Atto primo

 

Scena prima

Gran sala nella reggia di Damasco ornata di trofei militari, destinata per le adunanze del real consiglio, illuminata in tempo di notte; trono da un lato con gradinata ricoperta di ricchi tappeti, cuscini all'intorno per li Satrapi.
Armida, e Rinaldo.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Armida, Rinaldo

 

RINALDO

Ah taci, o principessa: i tuoi sospetti  

mi trafiggono il cor! Son poche prove

della mia fé quell'adorar costante

l'impero de' tuoi rai,

soffrir miei lacci, e non lagnarmi mai,

divider teco i miei pensieri, e poi

sin ridurmi a pensar co' pensier tuoi?

Non più trionfi, ed armi

son le cure mie: per te d'amore

solo imparo a languir, né mai dal dolce

piacevol sonno, in cui sepolto io sono,

delle vittorie altrui mi desta il suono.

Dunque temer non déi...

ARMIDA

Non pentirti, idol mio, d'esser qual sei.

So, che tu m'ami: ho mille

prove dell'amor tuo: non dubitai

della tua fé giammai: però mi piace

sentir replicar, che Armida sola

è il caro ben, cui d'ottener tu brami,

da te sentirmi a replicar, che m'ami.

Assai n'ho d'uopo adesso

della tua fedeltà. No, non a caso

in questa notte è tutta

in tumulto la reggia. O qualche inganno

si medita a mio danno, o son sconfitte

le sirie squadre, e dome.

Se m'abbandoni...

RINALDO

Abbandonarti? Ah come?

Io, che per te sol vivo! Io, ch'odierei,

come sorte per me troppo nemica,

il racquistar la libertade antica!

ARMIDA

Protetta io sono, il vedo,

dal tuo amore abbastanza. Io sfido altera

l'inquiete sventure a' danni miei:

non so temer, quando fedel mi sei.

 

Scena seconda

Idreno con séguito di Satrapi, e di Guardie, e detti.

<- Idreno, satrapi, guardie

 

IDRENO

Non v'è più pace, amici. Alfin la guerra,  

che finor contumace

al rapido Giordano

di sangue musulmano intrise l'onde,

si propaga improvvisa a queste sponde.

ARMIDA

Ah, che dici, o signor! Così sorpresi!

Assaliti così! Rovine incontro,

ovunque già col mio pensier mi reco!

RINALDO

Che paventi, idol mio? Rinaldo è teco!

IDRENO

Pronto riparo esige

l'imminente periglio.

Si maturi tra noi qualche consiglio.

(va sul trono, appiè del quale siedono Armida, e Rinaldo, e quindi tutti i Satrapi)

 

Europa tutta a' nostri danni intesa

sull'Asia combattuta

di versarsi non cessa.

A costo ancor di spopolar sé stessa.

Di sì fieri nemici

la ferocia, il valor, l'audacia, e l'arti

ricordar più non giova:

purtroppo noi li conosciam per prova!

Ah quanto puote in que' lor petti alteri

brama di stragi, e avidità d'imperi!

RINALDO

Signor, vengon sull'Asia

queste schiere nemiche

le loro a vendicar ingiurie antiche.

Altra cagion più giusta

le trasse ancor...

ARMIDA

Ma rammentarla adesso

d'uopo non è.

(piano a Rinaldo)

Deh taci, o traditore.

RINALDO

Errai: perdona. (Oh tirannia d'amore!)

IDRENO

Siamo stretti d'assedio, e al rovinoso

improvviso torrente

qual argine opponiam? Le squadre, i duci

entro Solima ancor fanno dimora,

e il soccorso d'Egitto è lunge ancora.

Appena io reggo al peso

dell'armi, e della guerra. A noi sol resta

o cedere, o morir. Se v'è chi ardito

arte, o forza adoprando, i rei nemici

o debelli, o respinga, abbiasi (il giuro)

non scarso premio al faticoso impegno

Armida in sposa, ed in retaggio il regno.

RINALDO

Or nel timore, ed or nel premio, o sire,

sempre eccedi ugualmente.

