Non più, che il mio cordoglio

troppo s'avanza, oh dio!

Ma tu per me che fai? Che pensi?

Prometto d'esser tua.

Come? Dunque pria di servir, vuoi la mercede?

Oh dio! Se vedessi il cuor mio...

Rodelinda, sì mesta ritorni a posseder  

talamo e trono?

E credi a Grimoaldo? E credi

a quello che spergiuro,

e rubello mancò di fede a Gundeberto, e a me?

(Oh ciel!)

(Che ascolto!)

(Quanto accorta, e fedel oggi è costei.)

In difesa del core deh richiama,

signor, la tua virtude!

Ama dunque in colei dell'alma la beltà,

non del sembiante!

E col sangue reale d'un fanciullo innocente

macchiar vorrai?

Vorrai?  

Vorrai?

Vorrai?

Sparga il sangue reale?

Sì, sì fellon, t'intendo, e non m'inganno;  

come al tuo vero re fosti rubello,

così cerchi tradire anche il tiranno.

Perché consoli intanto l'afflitto il mio signor

l'anima amante, intenda quanto sia fida

la sposa sua, quanto costante.

Dell'estinto germano  

mi sembrano gli accenti,

se 'l desio non m'inganna.

Con rauco...

Ah, no; che non m'inganna

la voce e 'l volto.

Oh ciel! Vive il fratello

sotto spoglie straniere,

ed esso è quello.

Son scoperto!

Germano! Oh dio! Che miro? Tu vivi?

E la mia vita già ti costa un sospiro?

Ma no, non sospirar, quello non sono:

Bertarido ebbe il trono, ebbe amici, e vassalli;

ebbe congiunti, ebbe una sposa... Oh dio!

Idea di fedeltade e di costanza;

e a me di tutto ciò rimasta è sola,

per giunta del mio duol, la rimembranza.

Accidentale sdegno rallentar può,

ma non disciorre i nodi,

che tenaci formò natura in noi;

pur s'io ti tolsi il regno,

vendicò Rodelinda i tuoi danni.

Non è, sorella, il regno l'oggetto

di mie brame, e del mio inganno;

mi finsi estinto, e fu sol mio disegno

d'involare al tiranno

i pegni a me più cari,

e sposa e figlio, e delle mie sventure

condurli a parte in un penoso esilio.

(Pur lo trovai... ma che veggio?  

Tradito è già l'arcano, egli è scoperto.)

E pur ancor questo contento

mi niega invida sorte;

misero io torno, e sento,

che l'infida consorte tradisce la mia fé.

Questo è un inganno, Rodelinda è fedel.

Che dici Unulfo, mi narri il ver?

(Respira anima amante.)

No, che bramar non puoi di lei

più fida sposa e più costante.

Liberar Rodelinda, e Flavio seco, dunque

è l'unico tuo giusto desio?

Non altro.

Or io m'impegno di rendere al tuo cor la pace,

e al mio.

(parte)

Vieni, signor, non è più tempo adesso di celar,  

che tu vivi, alla fedel tua sposa.

Vengo; che in te questo mio cor riposa.

Sfoga gli sdegni tuoi,  

toglimi, irato ciel, vassalli e trono!

Rendi a miei casti affetti

Rodelinda fedele, e ti perdono.

Sì, vive, oh regina,

ansioso d'abbracciarti.

Importuno timore invidia al tuo bel sen...

Or te l'invio.

(parte)

(l'arresta)

Ferma, che degno de' tuoi pudichi amplessi

ancor non sono, se potei dubitar della tua fede.

(si inginocchia)

Lascia pria ch'al tuo piede

de' falsi miei sospetti umil perdono

io ti domandi almeno;

m'assolvi, oh cara, e poi mi stringi al seno.

(Oh cieli!)

(E soffrirò, che per timor servile

resti offeso il candore

di sua bella onestà? Ah no, si muora,

pur che viva l'onore.)

No Grimoaldo, a torto si taccia

d'impudico un cor sì fido;

casti fur quegli amplessi,

il consorte abbracciò, son Bertarido.

Per prova che non fingo, e che son io,

vedi, come a lei preme più dell'onestà propria

il viver mio!

Ah! Sposa, e pur son

tra mie sventure or sì contento,

che dal destin tradito

mi giunge anche gradito il tradimento.