Atto terzo

 

Scena prima

Resta l'anfiteatro.
Vespasiano, e Domiziano.

 Q 

Vespasiano, Domiziano

 

VESPASIANO

Figlio che dici?  

DOMIZIANO

Io l'alte pompe ammiro.

VESPASIANO

Quella, che tu vedesti

per la tua man del regnator tiranno

fu la caduta orrenda.

A dar norma a sé stesso

dai costumi d'un empio il saggio apprenda.

DOMIZIANO

(L'enigma intesi.) Ogni tuo gesto, o padre

saggi dogmi produce. Il sol imiti,

ch'a pro d'altrui la luce sua comparte.

(Oggi deluderò l'arte con l'arte.)

 

Scena seconda

Niso, e suddetti.

<- Niso

 

NISO

Primo fulgor del Tebro  

Giove romano, e difensor del Lazio,

di festivo Oricalco

già rimbomba la reggia,

vieni, che la corona

impaziente attende

se rimirar alfine

d'un sì degno monarca ascesa al crine.

VESPASIANO

(Chi l'impone?)

NISO

Il senato.

DOMIZIANO

(O me infelice.)

VESPASIANO

Andiam.

DOMIZIANO

Permetti, o sire,

ch'alle tue glorie un figlio

sol per brevi momenti

gioco festivo a meditar s'arresti.

VESPASIANO

Duci servi a sue leggi.

Lascia che del tuo volto

baci intanto il sereno.

(l'abbraccia)

Vespasiano ->

 

DOMIZIANO

Or cada l'empio alla sua parca in seno.  

 

NISO

Veramente è sì garbato  

questo novo imperatore,

che per certo il dirne male

saria troppa infamità.

Sol la mancia, ch'ei m'ha dato

lo fa scorger un signore

generoso, liberale,

di grandissima bontà.

Veramente è sì garbato

questo novo imperatore.

 

DOMIZIANO

Appressati, ove sei?  

De lottatori antei, fa' ch'a miei cenni

venga l'invitto stuolo.

NISO

T'inchino o nume, e ad ubbidirti io volo.

Niso ->

 

Scena terza

Domiziano solo.

 

Son morto o speranza  

se 'l regno non ho.

Di serto lucente

ricoprimi il crine,

o misero alfine

svenar mi saprò.

Son morto o speranza

se 'l regno non ho.

 

Scena quarta

Domiziano nel partire viene arrestato da Sergio.

<- Sergio

 

SERGIO

Ferma Domiziano.  

DOMIZIANO

Indegno ancora

vieni al mio aspetto?

SERGIO

Io del romano impero

l'alto regal diadema

ti riporrò sul crine.

DOMIZIANO

Come? Che parli?

SERGIO

Tanto prometto.

DOMIZIANO

Il genitor non preme

dell'orbe augusto il trono?

SERGIO

Ei farà suo se 'l brami,

ch'il favore de le schiere, e in un del Lazio

di questo brando ai cenni

s'armerà coraggioso.

DOMIZIANO

Nulla ti chiedo: adempi

ciò, ch'il dover t'astringe.

SERGIO

(Sergio che fai? Che mi consigli o fato?

Ah sì cada dal soglio un rege ingrato.)

Volo a l'impresa.

DOMIZIANO

Ferma:

già che così risolvi

miglior consiglio adopra: odi a momenti

da la plebe raccogli

turba avvezza a le stragi indi veloce

riedi occulto a la reggia,

conscio sarai di quant'oprar si deggia.

SERGIO

(A nostri giusti voti

prospero fato arrida.)

 

Sergio ->

DOMIZIANO

(Va': tu pur morirai anima infida.)  

 

Su le nemiche stragi  

al trono ascenderò;

di Lete entr'i naufragi

l'alme cader farò.

Su le nemiche stragi

al trono ascenderò.

Col lampo di mia spada

l'imper distruggerò,

farò ch'a terra cada

l'empio che m'ingannò.

Su le nemiche stragi

al trono ascenderò.

Domiziano ->

 
 

Scena quinta

Stanze di Gesilla.
Arricida sola.

 Q 

<- Arricida

 

 

De la schiava impudica  

quest'è l'odiato albergo: ah sì qui dove

il pampino frondoso

stende le braccia, e ne fa tetto al cielo

l'orme di Tito ad osservar mi celo.

 

Vo cercando  

sospirando,

il crudel, che m'ingannò.

Insegnatemi 'l mio bene

o nel mar di tante pene

crude stelle io morirò.

