Atto terzo

 

Scena prima

Sotterranea illuminata da lampade a diversi lumi con all'intorno tutti gli strumenti, e i simboli della magia, e dell'arte divinatoria. Ara di pietra nel mezzo dedicata agli dèi inferi.
All'aprirsi della scena al suono di funebre sinfonia si veggono comparire Zelmira, e Clotarco incatenati, incoronati di frondi di cipresso, e circondati di bende ornate di simboli, e di caratteri, preceduti dai Ministri del tempio, i quali portano gli strumenti del sacrificio, e sono seguiti da Guardie, indi Armida, e Idreno in abito di augure co' la tiara in capo, preceduto da diversi Maghi portanti in mano doppieri accesi, e seguito dai Custodi reali.

 Q 

(nessuno)

<- sacerdote, ministri del tempio, Zelmira, Clotarco, guardie, Armida, maghi, Idreno, custodi reali

 

IDRENO
(ad Armida)

Di pietà non parlarmi. I prieghi tuoi  

omai fervon piuttosto

d'alimento al mio sdegno. Io non respiro

che vendetta, e furor. Dolce mi sembra

coteste rimirare a morte in faccia

vittime inorridir, e allorché 'l ferro

sentonsi nelle vene,

tremar vederle, intridersi di sangue

languidamente i lumi erranti aprire,

impallidir, contorcersi, morire.

ZELMIRA

Barbaro!

CLOTARCO

Invendicati

non moriremo almen.

ARMIDA

S'avido sei

or di sangue così, quello si versi

di chi fomenta il tuo furor. Comprendi,

ch'ostie più grate ai barbari son tanto,

ch'amino a queste intorno are infedeli

sol le nere di morte ombre crudeli.

Gl'innocenti risparmia...

IDRENO

Ed innocente

chiami chi mi tradì? Non è Zelmira,

che abusò d'un arcano

da me fidato a lei, che aperse il varco

a' miei nemici, ed al mio amore ingrata,

quando sposa la scelgo, a uno straniero

si abbandona così? Non fur sorpresi

nella fuga ambedue? Dunque compagni

sian nella pena, e vendichi un sol colpo

l'offeso altrui riposo,

il re, la patria, il genitor, lo sposo.

ZELMIRA

Or mi è dolce il morir. Io sentirei,

vivendo teco, incrudelir mia sorte,

e a me moltiplicar l'istessa morte.

Tu mi difendi, Armida,

appresso il genitor. Digli, che abuso

fe' dell'arbitrio suo, che quando ei volle

destinarmi a uno sposo, il genio mio,

non l'util suo dovea

pria consultar, che troppo del suo sangue

prodigo fu: di lacci egli m'avvinse,

e di sua mano il ferro in sen mi spinse.

Esagera il suo error: co' la mia strage

tanti spaventa insani

genitori indolenti, ed inumani.

ARMIDA

(Mi fa pietà!)

IDRENO

Ministri, olà, prendete

le vittime infelici.

CLOTARCO

Empio tiranno,

se morir tu mi fai...

ZELMIRA

S'io cado esangue...

ZELMIRA E CLOTARCO

Contro te parlerà questo mio sangue.

 
I Ministri conducono le due Vittime all'ara, appiè della quale le fanno sedere, e le legano. Quindi uno de' Ministri presenta al Re la sacra scure sopra un bacile, ed egli nel porgerla al Gran sacerdote, canta i seguenti versi accompagnati da grave sinfonia, e in questo tempo sentonsi tratto tratto alcune scosse di terremoto, e fremiti di tuono.
 

IDRENO

Del Tartaro profondo austeri numi,  

terribili ai viventi,

che la luce smarrir fate alle stelle,

di turbinosi venti,

di sonore procelle

il ciel n'empiete, e 'l mare, e ad un sol cenno

le pallide sventure escon dai vostri

caliginosi regni.

Sulla terra a versar rovine, e sdegni:

le vittime accogliete,

ch'or si svenano a voi: portino seco

il mio timor: soccorso a me prestate,

dell'arti vostre esecutor mi fate.

