Atto terzo

 

Scena prima

Resta la selva irrigata dall'Ebro.
Orfeo spogliato dell'abito regio con la lira in mano.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Orfeo

 

Sempre dolente  

il sol nascente

mi vedrà.

Con voci meste

per le foreste

alte querele

spargendo andrò;

e piangerò

per l'infedele

empia beltà.

Sempre dolente

il sol nascente

mi vedrà.

 

Scena seconda

Orillo, Orfeo.

<- Orillo

 

ORILLO

Signor.  

ORFEO

Sì tosto amico

eseguisti i miei cenni?

ORILLO

Odi.

ORFEO

Intendo. Lavasti

nel sangue d'Euridice

le macchie del mio onor.

ORILLO

No.

ORFEO

Come?

ORILLO

Ascolta.

Mentr'io tra fronde ascoso

l'attendo al varco, ed al ferir m'accingo

giunge Aristeo, qual se le scopre amante.

Ella irata, e costante

da sé lo caccia lo minaccia, e 'l fugge;

ma nel fuggir, co 'l piede

cruda vipera preme, e questa offesa

col morso velenoso

mandò la bella entro del regno ombroso.

ORFEO

Che narri? o ciel!

ORILLO

Racconto, ciò, ch'io vidi.

ORFEO

Oh dio! non più, senza impiagar m'uccidi,

parti, involati, fuggi

da un disperato cor; e questo o numi

sia de' respiri miei l'ultimo giorno.

Vanne.

ORILLO

Contento alla capanna io torno.

 

Orillo ->

 

Scena terza

Orfeo.

 

 

Scelerato Aristeo  

t'ingoi l'abisso, e le spietate Erinni

al seno tuo s'avventino,

ed in eterno l'alma tua tormentino.

 
(qui Orfeo sedendo all'ombra d'un'altra quercia canta al suono della sua lira)
 

D'un amante, che sospira  

dolce lira

i fiati accogli,

spiega o plettro i miei cordogli,

piante, sassi, augelli, e venti

ascoltate i miei lamenti.

 
Qui al canto d'Orfeo si muovo alcune piante, e compariscono varie fiere, ed animali ad ascoltarlo.
 

ORFEO

È morta Euridice:

mirar non mi lice

più i raggi del sol;

uccidami il duol.

Quest'alma dolente

nel baratro ardente

seguirla già vuol.

È morta Euridice:

mirar non mi lice

più i raggi del sol.

Sonno tu, che sopisci

i tormenti a' mortali

spiega placido l'ali

su queste luci, ed in perpetuo oblio

addormenta per sempre il duolo mio.

 
(qui Orfeo vinto dal duolo s'addormenta, e gli comparisce in sogno Euridice in ombra sopra l'ali di due fantasmi)
 

Scena quarta

Euridice in ombra, Orfeo che dorme.

<- Euridice

 

EURIDICE

Orfeo tu dormi? E ne gl'abissi oscuri  

lasci Euridice, e l'amor suo ti scordi?

Così a la lira il dolce canto accordi,

e dal regno infernal trarmi non curi?

 

Se desti pietà    

ne' tronchi, e ne' sassi,

volgendo anco i passi

nel regno del pianto

là pur il tuo canto

pietà troverà,

risvegliati su

mio sposo diletto:

deh vieni t'aspetto

tra l'ombre laggiù.

S

Sfondo schermo () ()

 

Euridice ->

ORFEO

Ferma Euridice. Oh dio!  

sì tosto a me t'involi

adorato fantasma? idolo mio?

Ti seguirò fra l'ombre;

a dio fere, addio piante

io da voi parto, e disperato amante

spinto da cruccio interno

vo a tentar di pietade 'l crudo inferno.

 

Orfeo ->

 

Scena quinta

Erinda, Aristeo.

<- Erinda, Aristeo

 

ERINDA

Cessa omai di lacrimar.  

Per bellezza,

ch'è sepolta

è sciocchezza

il sospirar.

Cessa omai di lacrimar.

ARISTEO

Troppo caro

fu quel volto, che mi piagò,

anco estinto l'adorerò.

