UN'AVVENTURA DI SCARAMUCCIA
Melodramma comico.
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Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Luigi RICCI.
Prima esecuzione: 8 marzo 1834, Milano.
Personaggi:
SCARAMUCCIA poeta, e direttore de' comici italiani in Parigi |
baritono |
LELIO comico |
tenore |
DOMENICO comico |
basso |
SANDRINA fantesca di Scaramuccia |
soprano |
TOMASO contadino |
basso |
Il CONTINO di Pontigny |
contralto |
Il VISCONTE di San Vallier |
tenore |
ELENA contadina |
soprano |
Uno STAFFIERE |
tenore |
Coro e comparse:
Cavalieri, Dame, Commedianti, Genii, Amori.
La scena è nel palazzo di Borgogna,
indi in casa di Scaramuccia,
per ultimo in un casino di campagna del contino di Pontigny.
L'epoca del 16...
Avvertimento
Tiberio Fiorilli, nato in Napoli nel 1608, e morto in Parigi nel dicembre del 1694, fu il più gran comico de' suoi tempi; ed ebbe il nome di Scaramuccia da un personaggio così chiamato, sorta di maschera ch'ei soleva rappresentare. Portò in Parigi la commedia italiana; e piacque a segno da ingelosire Molière medesimo, se Molière fosse stato men grande. Componeva egli stesso le più graziose sue farse, specialmente quelle così dette a soggetto. E, se non inventore, fu certo in quell'epoca il principale fautore delle produzioni mischiate di prosa e di musica, e di quelle giocose parodie con cui si mettevano in ridicolo le più gravi rappresentazioni. Tale è il personaggio su cui si raggira il presente melodramma; e l'azione è fondata sopra un aneddoto, che vuolsi realmente accaduto. Ciò solo ho creduto necessario premettere al mio lavoro: taccio in qual modo io l'abbia svolto e trattato, per non aver l'aria di dare importanza ad un semplice scherzo.
Vestibolo del teatro nel palazzo di Borgogna.
Cartellone appeso con l'annunzio della commedia:
«Scaramuccia Eremita».
Di fronte ingresso alla platea; dai due lati scale praticabili che mettono alle logge. Da un fianco porta d'entrata e corpo di guardia; da un altro un caffè. Lumiere accese. Alcune Persone sedute al caffè, altre che vengono dal teatro, altre che vanno su e giù passeggiando per l'atrio. Odesi di dentro l'orchestra che suona la sinfonia, o intermezzo, che si usa fra un atto e l'altro.
CORO
Iº
Che vi sembra della farsa?
IIº
Non ci è male a quel prim'atto.
TUTTI
Ma finor la sua comparsa
Scaramuccia non ha fatto.
CORO
Iº
Il brav'uomo che è Scaramuccia!
IIº
Un gran comico davver!
TUTTI
La più insulsa commediuccia
egli arriva a far piacer.
CORO
Iº
Contro i drammi italiani
sorga pur la Francia intera...
IIº
Di Molière i partigiani
ciarlin pure a lor maniera...
TUTTI
A chi vuol lasciam decidere
chi ha maggiore abilità,
Scaramuccia ne fa ridere
bravo è assai chi rider fa.
(cessa la musica di dentro)
CORO
Iº
Ma comincia il second'atto...
IIº
Sì perbacco, è cominciato.
TUTTI
Rientriamo.
(entrano tutti in teatro)
Grande strepito in teatro.
VOCI
(gridando)
Dagli al matto!
Alla porta il malcreato!
Qua le guardie... fuori, fuori!
Il villano!... Il seccator!
Esce dal teatro Tomaso a gambe, inseguito da molte Persone. Un Ufficiale con Soldati si presenta dal corpo di guardia. Cavalieri e Dame dalle scale della loggia.
UFFICIALE
Acquetatevi, signori:
chi sei tu che fai rumor?
TOMASO
Son Tomaso Scarafaggio,
vignaiuol di San Quintino,
detto il Sega nel villaggio,
perché suono il vïolino...
Son partito, è più di un mese,
solo solo dal paese,
per cercar di piazza in piazza
un'amabile ragazza,
la figliuola del padrone,
che un incognito rapì...
CORO
Come ci entra la ragazza
col rumore che festi qui?...
TOMASO
Come c'entra? Ci entra, sì.
Là di fuori, mentre io giro
fra la calca, fra la pressa...
una donna entrar qui miro...
da lontano mi par dessa.
Entro anch'io... più non la vedo...
alla gente invan ne chiedo...
Ciaschedun mi ride al muso...
resto attonito e confuso...
Quando s'offre da un sipario
Scaramuccia innanzi a me.
CORO
E la farsa, oh temerario,
interrotta fu per te.
TOMASO
Ma la colpa mia non è.
Scaramuccia, fra me dico,
la fanciulla avrà veduto;
di suo padre egli era amico,
n'ebbe alloggio, e n'ebbe aiuto. ~
Detto ciò nel mio cervello,
me gli cavo di cappello...
Scaramuccia là dal suo posto
non mi bada, ed io m'accosto. ~
E lo chiamo. «Ehi, buona sera!
La salute come va?»
«Zitto!» un dice: un altro: «abbasso!»
Io non bado, e tiro avanti.
Qui succede un gran fracasso,
mi son contro tutti quanti.
Io, cospetto, mi risento...
mi difendo in mezzo a cento. ~
Ma si affollan le persone,
fan di me qual d'un pallone;
e percosso e conquassato
alla fin mi trovo qua.
TUTTI
Da Molière sei pagato,
ben si vede, ben si sa.
TOMASO
Bella paga in verità!
Tutti.
CORO
Tu vedi il rischio, briccon, che corri,
perciò tu fingi, vuoi far lo gnorri...
ma Scaramuccia quanti ha nemici,
ha protettori, sostegni, amici,
che queste cabale da mascalzone
sapran conoscere, sapran disfar.
Esci: e ad apprendere vanne in prigione
a starti cheto, a ben trattar.
TOMASO
Eh! che di cabale io non m'intrico...
di Scaramuccia son grande amico...
Quand'ei fermossi al mio paese,
io l'ho fedele servito un mese.
Alle sue farse suonai per nulla,
voi lo potete interrogar...
(Ah! se ti trovo, crudel fanciulla,
cotanto strazio mi déi pagar.)
(è strascinato nel corpo di guardia)
Domenico, indi Lelio.
