Atto terzo

 

Scena prima

Cortile corrispondente al giardino.
Probo.

 Q 

Probo

 

 

Che mi dite, o pensieri?  

Tradire il mio signor? Con quale speme?

Per qual mercé? V'intendo,

s'Eudossa è di Teodosio,

Pulcheria (o dio!) fia di Varane (o cieli!)

Con qual furor mi si risveglia in seno

la gelosa mia tema?

Salvisi a me la bella.

Lungi è il rival. Con un inganno istesso

servo a me, servo a lei, servo all'amico.

Ma Teodosio è 'l mio re... che fo?... Che dico?

 

Alme perfide insegnatemi  

a peccar con più riposo.

Avvelena ogni piacere

un rimorso tormentoso.

 

Scena seconda

Varane con Guardie.

<- Varane, guardie

 

VARANE

Ove mi tragga il passo, ove il pensiero,  

non so, non veggio. Ah Probo

crudele amico, anco il tuo aspetto accresce

le pene mie. Sì, più l'irrita. Esponi

con qual cor, con qual fronte il mio rivale

ricevé il lieto avviso e 'l fatal dono?

Di': sulle mie sciagure

quale insultò? Nulla tacer. Non cerco

che oggetti d'ira, di dolor, di morte.

PROBO

(Ecco il tempo.) Signor

meno misero sei, di quel che pensi.

VARANE

È ver. Sì grandi sono

i mali miei, che appieno

né concepirli, né sentirli io posso.

PROBO

Ravvisa in questa gemma...

VARANE

Eh! Toglimi dagli occhi

l'infausta pietra, onde segnar le stelle

l'ultimo de' miei giorni.

PROBO

Anzi il più lieto.

VARANE

Ho perduta Atenaide.

PROBO

Ella è tua sposa:

eccone il testimon, Probo te 'l reca.

VARANE

Come? Atenaide? E sarà vero?

PROBO

Appena

da lei movesti il piede,

che vinta da pietà, spinta da amore,

vanne, Probo, mi disse,

vanne sull'orme sue: digli, che paga

son del suo pentimento.

Va', reca a lui...

VARANE

Probo non più; l'estremo

piacer mi opprime, e in rendermi la vita

quasi quasi m'uccide.

 

Io t'abbraccio, o dolce amico,  

io ti bacio, o caro dono.

 

PROBO

Viene augusto. (Ahi! Che feci?)  

 

Scena terza

Teodosio con Séguito, Pulcheria, e detti.

<- Teodosio, seguito, Pulcheria

 

TEODOSIO

No, Pulcheria. Ecco Probo, ecco Varane,  

non m'ingannai.

PULCHERIA

Del torto

meglio ti rassicura.

TEODOSIO

Me 'l disse il cor. Certa è la mia sventura.

VARANE

Signor, quanto più lieto a te verrei,

se il mio piacer costarti

non dovesse sospiri.

Ma tolga il ciel, ch'io di mia sorte abusi,

e mi ti mostri ingrato.

Se non era il tuo cor sì generoso,

or il mio non saria sì fortunato.

TEODOSIO

Prence, qualunque sia

la tua sorte, e la mia, da me prescritte

ne fur le leggi, e a quelle

istesse leggi io servirò d'esempio.

PULCHERIA

(Egli è tradito: o perfida Atenaide!)

TEODOSIO

Probo, adunque egli è ver? Mi rende Eudossa

questa mercé, paga così l'ingrata

le mie beneficenze, e la mia fede?

Nel tuo dolor ben veggio

la pietà, ch'hai di me; veggio il tuo zelo.

Ma, te ne assolvo, parla;

udir voglio da te, che fosti

testimon di quell'anima spergiura,

tutto il suo error, tutta la mia sciagura.

PROBO

Signor, che dir poss'io? Quell'aurea gemma

sfavilla in mano al principe de' Persi,

di troppa luce: ed ella

più di quel, che potrei, parla al tuo core.

TEODOSIO

O gemma! O vita! O infedeltà! O dolore!

PULCHERIA

Sugli occhi del rival frena il tuo pianto.

VARANE

Ora è tempo, in cui dia

la tua virtù l'ultime prove.

TEODOSIO

Prence

ti basti esser felice; a te non chieggo,

né pietà, né conforto.

