Atto secondo

 

Scena prima

Portico fregiato di militari trofei.
Silla, Aufidio, e Guardie.

 Q 

Silla, Aufidio, guardie

 
Recitativo

AUFIDIO

Te l' predissi, o signor, che la superba  

più ostinata saria quanto più mostri

di clemenza, e d'amor?

SILLA

Poco le resta

da insultarmi così. Risolvi omai.

Morir dovrà. L'ho tollerata assai.

AUFIDIO

L'amico tuo fedele

può libero parlar?

SILLA

Parla.

AUFIDIO

Tu sai,

ch'eroe non avvi al mondo

senza gli emuli suoi. Gli Emili, e i Scipi

n'ebbero anch'essi, e di sue gesta ad onta

il glorioso Silla assai ne conta.

SILLA

Pur troppo io so.

AUFIDIO

Tu porgi

nella morte di Giunia a rei nemici

l'armi contro di te. D'un Mario è figlia,

e questo Mario ancor ne' propri amici

vive a tuo danno.

SILLA

E che far deggio?

AUFIDIO

In faccia

al popolo, e al senato

sia l'altera tua sposa. Un finto zelo

di sopir gli odi antichi

la violenza asconda. Al tuo volere

chi s'opporrà? Di numerose schiere

folto stuolo ti cinga. Ognun paventa

in te l'eroe, ch'ogni civil discordia

ha soggiogata, e doma

e a un sguardo tuo trema il senato, e Roma.

Signor del comun voto

t'accerta il tuo voler. La ragion sempre

segue il più forte, e chi fra mille squadre

a supplicar si piega?

Vuole, e comanda allorché parla, e prega.

SILLA

E se l'ingrata ancora

mi sprezza, e mi discaccia

al popolo, al senato, a Roma in faccia?

Che far dovrò?

AUFIDIO

L'altera

non s'opporrà. Quell'ostinato core

ceder vedrai nel pubblico consenso

del popolo roman.

SILLA

Seguasi, amico

il tuo consiglio. Oh ciel!... sappi... io ti scopro

la debolezza mia. Quando le stragi,

le violenze ad eseguir m'affretto

è il cor di Silla in petto

da più atroci rimorsi

lacerato, ed oppresso. In quei momenti

fieri contrasti io provo. Inorridisco,

voglio, tremo, amo, ed ardisco.

AUFIDIO

Quest'incostanza tua, lascia, che 'l dica,

i tuoi gran merti oscura. Ogni rimorso

della viltade è figlio. Ardito, e lieto

il mio consiglio abbraccia, e suo malgrado

la femmina fastosa

costretta venga a divenir tua sposa.

 
[N. 8 - Aria]

 N 

Allegro (do maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni, 2 trombe.

Guerrier, che d'un acciaro  

impallidisce al lampo,

a dar non vada in campo

prove di sua viltà.

Se or cede a un vil timore,

se or cede alla speranza,

e qual sarà incostanza

se questa non sarà?

(parte)

Aufidio ->

 

Scena seconda

Silla, indi Celia, e Guardie.

 

SILLA

Ah non mai non credea,  

ch'all'uom tra 'l fasto, e le grandezze immerso

tanto costasse il divenir perverso.

 

<- Celia

CELIA

Tutto tentai finor. Preghi, promesse,

e minacce, e spaventi al cor di Giunia,

sono inutili assalti. Ah mio germano

immaginar non puoi

come per te...

SILLA

So quel, che dir mi vuoi.

Silla non è men grato a chi per lui

anche inutil s'adopra. In man del caso

se pende ogni successo, il proprio merto,

all'opere non scema

contrario evento. In questo dì mia sposa

Giunia sarà.

CELIA

Giunia tua sposa?

SILLA

Il come

non ricercar. Ti basti,

che pago io sia.

CELIA

Perché l'arcan mi celi,

e perché non rischiari

un favellar sì oscuro?

SILLA

(Perché in donna un arcano è mal sicuro.)

Il mio silenzio or non ti spiaccia, e m'odi.

Te pur sposa di Cinna

in questo giorno io bramo.

CELIA

(Oh me felice!)

Lascia, ah lascia, ch' a Cinna,

il tuo fido amico io rechi

così lieta novella. Il labbro mio

gli sveli alfin, ch'ei solo è il mio tesoro,

e che ognor l'adorai come l'adoro.

