Atto terzo

 

Scena prima

Portici de' giardini reali.
Poro, poi Erissena.

Bozzetti

 Q 

Poro

<- Erissena

 

PORO

Erissena.  

ERISSENA

Che miro!

Poro tu vivi? E quale amico nume

fuor del rapido fiume

salvo ti trasse!

PORO

Io non t'intendo. E quando

fra l'onde io mi trovai?

ERISSENA

Ma tu pur sei

il finto Asbite.

PORO

E per Asbite solo

mi conosce Alessandro,

son noto a Timagene.

ERISSENA

E ben da questo

si pubblicò che disperato Asbite

nell'Idaspe morì.

PORO

Fola ingegnosa

che d'Alessandro ad evitar lo sdegno

Timagene inventò.

ERISSENA

Lascia ch'io vada

di sì lieta novella

a Cleofide...

PORO

Ascolta. Infin ch'io giunga

un disegno a compir, giova che ognuno

mi creda estinto; e più che ad altri, a lei

convien celar il ver; per troppo affetto

scoprir mi può, che van di rado insieme

l'accortezza e l'amore. A maggior uopo

opportuna mi sei. Senti; ritrova

l'amico Timagene; a lui dirai

che del real giardino

nell'ombroso recinto, ove ristagna

l'onda del maggior fonte, ascoso attendo

Alessandro con lui. Là del suo foglio

può valermi l'offerta. Io di svenarlo,

ei di condurlo abbia la cura.

ERISSENA

Oh dio!

PORO

Tu impallidisci! E di che temi? Hai forse

pietà per Alessandro? E preferisci

la sua vita alla mia?

ERISSENA

No, ma pavento...

Chi sa... Può Timagene

non credermi, tradirci...

PORO

(cava un foglio)

Eccoti un pegno

per cui ti creda, anzi ti tema. È questo

vergato di sua mano un foglio in cui

mi stimola all'insidia; e farlo reo

può col suo re, quando c'inganni. Ardisci,

mostrati mia germana

e mostra che ti diede in vario sesso

un istesso coraggio un sangue istesso.

(le dà il foglio)

 

Risveglia lo sdegno,  

rammenta l'offesa;

e pensa a qual segno

mi fido di te.

Nell'aspra contesa

di tante vicende

da te sol dipende

l'onor dell'impresa,

la pace di un regno,

la vita d'un re.

(parte)

Poro ->

 

Scena seconda

Erissena, poi Cleofide.

 

ERISSENA

Sì funesto comando  

amareggia il piacer ch'io proverei

per la vita di Poro. Oh dio! Se penso

che trafitto per me cade Alessandro,

palpito e tremo.

 

<- Cleofide

CLEOFIDE

Immagini dolenti  

deh per pochi momenti

partite dal pensier.

ERISSENA

Regina, ormai

rasciuga i lumi. Il consolarsi alfine

è virtù necessaria alle reine.

CLEOFIDE

Quando si perde tanto,

necessità, non debolezza è il pianto.

ERISSENA

(Lagrime intempestive;

mi fa pietà; le vorrei dir che vive.)

 

Scena terza

Alessandro e detti.

<- Alessandro

 

ALESSANDRO

Regina, è dunque vero  

che non partisti? A che mi chiami? E come

senza Poro qui sei?

CLEOFIDE

Mi lasciò, lo perdei.

ALESSANDRO

Dovevi almeno

fuggir, salvarti.

CLEOFIDE

Ove? Con chi? Mi veggo

da tutti abbandonata e non mi resta

altra speme che in te.

ALESSANDRO

Ma in questo loco

Cleofide ti perdi. È di mie schiere

troppo contro di te grande il furore.

CLEOFIDE

Sì, ma più grande è d'Alessandro il core.

ALESSANDRO

Che far poss'io?

CLEOFIDE

Della tua destra il dono

de' Greci placherà l'ira funesta.

Tu me la offristi, il sai.

ERISSENA

(Sogno o son desta!)

