimento al vostro buon genio, a cui sono familiari le muse, e per cui trattar sapete cetra maestra, onde più volte rissonar faceste i più alti gioghi di Pindo, e l'anima grande di v. ecc. m'assicura del benignissimo suo aggradimento, e della permissione alla mia divota servitù del titolo glorioso di sempre essere di v. ecc. umiliss. devotiss. osseq. ser.
Antonio Arcoleo