Atto primo

 

Scena prima

Sala del palagio d'Orfeo illuminata in tempo di notte per le di lui nozze con Euridice.
Euridice, Orfeo, Esculapio, coro di Ninfe, di Cavalieri di Tracia, e d'Eunuchi.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Euridice, Orfeo, Esculapio, ninfe, cavalieri di Tracia, eunuchi

 

EURIDICE

Cara, e amabile catena  

che mi stringe al mio tesoro.

Insieme

ORFEO

Cara, e amabile catena

che m'unisce al ben ch'adoro.

 

ORFEO

Imeneo

fausto, e felice!

EURIDICE

Son d'Orfeo.

ORFEO

Io d'Euridice.

EURIDICE

Lieta godo.

ORFEO

Sì bel nodo

radolcisce ogni mia pena.

EURIDICE E ORFEO

Cara, e amabile catena.

 

ORFEO

Brilla il ciel, Tracia esulta, e gode il mondo  

al mio gioir. Solo Esculapio solo

ne' suoi torbidi lumi

lieto il cor non dimostra.

ESCULAPIO

E che presumi?

Ch'io con ciglio sereno

applauda a le tue tede?

ORFEO

Sì.

ESCULAPIO

T'inganni.

Un principio d'affanni,

un ben, ch'a l'uomo è fonte d'aspri mali,

un diletto,ch'ha l'ali,

un piacer lusinghiero,

ch'in superficie tien poca dolcezza

non può infondermi in sen gioia, e allegrezza.

ORFEO

Filosofo severo.

ESCULAPIO

Scusami Orfeo: saggia virtù m'insegna

liberi accenti e se già mai tu credi,

che voci adulatrici

m'escan dal labbro, i sensi tuoi deludi.

ORFEO

Ferma 'l passo: ove vai?

ESCULAPIO

Torno a' miei studi.

So, che nodo sì acerbo

recar non può giorni di riso al core,

né sa donar lungo piacer la sorte:

mentre d'ogni consorte

il primo don con cui la sposa onora

è di perle, che son pianti d'Aurora.

(qui parte)

Esculapio ->

 

ORFEO

Non offuschino, o bella

accenti sì mordaci

il fulgido seren del tuo sembiante;

ch'il ben d'amor a intender poco vale

fisico avvezzo a conversar co'l male.

 

EURIDICE

Mio sole, mio nume  

qual nova fenice

rinasco al tuo lume.

Adoro felice

i rai tuoi cocenti.

Ninfe danzate

festeggiate

a' miei contenti.

 

ninfe, cavalieri di Tracia, eunuchi ->

 

Scena seconda

Erinda, Orfeo, Euridice.

<- Erinda

 

ERINDA

Aita,  

soccorso,

correte.

Signore

perdi Aristeo, dal duol trafitto ei more.

ORFEO

Come? Cieli, che sento!

ERINDA

Da fiero svenimento

d'improviso assalito

par, ch'al suo mal rimedio alcun non giovi.

ORFEO

Esculapio si trovi.

La pietade, e l'affetto

al germano mi chiama. Idolo mio

qui resta il cor.

EURIDICE

Tu parti, o caro? Oh dio!

 

ORFEO

Luci belle non piangete  

presto a voi ritornerò.

Qual farfalla volerò

a quel lume, onde m'ardete.

Luci belle non piangete

presto a voi ritornerò.

 

Orfeo ->

 

Scena terza

Euridice, Erinda.

 

EURIDICE

Da qual duolo improvviso  

vive appresso Aristeo?

ERINDA

Par, che languendo

porti il misero in petto il cor diviso.

 

Notte, e giorno sospirar,  

lacrimar,

chieder mercé,

dimmi tu che male egl'è?

 

EURIDICE

Già mai sentii simil tormento in me.

 

ERINDA

Dir, che s'arde in dolce ardor,

che s'ha 'l cor

lunge da sé;

dimmi tu che male egl'è?

 

EURIDICE

Io non t'intendo a fé.

ERINDA

Molto semplice sei.

