Atto primo

 

Scena prima

Loggiato corrispondente al palazzo imperiale.
Atenaide sotto nome di Eudossa, e Leontino.

 Q 

Atenaide, Leontino

 

ATENAIDE

Fausta per me risplende  

di questo dì la chiara luce, o padre,

se da te mi principia.

LEONTINO

Questi, in cui posso ancora

favellarti da padre ultimi istanti,

spendasi meglio. In breve

la turba adulatrice

vassalla, e serva a te d'intorno accolta

s'affollerà. Attenta Eudossa ascolta.

ATENAIDE

Attendo i tuoi consigli, anzi gli bramo.

LEONTINO

Qual fosti, e qual fra poco

sarai, ti si rammenti.

Atene, è la tua patria: ivi sortisti

col nome d'Atenaide illustri fasce,

ma non però reali.

Io ti fui padre...

ATENAIDE

E guida

agli arcani mi fosti alti recessi,

ove umano pensier rado s'innalza.

LEONTINO

La tua propizia stella esaminai,

d'allor previdi il trono,

ch'empier dovevi; in essa

vidi il tuo fato, assai più chiaro il vidi

nel tuo bel volto, e nella tua grand'alma.

ATENAIDE

Dono del cielo, e tuo.

LEONTINO

Beltà, e virtude in te crescean con gli anni.

Quando del re de' Persi il figlio erede...

ATENAIDE

Varane il so. (Fatal memoria!)

LEONTINO

A noi

ospite giunse, vago

d'erudir negli studi

la regal mente. Egli ad un punto istesso

e ti vide, e ti amò.

ATENAIDE

Col tuo consenso

anch'io (stelle) l'amai.

LEONTINO

Piacquemi un fuoco,

che potea farti illustre, e già mirarti

a me parea sul perso trono assisa.

ATENAIDE

Nostra fuga improvvisa

sol vi si oppose.

LEONTINO

Ah figlia,

vidi uscir da quel fuoco

anzi nebbia, che luce,

e l'impuro vapor sparger potea

macchie eterne al mio sangue, e alla tua fama.

Teco al rischio mi tolgo,

fuggo in Bisanzio, ascondo

il nome d'Atenaide in quel d'Eudossa,

t'offro a Pulcheria, ella al fratello. A lei

piace la tua virtude,

a cesare il tuo volto.

Proposto appena, e stabilito il nodo,

che ti fa augusta, il tuo destin già è fermo.

Già paghi i voti miei.

Col favor di Pulcheria

sposa a Teodosio, e imperatrice or sei.

ATENAIDE

Ma imperatrice, e sposa

lieta non son, mi turba

l'instabil sorte.

LEONTINO

A questa

ferma i vertiginosi impeti ciechi

saggia virtù. M'odi, e nell'alma imprimi,

quanto un padre or consiglia.

ATENAIDE

Parli, parli Leontino, Eudossa è figlia.

LEONTINO

T'ama cesare, è ver, teco divide

l'autorità sovrana,

ma può il tempo, e può l'uso

nel giovane monarca i nodi antichi,

se non sciorre, allentar. Tu sempre fida

soffri, e taci: ama in lui,

sino la sua incostanza, e quando ancora

tu lo veda avvampar d'altra beltade,

non l'irritar con importune accuse.

Una moglie gelosa

più molesta divien; la sofferenza

sol fa arrossir l'infedeltà d'un core,

e gelosia mai non racquista amore.

ATENAIDE

A Teodosio piacer, sia di quest'alma

sol voto, unico bene.

LEONTINO

In Pulcheria rispetta

la tua benefattrice, e la tua augusta.

ATENAIDE

Grato dover non parte

da un nobil cor.

LEONTINO

Ne sien tua cura i gravi

pubblici affari. A tuo poter sostieni

giustizia, e merto. A tutti

non dar facile orecchio.

Ti accarezza sovente

la man, che più t'insidia. I casi avversi

non ti trovino vile,

né superba i felici. Anche dal trono

al nulla, onde sortisti, il guardo abbassa,

fa', che il ben de' vassalli

sia di Teodosio il vero bene; a lui

la pace, il giusto, e la pietà consiglia,

e ancor dopo il possesso,

degna del grado tuo renditi, o figlia.

ATENAIDE

Questi, o signor...