 
Nell'atto di porgere la scure al Sacerdote, si ode un più forte fragore, ed esce improvvisamente da sottoterra fra diverse vampe di fuoco l'Ombra di Tabrimon antico re di Damasco, e d'altra parte l'Odio, la Vendetta, e l'Ira, che avvicinandosi all'ara, rovesciano i vasi adornanti la medesima, indi la detta Ombra si raggira fremendo, l'Odio getta ai piedi d'Armida un pugnale, la Vendetta uno strale, l'Ira una face, e tutti insieme spariscono.

<- ombra di Tabrimon, odio, vendetta, ira

ombra di Tabrimon, odio, vendetta, ira ->

 

IDRENO

Che orror! Perduto io sono. In quelle atroci  

spaventose sembianze

lessi la mia rovina. Odiano i dèi

queste vittime forse. Il reo m'è ignoto,

che lor deggio immolar, che il soglio mio,

la mia vita insidiò.

ARMIDA

Quel reo son io.

Sì, t'ingannai: dal tuo furor difesi

i traditi Europei: per me son giunti

incolumi al loro campo, ed a tuo danno

essi ritorneranno: omai gli aspetta;

morte già ti circonda, e la vendetta.

IDRENO

Empia, ti punirò. Dove ti trasse

un disperato amore!

ARMIDA

Affretta il colpo,

che a me prepari, ed il mio trono usurpa,

ma goderlo non spera. Io più non posso

me stessa tollerar: fra opposti affetti

il cor mi si divide:

pietosa è quella man, ch'ora m'uccide.

IDRENO

Sarai paga a momenti. Olà, custodi,

in carcere distinto i rei serbate

al lor supplizio. Oh quali

minacciosi fantasmi io veggo intorno!

Perfidi, io voglio... Oh tradimento! Oh giorno!

 

Perfidi, sì, tremate,  

ancor non sono oppresso,

e vendicar me stesso,

perfidi, ancor saprò.

Libero almen son io,

può ben cangiar mia sorte:

per voi fra le ritorte

no, che cangiar non può.

 
(parte col séguito dei maghi e sacerdoti)

Idreno, sacerdote, ministri del tempio, maghi ->

 

Scena seconda

Armida, Zelmira, Clotarco, e Guardie.

 

ARMIDA

Prence, de' tuoi custodi  

è duce Argante: a lui questo presenta

(porge una gemma a Clotarco)

noto monile, e un adito alla fuga

egli aprirti saprà. Libera ancora

teco resti Zelmira. Io sola, io devo

oggi morir. Al traditor Rinaldo

narra la strage mia. Digli, che Armida

sopravviver non seppe al suo rigore,

e pensando quai fummo, in sul mio fato

qualche lagrima ancor versi l'ingrato.

CLOTARCO

Povera principessa,

quanta pietà mi fai!

ZELMIRA

Come compensa

amore i suoi seguaci! E ognun ricerca

sollecito il suo giogo, e v'è chi loda

sì debol servitù, gli anni migliori

chi sol consacra a lui,

cieco così sulle rovine altrui?

 

Ah fuggite amor più lieti  

voi, che siete in libertà:

ci fa deboli, inquieti,

delirar sempre ci fa.

Più che l'ira de' tiranni

sue lusinghe ognor temete:

i suoi vezzi sono inganni.

Infelici, se credete

a chi fé serbar non sa.

(parte con Clotarco fra i custodi)

Zelmira, Clotarco, custodi reali ->

 

Scena terza

Armida sola fra le Guardie.

 

 

Che fai, che pensi, Armida? Oppressa alfine,  

tradita, abbandonata,

a morir già vicina,

e innocente morire, e invendicata!

Ma sulla mia rovina

trionferà Rinaldo? Ah no!... Sì viva,

sin ch'io 'l riduca almeno

tremante a' piedi miei. Sia la sua pena

d'esempio agl'incostanti:

spaventiamo così gl'infidi amanti.

Vadasi... E come, e dove? Egli protetto

dall'armi sue queste mie mura istesse

stringe, minaccia, e sfida:

io tradita così... povera Armida!