IDRENO

Al rischio mio

(si alza con impeto)

chi provegga dov'è?

RINALDO

Sì, vi son io.

Sospiro, è ver, fra i dolci lacci altrui,

ma chi son mi rammento, e quel, che fui.

 

Lasciami il caro bene,  

tu sai, ch'è mio quel core:

rammenta quante pene

ha già costato a me.

Poi de' nemici tuoi

opprimerò 'l furore,

e acquisterò, se vuoi,

novelli regni a te.

(parte)

Rinaldo ->

 

Scena terza

Idreno, e Armida.

 

IDRENO

Molto promette il tuo guerrier, ma invano  

mi lusinga la speme.

ARMIDA

E che paventi,

se Rinaldo è per noi? Qual mai valore

resiste al suo valor? Segue indivisa

la vittoria i suoi passi. Al suo coraggio

stimoli aggiungerò. Quell'alma grande

tu non conosci ancor. Se amante il vuoi,

egli è tenero, e grato, e se lo brami

guerriero, egli è...

IDRENO

Non mi negar, che l'ami.

Vinca Rinaldo, e debitore io sono.

A te di sua vittoria. Ah da' tuoi lumi,

donde fu l'alme altrui regnava solo,

or più docile almeno

si mosse amore, e ti passò nel seno.

 

Dolce han le belle il core,  

né son per genio austere:

ad arte son severe,

e il finto lor rigore

da noi bramar le fa.

Senza quest'arte amore

ci languirebbe in seno,

o piacerebbe meno

sin la maggior beltà.

(parte col séguito)

Idreno, guardie, satrapi ->

 

Scena quarta

Armida sola.

 

 

Io dianzi, è ver cercai  

d'essere amata, e i miei amanti odiai:

ma vendicossi amore, e applaudo il colpo.

La fiamma, che m'accende,

in fronte all'idol mio troppo risplende.

 

So, che a torto amor condanna  

chi tiranno, e cieco il chiama:

infelice è chi non ama,

chi non sente il caro ardor.

È un innato istinto in noi,

necessario amico affetto,

che ci unisce, e con diletto

violenta il nostro cor.

(parte)

Sfondo schermo () ()

Armida ->

 
 

Scena quinta

Luogo nelle vicinanze di Damasco, in cui sorge un alto monte ricoperto di ghiaccio e di neve, con dirupi sul davanti. Lungo la sua difficile e disastrosa salita vi sono sparse diverse, e robuste piante tutte biancheggianti di neve. Il tempo è nell'aurora.
All'aprirsi della scena si veggono Ubaldo, e Clotarco a cavallo, con numeroso séguito di Soldati parte a cavallo e parte a piedi avanzarsi in ordine di battaglia.

 Q 

<- Ubaldo, Clotarco, soldati

 

UBALDO

Valorosi compagni,  

nuovi perigli a superar vi guido.

Voi sempre in ogni lido

la vittoria precorre, e al vostro nome

d'ogni sua parte estrema

Asia omai doma impallidisce, e trema.

Sciorre i lacci al guerrier dobbiam, cui solo

l'acquisto il ciel destina

della città ch'è di Giudea reina.

Ah ch'ei su queste rive

in dolce servitù langue, e non vive!

L'insidiose d'Idreno arti ribelli

non ci sgomentan più. Desti noi siamo,

che già vani rendemmo i greci inganni,

e siamo avvezzi a debellar tiranni.

CLOTARCO

Signor, sull'erto monte

il primo io salirò: gli occulti agguati

dell'empio re disgombrerò dintorno,

prima che il sol ci riconduca il giorno.

 

Questi per me sono  

insoliti cimenti.

Tornerò vincitor.

(s'incammina per salire sul monte, e s'intende subito un'orrida armonia, ch'imita il fremito di vento racchiuso. A mano a mano ch'egli ascende, gli si affacciano diversi terribili mostri, quali sbucando dagli imminenti dirupi, quali spiccandosi dagli alberi. Clotarco va difendendosi co' la spada)
 

UBALDO

Ferma: che tenti?  

