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Scena prima |
Vestibolo del teatro nel palazzo di Borgogna. Cartellone appeso con l'annunzio della commedia: «Scaramuccia Eremita». Di fronte ingresso alla platea; dai due lati scale praticabili che mettono alle logge. Da un fianco porta d'entrata e corpo di guardia; da un altro un caffè. Lumiere accese. Alcune Persone sedute al caffè, altre che vengono dal teatro, altre che vanno su e giù passeggiando per l'atrio. Odesi di dentro l'orchestra che suona la sinfonia, o intermezzo, che si usa fra un atto e l'altro. |
Q
bollettinaio, persone, caffettiere
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CORO Iº |
Che vi sembra della farsa?
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IIº |
Non ci è male a quel prim'atto.
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TUTTI |
Ma finor la sua comparsa
Scaramuccia non ha fatto.
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CORO Iº |
Il brav'uomo che è Scaramuccia!
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IIº |
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TUTTI |
La più insulsa commediuccia
egli arriva a far piacer.
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CORO Iº |
Contro i drammi italiani
sorga pur la Francia intera...
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IIº |
Di Molière i partigiani
ciarlin pure a lor maniera...
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TUTTI |
A chi vuol lasciam decidere
chi ha maggiore abilità,
Scaramuccia ne fa ridere
bravo è assai chi rider fa.
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| (cessa la musica di dentro) | |
CORO Iº |
Ma comincia il second'atto...
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IIº |
Sì perbacco, è cominciato.
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TUTTI |
Rientriamo.
(entrano tutti in teatro)
| persone ->
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Scena seconda |
Grande strepito in teatro. |
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VOCI (gridando) |
Dagli al matto!
Alla porta il malcreato!
Qua le guardie... fuori, fuori!
Il villano!... Il seccator!
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Scena terza |
Esce dal teatro Tomaso a gambe, inseguito da molte Persone. Un Ufficiale con Soldati si presenta dal corpo di guardia. Cavalieri e Dame dalle scale della loggia. |
<- Tomaso, cavalieri, dame, ufficiale, soldati
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UFFICIALE |
Acquetatevi, signori:
chi sei tu che fai rumor?
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TOMASO
Son Tomaso Scarafaggio,
vignaiuol di San Quintino,
detto il Sega nel villaggio,
perché suono il vïolino...
Son partito, è più di un mese,
solo solo dal paese,
per cercar di piazza in piazza
un'amabile ragazza,
la figliuola del padrone,
che un incognito rapì...
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CORO |
Come ci entra la ragazza
col rumore che festi qui?...
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TOMASO |
Come c'entra? Ci entra, sì.
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Là di fuori, mentre io giro
fra la calca, fra la pressa...
una donna entrar qui miro...
da lontano mi par dessa.
Entro anch'io... più non la vedo...
alla gente invan ne chiedo...
Ciaschedun mi ride al muso...
resto attonito e confuso...
Quando s'offre da un sipario
Scaramuccia innanzi a me.
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CORO |
E la farsa, oh temerario,
interrotta fu per te.
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TOMASO |
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Scaramuccia, fra me dico,
la fanciulla avrà veduto;
di suo padre egli era amico,
n'ebbe alloggio, e n'ebbe aiuto. ~
Detto ciò nel mio cervello,
me gli cavo di cappello...
Scaramuccia là dal suo posto
non mi bada, ed io m'accosto. ~
E lo chiamo. «Ehi, buona sera!
La salute come va?»
«Zitto!» un dice: un altro: «abbasso!»
Io non bado, e tiro avanti.
Qui succede un gran fracasso,
mi son contro tutti quanti.
Io, cospetto, mi risento...
mi difendo in mezzo a cento. ~
Ma si affollan le persone,
fan di me qual d'un pallone;
e percosso e conquassato
alla fin mi trovo qua.
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TUTTI |
Da Molière sei pagato,
ben si vede, ben si sa.
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TOMASO |
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Tutti. | |
CORO |
Tu vedi il rischio, briccon, che corri,
perciò tu fingi, vuoi far lo gnorri...
ma Scaramuccia quanti ha nemici,
ha protettori, sostegni, amici,
che queste cabale da mascalzone
sapran conoscere, sapran disfar.
