Atto primo

 
[Sinfonia]

 N 

 

Scena prima

Spiaggia di mare in vicinanza di Caldora.
Sul dinanzi della scena si vede un antico monastero, ricetto di un Solitario.
All'alzar del sipario è già cominciata un'orrenda tempesta. Vedesi una nave in grave pericolo, sbattuta qua e là dai venti e dai flutti. La riva e gli scogli sono pieni di Pescatori, che si sforzano di soccorrere i miseri, vicini a naufragare. Il Solitario gli incoraggisce. A poco a poco tutto il luogo si copre di Popolo. La tempesta è al suo colmo.

Bozzetti

 Q 

Solitario, pescatori

<- Gualtiero, Itulbo, popolo, pirati

 
[N. 1 - Introduzione]

 N 

 

DONNE

Ciel! qual procella orribile  

terra sconvolge, e mar!

I miseri a salvar

vana è ogni cura.

SOLITARIO

Non disperate, o figli,

non son perduti ancor:

v'ha un nume protettor

della sventura.

UOMINI

(dagli scogli)

Urta la nave...

DONNE

Ahi! miseri!

UOMINI

Pere ciascun...

DONNE

Che orror!

SOLITARIO

Lassi! preghiam per lor.

Preghiamo amici.

TUTTI

Nume, che imperi ai turbini,

che affreni i venti; il mar,

deh! non abbandonar

quegl'infelici.

 

UOMINI

Lo schifo, lo schifo. ~ Coraggio! costanza!

Al vento resiste... s'inoltra, si avanza...

evita gli scogli... contrasta coll'onde...

si appressa alle sponde... più rischio non v'ha.

SOLITARIO E DONNE

Al nume clemente ~ sien grazie rendute

di loro salute ~ di tanta bontà.

TUTTI

Notizia del caso ~ si rechi a Caldora.

Accorra al riparo ~ la nobil signora.

Ospizio conforto ~ nel proprio castello

ai lassi stranieri ~ cortese darà.

Un giorno felice ~ estima sol quello,

che puote dar prova ~ di nuova pietà.

popolo, pescatori ->

 

Scena seconda

I Cori partono frettolosi; intanto vengono dalle rive i Naufraghi salvati dai Pescatori.
Gualtiero sostenuto da Itulbo è in mezzo a loro. Il Solitario accorre ad essi con sommo interessamento.

 
[N. 2 - Recitativo e cavatina]

 N 

 
Recitativo

GUALTIERO

Io vivo ancor! A me nemici io trovo  

fin gli elementi.

SOLITARIO

Oh ciel! qual voce!

ITULBO

Ah! taci;

frenati per pietà... tradir ti vuoi?

GUALTIERO

In qual lido giungemmo? Ove siam noi?

SOLITARIO

(Ah! è desso!) In seno amico,

sventurato, sei tu.

GUALTIERO

Quai detti!

ITULBO

(Io tremo!)

SOLITARIO

Ah! Gualtiero!

GUALTIERO

Goffredo!

SOLITARIO

Al sen ti premo.

GUALTIERO

Oh! mio secondo padre,

mio saggio istitutor, tu in queste spoglie?

In sì povero tetto?

SOLITARIO

Ah! te perduto,

ogni bene io perdei... qui tristo, e solo

a pianger vivo la tua morta fama,

la tua vergogna, e la tua casa in fondo.

E tu?...

GUALTIERO

Di mia vendetta ho pieno il mondo...

ma indarno. Il vile Ernesto,

il mio persecutor, vive, ed esulta

dell'ingiusto mio bando, e di mie pene...

ma dì... che fa Imogene?

Mi è fida ancora? E d'ogni nodo è sciolta?

SOLITARIO

Lasso! e pur pensi?...

GUALTIERO

A lei soltanto... ascolta.

 
Cavatina

Nel furor delle tempeste,    

nelle stragi del pirata,

quella immagine adorata

si presenta al mio pensier,

come un angelo celeste,

di virtude consiglier.

Piango allora in mezzo all'ira,

pace ai vinti allor concedo,

e onorato ancor mi credo

capitano e cavalier...

Se Imogene non m'inspira,

sono un mostro, un masnadier.

