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Teseo riconosciuto

TESEO RICONOSCIUTO

Dramma per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Cosimo GIOTTI.
Musica di Gaspare SPONTINI.

Prima esecuzione: 22 maggio 1798, Firenze.


Attori:

EGEO re di Atene padre di

tenore

TESEO amante di

tenore

ASTERIA figlia di

soprano

MEDEA seconda moglie di Egeo

soprano

CONNIDA aio ed amico di Teseo

basso

EVANDRO nobile ateniese

tenore

LEUCIPPE confidente di Medea

soprano

OMBRA d'Etra

mezzosoprano


Coro di Grandi del regno, di Donzelle seguaci di Medea, di Ateniesi dell'uno, e dell'altro sesso, di Guerrieri sollevati, di Divinità infernali invisibili.

La scena si rappresenta in Atene.

Argomento

Egeo lasciata di sé incinta Etra, con ordine di consegnare al figlio nel caso, che maschio fosse, la propria spada, e d'imporgli di andar con essa, per il mondo, a rendersi degno de suoi natali, di cui doveva sempre tacerli l'autore, va a regnare in Atene, ove più volte i Pallantidi gli contrastarono la coronaq, sul pretesto, che non avea successione, al qual oggetto sposò l'incantatrice Medea, da Giasone ripudiata, che si vantò di renderlo padre. Nacque da Etra teseo, che cresciuto, e reso emulo d'Ercole, dopo d'aver ucciso per viaggio alcune fiere, ed assassini, giunse in Atene, e fu grandemente acclamato dal popolo, che obbligò Egeo a dichiararlo suo successore. Ingelositosi esso, ed anco da Medea istigato, preparò allo straniero un veleno; ma mentre stava per beverlo, riconobbe, mediante la spada sopraccennata, il figliolo. A queste verità storiche, da Plutarco riferite nella vita di Teseo, s'aggiunge la finzione, che Asteria non sia, come apparisce, figlia d'Egeo, e di Medea; ma concepita da questa mentre era moglie di Giasone, e tal favole si è creduta opportuna a render vieppiù interessante l'intreccio, e lo scioglimento del presente dramma.

L'angustia del tempo, in cui fu piuttosto abbozzato, che scritto, fa sperare all'autore, che il benignissimo pubblico compatirà quelle omissioni, ed incongruenze, le quali (fuorché ne' bellissimi dell'immortal Metastasio, ed in pochi altri) pur troppo s'incontrano in questo genere di poesia; ma che tal volta da tutt'altro dipendono, che dall'attenzione, e dalla capacità del compositore.

Atto primo
Scena prima

Selva oscurissima sparsa d'antiche piante che formano quasi labirinto intorno ad uno scosceso monte, alle falde del quale vedesi l'imboccatura d'una caverna sacra alle divinità d'Averno.
Grandi, che precedono Egeo, e coro di Donzelle seguaci di Medea, che con Leucippe si ritrovano presso la caverna.

[N. 1 - Introduzione]

CORO

Nel sen profondo, e cieco

del tenebroso speco

Medea rivolse il piè.

LEUCIPPE

Ed or la verga scote.

CORO DI DONZELLE

Mormora infauste note

TUTTI

D'Erebo invoca il re.

EGEO

Nella spelonca orrenda

miei fidi ormai si scenda.

(avvicinandosi alla Caverna)

LEUCIPPE

(opponendosi)

Ferma, signor, non lice.

TUTTI

D'Erebo invoca il re.

EGEO

(con espressione di dolore)

Chi per pietà mi dice

la figlia mia dov'è.

CORO

Egeo, calmati, e spera:

chi a Flegetonte impera

penetrerà dov'è.

LEUCIPPE

Vien Medea.

Scena seconda

Medea e detti.

(esce questa coronata di cipresso col volume in una mano, e la verga magica nell'altra; e subito consegna le dette cose alle seguaci)

EGEO

Sposa m'addita

chi la figlia c'involò.

MEDEA

Ah la figlia, a noi rapita,

d'un leon preda restò.

CORO

Misera Asteria!

EGEO E MEDEA

Oh dio!

CORO

Qual non previsto orror!

EGEO E MEDEA

Al caso acerbo, e rio

no che non sa resistere

il povero mio cor.

CORO

Ahi caso acerbo, e rio!

Ahi non previsto orror!

EGEO

Svelami per pietà...

MEDEA

Magiche note,

che fan Dite tremar, sussurra il labbro,

e la verga percote

appena il suol, che s'offre al guardo mio

dall'Eumenidi cinto il nero dio.

EGEO

E ti disse...

MEDEA

Che avrei

vista la figlia; ma in poter d'un forte

d'ispide giube adorno.

LEUCIPPE

Oh ciel!

EGEO

Che pena!

MEDEA

Soggiunse poi che un giorno

pur visto avrei da quella belva istessa,

sappilo, o sposo, e trema,

involare al tuo crin l'aureo diadema.

EGEO

Oh minaccia fatal!

Scena terza

Evandro, frettoloso, e detti.

EVANDRO

Signor, non senti

il grido popolar?

EGEO

Che fu?

MEDEA

(con premura)

Che avvenne?

EVANDRO

Asteria...

EGEO

Ebbene...

EVANDRO

Al patrio suol pervenne.

MEDEA

C'inganni tu?...

EVANDRO

Non dubitar. L'eroe,

che salvolla, è al suo fianco.