ALESSANDRO

(O sorpresa, o dubbiezza!)

CLEOFIDE

A che pensoso

tacer così? Non ti rammenti forse

la tua pietosa offerta o sei pentito

di tua pietà? Questa sventura sola

mi mancheria fra tante. Io qui rimango

certa del tuo soccorso,

son vicina a perir, tu puoi salvarmi

e la risposta ancora

su' labri tuoi, misera me, sospendi?

ALESSANDRO

Vanne, al tempio, verrò. Sposo m'attendi.

(parte)

Alessandro ->

 

Scena quarta

Cleofide ed Erissena.

 

ERISSENA

Cleofide sì presto io non sperai  

le lagrime sul ciglio

vederti inaridir ma n'hai ragione.

Allor che acquisti tanto,

non è per te più necessario il pianto.

CLEOFIDE

Il consolarsi alfine

è virtù necessaria alle reine.

ERISSENA

Quando costa sì poco

l'uso della virtude, a chi non piace.

CLEOFIDE

Forse il tuo cor non ne saria capace.

ERISSENA

Incapace lo credi e pur distingue

la debolezza tua.

CLEOFIDE

Vorrei vederti

più cauta in giudicare. Il tempo, il luogo

cangia aspetto alle cose. Un'opra istessa

è delitto, è virtù, se vario è il punto

donde si mira. Il più sicuro è sempre

il giudice più tardo

e s'inganna chi crede al primo sguardo.

 

Se troppo crede al ciglio  

colui che va per l'onde,

invece del naviglio

vede partir le sponde,

giura che fugge il lido

e pur così non è.

Se troppo al ciglio crede

fanciullo al fonte appresso,

scherza con l'ombra e vede

moltiplicar sé stesso;

e semplice deride

l'immagine di sé.

(parte)

Cleofide ->

 

Scena quinta

Erissena, poi Alessandro con due Guardie.

 

ERISSENA

Chi non avria creduto  

verace il suo dolore. Or va', ti fida

di chi mostrò sì grande affanno. E noi

ci lagneremo poi,

se non credon gli amanti

alle nostre querele, a' nostri pianti.

Ma ritorna Alessandro. O come in volto

sembra sdegnato! Io tremo

che non gli sia palese

quanto contien di Timagene il foglio.

 

<- Alessandro, due guardie

ALESSANDRO

O temerario orgoglio!  

O infedeltà! Mai non avrei potuto

figurarmi Erissena

tanta perfidia.

ERISSENA

(Ah di noi parla!) E quale

signore è la cagion di tanto sdegno?

ALESSANDRO

L'odio, l'ardire indegno

di chi dovrebbe a' benefici miei

esser più grato.

ERISSENA

(Ah che dirò!) Potresti

forse ingannarti.

ALESSANDRO

Eh non m'inganno. Io stesso

vidi, ascoltai, scopersi

il pensier contumace

e chi lo meditò né pur lo tace.

ERISSENA

Alessandro pietà. Son colpe alfine...

ALESSANDRO

Son colpe che impunite

moltiplicano i rei. Voglio che provi

la vendetta, il castigo ogn'alma infida.

Olà, qui Timagene.

(partono le guardie)

due guardie ->

 

ERISSENA

Ei sol di tutto  

è la prima cagione.

ALESSANDRO

Anzi avvertito

da Timagene io fui.

ERISSENA

Che indegno! Accusa

gl'altri del suo delitto. E Poro ed io,

signor, siamo innocenti. In questo foglio

vedi l'autor del tradimento.

(gli dà il foglio)

ALESSANDRO

E quando

io mi dolsi di voi. Che foglio è questo?

Di qual frode si parla?

ERISSENA

A me la chiede

chi a me finor la rinfacciò.

ALESSANDRO

Parlai

sempre de' Greci, il cui ribelle ardire

si oppone alle mie nozze.

ERISSENA

E non dicesti

che a te già Timagene

tutto avvertì?