(parte)

Celia ->

 

SILLA

Ad affrettar si vada in Campidoglio

la meditata impresa, e la più ascosa

arte s'adopri, onde la mia nemica

al talamo mi segua. Ah sì conosco,

ch'ad ogni prezzo io deggio

il possesso acquistar della sua mano.

Rimorsi miei vi ridestate invano.

(parte con le guardie)

Silla, guardie ->

 

Scena terza

Cecilio senz'elmo, senza mento, e con spada nuda, che vuole inseguir Silla, e Cinna, che lo trattiene.

<- Cinna, Cecilio

 

CINNA

Qual furor ti trasporta?  

CECILIO

Il braccio mio

non ritener. Su' passi

del tiranno si voli. Il nudo acciaro

gli squarci il sen...

(in atto di partire)

CINNA

T'arresta.

Ma donde nasce questa

improvvisa ira tua?

CECILIO

Saper ti basti,

che prolungar non deggio

un sol momento il colpo...

CINNA

E il tuo periglio?

CECILIO

Non lo temo, e disprezzo ogni consiglio.

CINNA

Ah per pietà m'ascolta...

svelami... dimmi... oh ciel! Que' tronchi accenti...

que' furiosi sguardi...

le disperate smanie tue... gli sforzi

d'involarti da me... l'esporti ardito

a un cimento fatal... Mille sospetti

mi fan nascere in sen. Parla. Rispondi...

CECILIO

Tutto saprai...

CINNA

No, non sarà giammai,

ch' io ti lasci partir.

CECILIO

Perché ritardi

la vendetta comun?

CINNA

Sol perché bramo

che dubbiosa non sia.

CECILIO

Dubbiosa non sarà.

CINNA

Dunque tu vuoi

per un ardire intempestivo, e vano

troncare il fil di tutti i meditati

disegni miei? Giunia rivedi, e quando

amar per lei di più devi la vita

incauto corri ad un'impresa ardita?

Più non tacer. Mi svela

chi furioso a segno tal ti rende?

CECILIO

L'orrida rimembranza in cor m'accende

novi stimoli all'ira. Odi, e stupisci.

Poiché quest'alma oppressa

della mia sposa al fianco

trovò dolce conforto alla sua pena,

dal luogo tenebroso

allontanati appena

aveva Giunia i suoi passi, un legger sonno

m'avvolse i lumi. Oh cielo!

D'orrore ancor ne gelo! Ecco mi sembra

spalancata mirar la fredda tomba,

in cui l'estinte membra

giaccion di Mario. In me le cavernose

luci raccoglie, e 'l teschio

per tre volte crollando

disdegnoso, e feroce

sento, che sì mi grida in fioca voce:

«Cecilio a che t'arresti

presso la tomba mia? Vanne, ed affretta

della comun vendetta

il bramato momento. Ozioso al fianco

più l'acciar non ti penda. Ah se ritardi

l'opra a compir, che l'ombra invendicata

di Mario oggi t'impone, e ti consiglia,

tu perderai la sposa, ed io la figlia.»

 
Recitativo accompagnato
Allegro assai (re minore) / Presto
Archi.

CECILIO

Al fiero suon de' minacciosi accenti

l'alma si scosse. Il sonno

da sbigottiti lumi

s'allontanò. M'accese

improvviso furor. Strinsi l'acciaro,

né il rimorso piede io più ritenni,

ma 'l reo tiranno a trucidar qua venni.

Ah più non m'arrestar...

CINNA

Ferma. Per poco

dell'ira tua raffrena

i feroci trasporti. Ah sei perduto,

se in te Silla s'avvien...

CECILIO

Paventar deggio

d'un tiranno gli sguardi? Un'altra mano

trucidarlo dovrà? Non mai. Mi veggio

intorno ognor la bieca

ombra di Mario a ricercar vendetta;

e degl'accenti suoi

ad ogn'istante or ch'al tuo fianco io sono

mi rimbomba all'orecchie il fiero suono.

Lasciami...

CINNA

Ah se disprezzi

tanto i perigli tuoi, deh pensa almeno,

che dalla vita tua pende la vita

d'una sposa fedele. Oh stelle! E come

per così cari giorni...

CECILIO

Oh Giunia!... oh nome!...

