Atto secondo

 

Scena prima

Galleria negli appartamenti di Adriano corrispondente a diversi gabinetti.
Emirena e Sabina.

 Q 

<- Emirena, Sabina

 

SABINA

Veramente tu sei,  

più di quel che credei,

sollecita e attenta. Estinto appena

è l'incendio notturno, e già ti trovo

nelle stanze d'augusto.

EMIRENA

Oh dio, Sabina,

che ingiustizia è la tua! L'amor d'augusto

non è mia colpa; è pena mia. M'affanno

di Farnaspe al periglio: ecco qual cura

mi guida a queste soglie. Ho da vederlo

perir così senza parlarne? Alfine

Farnaspe è l'idol mio. Gli diedi il core,

e ha remoti principi il nostro amore.

SABINA

Parli da senno, o fingi?

EMIRENA

Io fingerei,

se così non parlassi.

SABINA

E non t'avvedi

che, parlando per lui, cesare irriti?

EMIRENA

Ma non trovo altra via.

SABINA

Quando tu voglia,

una miglior ve n'è. Da questa reggia

fuggi col tuo Farnaspe. È suo custode

Lentulo il duce. A' miei maggiori ei deve

quantunque egli è: se ne rammenta, e posso

promettermi da lui d'un grato core

anche prove più grandi.

EMIRENA

Ah, se potesse

riuscire il pensier!

SABINA

Vanne: è sicuro.

A partir ti prepara. Al maggior fonte

de' cesare i giardini

col tuo sposo verrò. Colà m'attendi

prima che ascenda a mezzo corso il sole.

EMIRENA

Ma verrai? Del destino

son tanto usata a tollerar lo sdegno...

SABINA

Ecco la destra mia; prendila in pegno.

EMIRENA

Ah, che a sì gran contento

è quest'anima angusta!

Oh me felice! Oh generosa augusta!

(parte)

Emirena ->

 

Scena seconda

Sabina, poi Adriano, indi Aquilio.

 

SABINA

Chi sa; quando lontana  

Emirena sarà, forse ritorno

farà il mio sposo al suo primiero amore.

 

<- Adriano

ADRIANO

Emirena, mio ben. (Numi, che dissi!)  

(vuol partire)

SABINA

Perché fuggi, Adriano? Un sol momento

non mi negar la tua presenza, e poi

torna al tuo ben, se vuoi.

ADRIANO

Come! Supponi...

Qual è dunque il mio ben?

SABINA

No, non celarmi

quell'onesto rossor. Numi del cielo,

chi creduto l'avria! Chi ti sedusse?

Parla, di', come fu?

ADRIANO

Che vuoi ch'io dica,

se tutto mi confonde? Io già lo veggo

ch'hai ragion d'insultarmi.

Ma che pro? Ero nel campo,

quando condotta innanzi

mi fu Emirena. Allor ch'io la mirai

carica di catene

domandarmi pietà, bagnar di pianto

questa man che stringea, fissarmi in volto

le supplici pupille

in atto così dolce... Ah, se in quell'atto

rimirata l'avessi a me vicina,

sarei degno di scusa anche a Sabina.

SABINA

Ah, questo è troppo. E dove mai s'intese

tirannia più crudele? Il premio è questo

che ho da te meritato?

Barbaro! Mancator! Spergiuro! Ingrato!

ADRIANO

(Son fuor di me.)

SABINA

(Che dissi!) Ah no, perdona

l'oltraggiose querele. Ire son queste,

che nascono d'amor. Come a te piace

di me disponi. Instabile o costante,

sarai sempre il mio ben. Chi sa? Lo spero,

verrà, verrà quel giorno,

che, ripensando a chi fedel t'adora,

forse dirai... Ma sarò morta allora.

(siede)

 

<- Aquilio

AQUILIO

(Qui Sabina!)  

ADRIANO

(Io non posso

più vederla penar. Cedo a quel pianto;

mi sento intenerir.) Sabina, hai vinto.

A' tuoi lacci felici

tornerò, sarò tuo.

AQUILIO

(Stelle!)

SABINA

Che dici?

ADRIANO

Che son vinto, che cedo,

che ti rendo il mio core.