LEONTINO

Di genitor, che t'ama,

sono gli ultimi accenti.

Tu in avvenir mia augusta,

io sarò tuo vassallo, e l'esser padre

non farà, ch'io ti nieghi il mio rispetto.

ATENAIDE

Come? Nemmen dal soglio

scorderò il mio dover.

LEONTINO

No no, codesto

dover più non pretendo,

mia figlia, addio.

ATENAIDE

Padre, e signor...

LEONTINO

Ti lascio,

ma ti lascio con pena, ah soffri, o cara

nell'estremo congedo il pianto mio,

e benché singhiozzando

prendi l'ultimo amplesso, Eudossa addio.

 

Ti stringo in quest'amplesso,  

o di me stesso parte miglior,

benché ti ceda al trono

non t'abbandono senza dolor.

Leontino ->

 

Scena seconda

Atenaide, poi Pulcheria, e poi Marziano con Guardie.

 

ATENAIDE

Lasciami, o di Varane  

immagine odiosa. Assai già tolto

m'hai di pace, di gloria, e d'innocenza:

de' paterni consigli

questo sia il primo frutto, amar Teodosio,

ma solo amarlo, e sempre.

Applaudami la Grecia e 'l fier Varane

comprenda, che, se indegna

del diadema de' cesari non sono,

potea con egual merto

salir moglie, e regina anche al suo trono...

 

<- Pulcheria

PULCHERIA

Augusta sposa...  

ATENAIDE

Eccelsa principessa...

PULCHERIA

Questo è 'l lieto tuo dì, Bisanzio applaude

di Teodosio all'amor, d'Eudossa al merto:

oggi il cesareo serto

passerà sul tuo crine. Appena basta

al concorso de' popoli giulivi

la reggia intera, e ad onorar tue nozze

oggi a noi vien (sia caso, o sia consiglio)

di Persia il prence, e d'Isdegarde il figlio.

ATENAIDE

(Che sento? Oh dio!) Varane,

Varane oggi in Bisanzio!

PULCHERIA

Appunto. Aver non ponno

i tuoi sponsali spettator più illustre.

 

<- Marziano, guardie

ATENAIDE

(Oh cieli!)  

MARZIANO

Ah principessa,

egli a noi vien non spettator, ma sposo.

PULCHERIA

Sposo, di chi?

ATENAIDE

(Tutto è palese.)

MARZIANO

Assolvi

dall'annunzio funesto un cor fedele.

PULCHERIA

No no, libero parla. Il perso erede,

che vuol? Che spera?

MARZIANO

Il tuo imeneo richiede.

PULCHERIA

Il mio?

MARZIANO

Pubblico intorno

ne corre il grido. Cesare v'applaude

ne gode ogni alma.

PULCHERIA

E Marziano ancora?

MARZIANO

Marziano è vassallo. (Il duol m'accora.)

ATENAIDE

(Son morta.)

PULCHERIA

Amica. Onde il pallor...

ATENAIDE

Perdona.

Il nodo, che ti toglie al greco impero,

in te toglie ad Eudossa

il sostegno più forte.

PULCHERIA

T'ama il german. Di che temer potrai?

ATENAIDE

Tutto non vedi il mio destin, né il sai.

 

Della rubella  

mia iniqua stella

tutta non vedi la crudeltà.

Né tutta miri ~ la ria procella,

che in ciechi giri

sopra il mio capo

fremendo va.

Atenaide, guardie ->

 

Scena terza

Pulcheria, e Marziano.

 

PULCHERIA

Marzian sì pensoso? Il ciel mi chiama  

al diadema di Persia.

Ne gode ogn'alma, cesare v'applaude,

e tu sol ne sospiri?

MARZIANO

Ah principessa

perderti troppo costa

non dirò a me, che poco

caler ti dée d'un misero vassallo,

a Teodosio dirò, dirò all'impero,

tua prima cura, e tuo maggior pensiero.

PULCHERIA

Col rifiuto del figlio,

ad Isdegarde sarò ingrata! In fronte

sdegnerò una corona,

che fa servir di Teodosio al sangue

quella parte di mondo, ov'ei non regna?

Parla, o duce, consigliami; ma solo

sia del consiglio tuo norma, ed oggetto,

pubblico zelo, e non privato affetto.

MARZIANO

Il tuo cor, non il mio, vorrei, che guida

al tuo talamo fosse,

e fosse la ragion del tuo rifiuto.