L'impeto affrena: a disgombrar dal monte

quest'orride sembianze, altr'armi giova

opportune adoprar.

(Clotarco discende, e i mostri s'arrestano ad occupar la strada)

CLOTARCO

Come! Non vedi

gli strani mostri a ogn'altro cielo ignoti,

che attraversan la via? Fremere osserva

quel velloso leon, ch'orrido in faccia

le bramose sue canne apre, e minaccia.

Mille intorno fischiar serpi non odi?

Con replicati nodi

tortuosi guizzar non li rimiri,

e trar l'ultimo seno i tardi giri?

Il timor non s'arresta:

voglio aprirmi la via col ferro in mano.

(in atto di risalire)

UBALDO

Ferma: tu stringi il nudo acciaro invano.

Son que' mostri insolenti

vane forme apparenti.

La cieca illusion così gli adombra,

ed una opposta illusion gli sgombra.

A me s'aspetta il dileguarli. Omai

della città nemica

guida i soldati a circondar le mura.

Io libera, e sicura

questa via renderò, donde si varca

alla reggia d'Armida. Alfin sull'orme

quindi impresse da me poscia t'invia

sicuro a replicar l'istessa via.

 
Clotarco conduce per altra parte i Soldati, e intanto Ubaldo ascende il monte. Ripiglia l'orrida armonia, e gli si avventano i divisati mostri, i quali poi fuggono, al vedere la magica verga, che Ubaldo loro presenta; intanto scende precipitosamente un drappello de' Custodi del palazzo di Armida, per respingere Ubaldo, e l'investono: egli retrogradando, si difende, finché disceso nel piano, attacca particolare zuffa col Duce del detto drappello, e lo vince, mentre pure i Soldati di suo séguito combattono, e debellano i Nemici. Risale finalmente il monte, e giunto, ch'egli è sulla vetta, spunta luminoso il sole, e rende più ameno il monte.

Clotarco ->

<- duce dei custodi del palazzo di Armida, custodi

duce dei custodi del palazzo di Armida, custodi, Ubaldo, soldati ->

Dopo pochi momenti la detta orrida armonia, cambiando improvvisamente e di tempo, e di tuono, forma l'allegro ritornello della cavata di Zelmira.
 

Scena sesta

Zelmira, che scende dal monte con séguito di Donzelle, indi Clotarco.

<- Zelmira, donzelle

 

ZELMIRA

M'alletta, m'affanna  

la speme, l'amore:

confuso il mio core

più pace non ha.

 

 

Mie dilette compagne,  

mentre il timor di prossime rovine

occupa già la reggia, all'ombre amiche

qui riposiam tranquille. In queste spiagge

timor non giunge: eppure

dagl'insulti d'amor non son sicure!

 

<- Clotarco

CLOTARCO

(avanzandosi)

(È donna, o dèa quella, ch'io miro? E quelle  

sì leggiadre donzelle,

che la seguono ognor...)

ZELMIRA

(Che veggo! E donde

venne questo guerrier?)

CLOTARCO

Dimmi, se quanto

bella, ed amabil sei, tu sei cortese,

siete voi forse ora dal ciel discese?

Su quest'orride sponde

crudo albergo de' mostri, ammirar tante

beltà sì rare...

ZELMIRA

Orrore il monte imprime,

cui neve copre, e duro ghiaccio il piede:

ma poi sulle sue cime

ridente, e vaga amenità risiede.

Ivi il piacer perpetuo regna, e senza

l'amarezza, che 'l segue: ivi non sanno

infra l'erbette, e i fiori

inquiete abitar cure, e timori:

deh seguimi, e vedrai...

CLOTARCO

No, che non lice

a me nemico il seguitarti.

ZELMIRA

E come

tu nemico ci sei? Qual torto mai

da noi tu soffri? Ah non confondi ancora

coll'ire tue private

l'altrui certa innocenza. Io non t'offesi piange

né offenderti poss'io, se non con dolci

ingegnose querele,

con languide repulse,

con tenere contese,

che s'estinguono ognora appena accese.