ALESSANDRO

Di questo ardire intesi,

non d'altra insidia.

ERISSENA

(O inganno!

Il timor mi tradì.)

ALESSANDRO

(legge)

«Poro, se invano

su l'Idaspe Alessandro

d'opprimer si tentò, colpa non ebbi,

tutto il messo dirà. Ma tu frattanto

non avvilirti, a me ti fida e credi

che alla vendetta avrai

quell'aita da me che più vorrai.

Timagene». Infedel! Sì di sua mano

caratteri son questi.

ERISSENA

(Che feci mai.)

ALESSANDRO

Ma donde il foglio avesti?

ERISSENA

Da un tuo guerrier che invano

ricercando di Poro a me lo diede.

(Celo il germano.)

ALESSANDRO

A chi darò più fede?

Parti Erissena.

ERISSENA

Ah tu mi scacci. Io vedo

che dubiti di me. Se tu sapessi

con quanto orrore io ricevei quel foglio,

mi saresti più grato.

ALESSANDRO

Assai tardasti

però nell'avvertirmi.

ERISSENA

Irresoluta

mi rendeva il timor.

ALESSANDRO

Lasciami solo

co' miei pensieri.

ERISSENA

O sventurata! Io dunque

teco perdei già di fedele il vanto?

ALESSANDRO

Eh non dolerti tanto. Un dubbio alfine

sicurezza non è.

ERISSENA

Sì, ma quell'alme,

cui nutrisce l'onor, la gloria accende,

il dubbio ancor d'un tradimento offende.

 

Come il candore  

d'intatta neve

è d'un bel core

la fedeltà.

Un'orma sola

che in sé riceve

tutta le invola

la sua beltà.

(parte)

Erissena ->

 

Scena sesta

Alessandro, poi Timagene.

 

ALESSANDRO

Per qual via non pensata  

mi scopre il cielo un traditor. Ma viene

l'infido Timagene. Io non comprendo

come abbia cor di comparirmi innanzi.

 

<- Timagene

TIMAGENE

Mio re, so che poc'anzi  

di me chiedesti; ho prevenuto il cenno;

le ribellanti schiere

ricomposi e sedai. Le regie nozze

puoi lieto celebrar.

ALESSANDRO

Non è la prima

prova della tua fé. Conosco assai

Timagene il tuo cor; né mai mi fosti

necessario così come or mi sei.

TIMAGENE

Chiedi, che far potrei

signor per te? Pugnar di nuovo? Espormi

solo all'ire d'un campo?

Tutto il sangue versar? Morir si deve?

Alla mia fede ogni comando è lieve.

ALESSANDRO

No no. Solo un consiglio

da te desio. V'è chi m'insidia; è noto

il traditore e in mio poter si trova;

non ho cor di punirlo,

perché amico mi fu. Ma il perdonargli

altri potrebbe a questi

tradimenti animar. Tu che faresti?

TIMAGENE

Con un supplizio orrendo

lo punirei.

ALESSANDRO

Ma l'amicizia offendo.

TIMAGENE

Ei primiero l'offese

e indegno di pietà costui si rese.

ALESSANDRO

(Qual fronte!)

TIMAGENE

Eh di clemenza

tempo non è. La cura

lascia a me di punirlo. Il zelo mio

saprà nuovi stromenti

trovar di crudeltà. L'empio m'addita;

palesa il traditor, scoprilo ormai.

ALESSANDRO

Prendi, leggi quel foglio e lo saprai.

(gli dà il foglio)

TIMAGENE

(Stelle! Il mio foglio! Ah son perduto. Asbite

mancò di fé.)

ALESSANDRO

Tu impallidisci e tremi?

Perché taci così? Perché lo sguardo

fissi nel suol? Guardami, parla. E dove

andò quel zelo? È tempo

di porre in opra i tuoi consigli. Inventa

armi di crudeltà. Tu m'insegnasti

che indegno di pietà colui si rese

che mi tradì, che l'amicizia offese.