S

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SOLITARIO

Infelice! ed or che speri?

GUALTIERO

Nulla io spero... ed amo, e peno.

Ma l'orror de' miei pensieri

questo amor disgombra almeno.

Egli è un raggio, che risplende

nelle tenebre del cor.

La mia vita omai dipende

da Imogene, dall'amor.

 

Scena terza

Pescatori, che ritornano, e detti.

<- pescatori

 
[N. 3 - Coro]

 N 

 

CORO

Del disastro di questi infelici  

per noi conscia la nobil signora,

ella stessa ne vien da Caldora

le pietose tue cure a partir.

SOLITARIO

(Oh! periglio! ti affretta a seguirmi.

Sei perduto, se a lei non ti ascondi.)

GUALTIERO

Sì mutato chi mai può scoprirmi?

SOLITARIO

Ella al certo.

GUALTIERO

Chi è dessa?... rispondi.

SOLITARIO

Deh! no 'l chiedere.

GUALTIERO

Come? che dici?

SOLITARIO

Ti fia noto: or ti è d'uopo fuggir.

SOLITARIO E ITULBO

Vieni, fuggi... tu sei fra nemici.

GUALTIERO

Né poss'io disfidarli, e morir!

 

 

Per te di vane lagrime  

mi nutro ancor, mio bene:

speranza mi fa vivere

di possederti ancor.

Se questo avessi a perdere

conforto in tante pene,

ah! non potrei più reggere,

vorrei la morte allor.

SOLITARIO E ITULBO

Deh! taci, incauto, e frenati;

non dar di te sospetto:

mill'occhi in te si affissano,

ti svela il tuo furor.

Insieme

CORO
(in disparte)

Donde sì cupi gemiti?

Perché sì tristo aspetto?

Quella, che tanto l'agita,

è smania, e non dolor.

 
(il Solitario conduce Gualtiero nella sua abitazione. Indi ritorna ad Itulbo)

Solitario, Gualtiero ->

<- Solitario

 

Scena quarta

Solitario, Itulbo e Pirati.

 

SOLITARIO

Alla pietosa donna  

itene incontro voi.

(partono i pescatori)

pescatori ->

 
(Itulbo ritorna; il Solitario lo prende in disparte)

 

Grave periglio  

vi minaccia, o stranier. Tutti in Caldora

per legge antica aver dovete albergo

un giorno almeno, e di Caldora il duca

è di Gualtiero il più crudel nemico.

ITULBO

Tutte dell'odio antico

mi son palesi assai

le rie ragioni.

SOLITARIO

Ah! la più ria non sai.

Estinto il re Manfredi,

e Carlo vincitor, fuggì proscritto

l'infelice Gualtier, lasciando in preda

al fiero Ernesto e all'angioine squadre

la cara amante, e dell'amante il padre.

ITULBO

Ah! delle sue sventure

fu questa la peggior.

SOLITARIO

Restò Imogene

d'ogni soccorso priva, all'ire esposta

del signor di Caldora. Ogni sua speme

era posta in Gualtiero, e ai patrii lidi

ella fidava di vederlo un giorno.

Ma corse fama intorno

che gloria, onor, dover posti in non cale,

condottier di pirati aragonesi

era fatto Gualtier... Deserta allora,

perduta ogni speranza...

ITULBO

Prosegui...

SOLITARIO

Ah! la duchessa a noi si avanza.

A lei Gualtier si asconda.

Io corro a lui... Tu cauto parla, e pensa

che ogni sospetto esser potria funesto.

ITULBO

In me riposa... (Ah! qual cimento è questo!)

 
(il Solitario rientra nell'abitazione)

Solitario ->

 

Scena quinta

Imogene, Adele, Damigelle e detti.
Tutti le vanno incontro.

<- Imogene, Adele, damigelle

 
[N. 4 - Recitativo e cavatina]

 N 

 
Recitativo

IMOGENE

Sorgete: è in me dover quella pietade,  

che al soccorso m'invia degli stranieri,

che qui tragge a posar caso o tempesta:

antica legge di Caldora è questa.

Chi siete, o sventurati?

Donde scioglieste?

ITULBO

La regal Messina

lasciammo ieri; ed a Palermo vôlte

eran le nostre vele.