Senza difesa, esposta

al furor d'un tiranno avido ognora

di vedermi morir... Dunque si mora.

Quel perfido arrossisca: il ciel, la terra

faccian le mie vendette. Ombra seguace

l'agiterò, finché sé stesso odiando,

colla man, ch'era mia, di cui mi priva,

disperato s'uccida... Ah no ch'ei viva!

L'ingrato vive, e 'l barbaro suo core

è insensibile forse al mio dolore!

 

Perché se m'odia, oh dio!  

Quell'anima incostante,

perché più non poss'io

odiar quell'alma ancor!

Perché quel suo sembiante

amor formò sì bello,

e perfido, e rubello

gli formò poscia il cor!

Sfondo schermo () ()

(parte fra le guardie)

Armida, guardie ->

 
 

Scena quarta

Cortile nel palazzo reale.
Idreno con séguito di Soldati, indi Ubaldo seguìto da' suoi.

 Q 

<- Idreno, soldati di Idreno

 

IDRENO

Coraggio, o miei seguaci. È da' nemici  

sorpresa la città, però non siamo

perduti ancor. Degli Arabi lo stuolo,

che a nostro pro s'invia, non è lontano.

Vidi nel vicin piano

sparse al vento ondeggiar le nostre insegne.

Qui intrepidi restate, onde il nemico

alla regia non passi. Intanto Armida,

prima cagion del rischio mio, s'uccida.

(parte, e restano in difesa del posto i suoi soldati)

Idreno ->

<- Ubaldo, soldati di Ubaldo

 

UBALDO

Seguitemi, o compagni:  

tutto a noi cede. Ad occupar la reggia

lieve inciampo saranno

que' timidi soldati. Al vostro aspetto

impallidiscon già: lor trema il ferro

nell'inabile destra. In ogni impresa

l'usato ardir vi chiedo:

assalite, uccidete: io vi precedo.

 
Va ad attaccare i Nemici, e dopo breve zuffa li disordina, li vince, e poi tutti si disperdono fra le scene.

soldati di Idreno, Ubaldo, soldati di Ubaldo ->

 

Scena quinta

Clotarco, e Rinaldo, indi Zelmira.

<- Clotarco, Rinaldo

 

CLOTARCO

Sì, per mio scampo offrì sé stessa Armida  

a una pena non sua. Da te tradita,

essa aborre una vita,

che amava sol per te. Col suo favore

libero io sono.

RINALDO

Oh generosa! Oh troppo

principessa fedel! Cerchiamo, amico,

una via di salvarla...

 

<- Zelmira

ZELMIRA

Oh sventurata,  

e a torto oppressa Armida! Or va', Rinaldo,

l'opra a mirar del tuo rigor.

RINALDO

Che dici?

CLOTARCO

Che avvenne mai?

ZELMIRA

Già l'infelice è tratta

crudelmente a morir. La vidi...

RINALDO

Ah come!

In suo soccorso andiam. Tutto si tenti

a sua difesa. Io morirò con lei,

s'altro far non potrò. L'onor l'esige,

gratitudine il chiede,

il dover, la pietà, l'amor, la fede.

(parte con Clotarco)

Rinaldo, Clotarco ->

 

Scena sesta

Zelmira, indi Ubaldo, e Idreno fra le Guardie.

 

ZELMIRA

Fuggiam da queste sponde amene un giorno,  

ora ingombre d'orror. Come la sorte

delizie alterna, e danni

ed in seno al piacer nascon gli affanni!

(parte)

Zelmira ->

 

<- Ubaldo, Idreno, guardie

UBALDO

Empio, cedi quel ferro, inutil peso  

all'imbelle tuo fianco.

IDRENO

(getta la spada)

Oppresso io cedo

all'avverso destin, ma l'odio mio

ceder non sa.

UBALDO

Vedrai se può giovarti

l'impotente odio tuo. Dov'è Clotarco?

Traditor, me lo rendi.

IDRENO

O cadde, o forse

a trapassargli il seno alcun s'affretta.

Incomincia da lui la mia vendetta.

UBALDO

Ah, barbaro, se mai

l'uccidesti così, trema, ch'io serbo

fra i scempi, e le ritorte

in più pene divisa a te la morte.