Esci: e ad apprendere vanne in prigione
a starti cheto, a ben trattar.
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TOMASO |
Eh! che di cabale io non m'intrico...
di Scaramuccia son grande amico...
Quand'ei fermossi al mio paese,
io l'ho fedele servito un mese.
Alle sue farse suonai per nulla,
voi lo potete interrogar...
(Ah! se ti trovo, crudel fanciulla,
cotanto strazio mi déi pagar.)
(è strascinato nel corpo di guardia)
| ufficiale, Tomaso, soldati ->
|
| cavalieri, dame, bollettinaio, caffettiere ->
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Scena quarta |
Domenico, indi Lelio. |
<- Domenico
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| (sono ambidue coperti da un tabarro, e sotto hanno il vestito della loro maschera; vengono dalle scale a dritta) | |
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DOMENICO |
(ridendo)
Ah! ah! Bizzarro è il caso,
singolar l'avventura! Una commedia
ne farà Scaramuccia, io ci scommetto.
| |
| <- Lelio
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LELIO |
Tu ridi! ed io, cospetto!
io, se potessi, strozzerei quel tristo. ~
Uno scandalo egual mai non s'è visto.
La farsa incominciata
andava a gonfie vele, ed i maligni
si rodean dalla rabbia, allor che venne
sul più bello a guastarla il temerario.
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DOMENICO |
Di partito contrario
tu ci vedi una trama, ed io son certo
che non ci fu malizia in nessun modo:
e perciò me la rido e me la godo.
| |
LELIO |
Son cabale, me 'l credi,
cabale di chi vuol che del teatro
ci neghi il privilegio il re Luigi,
già per tutta Parigi
d'altro non si discorre, e di Molière
all'eccesso cresciuta è l'albagia.
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Scena quinta |
Scaramuccia nel suo costume, circondato da tutta la truppa di Comici, Uomini e Donne in vari vestiti, con fagotti, utensili per la commedia ecc. ecc. |
<- Scaramuccia, comici, uomini, donne
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SCARAMUCCIA |
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LELIO |
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SCARAMUCCIA |
La scena è un mare instabile
che muta ad ogni vento.
Fortuna lo fa torbido,
lo calma a suo talento.
Ben matto è quell'autore
che spera in suo favore;
che il genio universale
confida d'incontrar!
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LELIO |
Ma quando contra il merito,
palese a tutti quanti,
rabbiosi si scatenano
maligni od ignoranti,
conviene che un artista
sia proprio un apatista,
convien che sia di stucco
per ridere e scherzar.
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DOMENICO |
Amico, il vero merito
dev'esser sofferente;
saper ch'ei dée dipendere
dal gusto della gente...
Voler di questi e quelli
dirigere i cervelli,
è come i venti e l'onde
pretender regolar.
| |
| |
SCARAMUCCIA |
V'ha quello che vuol ridere,
v'ha quel che pianger brama.
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DOMENICO |
Sublime un crede il semplice,
abbietto un altro il chiama.
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SCARAMUCCIA |
Chi dice che il soggetto
è fuor del naturale.
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DOMENICO |
Chi senza il così detto
effetto teatrale.
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SCARAMUCCIA E DOMENICO |
Chi il dice originale,
chi insipido, e volgar.
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LELIO |
E allor né il ben né il male
possiamo giudicar.
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SCARAMUCCIA |
V'han poi mille pericoli,
v'han casi impreveduti...
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DOMENICO |
Un uomo che sbadigli,
un altro che starnuti...
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SCARAMUCCIA |
L'impaccio d'una tenda
che a tempo non discenda...
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DOMENICO |
Un gatto ch'esca fuori,
sul palco co' gli attori...
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SCARAMUCCIA |
| |
DOMENICO |
Qualcun che c'interrompa...
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SCARAMUCCIA E DOMENICO |
A un tratto e prosa e versi
a terra fa cascar.
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LELIO |
E allor chi può tenersi? ~
Lasciatemi gridar.
| |
| |
SCARAMUCCIA E DOMENICO |
Io per me non mi sgomento,
se mi coglie la tempesta;
se mi traggo a salvamento,
non ho fumi per la testa:
sia pur male sia pur bene
prendo il vento come viene...