Il sol pensiero, amico

che perderla potrei, del mio furore

ogn'impeto disarma. Ah corri, vola

per me svena il tiranno... Oh numi, e intanto

al mio nemico accanto

resta la sposa?... ahimè!... chi la difende...

ma s'ei qui giunge?... Oh dio! Qual fier contrasto,

qual pena, eterni dèi! Timore, affanno,

ira, speme, e furor sento in seno,

né so di lor chi vincerà! che penso?

E non risolvo ancora?

Giunia si salvi, o al fianco suo si mora.

 
[N. 9 - Aria]

 N 

Allegro assai (re maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni, 2 trombe, timpani.

Quest'improvviso tremito  

che in sen di più s'avanza,

non so se sia speranza,

non so se sia furor.

Ma fra suoi moti interni

fra le mie smanie estreme,

o sia furore, o speme,

paventi il traditor.

(parte)

Cecilio ->

 

Scena quarta

Cinna, indi Celia.

 
Recitativo

CINNA

Ah sì, s'affretti il colpo. Il ciel d'un empio  

se il castigo prolunga, attenderassi,

che de' tarquini in lui

gli scellerati eccessi

sian rinnovati a nostri tempi istessi?

 

<- Celia

CELIA

Qual ti siede sul ciglio

cura affannosa?

CINNA

Altrove

Celia, passar degg'io. Non m'arrestare...

CELIA

E ognor mi fuggi?

CINNA

Addio.

CELIA

Per un istante solo

m'ascolta, e partirai.

CINNA

Che brami?

CELIA

(Oh dèi! Parlar non posso, e favellar vorrei.)

Sappi, che il mio german...

CINNA

Parla.

CELIA

Desìa...

(Ah mi confondo, e temo,

che non mi ami il crudel.) Sì, sappi... (Oh stelle!

In faccia a lui che adoro

perché mi perdo? Oggi sarà mio sposo,

e svelargli non oso?...)

CINNA

Io non intendo

i tronchi accenti tuoi.

CELIA

(Finge l'ingrato!)

Or che dubbiosa io taccio

non ti favella in seno

il cor per me? Che dir poss'io? Pur troppo

ne' languidi miei rai

questo silenzio mio ti parla assai.

 
[N. 10 - Aria]

 N 

Tempo grazioso (sol maggiore)
Archi, 2 flauti.

Se il labbro timido  

scoprir non osa

la fiamma ascosa

per lui ti parlino

queste pupille

per lui ti svelino

tutto il mio cor.

(parte)

Celia ->

 

Scena quinta

Cinna, indi Giunia.

 
Recitativo

CINNA

Di piegarsi capace  

a un'amorosa debolezza l'alma

non fu di Cinna ancor. Ma se da folle

s'avvilisse così, no, non avria

la germana d'un empio usurpatore

il tributo primier di questo core.

Giunia s'appressa. Ah ch'ella può soltanto

la grand'opra compir, che volgo in mente.

Agitata, e dolente immersa sembra

fra torbidi pensier.

 

<- Giunia

GIUNIA

Silla m'impone

che al popolo, e al senato io mi presenti;

l'empio che può voler? Sai ciò, che tenti?

CINNA

Forse più, che non credi

è la morte di Silla oggi vicina

per vendicar la libertà latina.

GIUNIA

Tutto dal ciel pietoso

dunque speriam. Ma intanto

alla tua cura io lascio

l'amato sposo mio. Deh se ti deggio

il piacer di mirarlo,

poiché lo piansi estinto, ah sì per lui

veglia, t'adopra, e resti

al tiranno nascoso.

CINNA

A me t'affida,

non paventar su' giorni suoi. M'ascolta,

ai padri in faccia e al popolo romano

Silla sai ciò, che vuol? Vuol la tua mano.

Con il consenso lor la violenza

giustificar pretende. Il suo disegno

tutto, o Giunia, io prevedo.

GIUNIA

Io son la sola

arbitra di me stessa. A un vil timore

ceda il senato pur, non questo core.

CINNA

Da te, se vuoi, dipende

Giunia un gran colpo.

GIUNIA

E che far posso?

CINNA

Al letto

segui l'empio tiranno ove t'invita,

ma in quello per tua man lasci la vita.

GIUNIA

Stelle! che dici mai? Giunia potria

con tradimento vil?...

CINNA

Folle timore.

Deh sovvienti, che ognora

fu l'eccidio de' rei

un spettacolo grato a' sommi dèi.

