Atto terzo

 
Regio anfiteatro.
 
In aria.
Apollo sopra il vivo Pegaso, attorniato da varie deitadi sopra nubi.
 
In terra.
La Fama con la tromba sopra un globo: dirimpetto Amore, che preme un Marte armato.
 

Scena prima

Escono da lontano Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba.

 Q 

Apollo, Fama, Amore, Marte, deitadi

<- Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba

 

ATTILA

È mio cielo un bel sembiante,  

bionde chiome son l'auree sfere,

e una fronte alba lucente;

e in due luci, che son nere

bipartito è un sole ardente;

e una bocca iri vermiglia

vibran folgori due ciglia.

 

 

Dove siede qual Giove il nume infante  

degno è un trono di stelle

bella al tuo piè; già che di lampi sparso

con lucido portento

chiudi ne' tuoi begl'occhi 'l firmamento.

IRENE

È un ciel terren, se un dio terren sostenta.

Vanno a sedere sopra eminente trono, in questo Valentiniano mentre anch'egli va a sedere, dice fra sé:

VALENTINIANO

(Quest'audace gigante

foriera al precipizio ha la salita.)

MASSIMO

(La tomba al soglio in questo dì va unita.)

Apollo sul Pegaso:

APOLLO

Giove primo tra dèi, nume di Giove,

de la cui spada al folgore tremendo

pallido 'l sol più volte

ne l'atlantica Teti

precipitò la sbigottita luce,

queste de l'Etra abitatrici eterne

a' tuoi regi sponsali

d'alta divinità porgon tributo.

O voi dive immortali

che su lucidi globi il piè volgete.

 

Del vandalico regnante  

a le piante

omai scendete.

Versi che formano le deità:

DEITADI

Scrive disceso al suol piede superno

de la glorie il grido eterno.

Calano le Deitadi, e anco Apollo in questo.
 

ATTILA

Bella mia, da' tuoi begl'occhi,

per donar la luce al giorno,

nel suo lucido passaggio,

or viene 'l sole, a mendicarne un raggio.

 

VALENTINIANO

Lieto giorno, e felice.  

(O superbia mortal l'empio Tifeo

ne' suoi pensieri gonfi

d'un espugnato ciel sogna i trionfi.)

 
Scesa delle Deitadi; segue Apollo sul Pegaso.

APOLLO

Cittadine celesti

or con danza leggiadra

l'alto imeneo s'onori.

 
Segue il ballo di Deitadi, che compongono i seguenti versi:

DEITADI

Scrive disceso al suol piede superno

de la glorie il grido eterno.

 

APOLLO

Diva di cento lumi, Argo volante  

suona tu l'aurea tromba; e omai decanta

da l'Istro freddo a l'abbronzato Mauro

nodo così felice:

e per narrar l'alte bellezze immense

d'Onoria la vezzosa,

a ciel remoto, ed attonita parte

se n' voli Amore, e si profondi Marte.

Volano Amore e Fama, e Marte va sotterra.

Amore, Fama, Marte ->

 

APOLLO

Corsiero alato  

dispiega 'l vol,

a bei lampi d'un ciglio aurato

rieda al mondo più chiaro 'l sol.

Apollo, deitadi ->

 

Scena seconda

Attila con Valentiniano, e Irene scendono dal trono; Massimo, Teodorico, Oronte, Desba.

<- Teodorico

 

ATTILA

Nudo arciero, che porta l'ali  

nel mio seno 'l volo spiegò,

e scagliando strali.

IRENE

Fatali questo cor ei fulminò

MASSIMO

Già di Tespo il gran dio scuote la face.

ORONTE

E sul letto regal pronuba in cielo

la candida Lucina

spiegò l'argenteo velo.

VALENTINIANO

Di fortuna la chioma

a la coppia regal formi catena.

DESBA

(Che sarà mai.)

MASSIMO

(Giubila o core.)

TEODORICO

(Ahi pena.)

 
Vengono due Soldati e sopra due coppe portano due pupille, e una tazza con sangue.