EURIDICE

Del duol suo cura n'avran gli dèi.

 

Perché voli a l'idol mio  

ratto il piè, come il pensier,

prestami i vanni o faretrato arcier.

Perché annodi in fede eterna

l'alma sua con questo cor

porgimi i lacci o pargoletto Amor.

 

Euridice ->

 

Scena quarta

Erinda.

 

 

Arde per Euridice  

l'infelice Aristeo:

ma quella non avvezza

a conversar ne l'amorose scole

o non l'intende, o pur capir no'l vuole.

 

S'io potessi ritornar  

su 'l bel fior de gl'anni miei,

senza far alcun penar

contentar tutti vorrei:

va con l'età beltà fugace a volo,

si pente al fin d'aver goduto un solo.

Quando biondo era il mio crin

bella fui, ma semplicetta;

mi piaceva ogni zerbin,

ma facea la ritrosetta;

or, che nel sen accoglierei ciascuno

io prego altrui, ma non m'ascolta alcuno.

 

Erinda ->

 

Scena quinta

Montuosa con bocca dell'antro di Chirone.
Autonoe in abito di zingara.

 Q 

Autonoe

 

Ruscelletti, che sciogliete    

qui d'intorno il piè d'argento

serpeggiando in dolce rio,

le mie lacrime accogliete,

mentre al vostro mormorio

vengo a unir il mio tormento.

Per l'infido Aristeo

lunge dal ciel natio

indovina mi fingo;

ma nel predir altrui sorte opportuna

provo barbara in me la mia fortuna.

Qual spirto dannato

raminga me n' vo

girando

cercando

chi'l cor mi piagò.

Ma de l'idolo mio

per queste vie romite

chi l'albergo m'adita? ove son io?

Antri scoprite ove il crudel s'asconde!

Ah che solo a mie voci Eco risponde!

S

 

Scena sesta

Orillo, Autonoe.

<- Orillo

 

ORILLO

O care selve! o libertà gradita!  

Pastor, ch'è povero

in vil ricovero

non teme insidie,

né desta invidie

nell'alme nobili:

tra cure ignobili

traggo felice una gioconda vita.

O care selve! o libertà gradita!

 

AUTONOE

Fortunato pastor, s'il ciel benigno  

le tue gioie secondi.

ORILLO

Ahimè!

AUTONOE

Che temi?

ORILLO

Quest'abito m'è noto, e non mi quadra.

A le mandre pastori; è qui una ladra.

AUTONOE

Non paventar.

ORILLO

Sta' pur lontana.

AUTONOE

Amico

qual timor ti sovrasta?

ORILLO

So, che zingara sei: questo mi basta.

 

Scena settima

Ercole, Achille escono combattendo contro fiero cignale.
Autonoe, Orillo in disparte stanno ammirando il coraggio dei due giovani eroi.

<- Ercole, Achille

 

ERCOLE E ACHILLE

S'atterri, s'ancida    

con destra severa

la belva, ch'altera

a guerra ci sfida.

S'atterri, s'ancida.

S

 
(qui fugge il cignale ferito dal dardo di Alcide)
 

AUTONOE

Coraggioso valor.  

ORILLO

Colpo d'eroe.

AUTONOE

Quei duo giovani fieri

dimmi chi sono?

ORILLO

L'uno,

che ne la destra armato ferro impugna

di Teti è figlio. L'altro,

l'altro che la fera trafisse

con saetta volante

è il gran germe d'Alcmena, e del Tonante.

 
(osservano Autonoe)
 

ACHILLE

Che bellezza!

ERCOLE

Che vaghezza!

ACHILLE

Che pupille!

ERCOLE

Saldo Achille.

ACHILLE

Mira Alcide

come ride

su quegl'occhi, la vivezza,

che bellezza!

AUTONOE

Invitti semidèi, deh se nel petto

pari al valor la cortesia nutrite

per questo pianto onde le guance aspergo

additatemi dove

sia del tracio cantor l'ignoto albergo.