(sono ambidue coperti da un tabarro, e sotto hanno il vestito della loro maschera; vengono dalle scale a dritta)
DOMENICO
(ridendo)
Ah! ah! Bizzarro è il caso,
singolar l'avventura! Una commedia
ne farà Scaramuccia, io ci scommetto.
LELIO
Tu ridi! ed io, cospetto!
io, se potessi, strozzerei quel tristo. ~
Uno scandalo egual mai non s'è visto.
La farsa incominciata
andava a gonfie vele, ed i maligni
si rodean dalla rabbia, allor che venne
sul più bello a guastarla il temerario.
DOMENICO
Di partito contrario
tu ci vedi una trama, ed io son certo
che non ci fu malizia in nessun modo:
e perciò me la rido e me la godo.
LELIO
Son cabale, me 'l credi,
cabale di chi vuol che del teatro
ci neghi il privilegio il re Luigi,
già per tutta Parigi
d'altro non si discorre, e di Molière
all'eccesso cresciuta è l'albagia.
Scaramuccia nel suo costume, circondato da tutta la truppa di Comici, Uomini e Donne in vari vestiti, con fagotti, utensili per la commedia ecc. ecc.
SCARAMUCCIA
LELIO
Chi no 'l saria?
SCARAMUCCIA
LELIO
Ma quando contra il merito,
palese a tutti quanti,
rabbiosi si scatenano
maligni od ignoranti,
conviene che un artista
sia proprio un apatista,
convien che sia di stucco
per ridere e scherzar.
DOMENICO
Amico, il vero merito
dev'esser sofferente;
saper ch'ei dée dipendere
dal gusto della gente...
Voler di questi e quelli
dirigere i cervelli,
è come i venti e l'onde
pretender regolar.
SCARAMUCCIA
DOMENICO
Sublime un crede il semplice,
abbietto un altro il chiama.
SCARAMUCCIA
DOMENICO
Chi senza il così detto
effetto teatrale.
SCARAMUCCIA E DOMENICO
Chi il dice originale,
chi insipido, e volgar.
LELIO
E allor né il ben né il male
possiamo giudicar.
SCARAMUCCIA
DOMENICO
Un uomo che sbadigli,
un altro che starnuti...
SCARAMUCCIA
DOMENICO
Un gatto ch'esca fuori,
sul palco co' gli attori...
SCARAMUCCIA
DOMENICO
Qualcun che c'interrompa...
SCARAMUCCIA E DOMENICO
A un tratto e prosa e versi
a terra fa cascar.
LELIO
E allor chi può tenersi? ~
Lasciatemi gridar.
SCARAMUCCIA E DOMENICO
Io per me non mi sgomento,
se mi coglie la tempesta;
se mi traggo a salvamento,
non ho fumi per la testa:
sia pur male sia pur bene
prendo il vento come viene...
Oggi abbasso, in alto ieri...
È destin, non ci è che far.
E i saccenti e i gazzettieri
ciarlin pur se von ciarlar.
LELIO
Non son io, non son di pasta,
così dolce come voi:
vedo il danno che sovrasta
al teatro, all'arte, a noi.
Sentirete domattina
la malizia parigina!
Sentirete i gazzettieri
come ben sapran tagliar!
Oh! il peggiore de' mestieri
siam dannati a esercitar!
(parte)
Domenico, Scaramuccia, indi Tomaso.
DOMENICO
Ah! ah! non vidi mai
un brontolon suo pari.
SCARAMUCCIA
DOMENICO
Per ora in camerin: poscia in prigione.
SCARAMUCCIA
(Domenico parte)
SCARAMUCCIA
TOMASO
Dov'è il mio Scaramuccia?
SCARAMUCCIA
TOMASO
Scaramuccia!
Un abbraccio, amicone.
SCARAMUCCIA
TOMASO
Buone. ~
Il vecchio sta benone,
se non che tormentato è dalla gotta,
ed ha perduta l'unica figliola,
quella ragazza sì modesta e bella...
SCARAMUCCIA
TOMASO
Appunto quella.
SCARAMUCCIA
TOMASO
Peggio che morta! Un bel mattin trovossi
vuota la stanza sua.
SCARAMUCCIA
TOMASO
Si dice che rapita
se l'abbia un forestiero.
SCARAMUCCIA
TOMASO
L'ignoro. Egli è un mistero.
A questa ria notizia
presa dall'itterizia
restò la zia Gilotta,
ed al padrone risalì la gotta.
SCARAMUCCIA
TOMASO
Io solo
la testa conservai: diedi di mano
a un paio di luigi,
e me n' venni a Parigi,
deciso di trovar la fuggitiva,
o di mangiar tutta la mia sostanza.
SCARAMUCCIA
TOMASO
Io pongo in voi la mia speranza.
Voi, volpe vecchia, voi
che tutto conoscete,
assistermi potrete...
SCARAMUCCIA
TOMASO
Bravo il mio Scaramuccia! Ottimo core!
(partono)
Sala nell'abitazione di Scaramuccia.
Esce Sandrina seguitata da Commedianti uomini e donne.
CORO
Ma ti par? Sì facil credi
recitar, far ben la scena?
Tu idïota, e giunta appena
dal villaggio alla città?
Se il padron restio tu vedi,
il padron sa quel che fa.
SANDRINA
Così nuova nel mestiere,
signorini, non son io:
ci vuol poco per piacere
con un muso come il mio.
Io so ben per vecchi esempi
quanto può l'abilità.
Ma so pur che a' nostri tempi
tutto cede alla beltà.
CORO
Ma il poter della bellezza
quando è sola, poco dura.
SANDRINA
Un tantino d'accortezza
lo conferma e l'assicura,
per esempio... un protettore
di gran polso e di gran core...
due biglietti a tempo spesi...
un pranzetto ai più scortesi,
un pacchetto di luïgi
a un giornal... che assai ve n'ha...
vela agli occhi di Parigi
la peggior mediocrità.
CORO
La gran volpe che tu sei!
Te sì scaltra non credei...
la fantesca di Molière
men ne intende, men ne sa.
SANDRINA
Oh! si è certi di piacere
con l'ingegno e la beltà.
Se credo allo specchio
che ho sempre davanti,
se bado agli spasimi
di cento galanti,
ho più del bisogno
per fare furor.
A tempo so piangere,
a tempo son mesta...
so far la pettegola,
so far la modesta,
al pari dell'iride
ho tutti i color.
CORO
Ah ah! non ci è comica
di tanto valor.
(i comici partono)
Sandrina, indi Scaramuccia.
