Intermedio primo

 

Scena prima

Aurora, Venere.

Aurora, Venere

 

AURORA

Cefalo, dove sei, garzon crudele?  

O contraria mia sorte!

Là 've non giunge il piè risuonan forte

i miei tronchi sospiri,

le giuste mie querele,

e pur a' miei martiri,

fero già non rispondi.

Ohimè, dove t'ascondi?

Tu d'Amor genitrice,

che col bel viso adorno,

precorri il novo giorno,

pietosissima ascolta,

chi per soverchio amore

vive in dolore.

VENERE

Scopri, amante infelice,

nel profondo del cor tua pena involta:

che poc'arde o non ama

chi soccorso non chiama.

AURORA

Per bellezza infinita

colma di feritade

infinito è il desire,

infinito è il martire.

VENERE

Fero mostro, empia fera

è ritrosa beltade!

Misera, io t'ho pietade.

AURORA

Non giova la pietà senza l'aita.

VENERE

Alle tue voglie pronta, ecco m'avrai.

A gli amorosi guai soccorso spera:

dimmi l'angosce tue, narra gl'affanni.

AURORA

De' miei penosi danni

questo appunto saprai,

ch'amo Cefalo il crudo,

adorno di beltà, di pietà nudo.

VENERE

Se le vaghezze tue d'Amor tesoro,

(onde amoroso appare

il bel volto di rose e il tuo crin d'oro),

non potero destare

in quel rigido cor foco dovuto,

ah, sarà forse il mio

tardo soccorso intempestivo aiuto.

AURORA

D'esser gradita già non chiedo tanto,

se ben tanto desio

che quel garzon feroce

ne i cani e ne le fiere ha il cor sepolto.

E perché io l'amo, intanto?

Cinge di gelo il core, e d'ira il volto.

Ahi, ch'una sola voce,

una stilla di pianto

sdegna mirar, nega d'udire e poi

m'asconde ancora il sol de gli occhi suoi.

VENERE

Dunque, che brami tu, mia vaga amica?

AURORA

Ch'ei mi si scopra. E il piè fugace e lieve

non mova al corso, ohimè, pria ch'io gli dica

il mio tormento greve.

Tu vaga e bella dèa,

dammi questo contento,

che sai ben tu che fra le pene amare

è non amato amare,

è più crudo martoro

è pria morir che poter dir «io moro».

VENERE

Vanne, ch'io ti prometto

oprarmi al tuo diletto.

Aurora ->

 

Scena seconda

Aurora, Venere con le tre Grazie, Amore.

<- tre Grazie, Amore

 

VENERE E LE GRAZIE
(coro)

Amor nume leggiadro,  

ch'invece di ferir l'anime furi,

va', più ch'esperto arcier sagace ladro,

Cefalo, crudo e fero,

ribellante al tuo impero,

prendi, impiaga, innamora

de la sprezzata Aurora.

IIº

Tu, che i cori più saldi,

e del macigno ancor più freddi e duri,

col tuo poter incenerisci e scaldi,

Cefalo, crudo e fero,

ribellant' al tuo impero,

prendi, impiaga, innamora

de la sprezzata Aurora.

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AMORE

Arde Cefalo, ed ama,  

ama sì che non cura

nov'amorosa cura.

Arde sì, che sol brama

ch'eterno sia l'ardore:

dunque, come poss'io

far pago il tuo desio?

Come ferir quel core,

se non può aver un cor più d'un amore?

VENERE

Figlio, la tua possanza,

ogn'altra forza avanza.

AMORE

Madre, il mio non volere

mi toglie ogni potere.

VENERE

Dunque non vuoi?

AMORE

Non voglio.

VENERE

O fanciul pien d'orgoglio!

AMORE

O donna dispettosa!

VENERE

Figlio superbo e rio,

parto d'orsa crudel, non figliuol mio.

Non v'ho, né avrò mai posa,

fin che l'afflitta Aurora io non rimiri

contenta appien de' cari suoi desiri.

E dove non potranno

le forze aperte, adoprerò l'inganno.

 

Fine (Intermedio primo)

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Aurora, Venere
 

Cefalo, dove sei

Venere
Aurora ->
Venere
<- tre Grazie, Amore
Venere e le Grazie
Amor nume leggiadro

Arde Cefalo, ed ama

 
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