Atto primo

 
[Sinfonia]

 N 

 

Scena prima

Gabinetto d'Agrippina.
Agrippina, Nerone.

 Q 

Agrippina, Nerone

 
Recitativo

AGRIPPINA

Nerone amato figlio; è questi il tempo,  

in cui la tua fortuna

prender potrai pe 'l crine, ed arrestarla.

Oggi propizio fato

la corona de' cesari ti porge;

svelò a te, ciò che ignoto

è a tutti ancor; prendi, leggi, e vedrai,

e ciò che la mia mente

disponga a tuo favor poscia saprai.

NERONE

(legge il foglio)

«Col duolo al cor, e con il pianto al ciglio

questo foglio t'invio sovrana augusta,

di tempestoso mar, nel gran periglio

rimase assorta l'aquila latina,

e Claudio il tuo consorte

nell'eccidio comun provò la morte.»

Claudio morì! Che sento?

AGRIPPINA

Vuoto è il trono del Lazio, e a riempirlo

per te suda mia mente;

già maturo all'impero

del quinto lustro oggi al confin sei giunto

in questo dì fatal voglio che Roma

cinga il cesareo allor alla tua chioma.

NERONE

Che far degg'io?

AGRIPPINA

Senti;

occulta, quanto sai,

l'alterigia deponi, umil diventa;

va' tra le turbe, e con modesto ciglio

ognuno accogli, a' poveri dispensa

l'or, che nascoso tieni,

commisera il lor stato, e s'hai nel core

o senso di vendetta,

o stimolo d'amore,

copri l'un, l'altro cela; e non sia grave

la finzione all'interno;

se vuoi regnar i tuoi desir correggi,

che al desio di regnar cedon le leggi.

NERONE

I tuoi saggi consigli

ogn'ora mi saran madre di scorta.

AGRIPPINA

Vanne, non più tardar, pronto disponi

quanto dettò il mio amore:

un momento perduto

talor di grandi imprese è distruttore.

 
[N. 1 - Aria]

 N 

NERONE

Col saggio tuo consiglio    

il trono ascenderò.

Men cesare, che figlio

madre t'adorerò.

Col saggio tuo consiglio

il trono ascenderò.

S

Sfondo schermo () ()

Nerone ->

 

Scena seconda

Agrippina.

 
Recitativo

 

Per così grande impresa  

tutto si ponga in opra; io ben m'accorsi

che Narciso, e Pallante,

sia per genio, o interesse, han nella mente

un nascosto desio

di vincer il mio cor; ciò che sprezzai

or con arte s'abbracci.

Olà.

(esce un paggio)

<- paggio

 

Venga Pallante.

M'assistan arte, e frode in quest'istante.

(si pone a sedere in atto malinconico)

paggio ->

 

Scena terza

Pallante, Agrippina.

<- Pallante

 

PALLANTE

A' cenni tuoi sovrani  

ecco il fido Pallante.

(Mesta il bel volto asconde,

e pensierosa a me nulla risponde?)

Augusta a' cenni tuoi

hai prove del mio cor, e tu ben sai

quanto fido egli sia, quanto costante.

AGRIPPINA

Ah Pallante, Pallante.

PALLANTE

E per chi mai

Agrippina sospira?

A toglier le tue pene

vorrei esser bastante.

AGRIPPINA

Ah Pallante, Pallante.

PALLANTE

(Che favellar è quello? Ardir, ardire.)

Il tuo Pallante, io sono,

son quel, ch'alle tue voglie

ha pronto il cor.

AGRIPPINA

Il core?

PALLANTE

Sì, sì il cor, o Agrippina

e con il fido cor, ciò che t'aggrada.

AGRIPPINA

Sì, sì t'intendo sì, col cor la spada.

PALLANTE

La spada, il braccio, e l'alma.

AGRIPPINA

Le tue offerte aggradisco.

PALLANTE

Ah se permesso

fosse mai di parlar.

AGRIPPINA

Parla, discopri.

PALLANTE

Io temo.

AGRIPPINA

Non temer (arte s'adopri).

PALLANTE

È gran tempo ch'io nutro

ardor, che mi divora,

ma il rispetto.

AGRIPPINA

Non più, dicesti assai.

PALLANTE

Io chieggo dell'ardir, bella, condono.

AGRIPPINA

Ti basti ch'io t'intesi, e ti perdono.