SANDRINA
Che sciocchi! Non san essi
che testina è la mia: non san che prova
del mio poter già feci, e molti e molti
ho visto delirar a' piedi miei;
che una dama a quest'ora esser potrei.
Ma io fra tanti amanti
non ho deciso ancor. Lelio è un brav'uomo,
ma geloso e seccante;
il Contino è galante,
ma giovane e leggero; e un mese è quasi
che più nulla si sa de' fatti suoi.
SCARAMUCCIA
SANDRINA
Chi mi chiama? ~ Ah! siete voi!
SCARAMUCCIA
SANDRINA
Forse il Contino?
SCARAMUCCIA
SANDRINA
E il nome suo?...
SCARAMUCCIA
Sandrina, indi Tomaso.
SANDRINA
Fermatevi... ascoltate. ~
Va come il vento. ~ Chi sarà costui?
Come viene a Parigi? e per qual caso...
TOMASO
Entrar posso, o signora?
SANDRINA
Ah! tu, Tomaso!
TOMASO
Tomaso, in carne e in ossa...
Tomaso Scarafaggio.
SANDRINA
Il Sega?
TOMASO
Il Sega.
SANDRINA
Suonator di violino?
TOMASO
L'Orfeo di San Quintino. ~ Sì, signora...
ma voi?
SANDRINA
Buffon! non mi conosci ancora?
TOMASO
Aspettate.
(si accosta)
Ah! Sandrina!
SANDRINA
In carne e in ossa.
TOMASO
Detta la Farfalla?
Lo spirito folletto del paese?
Mutabil più che non è fronda in bosco?
SANDRINA
Quella, quella, briccone!
(gli dà uno schiaffo)
TOMASO
Io ti conosco.
Che fai qui con questo arnese?
Con quell'aria da signora?
Sei com'eri al tuo paese,
capricciosa come allora?
Segui sempre a farti gioco
dell'altrui credulità?
Io vorrei sapere un poco
i tuoi fasti di città.
SANDRINA
Tu che fai con quel gabbano?
Con quel volto da pancotto?
Sei tu sempre quel gabbiano,
quell'allocco, quel merlotto?
Di far vezzi hai pur coraggio?
Hai speranza di piacer?
I tuoi fatti del villaggio
un tantin vorrei saper.
TOMASO
Io son l'idol del contado:
io di belle ho più di cento.
SANDRINA
Io d'amanti, ovunque vado
ho d'attorno un reggimento.
TOMASO
Ma dal dì che sei fuggita,
io cambiai costumi e vita:
alle donne rinunziai;
dell'amor non so che far.
SANDRINA
Ma degli uomini mi rido;
di sedurmi ognuno io sfido;
non potrei quanto t'amai
uomo alcuno in terra amar.
TOMASO
Dici il vero?
SANDRINA
Dico il vero.
TOMASO
Puoi giurarlo?
SANDRINA
A te che preme?
TOMASO
Ah, Sandrina! ho qui un pensiero...
SANDRINA
Io, Tomaso, ho qui una speme.
Insieme
TOMASO
Mi potrei, se tu volessi,
coll'amor pacificar.
SANDRINA
Se un Tomaso aver potessi,
no 'l vorrei mai più lasciar.
TOMASO
Ah, tu l'hai, se tu lo vuoi.
SANDRINA
Non mi fido: egli è un ingrato.
TOMASO
Tu lo vedi a' piedi tuoi.
(s'inginocchia)
Lelio, e detti.
LELIO
(Che mai vedo!)
SANDRINA
(rialzandolo)
Ah! l'ho trovato.
Insieme
SANDRINA E TOMASO
Siamo ancora nel villaggio
dove nacque il nostro amor;
ah! facciamo ancora un saggio,
idol mio, del nostro cor.
LELIO
(La civetta! Ed è pur vero?
A colui si appiglia ancor?
Oh Contino! abbiam davvero
un leggiadro successor!)
LELIO
(avanzandosi)
Brava Sandrina!
SANDRINA
(volgendosi)
(Oh! diamine!)
LELIO
Brava!
TOMASO
(a Sandrina)
Che vuol costui?
SANDRINA
(piano a Tomaso)
È un comico... secondami.
LELIO
(a Sandrina)
Pur testimonio io fui...
SANDRINA
Di che?
LELIO
Di che? (La perfida
può domandarlo ancor!)
SANDRINA
Ah! ah! s'infuria subito!...
Fa tosto il bell'umor!
Quest'uomo è un dilettante,
amico del padrone,
che un bravo commediante
sarebbe all'occasione.
Con lui, così per gioco,
volea provarmi un poco
se d'una scena tragica
mi so disimpegnar.
LELIO
Un comico quel tanghero?
Va' via: non m'ingannar.
TOMASO
Che cosa è questo tanghero?
Perché tant'albagia?
Io recito: son comico
al par di chicchessia.
Noi pure a San Quintino
abbiamo un teatrino,
dal dì che Scaramuccia
vi venne, e vi alloggiò.
LELIO
Va' a recitare al diavolo...
TOMASO
Io qui reciterò.
SANDRINA
Che sì?
TOMASO
Che sì?
LELIO
Che no!
TOMASO
(recitando)
«Zoppo Vulcano arretrati,
o ti farò far senno.
Vanne a gonfiare il mantice,
a far carbone in Lenno:
questa leggiadra Venere
per te boccon non è.»
Sbuffa, se vuoi: ma comico
son io miglior di te.
SANDRINA
(recitando)
«Non attizzar la collera
del fero iddio dell'armi:
con quella tua fuliggine
guardati dal macchiarmi
o andar gli dèi farannoti
zoppo dall'altro piè.»
Sciocco, geloso, stolido!
L'avrai da far con me.
LELIO
Taci... (Non so chi tengami...
mi prudono le mani...
Come di me si burlano
cotesti due villani?
Or faccio uno sproposito...
or vado fuor di me.)
Ah! perché mai, pettegola,
m'innamorai di te?
(Sandrina, beffeggiando Lelio, parte con Tomaso)
Lelio solo, indi il Contino.
LELIO
E mi lascia così? Non son chi sono,
se pentir non la faccio. ~ E che farei?
Tutto mi piace in lei,
persin l'infedeltà. Ch'io l'ami, e crepi
d'ira e di gelosia vuole il destino.
CONTINO
(di dentro)
È permesso?
LELIO
Il Contino!
Ecco un altro che vien per mia molestia.
CONTINO
(entrando)
È permesso?
LELIO
Si serva.