<- due soldati

 

VALENTINIANO

Ecco o gran re del temerario Edipo

le svelte luci, e del fellon, che langue

col rossor de la colpa eccoti 'l sangue.

IRENE

(Veggo ancor senza luci,

e sanza sangue io spiro!)

Attila guarda intanto.
Vengono deposte le coppe.

due soldati, Teodorico ->

IRENE

(Finger saprò per vendicarmi un giorno.)

ATTILA

(mentre porge la destra ad Irene)

Quella mano del cui candore

è riflesso la via del latte

porgi...

 

Scena terza

Oronte presenta ad Attila un Soldato; detti.

<- un soldato

 

ORONTE

Nuzio latino  

al mio signor un chiuso foglio arreca.

Il Soldato porge ad Attila una carta, egli la riceve, e segue:

un soldato ->

ATTILA

Parti.

Legge piano, poi guardando tutti ad uno ad uno con occhio severo, e minacciante parte senza parlare.

Attila ->

 

VALENTINIANO

Che veggo!

MASSIMO

E quai stupori!

ORONTE

Quai stravaganze iscorgo!

(parte)

Oronte ->

 

IRENE

Desba noto è l'inganno.  

DESBA

Ah, lo previdi.

VALENTINIANO
(a Massimo)

Onoria ci tradì.

MASSIMO

Rinchiusa giace;

del giardin ne lo speco

verrai signor.

VALENTINIANO

Amico

or, che mira tua se l'Italia gode.

(parte)

Valentiniano ->

 

MASSIMO

(Sol per tradir io aggiungo frode a frode.)

 

Massimo ->

 

Scena quarta

Desba. Irene.

 

DESBA

Ecco al fin o signora  

le macchine distrutte; e figlio, e sposo

vivon de l'empietade

spaventevoli scempi: ah l'ardimento,

fa 'l perillo crudel del tuo tormento.

IRENE

Timoroso pensier di mente umana

con larve immaginate

suol delirar sovente; or tu sagace

vanne, osserva, e rapprova,

non può perir chi ha la ragion per scorta.

Desba ->

 

Scena quinta

Partiti tutti resta sola Irene.

 

 

Occhi d'un morto sol, soli eclissati,  

sangue di questo core,

cor de la vita mia stillato in sangue,

a chi di voi col lagrimar mi volgo?

 

Luci squallide,  

sangue tiepido,

miei tesori peregrini.

Del mio ciel spenti zaffiri,

liquefatti d'amor vaghi rubini.

 

 

Se spente in que' begl'occhi  

son le mie cinosure, in van più spero

trovar porto a la vita, o amate luci

al vago ciglio o dio chi v'ha rapite?

Gl'archi voi, non avete, e mi ferite.

Ah, ch'in quel rio di sangue,

ebbe perpetuo occaso il nume biondo;

e in quegl'echi perì l'occhio del mondo.

Deh, chi mi porge un ferro?

Chi la vita mi toglie? e chi nel core

m'apre dolce ferita?

Con pupilla di sangue

piangerò, e sangue, e d'occhi, e core, e vita.

Sì, sì, se m'involò perfida sorte

occhi, cor, sangue, e vita, io volo a morte.

 
Mentre parte disperata, e piangente, incontra Teodorico, e Torismondo, ambo con abito mentito, e barba posticcia.
 

Scena sesta

Teodorico. Torismondo. Irene.

<- Teodorico, Torismondo

 

TEODORICO

Sposa.  

TORISMONDO

Madre.

IRENE

Che miro; o pur raveggo:

o mio figlio, e consorte, e come i' torno

in que' begl'occhi a vagheggiar il giorno.

TEODORICO

Pria, che rieda sul Tago eto anelante

saprai qual caso ignoto

c'asconde in queste spoglie.

E come o cara,

come quest'occhi miei

potean cader, se tu mia luce sei?

IRENE

Fuggite, o dio fuggite.

In questo punto ad Attila 'l superbo

empio guerrier latino

in bianco foglio, ove gran fiamma è accesa,

rivelando la frode

spiegò vessil di resa.