ERINDA

Questa o figlio è vanità.

Morto aspetto

non accende,

né diletto

all'uomo dà.

Questa o figlio è vanità.

ARISTEO

Se Cocito

m'ha rapito

la bellezza, che m'infiammò,

anco in ombra l'adorerò.

 

ERINDA

Cangia pensier: qui viene Autonoe: accogli

una viva bellezza,

che fedele ti segue, e non ti sprezza.

 

ARISTEO

Questo core ha finito d'amar.  

Se all'occaso andò il mio sole,

l'alma mia non sa, né vuole

altra luce più adorar.

Questo core ha finito d'amar.

 

ERINDA

Ecco la bella. Amore  

nuovo strale nel sen per lei ti scocchi.

ARISTEO

Venga: per non vederla io chiudo gli occhi.

 

Scena sesta

Autonoe, Aristeo, Erinda.

<- Autonoe

 

AUTONOE

Aristeo? mio crudel! deh se dal core  

discacciasti il mio amor, mirami almeno

supplicante a' tuoi piedi idol sereno.

ARISTEO

Parti: in vano più speri,

che questo cor ne' lacci tuoi trabocchi;

vanne, per non mirarti io chiudo gl'occhi.

AUTONOE

A le ceneri fredde

dell'estinta Euridice empio vorrai

donar quel cor, che mio tesoro fu?

ARISTEO

Parti Autonoe deh parti,

non tormentarmi più.

AUTONOE

Rendimi scelerato

l'onor, che mi rapisti,

o quel cor, che tradisti

co 'l promesso imeneo rendi placato.

ARISTEO

Che imeneo? che rapito

onor ti sogni? volontarie gioie

in don mi concedesti,

e s'io godei tu più di me godesti

mentre con dolce usura

per ogni bacio tuo cento n'avesti.

(parte con modo sprezzante)

Aristeo ->

 

AUTONOE

Ah ingannator!  

ERINDA

Non sai

quanto s'apprezzi a' nostri dì la frode?

Chi sa meglio ingannar merta la lode.

AUTONOE

Questa è la fè?

ERINDA

Che fede?

Ei giurò per godere;

nel cor de' giovanetti

tanto dura la fè, quanto il piacere.

AUTONOE

È questa la catena

con cui ti stringi al sen chi pur t'adora?

ERINDA

Se con le nozze ogn'ora

si dovesse pagar l'onor rapito,

quante donzelle son, ch'avrian marito!

 

Credi a me, che senza fede  

son gli amanti d'oggi dì.

Non si pensa, che a tradir,

ogni core sa mentir,

in amor s'usa così.

Credi a me, che senza fede

son gli amanti d'oggi dì.

 

Erinda ->

 

Scena settima

Autonoe.

 

 

Io sprezzata? io schernita?  

Vilipesa, e tradita

soffrirà invendicata

offesa tal chi a stringer scettro è nata?

No, no: pera l'indegno,

e chi aborre 'l mio amor provi il mio sdegno.

 

Dammi amore  

più d'un core

poiché un sol non è bastante

in un sen, ch'è reso amante

a capir pietà, e rigore.

Dammi amore

più d'un core.

Cangia nido

dio Cupido

vola altrove arcier bendato;

sdegna il cor più star piagato

per amante traditore.

Dammi amore

più d'un core.

 

Autonoe ->

 

Scena ottava

Esculapio, Orillo.

<- Esculapio, Orillo

 

ESCULAPIO

Dov'è?  

ORILLO

Qui lo lasciai.

ESCULAPIO

No 'l veggio.

ORILLO

Al fiero avviso

dell'estinta Euridice

chissà, che l'infelice

per eccesso di duol non s'abbi ucciso.

ESCULAPIO

Quanto semplice sei!

S'imeneo lo legò, l'ha sciolto il fato,

or felice è il suo stato;

anzi viver dovrà lieto, e non tristo,

ché perdita di moglie è un grande acquisto.

ORILLO

Signor per questa selva

rapido il passo io movo;

tanto m'aggirerò fin, ch'io lo trovo.