PULCHERIA

Gli imenei di chi regna

amor non fa: gli stringe

ragion di stato.

MARZIANO

E questa

questa s'oppone ai tuoi, sol col tuo senno

si regge augusto; e sol col tuo l'impero.

Se tu parti ei vacilla, e se pur brami

sposo al tuo letto, ei non si scelga altronde,

che tra i sudditi tuoi. Regna con esso,

ma nella Grecia; e sia

anche in grado di sposo un tuo vassallo.

PULCHERIA

Marzian sul tuo labbro

è tutto zel ciò, che favella?

MARZIANO

(Oh dio!)

PULCHERIA

Non t'arrossir.

MARZIANO

Ti basti,

che sia reo il mio silenzio.

Lascia penar con innocenza il core,

e interpreta per zelo, anche l'amore.

PULCHERIA

Questa al tuo zel si renda

non vil mercé. Vattene, o duce. Adopra

l'arte, il poter, perché si rompa il laccio,

che mi stringe ad altrui. Tuo ne sia il merto,

io ne godrò. A Varane

toglimi, te ne prego, e te 'l comando.

 

Scena quarta

Probo, e detti.

<- Probo

 

PROBO

E se il tuo non ti basta, ecco il mio brando.  

PULCHERIA

Tanto un suddito ardisce!

E tanto con Pulcheria

dell'amor di Teodosio

così t'abusi? Probo, anche i favori

offendono non chiesti,

e tal son io, che posso a voler mio

rifiutarli, e gradirli.

PROBO

Il mio zelo...

PULCHERIA

Anche il zelo

colpa divien, quando è soverchio. Attenda

d'esser richiesto, e in faccia

al suo sovran, sia più modesto, e taccia.

 

Là sul margine del rio  

più di un fior vorria goder

il favor della fresc'onda;

ma talor su quella sponda

gode un solo il gran piacer.

Così amor, tu già m'intendi,

con modestia taci e attendi

il sovrano mio voler.

Pulcheria ->

 

Scena quinta

Marziano, e Probo.

 

PROBO

Marziano, tu solo  

al nodo di Varane

rendi avversa Pulcheria.

MARZIANO

Sa consigliarsi augusta

col proprio core.

PROBO

E tu la rendi ingrata

al merto altrui.

MARZIANO

Parlan nostre opere, ed ella

ne vede il prezzo, e ne distingue il merto.

PROBO

Ma non sa giudicarlo.

MARZIANO

Probo, con più rispetto

parli un suddito labbro. I torti suoi

sono miei torti.

PROBO

Hai molto

per lei di zelo.

MARZIANO

Il grado suo me 'l chiede.

PROBO

Piuttosto il suo sembiante.

MARZIANO

La mia fede.

PROBO

Eh saresti

meno fedel, se meno fosti amante.

MARZIANO

Probo queste rispetto

soglie reali.

PROBO

In ogni luogo ha Probo

con che farsi temer.

MARZIANO

Piacemi, e altrove

dal tuo valore ne attenderò le prove.

 

Al valore, che prode ti pregi,  

vuò veder, se l'ardire pareggi,

ma già parmi non sia, che viltà.

Sempre uniti già sono in un core

folle audacia, codardo timore,

l'insolente col vile se n' va.

Sfondo schermo () ()

Marziano ->

 

Scena sesta

Probo, poi Teodosio con Séguito.

 

PROBO

Va' pur, la sofferenza  

vendicherà i miei torti; in te conosco

il nemico, e il rival: tu sol m'involi

gli affetti di Pulcheria,

ma se non può l'ingrata

esser conquista mia,

tua nemmeno ella sia: l'abbia altro amante,

l'abbia Varane. Al mio deluso amore

servirà di conforto il suo dolore.

 

<- Teodosio, seguito

TEODOSIO

Mio fedel, mi dà pena,  

che Pulcheria a quel nodo,

per cui l'innalzo a dominar nei Persi,

cieca resista. Ad imeneo più illustre

non può sceglierla il cielo,

quel rifiuto, che ingrati

ci rende ad Isdegarde,

provocarne può l'ire,

e nemico sì forte, e sì guerriero

può costar sangue, e pianto al greco impero.

PROBO

(Sorte mi arride.) Il tuo timor istesso,

cesare, è comun bene.

