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Nelle più folti nevi della Scitia gelata si generò questo folgore che quasi incenerì il mondo tutto, Attila il flagello dei re, e il terrore dell'universo; ingombrò di sangue la Pannonia, di cenere il Belga, e la maggior parte della Gallia, tenendo prigioniero ignoto tra molti re schiavi Teodorico principe di quella reggia. Precipitò con un diluvio di cinquecento mila barbari all'inondazione dell'Italia; nulla temendo i funesti presagi degl'auspici distrusse Aquileia; e avrebbe anco resi prigionieri del suo Caucaso i sette colli di Roma; se le minacce di s. Leone non avessero atterrito questo orribile dragone delle meotiche paludi. Invaghito per fama delle bellezze di Onoria, sorella di Valentiniano, l'imperatrice fuggita da Roma con Torismondo l'amante, stabilì la pace con Augusto; in fine morì per mano amica, e Valentiniano rimase tradito da Massimo Patricio per vendetta della moglie sforzatagli in Roma. Con questa storia si prende motivo di formare l'intreccio sì curiosi accidenti nel dramma presente dell'Attila.

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