MEDEA

Andiamo a lei.

EGEO

Grazie vi rendo, onnipossenti dèi.

(partono tutti)

Scena quarta

Veduta interna delle mura d'Atene con gran porta praticabile.
Coro d'Ateniesi dell'uno, e dell'altro sesso, che portano corone di alloro e rami di palma.
Evandro, indi Teseo ed Asteria in una biga adorna di trofei che sotto si accennano.

[N. 2 - Coro]

CORO

Si coroni degli attici allori:

e si onori chi Asteria salvò.

EVANDRO

Ecco il prode, e al suo fianco si asside

la salvata figliola d'Egeo.

Si avanza la biga dalla quale serviti da Evandro discendono Teseo, e Asteria; mentre il coro canta il seguente:

Viva, viva l'invitto Teseo,

che d'Alcide le gesta emulò.

[N. 3 - Duetto]

ASTERIA E TESEO

Nume che il sen m'accendi,

se i nostri voti intendi,

deh! non voler ch'estinguasi

questo nascente ardor.

ASTERIA

Idolo mio!...

TESEO

Mio bene!...

ASTERIA

Quanto sarem felici!

TESEO

Quai fortunati auspici!

ASTERIA E TESEO

Par, che ci arrida amor.

Ah! colle tue catene,

nume che il sen m'accendi,

fa' di quest'alme un'anima,

e di due cori un cor.

Scena quinta

Egeo con Sèguito: poi Medea con Leucippe, e detti.

ASTERIA

Padre.

EGEO

Figlia.

TESEO

Signor.

EGEO

Nobil guerriero,

quanto ti debbo.

ASTERIA

Genitrice.

MEDEA

Asteria,

vieni al mio sen. (Che veggio!)

TESEO

Ecco, o gran re d'Atene,

salva la figlia tua.

Dei genitori

al sen la rendo, e in guiderdon sol chieggio

di stringer la sua man.

ASTERIA

Sì, genitore,

gratitudine a lui serbo, ed amore.

TESEO

Re non son già; ma riseder col tempo

forse in soglio potrò.

MEDEA

(a parte)

(Leucippe, osserva

quello stranier.)

LEUCIPPE

(Vago ha l'aspetto.)

TESEO

Un guardo

volgi al mio carro, o Egeo,

ed appese in trofeo le spoglie, e l'armi

vedi, che il mio valor tolse a Procuste,

al terror di Crommione,

a Sinni, a Periseta, al reo Scirone.

ASTERIA

Al perfido Sciron, che mentre un giorno

sulle fiorite sponde

dell'Illixo divisa

dall'ancelle me n' gìa, la man rapace

stese sovra di me.

TESEO

Verso Megara

ei la traea. Dai gridi

d'essa avvertito io fui,

accorsi, combattei, la tolsi a lui.

LEUCIPPE

Oh generoso!

EGEO

Oh prode!

MEDEA

(Un traditore

egli è.)

EGEO

Del genitore

palesa il nome.

TESEO

Ah! che l'ignoro io stesso.

E scorrendo la terra

vo da gran tempo, onde veder s'io posso

riconoscer qual sia

de' miei giorni l'autor.

ASTERIA

Volgar non fia

al certo il suo natal.

TESEO

Ma se il consenti,

il cammin qui sospendo,

perché da Delfo attendo

un mio fedele, a consultar d'Apollo

l'oracolo inviato, onde si squarci

il velo all'esser mio.

EGEO

Giovine eroe,

ospite nella reggia

non sol; ma sposo ancora

rimarrai di costei, che t'innamora.

TESEO

Oh contento!

ASTERIA

Oh piacer!

MEDEA

(L'empio deluso

sarà dall'arti mie.)

EGEO

Nel maggior tempio

vanne, Evandro, e prepara

le tazze, i serti, l'ara, e quanto è d'uopo

per la pompa nuzial.

EVANDRO

Tuoi cenni adempio.

(parte)

TESEO, ASTERIA

Ah! mio re...

(volendosi inginocchiare vengono da Egeo trattenuti, ed abbracciati)

EGEO

Venite entrambi

a questo sen, ch'io stesso in faccia a Imene

le vostre annoderò dolci catene.

Affrettisi il momento; ond'io mi vegga

pargoleggiar dintorno

stuol di cari nipoti. In quelli un giorno

la mia cadente età trovi sostegno.

Ed abbia alfine un successore il regno.

[N. 4 - Aria]

Figlia diletta, e cara

parte dell'alma mia,

ah! che ogni affanno oblia

tra le tue braccia il cor.

(sentesi di dentro una lieta armonia)

Ma qual suon! qual dolce invito!

(compare un sacerdote che accenna esser tutto in pronto)

Pronto è il rito, splende l'ara,

Imeneo la tace accende,

e prepara i lacci amor.

Cari figli oh quanta speme

per voi nutre il genitor!

(dopo d'averla osservata)

(Ciel! Medea mi guarda, e freme:

non comprendo il suo furor.)

Ah! rinnova il suon gradito,

e per voi l'ara già splende,

Imeneo la face accende,

e prepara i lacci amor.

Cari figli, oh! quanta speme

per voi nutre il genitor!

(partono tutti a riserva di Medea e Leucippe)

Scena sesta

Medea e Leucippe.

LEUCIPPE

Perché resti, Medea?