Il dir di più riserba ad altro tempo.

Pallante a te fo noto

ciò che ad ogn'altro è ascoso.

È morto Claudio.

PALLANTE

Claudio!

AGRIPPINA

Alle milizie, al popolo s'aspetta

di stabilir del successor la sorte;

tu vanne al Campidoglio,

i parziali aduna,

e allor che farò nota

di cesare la morte,

tosto Nerone acclama;

se il mio figlio è regnante

con Agrippina regnerà Pallante.

 
[N. 2 - Aria]

 N 

PALLANTE

La mia sorte fortunata    

dalle stelle oggi mi scende,

se vien oggi da te,

se in te sol bella adorata

la mia stella mi risplende

per gloria di mia fé.

La mia sorte fortunata

dalle stelle oggi mi scende,

se vien oggi da te,

se in te sol bella adorata

la mia stella mi risplende

per gloria di mia fé.

S

Sfondo schermo () ()

Pallante ->

 

Scena quarta

Agrippina.

 
Recitativo

 

Or che Pallante è vinto  

si vinca anche Narciso.

Olà.

(esce un paggio)

<- paggio

 

Narciso chiama.

Ottien chi finger sa quello che brama.

paggio ->

 

Scena quinta

Narciso, Agrippina.

<- Narciso

 

NARCISO

Umile alle tue piante.  

AGRIPPINA

Non più: di occulto arcano

chiamo Narciso a parte;

te solo oggi destino

per fabbro di grand'opra, e alla tua fede

confido ciò che fin ad or celai.

NARCISO

Dispor della mia fé sempre potrai.

AGRIPPINA

Quali non so per anche

sian del tuo cor i sensi, a me gli scopri.

NARCISO

Ah sovrana Agrippina,

quel che dir io vorrei non m'è permesso.

AGRIPPINA

Tutto ti sia concesso.

NARCISO

Poiché è lecito il dirlo,

dirò, ch'io t'amo.

AGRIPPINA

E tant'oltre t'avanzi?

NARCISO

Supplice alle tue piante

chieggo.

AGRIPPINA

Che chiederai?

NARCISO

Che pietosi ver me rivolga i rai.

AGRIPPINA

Sorgi, e a te sia di mia clemenza un dono,

ch'il tuo desir intesi, e ti perdono.

NARCISO

Or ch'il mio amor tu sai, felice io sono.

AGRIPPINA

Quanto ch'in te confida

leggi.

NARCISO

Cieli che leggo!

AGRIPPINA

Ora fa d'uopo

nella man d'Agrippina

d'assicurar lo scettro.

Vanne tosto colà dove raccolto

sta il popolo, e 'l soldato,

ivi attendi ch'io scopra

la novella fatal, e allor prudente

il nome di Nerone

insinua fra le turbe:

se al trono il ciel Nerone oggi destina,

Narciso regnerà con Agrippina.

 
[N. 3 - Aria]

 N 

NARCISO

Volo pronto; e lieto il core  

è presago di gioire.

Volerò da loco a loco

sovra l'ali del mio amore,

e col fervido mio foco

farò pago il tuo desire.

Volo pronto; e lieto il core

è presago di gioire.

Narciso ->

 

Scena sesta

Agrippina.

 

 

Quanto fa quanto puole  

necessità di stato; io stessa, io stessa:

nulla più si trascuri, all'opra all'opra:

lode ha, chi per regnar inganno adopra.

 
[N. 4 - Aria]

 N 

 

L'alma mia fra le tempeste  

ritrovar spera il suo porto.

Di costanza armato ho il petto,

che d'un regno al dolce aspetto

le procelle più funeste

son oggetti di conforto.

L'alma mia fra le tempeste

ritrovar spera il suo porto.

Agrippina ->

 
 

Scena settima

Piazza del Campidoglio con trono.
Nerone circondato dal Popolo a cui dona regali.

 Q 

Nerone, popolo

 
[N. 5 - Arioso]

 N 

NERONE

Qual piacer a un cor pietoso  

l'apportar sollievo a' miseri:

prendi tu ancora, prendi.

Ma rassembra tormentoso

il veder fra turbe tante

che vi manchi un zelo amante,

che il lor stato almen commiseri.

 
Recitativo

 

Amici al sen vi stringo;  

o come volentieri

di voi, io stesso in vece

la dura povertà soffrir vorrei.