Del mio fato crudel l'ultimo vanto

questo saria, l'esser da te compianto.

 

VARANE

Parto, ché so qual sia  

pena spietata, e ria

la vista d'un rival lieto, e contento.

Ed io crudel sarei,

se oggetto di diletto

facessi agli occhi miei

del tuo tormento.

Varane, guardie ->

 

Scena quarta

Teodosio, Pulcheria, e Probo.

 

TEODOSIO

Qual discolpa, o germana,  

rechi per l'infedel? Che puoi tu dirmi?

PULCHERIA

Ch'ella indegna è di te, ch'io son delusa,

che tu tradito sei.

TEODOSIO

E 'l più misero aggiungi, e 'l più dolente:

ma Teodosio non son, non sono augusto,

se pentir non ti fo di tua incostanza

iniquissima donna.

PROBO

In Bisanzio non devi

più tollerarla: ella ne parta; e tosto

parta col suo Varane.

TEODOSIO

Sì, parta l'empia.

PULCHERIA

Ella a noi volge il passo.

TEODOSIO

Ma pria l'ira mia

le rinfacci le colpe.

PROBO

Ah no! Vederla

dopo sì grand'eccesso

è un tormentar, è un avvilir sé stesso.

TEODOSIO

Invan: qui voglio...

PULCHERIA

Parti; a me la cura

lascia di tua vendetta.

TEODOSIO

Anch'io saprò...

PROBO

Se resti,

il tuo grado n'è offeso.

PULCHERIA

E la costanza tua n'è più commossa.

TEODOSIO

(Quanto mi costa il non veder più Eudossa.)

Teodosio, seguito, Probo ->

 

Scena quinta

Pulcheria, poi Atenaide.

 

PULCHERIA

Mira, come sicura,  

come lieta se n' viene.

Chi non diria, ch'ella è innocente?

 

<- Atenaide

ATENAIDE

Augusta,  

vero amor, pura fede

ad ogni altro consiglio

in quest'alma prevalse.

PULCHERIA

(Ancor se n' vanta?)

ATENAIDE

Fra Teodosio, e Varane

scelsi, qual più dovea. Mai sì tranquilla

non mi sentii: tutti del primo affetto

sono spenti i rimorsi;

e del mio ben contenta, e del mio fato,

appena mi sovvien d'aver già amato.

PULCHERIA

(Odi l'alma proterva, odi, qual parla?)

ATENAIDE

Qual silenzio? Qual torbido? Eh più lieta

applaudi alla mia scelta;

a quella onde tu stessa

sei non ultima parte.

PULCHERIA

(Più non resisto.) Io che v'applauda? Io parte

avrò nella tua colpa? Ed osi ancora

presentarla al mio sguardo?

Farne pompa al mio sdegno?

ATENAIDE

In che son rea?

PULCHERIA

Lieve eccesso all'ingrato

sembra l'ingratitudine, all'infido

la poca fé: ma iniqua,

ne ha più senso Pulcheria

di quel, che pensi: da quest'ora indegna

del mio amor ti dichiaro,

del mio favor, della memoria mia.

Ne arrossisco, di quanto

e per te feci, e per te far dovea.

ATENAIDE

Almen...

PULCHERIA

Taci, non deggio,

né rimirarti più, né più ascoltarti.

ATENAIDE

Se errai...

PULCHERIA

Se errasti? Meco

t'infingi ancor? Perfida, taci, e parti.

 

Più non vuò mirar quel volto,  

più ascoltar non vuò quel labbro,

lusinghiero, e traditor.

Labbro, e volto

in cui sta accolto,

il più iniquo, e scellerato,

il più ingrato, ed empio cor.

Pulcheria ->

 

Scena sesta

Atenaide, poi Teodosio con Séguito.

 

ATENAIDE

Meco augusta così? Così Pulcheria?  

Quella, che già m'amò sposa a Teodosio,

or ne ha dispetto, ed ira?

Intendo. Or che Varane è un mio rifiuto,

ella ne teme il nodo; e al suo piacere

sacrificar vorrebbe,

e l'amor di Teodosio, e 'l mio dovere.

 

<- Teodosio, seguito

TEODOSIO

Torno anche a tempo.  