TIMAGENE

Ah signore al tuo piè...

(in atto d'inginocchiarsi)

ALESSANDRO

Sorgi. Mi basta

per ora il tuo rossor. Ti rassicura

nel mio perdono; e conservando in mente

del fallo tuo la rimembranza amara,

ad esser fido un'altra volta impara.

 

Serbati a grandi imprese,  

acciò rimanga ascosa

la macchia vergognosa

di questa infedeltà.

Che nel sentier d'onore

se ritornar saprai,

ricompensata assai

vedrò la mia pietà.

(parte)

Alessandro ->

 

Scena settima

Timagene, indi Poro.

 

TIMAGENE

O perdono! O delitto!  

O rimorso! O rossore! E non m'ascondo

misero a' rai del dì! Con qual coraggio

soffrirò gli altrui sguardi,

se reo di questo eccesso

orribile son io tanto a me stesso!

 

<- Poro

PORO

Qui Timagene e solo; amico, il cielo  

giacché a te mi conduce...

TIMAGENE

Ah parti Asbite,

fuggi da me.

PORO

Se d'Alessandro il sangue

noi dobbiamo versar...

TIMAGENE

Prima si versi

quello di Timagene.

PORO

E la promessa?

TIMAGENE

La promessa d'un fallo

non obbliga a compirlo.

PORO

E pur quel foglio...

TIMAGENE

L'aborro, lo calpesto

e la mia debolezza in lui detesto.

(lacera il foglio)

 

Finché rimango in vita,  

ricomprerò col sangue

la gloria mia tradita,

il mio perduto onor.

Farò che al mondo sia

chiara l'emenda mia

al pari dell'error.

(parte)

Timagene ->

 

Scena ottava

Poro, poi Gandarte.

 

PORO

Ecco spezzato il solo  

debolissimo filo a cui s'attenne

finor la mia speranza. A che mi giova

più questa vita. Abbandonato e privo

della sposa e del regno, in odio al cielo,

grave a me stesso ed ogn'istante esposto

di fortuna a soffrir gli scherni e l'ire.

Ah finisca una volta il mio martire.

(entrando s'incontra in Gandarte)

 

<- Gandarte

GANDARTE

Mio re tu vivi!  

PORO

Amico

posso della tua fede

assicurarmi ancor?

GANDARTE

Qual colpa mia

tal dubbio meritò!

PORO

Gandarte è tempo

di darmene un gran pegno. Il brando stringi,

ferisci questo sen. Da tante morti

libera il tuo sovrano

e togli questo ufficio alla sua mano.

GANDARTE

Ah signor...

PORO

Tu vacilli! Il tuo pallore

timido ti palesa. Ah fin ad ora

di tal viltà non ti credei capace.

GANDARTE

Agghiacciai, lo confesso,

al comando crudel. Ma giacché vuoi,

il cenno eseguirò.

(snuda la spada)

PORO

Che tardi?

GANDARTE

Oh dio!

Esposto al regio sguardo

il rispettoso cor palpita e trema;

ah se vuoi sì gran prove,

volgi mio re, volgi il tuo ciglio altrove.

PORO

Ardisci, io non ti miro. Il braccio invitto

conservi nel ferir l'usato stile.

(Poro rivolge il volto non mirando Gandarte e Gandarte allontanatosi da lui, nell'atto d'uccider sé stesso, dice:)

GANDARTE

Guarda signor se il tuo Gandarte è vile.

 

Scena nona

Erissena e detti.

<- Erissena

 

ERISSENA

(trattenendolo)  

Fermati.

PORO

(rivolgendosi a Gandarte)

O ciel, che fai!

GANDARTE

Perché mi togli

principessa adorata

la gloria di una morte

che può rendere illustri i giorni miei?

ERISSENA

(a Poro)

Qui di morir si parla e intanto altrove

un placido imeneo

stringe Alessandro all'infedel tua sposa.

PORO

Come.