IMOGENE

A Palermo! Ah! solcaste un mar crudele.

Campo d'orribil guerra,

o stranieri, è quel mar.

ITULBO

(Cielo!)

IMOGENE

Vi occorse

di quei pirati alcun?

ITULBO

Essi fur vinti,

spersi... distrutti...

IMOGENE

E il duce lor?

ITULBO

Il duce?

(Qual mai richiesta?) È forse in ceppi, o spento.

IMOGENE

Spento!...

ADELE

Ah! che fai? ti frena.

(allontanandola dai pirati)

IMOGENE

(Oh! mio spavento!)

 
(ad un cenno d'Adele i pirati si discostano. Imogene prende Adele in disparte)
 
Cavatina

Lo sognai ferito, esangue,  

in deserta, ignuda, riva...

tutta intrisa del suo sangue,

da miei gridi il ciel feriva...

Né una voce rispondea;

l'aura istessa, il mar tacea:

era sorda la natura

al mio pianto, al mio dolor.

ADELE

(Cessa... deh!... scacciar procura

queste immagini d'orror.)

Insieme

CORO

(Ella geme: ignota cura

l'infelice affligge ognor.)

 

IMOGENE

Quando a un tratto il mio consorte

mi si affaccia irato e bieco.

Io, mi grida, il trassi a morte,

e mi afferra, e tragge seco...

muta, oppressa, sbigottita,

lunge, lunge io son rapita...

e mi seguita sui venti

un sospir di lui che muor...

quel sospiro io sento ancor.

ADELE

Vane larve tu paventi:

calma, incauta, il tuo terror.

ITULBO

(Che intendea con quegli accenti?

Qual sospetto io sento in cor!)

IMOGENE

Questo sogno o mia fedele,

avverato appien comprendo.

 

<- Gualtiero, Solitario

GUALTIERO

Cielo! è dessa!

(si presenta dall'abitazione del Solitario; ma questi lo ritira e lo astringe a rientrare)

Gualtiero, Solitario ->

 

IMOGENE

Oh dio! che intendo?...

Qual mai gemito suonò!

ITULBO

Egli è un naufrago dolente...

egro, misero, demente...

cui fortuna, e il mar crudele

d'ogni bene dispogliò...

IMOGENE

Si soccorra... (Oh cara Adele!

Qual tumulto in me destò!)

Sventurata, anch'io deliro,

tutta assorta in vano affetto:

io ti vedo in ogni oggetto,

o tormento del mio cor!

Ah! sarai, finch'io respiro,

al pensiero, al cor presente:

ah! cagione eternamente

tu sarai del mio dolor.

SOLITARIO, ADELE E CORO

Al castel tranquilla riedi;

gli stranieri aita avranno.

Tu lo vedi; il loro affanno

troppo affligge il tuo bel cor.

 
(Imogene parte col séguito)

Imogene, Adele, damigelle ->

 
 

Scena sesta

Loggia nel castello di Caldora, che mette ai giardini. È notte.
Entrano i Pirati bevendo e abbandonandosi alla disordinata loro gioia.
Sopraggiunge quindi Itulbo a frenarli.

Bozzetti

 Q 

(nessuno)

<- pirati

 
[N. 5 - Coro di pirati]

 N 

 

PIRATI

Viva! viva!... Chi risponde?  

Ripetiamo... Viva! viva!...

(porgono l'orecchio: l'eco ripete gli evviva)

Egli è il vento... il suon dell'onde

che si frangon sulla riva...

alla gioia de' pirati

prende parte e terra, e mar.

Zitto, zitto, sconsigliati,

non ci stiamo a palesar.

 

<- Itulbo

 

Ascoltate... alcun s'appressa.

Egli è Itulbo...

(vanno incontro a lui, e tumultuosamente gli offrono da bere)

Prendi... senti...

ITULBO

Si avvicina la duchessa;

separatevi, imprudenti.

CORO

La duchessa!

ITULBO

Guai se viene

chi noi siamo a sospettar!

CORO

Guai, sì, guai! tacer conviene:

bever tosto, e lungi andar.

Versa... tocca... presto... presto...

ITULBO

Piano amici...