IDRENO

Guardo il mio fato estremo,

non mi turbo, t'insulto, e non ti temo.

(partono)

Idreno, guardie, Ubaldo ->

 

Scena settima

Rinaldo, che tiene Armida per mano.

<- Rinaldo, Armida

 

ARMIDA

Lasciami, traditor. Perché mi togli  

a una morte, ch'è pena assai minore,

e dolce a paragon del tuo rigore?

Per chi vivrò, se mi tradì Rinaldo,

in cui raccolti, e fissi

tenni i miei voti, e per amarlo io vissi!

RINALDO

Ah, principessa, inorridisco ancora

pensando a te! Serba una vita almeno,

ch'or ricevi da me. S'è ver, che m'ami,

no, di te non mi priva...

ARMIDA

Perfido, m'abbandoni, e vuoi, ch'io viva?

So, che troppo conosci

la debolezza mia. Non ho valore

d'obliare un ingrato,

che m'involò la pace,

e un traditore odiar, che ancor mi piace.

Ah lasciami morir!

(in atto di partire)

RINALDO

Fermati. Oh dio!

Non sii crudel così...

ARMIDA

Crudel son io?

Misera, ch'io no 'l fui, quando ti vidi

solo, immerso nel sonno, entro il mio regno,

e un colpo sol potea

me vendicar d'ogni mio torto antico,

ed Asia liberar da un gran nemico!

Ma ti vidi, e t'amai. Se ancor tu 'l puoi,

richiama alla memoria

quel fatal giorno almen di tua vittoria,

o se spiace al tuo orgoglio,

con rammentar quel dì punirti io voglio.

Ah no, per un ingrato,

che amor non ha, che 'l finge, e l'avvelena,

troppo dolce saria cotesta pena!

RINALDO

Non trafiggermi più. Vivi, e ti serba

sull'Asia a dominar. Legge daranno

a imperi così vasti i tuoi pensieri.

ARMIDA

Il tuo cor io dimando, e non gl'imperi.

Ma che dissi, infelice! Omai ti scorda

l'amor, la fede altrui,

qual meco fosti un dì, qual teco io fui:

pensa, che siam nemici. Io mille volte

tentai svenarti: or vendica te stesso,

lacera un cor, dove tu vivi impresso.

Degno il colpo è di te: non invidiarmi

una morte sì cara.

(con tenerezza gli prende la mano, e gliela bacia)

A me fia dolce

morir per questa mano,

che adoro, e che fia mia, lo spero invano.

RINALDO

Oh dio! Vincesti, Armida.

Son tuo: basta così. Pace non trovo

fuori di te. Di fedeltà m'accusi

il mondo pur: forse avverrà, che poi

l'accusa sua rivochi,

o almen superbo andrò, perché tra noi

di colpa così bella i rei son pochi.

 

Scena ottava

Clotarco, e detti.

<- Clotarco

 

CLOTARCO

Signor, deh vieni a raffrenar l'insana  

licenza militar. L'orror, la morte

erra indistinta, e scorre

della città nemica ogni sentiero.

RINALDO

E Ubaldo?

CLOTARCO

È lunge.

ARMIDA

E Idreno?

CLOTARCO

È prigioniero.

(parte)

Clotarco ->

 

ARMIDA

Ah si rispetti almeno  

l'infelice mio re! Vado in difesa

di lui, che m'odia, e n'ha ragion. Rinaldo,

abbi pietà di noi. Torno a momenti:

rimanti, addio. Ma senti,

ch'ho da sperar da te?

RINALDO

Tutto, o mia vita.

Riposo avrai... sarò... (Dirlo non oso!)

ARMIDA

Sai, che sta nel tuo amore il mio riposo.

Ma tu mi guardi, e taci! Ah sei pentito

forse d'essermi grato?

RINALDO

Anzi mi spiace,

che teco io fui crudel.

ARMIDA

Dunque son io...

RINALDO

La mia vita, il mio ben.

ARMIDA

Tu sei...

RINALDO

D'Armida

l'amante, e 'l difensor.