GANDARTE

E fia ver?

ERISSENA

Tutto risuona il tempio

di stromenti festivi. Ardon su l'are

gl'arabi odori. A celebrar le nozze

mancan pochi momenti.

PORO

Udiste mai

più perfida incostanza? Or chi di voi

torna a rimproverarmi i miei sospetti,

le gelose follie,

il soverchio timor, le furie mie.

Cadrà per questa mano,

cadrà la coppia rea.

GANDARTE

Che dici!

PORO

Il tempio

è comodo alle insidie; a me fedeli

son di quello i ministri. Andiamo.

ERISSENA

Oh dio.

GANDARTE

Ferma, chi sa, forse la tema è vana.

PORO

Ah Gandarte, ah germana

io mi sento morir. Gelo ed avvampo

d'amor, di gelosia. Lagrimo e fremo

di tenerezza e d'ira; ed è sì fiero

di sì barbare smanie il moto alterno

ch'io mi sento nel cor tutto l'inferno.

 

Dov'è? Si affretti  

per me la morte.

Poveri affetti!

Barbara sorte!

Perché tradirmi

sposa infedel!

Lo credo appena;

l'empia m'inganna.

Questa è una pena

troppo tiranna,

questo è un tormento

troppo crudel.

(parte)

Poro ->

 

Scena decima

Erissena e Gandarte.

 

ERISSENA

Gandarte, in questo stato  

non lasciarlo, se m'ami.

GANDARTE

Addio mia vita.

Non mi porre in oblio,

se questo fosse mai l'ultimo addio.

 

Mio ben ricordati,  

se avvien ch'io mora,

quanto quest'anima

fedel t'amò.

Io, se pur amano

le fredde ceneri,

nell'urna ancora

ti adorerò.

(parte)

Gandarte ->

 

Scena undicesima

Erissena.

 

 

D'inaspettati eventi  

qual serie è questa! O come

l'alma mia non avvezza

a sì strane vicende

si perde, si confonde e nulla intende.

 

Son confusa pastorella    

che nel bosco a notte oscura

senza face e senza stella

infelice si smarrì.

Ogni moto più leggero

mi spaventa e mi scolora,

è lontana ancor l'aurora

e non spero un chiaro dì.

(parte)

S

Sfondo schermo () ()

Erissena ->

 
 

Scena dodicesima

Tempio magnifico dedicato a Bacco con rogo nel mezzo che poi si accende.
Alessandro e Cleofide preceduti dal coro de' Baccanti che escono danzando. Guardie, Popolo e Ministri del tempio con faci. Indi Poro in disparte.

Bozzetti

 Q 

(nessuno)

<- baccanti

<- guardie, popolo, ministri del tempio, Alessandro, Cleofide

 

CORO

Dagli astri discendi  

o nume giocondo,

ristoro del mondo,

compagno d'amor.

D'un popolo intendi

le supplici note,

acceso le gote

di sacro rossor.

 

CLEOFIDE

Nell'odorata pira  

si destino le fiamme.

(li ministri con due faci accendono il rogo)

<- Poro

 

ALESSANDRO

È dolce sorte

d'un'alma grande accompagnare insieme

e la gloria e l'amor.

PORO

(Reggete il colpo

vindici dèi.)

ALESSANDRO

Si uniscano o regina

ormai le destre e delle destre il nodo

unisca i nostri cori.

(accostandosele in atto di darle la mano)

CLEOFIDE

Ferma. È tempo di morte e non d'amori.

ALESSANDRO

Come!

PORO

(Che ascolto!)

CLEOFIDE

Io fui

consorte a Poro; ei più non vive. Io deggio

su quel rogo morir. Se t'ingannai,

perdonami Alessandro; il sacro rito

non sperai di compir senza ingannarti.

Temei la tua pietà. Questo è il momento

in cui si adempia il sacrificio appieno.

(in atto di andare verso il rogo)

ALESSANDRO

Ah no 'l deggio soffrir.