(esce rapidamente)
CONTINO
Odimi... bestia!
Il Contino solo.
Mi fa Lelio il brutto muso...
per Sandrina! Oh! che animale!
Ei mi crede ancor rivale:
gelosia di me pur ha.
De' miei pari ei non sa l'uso.
Oggi qua, domani là.
Ch'io vagheggi un solo oggetto?
Di costanza ch'io mi picchi?
Converria non esser ricchi,
né sul fiore dell'età.
Sta la gioia ed il diletto
nella bella varietà!
Quando fia che d'un sol fiore
la farfalla si contenti,
quando un fiore a tutti i venti
di piegar non cesserà,
io fedel sarò in amore;
il mio cor sol una avrà.
Or son d'Elena invaghito,
oggi il mondo io do per lei;
ma giurare io non potrei
che doman mi piacerà.
È deciso: il mio partito
è la bella varietà.
Scaramuccia, e il Contino.
SCARAMUCCIA
CONTINO
Perdona: da Parigi io fui lontano.
Non mi serbar rancore;
d'uopo ho di te. ~ Venir co' tuoi compagni
questa sera tu déi nel mio casino,
dove un lieto festino ~ ho preparato
per divertir la più gentil fanciulla,
che mai si presentasse agli occhi tuoi,
e di cui sono amante.
SCARAMUCCIA
CONTINO
È una beltà divina,
ingenua, virtuosa,
la modestia in persona...
SCARAMUCCIA
CONTINO
In un villaggio.
SCARAMUCCIA
CONTINO
Ascolta.
Le più leggiadre e amabili
damine della corte
l'idolo mio non valgono,
quantunque in umil sorte...
Agli atti, ai modi, al volto
è un angelo d'amor.
(vedendolo pensoso)
Ma che fai tu?
SCARAMUCCIA
CONTINO
L'amai: più giorni incognito
presso di lei mi tenni:
piacqui a quell'alma tenera,
cambio d'amor ne ottenni;
e al mio voler sommessa
Elena mi seguì.
SCARAMUCCIA
CONTINO
Non so.
SCARAMUCCIA
CONTINO
Stolido!
E consigliar me 'l puoi?
SCARAMUCCIA
CONTINO
Il mondo, o babbuino!
il mondo riderà.
Insieme
SCARAMUCCIA
CONTINO
Sul labbro d'un comico ~ faceto, gioviale,
bizzarra, ridicola ~ è pur la morale!...
Con questi tuoi scrupoli ~ sei ben seccator!
Ma sappi che all'opera ~ cuccagna al bel sesso,
un posto alla giovane ~ domani è concesso;
che presto s'accordano ~ beltade, e splendor.
(breve silenzio; Scaramuccia vorrebbe insistere, il Contino lo fa tacere)
CONTINO
Sia finita: e dimmi schietto
se a venir disposto sei.
SCARAMUCCIA
CONTINO
E così? di' su: ~ verrai?
SCARAMUCCIA
CONTINO
Del servizio che mi fai
sempre grato a te sarò.
Insieme
CONTINO
Per scacciar la sua mestizia
chiedo a te la medicina.
In ingegno ed in malizia
tu ti devi sorpassar.
Metter devi alla tortura
la tua mente pellegrina;
studia, inventa, e sia tua cura
di ridurla a folleggiar.
(Quando poi fia ballerina
me n' saprò disimpegnar.)
SCARAMUCCIA
(il Contino parte)
Scaramuccia solo, indi Domenico, Lelio, e Commedianti.
SCARAMUCCIA
(entrano i commedianti)
LELIO
(dal fondo)
Ella ha ragion, ti replico.
DOMENICO
Ella è una matta, io dico.
LELIO
Il direttor sia giudice.
DOMENICO
(avanzandosi)
Ehi! Scaramuccia!
LELIO
Amico!
Insieme
DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
Ei non risponde: ei medita
qualche altra novità.
SCARAMUCCIA
DOMENICO E LELIO
Amico!
SCARAMUCCIA
DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
Difficil è la cosa:
ci manca l'amorosa.
SCARAMUCCIA
DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
Sì. Alla prova
della tua farsa nuova
è nata una baruffa,
per un'arietta buffa:
di mezzo entrò Brighella,
storpiato ha Pulcinella,
ed ambi due ricusano
doman di recitar.
SCARAMUCCIA
Sandrina, Tomaso, e detti.
SANDRINA
Che cos'è questo strepito?
SCARAMUCCIA
LELIO
Rosaura più non recita.
DOMENICO
Storpiato è Pulcinella.
Insieme
SANDRINA, TOMASO, DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
La nuova sua commedia
doman non si può far.
SCARAMUCCIA
SANDRINA
Ebben? Cascato è il mondo!
Per me non mi confondo.
La parte di Rosaura
poss'io rappresentar.
DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
Ci siamo! ah! ah!
SANDRINA
Ridete?
Provatemi, e vedrete...
TOMASO
Ed io, cospetto! io quella
farò di Pulcinella.
Non sol saprà Tomaso
parlar così nel naso,
ma come un usignolo
all'uopo gorgheggiar.
DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
Va' via, va' via...
SCARAMUCCIA
SANDRINA
Volete una tragedia?
TOMASO
Volete una commedia?
SCARAMUCCIA
SANDRINA
Ebben. ~ Didone io sono
lasciata in abbandono
ch'Enea scongiura, e supplica
d'amore e di pietà.
Insieme
TOMASO
Brava la mia Sandrella
tal parte io feci già.
DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI
Attento, Scaramuccia,
da ridere sarà.
Sandrina e Tomaso si dispongono a recitare. Tutti li circondano.
SANDRINA
Didone
Partir vuoi tu, crudele,
partir da me? Ché non sei tu partito,
pria d'afferrare il lito,
pria che amor ci ferisse in quella grotta?
Tu guaristi, ed io ne sento ancor la botta.
TOMASO
Enea
Cessa, di più non dirmi: il padre Giove
m'ordina far fagotto. A me funesto
è questo amore indegno,
assai funesto: io n'ebbi più d'un segno.
Resta: e del re de' Mori
l'offerta accetta. A dilatar le mura
di tua città nascente
non avrai d'uopo di novelli doni...
nel Lazio io vado ad ammucchiar mattoni.
SANDRINA
Didone
Va', non ti è madre Venere,
sangue non sei d'un dio.
Ti partorì una vipera
un rospo... e che so io.
Compisci il tradimento!
Ti soffi a prora il vento!