GIUNIA

S'è d'un plebeo pur sacra

fra noi la vita, e come

vuoi, che in sen non mi scenda un freddo orrore

nel trafiggere io stessa un dittatore?

Benché tiranno, e ingiusto,

sempre al senato, e a Roma

Silla presiede, e di sua morte invano

farmi rea tu presumi.

Vittima ei sia, ma della man dei numi.

CINNA

Se d'offender gli dèi

avesse un dì temuto

la libertà non dovria Roma a Bruto.

GIUNIA

Ma Bruto in campo armato,

non con una viltade

della latina libertade infranse

la catena servil. No, non fia mai

ch'a' dì futuri passi

il nome mio macchiato

d'un tradimento vil. Serbami, amico,

serbami il caro ben. Deh sol tu pensa

alla salvezza sua. Della vendetta

al ciel lascia il pensier.

Recitativo accompagnato
Allegro (si bemolle maggiore) / Andante
Archi.

 

Vanne. T'affretta.

Forse lungi da te potria lo sposo

per un soverchio ardir... l'impetuosa

alma sua ben conosci. Ah, per pietade,

fa', che rimanga ad ogni sguardo ascoso.

Digli, che se m'adora;

digli che se m'è fido

serbi i miei ne' suoi giorni. A te l'affido.

 
[N. 11 - Aria]

 N 

Allegro (si bemolle maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni, 2 trombe.

Ah se il crudel periglio  

del caro ben rammento

tutto mi fa spavento

tutto gelar mi fa.

Se per sì cara vita

non veglia l'amistà

da chi sperare aita

da chi sperar pietà?

(parte)

Giunia ->

 

Scena sesta

Cinna solo.

 
Recitativo accompagnato
Vivace (re maggiore)
Archi.

 

Ah sì, scuotasi omai  

l'indegno giogo. Assai

si morse il fren di servitù tiranna.

Se di svenar ricusa

Giunia quell'empio, un braccio

non mancherà, che timoroso meno

il ferro micidial l'immerga in seno.

 
[N. 12 - Aria]

 N 

Molto allegro (fa maggiore)
Archi.

Nel fortunato istante,  

ch'ei già co' voti affretta

per la comun vendetta

vuò, che mi spiri al piè.

Già va una destra altera

del colpo suo felice

e questa destra ultrice

lungi da lui non è.

(parte)

Cinna ->

 
 

Scena settima

Orti pensili.
Silla, Aufidio, e Guardie.

 Q 

Silla, Aufidio, guardie

 
Recitativo

AUFIDIO

Signor, ai cenni tuoi  

il senato fia pronto. Egli fra poco

t'ascolterà. D'elette squadre intorno

numerosa corona

ad arte io disporrò.

SILLA

L'amico Cinna

non ignori l'arcano. Il suo soccorso

è necessario all'opra. Ah che me stesso

più non ritrovo in me! Dov'io mi volga

della crudel l'immagine gradita

mi dipinge il pensier. Mi suona ognora

il caro nome suo fra i labbri miei,

e tutto parla a questo cor di lei.

AUFIDIO

Io già ti vedo al colmo

di tua felicità. Della possanza

usa, che 'l ciel ti diè. Roma, il senato,

e ogn'anima orgogliosa or che lo puoi

fa', che pieghin la fronte a' piedi tuoi.

(parte)

Aufidio ->

 

SILLA

Ah sì, di civil sangue

inonderò le vie, se Roma altera

alle brame di Silla, oggi s'oppone;

ho nel braccio, ho nel cor la mia ragione.

Giunia?... Qual vista! In sì bel volto io scuso

la debolezza mia... ma tanti oltraggi?

Ah che in vederla, oh dèi!

il dittatore offeso io più non sono;

de' suoi sprezzi mi scordo, e le perdono.

 

Scena ottava

Giunia, Silla, e Guardie.

<- Giunia

 

GIUNIA

(Silla? L'odiato aspetto  

destami orror. Si fugga!)

SILLA

Arresta il passo.

Sentimi per pietade. Il più infelice

d'ogni mortal mi rendi,

se nemica mi fuggi...

GIUNIA

E che pretendi?

Scostati, traditor! (Tremo, m'affanno

per l'idol mio!)

SILLA

Ah no, non son tiranno

come tu credi. È l'anima di Silla

capace di virtù. Quel tuo bel ciglio

soffrir più non poss'io così severo...

GIUNIA

Tu di virtù capace? Ah, menzognero!