ARMIDA

E speri...

RINALDO

I giorni

viver con te felici.

ARMIDA

E ti consola...

RINALDO

Sol questa mia speranza, e Armida sola.

 

 

Ancor da te diviso  

presente a me tu sei:

tutti gli affetti miei

non san pensar che a te.

ARMIDA

Ognor sul tuo bel viso

s'arresta il core amante:

ognor per te costante

più non ritorna a me.

RINALDO

Ad una fé sincera...

ARMIDA

A così dolce affetto...

ARMIDA E RINALDO

Dov'è quell'alma austera,

che accendersi non sa?

RINALDO

Più non temer, ben mio.

ARMIDA

Più non tradirmi, o caro.

ARMIDA E RINALDO

Ma se fedel son io,

abbia di me pietà.

(partono da diverse parti)

Armida, Rinaldo ->

 

Scena nona

Ubaldo, e Clotarco.

<- Ubaldo, Clotarco

 

UBALDO

Dunque ad Armida appresso  

vedi Rinaldo, e a lui più non ti opponi,

e con Armida ancor tu l'abbandoni?

Vanne, cerca, il raggiungi,

guidalo a me.

CLOTARCO

Donne, ugualmente è reo,

a idolatrarvi chi servil si avvezza,

e chi ruvido ognor vi fugge e sprezza.

(parte)

Clotarco ->

 

UBALDO

Troppo ei si lascia in preda  

al suo piacer. I moderati affetti

utili sono in noi, com'esser suole

in fresca riva a verdi piante il sole;

ma come il sol fervido troppo uccide,

o inaridisce quelle,

che i suoi più dolci rai faceano belle,

troppo ardenti così gli affetti in noi

l'alma opprimono alfin, che inaridita

ogni virtù più rara,

a servir solo, ed a languire impara.

 

Chi a regnar sul vostro core,  

donne belle, aspira altero,

di sé stesso ognor l'impero

ha da perdere così.

Per mercé del vostro amore

delirar dovrà con voi,

consacrarvi i voti suoi,

le sue cure, ed i suoi dì.

(parte)

Ubaldo ->

 

Scena decima

Clotarco, e Rinaldo, indi Ubaldo.

<- Clotarco, Rinaldo

 

CLOTARCO

Signor, a un gran cimento  

seguendo Armida ora ti esponi.

RINALDO

Amico,

scusa i trasporti miei. So, che purtroppo

debole comparisco agli occhi altrui,

ch'io non son quel, che fui, che all'amor mio

sacrifico la gloria, e la mia pace,

ma la mia debolezza ancor mi piace!

 

<- Ubaldo

UBALDO

Principe, al campo, all'armi  

solleciti si corra. Un empio stuolo

d'arabi masnadieri usi all'insidie

d'improvviso c'investe: a nostro danno

Idreno gli affrettò. Ti offre la sorte

un incontro opportuno,

Rinaldo, a compensar quanto perdesti

fra i vezzi del piacer. Gli empi debella

fumanti ancor di nostro sangue, alteri

delle spoglie a noi tolte. Al nostro duce

con sì gran prova di guerriero ardire

presentarti potrai senza arrossire.

In faccia a te ritorni

Asia a tremar, che mentre amor ti occulta,

dell'imbelle ozio ride, e t'insulta.

RINALDO

Ma che sarà d'Armida?

È troppa crudeltà lasciarla esposta

sola in mezzo alle stragi... Ah tu non sai,

qual contrasto d'affetti in seno io provo!

UBALDO

Ritorni forse a vacillar di nuovo?

Se della tua tiranna

t'indebolì l'aspetto. Evita, o prence,

questo fatal soggiorno, in cui son tese

mille insidie al tuo cor. Fra queste mura

no, la tua libertà non è sicura.

Sei vinto già, se amor tu sfidi, e sei

vincitor, se lo fuggi. Allorché manca

l'occasion, s'estingue

il fomento, che 'l pasce. Alfin recidi

la sua radice infesta,

che un dì potria rigermogliar funesta.