CLOTARCO

Oh qual gentil dolore! A que' tuoi detti

mi si destò nell'alma!

Non inteso tumulto, una tal face,

che m'agita, e m'alletta, affanna, e piace.

Tuo nemico non sono, anzi tua guida,

e tua scorta sarò. Calmati, e poi

verrò, ti seguirò, dove tu vuoi.

 

Scena settima

Ubaldo con Guardie, e detti.

<- Ubaldo, guardie

 

UBALDO

Già dell'arti d'Idreno,  

che del nevoso alpestro monte intorno

chiudean la strada, io vincitor ritorno.

Dell'armi nostre è la città già stretta,

e la nostra vendetta

le sovrasta imminente... Ah tu gli sguardi

sol raccogli in colei,

mediti, e non ascolti i detti miei!

CLOTARCO

Signor, son pronto anch'io... vedrai... ma queste

innocenti donzelle

son degne di pietà.

ZELMIRA

(s'inginocchia appiè di Ubaldo, e le sue compagne fanno lo stesso)

Fra' tuoi nemici...

non racconta, o signor, queste infelici!

UBALDO

Olà sorgete, e libere, e sicure

ite a vostro piacer. Pensa, o Clotarco,

che d'un bel ciglio al varco

sovente in dolce agguato amor si asconde.

Tu sai, che son feconde

le insidie allettatrici in questa terra.

Armati di rigore,

vieni all'empio tiranno a recar guerra.

 

Ha da tremar l'altero  

a tante squadre in faccia:

gl'involerò l'impero,

se contrastar vorrà.

Ho la vittoria appresso,

ch'ode la mia minaccia,

e la vittoria adesso

al fianco mio sarà.

(parte)

Ubaldo, guardie ->

 

Scena ottava

Clotarco, e Zelmira.

 

CLOTARCO

(Il seguirlo è dover... Ma lasciar sole  

queste erranti bellezze... Ah no, che troppo

indiscreto sarei.)

ZELMIRA

Signor, deh soffri,

ch'io parta: il ciel dilegui i rischi miei.

CLOTARCO

Vorrei seguirti, e insieme io non vorrei.

ZELMIRA

Già mi è pena il lasciarti: eppur...

CLOTARCO

Che dici?

ZELMIRA

Del tuo bel core in mente

la dolce idea mi tornerà sovente.

CLOTARCO

Ah tu non sai... se mi vedessi il core...

io voglio...

ZELMIRA

Addio. Nel dì di tua vendetta

abbi pietà d'un'innocente.

CLOTARCO

Aspetta.

ZELMIRA

Perché?

CLOTARCO

Ti seguirò.

ZELMIRA

Ma non degg'io

restarmi più.

CLOTARCO

Ti seguirò, ben mio.

 

ZELMIRA

Vorresti cedere  

a un dolce affetto,

ma l'alma timida

ti ondeggia in petto;

teme di perdere

la libertà.

Vieni, a te caro

sia 'l giogo tenero,

ch'io ti preparo:

mercé, che merita

la tua pietà.

(parte ascendendo il monte seguita da Clotarco)

Zelmira, Clotarco, donzelle ->

 
 

Scena nona

Atrio a mosaico corrispondente al giardino di Armida: in prospetto la gran porta del medesimo costrutta d'argento, effigiata a bassi rilievi con cardini, e cornici dorate: da una parte fonte composto di gruppi di fiumane, che dalle loro urne scaturiscono limpide acque.
Idreno, e Armida.

 Q 

Idreno, Armida, due comparse

 

IDRENO

Dunque s'ascolti il messagger, che pace  

a proporci ne viene.

(a due comparse, le quali ricevuto l'ordine partono)

due comparse ->

IDRENO

Utile a noi

più che ai nemici esser potrà. Siam troppo

noi di forze inuguali.

ARMIDA

Ah, sire, asconde

dubbi, e perigli assai questa di pace

simulata richiesta. Eppur sì poco

in Rinaldo confidi? Il suo valore

forse ignorar tu puoi?