(Arte, ed inganno servan ai desir miei.)

 

Scena ottava

Pallante, Narciso, Nerone.

<- Pallante, Narciso

 

PALLANTE E NARCISO

Ecco chi presto fia cesare a Roma.  

PALLANTE

(Si concili il suo amor.)

NARCISO

(Merto s'acquisti.)

PALLANTE

Qui signore risplende

la tua virtù.

NARCISO

La tua pietà qui spande

a incatenar i cor, e gloria, e fama.

NERONE

Ah Pallante, ah Narciso;

duolmi, che angusto fato

sia termine a mie brame,

a tutti col desir giovar vorrei

pietade è la virtù più grata a dèi.

(Madre i precetti tuoi non abbandono

che se finger saprò, cesare sono.)

PALLANTE

Agrippina qui vien.

NARCISO

E accompagnata

da ogn'ordine di gente.

Alto affar, la conduce.

PALLANTE

Tu forse lo saprai.

NARCISO

Qual sia m'è ignoto.

PALLANTE E NARCISO

(Agrippina a me sol tutto fe' noto.)

NERONE

(Questo è il giorno fatal del mio destino.)

PALLANTE E NARCISO

(Presto spero goder volto divino.)

 

Scena nona

Agrippina seguìta dal Popolo va a sedersi sul trono.
Nerone, Pallante, Narciso.

<- Agrippina

 

AGRIPPINA

Voi che dell'alta Roma  

coll'amor, col consiglio, e co' la forza

i casi dirigete, a voi qui vengo

apportatrice infausta

di funesta novella.

Amici, è morto Claudio.

L'infido mar, geloso

che restasse alla terra un tal tesoro

lo rapì a noi, di Roma

fatto è vedovo il soglio.

(discende dal trono)

L'autorità, ch'è in voi,

scelga un cesare al trono, ed egli sia

giusto, pietoso, e pio,

qual merta Roma, ed il mio cor desia.

 
[N. 6 - Quartetto]

 N 

PALLANTE

Il tuo figlio  

merta sol scettri, e corone.

Viva viva Nerone.

Insieme

NARCISO

La tua prole

merta sol scettri, e corone.

Viva viva Nerone.

 

NERONE

Nel mio cor l'alma è giuliva.

CORO

Viva Nerone viva.

AGRIPPINA

Vieni o figlio ascendi al trono

vieni o cesare di Roma.

NERONE

Al regnar giunto già sono,

vengo a cinger d'allor la chioma.

AGRIPPINA

Vieni o figlio ascendi al trono

vieni o cesare di Roma.

 
(Agrippina, e Nerone ascendono sul trono si sente suono di trombe)
Recitativo

AGRIPPINA

Ma qual di liete trombe  

odo insolito suono!

 

Scena decima

Lesbo, Agrippina, Nerone, Pallante, Narciso.

<- Lesbo

 
[N. 7 - Arietta]

 N 

LESBO

Allegrezza, allegrezza.  

Claudio giunse d'Anzio al porto,

che del mar ch'il volle assorto

domò Oton l'alta fierezza.

Allegrezza, allegrezza.

Claudio giunse d'Anzio al porto,

che del mar ch'il volle assorto

domò Oton l'alta fierezza.

 
Recitativo

PALLANTE

Che sento!  

NARCISO

Crudo ciel.

AGRIPPINA

Perfido fato.

NERONE

Evvi al mondo di me più sfortunato?

(Agrippina, e Nerone discendono dal trono)

AGRIPPINA

Non ti turbino o figlio

gl'insulti del destin per te funesti,

quel soglio ascenderai donde scendesti.

(Se mai d'arte fu d'uopo

ora l'arte s'adopri.)

Oh qual contento, amici,

nasce al mio core afflitto.

Claudio è risorto, ed è risorta ancora

la fortuna di Roma

per novella sì lieta

l'allegrezza comun sorga festiva.

 
Coro.
 

 

Evviva Claudio, evviva.

popolo ->

 
Recitativo

NARCISO

(O contenti perduti.)  

PALLANTE

(O speranze smarrite.)

NERONE

(Empi cieli così voi mi tradite?)

LESBO

Signora, a te se n' viene

il valoroso Otone,

che dai gorghi del mar cesare trasse

e lo ripone al soglio.