MEDEA

(fa qualche passo, indi soffermasi)

Perché richiedi?

forsennata, e non vedi

quella ferina spoglia,

che dall'omero al pie' cinge Teseo?

LEUCIPPE

La vidi, e immaginai, che qual trofeo

ei che d'Alcmena il figlio

prese a emular, porti sul tergo il vello

di nomade leon.

MEDEA

Folle! conosci

nell'indegno stranier quel, che adombrato

dall'Erebo mi fu sotto l'aspetto

della fiera, che avea

a stender sovr'Asteria il crudo artiglio,

e comprendi d'Egeo quindi il periglio.

Ma paventi il fellon. Seguimi; io voglio

tosto avvertirne il re. Per vendicarmi,

chieder aita, ed armi

voglio a Pluton, che poco

sarebbe a tal perfidia il ferro, e il foco.

[N. 5 - Aria]

Quel serpe, che giace

senz'ira sul prato,

se vien calpestato,

audace si fa.

Così nel mio core

si desta il furore,

che a un empio rivale

fatale sarà.

(parte con Leucippe)

Scena settima

Tempio d'Amore, e d'Imeneo, con simulacri di queste divinità innanzi alle quali ara accesa.
Egeo, Teseo, Asteria, Evandro, Sacerdoti con tazza per il giuramento, ed altri strumenti analoghi ai sacrifici; Grandi, e Popolo.

EVANDRO

Tutto è pronto, o signor.

EGEO

Propizia a voi

sia la pronuba Giuno. Ora appressate

le destre all'ara, e fedeltà giurate.

ASTERIA

Se la mia tenerezza...

TESEO

...se la costanza mia...

ASTERIA

...spargo d'oblio...

TESEO

...indebolir poss'io...

ASTERIA

...m'incenerisca

il fulmine del ciel.

TESEO

M'inghiottisca il suolo.

ASTERIA

A te giuro, mio sposo...

TESEO

A te prometto...

ASTERIA

...eterna fedeltà.

TESEO

...costante affetto.

EGEO

Compiasi il rito.

ASTERIA

Ecco la destra, e il core.

TESEO

Omai stringa Imeneo

co' la tua la mia man...

Scena ottava

Connida frettoloso e detti.

CONNIDA

Ferma, Teseo.

EGEO

Qual ardir!

EVANDRO

Chi se' tu?

ASTERIA

Che vuoi?

TESEO

Connida!

CONNIDA

Perdona, o re, se d'inoltrarmi osai,

e d'impedir l'incominciato rito.

TESEO

Ma perché sì smarrito?

sì confuso perché?

CONNIDA

(presentandogli un foglio)

Questo, che assisa

sul tripode d'Apollo

la Pitia a me recò tremendo scritto

fra te leggi, o signore.

TESEO

(aprendolo, e mostrando di leggerlo fra sé)

(Ah! mi palpita il core.)

ASTERIA

(Sento il sangue gelar.)

EGEO

(con sorpresa)

(D'udire anelo

ciò, che il foglio contien.)

TESEO

(agitato)

Che lessi oh cielo!

dunque son io...

CONNIDA

Taci.

TESEO

Ma se...

CONNIDA

L' arcano

non rivelare, o trema.

TESEO

Misero!

EGEO

Che ti turba?

ASTERIA

Oh sposo!

TESEO

Oh dio!

no, ch'esser non poss'io

più tuo sposo...

ASTERIA

Ah spergiuro!

traditore, inuman.

TESEO

Tal io rassembro;

ma no 'l sono.

EGEO

L'offesa

vendicherò.

ASTERIA

Deh! per pietà palesa

ciò, che il foglio contien.

TESEO

Non posso.

ASTERIA

Ingrato!

EGEO

Cedilo a me.

(gli strappa di mano la carta, piccola parte della quale resta in mano d'Egeo)

TESEO

(la getta sull'ara)

S'incenerisca in pria.

EGEO

Empio!

ASTERIA

Fellon!

[N. 6 - Recitativo accompagnato]

TESEO

Mio re; cara, non sono

qual sembro agli occhi vostri un traditore,

un perfido, un ingrato:

sol de rifiuti miei s'incolpi il fato.

[N. 7 - Aria]

(ad Asteria)

Piangi o cara?... (Ah! quasi oh dei!

mia germana io dissi a lei.)

E tu fremi?... (Ah! quasi il core

(ad Egeo)

dir mi fece, genitore.)

Ma son degno di pietà.

Il dovere... il padre... il fato...

il rigor di stelle irate...

(Connida lo trasporta via per un braccio)

vengo amico... infido, ingrato...

no, ch'io sia non si dirà!

Il furor deh! frena omai

(ad Egeo)

tergi Asteria i vaghi rai:

ah! son io lo sventurato

condannato a lacrimar.

(parte seguito da tutti, toltone Connida, che dopo d'avergli guardato dietro esclama)

Scena nona

Connida, solo.

A qual, povero amico, orribil passo

ridotto è mai? se parla,

di Delfo irrita il dio, che col severo

oracolo gli impon di non scoprirsi

per la prole d'Egeo, finché l'istesso

genitor no 'l ravvisi: e s'egli tace,

offende la germana,

di cui, se oggi ad Atene

tardo a volgere il piè, sposo diviene.

[N. 8 - Aria]

Lo credevo vicino alla sponda,

ma di nuovo s'intorbida l'onda,

e lo vedo in periglio sul mar.