Vo cercando

sospirando.

 

Scena sesta

Tito, e Gesilla in alto, Zelto a un balcone.

<- Tito, Gesilla, Zelto

 

TITO

Sin ch'io vivo...  

GESILLA

Sin ch'io spiro...

GESILLA E TITO

Altri rai non amerò.

TITO

Luci belle.

GESILLA

Vaghe stelle.

TITO

Lieto sol per voi sarò.

Insieme

GESILLA

Lieta sol per voi sarò.

(s'adagiano vicino a un balcone l'uno tasteggiando soavemente una spinetta, e l'altra spiegando un libro di musica)
 

Scena settima

Zelto, disceso a basso e suddetti.

 

ZELTO

Fin che d'amor, Tito a le gioie è inteso  

da questi alberghi, Attilio

forz'è tener lontano:

sa gl'amanti ingannar un buon mezzano.

 

È un mestier di gran giudizio  

l'amorosa servitù.

Spesse volte il dir il vero

è cagion di molti impicci

e mostrar per bianco il nero

se ne toglie il pregiudizio

e il mentir divien virtù.

È un mestier di gran giudizio

l'amorosa servitù.

Sfondo schermo () ()

Tito, Gesilla ->

 

Scena ottava

Arricida, e Zelto.

 

ARRICIDA

E dove o Zelto.  

ZELTO

(O maledetto incontro.)

Tracciando io vo qui di Gesilla il passo.

ARRICIDA

(Scaltro è costui.) Cerchi Gesilla, e intanto

con Tito ella dimora.

ZELTO

Così parli o signora.

D'una casta donzella a torto offendi

la modestia, e l'onore?

ARRICIDA

Casta donzella? A quegli alberghi tosto

scortami 'l piede.

ZELTO

Ecco maggior l'imbroglio.

ARRICIDA

Tronca ogn'indugio.

ZELTO

Forse...

ARRICIDA

Armerò, se tu tardi,

contro di te lo sdegno.

ZELTO

Questa volta per me non val ingegno.

 

Scena nona

Nel partir Arricida ode a cantar Tito, e s'arresta tenendo per mano Zelto.

 

TITO

Chi non vide il sol ch'adoro  

non sa dir che sia beltà.

Là dal ciel in pioggia d'oro

scender Giove un dì farà.

Chi non vide il sol ch'adoro

non sa dir che sia beltà.

 

Scena decima

Arricida, e Zelto a basso. Tito, e Gesilla in alto.

<- Tito, Gesilla

 

ARRICIDA

Traditor, d'empio consorte infido  

son pur queste le voci?

ZELTO
(verso i balconi)

Sappi Arricida...

GESILLA

Arricida?

(s'affacciano ai balconi)

TITO

Che sento?

ARRICIDA

Scorta mi dissi a quegli alberghi.

(strascinandosi addietro Zelto)

ZELTO

O cielo.

GESILLA

A questi alberghi?

ZELTO

Piano.

ARRICIDA

In sua discolpa

or che dirà l'ingannator confuso.

ZELTO

Tal'oggi dì d'ogni consorte è l'uso.

(ascendono le scale di Gesilla)

Arricida, Zelto ->

 

Scena undicesima

Gesilla, e Tito.

 

GESILLA

Tito oh dio che risolvi?  

TITO

Fuggir.

GESILLA

Dove, o mio bene.

TITO

Non so.

GESILLA

Giove supremo

deh tu ci porga aita.

TITO

Facile scampo il tuo timor addita.

(si cala per una vite, che circonda la casa)
 

Scena dodicesima

Attilio, che sopraggiunge, poi Arricida, e Gesilla in alto.

<- Attilio, Arricida

 

ATTILIO

(Occhi miei che vedete!)  

ARRICIDA

Ove Tito è riposto?

GESILLA

Io qual di Tito

riverita signora

posso darti contentezza.

ARRICIDA

Osi celarlo impura.

GESILLA

Bella a torto m'offendi.

ARRICIDA

Ah già lo scopro: invano

fuggi dagl'occhi miei mostro inumano.

(affacciandosi al balcone vede Tito a fuggire)

Arricida, Gesilla ->

 

Scena tredicesima

Attilio, Tito che fugge, Elvida.

<- Elvida

 

ATTILIO

Fermati, o duce.  

TITO

Ah lascia amico: sappi,

che della schiava a canto

mi scoperse Arricida.

ATTILIO

Ohimè che sento!