AGRIPPINA, NERONE, PALLANTE E NARCISO

(Vien la fiera cagion del mio cordoglio.)

LESBO

(Ratto volo a Popea nunzio d'amore

i sensi a discoprir, che Claudio ha al core.)

Lesbo ->

 

Scena undicesima

Otone, Agrippina, Nerone, Pallante, Narciso.

<- Otone

 

OTONE

Alle tue piante, augusta,  

tra le sventure fortunato io torno.

Già de' Britanni vinti

mentre il mar porta gonfio il gran trionfo,

invido ancor, tra le procelle tenta

a Roma di rapirlo.

Men forti, quanto carche

cedon le navi al tempestoso nembo:

chi tra scogli s'infrange,

chi dall'onde è sommersa,

né rispetto al regnante

ha il flutto infido, e dal plebeo indistinto

a sé lo trasse, da ognun creduto estinto.

Ma per amico fato

nel naufragio comun il braccio forte

sovra gl'omeri miei lo tolse a morte.

AGRIPPINA

Per opra così grande

Claudio, Roma, Agrippina

tutto a te denno, e da un'anima augusta

la mercede maggior sarà più giusta.

OTONE

Già del grato regnante

sorpassa il merto mio la ricompensa,

di cesare nel grado

ei mi destina al soglio...

PALLANTE E NARCISO

(Che sento o ciel!)

AGRIPPINA

Cesare!

NARCISO

(Ahi che cordoglio.)

OTONE

Allo spuntar della novella aurora

mirerà trionfante

Roma il suo Claudio, e all'ora

al popolo, al senato ei farà noto

l'onor, che mi comparte.

AGRIPPINA

Onor a te dovuto.

PALLANTE

Oton dunque farà.

NARCISO

Cesare sia.

AGRIPPINA

(Caderò prima estinta.)

NERONE

(Ah gelosia.)

OTONE

Se 'l permetti, o signora,

occulto arcano a te svelar vorrei

da cui solo dipende

tutto ciò, ch'è più lieto ai desir miei.

AGRIPPINA

(Costui cauta s'ascolti.) E voi partite.

Confida a me confida

quanto il tuo cor desia.

NARCISO

(Crudo ciel.)

PALLANTE

Strani eventi.

NERONE

(Ahi sorte ria.)

Narciso, Pallante, Nerone ->

 

Scena dodicesima

Otone, Agrippina.

 

OTONE

Augusta, amo Popea;  

trono, scettro non curo;

se privo io son dell'adorato bene,

a cui soggetto il viver mio si rende;

da te la mia fortuna oggi dipende.

AGRIPPINA

Nutra pure il tuo core

sensi d'amor per la beltà gradita,

ch'il mio pronto sarà per darti aita.

OTONE

O magnanima, e grande

dispensiera di grazie, e di fortune,

quanto quanto a te devo.

AGRIPPINA

(Ama Claudio Popea ciò m'è già noto;

spero ch'il mio pensier non vada a vuoto.)

 
[N. 8 - Aria]

 N 

Tu ben degno  

sei dell'allor

(ma di sdegno

arde il mio cor).

Con l'oggetto,

che sa il tuo amor

avrai nel petto

dolce l'ardor.

Tu ben degno

sei dell'allor

(ma di sdegno

arde il mio cor).

Agrippina ->

 

Scena tredicesima

Otone.

 
Recitativo

 

L'ultima del gioir meta gradita  

tu mi porgi, o fortuna, oggi sul trono

per rendermi beato

unirà amor un divin volto, e amato.

 
[N. 9 - Aria]

 N 

Lusinghiera mia speranza  

l'alma mia non ingannar.

Sorte placida in sembianza

il bel volto non cangiar.

Otone ->

 
 

Scena quattordicesima

Stanza di Popea.
Popea allo specchio.

 Q 

Popea

 
[N. 10 - Aria]

 N 

Vaghe perle, eletti fiori  

adornatemi la fronte.

Accrescete a mia bellezza

la vaghezza

che a svegliar nei petti amori

ho nel cor le voglie pronte.

Vaghe perle, eletti fiori

adornatemi la fronte.

 
Recitativo

 

Oton, Claudio, Nerone  

la lor fiamma han scoperto,

d'essi ciascun il proprio ardor lusinga

né sanno ancor s'io dica il vero, o finga.