Mentre attendo le placid'aurette,

grave il seno di nembi e saette

fosca nube comincia a tuonar.

(parte)

Scena decima

Appartamenti reali con logge aperte, corrispondenti sulla gran piazza
Teseo seguìto da Asteria.

ASTERIA

Fermati: dove fuggi?

TESEO

(Asteria! oh dio! che periglioso inciampo!)

ASTERIA

(Ah! ch'io gelo, ed avvampo,

palpito, raccapriccio

in appressarmi a lui.) Mirami ingrato,

e che ti feci mai

per ridurmi così? Come a tal segno

io da te meritai disprezzo e sdegno?

TESEO

Anzi, più che non cred'io t'amo, o cara.

ASTERIA

Ah! taci, menzognero.

TESEO

Te 'l giuro, Asteria mia.

ASTERIA

Se fosse vero,

sveleresti qual rea cagion t'ha mosso

a rifiutar la destra mia.

TESEO

Non posso.

[N. 9 - Recitativo accompagnato]

ASTERIA

Potrai però spietato

vedermi a piedi tuoi

per l'affanno spirar. Mirami intanto

e distruggere in pianto,

e sciogliere in sospir. Leggimi in volto

l' acerbo duol, ch'è nel mio seno accolto.

TESEO

(volgendosi altrove)

(Più non resisto.)

ASTERIA

Ahi lassa!

A chi favello mai? Volgesi altrove

mentr'io parlo il crudel. Nel giorno istesso,

che de miei giorni, o dei!

il più bello parea, tutto perdei.

[N. 10 - Aria con coro]

Perdo l'amato oggetto,

perdo del cor la pace,

ed il crudel, che tace,

non ha di me pietà.

Infelice, abbandonata,

come oh dei! viver potrò?

dove mai la troverò,

se non hai di me pietà?

CORO DI GUERRIERI

(in lontananza)

Avanziam: nulla rechi spavento:

si ferisca, né alcun si risparmi:

si combatta: si mora fra l'armi:

la vittoria, o la morte vogliam.

ASTERIA

Qual tumulto! oh ciel! che sento!

CORO

Ceda Egeo.

ASTERIA

Salvami il padre.

TESEO

Sì, che il padre io salverò.

ASTERIA

(supplichevole e tenera)

Dove mai la troverò,

se non hai di me pietà?

CORO

Si combatta: si mora fra l'armi:

la vittoria, o la morte vogliam.

ASTERIA

(spingendolo)

Corri... vola... idolo mio.

CORO

Ceda Egeo.

ASTERIA

Salvami il padre.

TESEO

Tra le squadre ~ omai la tromba,

che rimbomba ~ andar mi fa.

(parte impetuoso con spada nuda; si sente qualche tocco d'armi)

CORO

Si combatta, si mora fra l'armi:

la vittoria, o la morte vogliam.

ASTERIA

(rivolta al cielo)

Minerva, difendi

la vita d'Egeo,

il caro Teseo

illeso mi rendi,

che son di quest'anima

la parte miglior.

(parte; sentesi di dentro combattere)

Scena undicesima

Egeo e Medea.

EGEO

Dunque...

MEDEA

Se' vincitor.

EGEO

Libero sono

e secura è la reggia,

mercé del tuo poter.

MEDEA

Ma se del trono

ti cale, e della vita,

d'uopo è svenar Teseo.

EGEO

Stelle!

MEDEA

Il tumulto

non già, come supponi,

dei Pallantidi è un'opra. Atene all'armi

solo eccitò costui,

e nascondesi in lui

la fiera, che rapir, com'io predissi,

dovea la figlia, ed involarti il serto.

EGEO

Ah! che di ciò m'accerto

se lo scritto ch'egli arse, ove d'Egeo

io lessi il nome, ed il rifiuto indegno

io d'Asteria rammento;

e perirà il fellon.

MEDEA

Ma tradimento,

non aperto valore usar conviene

per opprimere il reo.

EGEO

Il tradimento? oh ciel!

Scena dodicesima

Asteria e detti.

ASTERIA

(con ilarità)

Vinse Teseo.

EGEO

E così lieta in volto

ce ne rechi l'annunzio?

MEDEA

Ah! tu non sai

qual è.

ASTERIA

So, ch'è un eroe: so, che nel campo

della sua spada il lampo

de' ribelli abbatté l'insano orgoglio,

e so, che sol per lui tu siedi in soglio.

EGEO

Ti seduce l'amor.

ASTERIA

Senti i clamori

del popol, che il precede, e a te lo guida.

Scena tredicesima

Teseo con Connida, Coro, e detti.

[N. 11 - Finale I]

CORO

Fausta la sorte arrida

all'armi di Teseo,

e successor d'Egeo,

lo vegga Atene.

TESEO

Basta, amici, così. Paghi saranno

i vostri voti, e successor...

ASTERIA

Malvagio

stranier!

EGEO

Ospite indegno!

MEDEA

Invan l'attico regno

ti lusinghi ottener.

ASTERIA

Chi a me la destra

porge, qui regnerà.

CONNIDA

(a Teseo)

Signor conviene

altrove gir.

CORO

No, successor d'Egeo

lo vegga Atene.

EGEO

Ma se un figlio in Trezene,

d'Etra mi nacque, che pe 'l mondo ignoto

scorre in traccia di me...

TESEO

Sappi, signore,

che questo figlio...

EGEO

Ebben...

CONNIDA

Taci...