ELVIDA
(ad Attilio)

Udisti.

Brami ancor di più?

ATTILIO

(Quanto molesta.)

Lasciami in pace, oh dio!

ELVIDA

Sarò Clizia in seguirti idolo mio.

ATTILIO

Tradì quest'empia la mia fede.

TITO

E come?

ATTILIO

Oh scellerata, oh impura.

TITO

Dunque così li affetti miei deludo.

ATTILIO

Il nostro affetto o Tito

fu da costei con doppio cor schernito.

 

ELVIDA

Segui pur ad amar quel sembiante,  

che scaltro, e incostante

ogn'un schernirà

Attilio pietà

deh scaccia il rigore

deh cangia tenore

non più crudeltà.

Segui pur ad amar quel sembiante.

Elvida ->

 

Scena quattordicesima

Arricida tenendo per mano Gesilla, Tito, ed Attilio.

<- Arricida, Gesilla

 

ARRICIDA
(verso Tito)

Che dirai menzognero?  

TITO E ATTILIO
(verso Gesilla)

Ecco l'infida.

TITO

Io sol del guardo.

ATTILIO

Io 'l possessor del l'alma.

ARRICIDA

Non rispondi a una moglie?

TITO

Questi è 'l tuo ben.

ATTILIO

Questi è 'l tuo nume.

ARRICIDA

(Oh cielo!

Son delusa, e derisa!)

TITO

Donna peggior d'un mostro.

ATTILIO

Mostro peggior d'Averno.

ARRICIDA

Tito.

(lo prende per le vesti)

TITO

Lascia importuna.

ATTILIO
(verso Gesilla)

Non otterrai perdono.

ARRICIDA

Ricorrerò d'un vero Giove al trono.

Arricida ->

 

Scena quindicesima

Gesilla s'umilia agli amanti.

 

GESILLA

Idoli miei vezzosi.  

TITO

Taci.

ATTILIO

Chiudi quel labbro o indegna.

GESILLA

L'ira in petto frenate.

TITO

E non ti sveno il core?

ATTILIO

Perfida, e non t'uccido?

GESILLA

D'ogni vostro rigor stolti mi rido.

 

Adesso è bizzarria  

saper cangiar amor.

Costume è d'ogni bella

il dir «sarò costante»,

ma scaltra ad ogni amante

fa dono del suo cor.

Adesso è bizzarria

saper cangiar amor.

Adesso è bizzarria

saper cangiar pensier.

Il dir «sarò fedele»

costume è di ciascuna,

ma non si trova alcuna

paga d'un solo ardor.

Adesso è bizzarria

saper cangiar pensier.

Gesilla ->

 

Scena sedicesima

Tito, Attilio, e Zelto in alto.

<- Zelto

 

ATTILIO

Amico, e che risolvi?  

TITO

Zelto punir con questo ferro.

ATTILIO

Io pure,

de l'infame custode

farò strazio crudele.

TITO

Oggi i miei sdegni,

strali saran contro di lui rivolti.

ZELTO

(Fuggir saprò le vostre furie, o stolti.)

Zelto ->

 

TITO

Disperata mia speranza  

tu m'insegna a lagrimar,

che al rigor de l'incostanza

sol m'avanza a sospirar.

Disperata mia speranza

tu m'insegna a lagrimar.

Tito ->

 

Scena diciassettesima

Attilio solo.

 

 

Pianga Tito a sua voglia, io più sagace  

estinguer vuò d'impuro ardor la face.

 

Non dar fede a donna alcuna  

o mio cor ho già risolto,

s'in amor non ho fortuna,

è l'amor pazzia da stolto.

Non dar fede a donna alcuna.

Il penar per donna infida

è follia di sciocco amante,

se l'inganno è ogn'or sua guida

fuga il piè bella incostante.

Il penar per donna infida

è follia di sciocco amante.

 
 

Scena diciottesima

Salone imperiale.
Vespasiano con scettro, e corona, Tito, e Domiziano.

 Q 

Vespasiano, Tito, Domiziano, cavalieri

 

VESPASIANO

Nel ciel di vostra fronte, or che serena  

con insegne di pace Iride splende

beato, o figli il viver mio si rende

rieda Sergio al mio aspetto: un giorno al fine

de l'orbe di Quirino

di Voi ciascuno aggirerà il destino.

TITO

Sul fuso adamantin Cloto rivolga

per te padre benigno

lunghi stami vitali.