Oggi abbasso, in alto ieri...
È destin, non ci è che far.
E i saccenti e i gazzettieri
ciarlin pur se von ciarlar.
| |
LELIO |
Non son io, non son di pasta,
così dolce come voi:
vedo il danno che sovrasta
al teatro, all'arte, a noi.
Sentirete domattina
la malizia parigina!
Sentirete i gazzettieri
come ben sapran tagliar!
Oh! il peggiore de' mestieri
siam dannati a esercitar!
(parte)
| Lelio, comici, uomini, donne ->
|
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Scena sesta |
Domenico, Scaramuccia, indi Tomaso. |
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| |
DOMENICO |
Ah! ah! non vidi mai
un brontolon suo pari.
| |
SCARAMUCCIA |
Or dimmi, amico!
dove fu tratto quell'originale
che in sì strana maniera
volle fare con me conversazione?
| |
DOMENICO |
Per ora in camerin: poscia in prigione.
| |
SCARAMUCCIA |
Vanne, e in mio nome prega
l'ufficial di guardia a rilasciarlo.
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| (Domenico parte) | Domenico ->
|
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SCARAMUCCIA |
Io voglio interrogarlo,
saper chi lo mandò. ~ Chi sa? potrei
la cabala sventar, s'egli è pur vero
che cabala ci sia... ma non lo credo.
| |
| <- Tomaso
|
TOMASO |
Dov'è il mio Scaramuccia?
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SCARAMUCCIA |
Oh! chi mai vedo?
Tomaso!
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TOMASO |
Scaramuccia!
Un abbraccio, amicone.
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SCARAMUCCIA |
Tu in Parigi?
Come? perché? Del tuo padron mi rechi
buone novelle?
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TOMASO |
Buone. ~
Il vecchio sta benone,
se non che tormentato è dalla gotta,
ed ha perduta l'unica figliola,
quella ragazza sì modesta e bella...
| |
SCARAMUCCIA |
Che ascolto! Elena forse?
| |
TOMASO |
| |
SCARAMUCCIA |
Racconta... è morta forse?
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TOMASO |
Peggio che morta! Un bel mattin trovossi
vuota la stanza sua.
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SCARAMUCCIA |
| |
TOMASO |
Si dice che rapita
se l'abbia un forestiero.
| |
SCARAMUCCIA |
| |
TOMASO |
L'ignoro. Egli è un mistero.
A questa ria notizia
presa dall'itterizia
restò la zia Gilotta,
ed al padrone risalì la gotta.
| |
SCARAMUCCIA |
| |
TOMASO |
Io solo
la testa conservai: diedi di mano
a un paio di luigi,
e me n' venni a Parigi,
deciso di trovar la fuggitiva,
o di mangiar tutta la mia sostanza.
| |
SCARAMUCCIA |
| |
TOMASO |
Io pongo in voi la mia speranza.
Voi, volpe vecchia, voi
che tutto conoscete,
assistermi potrete...
| |
SCARAMUCCIA |
Io te 'l prometto...
Farò di tutto per scoprirne traccia,
per liberarla, se possibil fia. ~
Or vieni in casa mia:
io mi rendo di te mallevadore.
| |
TOMASO |
Bravo il mio Scaramuccia! Ottimo core!
| |
| |
| (partono) | Scaramuccia, Tomaso ->
|
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| | |
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Scena settima |
Sala nell'abitazione di Scaramuccia. Esce Sandrina seguitata da Commedianti uomini e donne. |
Q
<- Sandrina, commedianti
|
| |
CORO |
Ma ti par? Sì facil credi
recitar, far ben la scena?
Tu idïota, e giunta appena
dal villaggio alla città?
Se il padron restio tu vedi,
il padron sa quel che fa.
| |
SANDRINA |
Così nuova nel mestiere,
signorini, non son io:
ci vuol poco per piacere
con un muso come il mio.
Io so ben per vecchi esempi
quanto può l'abilità.