(volendo arrestarla)

CLEOFIDE

Ferma o mi sveno.

(impugnando uno stile)

PORO

(O inganno! O fedeltà!)

(torna a celarsi)

ALESSANDRO

Non esser tanto

di te stessa nemica.

CLEOFIDE

Il nome d'impudica

vivendo acquisterei. Passa alle fiamme

dalle vedove piume

ogni sposa fra noi. Questo è il costume

de' nostri regni; ed ogni età lontana

questa legge osservò.

ALESSANDRO

Legge inumana

che bisogno ha di freno,

che distrugger saprò.

(volendo arrestarla come sopra)

CLEOFIDE

Ferma o mi sveno.

ALESSANDRO

Stelle, che far degg'io!

 

CLEOFIDE

Ombra dell'idol mio  

accogli i miei sospiri,

se giri intorno a me.

 

Scena ultima

Timagene, poi Gandarte, indi Erissena e detti.

<- Timagene

 

TIMAGENE

Qui prigioniero  

giunge Poro, mio re.

CLEOFIDE

Come!

ALESSANDRO

E fia vero!

TIMAGENE

Sì nel tempio nascoso

col ferro in pugno io lo trovai. Volea

tentar qualche delitto. Ecco che viene.

(esce Gandarte prigioniero fra due guardie)

<- Gandarte, due guardie

CLEOFIDE

Dove, dov'è il mio bene?  

(getta lo stile)

TIMAGENE

Non lo ravvisi più?

ALESSANDRO

Vedilo.

CLEOFIDE

Oh dio!

M'ingannate o crudeli, acciò risenta

delle perdite mie tutto il dolore;

ah si mora una volta,

s'incontri il fin delle sventure estreme.

(in atto di volersi gittar sul rogo)

PORO

(trattenendola)

Anima mia noi moriremo insieme.

CLEOFIDE

Numi! Sposo! M'inganno

forse di nuovo! Ah l'idol mio tu sei.

PORO

Sì mia vita, son io

il tuo barbaro sposo

che inumano, geloso

ingiustamente offese il tuo candore.

Ah d'un estremo amore

perdona o cara il violento eccesso.

Perdona...

(volendosi inginocchiare)

CLEOFIDE

Ecco il perdono in questo amplesso.

ALESSANDRO

O strano ardire!

PORO

Or delle tue vittorie

fa' pur uso Alessandro. Allorch'io trovo

fido il mio bene, a farmi sventurato

sfido la tua fortuna e gl'astri e il fato!

ALESSANDRO

Con troppo orgoglio o Poro

parli con me. Sai che non v'è più scampo,

che sei mio prigionier?

PORO

Lo so.

ALESSANDRO

Rammenti

con quanti tradimenti

tentasti la mia morte?

PORO

A far l'istesso

io tornarei vivendo.

ALESSANDRO

E la tua pena...

PORO

E la mia pena attendo.

ALESSANDRO

E ben sceglila. Io voglio

che prescriva tu stesso a te le leggi.

Pensa alle offese e la tua sorte eleggi.

PORO

Sia qual tu vuoi; ma sia

sempre degna d'un re la sorte mia.

ALESSANDRO

E tal sarà. Chi seppe

serbar l'animo regio in mezzo a tante

ingiurie del destin degno è del trono.

E regni e sposa e libertà ti dono.

CLEOFIDE

O magnanimo!

GANDARTE

O grande!

PORO

E ancor non sei

sazio di trionfar? Già mi togliesti

dell'armi il primo onore.

Basti alla gloria tua, lasciami il core.

Sugl'affetti, su l'alme

il tuo poter si stende. Adesso intendo

quel decreto immortal che ti destina

all'impero del mondo.

CLEOFIDE

E qual mercede

sarà degna di te?

ALESSANDRO

La vostra fede.

 

<- Erissena

PORO

(vedendo Erissena)  

Vieni, vieni o germana

al nostro vincitore. Ah tu non sai

quai doni, qual pietà...