VESPASIANO

Girino immensi lustri

pria che di morte esposto

io ti vegga a l'artiglio

s'appresti omai ciò che prepari, o figlio.

(Vespasiano ascende il trono. Tito, e cavalieri intorno)

DOMIZIANO

Pronto ubbidisco

uscite o prodi, e generosi atleti.

 
(escono i lottatori)

<- lottatori

 

Condottier di più bel giorno  

Febo mai dal Gange uscì:

cinto d'oro, e d'ostri adorno

regio sol c'apporta il dì,

al cui ciglio giocondo

ride il ciel, brilla il suolo, e gode il mondo.

Domiziano ->

 
Entra nella scena formandosi un gioco di Lottatori dopo il quale esce di nuovo Domiziano con spada alla mano seguito da molti Sicari.

<- Domiziano, sicari

lottatori ->

 

DOMIZIANO

Basta: de' gladiatori  

danzi omai ne le stragi il ferro ardito:

sì, mora sì Vespasiano, e Tito.

 
Correndo verso il trono precipitano tutti con Domiziano in una prigione sotterranea.

Domiziano, sicari ->

 

VESPASIANO

Quai congiure?  

TITO

(levandosi in piedi)

Quai frodi?

VESPASIANO

O stelle!

TITO

O dèi!

VESPASIANO

La terra inghiotte il traditor, e i rei.

 

Scena diciannovesima

Sergio, e suddetti.

<- Sergio

 

SERGIO

Sire, de la mia fede  

opra fu questa.

TITO

O generoso amico.

VESPASIANO

Ah figlio indegno figlio,

con sì barbare forme

tenti rapirmi il trono?

Ma che parlo del figlio? Il fato solo

le mie grandezze, il mio regnar contrasta.

Prendi, o mostro de' numi

il tuo scettro, 'l tuo imper, 'l ostro, il diadema.

(gettando via tutto)

Non ambisco corone,

non m'allettano i sogli.

Ma tu crudel fermati acciar: che tenti?

(denuda la spada contro Sergio poi s'arresta)

Sergio mi diè la vita,

Sergio rapimmi il figlio,

o figlio, o Sergio, o Vespasiano, o Tito

o stelle, o lumi, e non piangere? Ed anco

bevo l'aura di vita?

Viscere mie sepolte

la vostra tomba istessa

mi sia culla gradita.

(tenta di gettarsi, nella voragine, e vien trattenuto)

TITO

Ferma.

SERGIO

Che tenti, o sire.

VESPASIANO

In ogni loco

a un'alma disperata

sono aperti gli abissi

teco voglio morir se teco i vissi.

TITO

Ah genitor, ah no mio re t'arresta.

Soccorretelo amici.

 
(fuggendo Vespasiano come un disperato Tito ordina alle guardie di seguirlo)

Vespasiano, cavalieri ->

 

Scena ventesima

Tito, e Sergio.

 

SERGIO

Che stravaganze o dèi.  

TITO

Sergio guerrieri

per un figlio rubello

stolto così Vespasian delira.

SERGIO

Ah ch'io pur fui di sue sventure il fabbro.

TITO

Consolati, o buon duce

chi dà morte a un tiranno erge a sé stesso

obelischi di gloria.

SERGIO

Ma che farò confuso?

TITO

Rapido o fido Sergio

vola a saper da gl'empi, e se la parca

colà fra le rovine

alcun ne serba in vita, al mio cospetto

scorta l'anima rea.

SERGIO

Eseguirò tuoi cenni.

(O ciel anch'io fui traditor d'Astrea.)

 

TITO

Spirti fieri di cruda vendetta  

tutti armatevi dentro 'l mio cor:

già l'ardire a l'impresa v'affretta,

perché pera d'un empio il rigor!

Spirti fieri di cruda vendetta

tutti armatevi dentro 'l mio cor.

Cieche furie di barbaro sdegno

tutte armatevi d'ira crudel,

ne la strage comune d'un regno

spiri l'alma il germano infedel.

Cieche furie di barbaro sdegno

tutte armatevi d'ira crudel.

Tito, Sergio ->

 

Scena ventunesima

Vespasiano scuotendosi da Licinio, e da Attilio.

<- Vespasiano, Licinio, Attilio

 

VESPASIANO

Temerari lasciate.  

ATTILIO

O stelle o dèi?

LICINIO

Figlio, prole, mia vita e dove sei?

ATTILIO

Sire da' legge al duol: ferma pur'anco

il germe tuo, l'aura vital respira.