Va', mi precedi al campo. Io tutto affido

te stesso a te. D'una pietà servile

frena i moti, che amor torna a destarti:

non t'affanna, non pensa: ardisci, e parti.

RINALDO

Quante volte esser deve

e vinto, e vincitor! Qui l'aria, i sassi,

il terreno, ogni oggetto

inspirano al mio cor l'antico affetto.

Fuggasi alfin: povera Armida! Almeno

tu la consola, amico:

dille... ah dille per me ciò, ch'io non dico!

 

Di', che fedel io sono,  

e dille il mio dolor;

ch'è ver, ch'io l'abbandono,

ma che le lascio il cor.

Tergi le sue pupille,

calma il suo core oppresso,

dille, che viva, e dille

quanto mi costa adesso

il mio crudel rigor!

 
(partono da diverse parti)

Rinaldo, Ubaldo, Clotarco ->

 
 

Scena undicesima

Magnifico palazzo di Armida, che poi rovina, e si trasforma in una deserta campagna, nella quale si veggono parecchi mostri.
Zelmira, poi Idreno incatenato fra le Guardie, indi Armida.

 Q 

Zelmira, donzelle

 

ZELMIRA
(alle donzelle di suo séguito)

Come! Partì Clotarco? Ecco la fede  

ed ecco la pietà, che quell'ingrato

mi giurò, mi promise! Ah mie compagne

a creder siam nui

facili troppo alle promesse altrui!

 

<- guardie, Idreno

IDRENO

Tu vedi il tuo trionfo  

nella sventura mia.

 

<- Armida

ARMIDA

Sire, s'avanza  

degli arabi il soccorso. Omai saranno

le tue catene infrante.

IDRENO

Armida ancora

ad insultarmi viene?

Vanne: son men crudeli

della perfidia tua le mie catene.

 

Scena dodicesima

Ubaldo, e detti.

<- Ubaldo

 

UBALDO

Olà, soldati, al campo. Il re superbo  

traete, ove il suo reo destin lo mena.

Voi venite al trionfo, egli alla pena.

ARMIDA
(con affanno)

Signor, pietà. Sospendi...

dov'è, che fa Rinaldo? Ei mi promise...

ed or mi lascia oppressa...

UBALDO

Di lui t'oblia, pensa a salvar te stessa.

Farò di queste mura

un cumulo di sassi. I vostri inganni

su voi ricadranno.

A tremar, a morir vieni, o tiranno.

(parte)

Ubaldo ->

 

ARMIDA

Mio re.

IDRENO

Perfida, addio. Vivi, e infelici

rendi almeno, vivendo, i miei nemici.

(parte fra le guardie)

guardie, Idreno ->

 

Scena tredicesima

Armida, Zelmira, indi Clotarco, e poi di nuovo Zelmira.

 

ARMIDA

Zelmira, per pietà cerca, t'affretta,  

guida Rinaldo a me.

ZELMIRA

Pietà mi chiedi?

Così confusa sono,

che incerta al mio destino io m'abbandono.

(parte)

Zelmira ->

 

<- Clotarco

ARMIDA

Mi lascerà Rinaldo  

fra le rovine mie, così sepolta!

Ho da soffrirlo ingrato un'altra volta?

Fuggi, seguimi, Armida: il tuo periglio

indugio non ammette.

CLOTARCO

Fuggi, seguimi, Armida: il tuo periglio

indugio non ammette.

ARMIDA

Eppur non torna

Rinaldo ancor?

CLOTARCO

Di lui ti scorda. Astretto

sospirando partì. La fé, l'amore

ei serba a te, quanto il dover lo chiede.

ARMIDA

Empio! Questo è l'amor, questa è la fede?

Finge pietà per me, soccorso, e pace

mi promette di nuovo, e poi crudele

in periglio sì rio

da me s'invola, e non mi dice addio!

Misera, ch'io dovea svellergli 'l core,

quand'era in mio poter! Ah dove apprese

sì dura crudeltà! No, no 'l produsse

l'italo ciel: d'orrida fiera i primi

alimenti egli trasse: a lui diè vita

sul Caucaso gelato errante scita.