 

Orillo ->

ESCULAPIO

Lacrimar perduta moglie  

folli sposi è vanità;

quando il fato a voi la toglie

vi dà il ciel la libertà.

Lacrimar perduta moglie

folli sposi è vanità.

Ringraziate i dèi clementi

quando a morte ella ne va;

perché all'or fuor di tormenti

la fortuna uscir vi fa.

Lacrimar perduta moglie

folli sposi è vanità.

 

Esculapio ->

 

Scena nona

Antro dove Chirone ammaestra i suoi discepoli.
Chirone, Ercole, Achille, coro di Discepoli applicati a vari studi.

 Q 

Chirone, Ercole, Achille, discepoli

 

CHIRONE

Troppo diss'io perchè voi troppo opraste  

giovani lascivetti, e senza freno.

Coronati di lauri, e non di mirti

bramo vedervi audaci

sol di Minerva, e non d'Amor seguaci.

ERCOLE

Chiron t'inganni. Io non son già qual pensi

schiavo d'un crin, né mi trafisse un guardo;

Ercole io son. Quel foco ond'io tutt'ardo

fiamma è di gloria, ed ho pensieri immensi.

ACHILLE

Può il nudo arcier ben cento piaghe, o mille

farmi nel cor, ch'io non ho sen di pietra:

ma vuoti pur in me la sua faretra

con alma invitta io sarò sempre Achille.

CHIRONE

Con troppo alteri vanti

folle garzon le glorie tue decanti.

 

Erri Achille, né t'avedi,  

se tu credi

rintuzzar d'amor lo stral;

nulla val

forza, o ardir contro quel nudo;

sol la virtù contro i suoi dardi è scudo.

 

Chirone ->

 

Scena decima

Orillo, Autonoe, Ercole, Achille.

<- Orillo, Autonoe

 

ORILLO

Vieni, vieni signora: eccoti scorta  

a l'antro di Chirone.

AUTONOE

Eroi sublimi

brama d'alta vendetta a voi mi porta.

ERCOLE

Autonoe qui! che miro!

ACHILLE

Adorate sembianze in voi respiro.

AUTONOE

Già quest'alma pentita

fuor dal seno ha sbandita

l'amorosa pietade, e tutta sdegno

contro Aristeo l'iniquo

ad implorar s'affretta

da la destra d'Achille alta vendetta.

ERCOLE

E d'Alcide a tuo pro sdegni l'impiego?

AUTONOE

Stimo 'l tuo merto, e 'l tuo valore onoro;

ma per far d'Aristeo barbaro scempio

basta un Achille a castigar un empio.

 

ACHILLE

Punir quell'indegno  

Achille saprà;

trofeo del tuo sdegno

l'infido cadrà.

AUTONOE

Cor tradito consolati un dì,

vedrai lacerato

quell'empio, che ingrato

la tua fé schernì.

Cor tradito consolati un dì.

 

Achille, Autonoe, Orillo ->

 

Scena undecima

Ercole.

 

 

A dio sfere a dio studi:  

non ti sdegnar Chiron, s'io t'abbandono.

Chi giunger vuol d'immortal gloria al trono

per alpestre sentier convien, che sudi.

Ercole al mondo nacque

per domar d'empi mostri i fieri orgogli,

e non tra gli ozi a impallidir sui fogli.

 

Coraggio, e valor  

fan scorta a l'imprese;

ne l'aspre contese

non pugna il timor.

Fan scorta a l'imprese

coraggio, e valor.

 

Ercole ->

 

Scena duodecima

Chirone, Orillo.

<- Chirone, Orillo

 

CHIRONE

Tempo è di studio. Alcide? Achille: e dove  

giraste il piede.

ORILLO

Io te 'l dirò: poc'anzi

giunta la bella egizia in questo loco

gl'ha costretti a seguirla a poco a poco.

CHIRONE

Stanco son' io

di correggerli più. Vadano pure

a consumar la lor fiorita etade

in amorose prove,

di lor cura n'avran Tetide e Giove.

ORILLO

Torno a la gregge. Io se gli audaci incontro

tralasciando l'armento

volerò ad avisarti in un momento.