Gli dèi, gli dèi ti mandino
i tonni ad ingrassar!
TOMASO
Enea
Io faccio a' tuoi rimproveri
orecchio da mercante:
propizio i dèi promettono
un vento da levante...
Parto, e la faccio in barba
di te, de' tuoi, di Jarba:
m'udrai, sciogliendo l'ancora,
una canzon cantar.
La ra la ra... ~ Riscaldati.
SANDRINA
Didone
Ribaldo! Crudelaccio!
TOMASO
Enea
La ra la ra... ~ Minacciami.
SANDRINA
Didone
Ti graffierò il mustaccio.
TOMASO
Enea
La ra... ~ Uno svenimento...
SANDRINA
Didone
Ohimè! Mancar mi sento.
TOMASO
Voi guardie: sostenetela.
Un poco di elisir.
Il Conte, e detti.
CONTINO
(a Scaramuccia)
Che fan costor?
SCARAMUCCIA
Insieme
SANDRINA
Didone
Ah! mi lasciate, o barbari!
A che chiamarmi in vita?
Datemi invece un tossico,
un ferro, e sia finita:
sul mare andrò fantasima
l'infido a spaventar.
TOMASO
Enea
Riedi in te stessa, e serbati
alla futura prole;
se muori, o mio bell'idolo,
più non rivedi il sole:
Jarba il tuo cadavere
ricuserà sposar.
SCARAMUCCIA
CONTINO
(a Scaramuccia)
Sì, sì, nel loro genere
van ben; gli adopra pure...
ma basta amico, spicciati,
son giunte le vetture:
il tempo qui non perdere,
non posso più aspettar.
Insieme
LELIO
È questo il vero spirito
che vuol la parodia.
DOMENICO
Per me direi che possono
entrare in compagnia.
CORO
Non deve Scaramuccia
lasciarseli scappar.
SCARAMUCCIA
TUTTI
Viva viva! ~ Due debutti!
CONTINO
Anche tre... ma usciam di qui.
SCARAMUCCIA
TUTTI
Andiam.
LELIO E DOMENICO
Ma piano.
La commedia si decida.
SCARAMUCCIA
CONTINO
E il dirla è vano.
Tutto è buon, purché si rida.
TOMASO
Ma...
SANDRINA
Sta' zitto. Hai tu paura?
Faccia tosta, e non temer.
CORO
Sì: ci vuol disinvoltura,
essa val più del saper.
TUTTI
Sia qual vuolsi, o buffa, o seria,
l'operetta che avrà loco,
non si cerchi la materia,
la ragion si cura poco:
novità d'invenzione,
qualche strana situazione,
un dialogo vivace,
qualche cosa di mordace,
un'arguzia, un bel concetto,
sopra tutto brevità...
fan scordar qual sia difetto
di condotta e abilità.
Sì: la moda appien ne affida:
tutto è buon purché si rida.
Insieme
TUTTI
Tutto è male e male estremo
dove è noia e serietà.
CONTINO
Rideremo ~ rideremo ~
ma perbacco usciam di qua.
Galleria nella casa di campagna del Contino di Pontigny.
È notte, e il luogo è illuminato da ricchi doppieri.
Elena è seduta ad un tavolino modestamente vestita e melanconica: due Cameriere le sono d'intorno acconciandole i capelli; alcune Ballerine dell'opera la vanno distraendo con porle sott'occhio vari ornamenti.
CORO
Perché piangi? ~ In tal maniera
e fors'anco più infelici,
cominciammo la carriera
di cantanti e danzatrici. ~
Pria di toglierci d'attorno
la tenace povertà,
v'ha chi suda notte e giorno,
si tormenta, e nulla fa.
Tu all'incontro, appena uscita
dall'angustie del villaggio,
sei da un grande favorita,
or possiedi amore e omaggio.
Il Contino spende e spande,
dà banchetti, feste dà...
Se così principi in grande,
pensa tu che poi sarà!
ELENA
(alzandosi)
Ah! non è con quest'idea
che il villaggio abbandonai...
Uno sposo io mi credea
di seguire alla città...
Me infelice! M'ingannai...
il Contin più amor non ha.
CORO
Il Contin sarà costante...
ma dov'anche ei t'abbandoni,
troverai più d'un amante
fra i marchesi e fra i baroni. ~
Dietro a noi ciascuno impazza...
Questo è il secolo, o ragazza,
che un gorgheggio, un salto, un gesto
val per ogni abilità.
ELENA
Che m'importa? ~ Ah! non è questo
che il Contin promesso m'ha.
Il Contino con séguito d'Amici invitati alla festa, e dette.
CONTINO
Elena mia!...
ELENA
Pur giungi!...
Diletto Enrico!
(corre ad abbracciarlo)
CONTINO
Ad ordinar la festa
mi trattenni finor. ~ Entrate, amici.
La mia dèa vi presento.
CORO
Felice Pontigny!... dessa è un portento.
CONTINO
Modesta quanto bella, ~
è l'amore e il pudor. ~ ma che? negletta
è ancor la tua toletta?
E in abito da ballo ancor non sei?...
ELENA
(prendendolo a parte)
In pubblico ballar?... sfigurerei.
CONTINO
Eh! pazza! il tuo maestro,
il signor Zeffirino, anco stamane
contento m'accertò de' tuoi progressi.
ELENA
Se vuoi ch'io te 'l confessi...
io sono malinconica... mi sento...
un tantin d'emicrania.
CONTINO
(ridendo)
Ah! ah! non manca,
a far di te verace parigina,
che
(imitando la di lei voce)
«un tantin d'emicrania».
CORO
È malattia del giorno, è vera smania.
CONTINO
Via discaccia, o mia carina,
quest'incomoda tristezza:
va', t'adorna e tua bellezza
brilli in tutto il suo splendor.
Se ti vedo a me vicina
in un abito pomposo
io farò più d'un geloso,
tu più d'uno adorator.
Di'... consenti?
ELENA
Ah! non poss'io
cosa alcuna ricusarti.
CORO
Brava! brava!
ELENA
Oh! Enrico mio!
voglio in tutto contentarti...
(con vezzo)
ma tu pure...
CONTINO
Oh mia diletta!
So che vuoi... t'affida in me.
CORO
(Sa già fare la civetta!...
il Contin sta fresco affé!)
CONTINO
Come il dì che i nostri cuori
s'incontrar la prima volta,
io t'adoro e tu m'adori,
tu in me regni, io regno in te.
Ah! da mille invidïata
mi sarai, ma non già tolta:
pura sempre, come è nata,
durerà la nostra fé.