 

Scena quindicesima

Lesbo, Popea.

<- Lesbo

 

LESBO

Signora, o mia signora.  

POPEA

(Questi è il servo di Claudio

non si lascin d'amor gl'inganni, l'arte.)

O fido servo, o quanto

mi consola il vederti, e quai di Claudio

nuove liete m'apporti?

LESBO

Là del mar ne' perigli

più che il perder sé stesso

la tua memoria afflitto lo rendea.

Invocava in aiuto

ciascuno i numi suoi, egli Popea.

POPEA

O caro Lesbo, esprimer abbastanza

non posso il rio dolore

che al cor donò sì dura lontananza:

momento non passò, ch'al mio pensiero

ei non fosse presente.

(Mio cor tu sai come la lingua mente.)

 

Scena sedicesima

Agrippina in disparte, Popea, Lesbo.

<- Agrippina

 

LESBO

Di lieta nuova apportator io sono.  

AGRIPPINA

(Il servo è qui, s'ascolti.)

E che? Dimmi.

LESBO

Solo, tacito, e ascoso

in questa notte oscura

verrà Claudio da te.

POPEA

(Cieli che sento!)

Ma Agrippina.

LESBO

Non dubitar signora

io vigile custode

sarò per ogni parte.

POPEA

Che farò mai!

LESBO

Già l'ora s'avvicina:

dalla reggia non lunge egli m'attende

penosa a un cor, ch'adora

d'un sol momento la tardanza rende.

POPEA

Venga Claudio, ma sappia,

ch'il mio cor sebben suo

nella sua purità sempre è costante.

L'accolgo qual sovran, non qual amante.

LESBO

Io tanto non ricerco, io parto. Addio.

Lesbo ->

 

AGRIPPINA

(Il destino seconda il desir mio.)

 

Agrippina ->

 

Scena diciassettesima

Popea.

 

 

Perché invece di Claudio  

il caro Oton non viene; ei più gradito

sarebbe al cor, che l'ama,

ma tardo arriva ognor, quel che si brama.

 
[N. 11 - Aria]

 N 

È un foco quel d'amore,  

che penetra nel core,

ma come, non si sa.

S'accende a poco a poco,

ma poi non trova loco,

e consumar ti fa.

È un foco quel d'amore,

che penetra nel core,

ma come, non si sa.

 

Scena diciottesima

Agrippina, Popea.

<- Agrippina

 
Recitativo

POPEA

(Ma qui Agrippina viene,  

che farò mai se Claudio giunge? Ahi pene.)

AGRIPPINA

Popea, tu sai, che t'amo, e a me comuni

son di pena, o piacer i casi tuoi.

POPEA

(Se Claudio vien, dal ciel imploro aita.)

AGRIPPINA

Spero, ch'il fine avrà la frode ordita.)

Dimmi senza rossor, Otone adori?

POPEA

Ah non oso Agrippina.

AGRIPPINA

A me confida

i sensi del tuo cor.

POPEA

È ver l'adoro.

AGRIPPINA

Sappi, ch'ei ti tradisce,

conscio che Claudio mira

con amor il tuo bello, ei si prevalse

d'un enorme delitto,

per secondar d'ambizione oscura

del cor gl'impulsi, egli te a Claudio cesse,

pur che cesare in soglio

oggi lieto l'adori il Campidoglio.

POPEA

E tanto è ver?

AGRIPPINA

E tanto

io t'assicuro, e del mio dir in prova

in questa notte ancora,

nascoso a te verrà Claudio fra l'ombre.

POPEA

(Ciò ad Agrippina è noto!)

AGRIPPINA

Senti, Claudio

tosto verrà, tu accorta

alla vendetta attendi.

POPEA

Che far degg'io?

AGRIPPINA

Procura,

che di Claudio nel core

penetri gelosia, mesta ti fingi;

di', che Otone superbo

del nuovo grado audace

t'obbliga a non mirarlo, e te desia;

perché da sé lo scacci,

lusinghe, e vezzi adopra,

e s'egli amor pretende,

prometti amor, piangi, sospira, e prega;

nulla però concedi,

se prima al tuo desir ei non si piega.

POPEA

Tanto pronta sarò; ma se acconsente,

di mie promesse il frutto

vorrà goder, ed io qui inerme, e sola

come fuggir potrò sì gran periglio?