(in atto di partire)

SILLA

Sentimi...

GIUNIA

Non t'ascolto.

SILLA

E vuoi...

GIUNIA

Sì voglio

detestarti, e morir.

SILLA

Morir?

GIUNIA

La morte

romano cor non teme.

SILLA

E puoi?...

GIUNIA

Sì posso

pria d'amarti, morir. Vanne, t'invola...

SILLA

Superba, morirai, ma non già sola.

 
[N. 13 - Aria]

 N 

Allegro assai (do maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni, 2 trombe, timpani.

D'ogni pietà mi spoglio  

perfida donna audace;

se di morir ti piace

quell'ostinato orgoglio

presto tremar vedrò.

(Ma il cor mi palpita...

perder chi adoro?...

svenare barbaro,

il mio tesoro?...)

Che dissi? Ho l'anima

vile a tal segno?

Smanio di sdegno;

morir tu brami,

crudel mi chiami,

tremane, o perfida,

crudel sarò.

(parte con le guardie)

Silla, guardie ->

 

Scena nona

Giunia, indi Cecilio.

 
Recitativo

GIUNIA

Che intesi, eterni dèi? Qual mai funesto  

e spaventoso arcan ne' detti suoi?

Sola non morirò? Che dir mi vuoi

barbaro... ahimè! Che vedo?...

lo sposo mio?... che fu?... che avvenne?... Ah dove

sconsigliato t'inoltri? In queste mura

sai, che non è sicura

la tua vita, e non temi

di respirar quest'aure

comuni a' tuoi nemici? In quest'istante

il tiranno partì. Tremo... deh, fuggi...

Ah se dell'empio il ciglio...

 

<- Cecilio

CECILIO

Giunia, il tuo rischio è 'l mio maggior periglio.

GIUNIA

Deh per pietà, se mi ami,

torna, mio bene, ah torna

nel tenebroso asilo. Il rimirarti

qual martirio è per me!

CECILIO

Non amareggi

il tuo spavento, o cara,

il mio dolce piacer.

GIUNIA

Piacer funesto,

se a un gelido spavento

abbandona il mio cor. Se de' tuoi giorni

decider può. T'ascondi. Ah da che vivo

no, che angustia simile...

CECILIO

Sola vuoi, ch'io ti lasci in preda a un vile?

So, ch' al senato in faccia il reo tiranno

con violenza ingiusta

al talamo vuol trarti, ed io, che t'amo

restar potrò senza morir d'affanno

lungi dal fianco tuo? Se invano un braccio,

un acciaro si cerca

per svenare un crudel, ch'odio, e detesto,

quell'acciaro, quel braccio eccolo è questo.

GIUNIA

Ahimè! Che pensi? esporti?...

Correr tu solo a un periglio estremo?...

CECILIO

Tu paventi di tutto, io nulla temo.

Frena il timor, mia speme, e ti rammenta,

ch'una soverchia tema in cor romano

esser puote viltà.

GIUNIA

Ma il troppo ardire

temerità s'appella. Ah sì ti cela,

né accrescere, idol mio, nel tuo periglio

nuove cagion di pianto a questo ciglio.

CECILIO

Eterni dèi! Lasciarti,

fuggire, abbandonarti

all'empie insidie, all'ira

d'un traditor, ch'alle tue nozze aspira?

GIUNIA

E che puoi temer, se meco resta

la mia costanza, e l'amor mio? Deh corri,

corri donde fuggisti. Al suo dolore,

a' suoi spaventi invola

il cor di chi t'adora;

se ciò non basta, io tel comando ancora.

CECILIO

E in questo giorno correndo

se al tiranno io mi celo,

chi veglia, o sposa, in tua difesa?

GIUNIA

Il cielo!

CECILIO

Ah che talvolta i numi...

GIUNIA

A che ti guida

cieco furor? Ad onta

de' miei timori ancor mi resti a lato?

Partir non vuoi? Corro a morire, ingrato.

CECILIO

Fermati... senti... Oh dèi!

Così mi lasci, e brami?...

GIUNIA

I passi miei

guardati di seguir.

CECILIO

Saprò morire,

ma non lasciarti.

GIUNIA

(Oh stelle!

Io lo perdo. Che fo?)

CECILIO

Cara, tu piangi?

Ah che il tuo pianto...

GIUNIA

Ah sì per questo pianto

per questi lumi miei di speme privi.