ATENAIDE

Augusto

nel tuo volto a cercar venia l'intero

mio riposo, e 'l mio bene.

Vedrò negli occhi tuoi...

TEODOSIO

Miragli Eudossa,

fissavi il lieto sguardo;

che se lo sdegno mio, se la mia pena

può farti, e più tranquilla, e più felice,

hai ragion di mirargli, e di goderne.

ATENAIDE

Qual favellar!

TEODOSIO

Miragli, sì, ma poi,

che ne avrai fatto speglio,

che ne avrai fatto pompa agli occhi tuoi,

tremane ingrata, e vile.

Miravi un cor poc'anzi

tutto beneficenza, e ne arrossisci,

poc'anzi tutto amore, ne paventa.

ATENAIDE

(Innocente Atenaide, in che peccasti?)

TEODOSIO

Ma non pensar, che sul mio cor ti resti

altra ragion, che d'odio, e di vendetta.

Già ti esilio da lui,

e qual da lui, da questa

regia, da questo impero io ti do bando,

e ti do bando eterno.

ATENAIDE

Io non più tua?

TEODOSIO

Quella pace a te resti,

che tu mi lasci. Ove trovar tu speri

e grandezze, e diletti, amori, e fasti,

ti seguano sventure, affanni, e pianti:

né a te sovvenga mai, che per rimorso

il nome di Teodosio,

né a me sovvenga mai quello di Eudossa,

che per sentirne orrore.

ATENAIDE

Ma signor...

TEODOSIO

Vanne tosto

ad infettar co' tuoi sospiri altr'aure,

femmina menzognera, ingannatrice;

vattene, e qual mi fai, vivi infelice.

Teodosio, seguito ->

 

Scena settima

Atenaide.

 

 

Ferma, Teodosio, ascolta.  

L'innocenza a te parla

per bocca mia, tu sei tradito; ascolta.

 

Tu partisti, e spargo a' venti  

prieghi, lagrime, e lamenti.

 

 

Qual demone, qual furia oggi a' miei danni  

si è scatenata? Augusta

m'aborrisce, e mi fugge;

mi persegue Varane;

mi discaccia Teodosio.

Io ti do bando? E ti do bando eterno?

Sì, sì, vuol la mia morte, e cielo, e inferno.

 

Vanne tosto, fuggi, vola  

disleal lungi da me?

Fuggirò,

volerò,

disprezzata

disperata...

Innocente amor mio, povera fé.

 

 

Quant'era meglio, o padre,  

che più avessi creduto al tuo consiglio,

che men creduto avessi alla mia speme.

Eccomi, andiam, fuggiamo

quest'empio ciel, queste fatali arene.

 

In bosco romito,  

in povero lito,

qual vil pastorella

i giorni trarrò.

E in semplice stato

al crudo mio fato,

all'empia mia stella

men d'ira sarò.

Atenaide ->

 
 

Scena ottava

Galleria. Notte.
Marziano, poi Pulcheria con Séguito.

 Q 

Marziano

 

MARZIANO

Cor mio che prigion sei  

in sen della beltà,

pria di partir vorrei

saper s'ella ti miri

con occhio di pietà.

So ben che lieto stai

né curi libertà,

ma dimmi almen semmai

gradisce i tuoi sospiri

chi sospirar mi fa.

 

<- Pulcheria, seguito

PULCHERIA

Partite. Alle mie stanze  

già s'apre l'uscio.

E qual riposo io spero?

Cesare sì tradito:

Eudossa sì infedele:

Marzian sì lontano.

 

seguito ->

MARZIANO

Eccolo a' tuoi piedi, s'egli è tua pena.  

PULCHERIA

Che miro? Ah che vicino or sei mia colpa.

Che fai? Che cerchi? È questo

il guerriero tuo campo?

Qui raccogli i trionfi?

Qui Teodosio t'invia?

MARZIANO

Senza darti un addio, senza ottenerlo,

potea da te partir?

PULCHERIA

T'accieca un troppo,

sì, conviene ch'io 'l dica, un troppo amore.

Se qui alcun ci sorprende:

se in questo punto? O cieli!

Di te, che sarà mai?

Che mai di me? Qual ira

ne avrà Teodosio? Io qual vergogna, ed onta?