Né la germana augusta

v'oppone il suo voler, l'altrui si oppone.

Parla coll'altrui labbro,

con l'altrui cor risolve.

TEODOSIO

E da qual core

sedotto è 'l suo?

PROBO

Da quello

d'un audace vassallo,

che alle sue nozze insidioso aspira.

TEODOSIO

Alma v'è sì orgogliosa?

Qual sia? L'addita. In petto

già m'arde una giust'ira, e stringo in mano

le pene più temute.

PROBO

Egli è... (Pera il rivale.)

TEODOSIO

Chi?

PROBO

Marziano.

TEODOSIO

E Marzian sarà punito. Un duro

esilio a questa reggia

lo torrà, finché unita

veda Pulcheria al principe di Persia.

PROBO

Signor, tutto ei possiede

col militar comando anco l'affetto.

TEODOSIO

Cauto oprerò, simulerò l'offesa,

parrà favore anche la pena; e un braccio

sì necessario, e prode,

non perderò, né irriterò. Tu intanto

vanne incontro a Varane.

PROBO

A me ben noto

nella sua corte, ove l'onor sostenni

di tuo ministro.

TEODOSIO

A lui

offri, quanto dar può cesare e 'l trono,

che amico a lui, grato a Isdegarde io sono.

 

PROBO

Imeneo più chiare, e belle  

arderà le sue facelle,

e amor, con doppio laccio

le sue gioie accrescerà.

Lieto dì con più bel raggio,

mai non sorse al greco impero,

e ogni cor serve in omaggio

alla tua felicità.

Probo ->

 

Scena settima

Teodosio.

 

 

Tutt'amor, tutta gioia  

l'alma mi brilla in petto! Amata Eudossa,

m'è oggetto più giocondo

l'impero del tuo cor, che quel del mondo.

 

Trovo negli occhi tuoi  

tutto il contento mio,

tutto il mio bene.

E fuor di te, che sei

meta de' pensieri miei,

beni non ha 'l desio

voti la spene.

Teodosio, seguito ->

 
 

Scena ottava

Cortile imperiale.
Varane con Séguito, e Probo.

 Q 

<- Varane, seguito, Probo

 

VARANE

Reggia amica a te vicino  

più mi balza il core in petto.

Ma non so del mio destino

se per fama o per sospetto.

 

PROBO

Principe illustre a sua gran sorte ascrive,  

cesare il mio sovrano,

che del tuo regio aspetto

l'alte sue nozze ad onorar tu venga.

VARANE

E nel tuo incontro io formo

fortunati presagi a quel destino,

che qui mi tragge, o amico.

PROBO

E qual altro destino a noi ti dona,

che l'antica amistà

del tuo col nostro impero? (Egli si tenti.)

VARANE

Ah Probo, a voi non amistà, non altra

politica ragion qui mi fu guida;

sol mi fu guida amore,

amor per me fatal.

PROBO

(Povero cuore.)

VARANE

La beltà, ch'io sospiro

vive tra voi, tal me ne giunse il grido.

Pietà Probo, se mi ami,

reggi tu i passi miei,

senza colei, per cui vo errando intorno,

m'è odioso ogni respiro, infausto il giorno.

PROBO

Signor del tuo bel fuoco

ti precorre la luce. Il so, gran fregio

di questa reggia è la beltà, che adori.

VARANE

Me fortunato.

PROBO

Ella tua sia, t'impegno,

quanto a cesare appresso

ho di poter.

VARANE

Mio caro.

(lo abbraccia)

PROBO

(Per pena del rival perdo me stesso.)

 

Scena nona

Leontino, e detti.

<- Leontino

 

LEONTINO

(Che miro, o dèi! Quegli è Varane.)  

VARANE

Ah Probo,

quegli è Leontino?

PROBO

Il saggio

d'Atene, è desso.

VARANE

Oh tanto invano, o tanto

sospirato Leontino.

LEONTINO

(Più non v'è scampo.) Al grande

successor della Persia...

VARANE

Eh lascia questi

titoli a me funesti.

Dimmi Varane, amico, figlio, o s'altri

nomi d'amor può suggerirti il labbro.

LEONTINO

L'alto tuo grado...

VARANE

Probo,

qui grave affar seco mi chiede alquanto.