Parti, parti da me, celati, vivi!

CECILIO

A che mi sforzi!

GIUNIA

Alfine

lusingarmi poss'io di questo segno

del tuo tenero affetto?

Che rispondi, idol mio?

CECILIO

Sì tel prometto.

GIUNIA

Fuggi dunque, mio bene. Invan paventi,

se di me temi. Ah pensa,

pensa, che 'l ciel difende i giusti, e ch'io

d'altri mai non sarò. Di mie promesse

dell'amor mio costante

ch'aborre a morte un traditore indegno,

sposo, nella mia mano eccoti un pegno.

 
Recitativo accompagnato
Allegro (mi bemolle maggiore)
Archi.

CECILIO

Chi sa, che non sia questa

l'estrema volta, oh dio? ch'al sen ti stringo

destra dell'idol mio, destra adorata,

prova di fé sincera...

GIUNIA

No, non temere. Amami. Fuggi e spera.

 
[N. 14 - Aria]

 N 

Adagio (mi bemolle maggiore) / Andante (do minore) / Adagio (mi bemolle maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni.

CECILIO

Ah se a morir mi chiama  

il fato mio crudele

seguace ombra fedele

sempre sarò con te.

Vorrei mostrar costanza

cara, nel dirti addio

ma nel lasciarti, oh dio!

Sento tremarmi il piè.

(parte)

Cecilio ->

 

Scena decima

Giunia, indi Celia.

 
Recitativo

GIUNIA

Perché mi balzi in seno  

affannoso cor mio? Perché sul volto

or che lo sposo io non mi vedo accanto,

cade da' rai più copioso il pianto?

 

<- Celia

CELIA

Oh ciel! sì lagrimosa

sì dolente io t'incontro? Al suo destino

quell'anima ostinata alfin deh ceda

e sposa al dittator Roma ti veda.

GIUNIA

T'accheta per pietà.

CELIA

Se in duro esiglio

cade estinto Cecilio, a lui che giova

un'inutil costanza?

GIUNIA

(A questo nome

s'agghiaccia il cor.)

CELIA

Tu non mi guardi, e il labbro

fra i singhiozzi, e i sospir pallido tace.

Segui i consigli miei.

GIUNIA

Lasciami in pace.

CELIA

Bramo lieta vederti. Il mio germano

oggi me pur felice

render saprà. La mano

mi promise di Cinna. Ah tu ben sai,

ch'io l'adoro fedel. Più non rammento

i miei sofferti affanni

se sì cangiano alfin gli astri tiranni.

 
[N. 15 - Aria]

 N 

Allegro (la maggiore)
Archi.

Quando sugl'arsi campi  

scende la pioggia estiva,

le foglie, i fior ravviva,

e il bosco, il praticello

tosto si fa più bello,

ritorna a verdeggiar.

Così quest'alma amante

fra la sua dolce speme

dopo le lunghe pene

comincia a respirar.

(parte)

Celia ->

 

Scena undicesima

Giunia sola.

 
Recitativo accompagnato
Andante (re minore) / Molto allegro
Archi.

 

In un istante oh come  

s'accrebbe il mio timor! Pur troppo è questo

un presagio funesto

delle sventure mie! L'incauto sposo

più non è forse ascoso

al reo tiranno. A morte

ei già lo condannò. Fra i miei spaventi,

nel mio dolore estremo

che fo? Che penso mai? Misera io tremo.

Ah no, più non si tardi.

Il senato mi vegga. Al di lui piede

grazia, e pietà s'implori

per lo sposo fedel. S'ei me la nega

si chieda al ciel. Se il ciel l'ultimo fine

dell'adorato sposo oggi prescrisse,

trafigga me chi l'idol mio trafisse.

 
[N. 16 - Aria]

 N 

Allegro assai (do maggiore)
Archi.

Parto, m'affretto,    

ma nel partire

il cor si spezza.

Mi manca l'anima,

morir mi sento

né so morire.

E smanio, e gelo,

e piango, e peno.

Ah se potessi,

potessi almeno

fra tanti spasimi,

morir così.

Ma per maggior mio duolo

verso un'amante oppressa

divien la morte istessa

pietosa in questo dì.

(parte)

S

Sfondo schermo () ()

Giunia ->

 
 

Scena dodicesima

Campidoglio.
S'avanza Silla, ed Aufidio seguìto dai Senatori e dalle Squadre.