TORISMONDO

Perfido cielo.

TEODORICO

Ah figlio,

fuggi il barbaro Pirro,

e qual de' parri è l'uso, or la tua sorte

vinci fuggendo, e tu, che sei de' Galli

speme sorgente; or ti nascondi, e cela

del giardin ne la grotta.

TORISMONDO

Madre ti lascio.

TEODORICO

Irene io parto.

IRENE

E dove

porti que' rai lucenti?

TEODORICO

D'incerta sorte a investigar gl'eventi.

 

Teodorico, Torismondo ->

IRENE

Se fortuna fu cieca sfera  

incostante girando va.

Da le stelle sperar vo' pietà.

Cangia forme l'ignuda arciera:

dunque o core amando spera.

 

Irene ->

 

Scena settima

Grottesca adornata da squame, e conchiglie.
Massimo, con una squadra di Soldati vandali.

 Q 

<- Massimo, soldati vandali

 

MASSIMO

Non speri vendetta chi finger non sa.  

Porti 'l labbro di sirena,

di Nettuno abbia l'aspetto,

fera sia, ch'a vario oggetto

il color cangiando va.

 

 

Qui fermate le piante,  

o del vandalo campo alti guerrieri.

(si ascondono i soldati)

 

Io qui cesare attendo.

 

In questa grotta  

perirà,

caderà,

da più strali fulminato

il latin Polifemo al suol svenato.

 

Scena ottava

Valentiniano, Massimo.

<- Valentiniano

 

VALENTINIANO

Diluviatemi pur, diluviatemi,  

dèi dell'Etera,

i vostri folgori,

bersagliatemi pur, bersagliatemi,

ch'il mio alloro temer non può.

Cruda sorte non cederò,

ch'a domar d'una cieca l'orgoglio

ho un cor di selce, ho un'anima di scoglio.

 

MASSIMO

O regnator de la romulea fede,  

se di mancante lume il debil raggio

nel suo pallido mondo

il pianeta lunar diffonder vuole,

si questo ciel, squamoso

tra i conavi d'argento Onoria splende

l'astro latino, e de l'Italia 'l sole.

VALENTINIANO

Massimo è la tua fé palladio al Tebro.

MASSIMO

Or scorgerai signore

l'opra di buon vassallo; olà seguaci

stringete fra catene

questo cesare indegno.

 
Escono gli Soldati, e afferrando Cesare, lo legano ad un sasso.
 

VALENTINIANO

Fermatevi o felloni.  

Massimo, e come, il tuo signor tradisci?

MASSIMO

Chi l'onor mi rapì, perda la vita,

scrive in bronzo l'offese alma latina.

VALENTINIANO

Ah perfido.

MASSIMO

È da nume

de' lascivi tiranni

far sanguinoso scempio, e merta al crine

de i cesari l'alloro

chi a un cesare fellon reca 'l cipresso.

Ora da un nembo di strali

barbara morte aspetta,

che perdono non è tarda vendetta.

 

Scena nona

Liso con Onoria. Massimo, Valentiniano legato.

<- Liso, Onoria

 

ONORIA

Dove odio mi conduci?  

MASSIMO

(È questa Onoria?)

LISO

Vieni.

MASSIMO

Lascia fellone.

LISO

Attila...

MASSIMO

Parti.

O caderai trafitto

per quest'acciar.

LISO

Da Marte sì sdegnoso

rapido i' fuggo. (Udirò 'l tutto ascoso.)

ONORIA

Massimo, eroe del Tebro

tu romano Perseo, di crudo mostro

mi togliesti.

MASSIMO

Non più: partite amici.

 
Partono li Soldati.

soldati vandali ->

 

MASSIMO

Cesare, or tu ravvisi  

questa vergine eccelsa?

ONORIA

Che vedete occhi miei?

LISO

(È questa Onoria a cesare sorella?)

VALENTINIANO

Fulminatelo o dèi.

MASSIMO

A l'offensor qui renderò l'offesa;

su le tue luci stesse

o Tarquinio superbo

di questo seno i' macchierò 'l candore,

sforzerò la germana.