Ma so pur che a' nostri tempi
tutto cede alla beltà.
| |
CORO |
Ma il poter della bellezza
quando è sola, poco dura.
| |
SANDRINA |
Un tantino d'accortezza
lo conferma e l'assicura,
per esempio... un protettore
di gran polso e di gran core...
due biglietti a tempo spesi...
un pranzetto ai più scortesi,
un pacchetto di luïgi
a un giornal... che assai ve n'ha...
vela agli occhi di Parigi
la peggior mediocrità.
| |
CORO |
La gran volpe che tu sei!
Te sì scaltra non credei...
la fantesca di Molière
men ne intende, men ne sa.
| |
SANDRINA |
Oh! si è certi di piacere
con l'ingegno e la beltà.
| |
|
Se credo allo specchio
che ho sempre davanti,
se bado agli spasimi
di cento galanti,
ho più del bisogno
per fare furor.
A tempo so piangere,
a tempo son mesta...
so far la pettegola,
so far la modesta,
al pari dell'iride
ho tutti i color.
| |
| |
CORO |
Ah ah! non ci è comica
di tanto valor.
| |
| |
| (i comici partono) | commedianti ->
|
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|
Scena ottava |
Sandrina, indi Scaramuccia. |
|
| |
SANDRINA |
Che sciocchi! Non san essi
che testina è la mia: non san che prova
del mio poter già feci, e molti e molti
ho visto delirar a' piedi miei;
che una dama a quest'ora esser potrei.
Ma io fra tanti amanti
non ho deciso ancor. Lelio è un brav'uomo,
ma geloso e seccante;
il Contino è galante,
ma giovane e leggero; e un mese è quasi
che più nulla si sa de' fatti suoi.
| |
SCARAMUCCIA (di dentro) |
| |
SANDRINA |
Chi mi chiama? ~ Ah! siete voi!
| |
| <- Scaramuccia
|
SCARAMUCCIA |
Prepara questa sera
un coperto di più...
| |
SANDRINA |
| |
SCARAMUCCIA |
T'inganni: è un contadino
del tuo paese.
| |
SANDRINA |
| |
SCARAMUCCIA |
Non voglio
privarti del piacer della sorpresa.
Tu il conoscesti, e gli eri amica un giorno...
qui l'accogli, e li trattieni infin ch'io torno.
(parte)
| Scaramuccia ->
|
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Scena nona |
Sandrina, indi Tomaso. |
|
| |
SANDRINA |
Fermatevi... ascoltate. ~
Va come il vento. ~ Chi sarà costui?
Come viene a Parigi? e per qual caso...
| |
| <- Tomaso
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TOMASO |
| |
SANDRINA |
| |
TOMASO |
Tomaso, in carne e in ossa...
Tomaso Scarafaggio.
| |
SANDRINA |
| |
TOMASO |
| |
SANDRINA |
| |
TOMASO |
L'Orfeo di San Quintino. ~ Sì, signora...
ma voi?
| |
SANDRINA |
Buffon! non mi conosci ancora?
| |
TOMASO |
Aspettate.
(si accosta)
Ah! Sandrina!
| |
SANDRINA |
| |
TOMASO |
Detta la Farfalla?
Lo spirito folletto del paese?
Mutabil più che non è fronda in bosco?
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SANDRINA |
Quella, quella, briccone!
(gli dà uno schiaffo)
| |
TOMASO |
| |
| |
|
Che fai qui con questo arnese?
Con quell'aria da signora?
Sei com'eri al tuo paese,
capricciosa come allora?
Segui sempre a farti gioco
dell'altrui credulità?
Io vorrei sapere un poco
i tuoi fasti di città.
| |
SANDRINA |
Tu che fai con quel gabbano?
Con quel volto da pancotto?
Sei tu sempre quel gabbiano,
quell'allocco, quel merlotto?
Di far vezzi hai pur coraggio?
Hai speranza di piacer?