Deh! Parti, e la tua vita

risparmia, e l'onor mio.

MARZIANO

Parto, o mia augusta, almeno dimmi addio.

PULCHERIA

Addio. Parti. Ah! Non posso

dirlo, e non sospirar. Crudel sospiro,

più di quel, ch'io volea, fors'ei ti disse.

MARZIANO

E che disse al mio cor?

PULCHERIA

Va': ti concedo

dirlo, qual brami.

MARZIANO

Anche sospir d'amore?

PULCHERIA

Parti. Già sai, perché sospiri un core.

Pulcheria ->

 

Scena nona

Marziano, poi Varane, e Probo.

<- Varane, Probo

 

MARZIANO

(Vien gente. Io qui m'ascondo.)  

PROBO

L'ora è opportuna.

VARANE

Probo,

esser degg'io un rapitor indegno?

PROBO

Chi si ritoglie il suo, nulla rapisce.

VARANE

Violerò le sacre leggi ospitali?

PROBO

Il primo a violarle egli è Teodosio. In onta

de' patti, e giuramenti ei tiene a forza

colà chiusa Atenaide, ora tua sposa.

VARANE

Ritenermi Atenaide?

E ritenerla a forza?

O cesare spergiuro!

Son vinti i miei rimorsi.

Vanne. Affretta i momenti;

prenditi i miei: sono anch'io teco.

PROBO

Tutte

le occulte vie, donde entrar possi in quelle

chiuse stanze, ho palesi.

A me de' miei custodi

bastano l'armi. Intanto

tu qui rimanti, e questo

varco ben custodisci, e qui m'attendi.

VARANE

Il riposo, e la vita

dovrò, amico, al tuo braccio, al tuo consiglio.

PROBO

(Una colpa imperfetta è 'l mio periglio.)

Probo ->

 

Scena decima

Varane, e Marziano in disparte.

 

VARANE

Fausto abbia il fin la ben ardita impresa.  

MARZIANO

(Udii. Solo non posso

scioglier le trame.)

VARANE

In breve

sarò tuo, sarai mia, cara Atenaide.

MARZIANO

(Non vo', che alcun qui mi sorprenda.)

VARANE

Al seno

parmi sposo abbracciarti.

Festeggiatemi intorno, o lieti amori.

MARZIANO

(Ma schernir saprò altrove i traditori.)

Marziano ->

 

VARANE

Lieto va l'agricoltore  

già vicino al dolce frutto,

per cui tanto sospirò.

Così il premio al mio dolore

fortunato anch'io godrò.

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Scena undicesima

Leontino, Atenaide, e Varane in disparte.

<- Leontino, Atenaide

 

VARANE

Ma vien gente. In disparte  

trarsi convien. State voi pronti al cenno.

LEONTINO
(ad Atenaide)

La sciagura previdi,

e se al consiglio mio davi più fede,

non saresti in tal pena.

VARANE

(Questi è Leontino.)

ATENAIDE

Padre,

chi temuta in Teodosio

avria tanta ingiustizia?

VARANE

(La mia Atenaide è questa,

e del rival si lagna, e 'l chiama ingiusto.)

LEONTINO

Tutto è in silenzio. Al male

il rimedio anche tardo è pur rimedio.

Alla fuga, alla fuga.

Leontino ->

 

ATENAIDE

Oh per me infauste mura,  

nel crudo affanno mio

senza un sospir dirvi non posso addio.

 

Infausta reggia addio:  

ti lascio la mia pace,

e vado a sospirar.

Possa goder beato,

benché spietato, e rio,

il tuo signor, cui piace

farmi così penar.

Atenaide ->

 

VARANE

Qui sorprenderla è rischio.  

Taciti andiam sull'orme sue, mia cara,

per esser mia dall'ire

di Teodosio t'involi,

ma ti segua il tuo sposo, e ti consoli.

(parte)

Varane ->

 

Scena dodicesima

Probo con Guardie, poi Teodosio con Pulcheria.

<- Probo, guardie

 

PROBO

Qual disastro? Di Eudossa  

tutte invano le stanze

corsi, e cercai. Qui neppur trovo il prence.

Che mai sarà? Così dell'opra il frutto

nel più bel fior si perde?