ONORIA E VALENTINIANO

Ah traditor.

ONORIA

Lasciami indegno.

MASSIMO

Taci,

o proverai di Filimena 'l duolo;

ti svellerò la lingua.

 

Scena decima

Sopravviene Torismondo, mentre Massimo è in atto di sforzare Onoria.

<- Torismondo

 

TORISMONDO

Ah lascivo, che tenti?  

MASSIMO

Scostati, temerario.

ONORIA E VALENTINIANO

Ah Torismondo.

VALENTINIANO

Ah prence.

TORISMONDO
(a Valentiniano)

Signor.

MASSIMO
(ad Onoria)

Cedi.

TORISMONDO
(a Massimo)

Inumano.

ONORIA

Chi mi soccorre?

MASSIMO

Ogni soccorso è vano.

TORISMONDO

Torrò i lacci ad augusto.

 
Torismondo va a scioglier Valentiniano, Massimo denuda la spada con la destra per ucciderlo, con la sinistra tiene Onoria che fa forza per trattenerlo; in fine gli fugge: Torismondo scioglie Valentiniano e Massimo fugge mentre Valentiniano denuda il ferro.

Onoria ->

 

MASSIMO

Fellone: ah mi fuggì.

TORISMONDO

Signor ti sciolgo.

MASSIMO E LISO

(Ad Attila tradito 'l piè rivolgo.)

(fuggono)

Massimo, Liso ->

 

Scena undicesima

Valentiniano, Torismondo.

 

VALENTINIANO

Fido eroe tua desta sorte  

le ritorte

al mio piede spezzò,

e l'Ausonia incatenò;

denno a te con doppia palma,

Roma 'l cesare suo, cesare l'alma.

 

TORISMONDO

Del ciel latino al porporato Atlante,  

e a l'impero di Roma

assiste dio su la stellata mole?

(Ma retrogrado qui veggo 'l mio sole.)

 

Scena dodicesima

Torna Onoria. Valentiniano. Torismondo.

<- Onoria

 

ONORIA

Mio cesare.  

VALENTINIANO

Sopprimi

le temerarie voci.

TORISMONDO

Perdona, augusto.

VALENTINIANO

Empia Tarpea rubella

perdon non merta? O Torismondo amico,

vieni, lascia costei, ch'al re crudele

palesò la congiura.

TORISMONDO

Ahi, che sento.

ONORIA

È mendace.

VALENTINIANO

Ma quella lingua audace

spada d'irata Astrea troncar saprà.

ONORIA

Deh, ferma.

TORISMONDO

Ah no, pietà.

Valentiniano, Torismondo ->

 

Scena tredicesima

Torismondo segue Valentiniano che sdegnato parte. Onoria sola.

 

ONORIA

Valentinian m'aborre?  

Torismondo mi lascia? E neghittosa

per nutrir il mio duol, sarò a me stessa

qual vorace Saturno esca nascente?

No, no, contro l'amante

sorgerà in me 'l furor, di Fasi, e Colco

rinnoverò gli scempi; e fuor di Tebe

vedrasi ancora ir di fraterno sangue

gonfi e torrenti e mari: e che più tardo?

Al vandalo feroce

scoprirò l'esser mio, l'Italia vada

schiava tra laccio ingiusto:

non rida Onoria, e non trionfi augusto.

 

Sei mio core nel laberinto,  

ti fu scorta un cieco alato:

tra gl'errori d'un crine aurato

novo Teseo sospiri avvinto.

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Scena quattordicesima

Stanza di Filistene.
Filistene, sedente, e appoggiato ad un letto, tiene al canto sopra d'un tavolino istrumenti astrologici.

 Q 

Filistene

 

L'uom, che saggio può farsi eterno;  

dominar può in ciel le stelle,

la virtù preme l'oblio,

e s'innalza fastosa al ciel superno:

tal, quasi eguale a' numi,

ebbe Alcide nel mondo ostie, e profumi.