ACHILLE

Che amoroso sembiante!

ERCOLE

Odi bella vagante

(se non isdegni) ove il tuo piè si porta

noi serviremo al tuo cammin di scorta.

AUTONOE

Tanto non chiedo.

ACHILLE

Io così voglio.

ORILLO

Intendo.

Ercole e Achille in breve

vogliono divenir, e con ragione

discepoli d'Amor, non di Chirone.

ACHILLE

Ma dimmi tu, che nel vestir ti vanti

predir le sorti altrui, sapesti mai,

ch'a i cor recar doveano, e lacci, e pene

quelle del tuo bel crin auree catene?

AUTONOE

Signor tu scherzi. Io ben so dir, che voi

stancar dovrete a immortal fama il volo,

e che da l'Austro al gelido Aquilone

ella dovrà con indorata tromba

eternar l'opre vostre, e i fiati suoi

v'ergeranno a le stelle illustri eroi.

Da le linee, che chiare

vi risplendono in fronte

veggo voi nati a glorïose imprese

per recider co 'l ferro e lauri, e palme.

ACHILLE

E tu nascesti a trionfare de l'alme.

ERCOLE

Andianne ovunque brami

ti scorgeremo.

AUTONOE

Il rifiutar gl'onori

è scortesia: le vostre grazie accetto.

ACHILLE

Che sembianze.

ERCOLE

Che brio!

ACHILLE

Che vago aspetto.

 

AUTONOE

Se la speme non m'inganna  

godrò lieta un dì seren;

la fortuna mia tiranna

al fin placida divien.

Se la speme non m'inganna

godrò lieta un dì seren;

la fortuna mia tiranna

al fin placida divien.

Il suo verde sospirato

darà pace a questo cor;

con ristoro sì bramato

nutro l'anima nel sen.

Se la speme non m'inganna

godrò lieta un dì seren;

la fortuna mia tiranna

al fin placida divien.

 

Autonoe, Ercole, Achille ->

 

Scena ottava

Orillo.

 

 

Oh che zingara astuta!  

Fra i duo giovani forti ella è partita,

i semplici allettando

con racconti di fama, e d'alta gloria,

ma so qual fine avrà sì bella istoria.

 

Una guancia ch'è di rosa  

è l'april d'ogni amator;

bella donna ch'è vezzosa

è la Circe d'ogni cor.

Vago labbro di rubino

è il tesoro d'ogni sen;

serve d'arco al dio bambino

ogni ciglio, ch'è seren.

 

Scena nona

Chirone, Orillo.

<- Chirone

 

CHIRONE

Alcide! Achille Achille!  

Dove mai tratti v'avete

o discepoli sfrenati?

Sempre d'arco,e strali armati

alle fere

più severe

mover guerra voi vorrete?

Ove siete alteri figli?

Incontrar sempre perigli

voi godete a mille, a mille.

Alcide! Achille! Achille.

 

ORILLO

Chirone indarno esclami,  

Ercole, e Achille in vano or qui tu chiami.

CHIRONE

E dove sono!

ORILLO

Incatenati!

CHIRONE

Ahimè!

ORILLO

Da le trecce dorate

di scaltra e bella egizia, in suo trofeo

quella seco li ha tratti

alle mura d'Orfeo.

CHIRONE

Da femminil bellezza

vinto Achille, ed Alcide! Ah non son questi

di Chirone i precetti.

ORILLO

Deh scusali signor. Son giovanetti.

CHIRONE

È gioventude un'esca,

ch'a ogni piccol favilla

del focile d'amor tosto s'accende;

fulmina l'alme una beltà, che splende.

Ma qual sentiero, dimmi

calca il lor piede?

ORILLO

Il più vicin, che vedi.

CHIRONE

Scortami tu.

ORILLO

Teco verrò: ma sappi

ch'ho sol due piante, e ch'hai tu quattro piedi.