 

Orillo ->

 

Scena decimaterza

Chirone.

 

 

Di Cupido l'insegne  

i duo giovani alteri

voglion seguir fatti d'amor guerrieri.

 

Giovanetti,  

semplicetti!

Se vi tesse un crin la rete

se fra lacci star godete,

quest'è segno, che in amar,

siete pazzi da legar.

Forsennati,

innamorati!

Se credete ch'un bel viso

sia de l'alme il paradiso,

e vi possa il cor bear,

siete pazzi da legar.

 

Chirone, discepoli ->

 

Scena decimaquarta

Strada oltre la palude stigia vicina alla bocca dell'Averno.
Pluto sopra un carro tirato da un'Idra. Orfeo nell'inferno.

 Q 

Pluto, Orfeo

 

PLUTO

Orfeo vincesti. Il canto tuo sonoro  

placò le Furie, e radolcì l'inferno;

tu ad onta puoi d'alto decreto eterno

piegar Pluto a tornarti il tuo tesoro.

Euridice sia tua, teco l'avrai;

ma con tal legge al seno tuo la rendo,

che tu mai non la miri, in sin che uscendo

dal regno mio, del sol non vedi i rai.

ORFEO

Dura legge severa

tartareo Giove a un amator prescrivi:

come rieder potrò lasso tra vivi

senza mai rimirar l'amato pegno,

se impetuoso amor non ha ritegno?

PLUTO

Questa è legge del fato: a te conviene

o gioir obedendo,

o penar trasgredendo,

esci dal nero abisso;

né rivolger le luci.

Già da l'ardenti soglie

Euridice ti segue.

L'innamorate voglie

con gran costanza affrena:

non la mirar.

ORFEO

Che pena!

 

Pluto ->

 

Scena decimaquinta

Euridice, Orfeo.

<- Euridice

 

EURIDICE

Numi che veggio! o caro sposo o caro!  

Nel rimirar quell'adorato viso

questo tartareo albergo

per me si cangia in fortunato Eliso.

ORFEO

Euridice.

EURIDICE

Alma mia.

ORFEO

Dove o cara tu sei?

EURIDICE

Del tuo piè seguo l'orme.

ORFEO

O dio ti sento,

né ti posso mirar! ahi che tormento!

 

EURIDICE

Non ti volger caro bene  

sin ch'il piè non ti conduce

dove il ciel con aurea luce

spira a' vivi aure serene.

Non ti volger caro bene.

ORFEO

Troppo fiero è il mio martire:

langue il cor in non vederti,

io vorrei pur compiacerti,

ma mi sento (oh dio) morire.

Troppo fiero è il mio martire.

 

EURIDICE

Lungi da Flegetonte  

affretta i passi in arrivar lassù.

ORFEO

Mio ben non posso più.

 
(qui Orfeo si volge a mirar Euridice, e nel medesimo punto escono da più parti alquante furie, quali incatenando Euridice la riconducono all'inferno)

<- furie

 

EURIDICE

Ah crudel! che facesti?  

Orfeo tu mi perdesti.

(è ricondotta dalle furie in Averno)

Euridice, furie ->

 

Scena decimasesta

Orfeo.

 

 

Misero me! che oprai? dunque a un sol guardo  

tanta pena si deve?

Chiuso ahimè di Cocito

miro l'orrido ingresso,

ed in vano m'appresso

a le soglie di Pluto

per più acquistar l'amato ben perduto.

 

Rendetemi Euridice ombre d'Averno;    

o ne gl'ardenti chiostri

conducetemi o mostri

seco unito a penar in foco eterno.

Rendetemi Euridice ombre d'Averno.

S

 

 

Ma già, che restar deve

l'idolo mio sepolto

in quest'orrido loco,

seco vo' sepellir anco il mio foco.

 

 

Mai più stelle spietate  

io m'innamorerò.

Acciò il mio cor stia sciolto

da i lacci d'un bel volto

donne vi fuggerò.

Mai più stelle spietate

io m'innamorerò.

Amor con il suo strale

il sen non m'aprirà.