 

 

Attila, 'l re del Caucaso nevoso,  

non anco i' veggo: in suggellato foglio

io gl'accennai per cavalier latino,

che per troncar le teste

d'un'idra ribellante,

rivolga a questo suol ratto le piante.

Ma sento omai, che dal trafitto seno

prende l'alma congedo; ah contro il dardo

de l'arco onnipotente etneo ciclope

non tempra armi fatali: in chiare note

gli spiegherò, ch'in breve

intenderà di questa rota 'l giro

da Massimo romano.

(mentre scrive cade sul letto e muore)

Ahi cado, e spiro.

 

Scena quindicesima

Attila. Oronte. Filistene giacente sul letto.

<- Attila, Oronte

 

ATTILA

Portò a l'Asia alta ruina  

con suoi rai greca beltà;

e per Elena latina

tutto 'l mondo oggi arderà.

 

ORONTE

Mira o signor là: de le piume in seno  

con le chiuse palpebre

l'aquila de le stelle, o dorme, o giace.

ATTILA

Fa che si desti.

ORONTE

O Filistene, amico,

apri le luci, e sorgi:

freddo, pallido, esangue, estinto al mondo

vive al regno de' morti.

ATTILA

Spirò?

ORONTE

Qui vergò un foglio.

ATTILA

Leggi.

ORONTE
(legge)

«Attila: i tradimenti

orditi già, da Massimo...»

Ch'intendo?

ATTILA

Segui.

ORONTE

Altro non scrisse.

ATTILA

Massimo dunque, è 'l traditor indegno?

 

Scena sedicesima

Sopravvengono Liso, e Desba, l'uno dall'una, l'altra da un'altra parte.

<- Liso, Desba

 

DESBA E LISO

Attila con Oronte!  

ATTILA

Or proverà 'l fellone

d'un tradito monarca 'l fiero sdegno.

DESBA

(Parla di Teodorico.)

LISO

(Ah di Liso favella.)

ORONTE

È de la vita indegno

chi nimico al suo re mancò di fede.

DESBA

È Teodorico al certo.

(parte)

Desba ->

 

LISO

(Chi confessa 'l delitto acquista morte.)

Signor pietà, perdono.

(si prostra)

ATTILA

Parla tosto arrogante.

LISO

Massimo 'l reo latino, 'l folle amante

già rapimmi colei, che per tua legge

dovea cader con mille stral in petto.

ATTILA

Tanto ardì quell'audace?

LISO

Per la man del fellon vidi ad un sasso

cesare incatenato; e sappi o sire

che Onoria...

ATTILA

La sorella d'augusto?

LISO

Appunto.

ATTILA E ORONTE

La mia vita.

LISO

(Sa ch'è Onoria la schiava.)

Il reo lascivo

d'Onoria al sen tentò rapir l'onore.

ATTILA

Ah indegno.

ORONTE

Ah traditore.

LISO

Guerrier pietoso

frange i lacci ad augusto; Onoria fugge,

io con l'ali a le piante

venni a recar l'annuncio al regio piede.

ATTILA

Vanni, e attenda tua fé degna mercede.

Liso ->

 

Scena diciassettesima

Massimo, Attila. Oronte.

<- Massimo

 

MASSIMO

Signor.  

ATTILA

Sì baldanzosa

d'Attila al regio aspetto

porti ancora la fronte, empio romano?

MASSIMO

Sappi...

ATTILA

Chiudi quel labbro.

Oronte. Stringa ferro tenace

il temerario; al cesare latino

vadane incatenato;

trovi la prigioniera, e fra tormenti

scopra l'empio Sinone i tradimenti.

MASSIMO

Odi almen.

ATTILA

Sia eseguito.

ORONTE

Alti accidenti.

 

Oronte, Massimo ->

ATTILA

Miei spirti feroci sorgetemi in petto.  

Farò strage de gl'empi ribelli

già ministre di crudi flagelli

portovi seno Megera, ed Aletto.

 
 

Scena diciottesima

Sala regale.
Irene. Teodorico. Torismondo e Desba, che sopraggiungono.