 Q 

<- Silla, Aufidio, senatori, Giunia, squadre

 
[N. 17 - Coro]

 N 

Allegro (fa maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni.

CORO

Se gloria il crin ti cinse  

di mille squadre a fronte

or la temuta fronte

qui ti coroni Amor.

Stringa quel braccio invitto

lei, che da te s'adora.

Se con i mirti ancora

cresce il guerriero allor.

 
(compar Giunia fra i senatori)
 
Recitativo

SILLA

Padri coscritti, io che pugnai per Roma,  

io, che vinsi per lei, io che la face

della civil discordia

col mio valore estinsi. Io che la pace

per opra mia regnar sul Tebro or vedo

d'ogni trionfo mio premio vi chiedo.

GIUNIA

(Soccorso, eterni dèi!)

SILLA

Non ignorate

l'antico odio funesto

e di Mario e di Silla. Il giorno è questo

in cui tutto mi scordo. Alla sua figlia

sacro laccio m'unisca, e il dolce nodo

plachi l'ombra del padre. Un dittatore,

un cittadin fra i gloriosi allori

altro premio non cerca a' suoi sudori.

GIUNIA

(Tace il senato, e col silenzio approva

d'un insano il voler?)

SILLA

Padri già miro

ne' volti vostri espresso

il consenso comun. Quei, che s'udiro

festosi gridi risuonar d'intorno

son del pubblico voto un certo segno.

Seguimi all'ara omai...

GIUNIA

Scostati indegno!

A tal viltà discende

Roma, e 'l senato? Un ingiurioso, un folle

timor l'astringe a secondar d'un empio

le violenze infami? Ah che fra voi

no, che non v'è chi in petto

racchiuda un cor romano...

SILLA

Taci, e più saggia a me porgi la mano.

AUFIDIO

Così per bocca mia

tutto il popol t'impon.

SILLA

Dunque mi segui...

GIUNIA

Non appressarti, o in seno

questo ferro m'immergo.

(in atto di ferirsi)

SILLA

Alla superba

l'acciar si tolga, e segua il voler mio.

 

Scena tredicesima

Cecilio, con spada nuda, e detti.

<- Cecilio

 

CECILIO

Sposa, ah no, non temer.  

SILLA

(Chi vedo?)

GIUNIA

(Oh dio!)

AUFIDIO

(Cecilio?)

SILLA

In questa guisa

son tradito da voi? Del mio divieto

e delle leggi ad onta

tornò Cecilio, e seco Giunia unita

di toglier osa al dittator la vita?

Quell'audace s'arresti!

GIUNIA

Incauto sposo!

Signor...

SILLA

Taci, indegna, ch'omai

solo ascolto il furore.

(a Cecilio)

Al novo sole per mia vendetta,

o traditor, morrai.

 

Scena quattordicesima

Cinna, con spada nuda, e detti.

<- Cinna

 

SILLA

Come? D'un ferro armato,  

confuso, irresoluto

Cinna tu pur?...

CINNA

(Oh ciel, tutto è perduto;

qualche scampo ah si cerchi

nel cimento fatal!) Con mio stupore

col nudo acciaro io vidi

Cecilio infra le schiere

aprirsi un varco. La sua rabbia, i fieri

minacciosi occhi suoi d'un tradimento

mi fecero temer. Onde salvarti

da quella destra al parricidio intesa

corsi, e 'l brando impugnai per tua difesa.

SILLA

Ah vanne, amico, e scopri

se altri perfidi mai...

CINNA

Sulla mia fede

signor riposa, e paventar non déi.

(Quasi nel fiero incontro

io mi perdei!)

(parte)

Cinna ->

 

SILLA

Olà quel traditore,

Aufidio si disarmi.

GIUNIA

Oh dio! Fermate!

CECILIO

Finché l'acciar mi resta

saprò farlo tremar.

SILLA

E giunge a tanto

la tua baldanza?

GIUNIA

(Oh dèi!)

SILLA

Cedi l'acciaro,

o ch'io...

CECILIO

Lo speri invan.

GIUNIA

Cecilio, o caro.

CECILIO

Ad esser vil m'insegna la sposa mia?

GIUNIA

Deh, non opporti!

CECILIO

E vuoi?...

GIUNIA

Della tua tenerezza una prova

vogl'io.

CECILIO

Dovrò?