MEDEA

Prosegui...

TESEO

Questo figlio...

CONNIDA

Partiam.

EGEO

Termina.

TESEO

(Oh dio!

potessi dire il figlio tuo son io.)

EGEO

Traditor...

TESEO

Sono innocente.

MEDEA

Parla omai.

TESEO

Non m'è concesso.

Insieme

ASTERIA

O dischiudi il labbro adesso,

o al tuo piè dovrò languir.

EGEO E MEDEA

O discolpa il nero eccesso,

o preparati a morir.

TESEO

Ah! che il cor ho in seno oppresso

dal più barbaro martir.

CONNIDA

Ah! che il cor ha in seno oppresso

dal più barbaro martir.

ASTERIA

Come offender puoi l'amore?

EGEO

Oltraggiare onore, e fé?

MEDEA

È palese il tradimento.

CONNIDA

Qual orribile cimento!

TESEO

Chi più misero di me!

TESEO, EGEO, ASTERIA, MEDEA E CONNIDA

Ah! che in tale angustia estrema

gela il core, e trema il piè.

CORO

Il successor d'Egeo

sì, che Teseo sarà.

TESEO

Sappi...

CONNIDA

Signor, che fai?

EGEO, MEDEA E ASTERIA

Parla.

TESEO

Tacer degg'io.

TESEO, EGEO, ASTERIA, MEDEA E CONNIDA

Quante sciagure oh dio!

il rio destin tiranno,

a nostro danno ordì.

TESEO

Addio...

EGEO E MEDEA

Tu parti?...

ASTERIA

Ingrato!

lasciarmi puoi così?

TESEO, ASTERIA E CONNIDA

Perché divide il fato

chi un dolce amore unì?

TESEO, EGEO, ASTERIA, MEDEA E CONNIDA

Quante sciagure oh dio!

il rio destin tiranno

a nostro danno ordì.

TUTTI

Lo spavento, lo spasimo, l'ira

cresce in me, come vento sul mare,

e quest'alma, che geme, e delira,

ritrovare la calma non sa.

Atto secondo
Scena prima

Bosco consacrato ad Ecate. Notte con luna.
Connida, Evandro, indi Leucippe.

CONNIDA

So, che d'Egeo lo sdegno

in parte si placò; ma pur vorrei

sull'amico vegliar.

LEUCIPPE

(ad Evandro)

Qui co' la figlia

venga subito il re, Medea l'attende.

EVANDRO

(a Connida)

Per or lasciami sol.

CONNIDA

(Che sarà mai?)

Vado, non m'obliar.

(parte)

EVANDRO

Pago sarai.

Dimmi, Leucippe, quale

importante cagion...

LEUCIPPE

Credo, che poco

lo straniero vivrà. Soffri, ch'io torni

presso a Medea.

(parte)

EVANDRO

Va' pur. Scordar l'offese

d'un'alma è proprio, in cui virtù risiede;

ma colpa è la pietà, se troppo eccede,

[N. 12 - Aria]

Della vendetta il fulmine

su quella fronte or cada,

che a contrastar sollevasi

il serto al mio buon re.

Tosto l'ultrice spada

sull'infedel discenda,

onde ciascuno apprenda

a non mancar di fé.

(parte)

Scena seconda

Leucippe, e Medea con uno stile.

LEUCIPPE

Alfin sole noi siamo.

MEDEA

(verso la Luna)

Ed io che trassi

te dal carro lucente, Ecate, al suolo

livida, e sbigottita; io, che copersi

di pallid'ombra in sul meriggio il Sole,

io, che scuoto gli abissi, or son costretta,

a fidare a un'acciar la mia vendetta?

LEUCIPPE

Ma cogli incanti tuoi...

MEDEA

Seppi, che il fato

vuol sol successor d'Egeo

l'aborrito stranier.

LEUCIPPE

Perché non segua,

il re del l'ombre eterne

ti porgerà soccorso...

MEDEA

Egli me 'l nega,

la cara figlia mia, di cui palese

è a te sola, Leucippe,

il vero genitor, meco ogni speme

sovra il regno d'Atene

per sempre perderà.

LEUCIPPE

Dunque...

MEDEA

S'uccida

l'usurpator.

LEUCIPPE

La sorte almen t'arrida.

Scena terza

Egeo con Asteria e dette.

EGEO

Fra queste piante, o sposa, ove ricorri

alla triforme dea, quando nel cielo

lucente appar, perché ci appelli?

ASTERIA

(Io gelo.)

MEDEA

(a Leucippe)

Or lo saprai. Mia fida,

vanne, e allor che Teseo dal sonno è in preda

a me recane avviso,

che per la man d'Asteria il voglio ucciso.

LEUCIPPE

Vado.

(parte)

ASTERIA

(Misera me!)

EGEO

Che ascolto mai?

ASTERIA

E gli ospitali dèi

sì vorresti oltraggiar?

(ad Egeo)

Pensa che asilo

tu gli accordasti: che gli déi la vita,

che il vacillante serto

ti sostenne sul crine...

MEDEA

E che involato

da lui ti fia, se non cadrà svenato.

Così vuole il destin.

(dandole lo stile)

Di quest'acciaro

arma dunque la mano.

E svenalo nel sonno.

ASTERIA

Il chiedi invano.

(lo getta in terra)

[N. 13 - Terzetto]

Pria di versar quel sangue

voglio cadere esangue.