 Q 

Irene

 

IRENE

Del mio petto o gradita costanza  

stella fissa nel cielo d'Amore?

La tua luce ravviva 'l mio core,

e m'indora nel sen la speranza.

Del mio petto o gradita costanza.

 

<- Teodorico, Torismondo, Desba

TEODORICO

Sposa.  

TORISMONDO

Madre.

DESBA

Signora.

TEODORICO

Siam palesi al nemico.

TORISMONDO

La congiura è già scoperta.

DESBA

È già noto il tradimento.

IRENE

Infelice, che sento?

O mio dolce consorte, o amato figlio:

ah che per voi carnefice esecrando

barbaramente arrota

la funesta bipenne.

TEODORICO

Animo, ardir: alma che grande nasce

può sottrarsi a l'infamia.

Generoso morir la vita onora:

e dopo morte, entro 'l feretro oscuro

non si riceve offesa.

Questo ferro omicida

di tre vite regali 'l fil recida.

TORISMONDO

Svenami o genitor.

Eccoti 'l seno.

Sarà felice sorte,

per man de la mia vita aver la morte.

TEODORICO

Chi è grande più, serva al minor d'esempio:

e de' primo morir chi già nel mondo

ebbe primo 'l natale.

IRENE

Cedi o sposo quel ferro.

Donna, ch'è nulla al mondo

pria dal mondo si levi.

TORISMONDO

A me si porga.

DESBA

(Io lo rifiuto.)

IRENE

Lascia.

TEODORICO

Lasciate.

DESBA

A chi: con duolo amaro

resta poco di vita è 'l viver caro.

Attila lunge io scorgo.

IRENE

Partite.

TEODORICO

O dio, sbranata al suol cadrai.

TORISMONDO

Ah, ch'il leon.

IRENE

Fuggite.

E a pro de la mia vita

col regnante del Lazio oprar vi caglia:

di lilibea sirena, io tra lusinghe

avrò a le labbra 'l canto,

e co' vezzi trarrò l'aspe a l'incanto.

DESBA E TEODORICO

Ti lascio.

IRENE

Addio. (Frenar non posso 'l pianto.)

Teodorico, Torismondo ->

 

Scena diciannovesima

Irene. Desba. Attila.

<- Attila, guardie

 

IRENE

Meste faci a la mia morte,  

lagrimate occhi dolenti.

 

ATTILA

Da sì vaghe pupille amorose,  

perché o bella 'l pianto cade?

Di quel volto le fresche rose

non han d'uopo di rugiade.

 

ATTILA

Ah, che stupido amor qui veder vuole  

i pianti de l'aurora in faccia al sole?

IRENE

(Respiro.) Ha dal pianto 'l ristoro alma tradita.

Splendono in que' begl'occhi

le Pleiadi piovose.

ATTILA

Tergi i lumi dolenti.

Il romano gigante,

ch'ardì assalir del tuo bel volto 'l cielo

entro ferrea catena

fulminato a quest'or paga la pena.

IRENE

(Io non intendo 'l favellar.)

ATTILA
(alle guardie)

Partite.

DESBA

Or tu adopra o signora arte, ed ingegno.

IRENE

(M'assista 'l ciel contro 'l tiranno indegno.)

guardie, Desba ->

 

Scena ventesima

Attila, e Irene. Soli.

 

ATTILA

Da quel labbro di rubino,  

ove dolci stilla i fauci

ape alata 'l dio bambino,

coglierò baci soavi.

 

IRENE

(Stelle non mi tradite.)  

Odi questa qual sia beltà, ch'io porto

idolo, e idolatra.

 

ATTILA

Per segnar un dì sì beato  

or mi presti l'arcier bendato

i bianchi marmi, del tuo sen.

Qui tra i lampi d'un volto seren,

andrà 'l mio cor, pria, che restarne assorto,

nel mar del duol su quelle poppe al porto.

 

IRENE

Lascia o mio re, che di ligustri, e rose  

sparga sul crine un odoroso nembo.