AGRIPPINA

Segui senza temer il mio consiglio.

 
[N. 12 - Aria]

 N 

Ho non so che nel cor,  

che invece di dolor

gioia mi chiede.

Ma il cor uso a temer

o non intende ancor.

Le voci del piacer

o inganno del pensier

forse le crede.

Ho non so che nel cor,

che invece di dolor

gioia mi chiede.

Agrippina ->

 

Scena diciannovesima

Popea.

 
Recitativo

 

Cieli, quai strani casi  

conturbano la mente, Otone, Otone

queste son le promesse, e i giuramenti?

Così il cor ingannasti,

che distinte per te soffrir godeva

le pene dell'amar? Così tradisci

per un vano splendor la fé sincera,

che a me dovevi, e audace

per soddisfar l'ambizioso ardire

offri me in olocausto al tuo desire?

 
[N. 13 - Aria]

 N 

Fa' quanto vuoi  

gli scherni tuoi non soffrirò.

Dentro al mio petto

sdegno e vendetta risveglierò.

 

Scena ventesima

Lesbo, Claudio, Popea.

<- Lesbo, Claudio

 

LESBO

Non veggo alcun, signora,  

Claudio è qui, non temer, vieni sicuro,

tutto è in muto silenzio.

Nemmen dell'aura il sussurrar qui s'ode.

A' tuoi piacer Argo sarò custode.

Lesbo ->

 

Scena ventunesima

Claudio, Popea.

 
[N. 14 - Aria]

 N 

CLAUDIO

Pur ritorno a rimirarvi  

vaghe luci, stelle d'amor.

Né mai stanco d'adorarvi

offro in voto e l'alma, e 'l cor.

Pur ritorno a rimirarvi

vaghe luci, stelle d'amor.

Né mai stanco d'adorarvi

offro in voto e l'alma, e 'l cor.

 
Recitativo

 

Ma oh ciel mesta, e confusa  

a me nulla rispondi?

Qual pensier ti conturba?

Dell'amor mio già vedi

le prove più sincere;

deh la doglia del cor perché nascondi?

Parla o cara, rispondi.

POPEA

Del mio interno martir già che tu vuoi

ch'io scopra la cagion, sappi; ma oh dio

i singhiozzi del cor misti col pianto

(finge di piangere)

permettono che appena

si formi accento tra le labbra amaro.

(Così a mentir dalla vendetta imparo.)

CLAUDIO

Il tuo duol non celar, ciò che dipende

dal mio poter dispor, cara, tu puoi,

chiedi pur ciò che vuoi,

tutto a te dal mio amor sarà concesso.

POPEA

Ah che d'amarti più non m'è permesso.

CLAUDIO

E chi te 'l vieta?

POPEA

Oh dio.

CLAUDIO

Scopri.

POPEA

Dir no 'l poss'io.

CLAUDIO

E chi al parlar frappone

difficoltà? Dillo mio ben.

POPEA

Otone.

CLAUDIO

Otone?

POPEA

Otone sì, ch'ardito tenta

far violenza al mio core.

CLAUDIO

Tutto dì che mai sento! Oh traditore.

POPEA

Scoperse è già gran tempo,

gl'interni suoi desir, ma sempre invano:

la costanza in amarti

m'obbligò a disprezzarlo, e alfin noioso

ei seppe la cagion del mio rigore.

Ora superbo, e altiero

vanta, ch'al nuovo giorno

avrà del sacro allor il crine adorno.

Temerario comanda,

minaccia baldanzoso,

se a te mio ben rivolgo un sguardo solo.

Non è questa cagion d'immenso duolo?

CLAUDIO

E tant'oltre s'avanza?

POPEA

Togli cesare, togli ad un ardito

di regnar la speranza, e allor vedrai

fatto umile il superbo

a non osar di rimirarmi mai.

CLAUDIO

Tutto farò: non lagrimar cor mio.

POPEA

Me 'l prometti?

CLAUDIO

Lo giuro.

POPEA

Otone dunque

cesare più non fia?

CLAUDIO

No, no cara.

In questa notte io voglio

di mia fé, del mio amor darti le prove,

vieni tra queste braccia;

fra dolci nodi avvinto

più soavi piacer l'alma destina.

POPEA

(Al cimento già son, dov'è Agrippina?)