I tuoi fatti del villaggio
un tantin vorrei saper.
| |
TOMASO |
Io son l'idol del contado:
io di belle ho più di cento.
| |
SANDRINA |
Io d'amanti, ovunque vado
ho d'attorno un reggimento.
| |
TOMASO |
Ma dal dì che sei fuggita,
io cambiai costumi e vita:
alle donne rinunziai;
dell'amor non so che far.
| |
SANDRINA |
Ma degli uomini mi rido;
di sedurmi ognuno io sfido;
non potrei quanto t'amai
uomo alcuno in terra amar.
| |
TOMASO |
| |
SANDRINA |
| |
TOMASO |
| |
SANDRINA |
| |
TOMASO |
Ah, Sandrina! ho qui un pensiero...
| |
SANDRINA |
Io, Tomaso, ho qui una speme.
| |
TOMASO
Mi potrei, se tu volessi,
coll'amor pacificar.
|
Insieme
SANDRINA
Se un Tomaso aver potessi,
no 'l vorrei mai più lasciar.
|
| |
| |
TOMASO |
Ah, tu l'hai, se tu lo vuoi.
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SANDRINA |
Non mi fido: egli è un ingrato.
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TOMASO |
Tu lo vedi a' piedi tuoi.
(s'inginocchia)
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Scena decima |
Lelio, e detti. |
<- Lelio
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| |
LELIO |
| |
SANDRINA |
(rialzandolo)
Ah! l'ho trovato.
| |
SANDRINA E TOMASO
Siamo ancora nel villaggio
dove nacque il nostro amor;
ah! facciamo ancora un saggio,
idol mio, del nostro cor.
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Insieme
LELIO
(La civetta! Ed è pur vero?
A colui si appiglia ancor?
Oh Contino! abbiam davvero
un leggiadro successor!)
|
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LELIO |
(avanzandosi)
Brava Sandrina!
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SANDRINA |
(volgendosi)
(Oh! diamine!)
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LELIO |
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TOMASO (a Sandrina) |
| |
SANDRINA (piano a Tomaso) |
È un comico... secondami.
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LELIO (a Sandrina) |
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SANDRINA |
| |
LELIO |
Di che? (La perfida
può domandarlo ancor!)
| |
SANDRINA |
Ah! ah! s'infuria subito!...
Fa tosto il bell'umor!
Quest'uomo è un dilettante,
amico del padrone,
che un bravo commediante
sarebbe all'occasione.
Con lui, così per gioco,
volea provarmi un poco
se d'una scena tragica
mi so disimpegnar.
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LELIO |
Un comico quel tanghero?
Va' via: non m'ingannar.
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TOMASO |
Che cosa è questo tanghero?
Perché tant'albagia?
Io recito: son comico
al par di chicchessia.
Noi pure a San Quintino
abbiamo un teatrino,
dal dì che Scaramuccia
vi venne, e vi alloggiò.
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LELIO |
Va' a recitare al diavolo...
| |
TOMASO |
| |
SANDRINA |
| |
TOMASO |
| |
LELIO |
| |
| |
TOMASO (recitando) |
«Zoppo Vulcano arretrati,
o ti farò far senno.
Vanne a gonfiare il mantice,
a far carbone in Lenno:
questa leggiadra Venere
per te boccon non è.»
Sbuffa, se vuoi: ma comico
son io miglior di te.
| |
SANDRINA (recitando) |
«Non attizzar la collera
del fero iddio dell'armi:
con quella tua fuliggine
guardati dal macchiarmi
o andar gli dèi farannoti
zoppo dall'altro piè.»
Sciocco, geloso, stolido!
L'avrai da far con me.
| |
LELIO |
Taci... (Non so chi tengami...
mi prudono le mani...
Come di me si burlano
cotesti due villani?
Or faccio uno sproposito...
or vado fuor di me.)
Ah! perché mai, pettegola,
m'innamorai di te?
| |
| |
| (Sandrina, beffeggiando Lelio, parte con Tomaso) | Sandrina, Tomaso ->
|
|
|
Scena undicesima |
Lelio solo, indi il Contino. |
|
| |
LELIO |
E mi lascia così? Non son chi sono,
se pentir non la faccio. ~ E che farei?
Tutto mi piace in lei,
persin l'infedeltà. Ch'io l'ami, e crepi
d'ira e di gelosia vuole il destino.
| |
CONTINO (di dentro) |
| |
LELIO |
Il Contino!
Ecco un altro che vien per mia molestia.
| |
| <- Contino
|
CONTINO |
| |
LELIO |
Si serva.
(esce rapidamente)
| Lelio ->
|
| |
CONTINO |
| |
|
|
Scena dodicesima |
Il Contino solo. |
|
| |
|
Mi fa Lelio il brutto muso...
per Sandrina! Oh! che animale!