ATTILA

Il Giove son de la mia Danae in grembo.

(le appoggia il capo sul seno)

 

IRENE

Quella dèa, ch'il polo indora  

più non vanti al sol nascente

infiorar il crin, ch'è d'oro:

ch'io qui a scorno de l'aurora

d'un più bel sol le vaghe chiome infioro.

 

ATTILA

Dolce è il posar in bianco sen di latte.

 

IRENE

Ai corsieri frenando 'l morso

Febo in ciel stanco dal corso

posa, e dorme a l'onda in sen;

ma di Teti.

(vede che dorme, si leva piano)

 

 

Qui cade al fin a lusinghieri accenti  

qual di Stige il trifauce a i dolci carmi

del gran cantor de' Traci,

addormentato 'l cerbero de' Goti.

Ma con cesare invitto

Teodorico non veggo: animo Irene;

l'ucciderò, ma come?

O nemica de gl'empi

alta deità; qui d'Orion la spada

prestami in sì grand'uopo

che risolvo! Che penso! Al fianco armato,

gl'involerò quel ferro.

Già l'impugno, e già l'afferro;

e qui son con destra invitta

del gotico Oloferne altra Giuditta.

L'uccide piantandoli 'l ferro su la fronte e cade.
 

Scena ventunesima

In questo vengono Valentiniano, Teodorico, Torismondo armati di spada. Irene.

<- Valentiniano, Teodorico, Torismondo

 

TEODORICO

Qui 'l tiranno lasciai.  

TEODORICO, VALENTINIANO E TORISMONDO

Mora.

IRENE

Fermate.

TEODORICO

Ah, l'infida Irene.

Tu fai scudo al nemico?

VALENTINIANO

E tu reina?

IRENE

Deponete que' brandi: un cor di donna

basta per un tiranno.

Ecco trafitto

l'empio per questo ferro; or tu calpesta

d'un superbo Golia l'orrida testa.

TEODORICO

Eroica fede.

TORISMONDO

O genitrice invitta.

VALENTINIANO

Godi o Arpalice altera, invitta Iole

io delusi 'l nemico, e con inganno

tolsi prole, e consorte,

al Mezentio tiranno.

IRENE

Rieda o sposo il riso al ciglio.

TEODORICO

O adorata consorte.

Insieme

IRENE

O adorato consorte.

 

IRENE

O dolce figlio.

 

Scena ultima

Mentre Irene abbraccia Torismondo, vede e ode Onoria che sopravviene, dalla parte d'Attila ucciso viene Oronte, che conduce Massimo legato.

<- Onoria, Oronte, Massimo

 

ONORIA

Ciel che veggo!  

ORONTE

Ch'osservo!

ONORIA

Come figlio l'abbraccia!

MASSIMO E ORONTE

Attila ucciso!

VALENTINIANO

Figlio sovente è di gran pianto 'l riso.

ORONTE

(Valga l'ingegno.) O domator de' mostri

Ercole de l'Italia; or che nel suolo

trofeo de la tua mano,

de la terra, e del ciel cade 'l flagello,

a te scorso 'l rubello.

MASSIMO

Mi balzò da la rota empia fortuna.

VALENTINIANO

Sdegno in quel volto infame

le luci profanar; al Campidoglio

su l'invitto Tarpeo fattone scempio

a la romana fé serva d'esempio.

ONORIA

Alto germano eccelso

si conceda ad Onoria

Torismondo in sposo.

TORISMONDO

Ell'è 'l mio core:

merta perdon, ch'è pargoletto amore.

TEODORICO

Che sento.

IRENE

Alti accidenti.

ORONTE

Cesare, anch'io quel vago volto adoro.

VALENTINIANO

Resti di Torismondo: avrai gran duce

Pulcheria, al grand'augusto

la seconda germana, e la catena

formi Imeneo su la romana arena.

 

IRENE

Miei spiriti ridete,  

rallegrati o cor.

Mi brillino in petto

la gioia, e 'l diletto.

Di perfide stelle

cangiato è l'aspetto

cessato 'l rigor.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Regio anfiteatro.