SABINA

Ah, non lo credo.

AQUILIO

(Qui bisogna un riparo.)

SABINA

S'Emirena una volta

torni a veder...

ADRIANO

Non la vedrò.

SABINA

Ma puoi

di te fidarti?

ADRIANO

Ho risoluto, e tutto

si può, quando si vuole.

 

AQUILIO

A' piedi tuoi  

l'afflitta prigioniera

inchinarsi desia. Non ti ritrova,

e lung'ora ti cerca.

SABINA

(Ecco la prova.)

ADRIANO

No, Aquilio, io più non deggio

Emirena veder. Tempo una volta

è pur ch'io mi rammenti

la mia fida Sabina.

SABINA

(Oh cari accenti!)

AQUILIO

È giustizia, è dover. Ma che domanda

la povera Emirena? A lei si nega

quel che a tutti è concesso? È serva, è vero,

ma pur nacque regina.

ADRIANO

È ver. Ma temo...

Tu che faresti in un egual periglio

nel caso mio?

SABINA

Non chiederei consiglio.

ADRIANO

E ben. Parta Emirena

senza vedermi. Aquilio

gliene rechi il comando.

AQUILIO

(facendosi artificiosamente sentire)

Ah, che dirai

povera principessa!

ADRIANO

Olà! Che parli?

AQUILIO

Nulla, signor. Volo a ubbidirti.

ADRIANO

Aspetta.

Meglio è che il suo destino

sappia dalla mia voce.

L'ascoltarla un momento alfin che nuoce?

 

SABINA

(alzandosi)  

Ah, ingrato, m'inganni

nel darmi speranza;

giurando costanza

mi torni a tradir.

La fiamma novella

scordarti non sai.

T'aggiri, sospiri,

cercando la vai:

lontano da quella

ti senti morir.

Sabina ->

 

Scena terza

Adriano ed Aquilio.

 

ADRIANO

Udisti, Aquilio? E si dirà che tanto  

sia debole Adriano?

AQUILIO

Ognuno è reo,

se l'amore è delitto.

ADRIANO

E con qual fronte

le colpe altrui correggerò, se lascio

tutto il freno alle mie? No, no: si plachi

la sdegnata Sabina;

non si vegga Emirena; al primo laccio

torni quest'alma, e, scosso

il giogo vergognoso... Oh dio, non posso.

(entra)

Adriano ->

 

Scena quarta

Aquilio.

 

 

Tolleranza, o mio cor. La tua vittoria,  

benché non sia lontana,

matura ancor non è. L'amor d'augusto,

gli sdegni di Sabina

combattono per noi. La pugna è accesa;

ma non convien precipitar l'impresa.

 

Saggio guerriero antico  

mai non ferisce in fretta.

Esamina il nemico,

il suo vantaggio aspetta,

nel dal calor dell'ira

mai trasportar si fa.

Muove la destra, il piede,

finge, s'avanza, e cede,

fin che il momento arriva

che vincitor lo fa.

Aquilio ->

 
 

Scena quinta

Boschetto contiguo a' giardini reali.
Emirena, poi Sabina e Farnaspe.

 Q 

Emirena

 

EMIRENA

Qui Sabina non veggo. A questo fonte  

l'attender mi prescrisse, e ancor non viene.

Che sia, non so, ma sento in ogni istante

affannar da sospetti il core amante.

 

<- Sabina, Farnaspe

SABINA

Ecco la sposa tua.  

FARNASPE

Bella Emirena.

EMIRENA

Sei pur tu, caro prence? Il credo appena.

FARNASPE

Alfin, ben mio...

SABINA

Di tenerezze adesso

tempo non è. Convien salvarsi. È quella

l'opportuna alla fuga,

non frequentata oscura via. Non molto

lunge dal primo ingresso

si parte in due. Guida la destra al fiume,

la sinistra alla reggia. A voi conviene

evitar la seconda. Andate, amici,

sicuri a' vostri lidi;

la fortuna vi scorga, amor vi guidi.

EMIRENA

Pietosa augusta.

FARNASPE

Eccelsa donna, e come

render mercé...

