Intermedio secondo

 

Scena prima

Aurora, Cefalo, Coro de' cacciatori.

Aurora, Cefalo, cacciatori

 

CEFALO E CACCIATORI

Aura dolce e diletta,  

aura pura e gradita,

fiato gentil de le celesti sfere,

il tuo chiaro n'alletta,

il tuo fresco n'invita

a mirar, a godere

da quest'alte pendici

le bellezze del mondo allettatrici.

IIº

Ecco ne l'oriente

vaga magion del giorno,

scoprir le pompe sue nascendo il sole,

e col raggio lucente

fa' che spuntino intorno

le rose e le viole,

con cui s'adorna poi

Procri nel seno i caldi avori suoi.

Sfondo schermo () ()

 

AURORA

Odi, Cefalo ingrato,  

bella e cruda cagion de' miei tormenti;

odi gl'ultimi accenti

d'un core disperato.

CEFALO

Dì pure, e quante, e quali

sian le tue pene rie,

ma non sperarmi amante,

ché le viscere mie

sono duro diamante,

e le preghiere tue qual vetro frali.

AURORA

Più non voglio pregarti.

(Così potess'io dir: «non voglio amarti!»)

Vedi miseria estrema:

tu mi sprezzi, io t'adoro,

tu m'uccidi, io non moro.

E pur quel duro cor non scaldi o pieghi;

crudele, accetta un don, se sdegni i prieghi.

CEFALO

Inespugnabil sono:

quel che non poté Amor, non potrà il dono.

AURORA

Queste mie chiome bionde,

queste guancie di rose,

queste luci gioconde,

questo sen d'alabastro,

queste poppe amorose,

me stessa al fine ed ogni mio desio

a te dono, ben mio.

O vago, o vivo scoglio,

tu non rispondi pur?

Lassa, ch'io veggio sfavillarti

ne gli occhi ira ed orgoglio.

O core di diaspro,

parla, ch'altro non chieggio.

Deh, non negar a chi per te vien meno,

se troppo è una parola, un cenno almeno.

CEFALO

Non con cenni o con segni,

ma con schietto parlare or ti fo chiaro

ch'emmi il tuo amare amaro.

Resta, ch'io t'assicuro

che m'agghiaccia il tuo ardore,

che i doni tuoi non curo,

che per te non ho core.

Cefalo, cacciatori ->

 

Scena seconda

Aurora, Eco e le Grazie.

<- Eco, le Grazie

 

AURORA

Fuggi, garzon feroce.  

Fuggi, che pur ti segue addolorata

l'anima mia con questa fioca voce

per restar consolata

dovunque andrai fuggendo,

(ché sempre fuggitivo ohimè ti vede).

Teco verrà lambendo

l'orma gentil del leggiadretto piede.

Questo è dunque il conforto,

o dèa di Pafo,

da te promesso?

ECO

...Esso.

AURORA

Chi mi risponde? Or tu, chi sei cui io tanto

movo a pietà del dolor mio?

ECO

...Io.

AURORA

L'alma del terzo ciel cui Gnido onora

Venere bella...

ECO

...Ella.

AURORA

Deh, t'increscano omai vaga ciprigna

gl'aspri miei guai!

ECO

...Ahi!

AURORA

Ahi, dolor senza aita! Ecco a ragione

mio cor dispera!

ECO

...Spera!

AURORA

E che sperar poss'io quasi la morte,

ch'a questo solo il duol m'invita?

ECO

...Vita.

 

LE GRAZIE

Siam noi, le Grazie ancelle

di lei che vince in cielo

di bellezza e splendor tutte le stelle.

Venere a te ci manda,

e per noi ti comanda

che rassereni il volto afflitto e smorto,

ch'avrai se non contento, almen conforto.

AURORA

Nutrendo andrò col mio pensier incerto

di dubbia speme il cor, nel dolor certo.

 

Fine (Intermedio secondo)

Intermedio primo Intermedio secondo Intermedio terzo Intermedio quarto
Aurora, Cefalo, cacciatori
 
Cefalo e Cacciatori
Aura dolce e diletta

Odi, Cefalo ingrato

Aurora
Cefalo, cacciatori ->
Aurora
<- Eco, le Grazie

Fuggi, garzon feroce

 
Scena prima Scena seconda
Intermedio primo Intermedio terzo Intermedio quarto

• • •

Testo PDF Ridotto