EGEO E MEDEA

Trema, per lui, per te.

(Egeo raccoglie lo stile)

ASTERIA

Sposa non v'è, né figlia

che peni al par di me.

MEDEA

La madre a te il consiglia.

EGEO

A te l'impone il re.

MEDEA, EGEO E ASTERIA

Mi lacera il seno

la rabbia, il furor,

l' affanno, l'orror.

ASTERIA

Pensa, o padre...

EGEO

Non t'ascolto.

ASTERIA

Cara madre...

MEDEA

Empia, non sento.

MEDEA, EGEO E ASTERIA

Oh che orribile momento!

Oh che barbaro dolor!

(partono in confuso)

Scena quarta

Galleria di statue, con sedili di marmo.
Teseo su uno d'essi addormentato, e Leucippe che si avanza cautamente, poi Egeo.

LEUCIPPE

(afferrandolo)

Qual più propizio istante

porgesi per compir l'alta vendetta.

Vieni mio re, t'affretta,

dorme l'indegno.

(dopo d'aver introdotto Egeo, ed a questo additato l'altro, che dorme, ritirasi, lasciandosi di tratto in tratto vedere)

EGEO

Oh sorte!

Passi l'empio dal sonno in braccio a morte.

(sta per ferirlo)

Scena quinta

Detti e Asteria frettolosa che trattiene il colpo, e toglie il ferro al padre, Teseo si sveglia, si alza con impeto, e nell'atto di voler snudare la spada, s'avvede d'Asteria, che tiene impugnato lo stile, e resta sorpreso.

ASTERIA

T'arresta, o genitor.

TESEO

Chi mi risveglia?

stelle! tradito io son.

EGEO

Sì che costei

s'io non accorro, t'uccideva.

ASTERIA

Oh dèi!

TESEO

Dispietata! e perché?

EGEO

Per vendicarsi

del tuo rifiuto.

ASTERIA

Ah! genitor, tu tenti

troppo la mia virtù.

EGEO

Forse oseresti

dir...

ASTERIA

Nulla che t'esponga

a periglio dirò. Non mi discolpo,

io strinsi quest'acciar.

TESEO

Se avida sei

del sangue mio, crudel, versalo pure

fino all'ultima stilla, eccoti il seno;

ma quando poi saprai

chi uccidesti, di duol morir dovrai.

ASTERIA

Ah! prima, anima mia, prima, e te 'l giuro,

tutto quel spargerei, che ho nelle vene.

TESEO

Dunque io sono...

ASTERIA

Il mio bene.

TESEO

E mi ami?

ASTERIA

Anzi t'adoro.

TESEO

E vuoi?...

ASTERIA

La vita;

non già la morte tua.

TESEO

L'odi?

EGEO

È pentita.

Ma in quei lumi smarriti

osserva il tradimento.

ASTERIA

Ah genitor...

EGEO

Che no 'l salvai diresti?

ASTERIA

Ah! che le mie sventure

son giunte al colmo, e se pietà non hai,

t'appaghi il mio morir...

(sta per trafiggersi)

TESEO

Ferma.

EGEO

(trattenendola)

Che fai?

ASTERIA

Termino di penar.

TESEO

No.

EGEO

(gettandole a terra lo stile)

Viver déi.

[N. 14 - Recitativo accompagnato]

ASTERIA

Ah! l'ira degli dèi

più tollerar non so. Me sventurata!

respiro appena... Un palpito affannoso...

m'agita in seno il cor. La voce... il moto...

perdo, e m'offusca il ciglio

un tenebroso vel. Padre... Teseo...

per pietà... m'ascoltate...

lacrimando io ve 'l chiedo...

EGEO

Involati da me.

TESEO

Va'; non ti credo.

[N. 15 - Aria]

ASTERIA

Oh dèi, che leggete

nel cor de mortali,

deh! voi difendete

la povera Asteria,

che oppressa è da mali;

ma infida non è.

(a Teseo)

Non straziar, crudele, un core,

che sol palpita per te.

(ad Egeo)

Non tentare, o genitore,

la costanza di mia fé.

Ah! chi in sen non sente amore,

chi non lacrima per me.

(parte)

EGEO

L'infelice seguiam.

(parte dietro a Asteria)

TESEO

Corrasi...

(s'incammina)

Scena sesta

Connida e detto.

CONNIDA

Ah! dove?

TESEO

Nella infausta spelonca, ove sovente

alla maga di Colco

chiaramente risponde

il regnator delle tartaree sponde.

CONNIDA

E qual cagion ti muove

a discender colà?

TESEO

Cercar desìo

il fin de mali, o la sciagura estrema.

CONNIDA

Non andrai senza me.

TESEO

Lasciami o trema.

(parte)

CONNIDA

(seguendolo)

Ascolta...

Scena settima

Leucippe trattenendo Connida.

LEUCIPPE

Non ti oppor.

CONNIDA

Nell'antro...

LEUCIPPE

Intesi;

ma propizia fortuna ivi lo invita,

(oppur Medea per togliergli la vita).

[N. 16 - Aria]

Torbido, e nero il dì

spesso risorge a noi;

ma sul meriggio poi

ritorna in calma.

Giovi sperar così;

respiri il cor nel sen;

e la speranza almen

ristori l'alma.