Per non restar amante

a i raggi d'un sembiante

talpa mi renderò.

Mai più stelle spietate

io m'innamorerò.

S

 

Orfeo ->

 
 

Scena decimasettima

Spiaggia marittima di Tracia.
Achille, Autonoe.

 Q 

Achille, Autonoe

 

ACHILLE

Bella Autonoe chi t'offese  

perirà.

Ma se amor di te m'accese,

del mio ardor abbi pietà.

AUTONOE

Se la face di Cupido

t'infiammò,

se sarai costante, e fido,

forse amarti un dì potrò.

 

ACHILLE

Qui tra catene avvinto  

per opra mia guidato

è il tuo infedel. Io mi ritiro: prendi

quest'asta, e coraggiosa

fè non prestando a sue lusinghe, o vezzi

vendica co 'l suo sangue i tuoi disprezzi.

 

Achille ->

 

Scena decimaottava

Autonoe, Aristeo incatenato, Erinda.

<- Aristeo, Erinda

 

AUTONOE

Del mio tradito onore  

pur nel tuo sen vendicherò l'offese

Aristeo traditore.

ARISTEO

Immergi Autonoe immergi

nelle viscere mie quel ferro acuto:

vibra il colpo, che tardi?

AUTONOE

(Oh dio vigore.)

D'ucciderti a ragion il core offeso

non ha contro il tuo sen io te 'l paleso.

Anima vil! da le lusinghe ancora

d'un traditor vincer ti lasci? Eh mora.

ERINDA

Ferma il colpo. Sì cruda

contro un volto sì vago? Eh fa', ch'io vegga

fra dolci abbracciamenti

le tue furie cangiarsi in pentimenti.

AUTONOE

L'ucciderò.

ARISTEO

Ferisci, e in questo petto

con quell'acciar la tua vendetta incidi.

ERINDA

Perdonali, perdona.

ARISTEO

Uccidi, uccidi.

Ma pria del mio morir porgimi o bella

quell'eburnea tua man: Lascia, ch'almeno

del promesso imeneo teco mi stringa

amorosa catena,

ch'io spergiuro non mora, e poi mi svena.

AUTONOE

Che sento! oh dèi! pentito

sei del tuo errore?

ARISTEO

Di morir sol bramo,

perché t'offesi.

ERINDA

E sciolto

ritornaresti a' tralasciati amori?

ARISTEO

Ravivo in seno i primi estinti ardori.

AUTONOE

Sciogli Erinda, deh sciogli

le funi al mio crudel.

ERINDA

Già l'ho predetto

in feminile petto

non regna crudeltà di tigre ircana,

ed ogni donna alfine

viva, e non morta vuol la carne umana.

 

AUTONOE

Mia vita.  

ARISTEO

Mio ardore.

AUTONOE

Discaccio il tormento.

ARISTEO

Ravvivo la fé.

AUTONOE E ARISTEO

Nel regno d'Amore

un cor più contento

di questo non è.

 

Scena ultima

Achille, Tetide, Autonoe, Aristeo, Erinda.

<- Achille, Tetide

 

ACHILLE

E questa è la vendetta,  

che fai contro Aristeo!

AUTONOE

Cupido, e il fato

scusami Achille, han questo cor placato.

ACHILLE

Così premi spietata

l'amorosa mia fede?

È questa la mercede

che ottiene.

TETIDE

Achille? Achille? Ah non son queste

quelle onorate imprese,

che Proteo a me del tuo valor predisse.

In adorar di due pupille i rai

campion d'un volto, e non guerrier sarai.

ACHILLE

Mia dèa? mia genitrice

a qual fine giungesti a queste arene?

TETIDE

So, che destino acerbo

sotto d'Ilio superbo

minaccia all'ardir tuo mortal periglio,

ond'io pietosa a queste spiagge arrivo

per meco addurti, e preservarti o figlio.

ACHILLE

Io partir devo? ahi lasso!

TETIDE

Vieni Achille, e solca meco

di Nettuno i gorghi ondosi;

che se l'uomo nasce cieco

nel preveder il suo mal

sono i numi Arghi pietosi

in custodia del mortal.