 

<- Zelmira

ZELMIRA

S'avanza, o principessa,  

de' nemici il tumulto. In questa reggia

più sicure non siam.

ARMIDA

Deh mi lasciate

in preda al mio destin!

CLOTARCO

Serbati almen...

ZELMIRA

Vivi, estingua il furor l'amore antico.

ARMIDA

Chi mi parla di vita è mio nemico.

CLOTARCO

Dunque perir vorrai?

ARMIDA

Vanne.

ZELMIRA

Ti spiace

la pietà, ch'ho di te?

ARMIDA

Lasciami in pace.

ZELMIRA

Ma non vedi...

CLOTARCO

Non sai, che ti sovrasta...

ARMIDA

Lo so, lo vedo: alfin partite, e basta.

CLOTARCO

Zelmira, andiam, né questi

perdiamo utili istanti.

ZELMIRA

Oh amor tiranno! Oh sempre ciechi amanti!

 
(parte con Clotarco, e con esso loro tutto il seguito di Armida)

Zelmira, Clotarco, donzelle ->

 

Scena quattordicesima

Armida sola.

 

 

Dunque per mio tormento  

nacque Rinaldo! E ognor così mi strugge!

Mi giura amor, poi m'abbandona, e fugge!

Sì, l'empio, e gode del suo inganno.

Ah spergiuro! Ah tiranno! All'amor mio

questa tu rendi, oh dio, crudel mercede?

Povera Armida, a chi darai più fede!

 

Fermati, ingrato: aspetta...  

abbi pietà... Ma no.

Tradita, oh dio, così!

 

 

Pera chi mi tradì: voglio vendetta.  

Nere furie inquiete,

ministre del mio sdegno, olà, che poi

di vendicarmi io lascio il peso a voi.

 
Escono prontamente diverse Furie incatenate.

<- furie

 

ARMIDA

Arda, cada la reggia. Ite, scorrete,

svenate il reo, per cui m'affanno, e moro...

 
Le Furie rompono le loro catene, e s'affrettano ad eseguire gli ordini d'Armida. Apresi in questo mentre la terra, e vi esce un fuoco, in mezzo a cui compariscono l'Odio, la Vendetta, e la Disperazione armate di faci; ne distribuiscono alle altre Furie, e corrono ad incendiare il palazzo, che subito rovina, e vi resta invece una deserta campagna.

<- odio, vendetta, disperazione

 Q 

odio, vendetta, disperazione ->

 
 

ARMIDA

No, risparmiate un traditor, che adoro.

Ah come! E avrò pietà... no; mora. Io stessa,

io 'l giungerò: vuò, che tremante ei miri

per suo orror, per sua pena

la man, ch'egli deluse, e che lo svena.

 
Comparisce un carro tirato da due draghi, sopra cui ascende Armida, e si dilegua; e quindi le divisate Furie intrecciano il ballo, che dà fine allo spettacolo.

Armida ->

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Sotterranea illuminata da lampade a diversi lumi con all'intorno tutti gli strumenti, e i simboli della magia, e dell'arte divinatoria; ara di pietra nel mezzo dedicata agli dèi inferi.

(suono di funebre sinfonia)

 
<- sacerdote, ministri del tempio, Zelmira, Clotarco, guardie, Armida, maghi, Idreno, custodi reali

Di pietà non parlarmi. I prieghi tuoi

(grave sinfonia, e in questo tempo sentonsi tratto tratto alcune scosse di terremoto, e fremiti di tuono)

Del Tartaro profondo austeri numi

(si ode un più forte fragore, e da sottoterra diverse vampe di fuoco)

sacerdote, ministri del tempio, Zelmira, Clotarco, guardie, Armida, maghi, Idreno, custodi reali
<- ombra di Tabrimon, odio, vendetta, ira
sacerdote, ministri del tempio, Zelmira, Clotarco, guardie, Armida, maghi, Idreno, custodi reali
ombra di Tabrimon, odio, vendetta, ira ->

Che orror! Perduto io sono

Zelmira, Clotarco, guardie, Armida, custodi reali
Idreno, sacerdote, ministri del tempio, maghi ->

Prence, de' tuoi custodi

guardie, Armida
Zelmira, Clotarco, custodi reali ->

Che fai, che pensi, Armida? Oppressa alfine

Armida, guardie ->

Cortile nel palazzo reale.