CORO

Un solo evviva.

Chi risponde... Il vento è questo...

l'onda infranta in sulla riva...

Alla gioia de' pirati

prende parte e terra, e mar.

ITULBO

Sconsigliati!

CORO

Allegri, allegri!

La bottiglia ci rintegri

di cotanto faticar.

 
(si ritirano, e a poco a poco le loro voci si perdono in lontananza)

pirati, Itulbo ->

 

Scena settima

Imogene, e Adele.

<- Imogene, Adele

 
[N. 6 - Recitativo e duetto]

 N 

 
Recitativo

IMOGENE

Ebben?  

(incontrandola)

ADELE

Verrà. Lungi da' suoi, sepolto

in profondi pensieri, io lo rinvenni,

e il tuo desir gli esposi.

IMOGENE

Ed ei ti disse?

ADELE

Nulla. In me gli occhi affisse

muto, perplesso; indi sull'orme mie

mosse tacito sempre, e a passo lento.

IMOGENE

Vanne, e veglia qui presso ad ogni evento.

 
(Adele parte)

Adele ->

 

Scena ottava

Imogene, indi Gualtiero.

 
Duetto

IMOGENE

Perché cotanta io prendo  

d'uno stranier pietà? Mesto sul cuore

tuttor mi suona il gemer suo dolente. ~

Eccolo. ~ Oh! come io tremo a lui presente!

 
(Gualtiero giunge in fondo al teatro a passi lenti, e resta ravvolto nel suo mantello senza guardare Imogene)

<- Gualtiero

 

IMOGENE

Stranier... la tua tristezza

nella gioia de' tuoi, prova mi è certa,

che a te fortuna fu più cruda assai...

Parla... ti avrebbe mai

tutto rapito il mar? Poss'io con l'oro?...

GUALTIERO

Nulla... il mondo per me non ha tesoro.

IMOGENE

Intendo... Hai tu nell'onde

perduto forse un adorato oggetto,

un congiunto, un amico!... Ah! non poss'io

consolarti, o stranier... Io stessa, io stessa

inconsolabil vivo.

GUALTIERO

È ver, d'ogni conforto il ciel m'ha privo

sono orrendi i miei mali...

IMOGENE

Eppur sollievo

sperar puoi di tua famiglia in seno,

nel patrio suol...

GUALTIERO

Io!... son deserto in terra:

famiglia, e patria empio destin mi ha tolto.

IMOGENE

(Si accresce il mio terror, se più l'ascolto.)

Poiché d'alcuna aita

giovarti non mi lice, addio... Se un giorno

fia che ti tragga degli altari al piede

il tuo dolor, prega per me, che sono

più di te sventurata.

(per partire)

GUALTIERO

(appressandosi con violenza)

Odimi... arresta...

invan ricusi... a me fuggir non puoi.

IMOGENE

Fuggirti non poss'io?... Chi sei? che vuoi?

GUALTIERO

Ch'io parli ancor? Voce suonava un giorno

che ognun potea scordar senza delitto,

fuor che tu sola...

IMOGENE

Oh! chi sei tu? favella...

rispondi per pietà...

GUALTIERO

Può la sventura

mutar di travagliato esule il volto

ad ogni sguardo, non a quel d'amante,

nel di cui seno è impresso.

(si scopre)

IMOGENE

Giusto cielo!...

GUALTIERO

Ah! Imogene!

IMOGENE

È desso! è desso!

(si abbandona tremante nelle sue braccia, indi se ne allontana sbigottita)

 
 

 

Tu sciagurato! Ah! fuggi...    

questa d'Ernesto è corte.

S

GUALTIERO

Lo so... ma tu distruggi

dubbio peggior di morte.

Qui dove impera Ernesto

come sei tu? perché?

IMOGENE

Nodo fatal, funesto,

a me l'unisce...

GUALTIERO

Ah te!

No, non è ver: no 'l credo...

no, non mi fosti tolta.

IMOGENE

Misera me!

GUALTIERO

Che vedo?

Piangi? Oh! furor!

IMOGENE

Mi ascolta.

Il genitor cadente,

in ria prigion languente,

perìa se al duca unirmi

io ricusava ancor...

GUALTIERO

Empia!... così tradirmi!