IDRENO

So, ch'è nemico

per sé, per genio a noi: so, che d'amore

langue, e vaneggia, e ne' deliri suoi

amico ci si vanta. Ah s'ei si desta

dal suo letargo un dì! Giammai ne' dolci

impeti dell'affetto

le facili promesse

apprezzar non si denno

di un amator, che ha già perduto il senno.

(parte)

Idreno ->

 

Scena decima

Armida, indi Zelmira.

 

ARMIDA

Che intesi mai! Ma dopo i tanti pegni  

di un amor così puro,

Rinaldo un dì spergiuro

potria scordarsi... Ah no, che rea sarei,

fomentando nel core i dubbi miei.

 

<- Zelmira

ZELMIRA

Principessa, a' tuoi lacci  

invitati da queste

delizie seduttrici

s'offrono volontari i tuoi nemici.

ARMIDA

Zelmira, alfin comincio

i miei trionfi a paventar. La calma

de' nemici è funesta.

Molto a temer, poco a sperar mi resta.

(parte)

Armida ->

 

Scena undicesima

Zelmira, indi Clotarco.

 

ZELMIRA

Me stessa io non intendo. Invidio, e soffro,  

la felice rivale: amo Rinaldo,

e a lui celo il mio amor: m'affanna, è vero,

di perderlo il pensiero, eppur talora

vorrei, ch'ei s'involasse; e sebben tosto

questa idea mi tormenta,

purché Armida non goda, io son contenta.

 

<- Clotarco

CLOTARCO

Quella donna gentil, ch'or da te parte,  

è Armida?

ZELMIRA

È dessa.

CLOTARCO

Oh quanto de' suoi doni

in lei raccolse il ciel! Degno di scusa

è Rinaldo, che l'ama.

ZELMIRA

Altri scusando

tua difesa prepari.

CLOTARCO

In que' tuoi rai

la mia difesa è già sicura assai.

 

Chi la mia fiamma accusa,  

ti guardi un solo istante,

e già nel tuo sembiante

ritroverà la scusa

della mia fiamma allor.

L'altrui beltade ammiro,

ma sol per te sospiro,

sola m'accendi il cor.

(parte con Zelmira)

Clotarco, Zelmira ->

 

Scena dodicesima

Rinaldo, e Armida, che lo seguita piangente, e rattristata.

<- Rinaldo, Armida

 

RINALDO

Non paventa, idol mio. Vuoi, ch'io non vegga  

gli oratori europei, ch'ogni memoria

d'Europa oblii? Non li vedrò. Tu vuoi,

che de' nemici tuoi

nemico io sia? M'affretto

ad assalire, a debellar gli audaci.

Sarò qual piaccio a te.

ARMIDA

Così mi piaci.

Serbati ognor così. Fa' che s'inganni

chi dubita di te, chi fé non presta

al verace amor tuo. Tu rassicura

l'agitato mio cor. Rinaldo, io tutta

già così vivo in te, che giorni interi

per me gl'istanti sono, ove non sei,

e son, quando ritorni,

brevi istanti per me gl'interi giorni.

Se mai dovessi abbandonarmi... Ah troppo

il sol pensier già mi funesta. Oh dio!

morirei di dolor, nel dirti addio.

(piange)

RINALDO

Deh non piangi, o mio ben. Sempre al tuo fianco

io sarò, sarò tuo. Tu fosti il primo

mio dolce amore, il sai,

e l'ultimo amor mio tu pur sarai.

(le prende la mano e gliela bacia)

 

Scena tredicesima

Ubaldo, che s'arresta osservando, e detti.

<- Ubaldo

 

UBALDO

(Ecco il guerrier, di cui vo in traccia. Oh come  

amor lo trasformò! Com'egli il campo

cangiando in questa reggia,

fra i vezzi del piacer torpe, e vaneggia!)

Prence, alfin ti ritrovo. Io non credei,

che immemore così...

ARMIDA

Che vuoi?

RINALDO

Chi sei?

(Ubaldo! O mio rossor!)

UBALDO

Noto sì poco,

signor, io sono a te?