SABINA

Poco desio. Pensate

qualche volta a Sabina; e fra le vostre

felicità, se pur vi torno in mente,

esiga il mio martiro

dalla vostra pietà qualche sospiro.

 

Splenda per voi sereno,    

d'amica stella un raggio;

e al caro lido in seno,

vi porti a respirar.

E per me cangi ancora

la mia sorte mia d'aspetto,

destando in qualche petto

quella pietà, che altrui

non sdegno dimostrar.

S

Sfondo schermo () ()

Sabina ->

 

Scena sesta

Emirena e Farnaspe.

 

FARNASPE

Ed è ver che sei mia? Ne temo, e quasi  

parmi ancor di sognar.

EMIRENA

Non manca, o sposo,

per esser lieti appieno,

che ritrovare il padre. Oh qual contento

nel rivedermi avria! Sapessi almeno

in qual clima s'aggiri!

FARNASPE

Saran paghi, mia vita, i tuoi desiri.

EMIRENA

Sai dunque Osroa dov'è?

FARNASPE

Sì, ma per ora

non pensar che a seguire i passi miei.

EMIRENA

Quante gioie in un punto, amici dèi!

FARNASPE

Ferma!  

EMIRENA

Perché?

FARNASPE

Non odi

qualche strepitio d'armi?

EMIRENA

Odo, ma donde

non saprei dir.

FARNASPE

Da quel cammino istesso

che tener noi dobbiamo.

EMIRENA

Ahimè!

FARNASPE

Non giova

l'avvilirsi, ben mio. Celati intanto

che l'armi io scopro e la cagion di quelle.

EMIRENA

Che sarà mai? Non mi tradite, o stelle.

(si nasconde)

 

Scena settima

Osroa in abito romano con spada nuda dalla strada disegnata da Sabina, e Farnaspe; in disparte Emirena.

<- Osroa

 

OSROA

Fra l'ombre adesso a raccontar l'altero  

vada i trofei della sua Roma.

FARNASPE

E dove

corri, signor, con queste spoglie?

OSROA

Amico,

siam vendicati. È libera la terra

dal suo tiranno. Ecco il felice acciaro

che Adriano svenò.

FARNASPE

Come!

OSROA

Solea

l'aborrito romano

per questa oscura via passare occulto

d'Emirena a' soggiorni. Un suo seguace,

complice del segreto,

me 'l palesò. Fra questi eroi del Tebro

l'oro ha trovato un traditore. Al varco,

travestito in tal guisa, io l'aspettai,

fin che passò col servo, e lo svenai.

FARNASPE

Ma del nemico invece

potevi fra quell'ombre

l'altro ferir.

OSROA

No. Fu previsto il caso.

Finse cader, quando mi fu vicino,

il servo reo. Con questo segno espresso

cesare espose, assicurò sé stesso.

EMIRENA

(Chi sarà quel roman? Stringe un acciaro,

e sanguigno mi par. Potessi in volto

mirarlo almeno.)

FARNASPE

Or che farem? Fuggendo

per la via che facesti, incontro andiamo

a mille, che concorsi

al tumulto saran. Sugli altri ingressi

veglian servi e custodi. Io voglio prima

ricercar se vi fosse

altra via di fuggir. Fra quelle piante

nascosto attendi. Io tornerò di volo.

OSROA

Sollecito ritorna, o parto solo.

(si nasconde)

 

FARNASPE

Questo... No. Quel sentier... Sì, questo eleggo.

 

Scena ottava

Farnaspe, Adriano con spada nuda e Guardie dalla strada suddetta. Osroa ed Emirena in disparte.

<- Adriano, guardie 1, guardie 2, guardie 3

 

ADRIANO

Fermati, traditor!  

FARNASPE

Numi, che veggo!

ADRIANO

Impedite ogni passo

alla fuga, o custodi.

FARNASPE

Io son di sasso.

EMIRENA

(Ah, siam scoperti!)

ADRIANO

Istupidisci, ingrato,

perché vivo mi vedi? A me credesti

di trafiggere il sen. L'empio disegno

con voci ingiuriose

nel ferir palesasti.

EMIRENA

(Ecco l'errore.

Colui che si nascose è il traditore.)

ADRIANO

Perfido, non rispondi? A che venisti?