Ei mi crede ancor rivale:
gelosia di me pur ha.
De' miei pari ei non sa l'uso.
Oggi qua, domani là.
Ch'io vagheggi un solo oggetto?
Di costanza ch'io mi picchi?
Converria non esser ricchi,
né sul fiore dell'età.
Sta la gioia ed il diletto
nella bella varietà!
Quando fia che d'un sol fiore
la farfalla si contenti,
quando un fiore a tutti i venti
di piegar non cesserà,
io fedel sarò in amore;
il mio cor sol una avrà.
Or son d'Elena invaghito,
oggi il mondo io do per lei;
ma giurare io non potrei
che doman mi piacerà.
È deciso: il mio partito
è la bella varietà.
| |
|
|
Scena tredicesima |
Scaramuccia, e il Contino. |
<- Scaramuccia
|
| |
SCARAMUCCIA |
M'inchino al signor Conte. Alfin vederlo
posso in mia casa, dopo aver battuto
alla sua porta venti volte invano!
| |
CONTINO |
Perdona: da Parigi io fui lontano.
Non mi serbar rancore;
d'uopo ho di te. ~ Venir co' tuoi compagni
questa sera tu déi nel mio casino,
dove un lieto festino ~ ho preparato
per divertir la più gentil fanciulla,
che mai si presentasse agli occhi tuoi,
e di cui sono amante.
| |
SCARAMUCCIA |
Amante! Voi?
Sarà secondo il solito
qualche modista, qualche ballerina...
| |
CONTINO |
È una beltà divina,
ingenua, virtuosa,
la modestia in persona...
| |
SCARAMUCCIA |
E tal fenice
vien nel vostro casino! E in qual paese,
in qual parte di ciel l'avete tolta?
| |
CONTINO |
| |
SCARAMUCCIA (sorpreso) |
| |
CONTINO |
| |
| |
|
Le più leggiadre e amabili
damine della corte
l'idolo mio non valgono,
quantunque in umil sorte...
Agli atti, ai modi, al volto
è un angelo d'amor.
(vedendolo pensoso)
Ma che fai tu?
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SCARAMUCCIA |
Vi ascolto.
(È lei: me 'l dice il cor!)
| |
CONTINO |
L'amai: più giorni incognito
presso di lei mi tenni:
piacqui a quell'alma tenera,
cambio d'amor ne ottenni;
e al mio voler sommessa
Elena mi seguì.
| |
SCARAMUCCIA |
Elena!... (Ah! è dessa, è dessa:
il core non mentì.)
Ma della pover'Elena
che far pensate voi?
| |
CONTINO |
| |
SCARAMUCCIA |
| |
CONTINO |
Stolido!
E consigliar me 'l puoi?
| |
SCARAMUCCIA |
Ma l'onor suo, Contino!...
E il mondo che dirà?
| |
CONTINO |
Il mondo, o babbuino!
il mondo riderà.
| |
SCARAMUCCIA
Deh! prego, lasciatela ~ partire innocente:
al padre rendetela ~ al padre dolente.
Le angosce ne immagino ~ ne veggo il dolor.
Per sempre due miseri ~ in terra non fate;
eterno rammarico ~ a voi risparmiate:
rimane il rimorso ~ cessato l'amor.
|
Insieme
CONTINO
Sul labbro d'un comico ~ faceto, gioviale,
bizzarra, ridicola ~ è pur la morale!...
Con questi tuoi scrupoli ~ sei ben seccator!
Ma sappi che all'opera ~ cuccagna al bel sesso,
un posto alla giovane ~ domani è concesso;
che presto s'accordano ~ beltade, e splendor.
|
| |
| |
| (breve silenzio; Scaramuccia vorrebbe insistere, il Contino lo fa tacere) | |
| |
CONTINO |
Sia finita: e dimmi schietto
se a venir disposto sei.
| |
SCARAMUCCIA |
(Che far deggio? dar sospetto,
insistendo, io non vorrei.)
| |
CONTINO |
E così? di' su: ~ verrai?
| |
SCARAMUCCIA |
| |
CONTINO |
Del servizio che mi fai
sempre grato a te sarò.
| |
CONTINO
Per scacciar la sua mestizia
chiedo a te la medicina.