Riedi a Teodosio. Ei sappia,

che il mio piacer nella sua reggia io spero,

e fa' ch'egli ti dia l'augusto assenso.

PROBO

Nel mio zelo confida.

(Piangi amor mio, ma il mio rival non rida.)

(parte)

Probo ->

 

Scena decima

Varane e Leontino.

 

VARANE

Leontino, ove è Atenaide?  

LEONTINO

Atenaide sol è, dov'è Leontino.

Ma più non la vedrai. Credilo a un padre.

VARANE

Chi può torla a miei lumi,

chi negarla al mio amor? Chi tanto puote?

LEONTINO

Tu stesso, e la tua gloria.

VARANE

La gloria mia?

LEONTINO

Non ti lusingo, o prence;

fuggila per tuo onor, per suo la fuggi.

VARANE

Il suo fato, il mio amor, vuol, ch'io la cerchi.

LEONTINO

L'amor tuo s'avvilisce: ei cerchi oggetti

degni più del tuo fasto.

VARANE

Tutto il mio fasto è l'adorarla. Ah cessa,

di più temer: vengo a recarle un core

innocente, e più puro.

Vengo ad offrirle un trono

eguale a sua virtù. Con minor prezzo

non riparo il suo torto

non l'error mio. Torto, ed error, che tanto

a me costò di pentimento, e pianto.

LEONTINO

Eh mediti altre nozze

della Persia l'erede.

VARANE

Quelle vo' d'Atenaide.

LEONTINO

Di augusta gl'imenei gli applausi avranno,

della Persia, e del padre.

VARANE

Ma non quel del mio cor. Voglio Atenaide.

LEONTINO

Vedi la regal vergine...

VARANE

A miei lumi

tutto è oggetto d'orror, se lei non veggio.

Mia delizia, mio bene,

deh non soffrir, ch'io te ne preghi indarno.

Lascia, ch'io dir ti possa

benefattore, e padre.

Vedilo, io tutta abbasso

la mia grandezza all'umiltà del prego.

Concedimi Atenaide.

LEONTINO

Non è più tempo. Allora,

ch'io potea ricusasti:

or che tu vuoi, non posso.

La sorte d'Atenaide

al paterno voler più non soggiace,

decretato è di lei: soffrilo in pace.

(in atto di partire)

VARANE

Fermati, e meglio vedi

qual io mi sia. Varane

soffrir non può d'aver pregato indarno.

Chiesi Atenaide, ed Atenaide io voglio,

che s'ancor pensi audace

torla con nuova fuga agli occhi miei,

parte non sia sì solitaria, e strana,

dove non giunga il mio furor. Cercarti

saprà la mia vendetta,

oltre il mar più profondo,

oltre ogni lido, oltre il confin del mondo.

LEONTINO

Nella reggia di cesare Leontino

non sa temer. Torno a ridirlo. Invano

a me chiedi Atenaide: il suo destino

più da me non dipende, e se ancor fede

tu nieghi a' detti miei,

vanne a Pulcheria, e sol la chiedi a lei.

 

Mai s'accende di sdegno il mio core,  

non pavento minaccia e furor.

Disperato se vedi il tuo amore,

puoi cangiarne la fiamma e l'ardor.

Leontino ->

 

Scena undicesima

Varane, Teodosio, Pulcheria, Marziano, Probo, e loro Séguito.

<- Teodosio, Pulcheria, Marziano, Probo, altro seguito

 

VARANE

A cesare si vada: ei mi conceda  

di Atenaide il possesso,

onde nel punto istesso

sia felice il suo amor, sia lieto il mio.

TEODOSIO

Principe amico, ogni momento, è pena,

che a noi tarda il piacer dell'abbracciarti.

Questa reggia è tua reggia,

Pulcheria, ed io tutto dobbiamo al figlio

di quel gran re, che un tempo

fu a noi tutore, e padre.

PULCHERIA

Empie il tuo nome

le voci della fama,

e Bisanzio vedrà con lieto ciglio

di cento eroi te invitto erede, e figlio.

VARANE

Augusto, principessa

ben fu presago il cor, che solo in questo

felicissimo cielo

sarian paghi i miei voti.

Questo misero cor lunghi sostenne

fieri naufraghi, ei qui ne spera il porto,

e se sovrano assenso

oggi mi si concede,

si vedrà in sì bel giorno

ad un talamo solo arder due tede.