Ahimè! Vien con Pulcheria

il mio signor tradito. O tema! O speme!

 

<- Teodosio, Pulcheria

TEODOSIO

E sarà ver? L'infida  

potrà fuggir?

PULCHERIA

Fuggì col padre. Or ora

da una sua schiava a me fedel l'intesi.

PROBO

(Che ascolto mai?)

TEODOSIO

Cotanto

ardì nella mia reggia?

Sulle mie luci? Olà, custodi, Probo,

che si chiuda ogni varco:

che si cerchi Leontino:

che mi si torni Eudossa.

Dov'è Varane? O dio! Pulcheria? Io moro.

PROBO

Per l'infedel ti affliggi?

TEODOSIO

Ah! Ch'io l'adoro.

PROBO

Cesare...

TEODOSIO

Immantinente

alla fuga d'Eudossa, e di Leontino

argine si frapponga.

 

Scena tredicesima

Leontino, e detti.

<- Leontino

 

LEONTINO

Ah! Teodosio, ah! Signor...  

TEODOSIO

Perfido: audace?

LEONTINO

Qual vuoi son io; ma l'innocente figlia

a te si salvi, a me si salvi. Armato

me l'ha tolta Varane.

PULCHERIA, TEODOSIO E PROBO

Varane?

LEONTINO

Ed a gran passi

la trae fuor di Bisanzio...

TEODOSIO

Anima vil, tutto è tua trama. In mano

tu la desti a Varane;

ma non pensar, che invendicata fia

la sua fuga, il tuo error, l'offesa mia.

LEONTINO

Deh! Non s'indugi. Eudossa

salvisi tosto, e poi

tutta in me cada a tuo piacer la pena.

PULCHERIA

Vada ella pur...

TEODOSIO

No, no, Pulcheria. Io stesso

sull'orme sue m'accingo.

Seguitemi o miei fidi. Andiamo.

PROBO

Eh sire

il tuo grado no 'l chiede, il tuo decoro.

Resta. Io vi andrò. Qui rivedrai fra poco

libera Eudossa, e prigionier Varane.

TEODOSIO

Sì caro, sì fedel, vattene, e rendi

a cesare il riposo.

PROBO

Vado. Non hai, di che temer tu possa.

(Bell'inganno, che salva

a me la vita, ed a Varane Eudossa.)

(parte)

Probo, guardie ->

 

Scena quattordicesima

Teodosio, Pulcheria, e Leontino.

 

PULCHERIA
(a Teodosio)

Si confonde il pensier. Sposo ad Eudossa  

esser dovea Varane.

Egli ne avea l'amor, ne avea la fede.

A che rapirla? A che fuggir occulto?

TEODOSIO

Temea forse in Teodosio

lo spergiuro, la forza? Ah! Ch'io potea

perder Eudossa, e l'alma,

ma non tradir la fede, e non l'onore,

e serbava ragion nel mio dolore.

LEONTINO

Un solo inganno, un solo

tutti ci fece miseri.

PULCHERIA
(a Leontino)

Un inganno

d'Eudossa, è vero.

TEODOSIO

E tu ne fosti a parte.

LEONTINO

Il vostro cor si disinganni, e in lei

l'innocenza si assolva.

Sì: mia figlia è innocente.

PULCHERIA

Ella, che in seno

chiudea non casta fiamma? E che ripiena

dell'amor di Varane

passava al letto augusto? Ella innocente?

LEONTINO

Se mai...

TEODOSIO

Da me sì amata,

così beneficata

tradirmi? Abbandonarmi? A chi poc'anzi

amò il suo disonor, l'infamia sua,

pospormi sì vilmente?

E nel giorno pospormi,

ch'esser dovea mia sposa,

e regnar sul mio trono? Ella innocente?

LEONTINO

Tregua, signor: tregua Pulcheria all'ire.

La sua innocenza udite.

Posto quel core in libertà di scelta

per te, per te decise. Ella non vide

nell'amor di Varane,

che un oggetto d'orror. Per qual destino

non so, fosti ingannato.

Bando le desti. Ella conobbe il torto.

Se ne dolse: ubbidì: la notte attese,

meco fuggì! Non lunge

rapilla il prence. Ad implorarne aita

frettoloso qui accorsi.

