Eccoti in fine, dopo la spada del Lazio il fulmine dell'Italia, dopo il Marcello, l'Attila, ambedue soli, e unici parti del mio debole ingegno. Il compatimento, che dimostrasti nel primo, figliò in quest'anno il secondo, e diemmi tanto calore, che mi sono arrischiato spiegar un volo fin su le nevi del Caucaso.
Spero, che sia per dilettarti, comparendoti nel Grimano teatro, reggia della scenica maestà; ed io non ribellandomi al genio, ho praticato nel comporlo i soliti sforzi d'equivoco, e forze di scena, usate da pochi. Ho scritto per obbligo, tu vieni, e compatisci per gentilezza.