Qual disegno t'ha mosso?

Chi sciolse i lacci tuoi? Parla.

FARNASPE

Non posso.

ADRIANO

Il silenzio t'accusa. Olà! Si tragga

nel carcere più nero il delinquente.

 

EMIRENA

Fermatevi! Sentite: egli è innocente.  

FARNASPE

Principessa, che fai?

ADRIANO

Stelle! Tu ancora

qui con Farnaspe? E il traditor difendi?

EMIRENA

Ei non è traditor. Fra quelle fronde...

FARNASPE

Taci!

EMIRENA

...l'empio s'asconde,

che spinse a' danni tuoi l'acciar rubello.

FARNASPE

(Oh dio! Non sa che il genitore è quello.)

ADRIANO

Se credulo mi brami, a questo segno

di Farnaspe al periglio

non mostrarti agitata.

FARNASPE

(Secondiamo l'error.)

EMIRENA

Se a me non credi...

FARNASPE

E che ti giova, o cara,

sol per pochi momenti

differirmi la pena? I falli miei

mi son cari a tal segno,

che tornarne innocente io non vorrei.

ADRIANO

Oh anima perversa!

EMIRENA

Io non l'intendo.

FARNASPE

(Che bel morir se il mio signor difendo!)

EMIRENA

(a Farnaspe)

Prence, sposo, ben mio, perché congiuri

tu ancor contro te stesso?

(ad Adriano)

Signor...

FARNASPE

Taci una volta,

Emirena, se m'ami.

EMIRENA

Io t'odierei,

se t'ubbidissi. I passi miei seguite.

Qui, qui s'asconde il traditore.

(corre)

FARNASPE

Oh dio!

Ferma!

EMIRENA

Vedilo, augusto.

 

OSROA

È ver, son io.

EMIRENA

Ah, padre!

ADRIANO

Il re de' Parti

in abito romano! E quanti siete,

scellerati, a tradirmi?

OSROA

Io solo, io solo

ho sete del tuo sangue. Il colpo errai;

ma, se mi lasci in vita,

il fallo emenderò.

ADRIANO

Così fra l'ombre

assalirmi, infedel? Coglier l'istante

che inciampo e cado al suol?

OSROA

Barbara sorte!

Ecco l'inganno. Il tuo seguace ad arte

cader doveva, e tu cadesti a caso.

ADRIANO

Troppo ingrata mercede,

barbaro, tu mi rendi. Oppresso e vinto

t'invito, t'offerisco

di Roma l'amistà...

OSROA

Sì, questo è il nome,

empi, con cui la tirannia chiamate;

ma poi servon gli amici, e voi regnate.

ADRIANO

Alma rea! Troppo abusi

della mia sofferenza. Olà, ministri,

in carcere distinto alla lor pena

questa rei custodite.

FARNASPE

Anche Emirena?

ADRIANO

Sì, ancor l'ingrata.

FARNASPE

Ah, che ingiustizia è questa!

Qual delitto a punir ritrovi in lei?

 

ADRIANO

Tutti nemici e rei,  

tutti tremar dovete:

perfidi, lo sapete,

e m'insultate ancor?

Che barbaro governo

fanno dell'alma

sdegno, rimorso interno,

amore e gelosia!

Non ha più furie Averno

per lacerarmi il cor.

Adriano ->

 

Scena nona

Osroa, Farnaspe, Emirena e guardie.

 

EMIRENA

Padre... Oh dio, Con qual fronte  

posso padre chiamarti io, che t'uccido?

Deh, se per me t'avanza...

OSROA

Parti, non assalir la mia costanza.

EMIRENA

Ah, mi scacci a ragion. Perdono, o padre;

eccomi a' piedi tuoi.

OSROA

Lasciami, o figlia.

No, sdegnato non sono;

t'abbraccio, ti perdono.

Addio, dall'alma mia parte più cara.

EMIRENA

Oh addio funesto!

FARNASPE

Oh divisione amara!

 

EMIRENA

Quell'amplesso e quel perdono,  

quello sguardo e quel sospiro

fa più giusto il mio martiro,

più colpevole mi fa.

Qual mi fosti e qual ti sono

chiaro intende il core afflitto,

che misura il suo delitto

dall'istessa tua pietà.