ELENA
Ah tu m'hai rassicurata!
CORO
(Il Contin sta fresco affé.)
Il Contino dà la mano ad Elena, e l'accompagna fino alla porta d'un appartamento. Le Cameriere la seguono con abiti ecc..
Scaramuccia, Lelio, Sandrina, e Comici. Il Contino, e detti.
SCARAMUCCIA
CONTINO
(alla porta)
Entrate, entrate.
(ai cori)
Amici, in sala andate;
e per pochi momenti in vece mia
fate d'intrattener la compagnia.
(le donne e gli amici del Contino si ritirano)
SCARAMUCCIA
CONTINO
(accennando in fondo)
In quelle stanze è pronto
quanto occorrer vi può.
SCARAMUCCIA
(i comici entrano nelle stanze assegnate)
CONTINO
Or veggiamo qual dramma hai preparato.
SCARAMUCCIA
(segue i compagni, Lelio è fermo sulla porta)
SANDRINA
(con ironia)
Dite, Contino?
Dove si trova quella cara afflitta
che dobbiam consolar? Non vedo l'ora
di poter vagheggiar sì bella cosa.
CONTINO
(Maschera, ti conosco.)
LELIO
(Ella è gelosa.)
CONTINO
(con disinvoltura)
Tu la vedrai, Sandrina,
né avrai da scomparire in faccia a lei.
Bella del par tu sei,
ma più gaia, più vispa e furfantella.
(fugge rapidamente)
SANDRINA
(Maledetto!)
LELIO
Non vedi? Ei ti corbella.
SANDRINA
Che importa a voi?
LELIO
M'importa,
perché di quel bel mobile ti curi
più di quel che non devi. Un giorno o l'altro
mi stancherò davvero.
SANDRINA
Oh! ve' il balordo!
L'ho detto, e ve 'l ricordo,
che son di me padrona, e che aborrisco
gl'importuni, i gelosi, i seccatori,
che vorrebbero impormi a questo segno.
LELIO
Sandrina!
SANDRINA
Andate via.
LELIO
Calma lo sdegno.
SANDRINA
Andate via, vi dico.
LELIO
Andrò; ma dimmi
che in collera non sei. ~ La tua manina
dammi in pegno di pace.
Tomaso con un fagotto, e detti.
SANDRINA
Io mai non vidi
per tentar di placarmi uomo più scaltro.
Ecco.
(porge la mano a Lelio, il quale la bacia e parte)
TOMASO
Buon pro, Sandrina.
SANDRINA
(E dagli! all'altro!)
TOMASO
Signorina, un momento.
SANDRINA
Non ho tempo per ora...
TOMASO
Hai da trovarlo
per udir due parole.
SANDRINA
Parla dunque; fa' presto. (Io so che vuole.)
TOMASO
Se vuoi far la banderuola,
se ogni piatto ti fa gola,
io t'avverto, e parlo schietto,
ch'io non ci ho nessun diletto...
te lo ficca bene in mente,
e non fartel replicar.
Vo' esser Cesare, o nïente:
solo in te vogl'io regnar.
SANDRINA
(imitandolo)
Nel cervel ti pianta bene
che io non vo' siffatte scene,
ch'io detesto i sospettosi,
che mi rido dei gelosi,
che pretendo dagli amanti
che mi debban rispettar.
Tu, gaglioffo, da qui avanti
déi vedere e non fiatar.
TOMASO
Sì, davvero?
SANDRINA
Sì, davvero.
TOMASO
Oh, la Venere!
SANDRINA
Oh, l'Adone!
TOMASO
Con quell'occhio da sparviero!...
SANDRINA
Con quel becco da grifone!...
TOMASO
Vuole il mondo ai piedi suoi!...
SANDRINA
Il bascià pretende far!
SANDRINA E TOMASO
Chi dia retta ai sogni tuoi
vanne al diavolo a cercar.
TOMASO
È dunque rotta.
SANDRINA
È rotta affatto.
TOMASO
Sciolto ogni accordo?
SANDRINA
Sciolto ogni patto.
A lei m'inchino.
TOMASO
Son servitore.
SANDRINA
La bella fede!
TOMASO
Il bell'amore!
SANDRINA
(imitando Tomaso)
Ho qui un pensiero...
TOMASO
(egualmente)
Ho qui una speme...
SANDRINA
Torniamo uniti.
TOMASO
Viviamo insieme.
SANDRINA E TOMASO
Oh mio tesoro! siam nel villaggio
in cui si accese il nostro amor.
Ah! sì, mio bene, facciamo un saggio
de' nostri affetti, del nostro cor.
SANDRINA
Asinaccio! in tal maniera
questa mane mi parlavi.
TOMASO
E tu, strega, tu megera,
me in tal guisa infinocchiavi.
Insieme
SANDRINA
Torna, o vero scarafaggio
a marcir nel tuo villaggio...
Vivi là coi pari tuoi,
fra le capre, in mezzo ai buoi:
che t'aiuti a trar l'aratro
qualche bestia avrai colà...
Non sei nato pe 'l teatro,
per gli amori di città.
TOMASO
Va', civetta; e in tua malora
fra' tuoi comici dimora:
sazia pur l'antica smania,
gonzi invischia, allocchi impania...
ma non sempre sarà maggio...
ma la tua pur qui verrà...
Un amante del villaggio
bramerai nella città.
(partono)
Sala con sedili.
Di prospetto teatro col sipario calato.
Orchestra con Suonatori. Gl'Invitati alla festa, Uomini e Donne: altri stanno seduti, altri passeggiano discorrendo fra loro.
Coro.
UOMINI
L'avete veduta cotesta damina!
DONNE
Sì, sì... non c'è male: piuttosto bellina. ~
Ma è priva di spirto, ma garbo non ha.
UOMINI
È nata in campagna... ma qui si farà:
TUTTI
Quel caro Contino! Ha speso tesori...
maestri di ballo!... modiste e sartori!...
Ha messo a soqquadro sobborghi e città.
E poi qual mercede?... Piantato sarà.
Il Contino dando di braccio ad Elena, indi uno Staffiere. Per ultimo il Visconte di San Vallier.
CONTINO
Chiedo perdono, amici,
se un po' troppo tardai. Ma che volete?
Non sempre le tolette delle dame
come quelle degli uomini son pronte.
(prendendo per mano Elena in atto di presentarla)
Io vi presento...
STAFFIERE
(annunziando)
Il conte
di San Vallier.