MARZIANO

(Misero me.)

PROBO

(Pena il rival.)

TEODOSIO

Ne attesto

principe il ciel, la real fede impegno;

quanto da me dipende

per tuo ben, per tua pace

tutto otterrai. Di': chiedi.

VARANE

Generosa Pulcheria...

MARZIANO

(Ahimè!)

VARANE

Manca alla mia

piena felicità solo il tuo voto

pende da te della beltà, che adoro

l'alto destin.

PULCHERIA

Può sperar tutto il grande

eroe dell'Asia.

TEODOSIO

Ed ottener può tutto;

chieda egli pur.

VARANE

Si compia

prima il tuo nodo, io qui t'indugio un bene,

che fa troppo penar colla dimora.

TEODOSIO

A tuo piacer, questa è tua reggia, prendi

ivi riposo, ivi le leggi imponi.

Regna Varane, ove è Teodosio. Probo

ne adempia i cenni.

VARANE

Io parto

pieno insieme di gioia, e di rossore.

(Dal suo contento, è quasi oppresso il core.)

 

Tanto lieto ho il core in petto,  

che al goder dell'alma mia,

già la fredda gelosia

più velen sparger non sa.

Tal l'amor si consola,

che da me già tutto invola

quel dolore,

che nel ciel destò pietà.

Varane, seguito, Probo ->

 

Scena dodicesima

Teodosio, Pulcheria, e Marziano.

 

TEODOSIO

Sei vicina, o germana, a porti in fronte  

la corona di Persia.

PULCHERIA

Onor, ch'io non ambisco.

TEODOSIO

All'imeneo felice,

echeggiano in applauso, e mari, e lidi.

PULCHERIA

Fama è spesso bugiarda,

e s'applaude sovente a un'ombra vana.

TEODOSIO

Tutto arride al tuo nodo.

PULCHERIA

Il più vi manca.

TEODOSIO

Che mai?

PULCHERIA

Vi manca di Pulcheria il voto.

TEODOSIO

Vuoi forse rifiutar sposo sì illustre?

PULCHERIA

Richiesta ancor non sono.

TEODOSIO

E se lo fossi?

PULCHERIA

Maturar ben si deve il grand'assenso,

dov'è inutile, e tardo il pentimento.

TEODOSIO

E se augusto te n' priega?

PULCHERIA

Augusto è il mio germano.

MARZIANO

Ed ei non stende

fin sopra il cor l'autorità del grado.

TEODOSIO

Può comandar ciò che all'impero ei vede

giovevole, ed onesto.

MARZIANO

Perdonami signor, giova all'impero,

che talor tu consigli i dubbi affari,

col senno di Pulcheria.

TEODOSIO

Duce, chi nacque all'armi

mal sa in pace trattar, nozze, ed accordi.

L'alma guerriera volentieri assente

a consigliar ciò che cagion seconda

esser può di sospetti, e di litigi.

Ma se tale in te avvampa

sete di guerra, e di trofei, va' espugna

il Bulgaro rubello

pria, che il giorno tramonti,

ti veggia il campo, e a nuove palme il guida;

cesare a te la sua vendetta affida.

MARZIANO

Ubbidirò. Dall'armi tue sconfitta

la provincia rubella

il solo non sarà de' miei perigli,

e il primo non sarà de' tuoi trionfi.

Farò morder il giogo

al popolo fellon, correr di sangue

farò, s'ei fia protervo e strade, e fiumi;

andrò, vedrò, ubbidirò il tuo cenno,

soddisfatto vedrò l'altrui livore,

tornerò d'altri lauri

cinto le tempie, e domi

i miei nemici, e i tui

avremo ambo vittoria,

tu dell'audacia, io dell'invidia altrui.

 

Di nuovi allori adorno  

a te farò ritorno,

e a piè del soglio avvinta,

la fellonia trarrò.

Poi dell'invidia oppressa

sulla ruina istessa

maggior risorgerò.

Marziano ->

 

Scena tredicesima

Teodosio, e Pulcheria.

 

PULCHERIA

Signor, saggio consiglio  

non è irritar braccio sì prode. A lui

tutta dell'armi nostre

affidata è la cura.

TEODOSIO

Utile m'è nel campo,

ma nella reggia a me fa guerra il duce

più d'ogni altra spietata.