(partono per vie opposte)

Scena ottava

Interna parte della spelonca dedicata alle divinità infernali, e d'onde queste solevano rispondere, e dare gli oracoli. La medesima dimostra d'essere dalla natura incavata nelle viscere d'un monte, ed in essa per una scoscesa e scabrosa scala dall'alto discendesi. Si vedono varie bocche spalancate qua, e là, dalle quali miste a delle fiamme, escono le voci degli abitatori d'Averno; e dalla più grande di queste, che di continuo erutta foco scaturisce a suo tempo l'ombra d'Etra.
Teseo discendendo dall'alto con segni di sorpresa e d'orrore; e Coro invisibile di divinità infernali.

[N. 17 - Scena infernale]

TESEO

Ohimè!... dove m'inoltro!

spaventoso divien più che discendo,

l'antro feral... che oscurità! qual grave

aer mi cinge... e quali

fiammeggianti voragini vegg'io

aprir sotto a' miei piè... Gli scabri sassi...

il dubbio lume... l'eco mesta... e il freddo,

che m'ispira d'intorno, orror di morte,

di mia funesta sorte

son presagi fatali.

Parlate per pietà, numi infernali.

CORO

Che vuoi del Tartaro

dalle deità?

TESEO

Quai voci

terribili, ed atroci! agghiaccio, e sento

sollevarmisi il crin...

CORO

Che vuoi del Tartaro

dalle deità?

TESEO

Parlate per pietà... ditemi, oh dei!

quando termine avranno i mali miei.

CORO

Quando Asteria

al tuo talamo trarrai,

i tuoi mali avran fin.

TESEO

Che intendo mai?

Ah! pria che la natura

io faccia inorridir: pria, che confonda

i nomi di germana, e di consorte,

tetre divinità, voglio la morte.

CORO

Sposa Asteria.

TESEO

Tacete, oh dei! tacete:

non m'accrescete orrore,

non lacerate un core,

che merita pietà.

CORO

Sposa Asteria.

TESEO

La morte

voglio pria, che confonda

i nomi di germana, e di consorte.

(sta per gettarsi nell'aperta voragine, quando da quella a un tratto sorte l'Ombra materna, ond'egli spaventato retrocede, e seguita)

Scena nona

L'Ombra d'Etra, Teseo, e Coro invisibile.

TESEO

L'Ombra materna?... ohimè!

forse travede il ciglio?

no, non m'inganno...

OMBRA

Figlio.

TESEO

Vedimi, o madre, al piè.

(s'inginocchia, e fa la seguente preghiera)

Deh! tu consola almen ~ quest'infelice,

tu l'orribile arcan ~ fa', ch'io comprenda;

e se 'l richieggio invan ~ se non ti lice,

fa', che d'Erebo in sen ~ teco discenda.

(s'alza)

OMBRA

Figlio, di consolarti è a me concesso;

leggi l'arcano in quelle cifre espresso.

Comparisce a un tratto la seguente iscrizione in caratteri di foco, sopra una parete:

NON È QUAL SI SUPPONE

NATA ASTERIA D'EGEO; MA DI GIASONE.

(mentre Teseo fissasi nella medesima, l'Ombra s'inabissa)

CORO

Lascia il Tartaro, e t'affretta

con Asteria a giubilar.

TESEO

Oh dei! che giubilo!

che bel contento!

in sen mi sento

brillare il cor.

(lieto parte)

Scena decima

Appartamenti reali con logge come sopra.
Medea, Evandro, e una Donzella con una sottocoppa, sopra cui la tazza, che poi si nomina, la quale vien da Evandro presa, e consegnata a una Guardia.

MEDEA

Ecco, mio fido, il nappo,

che allo stranier, quando da Egeo si astringa

a giurar fedeltà, tu porgerai.

(qui parte la Guardia co' la tazza)

Libato appena, il traditor vedrai

straziato dal veleno

scontorcersi, e cader sovra il terreno.

EVANDRO

E chi l'infuse?

MEDEA

La mia man.

EVANDRO

Che ascolto?

Dunque l'augusta pompa,

che qui s'appresta...

MEDEA

Il suo morir prepara.

EVANDRO

Ma Egeo non lo dichiara

del trono successor?

MEDEA

Per mio consiglio

mostra sereno il ciglio,

mentre turbato ha il cor. Tu lo consola,

tu l'esorta a sperar. Di', ch'io presaga

in tal'istante di felice evento,

mi preparo a gioir, più non pavento.

[N. 18 - Aria]

In vago sereno

cambiaro le stelle

le irate procelle,

il torbido orror.

In questo mio seno

l' amaro tormento,

è fatto contento,

e gioia il timor.

(parte)

Scena undicesima

Egeo, Asteria, Evandro, Connida, Leucippe, coro di Grandi, e Popolo, poi Teseo.

[N. - 19 Coro]

CORO

Di Cecrope il soglio

si doni a Teseo;

Atene d'Egeo

lo vuol successor.

EGEO

E per tal già lo elessi.

ASTERIA

Ancora, o padre,

s'egli a negarmi insiste

la destra sua?...

EGEO

Taci.

CONNIDA

L'invitto eroe,

ecco, o popol d'Atene.

EVANDRO

Ecco, gran re, Teseo, che a te se n' viene.

TESEO

Cara Asteria... mio re...

EGEO

Porgimi il nappo,

Evandro, ond'ei mi giuri,

eterna fedeltà.

(Evandro porge la tazza a Egeo)

TESEO

Senti...