ERISSENA

Tutto ascoltai.

PORO

Soffri o signor ch'io del fedel Gandarte

colla man d'Erissena

premi il valor.

ALESSANDRO

Da voi dipende. Intanto

ei, che sì ben sostenne un finto impero,

avrà virtù di regolarne un vero.

Su la feconda parte,

ch'oltre il Gange io domai, regni Gandarte.

ERISSENA

O illustre eroe!

GANDARTE

Dal beneficio oppresso

io favellar non oso.

CLEOFIDE

Secolo avventuroso

che dal grande Alessandro il nome avrai.

PORO

Io non saprò giammai

da te partire. Esecutor fedele

sarò de' cenni tuoi. Guidami pure

sugli estremi del mondo. Avranno sempre

di Libia al sole o della Scizia al ghiaccio

la sposa il core ed Alessandro il braccio.

 

CORO

Serva ad eroe sì grande,  

cura di Giove e prole,

quanto rimira il sole,

quanto circonda il mar.

Né lingua adulatrice

del nome suo felice

trovi più dolce sono

di chi risiede in trono

il fasto a lusingar.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Portici de’ giardini reali.

Poro
 
Poro
<- Erissena

Erissena / Che miro!

Erissena
Poro ->

Sì funesto comando

Erissena
<- Cleofide

Immagini dolenti

Erissena, Cleofide
<- Alessandro

Regina, è dunque vero

Erissena, Cleofide
Alessandro ->

Cleofide sì presto io non sperai

Erissena
Cleofide ->

Chi non avria creduto

Erissena
<- Alessandro, due guardie

O temerario orgoglio!

Erissena, Alessandro
due guardie ->

Ei sol di tutto

Alessandro
Erissena ->

Per qual via non pensata

Alessandro
<- Timagene

Mio re, so che poc’anzi

Timagene
Alessandro ->

O perdono! O delitto!

Timagene
<- Poro

Qui Timagene e solo; amico, il cielo

Poro
Timagene ->

Ecco spezzato il solo

Poro
<- Gandarte

Mio re tu vivi! / Amico

Poro, Gandarte
<- Erissena

Fermati / O ciel, che fai!

Gandarte, Erissena
Poro ->

Gandarte, in questo stato

Erissena
Gandarte ->

D’inaspettati eventi

Erissena ->

Tempio magnifico dedicato a Bacco con rogo nel mezzo che poi si accende.

 
<- baccanti

(danza dei baccanti)

baccanti
<- guardie, popolo, ministri del tempio, Alessandro, Cleofide

Nell’odorata pira

baccanti, guardie, popolo, ministri del tempio, Alessandro, Cleofide
<- Poro

(Poro in disparte; i ministri accendono il rogo)

baccanti, guardie, popolo, ministri del tempio, Alessandro, Cleofide, Poro
<- Timagene

Qui prigioniero

baccanti, guardie, popolo, ministri del tempio, Alessandro, Cleofide, Poro, Timagene
<- Gandarte, due guardie

Dove, dov’è il mio bene?

baccanti, guardie, popolo, ministri del tempio, Alessandro, Cleofide, Poro, Timagene, Gandarte, due guardie
<- Erissena

Vieni, vieni o germana

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena ultima
Campo di battaglia su le rive dell’Idaspe. Tende e carri rovesciati, soldati dispersi, armi, insegne... Recinto di palme e cipressi con picciolo tempio nel mezzo, dedicato a Bacco nella reggia di Cleofide. Gran padiglione di Alessandro vicino all’Idaspe con vista della reggia di Cleofide su l’altra sponda del... Gabinetti reali. Campagna sparsa di fabriche antiche con tende ed alloggiamenti militari per l’esercito greco; ponte su... Appartamenti nella reggia di Cleofide. Portici de’ giardini reali. Tempio magnifico dedicato a Bacco con rogo nel mezzo che poi si accende.
Atto primo Atto secondo

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