CONTINO
(sbigottito)
(Lo zio!)
ELENA
(sotto voce)
Quell'uom severo
che mi è contrario, e separar ci puote?
CONTINO
Quello; ma non temer. ~
(incontrandolo)
Mio zio!
VISCONTE
(entrando con disinvoltura)
Nipote!
(agli astanti, che lo salutano)
Non fate cerimonie...
Signori... io ve ne prego. ~ Ebbene, Enrico,
io giungo inaspettato alla tua festa...
anzi non invitato.
CONTINO
Io so che amico
non siete del rumore, e...
VISCONTE
Questa volta
desio mi prese di veder la dama
che tu festeggi; poiché è voce intorno
che viva ignota, e da mestizia oppressa.
ELENA
(Misera me!)
CONTINO
(Ch'ei tutto sappia!)
VISCONTE
(osservando Elena)
(È dessa!)
CONTINO
Son voci, o caro zio,
son ciarle de' maligni. ~ Assicurarvi
potrete da lei stessa
che la cosa non è come si dice.
(gli presenta Elena)
VISCONTE
Signora, io son felice
di potervi mostrar l'ossequio mio.
(Elena s'inchina senza parlare)
(È bella.)
ELENA
(Oh come io tremo!)
CONTINO
(Ah! tremo anch'io.)
Scaramuccia, e detti. - Si presenta dal sipario.
SCARAMUCCIA
CONTINO
Sì, sì. ~ Prendete posto.
Io spero che la farsa vi contenti.
(Che mi dica io non so.)
TUTTI
Sediamo: attenti.
(tutti siedono)
SCARAMUCCIA
ELENA
(Che ascolto?)
VISCONTE
(Come si cambia in volto!)
CONTINO
(Oh, il malaccorto!)
SCARAMUCCIA
Scaramuccia rientra, e va a porsi nel buco del suggeritore. L'orchestra principia la sinfonia. Dopo alcune battute si alza il sipario.
La decorazione del teatro rappresenta un'amena campagna con colli, boschetti e grotta da un lato.
Pastorale.
Elena, rappresentata da Sandrina, è addormentata sopra un sedile d'erba presso ad una grotta. Durante la sinfonia un drappello di Genii e di Amori le intrecciano intorno un balletto. Quando ella si sveglia, si ritirano.
SANDRINA
Elena
Oh! come dolcemente
su quell'erba io dormia! Con qual diletto
a dormir tornerei!... ma non conviene.
È d'uopo le mie pene
all'eco raccontar di questo speco.
Senza di me non parlerebbe l'eco.
Cominciam. ~
(odesi suono di flauto)
Ma che sento?
Egli è il gentil pastor, di cui si dice
che innamorata io sia.
Fuggiam...
(esce Lelio che rappresenta Paride vestito da antico pastore)
LELIO
Paride
Ferma crudel... non andar via.
Ascolta i miei tormenti,
che a narrar m'apparecchio...
Non hai nulla da far.
SANDRINA
Elena
Parla all'orecchio.
LELIO
Paride
Quando mi sei vicina
un non so che mi sento...
è quasi svenimento,
quasi un uscir di sé.
Tu lo saprai, carina;
dimmi un po' tu cos'è.
SANDRINA
Elena
Per quel che pare in vista...
per quel che ne so io...
è certo un mal ben rio
cui riparar si dé'.
Ricorri al farmacista,
sciroppi avrà per te.
LELIO
Paride
Cara, il miglior sciroppo
l'hai tu ne' tuoi begli occhi...
SANDRINA
Elena
Olà... t'avanzi troppo,
non vo' che tu mi tocchi.
Un male attaccaticcio
il male tuo si fe'.
LELIO
Paride
Cara! son bello e spiccio
se non soccorri a me.
(odesi suonare un corno)
SANDRINA
Elena
Di mio marito il sindaco
odo suonare il corno:
guai se mi vede un giovane
a bazzicar d'intorno!
Egli ha un possente topico
per certi non so che.
LELIO
Paride
Di tuo marito il sindaco
mente non dare al corno:
odi pietosa il piffero
che per te suono intorno...
guariscimi, guariscimi
da questo non so che.
(il suono del corno si fa più vicino; Elena fugge, e Paride la segue; esce Tomaso che rappresenta Menelao vestito grottescamente, con una parrucca all'antica, ecc. ecc.)
TOMASO
Menelao
Fauni, satiri, silvani,
dèi cornuti, dèi codati,
vo cercando in monti e in piani,
vo chiamando in boschi e in prati
una moglie crudelaccia
che da me s'allontanò.
Menelao pietà vi faccia,
Menelao più non ne può.
(cade una candela sul teatro)
TOMASO
È caduto un candelotto...
SCARAMUCCIA
TOMASO
Menelao
Sbagli.
SCARAMUCCIA
TOMASO
Menelao
Bestia!
TUTTI
(ridendo)
(ridono)
Ah! ah! ah!
TOMASO
È costui qui sotto
che mi turba e dà molestia:
io non vo' suggeritore:
che stia zitto, e seguirò.
TUTTI
Segui, segui...
ELENA
(commossa)
(Oh, come in core
la sua voce mi suonò!...)
TOMASO
Menelao
Vo cercando in monti in piani
la mia bella fuggitiva:
se qualcun l'ha fra le mani
me la rechi morta o viva.
Dove, dove ti nascondi?
Crudel Elena, rispondi.
ELENA
(È Tomaso!)
TOMASO
Menelao
Elena bella
se ti perdo morirò.
ELENA
(sorgendo)
Oh Tomaso!
TOMASO
(riconosce la voce)
È quella, è quella.
CONTINO
(Ciel!)
TUTTI
Che fu?
TOMASO
Trovata io l'ho.
(salta in platea)
(balza dal teatro sull'orchestra; grande scompiglio; cala il sipario: escono dal teatro Sandrina, Lelio e Scaramuccia)
TUTTI
Egli è un matto... Olà impeditelo...
TOMASO
(difendendosi da quelli che vogliono trattenerlo)
Vi scostate.
CONTINO
(Son tradito.)
VISCONTE
Piano un po'... Signori, uditelo.
SCARAMUCCIA
TOMASO
(ad Elena)
(correndo)
Padroncina!...
ELENA
(abbracciandoli)
Buon Tomaso!...
TOMASO
Son qua io... vi salverò.
TUTTI
Questo sì, questo è un bel caso!
CONTINO
(Scaramuccia m'ingannò!)