Eccovi il ver. S'io mento,

piombi sulla mia testa

la pena più terribile, e funesta.

PULCHERIA

Ma l'aurea gemma è di Varane. A lui

Probo la diede pur?

LEONTINO

Probo la diede?

Ah! Per qual nuovo inganno

siam più infelici. Probo è traditore

a Pulcheria, ad Eudossa, e al suo signore.

TEODOSIO

Traditor Probo? Ed io poc'anzi a lui

fidai me stesso?

LEONTINO

Ei passa

con Varane secrete intelligenze,

né per altro il seguì, che per tradirti.

TEODOSIO

Sia traditore, o no, convien seguirlo.

Chi ha cor fedel in seno

prenda l'armi, e sia meco.

Dien le trombe guerriere

fuga al riposo. E popoli, e soldati

nell'ippodromo armati

si raccolgano tosto.

Seguami ancor Leontino. Oggi conviene

morir da forti, o riacquistar Eudossa,

ed in sì ingiusta impresa

perder la vita, o vendicar l'offesa.

 

M'accende amor, l'ire guerriere in petto,  

e per beltà fedel vado a pugnar.

Ma se il rival non giungo, ahi, che dispetto!

O se infedel lei trovo, ahi, che penar!

Teodosio, Leontino ->

 

Scena quindicesima

Pulcheria sola.

 

 

Oh! Marzian, qui fosse. Oh! Del tuo zelo  

opra fosse, e trionfo,

il racquisto di Eudossa.

Quanto augusto per te, quanto Pulcheria,

per te saria contenta; e la tua fede

qual merto ne otterrebbe, e qual mercede.

 

Te solo penso, e amo,  

te sol sospiro, e amando

cara ho la gloria tua, quanto il tuo amore.

Oggetto del mio affetto

altro piacer non è,

che la virtù, la fé del tuo gran core.

Pulcheria ->

 
 

Scena sedicesima

Ippodromo.
Teodosio con Séguito, e poi Leontino.

 Q 

<- Teodosio, seguito, littori, Leontino

 

TEODOSIO

Duci, soldati, popoli, tradito  

son da un principe amico,

da un indegno vassallo:

da Varane, e da Probo. Al vostro braccio

chiedo le usate prove:

chiedo la loro pena al vostro zelo.

Andiamo amici, avrem propizio il cielo.

 

Scena diciassettesima

Marziano, Probo, e detti.

<- Marziano, Probo

 

MARZIANO

Signor, l'invitto brando  

serba a maggiori, e più lodate imprese.

TEODOSIO

Marziano?

MARZIANO

A tuoi lumi

non reo, quantunque in onta

al sovrano divieto io mi presento.

A quest'ora già i passi

contro il bulgaro iniquo avrei rivolto,

(accennando Probo)

ma gli arrestò di questo

perfido cor la fellonia malvagia.

LEONTINO

Sì, Probo è il traditor.

TEODOSIO

Suddito iniquo,

esempio di perfidia, anima infame,

perché tradirmi: di'?

Perché? Perché così nella più cara

parte di me tradirmi?

Perché d'ogni vivente

il più misero farmi, il più dolente?

PROBO

Son reo, son empio, traditor, iniquo

degno di mille pene,

di mille morti. Eudossa

è fedele, è innocente.

Ingannato è Varane, e tratto ad arte,

nella perfidia mia. Più dir non posso,

se non chieder la morte.

TEODOSIO

E morte avrai.

 
(parte Probo accompagnato da' littori)

Probo, littori ->

 

Scena diciottesima

Teodosio, Marziano, e Leontino.

 

TEODOSIO

Marzian, Leontino, amico, padre,  

che mi giova innocente

la mia Eudossa trovar, quando perduta,

e perdutala forse, oh dio! per sempre?

Vittima di Varane ogni momento

più da me l'allontana. E che s'indugia?

Colà si corra. Andiamo amici, andiamo.

O la mia Eudossa, o la mia morte io bramo.

LEONTINO

Il mio dolor nel suo dolor si perde.

MARZIANO

Eh fermati: ogni traccia è tarda, o vana.

TEODOSIO

Oh dio! Dunque a morir.

 

Scena diciannovesima

Atenaide, e suddetti.