(guarda per la scena)

CLAUDIO

Porgi la bianca destra ad un che t'ama.

Più non tardar di consolar mie pene.

POPEA

(Il periglio s'accresce

e Agrippina non viene.)

(guarda per la scena)

CLAUDIO

Che rimiri mio ben, già custodite

sono da Lesbo il fido

le regi soglie, vieni

ad appagar, o cara, il mio desire.

POPEA

(Né pur giunge Agrippina, ahi che martire.)

(ritorna a riguardar per la scena)

 
[N. 15 - Arietta]

 N 

CLAUDIO

Vieni o cara    

che in lacci stretto

dolce diletto

amor prepara.

Vieni o cara

che in lacci stretto

dolce diletto

amor prepara.

S

Sfondo schermo () ()

 
Recitativo

POPEA

(Che mai farò?)  

CLAUDIO

T'intendo

donna casta talor vuol per iscusa

che s'usi la violenza, al mio volere

non ripugnar cor mio.

 

Scena ventiduesima

Lesbo correndo, Claudio, Popea.

<- Lesbo

 

LESBO

Signor, signor presto fuggiamo: viene  

la tua sposa Agrippina.

CLAUDIO

Crudo ciel.

LESBO

Non tardar.

POPEA

(Fuggon le pene.)

CLAUDIO

Lesbo, l'adito chiudi.

LESBO

Più non è tempo.

POPEA

Ah Claudio

di te, di me ti caglia,

parti signor se m'ami.

CLAUDIO

E sarò privo

del bramato piacer.

LESBO

Non più consiglio.

POPEA

(Giunge a tempo Agrippina al mio periglio.)

 
[N. 16 – Terzetto]

 N 

 

CLAUDIO

E quando mai?  

POPEA

Quando vorrai.

LESBO

Partiam signor.

CLAUDIO

I frutti del mio amor

bella godrò!

POPEA

Quando vorrai.

LESBO

Partiam signor.

Lesbo, Claudio ->

 
Recitativo

POPEA

Pur alfin se n'andò, lieto il mio core  

oggi vedrai punito il traditore.

 

Scena ventitreesima

Agrippina, Popea.

<- Agrippina

 

POPEA

O mia liberatrice,  

quanto a te devo, e quanto

da' tuoi saggi consigli il frutto attendo.

AGRIPPINA

Nascosa il tutto intesi:

oggi sarem compagne a mirar liete

più il nostro, che di cesare il trionfo;

t'abbraccio amica, e in me tutto confida,

disponi o cara del mio cor che t'ama.

(Fortunata riuscì l'ordita trama.)

POPEA

Augusta il mio voler da te dipende.

AGRIPPINA

Quest'alma dal tuo amor legata pende.

 
[N. 17 - Aria]

 N 

Non ho cor che per amarti  

sempre amico a te sarà.

Con sincero, e puro affetto

io ti stringo a questo petto,

mai di frodi, inganni, ed arti

sia tra noi l'infedeltà.

Non ho cor che per amarti

sempre amico a te sarà.

Agrippina ->

 

Scena ventiquattresima

Popea.

 
Recitativo

 

Se Otone m'ingannò, e s'egli ingrato  

un dolce amor al fasto suo soggetta,

del cor offeso è giusta la vendetta.

 
[N. 18 - Aria]

 N 

Se giunge un dispetto  

a' danni del cor,

si cangia nel petto

l'amore in furor.

Non ama chi offende,

o lieve è l'amor,

o il cor si difende

da effimero ardor.

Se giunge un dispetto

a' danni del cor,

si cangia nel petto

l'amore in furor.

Popea ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

[Sinfonia]

Gabinetto d'Agrippina.

Agrippina, Nerone
 

Nerone amato figlio; é questi il tempo

[N. 1 - Aria]

Agrippina
Nerone ->

Per così grande impresa

Agrippina
<- paggio
Agrippina
paggio ->

Agrippina
<- Pallante

A' cenni tuoi sovrani

[N. 2 - Aria]

Agrippina
Pallante ->

Or che Pallante è vinto

Agrippina
<- paggio
Agrippina
paggio ->

Agrippina
<- Narciso

Umile alle tue piante

[N. 3 - Aria]

Agrippina
Narciso ->

Quanto fa quanto puole

[N. 4 - Aria]

Agrippina ->

Piazza del Campidoglio con trono.