AUTONOE

Vattene Achille, va'.

ACHILLE

Riverente a' tuoi cenni

algosa dea nella tua conca ascendo,

e teco unito il salso regno io fendo.

 

TETIDE

Numi ondosi festeggiate;  

zeffiretti in mar spirate

aure dolci, e fiati lieti

sin che Teti

guida Achille ad altre sponde;

rida il ciel brilli il mar, scherzino l'onde.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Resta la selva irrigata dall'Ebro.

Orfeo
 
Orfeo
<- Orillo

Signor. / Sì tosto amico

Orfeo
Orillo ->

Scelerato Aristeo

(al canto d'Orfeo si muovo alcune piante, e compariscono varie fiere, ed animali ad ascoltarlo)

 
Orfeo
<- Euridice

(a Orfeo compare in sogno Euridice in ombra sopra l'ali di due fantasmi)

Orfeo tu dormi? E ne gl'abissi oscuri

Orfeo
Euridice ->

Ferma Euridice. Oh dio!

Orfeo ->
<- Erinda, Aristeo
Erinda, Aristeo
Cessa omai di lacrimar

Ecco la bella. Amore

Erinda, Aristeo
<- Autonoe

Aristeo? mio crudel! deh se dal core

Erinda, Autonoe
Aristeo ->

Ah ingannator! / Non sai

Autonoe
Erinda ->

Io sprezzata? io schernita?

Autonoe ->
<- Esculapio, Orillo

Ov'è? / Qui lo lasciai.

Esculapio
Orillo ->
Esculapio ->

Antro dove Chirone ammaestra i suoi discepoli.

Chirone, Ercole, Achille, discepoli
 

Troppo diss'io perchè voi troppo opraste

Ercole, Achille, discepoli
Chirone ->
Ercole, Achille, discepoli
<- Orillo, Autonoe

Vieni, vieni signora: eccoti scorta

Achille, Autonoe
Punir quell'indegno
Ercole, discepoli
Achille, Autonoe, Orillo ->

A dio sfere a dio studi

discepoli
Ercole ->
discepoli
<- Chirone, Orillo

Tempo è di studio. Alcide? Achille: e dove

discepoli, Chirone
Orillo ->

Di Cupido l'insegne

Chirone, discepoli ->

Strada oltre la palude Stigia vicina alla bocca dell'Averno.

Pluto, Orfeo
 

Orfeo vincesti. Il canto tuo sonoro

Orfeo
Pluto ->
Orfeo
<- Euridice

Numi che veggio! o caro sposo o caro!

Lungi da Flegetonte

Orfeo, Euridice
<- furie

(Orfeo si volge a mirare Euridice, e le furie incatenano Euridice la riconducono all'inferno)

Ah crudel! che facesti?

Orfeo
Euridice, furie ->

Misero me! che oprai? dunque a un sol guardo

 
Orfeo ->

Spiaggia marittima di Tracia.

Achille, Autonoe
 

Qui tra catene avvinto

Autonoe
Achille ->
Autonoe
<- Aristeo, Erinda

Del mio tradito onore

Autonoe e Aristeo
Mia vita / Mio ardore
Autonoe, Aristeo, Erinda
<- Achille, Tetide

E questa è la vendetta

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undecima Scena duodecima Scena decimaterza Scena decimaquarta Scena decimaquinta Scena decimasesta Scena decimasettima Scena decimaottava Scena ultima
Sala del palagio d'Orfeo illuminata in tempo di notte per le di lui nozze con Euridice. Montuosa con bocca dell'antro di Chirone. Stanza d'Aristeo. Campagna di primavera fiorita con maestoso palazzo in prospettiva. Cortile con logge Sala contigua a due gabinetti l'uno con vari stromenti musicali d'Orfeo. L'altro con la libreria d'Esculapio. Selva irrigata da un ramo dell'Ebro Resta la selva irrigata dall'Ebro. Antro dove Chirone ammaestra i suoi discepoli. Strada oltre la palude Stigia vicina alla bocca dell'Averno. Spiaggia marittima di Tracia.
Atto primo Atto secondo

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