<- Idreno, soldati di Idreno

Coraggio, o miei seguaci

soldati di Idreno
Idreno ->
soldati di Idreno
<- Ubaldo, soldati di Ubaldo

Seguitemi, o compagni

(breve zuffa)

soldati di Idreno, Ubaldo, soldati di Ubaldo ->
<- Clotarco, Rinaldo

Sì, per mio scampo offrì sé stessa Armida

Clotarco, Rinaldo
<- Zelmira

Oh sventurata, e a torto oppressa Armida!

Zelmira
Rinaldo, Clotarco ->

Fuggiam da queste sponde amene un giorno

Zelmira ->
<- Ubaldo, Idreno, guardie

Empio, cedi quel ferro, inutil peso

Idreno, guardie, Ubaldo ->
<- Rinaldo, Armida

Lasciami, traditor. Perché mi togli

Rinaldo, Armida
<- Clotarco

Signor, deh vieni a raffrenar l'insana

Rinaldo, Armida
Clotarco ->

Ah si rispetti almeno

Rinaldo e Armida
Ancor da te diviso
Armida, Rinaldo ->
<- Ubaldo, Clotarco

Dunque ad Armida appresso

Ubaldo
Clotarco ->

Troppo ei si lascia in preda

Ubaldo ->
<- Clotarco, Rinaldo

Signor, a un gran cimento

Clotarco, Rinaldo
<- Ubaldo

Principe, al campo, all'armi

Rinaldo, Ubaldo, Clotarco ->

Magnifico palazzo di Armida.

Zelmira, donzelle
 

Come! Partì Clotarco? Ecco la fede

Zelmira, donzelle
<- guardie, Idreno

Tu vedi il tuo trionfo

Zelmira, donzelle, guardie, Idreno
<- Armida

Sire, s'avanza degli arabi il soccorso

Zelmira, donzelle, guardie, Idreno, Armida
<- Ubaldo

Olà, soldati, al campo. Il re superbo

Zelmira, donzelle, guardie, Idreno, Armida
Ubaldo ->

Zelmira, donzelle, Armida
guardie, Idreno ->

Zelmira, per pietà cerca, t'affretta

donzelle, Armida
Zelmira ->
donzelle, Armida
<- Clotarco

Mi lascerà Rinaldo

donzelle, Armida, Clotarco
<- Zelmira

S'avanza, o principessa

Armida
Zelmira, Clotarco, donzelle ->

Dunque per mio tormento

Pera chi mi tradì: voglio vendetta

Armida
<- furie

(apresi la terra, e vi esce un fuoco)

Armida, furie
<- odio, vendetta, disperazione

(l'odio, la vendetta, la disperazione e le furie armate di faci corrono ad incendiare il palazzo)

Resta una deserta campagna, nella quale si veggono parecchi mostri.

Armida, furie
odio, vendetta, disperazione ->

(comparisce un carro tirato da due draghi, sopra cui ascende Armida, e si dilegua)

furie
Armida ->

(le divisate furie intrecciano un ballo)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima
Gran sala nella reggia di Damasco ornata di trofei militari, destinata per le adunanze del real consiglio,... Luogo nelle vicinanze di Damasco, in cui sorge un alto monte ricoperto di ghiaccio e di neve, con dirupi sul... Atrio a mosaico corrispondente al giardino di Armida: in prospetto la gran porta del... Ricchissimo gabinetto nel palazzo reale, ornato di porcellane, d'oro, e argento, di rubini, smeraldi, e di... Amenissimo giardino con viali, e cespugli di fiori, diversi alberi fruttiferi, fontane, statue di alabastro,... Accampamento degli europei in vicinanza di Damasco; veduta di una parte della città. Sotterranea illuminata da lampade a diversi lumi con all'intorno tutti gli... Cortile nel palazzo reale. Magnifico palazzo di Armida. Resta una deserta campagna, nella quale si veggono parecchi mostri.
Atto primo Atto secondo

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