Apollo, Fama, Amore, Marte, deitadi
 

(in aria Apollo su Pegaso attorniato da deitadi sopra nubi; in terra Fama con la tromba sopra un globo: dirimpetto Amore, che preme un Marte armato)

Apollo, Fama, Amore, Marte, deitadi
<- Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba

Dove siede qual Giove

Apollo, deitadi
Del vandalico regnante

Lieto giorno e felice

 

Diva di cento lumi

Apollo, deitadi, Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba
Amore, Fama, Marte ->
Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba
Apollo, deitadi ->
Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba
<- Teodorico

Nudo arciero, che porta l'ali

Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba, Teodorico
<- due soldati

Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba
due soldati, Teodorico ->

Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba
<- un soldato

Nuzio latino

Attila, Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba
un soldato ->

Irene, Valentiniano, Massimo, Oronte, Desba
Attila ->

Irene, Valentiniano, Massimo, Desba
Oronte ->

Desba noto è l'inganno

Irene, Massimo, Desba
Valentiniano ->

Irene, Desba
Massimo ->

Ecco al fin o signora

Irene
Desba ->

Occhi d'un morto sol

Se spente in que' begli occhi

Irene
<- Teodorico, Torismondo

Sposa / Madre

Irene
Teodorico, Torismondo ->
Irene ->

Grottesca adornata da squame, e conchiglie.

<- Massimo, soldati vandali

Qui fermate le piante

(si ascondono i soldati)

Massimo, soldati vandali
<- Valentiniano
Valentiniano
Diluviatemi pur

O regnator de la romulea fede

(i soldati escono e legano Valentiniano)

Fermatevi o felloni

Massimo, soldati vandali, Valentiniano
<- Liso, Onoria

Dove odio mi conduci?

Massimo, Valentiniano, Liso, Onoria
soldati vandali ->

Cesare, or tu ravvisi

Massimo, Valentiniano, Liso, Onoria
<- Torismondo

Ah lascivo, che tenti?

(Torismondo va a scioglier Valentiniano)

Massimo, Valentiniano, Liso, Torismondo
Onoria ->

Valentiniano, Torismondo
Massimo, Liso ->

Del ciel latino al porporato Atlante

Valentiniano, Torismondo
<- Onoria

Mio cesare

Onoria
Valentiniano, Torismondo ->

Valentinian m'aborre?

Stanza di Filistene.

Filistene
 

Attila, 'l re del Caucaso nevoso

(Filistene muore)

Filistene
<- Attila, Oronte

Mira o signor là

Filistene, Attila, Oronte
<- Liso, Desba

Attila con Oronte!

Filistene, Attila, Oronte, Liso
Desba ->

Filistene, Attila, Oronte
Liso ->
Filistene, Attila, Oronte
<- Massimo

Signor / Sì baldanzosa

Filistene, Attila
Oronte, Massimo ->

Sala regale.

Irene
 
Irene
<- Teodorico, Torismondo, Desba

Sposa / Madre

Irene, Desba
Teodorico, Torismondo ->
Irene, Desba
<- Attila, guardie

Meste faci a la mia morte

Ah, che stupido amor qui veder vuole

Irene, Attila
guardie, Desba ->

Stelle non mi tradite

Lascia o mio re

 

Qui cade al fin a lusinghieri accenti

(Irene uccide Attila)

Irene, Attila
<- Valentiniano, Teodorico, Torismondo

Qui 'l tiranno lasciai

Irene, Attila, Valentiniano, Teodorico, Torismondo
<- Onoria, Oronte, Massimo

Ciel che veggo!

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ultima
Campagna notturna illuminata, ingombrata da biade, viti, e capanne. Sala regale in Aquileia. Fortificazioni del campo di Attila Padiglione di Attila. Piazza Maggiore in Aquileia. Appartamento regale. Regio cortile. Giardino di rose con fiori. Regio anfiteatro. Grottesca adornata da squame, e conchiglie. Stanza di Filistene. Sala regale.
Atto primo Atto secondo

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