<- Atenaide

 

ATENAIDE

Perché morir, cor mio?  

TEODOSIO E LEONTINO

Eudossa?

TEODOSIO

Sposa...

LEONTINO

Figlia...

 

ATENAIDE

Sì, son tua padre amoroso,  

sì son tua mio dolce sposo.

Sì, ti stringo,

sì, ti abbraccio.

TEODOSIO

Sento, che per l'affetto

quest'alma nel mio petto

non sa più che bramar.

ATENAIDE

Dal grand'affanno, o dio,

oh sposo, oh padre mio

mi trovo a respirar.

LEONTINO

Sento che per l'affetto

quest'alma nel mio petto

non sa più che bramar.

ATENAIDE, TEODOSIO E LEONTINO

Un dì sì fortunato

non fu, né mai sarà.

TEODOSIO

O mia speranza bella.

LEONTINO

O mio conforto, e calma.

ATENAIDE

Nel sen contenta ho l'alma.

ATENAIDE, TEODOSIO E LEONTINO

Più tema il cor non ha.

Sento che per l'affetto

quest'alma nel mio petto

non sa più che bramar.

 

TEODOSIO

Ma chi del fier Varane  

ti liberò dal violento amore?

ATENAIDE

Il tuo duce fedel.

TEODOSIO

Che? Marziano,

dei benefici suoi tacque il più grande?

MARZIANO

Oprai ciò, ch'io dovea. Fuor di Bisanzio

in Varane m'incontro: odo le strida

della rapita Eudossa.

Col fior de' miei l'assalgo

cinto da' suoi seguaci. Ardito, e forte

sostien la pugna. Arriva

nel più fier della mischia

Probo, e fellone a lui soccorre. In questa

vinto alfin, ne' miei ceppi

Probo riman. Racquisto Eudossa. Al prence

si permette la fuga,

perché in lui si rispetta il regal padre.

Torno a te vincitor: ti rendo Eudossa.

TEODOSIO

E con Eudossa a me rendesti il core.

O cara.

LEONTINO

O figlia.

ATENAIDE

O sposo, o genitore.

 

Scena ventesima

Pulcheria, e detti.

<- Pulcheria

 

PULCHERIA

Di tante gioie a parte  

esser potrà Pulcheria?

E da te generosa

il perdono otterrà d'un'ira ingiusta?

ATENAIDE

Sovrana mia, benefattrice augusta.

TEODOSIO

A Marzian, per cui cotanto bene

oggi si è dato in sorte,

nulla dirai germana?

PULCHERIA

L'alma grande si appaga

del bene oprar, né chiede

contenta di sé stessa altra mercede.

TEODOSIO

Parla così l'eroe, ma non l'amante.

Egli degno è di te.

PULCHERIA

Né tal lo niego.

Or li basti così. Verrà anche un giorno

ch'egli vedrà più certa

la mia riconoscenza.

MARZIANO

Basta alla mia costanza

anche la sola gloria

di poterti adorar senza speranza.

TEODOSIO

Al tempio, Eudossa, al tempio:

né più si differisca il nostro bene.

 

Scena ultima

Varane, e detti.

<- Varane

 

VARANE

Varane anche le vostre  

pubbliche gioie a coronar se n' viene.

TEODOSIO

Qual vista?

VARANE

Non ti turbi

cesare il mio ritorno.

Per l'acquisto d'Eudossa,

quel forte amor, che mi consuma, ed arde,

tutto tentar potea fuor, che rapirla,

e rapirla già tua. M'ingannò Probo,

e col darmi la gemma,

e col dirmi, che a forza, e contro i patti

la ritenevi in tuo poter. La sorte

a te rese giustizia,

ma se mi toglie Eudossa,

non mi tolga il tuo cor la sua amistade.

Vagliami questa a risarcire in parte

la gran perdita mia.

TEODOSIO

Tutto s'oblii. Vuoi l'amistà d'augusto?

Al figlio d'Isdegarde ella si dia.

 

CORO

Bel goder quando si gode  

con la pace, e con l'amor.

L'odio ingiusto, e l'empia frode

son trofeo dell'innocenza,

son trionfo del valor.

 

Varianti all'atto terzo

Dai libretti delle versioni precedenti.