ARMIDA

Se il re tu cerchi,

questa non è la via.

RINALDO

(Come scusar la debolezza mia!)

ARMIDA

Tu seguimi, o Rinaldo.

UBALDO

Amico, ascolta.

ARMIDA

Vieni, non indugiar.

UBALDO

Soffri un momento...

RINALDO

(ad Ubaldo)

Vorrei... Vedi?

(ad Armida)

Non so... (Crudel cimento!)

ARMIDA

Come! E dubiti ancora? O resta, o parti,

più non curo...

RINALDO

Verrò, ma non sdegnarti.

 

ARMIDA

A non sdegnarmi, ingrato,  

vuoi consigliarmi adesso?

Mi lasci in questo stato!

Resti al nemico appresso!

È questo, o traditore,

l'amore ~ ch'hai per me?

Dov'è l'antica fede,

la tua pietà dov'è?

Ah sì crudel mercede

non meritai da te!

(parte seguita da Rinaldo)

Armida, Rinaldo ->

 

Scena quattordicesima

Ubaldo, e poi di nuovo Rinaldo.

 

UBALDO

Confuso, irresoluto  

ei da me parte. In lui non è ancor spento

lo stimolo d'onor. Tace, arrossisce,

dunque ei vede il suo fallo. Ad emendarlo

vicina è già quell'anima sospesa,

che non mendica scuse a sua difesa.

Se questa via non giova,

altra ne sceglierò...

 

<- Rinaldo

 

Rinaldo?  

E fin a quando in languido riposo

rimaner tu vorrai contro tua fede,

con rovina de' tuoi, con tuo rossore

così vilmente a vaneggiar d'amore?

Asia minaccia ancor: gli empi nemici

mostrano ancor l'orgogliosa fronte.

Dal Giordano all'Oronte

vi son di guerra i fieri segni impressi:

indurano sé stessi

i nostri duci alle fatiche: ognuno

combatte, e vince, e ad onorato vanto

aspira ognun. Che fa Rinaldo intanto?

Dai piacer avvilito, a tutti ascoso,

in ozio vergognoso,

giuoco servil d'una fanciulla infida,

langue insano, e codardo,

e trema a un cenno, e impallidisce a un guardo!

 

<- Armida

RINALDO

Errai, purtroppo è ver! Voglio... Vedrai...  

(guardando intorno, vede Armida, che sta osservandolo)

Ma fu dolce l'error! Lasciami, amico,

lasciami respirar.

UBALDO

Come?

RINALDO

Deh parti,

non tormentarmi più!

UBALDO

Ma pur dovresti

conoscerti, arrossir...

RINALDO

Del rossor mio

soffrirti spettator più non poss'io.

 

UBALDO

Quel rossor, che appar sul volto,  

è un'immagine del core,

e palesa alfin l'errore,

che sepolto ~ aveva in sé.

Tu lo senti, che t'accusa,

che t'infiamma e ti circonda:

i suoi moti almen seconda,

rendi omai te stesso a te.

(parte)

Ubaldo, Armida ->

 

Scena quindicesima

Rinaldo solo.

 

 

Che risolvo, infelice! E qual consiglio  

abbracciar deggio, o ricusar? Non veggo,

ch'aspri contrasti intorno a me: non sento,

che tumulti nel cor. Su queste arene

amore mi trattiene,

mi respinge il dover. Uno infedele,

l'altro vile mi chiama. Incerta pende

mia fede, il mio decoro,

e ancor non so, chi vincerà di loro!

Vincerà forse amor, che in seno impera,

e i miei pensieri a voglia sua riprova?

Quasi in me più non trova

pensier, che si ribelli ai cenni sui,

ma timidi son tutti innanzi a lui.

 

Ah se d'amor v'accende  

dolce soave affetto,

ah moderate in petto

il contumace ardor!

Ardor, che piace, e affanna,

che la ragione offende,

che lusingando inganna

de' folli amanti il cor.

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Gran sala nella reggia di Damasco ornata di trofei militari, destinata per le adunanze del real consiglio, illuminata in tempo di notte; trono da un lato con gradinata ricoperta di ricchi tappeti, cuscini all'intorno.