IMOGENE

Periva il genitor.

GUALTIERO

Pietosa al padre! e meco

eri sì cruda intanto!

Ed io deluso, e cieco

vivea per te soltanto!

Mille soffria tormenti,

l'onde sfidava, i venti,

sol per vederti in seno

del mio persecutor!

Perfida! Hai colmo appieno

de' mali miei l'orror.

Insieme

IMOGENE

Ah! tu d'un padre antico

tu non tremasti accanto:

scudo al pugnal nemico

ei non avea che il pianto...

I lunghi suoi tormenti

non furo a te presenti,

non lo vedesti pieno

d'affanno e di squallor...

Non maledirmi almeno;

ti basti il mio dolor.

 

IMOGENE

Alcun s'appressa... Ah! lasciami,

guai se tu fossi udito!

GUALTIERO

Or che tu m'hai tradito,

nessun tremar mi fa.

(escono le damigelle di Imogene col figlio suo. Essa lo vede, e grida atterrita)

<- damigelle, figlio di Imogene

IMOGENE

Ah! figlio mio!

GUALTIERO

(percosso)

Che ascolto?

Scostati...

(afferra il fanciullo e ne allontana Imogene)

IMOGENE

(spaventata)

Oh ciel!

GUALTIERO

(contemplandolo fremente)

Qual volto!

Figlio è d'Ernesto...

(la sua mano si arresta sul pugnale)

IMOGENE

Ah! è mio...

È figlio mio... pietà!

(al grido d'Imogene, Gualtiero si arresta perplesso, indi commosso le restituisce il figlio)
 

GUALTIERO

Bagnato dalle lagrime

d'un cor per te straziato,

lo rendo alle tue braccia,

lo dono al tuo dolor.

Ti resti per memoria

d'un nodo sciagurato;

eterno sia rimprovero

del mio tradito amor.

Insieme

IMOGENE

Non è la tua bell'anima,

non è, Gualtier, cambiata...

in queste dolci lagrime

io la ritrovo ancor.

Deh! fa che pegno scorrano

ch'io moro perdonata...

sian dono amaro ed ultimo

d'un infelice amor.

 
(Gualtiero si scioglie da lei, e rapidamente si allontana)

Gualtiero ->

 

Scena nona

Imogene e Damigelle, indi Adele.

 
[N. 7 - Recitativo, coro e aria]

 N 

 
Recitativo

IMOGENE

Grazie, pietoso ciel! grazie ti rende  

il materno mio cor.

(abbraccia il fanciullo, indi lo rende alle damigelle)

Ite... vegliate

sull'innocente, e non ardisca alcuna,

se pur cara le sono,

rammentar quel che vide.

(le damigelle partono col fanciullo: odesi musica guerriera)

damigelle, figlio di Imogene ->

<- Adele

 

Ahimè! qual suono?  

Che rechi, Adele?

ADELE

Inaspettato arriva

il duca vincitor.

IMOGENE

Egli!... gran dio!

In qual momento ei giunge!

ADELE

Il popol vola

incontro al suo signor, e di festiva

e lieta pompa già Caldora splende.

Vieni: te sola attende

il nobile corteggio.

IMOGENE

Andiamo. Ah! questo

d'ogni fiero mio caso è il più funesto!

 
(partono)

Adele, Imogene ->

 
 

Scena decima

Esterno del Palazzo di Caldora, illuminato.
Marcia militare; applauso de' Cavalieri; indi Ernesto.

Bozzetti

 Q 

<- cavalieri, guerrieri

 
Coro marcia

CORO DI GUERRIERI

Più temuto, più splendido nome  

del possente signor di Caldora

non intese Sicilia finora

della fama sui vanni volar.

La fortuna gli porse le chiome,

la vittoria seguì le sue vele;

sallo appieno il pirata crudele,

che la possa ne ardiva sfidar.

In un giorno le squadre fur dome,

che dell'onde usurpavan l'impero;

in un giorno fu vinto Gualtiero,

in un giorno fu libero il mar.

Più temuto, più splendido nome

non si udì per Sicilia echeggiar.