 
Uscita alternativa di Leontino nella scena XI.
 

LEONTINO

Tutto è in silenzio. Al male  

il rimedio anche tardo è pur rimedio.

 

Alla fuga, alla fuga.  

Chi vede, che l'onda

si leva in tempesta,

se incauto s'arresta

in mar senza stella,

nell'alta procella

sommerso cadrà.

Deh fuggi la morte,

che fiera s'innalza,

nel mar di tua sorte

t'assale, t'incalza,

né campo ti dà.

 
Aria alternativa fine scena XV.

PULCHERIA

Solo penso ed amo te,  

sol sospiro e bramo te;

sospirando e amando ma

cara ho la gloria tua quanto il tuo amore.

Te solo penso ed amo,

te sol sospiro e bramo;

ma sospirando e amando

oggetto del mio affetto

altro piacer non è che

la virtude, la fé del tuo gran core.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Cortile corrispondente al giardino.

Probo
 

Che mi dite, o pensieri?

Probo
<- Varane, guardie

Ove mi tragga il passo, ove il pensiero

Viene augusto. Ahi! Che feci?

Probo, Varane, guardie
<- Teodosio, seguito, Pulcheria

No, Pulcheria. Ecco Probo, ecco Varane

Probo, Teodosio, seguito, Pulcheria
Varane, guardie ->

Qual discolpa, o germana

Pulcheria
Teodosio, seguito, Probo ->

Mira, come sicura

Pulcheria
<- Atenaide

Augusta, vero amor

Atenaide
Pulcheria ->

Meco augusta così? Così Pulcheria?

Atenaide
<- Teodosio, seguito

Torno anche a tempo / Augusto

Atenaide
Teodosio, seguito ->

Ferma, Teodosio, ascolta

Qual demone, qual furia oggi a' miei danni

Quant'era meglio, o padre

Atenaide ->

Galleria; notte.

Marziano
 
Marziano
<- Pulcheria, seguito

Partite. Alle mie stanze

Marziano, Pulcheria
seguito ->

Eccolo a' tuoi piedi, s'egli è tua pena

Marziano
Pulcheria ->
Marziano
<- Varane, Probo

(Marziano si nasconde)

Vien gente. Io qui m'ascondo

Marziano, Varane
Probo ->

Fausto abbia il fin la ben ardita impresa

Varane
Marziano ->
Varane
<- Leontino, Atenaide

(Varane in disparte)

Ma vien gente. In disparte

Varane, Atenaide
Leontino ->

Oh per me infauste mura

Varane
Atenaide ->

Qui sorprenderla è rischio

Varane ->
<- Probo, guardie

Qual disastro? Di Eudossa

Probo, guardie
<- Teodosio, Pulcheria

E sarà ver? L'infida

Probo, guardie, Teodosio, Pulcheria
<- Leontino

Ah! Teodosio, ah! Signor

Teodosio, Pulcheria, Leontino
Probo, guardie ->

Si confonde il pensier. Sposo ad Eudossa

Pulcheria
Teodosio, Leontino ->

Oh! Marzian, qui fosse. Oh! Del tuo zelo

Pulcheria ->

Ippodromo.

<- Teodosio, seguito, littori, Leontino

Duci, soldati, popoli, tradito

Teodosio, seguito, littori, Leontino
<- Marziano, Probo

Signor, l'invitto brando

Teodosio, seguito, Leontino, Marziano
Probo, littori ->

Marzian, Leontino, amico, padre

Teodosio, seguito, Leontino, Marziano
<- Atenaide

Perché morir, cor mio?

Atenaide, Teodosio e Leontino
Sì, son tua padre amoroso

Ma chi del fier Varane

Teodosio, seguito, Leontino, Marziano, Atenaide
<- Pulcheria

Di tante gioie a parte

Teodosio, seguito, Leontino, Marziano, Atenaide, Pulcheria
<- Varane

Varane anche le vostre

Tutto è in silenzio. Al male

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ultima Varianti all'atto terzo
Loggiato corrispondente al palazzo imperiale. Cortile imperiale. Salone magnifico. Gabinetto imperiale. Cortile corrispondente al giardino. Galleria; notte. Ippodromo.
Atto primo Atto secondo

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