Nerone, popolo
 

[N. 5 - Arioso]

Amici al sen vi stringo

Nerone, popolo
<- Pallante, Narciso

Ecco chi presto fia cesare a Roma

Nerone, popolo, Pallante, Narciso
<- Agrippina

Voi che dell'alta Roma

[N. 6 - Quartetto]

Pallante e Narciso, Nerone e Agrippina, Coro
Il tuo figlio

(si sente suono di trombe)

Ma qual di liete trombe

Nerone, popolo, Pallante, Narciso, Agrippina
<- Lesbo

[N. 7 - Arietta]

Che sento! / Crudo ciel / Perfido fato

Nerone, Pallante, Narciso, Agrippina, Lesbo
popolo ->

O contenti perduti

Nerone, Pallante, Narciso, Agrippina
Lesbo ->
Nerone, Pallante, Narciso, Agrippina
<- Otone

Alle tue piante, augusta

Agrippina, Otone
Narciso, Pallante, Nerone ->

Augusta, amo Popea

[N. 8 - Aria]

Agrippina
Tu ben degno
Otone
Agrippina ->

L'ultima del gioir meta gradita

[N. 9 - Aria]

Otone ->

Stanza di Popea.

Popea
 

[N. 10 - Aria]

Oton, Claudio, Nerone

Popea
<- Lesbo

Signora, o mia signora

Popea, Lesbo
<- Agrippina

(Agrippina in disparte)

Di lieta nuova apportator io sono

Popea, Agrippina
Lesbo ->

Popea
Agrippina ->

Perché invece di Claudio

[N. 11 - Aria]

Popea
<- Agrippina

Ma qui Agrippina viene

[N. 12 - Aria]

Popea
Agrippina ->

Cieli, quai strani casi

[N. 13 - Aria]

Popea
<- Lesbo, Claudio

Non veggo alcun, signora

Popea, Claudio
Lesbo ->

[N. 14 - Aria]

Ma oh ciel mesta, e confusa

[N. 15 - Arietta]

Che mai farò? / T'intendo

Popea, Claudio
<- Lesbo

Signor, signor presto fuggiamo: viene

[N. 16 – Terzetto]

Claudio, Popea e Lesbo
E quando mai?
Popea
Lesbo, Claudio ->

Pur alfin se n'andò, lieto il mio core

Popea
<- Agrippina

O mia liberatrice

[N. 17 - Aria]

Popea
Agrippina ->

Se Otone m'ingannò, e s'egli ingrato

[N. 18 - Aria]

Popea ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima
Gabinetto d'Agrippina. Piazza del Campidoglio con trono. Stanza di Popea. Strada di Roma contigua al palazzo imperiale apparata per il trionfo di Claudio. Giardino. Stanza di Popea con porta in facciata, e due altre per parte. Salone imperiale.
[Sinfonia] [N. 1 - Aria] [N. 2 - Aria] [N. 3 - Aria] [N. 4 - Aria] [N. 5 - Arioso] [N. 6 - Quartetto] [N. 7 - Arietta] [N. 8 - Aria] [N. 9 - Aria] [N. 10 - Aria] [N. 11 - Aria] [N. 12 - Aria] [N. 13 - Aria] [N. 14 - Aria] [N. 15 - Arietta] [N. 16 – Terzetto] [N. 17 - Aria] [N. 18 - Aria] [N. 19 - Aria] [N. 20 - Preludio] [N. 21 - Coro] [N. 22 - Aria] [N. 23 - Aria] [N. 24 - Aria] [N. 25 - Aria] [N. 26 - Recitativo accompagnato] [N. 27 - Aria] [N. 28 - Aria] [N. 29 - Arioso] [N. 30 - Recitativo e arioso] [N. 31 - Aria] [N. 32 - Aria] [N. 33 - Aria] [N. 34 - Aria] [N. 35 - Aria] [N. 36 - Aria] [N. 37 - Aria] [N. 38 - Aria] [N. 39 - Aria] [N. 40 - Aria] [N. 41 - Aria] [N. 42 - Aria] [N. 43 - Aria] [N. 44 - Aria] [N. 45 - Aria] [N. 46 - Aria] [N. 47 - Aria] [N. 48 - Coro] [N. 49 - Aria]
Atto secondo Atto terzo

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