Insieme
TOMASO
Cara pecora smarrita,
non temete fate core:
io son qua per darvi aita,
siete in braccio del pastore.
Vostro padre disperato,
solo, vedovo, malato
da lontano a sé v'appella,
vi perdona e v'ama ancor.
O smarrita pecorella,
torna, torna al tuo pastor.
ELENA
Sì, Tomaso; sì, m'invola
all'abisso a cui son presso:
la tua vista mi consola,
mi solleva il core oppresso:
fui sedotta un sol momento...
io lo veggo e me ne pento...
Mi sottraggi a queste mura,
mi conduci al genitor.
Ah! se a lui ritorno pura,
di lui degna sono ancor.
SCARAMUCCIA
VISCONTE
Qui da te ben m'aspettava
qualche scena originale;
ma trovarmi non pensava
a tal punto, a impegno tale.
Da gran tempo t'ho scoperto
per poeta e attor di merto;
ma stasera io ti trovai
un brav'uomo, un uom d'onor.
E tu pur mi troverai
degno tuo cooperator.
SANDRINA
E così, Contino mio,
perché fate il brutto viso?
Vi dispiace che lo zio
v'abbia colto all'improvviso?...
Ma il destin è cosìffatto;
tanto al lardo corre il gatto
che rimane alla fin fine
preso al laccio ingannator.
Villanelle e contadine
vendicar pur volle amor!
CONTINO
Eh! sta zitta, malandrina:
di scherzar non è il momento.
Scaramuccia m'assassina,
m'ha tramato un tradimento...
ma l'aspetto a tempo e a loco,
ma vedrem alfin del gioco,
ma vedrà co' pari miei
che guadagna un giuntator.
Col suo ridere costei
fiamme accresce al mio furor.
LELIO E CORO
(Questa in vero io me la godo...
è bizzarra la commedia.
Aspettiam, veggiamo il modo
che il Contino ci rimedia.
Bell'imbusto! bel galante!
Ne hai già fatte tante e tante,
che giustizia non saria
se ad uscir ne avessi ancor!
È finita la pazzia,
è venuto il punitor.)
(un momento di silenzio)
VISCONTE
(appressandosi severamente al Contino)
Enrico!...
TOMASO
(Ah! ah! ci siamo.)
VISCONTE
Che vuol dir ciò?
CONTINO
(imbarazzato)
Voi lo vedete...
VISCONTE
Io vedo
che della mia bontà troppo t'abusi,
e che conviene che un esempio io dia.
ELENA
Signor, la colpa è mia.
Siate con lui pietoso. Esso a quest'ora
già sposato m'avria, se voi non foste
avverso al nostro amor.
VISCONTE
(con sarcasmo)
Ah! il reo son io!
Ma il fallo emenderò.
CONTINO
(Che imbroglio è il mio!)
VISCONTE
Elena, non temete:
meco venite; più decente albergo
avrete in casa mia.
CONTINO
Come, signore?
(Avessi almen dell'opera il contratto!)
Uno Staffiere che reca una lettera, e detti.
STAFFIERE
Ecco un foglio, o Contino.
CONTINO
Oh gioia!
TUTTI
(È matto.)
CONTINO
Nessuno ha su costei
autorità. Da questo è dessa
ballerina dell'opera francese,
il di cui privilegio è manifesto.
Questo è il decreto...
(aprendo il foglio)
VISCONTE
È questo
l'ordine che ti chiude alla Bastiglia.
CONTINO
(leggendo)
Che vedo?
TUTTI
Oh questa è bella!
SANDRINA
A meraviglia.
Quand'è così, signore,
la Bastiglia sarà per molto tempo
l'ordinaria dimora del Contino.
VISCONTE
Come? Perché?
SCARAMUCCIA
SANDRINA
Se la Bastiglia è pena
per avere ingannata una zitella,
un'altra ei ne ingannò; ne paghi il fio.
CONTINO
(Barbara!)
TUTTI
E l'altra dov'è?
SANDRINA
Zitti... son io...
In questa carta autentica
che a tutti manifesto,
sposar Sandrina ei s'obbliga
senza cercar pretesto. ~
È chiaro il mio diritto, ~
mirate: «Io sottoscritto
giuro, prometto», etcetera.
Segnato «Pontigny».
TUTTI
E c'era questa lettera?
SANDRINA
C'era, signori, sì.
ELENA
Misera me!
TOMASO
(Corbezzoli!
È il gallo del villaggio.)
SANDRINA
Ma che? voi siete mutoli?
Contin, dov'è il coraggio?
CONTINO
Mio zio!...
VISCONTE
Che zio!... giurasti.
Sai che vuol dire, e basti.
CONTINO
Sandrina!...
SANDRINA
Qua la mano.
CONTINO
Pietà Sandrina!
SANDRINA
È vano.
CONTINO
Sposarti in vece d'Elena?
In carcere morrò.
SANDRINA
(Qui ti volea...)
TUTTI
(L'imbroglio
che fine avrà non so.)
SANDRINA
Signor Conte, a voi consegno
il suo foglio sciagurato.
Egli è sciolto dall'impegno,
ma col patto ch'io dirò.
TUTTI
Parla... parla...
SANDRINA
Con costei
su due piè sia maritato;
altrimenti i dritti miei
nuovamente io sosterrò.
TUTTI
Via, risolvi...
CONTINO
Pronto io sono.
TUTTI
Viva, viva!
ELENA
Oh mio contento!
CONTINO
E voi, zio?
VISCONTE
Ti do perdono...
se verace è il pentimento.
LELIO
(a Sandrina)
Or che tu pensasti altrui,
devi a te pensare un po'.
TOMASO
Sposo tuo, qual vuoi di nui?
SANDRINA
Mah... deciso ancor non ho.
Vo' godermi un poco ancora
della cara libertà.
Ah! pur troppo verrà l'ora
che rapita a me sarà.
Vo' studiar s'io posso al mondo
diventare qualche cosa.
L'alma mia, non ve 'l nascondo,
è un tantino ambizïosa:
se verrò così bel bello
un'attrice di cartello,
il mio cuore poverino
all'amore penserà.
Ho speranza che un Contino
anche a me toccar potrà.
TUTTI
Cominciasti così bene,
che affermar, giurar conviene,
che un'attrice un dì sarai
della prima qualità.
LELIO E TOMASO
Ah! di me ti sovverrai
se un Contin ti mancherà.
(gioia generale: cala il sipario)
Fine del libretto.
Generazione pagina: 15/02/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)