In ingegno ed in malizia
tu ti devi sorpassar.
Metter devi alla tortura
la tua mente pellegrina;
studia, inventa, e sia tua cura
di ridurla a folleggiar.
(Quando poi fia ballerina
me n' saprò disimpegnar.)
|
Insieme
SCARAMUCCIA
Per servire al vostro intento
io so quello che ci vuole:
il mio spirto, il mio talento
voglio tutto adoperar.
Mal umor, malinconia
dove io son durar non suole:
un sorriso di Talia
ogni nube può sgombrar.
(Io gli do buone parole,
ma so ben quel che ho da far.)
|
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| (il Contino parte) | Contino ->
|
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Scena quattordicesima |
Scaramuccia solo, indi Domenico, Lelio, e Commedianti. |
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SCARAMUCCIA
(passeggia pensoso)
Sì, sì: ho deciso ~ scrivere
a San Vallier vogl'io.
Egli è un signor magnanimo
egli del Conte è zio;
meco in soccorso d'Elena
venir non negherà.
E se l'amico sdegnasi?...
In calma tornerà.
(siede a un tavolino e scrive)
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| (entrano i commedianti) | <- Domenico, Lelio, commedianti
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LELIO (dal fondo) |
Ella ha ragion, ti replico.
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DOMENICO |
Ella è una matta, io dico.
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LELIO |
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DOMENICO |
(avanzandosi)
Ehi! Scaramuccia!
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LELIO |
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DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
Ei non risponde: ei medita
qualche altra novità.
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Insieme
SCARAMUCCIA
(piegando la lettera)
No; l'innocente vittima
così non perirà.
(s'alza, tutti lo circondano)
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DOMENICO E LELIO |
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SCARAMUCCIA |
Oh! oh! bravissimi!
A tempo giunti siete.
Stasera una nuovissima
commedia eseguirete.
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DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI |
Difficil è la cosa:
ci manca l'amorosa.
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SCARAMUCCIA |
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DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI |
Sì. Alla prova
della tua farsa nuova
è nata una baruffa,
per un'arietta buffa:
di mezzo entrò Brighella,
storpiato ha Pulcinella,
ed ambi due ricusano
doman di recitar.
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SCARAMUCCIA |
Li porti entrambi il diavolo!
Mi voglion rovinar.
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Scena quindicesima |
Sandrina, Tomaso, e detti. |
<- Sandrina, Tomaso
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SANDRINA |
Che cos'è questo strepito?
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SCARAMUCCIA |
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LELIO |
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DOMENICO |
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SANDRINA, TOMASO, DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
La nuova sua commedia
doman non si può far.
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Insieme
SCARAMUCCIA
La nuova mia commedia
doman non si può far.
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SANDRINA |
Ebben? Cascato è il mondo!
Per me non mi confondo.
La parte di Rosaura
poss'io rappresentar.
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DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI |
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SANDRINA |
Ridete?
Provatemi, e vedrete...
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TOMASO |
Ed io, cospetto! io quella
farò di Pulcinella.
Non sol saprà Tomaso
parlar così nel naso,
ma come un usignolo
all'uopo gorgheggiar.
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DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI |
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SCARAMUCCIA |
Quietatevi:
ho in mente un bel progetto. ~
Vediamo un po', provatevi,
dite... così a soggetto...
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SANDRINA |
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TOMASO |
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SCARAMUCCIA |
Un pezzo io vo' che sia
di qualche parodia,
mischiata co' la musica
per fare novità.
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SANDRINA |
Ebben. ~ Didone io sono
lasciata in abbandono
ch'Enea scongiura, e supplica
d'amore e di pietà.
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TOMASO
Brava la mia Sandrella
tal parte io feci già.
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Insieme
DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
Attento, Scaramuccia,
da ridere sarà.
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Sandrina e Tomaso si dispongono a recitare. Tutti li circondano. | |
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SANDRINA Didone |
Partir vuoi tu, crudele,
partir da me? Ché non sei tu partito,
pria d'afferrare il lito,
pria che amor ci ferisse in quella grotta?
