Egeo lasciata di sé incinta Etra, con ordine di consegnare al figlio nel caso, che maschio fosse, la propria spada, e d'imporgli di andar con essa, per il mondo, a rendersi degno de suoi natali, di cui doveva sempre tacerli l'autore, va a regnare in Atene, ove più volte i Pallantidi gli contrastarono la coronaq, sul pretesto, che non avea successione, al qual oggetto sposò l'incantatrice Medea, da Giasone ripudiata, che si vantò di renderlo padre. Nacque da Etra teseo, che cresciuto, e reso emulo d'Ercole, dopo d'aver ucciso per viaggio alcune fiere, ed assassini, giunse in Atene, e fu grandemente acclamato dal popolo, che obbligò Egeo a dichiararlo suo successore. Ingelositosi esso, ed anco da Medea istigato, preparò allo straniero un veleno; ma mentre stava per beverlo, riconobbe, mediante la spada sopraccennata, il figliolo. A queste verità storiche, da Plutarco riferite nella vita di Teseo, s'aggiunge la finzione, che Asteria non sia, come apparisce, figlia d'Egeo, e di Medea; ma concepita da questa mentre era moglie di Giasone, e tal favole si è creduta opportuna a render vieppiù interessante l'intreccio, e lo scioglimento del presente dramma.
L'angustia del tempo, in cui fu piuttosto abbozzato, che scritto, fa sperare all'autore, che il benignissimo pubblico compatirà quelle omissioni, ed incongruenze, le quali (fuorché ne' bellissimi dell'immortal Metastasio, ed in pochi altri) pur troppo s'incontrano in questo genere di poesia; ma che tal volta da tutt'altro dipendono, che dall'attenzione, e dalla capacità del compositore.