VESPASIANO

Chi respira? Chi vive?

LICINIO

Domiziano il figlio.

VESPASIANO

Il figlio?

ATTILIO

Sì: da la fatal ruina

salvo fra tante stragi

mira, ch'a te sen viene.

VESPASIANO

Cessate omai di tormentarmi, o pene.

(resta fisso ad osservar Domiziano)

 

Scena ventiduesima

Domiziano appoggiato ad uno di que' Soldati, che lo conducono.
Domiziano, e suddetti.

<- Domiziano, soldati

 

DOMIZIANO

Per pietade ahi chi m'uccide?  

Chi l'acciar mi vibra in petto?

Ahi se 'l cor mi squarcia Aletto

ai miei voti il fato arride.

Per pietade ahi chi m'uccide?

 

Scena ventitreesima

Tito con spada alla mano s'avventa a Domiziano.

<- Tito

 

TITO

Tito de l'empia vita  

troncherà il fil.

VESPASIANO

Ferma crudel, che tenti?

(gli leva la spada)

DOMIZIANO

Padre lascia dar fine a miei tormenti.

 

Scena ventiquattresima

Sergio con suddetti.

 

SERGIO

Degna solo di morte  

è di Sergio la colpa:

(si prostra)

ah sire in petto

tu mi vibra l'acciaro complice anch'io

fui, de l'alta congiura, e se diverso

del mal nato disegno oprò 'l consiglio

fui nondimeno un traditor al figlio.

VESPASIANO

O ciel.

ATTILIO

Ch'intesi mai!

 

Scena venticinquesima

Arricida, che seco conduce Gesilla, e detti.

<- Arricida, Gesilla

 

ARRICIDA

Gran re tu, che d'Africa  

reggi in terra l'impero, omai punisci

d'un consorte le colpe, egli o signore

per questa schiava impura

la fé di sposa, e le sue glorie oscura.

VESPASIANO

Ah figlio figlio

sì contumace ancora?

Di vindice saetta, allor ch'armato

veder dovresti il braccio mio sul trono

dispensi Augusto universal perdono.

ATTILIO

Somma clemenza.

LICINIO

Alta bontà infinita.

DOMIZIANO

Son felice.

TITO

Io scontento.

ARRICIDA

Io son tradita.

VESPASIANO

Figli ne vostri petti

l'odio estinto rimanga.

A l'impero de l'Asia

Domiziano eleggo

Tito in sen d'Arricida!

Tragga l'ore pudiche;

Zelto, e Gesilla al pullular de l'alba

riedano a' patri lidi.

ARRICIDA

Va' pur, lungi da me ne porta 'l piede

che in amarti immortal, sarà mia fede.

 

GESILLA

Prigioniera del tuo braccio  

io non chieggio libertà.

Se sgradito è questo laccio,

che la pena, e la catena

più soave ogn'or si fa.

Prigioniera del tuo braccio

io non chieggio libertà.

 

VESPASIANO

E tu mio Sergio  

da la cui fé vita, ed impero ottenni

sempre del ciel latino

sarai l'astro più degno.

DOMIZIANO

A le gioie.

ATTILIO

A le pompe.

ARRICIDA E VESPASIANO

Al regno, al regno.

 

ARRICIDA

È risorta nel mio core  

la speranza, che perdei?

Già nel porto

del conforto

sete giunti o spirti miei.

È risorta nel mio core

la speranza, che perdei?

È rinato nel mio seno

quel piacer, che già svanì,

ne la calma

di quest'alma

godo pur felice un dì.

È rinato nel mio seno

quel piacer, che già svanì.

 
 

Scena ventiseiesima

Piazza attendata.
Vespasiano a suon di trombe, e timpani, seguìto da lungo stuolo di Cavalieri si porta in loco eminente per osservar le pompe destinategli dal Popolo: in questo mentre spunta dall'alto sul caval pegaseo Apollo, vedendosi la terra, l'acqua, l'aria, ed il foco.

 Q 

popolo

<- Vespasiano, cavalieri, Apollo

 

VESPASIANO

Là dal meriggio acceso ove mia luce  

libra più chiaro il giorno

di Vespasian, per illustrar li chioma

Febo di rai cosparsi

scende a l'invitta Roma,

carchi già di sua gesta

son gli emisferi: or del tonante è legge

che di giubilo in segno ubbidienti

al piè di tanto nume

danzino gli elementi.