Tu guaristi, ed io ne sento ancor la botta.
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TOMASO Enea |
Cessa, di più non dirmi: il padre Giove
m'ordina far fagotto. A me funesto
è questo amore indegno,
assai funesto: io n'ebbi più d'un segno.
Resta: e del re de' Mori
l'offerta accetta. A dilatar le mura
di tua città nascente
non avrai d'uopo di novelli doni...
nel Lazio io vado ad ammucchiar mattoni.
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SANDRINA Didone |
Va', non ti è madre Venere,
sangue non sei d'un dio.
Ti partorì una vipera
un rospo... e che so io.
Compisci il tradimento!
Ti soffi a prora il vento!
Gli dèi, gli dèi ti mandino
i tonni ad ingrassar!
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TOMASO Enea |
Io faccio a' tuoi rimproveri
orecchio da mercante:
propizio i dèi promettono
un vento da levante...
Parto, e la faccio in barba
di te, de' tuoi, di Jarba:
m'udrai, sciogliendo l'ancora,
una canzon cantar.
La ra la ra... ~ Riscaldati.
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SANDRINA Didone |
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TOMASO Enea |
La ra la ra... ~ Minacciami.
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SANDRINA Didone |
Ti graffierò il mustaccio.
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TOMASO Enea |
La ra... ~ Uno svenimento...
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SANDRINA Didone |
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TOMASO |
Voi guardie: sostenetela.
Un poco di elisir.
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Scena sedicesima |
Il Conte, e detti. |
<- Contino
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CONTINO (a Scaramuccia) |
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SCARAMUCCIA |
Si provano.
Voi pur potete udir.
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SANDRINA Didone
Ah! mi lasciate, o barbari!
A che chiamarmi in vita?
Datemi invece un tossico,
un ferro, e sia finita:
sul mare andrò fantasima
l'infido a spaventar.
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Insieme
TOMASO Enea
Riedi in te stessa, e serbati
alla futura prole;
se muori, o mio bell'idolo,
più non rivedi il sole:
Jarba il tuo cadavere
ricuserà sposar.
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SCARAMUCCIA (al Contino) |
Avreste mai due villici
creduti voi da tanto?
Sui più provetti comici
avranno un giorno il vanto:
ne' drammi miei più lepidi
gli voglio adoperar.
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CONTINO (a Scaramuccia) |
Sì, sì, nel loro genere
van ben; gli adopra pure...
ma basta amico, spicciati,
son giunte le vetture:
il tempo qui non perdere,
non posso più aspettar.
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LELIO
È questo il vero spirito
che vuol la parodia.
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Insieme
DOMENICO
Per me direi che possono
entrare in compagnia.
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CORO |
Non deve Scaramuccia
lasciarseli scappar.
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SCARAMUCCIA |
Di Sandrina io son contento,
di te pure, o buon Tomaso...
d'impiegare il lor talento
camerati, è giunto il caso...
Al casin verrete tutti
dell'amico Pontigny.
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TUTTI |
Viva viva! ~ Due debutti!
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CONTINO |
Anche tre... ma usciam di qui.
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SCARAMUCCIA |
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TUTTI |
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LELIO E DOMENICO |
Ma piano.
La commedia si decida.
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SCARAMUCCIA |
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CONTINO |
E il dirla è vano.
Tutto è buon, purché si rida.
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TOMASO |
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SANDRINA |
Sta' zitto. Hai tu paura?
Faccia tosta, e non temer.
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CORO |
Sì: ci vuol disinvoltura,
essa val più del saper.
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TUTTI
Sia qual vuolsi, o buffa, o seria,
l'operetta che avrà loco,
non si cerchi la materia,
la ragion si cura poco:
novità d'invenzione,
qualche strana situazione,
un dialogo vivace,
qualche cosa di mordace,
un'arguzia, un bel concetto,
sopra tutto brevità...
fan scordar qual sia difetto
di condotta e abilità.
Sì: la moda appien ne affida:
tutto è buon purché si rida.
| (♦)
(♦)
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TUTTI
Tutto è male e male estremo
dove è noia e serietà.
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Insieme
CONTINO
Rideremo ~ rideremo ~
ma perbacco usciam di qua.
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