EGEO

(la porge a Teseo con ilarità sostenuta)

Ricevi

dalla mia man la sacra tazza e bevi.

(Teseo con una mano prende la tazza, con l'altra snuda la spada)

[N. 20 - Recitativo accompagnato]

TESEO

Giuro su questa spada,

che al par di me, prove di fé, di zelo,

niun'altro ti darà.

(s'oppressa la tazza alla bocca)

EGEO

(con impeto impedendogli di bere)

T'arresta.

TESEO

(Oh cielo!)

EGEO

(prendendo di mano a Teseo la spada)

Qual acciar. D'onde mai l'avesti?

TESEO

Dalla madre.

EGEO

Ed Etra...

TESEO

Ed Etra

era appunto mia madre.

EGEO

(gli getta a terra la tazza)

Oh scoprimento!

TESEO

Oh giorno!

EGEO

Oh figlio!

TESEO

Oh padre!

(restano abbracciati)

ASTERIA

Tu mio german?

LEUCIPPE

(Medea

corrasi ad avvertir.)

(parte)

EGEO

Chi mai l'avrebbe

potuto immaginar? Perché palese

mi fosse un giorno l'esser tuo, lasciai

questo mio ferro, e ad Etra

di consegnarlo al figlio mio commisi

quando fosse atto a sollevar la pietra

sotto cui la celai. Forse il destino

volle, che a me in pensiero

non cadesse giammai, che tu quel figlio

esser potevi, ed a sì gran periglio

espor mi volle in pena

d'un obliato amor.

TESEO

Diletta Asteria,

sappi...

EGEO

Torna, Teseo,

agli amplessi paterni. Ah! sol chi è padre

in sì caro momento

immaginar potrà quello, ch'io sento.

[N. 21 - Aria]

EGEO

Deh! serbate, amici dei

a' cadenti giorni miei

un sì amabile sostegno,

ed al regno un successor.

(raccogliendo la spada gettata innanzi a terra con furore)

Ma dov'è la dispietata,

che apprestò sì reo veleno.

La raggiungo, e lascio il freno

al mio sdegno, al mio furor.

(parte)

Scena dodicesima

Teseo, Asteria, Evandro, e Connida.

ASTERIA

Plachisi per pietà...

TESEO

Lasciane, o cara,

a me tutto il pensier. Senti...

ASTERIA

Che vuoi?

TESEO

Germano io non ti son.

ASTERIA

Creder degg'io

a sensi tuoi?

TESEO

Non dubitar, ben mio.

Scena tredicesima

Egeo, e detti.

[N. 22 - Finale]

EGEO

Ah perfida Medea! già l'inumana

da noi si dileguò. S'insegua, andate:

non si rispetti più.

(Evandro con alcune guardie parte)

Ma l'inseguirla

sarà opra vana. Ella per vie s'invola

ignote a noi.

TESEO

Deh! genitor, perdona

alla donna di Colco,

ella ignorava,

che tuo figlio foss'io...

(seguono lampi, e tuoni)

CORO

Lampeggia, e tuona.

ASTERIA

Oh ciel!

TESEO

Che mai sarà?

(scoppia un fulmine, e cade una porzione della volta)

EGEO

Purtroppo io scorgo,

che della donna rea

fia questa un'opra.

CONNIDA

Osserva.

CORO

Ecco Medea.

Scena ultima

Medea comparisce in alto sopra un carro tirato da due draghi, che vomitano fuoco, e calata fino ad un certo termine si arresta sopra un gruppo di nuvole.

EGEO

Ah! perché, scellerata,

non scendi fino a me?

ASTERIA

(ad Egeo)

Placati!

TESEO

(a Medea)

Imploro

per te il perdono, se d'Asteria sveli

qual sia il natal.

MEDEA

Quando lasciai Corinto,

e il letto di Giason, pegno di lui

la portava nel sen.

EGEO

(appressandosele col ferro in pugno)

Punirti io voglio,

empia.

MEDEA

E minacci ancor? che insano orgoglio!

Se non frenasse il mio furor la figlia,

vorrei, non che la reggia,

in un oblio profondo

Atene seppellir, la Grecia, il mondo.

(rapidamente s'innalza, e perdesi di vista, rimanendo tutti gli spettatori estaticamente osservandola).

EGEO

Ah! si lasci all'ira in preda.

ASTERIA

No, si plachi il suo furor.

TESEO, CONNIDA

Or la gioia in noi succeda

al più barbaro dolor.

EGEO, ASTERIA, TESEO E CONNIDA

Tutto d'intorno

piacere ispiri,

e in sì bel giorno

tutto respiri:

una ridente serenità.

TESEO

Idol mio...

ASTERIA

Mio bel tesoro.

TESEO

Per te vivo...

ASTERIA

Per te moro...

TESEO

Di dolcezza.

ASTERIA

Di piacer.

EGEO

(abbracciando Teseo e Asteria)

M'abbracciate, o figli, almeno

CONNIDA

(abbracciando Teseo)

Vieni, amico a questo seno

Insieme

EGEO

Che voglio con voi goder.

CONNIDA

Che voglio con te goder.

EGEO, ASTERIA, TESEO E CONNIDA

Più bell'aurora

non vide ancora

la nostra età.

(si vede lampeggiar da sinistra)

TUTTI COL CORO

Da sinistra il ciel balena:

già ridente appare il di:

mostra il sol fronte serena:

l'atro turbine sparì.

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena ultima