 

Su lieti sorgete,  

carole tessete

con rapido piè

inchinate

venerate

del tarpeo l'eccelso re.

Su lieti sorgete.

 
Qui compariscono vari personaggi che figurando li Quattro elementi, formano leggiadrissimo ballo in terra, in acqua, in aria, e in foco.

popolo, Vespasiano, cavalieri, Apollo ->

<- quattro elementi

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Anfiteatro.

Vespasiano, Domiziano
 

Figlio che dici?

Vespasiano, Domiziano
<- Niso

Primo fulgor del Tebro

Domiziano, Niso
Vespasiano ->

Or cada l'empio alla sua parca in seno

Appressati, ove sei?

Domiziano
Niso ->
Domiziano
<- Sergio

Ferma Domiziano

Domiziano
Sergio ->

Va': tu pur morirai anima infida

Domiziano ->

Stanze di Gesilla.

<- Arricida

De la schiava impudica

Arricida
Vo cercando
Arricida
<- Tito, Gesilla, Zelto
Tito e Gesilla
Sin ch'io vivo

Fin che d'amor, Tito a le gioie è inteso

Arricida, Zelto
Tito, Gesilla ->

E dove o Zelto

(Tito da fuori)

Arricida, Zelto
<- Tito, Gesilla

(Arricida, e Zelto a basso; Tito, e Gesilla in alto)

Traditor, d'empio consorte infido

Tito, Gesilla
Arricida, Zelto ->

Tito oh dio che risolvi?

(Tito si cala per l'esterno della casa)

Tito, Gesilla
<- Attilio, Arricida

(Arricida e Gesilla in alto)

Occhi miei che vedete!

Tito, Attilio
Arricida, Gesilla ->
Tito, Attilio
<- Elvida

Fermati, o duce

Tito, Attilio
Elvida ->
Tito, Attilio
<- Arricida, Gesilla

Che dirai menzognero?

Tito, Attilio, Gesilla
Arricida ->

Idoli miei vezzosi

Tito, Attilio
Gesilla ->
Tito, Attilio
<- Zelto

(Zelto non visto)

Amico, e che risolvi?

Tito, Attilio
Zelto ->
Attilio
Tito ->

Pianga Tito a sua voglia, io più sagace

Salone imperiale.

Vespasiano, Tito, Domiziano, cavalieri
 

Nel ciel di vostra fronte

Vespasiano, Tito, Domiziano, cavalieri
<- lottatori
Vespasiano, Tito, cavalieri, lottatori
Domiziano ->

(gioco di lottatori)

Vespasiano, Tito, cavalieri, lottatori
<- Domiziano, sicari
Vespasiano, Tito, cavalieri, Domiziano, sicari
lottatori ->

Basta: de' gladiatori

(Domiziano e i sicari correndo verso il trono precipitano in una prigione sotterranea)

Vespasiano, Tito, cavalieri
Domiziano, sicari ->

Quai congiure? / Quai frodi?

Vespasiano, Tito, cavalieri
<- Sergio

Sire, de la mia fede

Tito, Sergio
Vespasiano, cavalieri ->

Che stravaganze o dèi

Tito, Sergio ->
<- Vespasiano, Licinio, Attilio

Temerari lasciate

Vespasiano, Licinio, Attilio
<- Domiziano, soldati
Vespasiano, Licinio, Attilio, Domiziano, soldati
<- Tito

Tito de l'empia vita

Degna solo di morte

Vespasiano, Licinio, Attilio, Domiziano, soldati, Tito
<- Arricida, Gesilla

Gran re tu, che d'Africa

E tu mio Sergio

Arricida e Domiziano
È risorta nel mio core

Piazza attendata.

popolo
 
popolo
<- Vespasiano, cavalieri, Apollo

Là dal meriggio acceso ove mia luce

popolo, Vespasiano, cavalieri, Apollo ->
<- quattro elementi

(leggiadrissimo ballo in terra, in acqua, in aria, e in foco)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima Scena venticinquesima Scena ventiseiesima
Cortile nella reggia di Vitellio. Gran padiglione di Gesilla nell'esercito di Vespasiano attendato sul Tevere, in cui penetra un raggio di luna. Sala dove si preparano le regie mense. Suburbi illuminati con porta della città in lontano. Orride prigioni nella reggia. Palazzo delizioso, che corrisponde ad un giardino. Anfiteatro. Anfiteatro. Stanze di Gesilla. Salone imperiale. Piazza attendata.
Atto primo Atto secondo

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