 
Aria

<- Ernesto

ERNESTO

Sì, vincemmo, e il pregio io sento  

di sì nobile vittoria;

ma che vostra è la mia gloria

cavalieri, io sento ancor.

Se divisi nel cimento

fur gli affanni e le fatiche,

dividete in mura amiche

la mia gioia, il mio splendor.

 

CORO

Come in guerra invitto e audace,

sei cortese e umano in pace;

la bontade nel tuo cuore

va del pari col valor.

 

ERNESTO

(Nel sangue nemico,

mi tinsi furente,

ma l'anima ardente

saziarsi non può.

Tu vivi, o Gualtiero,

tu fuggi impunito,

quel sangue aborrito

versato non ho.)

 

Scena undicesima

Imogene, Adele, Damigelle, e detti.
Ernesto va incontro ad Imogene.

<- Imogene, Adele, damigelle

 
[N. 8 - Recitativo]

 N 

 

ERNESTO

Mi abbraccia, o donna... Che vegg'io? dimessa,  

afflitta tanto troveranno i prodi

la consorte del duce? Al mio trionfo

tal prendi parte?

IMOGENE

Di vederti illeso

mi allegro io solo; altro non lice ad egra

languente donna, ed a qual punto il sai.

ERNESTO

Tristo è il tuo stato; e mi è palese assai.

Ma volto in meglio ei fia, ché a te por mente

quindi io potrò... né più lasciarti io spero.

Il traditor Gualtiero

fugge sconfitto, né che più risorga

a nuova guerra, e ancor mi sfidi, io temo.

IMOGENE

(E s'ei giungesse? Oh mio terrore estremo!)

ERNESTO

Ma dì: qual sei pietosa.

Desti a' naufraghi asilo?

IMOGENE

(Oh! ciel!)

ERNESTO

Contezza

dell'esser loro hai certa?

IMOGENE

Agl'infelici

dar pria soccorso, e interrogarli poscia

fu il mio pensier.

ERNESTO

A me dinanzi io quindi

il duce loro appello,

col Solitario, che dal mar fremente

li ricettò primiero.

Eccoli.

 

Scena dodicesima

Solitario, Gualtiero, Itulbo, Pirati e detti.

<- Solitario, Gualtiero, Itulbo, pirati

 
(si fermano in fondo)
 

IMOGENE

(Aita, o cielo!)  

SOLITARIO

(piano a Gualtiero)

Ardir, Gualtiero.

(si avanza)

Degli stranieri accolti

nell'ospital tua terra, eccoti innanzi,

signore, il condottier.

ERNESTO

A me si appressi.

E sincero risponda.

(Gualtiero vorrebbe presentarsi, ed è prevenuto da Itulbo)

ITULBO

Eccomi.

IMOGENE

(Il suo disegno, o ciel, seconda.)

(Gualtiero rimane confuso fra i pirati; Ernesto osserva attentamente Itulbo)
 

ERNESTO

All'accento, al manto, all'armi

tu non sei di questi lidi.

GUALTIERO

(Oh furor! e ho da frenarmi?)

ITULBO

In Liguria il giorno io vidi.

ERNESTO

E tu sei?

IMOGENE

Di quello stato

capitano venturier.

ERNESTO

Quelle terre asilo han dato

a un fellone, al vil Gualtier.

GUALTIERO

Vile!

SOLITARIO

Ah! taci sconsigliato!

ITULBO

Là si accoglie ogni stranier.

ERNESTO

Ma soccorso ei vi rinviene

di navigli e di corsari...

Mi è sospetto ognun, che viene

da quei lidi, e da quei mari...

Finché meglio a me dimostro

non è il nome, e l'esser vostro,

in Caldora resterete

rispettati prigionier.

ITULBO

(Prigionieri!)

IMOGENE

(Ahimè!)

SOLITARIO

(Ti frena.)

ITULBO

Cruda legge, o duca, imponi.

(a Imogene)

Tu che sai la nostra pena,

nobil donna, t'interponi.

IMOGENE

Ah! signor... così inclemente

non ti trovi amica gente.

Da fortuna afflitti, oppressi,

infelici assai son essi;

il ritorno ai patri lidi

ai dolenti non negar.

GUALTIERO

Traditor!

SOLITARIO

Deh! taci!