Armida, Rinaldo
 

Ah taci, o principessa: i tuoi sospetti

Armida, Rinaldo
<- Idreno, satrapi, guardie

Non v'è più pace, amici

Armida, Idreno, satrapi, guardie
Rinaldo ->

Molto promette il tuo guerrier

Armida
Idreno, guardie, satrapi ->

Io dianzi, è ver cercai

Armida ->

Luogo nelle vicinanze di Damasco, in cui sorge un alto monte ricoperto di ghiaccio e di neve, con dirupi sul davanti; lungo la sua difficile e disastrosa salita vi sono sparse diverse, e robuste piante tutte biancheggianti di neve; il tempo è nell'aurora.

<- Ubaldo, Clotarco, soldati

Valorosi compagni

Ferma: che tenti?

Ubaldo, soldati
Clotarco ->

(ripiglia l'orrida armonia, i mostri poi fuggono)

Ubaldo, soldati
<- duce dei custodi del palazzo di Armida, custodi

(zuffa fra Ubaldo con i suoi soldati, e i custodi, in particolare col duce)

duce dei custodi del palazzo di Armida, custodi, Ubaldo, soldati ->

(spunta luminoso il sole; dopo pochi momenti la detta orrida armonia forma l'allegro ritornello della cavata di Zelmira)

<- Zelmira, donzelle

Mie dilette compagne

Zelmira, donzelle
<- Clotarco

È donna, o dèa quella, ch'io miro?

Zelmira, donzelle, Clotarco
<- Ubaldo, guardie

Già dell'arti d'Idreno

Zelmira, donzelle, Clotarco
Ubaldo, guardie ->

Il seguirlo è dover... Ma lasciar sole

Zelmira, Clotarco, donzelle ->

Atrio a mosaico corrispondente al giardino di Armida: in prospetto la gran porta del medesimo costrutta d'argento, effigiata a bassi rilievi con cardini, e cornici dorate; da una parte fonte composto di gruppi di fiumane, che dalle loro urne scaturiscono limpide acque.

Idreno, Armida, due comparse
 

Dunque s'ascolti il messagger

Idreno, Armida
due comparse ->

Armida
Idreno ->

Che intesi mai! Ma dopo i tanti pegni

Armida
<- Zelmira

Principessa, a' tuoi lacci

Zelmira
Armida ->

Me stessa io non intendo

Zelmira
<- Clotarco

Quella donna gentil, ch'or da te parte

Clotarco, Zelmira ->
<- Rinaldo, Armida

Non paventa, idol mio. Vuoi, ch'io non vegga

Rinaldo, Armida
<- Ubaldo

Ecco il guerrier, di cui vo in traccia

Ubaldo
Armida, Rinaldo ->

Confuso, irresoluto

Ubaldo
<- Rinaldo

Rinaldo? E fin a quando

Ubaldo, Rinaldo
<- Armida

(Armida in disparte)

Errai, purtroppo è ver!

Rinaldo
Ubaldo, Armida ->

Che risolvo, infelice! E qual consiglio

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima
Gran sala nella reggia di Damasco ornata di trofei militari, destinata per le adunanze del real consiglio,... Luogo nelle vicinanze di Damasco, in cui sorge un alto monte ricoperto di ghiaccio e di neve, con dirupi sul... Atrio a mosaico corrispondente al giardino di Armida: in prospetto la gran porta del... Ricchissimo gabinetto nel palazzo reale, ornato di porcellane, d'oro, e argento, di rubini, smeraldi, e di... Amenissimo giardino con viali, e cespugli di fiori, diversi alberi fruttiferi, fontane, statue di alabastro,... Accampamento degli europei in vicinanza di Damasco; veduta di una parte della città. Sotterranea illuminata da lampade a diversi lumi con all'intorno tutti gli... Cortile nel palazzo reale. Magnifico palazzo di Armida. Resta una deserta campagna, nella quale si veggono parecchi mostri.
Atto secondo Atto terzo

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