PULCHERIA

In che t'offende?

TEODOSIO

Del mio favor s'abusa, e del suo grado.

PULCHERIA

Ma qual error?

TEODOSIO

Pulcheria, in certi rei,

dissimular le colpe

convien per non punirle.

Marzian vada al campo, e tosto vada.

PULCHERIA

Dunque, sua pena è 'l tuo comando?

TEODOSIO

Ei vada,

e dal suo core esiga,

o vicino, o lontano,

del comando il rispetto, e non l'arcano.

 

Qual la sua colpa sia  

ricercane il tuo cor,

e toglimi il rossor

dell'alta offesa.

Guarda saria viltà,

se dalla maestà

fosse difesa.

Teodosio, altro seguito ->

 

Scena quattordicesima

Pulcheria.

 

 

Purtroppo il so, la tua sciagura o duce,  

è il tuo amore innocente.

Pietà ne sento, ohimè guardati, o core,

sembianze di pietà prende anche amore.

 

Quanto posso a me fo schermo,  

e da piaghe, e da ritorte.

Ma ho timor ~ che contro amor

sia riparo troppo infermo

l'esser grande, e l'esser forte.

Pulcheria ->

 

Varianti all'atto primo

Dai libretti delle versioni precedenti.

 
Aria alternativa fine scena I.

LEONTINO

Sposa augusta ascendi al trono,  

ti fui padre, or più non sono

ma vassallo tutto amor.

Se talor per me un pensiero

non offende il grado altero,

ti rammenta il genitor.

 
Aria alternativa fine scena IV.

PULCHERIA

Non trova in me riposo  

l'anima sconsolata,

che persa nello sposo

ha la sua pace.

È solo oggetto d'ira

Varane a questo cor;

avvampo di furor,

e 'l labbro tace.

 
Aria alternativa fine scena V.

MARZIANO

Vedrò se pareggi  

l'ardire al valor.

Ma so, che sovente

in lega se n' vanno

un labbro insolente,

un timido cor.

 
Aria alternativa fine scena X.

LEONTINO

Nello scoglio irata l'onda  

urta, freme ~ incalza, e preme,

ma no 'l muove, no 'l profonda,

ed è vano il suo furor.

Con minacce, e con i preghi,

tu così vuoi, che mi pieghi,

ma egual sorte ~ in petto forte

ha il tuo sdegno, ed il tuo amor.

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Loggiato corrispondente al palazzo imperiale.

Atenaide, Leontino
 

Fausta per me risplende

Atenaide
Leontino ->

Lasciami, o di Varane

Atenaide
<- Pulcheria

Augusta sposa / Eccelsa principessa

Atenaide, Pulcheria
<- Marziano, guardie

Oh cieli! / Ah principessa

Pulcheria, Marziano
Atenaide, guardie ->

Marzian sì pensoso? Il ciel mi chiama

Pulcheria, Marziano
<- Probo

E se il tuo non ti basta, ecco il mio brando

Marziano, Probo
Pulcheria ->

Marziano, tu solo

Probo
Marziano ->

Va' pur, la sofferenza

Probo
<- Teodosio, seguito

Mio fedel, mi dà pena

Teodosio, seguito
Probo ->

Tutt'amor, tutta gioia

Teodosio, seguito ->

Cortile imperiale.

<- Varane, seguito, Probo

Principe illustre a sua gran sorte ascrive

Varane, seguito, Probo
<- Leontino

Che miro, o dèi! Quegli è Varane

Varane, seguito, Leontino
Probo ->

Leontino, ove è Atenaide?

Varane, seguito
Leontino ->
Varane, seguito
<- Teodosio, Pulcheria, Marziano, Probo, altro seguito

A cesare si vada: ei mi conceda

Teodosio, Pulcheria, Marziano, altro seguito
Varane, seguito, Probo ->

Sei vicina, o germana, a porti in fronte

Teodosio, Pulcheria, altro seguito
Marziano ->

Signor, saggio consiglio

Pulcheria
Teodosio, altro seguito ->

Purtroppo il so, la tua sciagura o duce

Pulcheria ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Varianti all'atto primo
Loggiato corrispondente al palazzo imperiale. Cortile imperiale. Salone magnifico. Gabinetto imperiale. Cortile corrispondente al giardino. Galleria; notte. Ippodromo.
Atto secondo Atto terzo

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