GIUNIA

Dovrai

nella mia fede, e nel favor del cielo

affidarti, e sperar. Se ancor mio bene

dubbioso ti mostri, i giusti numi,

e la tua sposa offendi.

CECILIO

(Fremo.)

T'appagherò. Barbaro, prendi!

(getta la spada)

SILLA

Nella prigion più nera

traggasi il reo. Per poco

quest'aure a te vietate

respirar ti vedrò. Fra le ritorte

del tradimento audace

tu pur ti pentirai, donna mendace.

 
[N. 18 - Terzetto]

 N 

Allegro (si bemolle maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni, 2 trombe.

SILLA

Quell'orgoglioso sdegno  

oggi umiliar saprò.

CECILIO

Non lo sperare, indegno,

l'istesso ognor sarò.

GIUNIA

Eccoti, o sposo, un pegno,

ch'al fianco tuo morrò.

SILLA

Empi la vostra mano

merita sol catene.

Insieme

GIUNIA

Se mi ama il caro bene

lieta a morir me n' vo.

CECILIO

Se mi ama il caro bene

lieto a morir me n' vo.

Insieme

SILLA

Questa costanza intrepida

questo sì fido amore

tutto mi strazia il core

tutto avvampar mi fa.

GIUNIA E CECILIO

La mia costanza intrepida

il mio fedele amore

dolce consola il core

né paventar mi fa.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Portico fregiato di militari trofei.

Silla, Aufidio, guardie
 

Te l' predissi, o signor

[N. 8 - Aria]

Silla, guardie
Aufidio ->

Ah non mai non credea

Silla, guardie
<- Celia

Silla, guardie
Celia ->

Silla, guardie ->
<- Cinna, Cecilio

Qual furor ti trasporta?

[N. 9 - Aria]

Cinna
Cecilio ->

Ah sì, s'affretti il colpo

Cinna
<- Celia

[N. 10 - Aria]

Cinna
Celia ->

Di piegarsi capace

Cinna
<- Giunia

[N. 11 - Aria]

Cinna
Giunia ->

Ah sì, scuotasi omai

[N. 12 - Aria]

Cinna ->

Orti pensili.

Silla, Aufidio, guardie
 

Signor, ai cenni tuoi

Silla, guardie
Aufidio ->

Silla, guardie
<- Giunia

Silla? L'odiato aspetto

[N. 13 - Aria]

Giunia
Silla, guardie ->

Che intesi, eterni dèi?

Giunia
<- Cecilio

[N. 14 - Aria]

Giunia
Cecilio ->

Perché mi balzi in seno

Giunia
<- Celia

[N. 15 - Aria]

Giunia
Celia ->

In un istante oh come

[N. 16 - Aria]

Giunia ->

Campidoglio.

<- Silla, Aufidio, senatori, Giunia, squadre

[N. 17 - Coro]

Padri coscritti

Silla, Aufidio, senatori, Giunia, squadre
<- Cecilio

Sposa, ah no, non temer

Silla, Aufidio, senatori, Giunia, squadre, Cecilio
<- Cinna

Come? D'un ferro armato

Silla, Aufidio, senatori, Giunia, squadre, Cecilio
Cinna ->

[N. 18 - Terzetto]

Silla, Cecilio e Giunia
Quell'orgoglioso sdegno
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima
Rovine d'edifizi diroccati; riva del Tebro; veduta del monte Quirinale con tempio in cima. Appartamenti destinati a Giunia, con statue delle più celebri donne romane. Luogo sepolcrale molto oscuro co' monumenti degli eroi di Roma. Portico fregiato di militari trofei. Orti pensili. Campidoglio. Atrio, che intruduce alle carceri. Salone.
[Ouverture] [N. 1 - Aria] [N. 2 - Aria] [N. 3 - Aria] [N. 4 - Aria] [N. 5 - Aria] [N. 6 - Coro e arioso] [N. 7 - Duetto] [N. 8 - Aria] [N. 9 - Aria] [N. 10 - Aria] [N. 11 - Aria] [N. 12 - Aria] [N. 13 - Aria] [N. 14 - Aria] [N. 15 - Aria] [N. 16 - Aria] [N. 17 - Coro] [N. 18 - Terzetto] [N. 19 - Aria] [N. 20 - Aria] [N. 21 - Aria] [N. 22 - Aria] [N. 23 - Finale]
Atto primo Atto terzo

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