Emirena, guardie 1 ->

 

Scena decima

Osroa e Farnaspe.

 

FARNASPE

Almen tutto il mio sangue  

a conservar bastasse

il mio re, la mia sposa.

OSROA

Amico, assai

debole io fui. Non congiurar tu ancora

contro la mia fortezza. Abbia il nemico

il rossor di vedermi

maggior dell'ire sue. Nell'ultim'ora

cader mi vegga e mi paventi ancora.

 

Leon piagato a morte  

sente mancar la vita,

guarda la sua ferita,

né s'avvilisce ancor.

Così nell'ore estreme

rugge, minaccia e freme,

che fa tremar morendo

talvolta il cacciator.

Osroa, guardie 2 ->

 

Scena undicesima

Farnaspe.

 

 

E non ti struggi in pianto,  

non ti sciogli in sospiri, o mesto core?

Da così gran dolore

ingombro, taci, soffri, e non ti lagni

del tuo destin tiranno?

Dunque no 'l senti? Ah no: questo è l'inganno.

Quel tuo silenzio istesso,

che stupido ti rende,

mi fa tremar, ed a ragion pavento

che, lo stupor cessato,

t'opprima a un colpo solo tuo tormento.

 

Torbido in volto e nero,    

senza che tuoni il cielo,

tacito e gonfio appare

senza alcun vento il mare,

e in petto al passeggero

il cor fa palpitar.

In quell'orrore ascoso

il turbine s'appresta;

è quel silenzio un segno

di prossima tempesta,

che van destando i venti

racchiusi in seno al mar.

S

Sfondo schermo () ()

Farnaspe, guardie 3 ->

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Galleria negli appartamenti d'Adriano corrispondente a diversi gabinetti.

<- Emirena, Sabina

Veramente tu sei

Sabina
Emirena ->

Chi sa, quando lontana

Sabina
<- Adriano

Emirena mio ben... Numi che dissi!

Sabina, Adriano
<- Aquilio

(Aquilio in disparte)

Qui Sabina! / Io non posso

(Aquilio si rivela)

A' piedi tuoi

Adriano, Aquilio
Sabina ->

Udisti Aquilio? E si dirà che tanto

Aquilio
Adriano ->

Tolleranza, o mio cor. La tua vittoria

Aquilio ->

Boschetto contiguo a' giardini reali.

Emirena
 

Qui Sabina non veggo. A questo fonte

Emirena
<- Sabina, Farnaspe

Ecco la sposa tua / Bella Emirena

Emirena, Farnaspe
Sabina ->

Ed è ver che sei mia? Ne temo e quasi

(strepito d'armi)

Ferma / Perché? / Non odi

(Emirena si nasconde)

Emirena, Farnaspe
<- Osroa

(Osroa in abito romano)

Fra l'ombre adesso a raccontar l'altero

(Osroa si nasconde)

Emirena, Farnaspe, Osroa
<- Adriano, guardie 1, guardie 2, guardie 3

Fermati traditor / Numi, che veggo!

(Emirena si rivela)

Fermatevi, sentite. Egli è innocente

(Osroa viene scoperto)

Emirena, Farnaspe, Osroa, guardie 1, guardie 2, guardie 3
Adriano ->

Padre... Oh dio, con qual fronte

Farnaspe, Osroa, guardie 2, guardie 3
Emirena, guardie 1 ->

Almen tutto il mio sangue

Farnaspe, guardie 3
Osroa, guardie 2 ->

E non ti struggi in pianto

Farnaspe, guardie 3 ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima
Gran piazza d'Antiochia magnificamente adorna di trofei militari, composti d'insegne, armi... Appartamenti destinati ad Emirena nel palazzo imperiale. Cortili nel palazzo imperiale con veduta interrotta d'una parte del medesimo che soggiace ad incendio; notte. Galleria negli appartamenti d'Adriano corrispondente a diversi gabinetti. Boschetto contiguo a' giardini reali. Sala terrena con sedie. Luogo magnifico del palazzo imperiale; scale per cui si scende alle ripe dell'Oronte; veduta di campagna e...
Atto primo Atto terzo

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