ERNESTO

(dopo aver pensato)

Il vuoi?

Partan dunque al nuovo albore.

ITULBO

Generosa!... a' piedi tuoi

rendiam grazie del favore.

(tutti i pirati si prostrano ad Imogene. Gualtiero con essi)

GUALTIERO

Imogene!... un solo accento...

IMOGENE

Sorgi... oh!... dio!... non ti svelar!

(Italbo e il Solitario si volgono ad Ernesto: e egli parla sottovoce ai cavalieri. Gualtiero sorge fra i pirati e parla furtivamente ad Imogene)
 
[N. 9 - Quintetto]

 N 

Tutti.

GUALTIERO

Parlarti ancor per poco,  

pria di partir, pretendo...

in solitario loco,

qual più tu vuoi, t'attendo...

se tu ricusi... trema...

per te, per lui, pe 'l figlio...

notte per tutti estrema

questa, o crudel, sarà.

Insieme

IMOGENE

Scostati... oh! dio! te 'l chiedo,

l'impongo a te piangendo...

l'ultimo mio congedo

abbi in tal punto orrendo.

Non ti ostinar... ti prema

del tuo mortal periglio...

della mia pena estrema,

del mio terror pietà.

ERNESTO

Io volgo in cor sospetti,

ch'io stesso non comprendo:

all'opre loro, ai detti

giovi vegliar fingendo...

Insieme

ITULBO E SOLITARIO

Osserva... ah! tutto ancora

il mio timor riprendo...

lo sconsigliato ignora

il suo periglio orrendo...

ERNESTO E CAVALIERI

Quieti esplorar ci prema

se approdi alcun naviglio:

se v'ha cagion di tema

l'acciar li preverrà.

Insieme

ITULBO, SOLITARIO, ADELE E DAMIGELLE

A questa prova estrema

reggiam con fermo ciglio:

si asconda altrui la tema,

che palpitar ci fa.

 
[N. 10 - Finale]

 N 

 

GUALTIERO

Ebben, cominci, o barbara,  

la mia vendetta.

(si muove furibondo verso d'Ernesto)

IMOGENE

(con un grido)

Ah!... io moro.

(s'abbandona fra le braccia delle sue damigelle)

ERNESTO

(volgendosi)

Che avvenne?

(accorrendo da lei)

ITULBO E SOLITARIO

(a Gualtiero allontanandolo)

Insano! scostati.

GUALTIERO

(Oh! qual furor divoro!)

ERNESTO

Donde sì strano e subito

dolore in lei! perché?

DAMIGELLE

Egra, languente, e debole

più dell'usato forse,

tal non dovea l'improvvida

al ciel notturno esporse...

ERNESTO

Alle sue stanze traggasi.

DAMIGELLE

Vedi: ritorna in sé.

(Imogene si scuote... cerca sbigottita Gualtiero e veggendolo in distanza fra i suoi prorompe in un grido)
 
Tutti.
 

IMOGENE

Ah! partiamo: i miei tormenti  

sian celati ad ogni sguardo.

Tremo, avvampo... gelo ed ardo...

gonfio in sen mi scoppia il cor.

CAVALIERI

Infelice! (Quali accenti!)

Qual delirio in lei si desta?

Pena, ambascia non è questa,

ma trasporto, ma furor.

ITULBO E SOLITARIO

Vieni, fuggi, omai cimenti

co' la tua la nostra vita...

Deh! risparmia la smarrita;

ella more di terror.

Insieme

ERNESTO

Imogene! (Quali accenti!)

Qual delirio in lei si desta?

Pena, ambascia non è questa,

ma trasporto, ma furor.

GUALTIERO

Raffrenar mie furie ardenti

la ragione invan si attenta;

all'acciar la man si avventa,

alla strage anela il cor.

DAMIGELLE

Ah! signor, sì strani accenti

tu condona a donna oppressa...

(Per pietade di te stessa

vieni, ascondi il tuo dolor!)

 
Imogene è tratta altrove dalle sue Damigelle. Gualtiero da Itulbo e dal Solitario è trascinato fuori. Ernesto, in mezzo ai suoi Cavalieri, rimane assorto in gravi pensieri.

Imogene, damigelle, Gualtiero, Itulbo, Solitario, pirati ->

 
Cala il sipario.
 
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo

[Sinfonia]

Spiaggia di mare in vicinanza di Caldora; è già cominciata un'orrenda tempesta.

Solitario, pescatori
 
Solitario, pescatori
<- Gualtiero, Itulbo, popolo, pirati

[N. 1 - Introduzione]

Solitario, Gualtiero, Itulbo, pirati
popolo, pescatori ->

[N. 2 - Recitativo e cavatina]

Io vivo ancor!

Gualtiero e Solitario
Nel furor delle tempeste
Solitario, Gualtiero, Itulbo, pirati
<- pescatori

[N. 3 - Coro]

Del disastro di questi infelici

Gualtiero, Solitario, Itulbo e Coro
Per te di vane lagrime
Itulbo, pirati, pescatori
Solitario, Gualtiero ->
Itulbo, pirati, pescatori
<- Solitario

Alla pietosa donna

Itulbo, pirati, Solitario
pescatori ->

Grave periglio vi minaccia, o stranier

Itulbo, pirati
Solitario ->
Itulbo, pirati
<- Imogene, Adele, damigelle

[N. 4 - Recitativo e cavatina]

Sorgete: è in me dover quella pietade

Imogene, Adele, Coro, Itulbo e Gualtiero
Lo sognai ferito, esangue
Itulbo, pirati, Imogene, Adele, damigelle
<- Gualtiero, Solitario
 
Itulbo, pirati, Imogene, Adele, damigelle
Gualtiero, Solitario ->
 
Itulbo, pirati
Imogene, Adele, damigelle ->

Loggia nel castello di Caldora, che mette ai giardini. È notte.

 
<- pirati

[N. 5 - Coro di pirati]

pirati
<- Itulbo
 
pirati, Itulbo ->
<- Imogene, Adele

[N. 6 - Recitativo e duetto]

Ebben? / Verrà

Imogene
Adele ->

Perché cotanta io prendo

Imogene
<- Gualtiero

Imogene e Gualtiero
Tu sciagurato! Ah! fuggi...
Imogene, Gualtiero
<- damigelle, figlio di Imogene
 
Imogene, damigelle, figlio di Imogene
Gualtiero ->

[N. 7 - Recitativo, coro e aria]

Grazie, pietoso ciel!

Imogene
damigelle, figlio di Imogene ->
Imogene
<- Adele

Ahimè! Qual suono?

Adele, Imogene ->

Esterno del Palazzo di Caldora illuminato.

(marcia militare)

<- cavalieri, guerrieri
cavalieri, guerrieri
<- Ernesto
cavalieri, guerrieri, Ernesto
<- Imogene, Adele, damigelle

[N. 8 - Recitativo]

Mi abbraccia, o donna...

cavalieri, guerrieri, Ernesto, Imogene, Adele, damigelle
<- Solitario, Gualtiero, Itulbo, pirati

Aita, o cielo!

[N. 9 - Quintetto]

[N. 10 - Finale]

Ebben, cominci, o barbara

cavalieri, guerrieri, Ernesto, Adele
Imogene, damigelle, Gualtiero, Itulbo, Solitario, pirati ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima
Spiaggia di mare in vicinanza di Caldora; è già cominciata un'orrenda tempesta. Loggia nel castello di Caldora, che mette ai giardini. È notte. Esterno del Palazzo di Caldora illuminato. Sala che mette alle stanze d'Imogene. Loggia nel castello di Caldora; l'alba è vicina. Atrio terreno nel castello.
[Sinfonia] [N. 1 - Introduzione] [N. 2 - Recitativo e cavatina] [N. 3 - Coro] [N. 4 - Recitativo e cavatina] [N. 5 - Coro di pirati] [N. 6 - Recitativo e duetto] [N. 7 - Recitativo, coro e aria] [N. 8 - Recitativo] [N. 9 - Quintetto] [N. 10 - Finale] [N. 11 - Coro d'introduzione] [N. 12 - Recitativo e duetto] [N. 13 - Scena e terzetto] [N. 14 - Recitativo e coro] [N. 15 - Scena e aria] [N. 16 - Recitativo e finale]
Atto secondo

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