 

CHIRONE

Non vo', che Tetide  

di me querelisi,

né Alcmena dolgasi,

ch'io troppo incauto

trascuri assistere

a la custodia

de' figli amabili;

non vo', che labili

né lacci inciampino

del dio Cupidine,

né ch'essi avampino

di rea libidine.

 

ORILLO

T'inganni a fè, se credi  

con le tue rigidezze

che i duo giovani scaltri

non vogliano (e anco in breve)

amar vaga beltà come fan gl'altri.

 

CHIRONE

Chi ama non gode  

un'ora di pace.

L'augello, che rode

Prometeo nel core

non è quanto amore

spietato, e vorace.

È folle chi segue

l'arciero bendato.

Alletta, ma inganna

con falsi diletti,

e stilla ne' petti

piacere fugace.

È folle chi segue

l'arciero bendato.

Alletta, ma inganna.

 

Chirone, Orillo ->

 

Scena decima

Stanza d'Aristeo.
Erinda, Aristeo.

 Q 

Erinda, Aristeo

 

ERINDA

Riedi riedi al riposo  

figlio non ti stancar:

se brami risanar

il duolo tuo penoso,

figlio non ti stancar,

riedi, riedi al riposo.

 

ARISTEO

Sofferenza mio core,

vuol Cupido così.

Chi spergiuro tradì

prova l'ire d'amore.

Sofferenza mio core,

vuol Cupido così.

Son dovuti flagelli

ad un petto infedel.

Alma cruda di gel

merta pena d'ardore.

Sofferenza mio core.

 

 

Scusa Autonoe la fiamma  

che nel mio sen per Euridice ascondo;

un raggio sol di que' bei lumi ardenti

qual portò a l'Asia una beltà rapita

recar potrebbe un nuovo incendio al mondo.

ERINDA

Signor a visitarti

giunge Esculapio.

ARISTEO

Venga.

S'avedrà, che non giova

per risanar d'amor le piage acerbe

o fisico valor, o virtù d'erbe.

 

Scena undecima

Esculapio, Aristeo, Erinda.

<- Esculapio

 

ESCULAPIO

Aristeo, che t'affligge?  

ARISTEO

Un male intenso

ch'or in foco, or in gelo

fa cangiarmi ogni senso.

ESCULAPIO

Porgimi il braccio.

ARISTEO

Ah che del polso al moto

tu t'inganni, se credi

poter scoprir il mio tormento interno:

le Furie ho in petto, e porto un vivo inferno.

Ardo.

ESCULAPIO

Non più: t'intendo,

a le tue voci il male tuo comprendo.

 

Amor spietato arciere  

nel core ti ferì.

Per risanar la piaga

convienti di godere

il bel, che t'invaghì.

Amor spietato arciere

nel core ti ferì.

Quest'è la medicina,

ch'ad ogni amante io do.

Per ammorzar l'ardore

è d'uopo aver vicina

la bella, ch'infiammò.

Quest'è la medicina,

ch'ad ogni amante io do.

(qui Esculapio parte)

Esculapio ->

 

ERINDA

Consolati Aristeo: vien Euridice.  

 

ARISTEO

Alma mia che farai,  

or, che lassa vedrai

la soave cagion de' tuoi tormenti?

Svelerai le tue fiamme, o tacerai?

Alma mia, che farai?

 

ERINDA

Io partirò: fa' core, a lei discopri  

l'interna tua ferita;

va' con l'ardir felice sorte unita.

 

Amante non è,  

chi chieder non sa.

Pregata beltà

non niega mercé.

Chi chieder non sa

amante non è.

 

Erinda ->

 

Scena duodecima

Euridice, Aristeo.

<- Euridice

 

EURIDICE

Riverito signor qual duol t'opprime?  

ARISTEO

Un labbro, un occhio, e un crine

congiurati a' miei danni

sono i fieri tiranni,

che co'l viso, co'l guardo, e con catene

danno a l'anima mia tormenti, e pene.

EURIDICE

Dunque l'autor de le tue doglie è Amore?

ARISTEO

Quel nume, ch'è bambino

in petto mi destò foco gigante;

ardo: ma basta dir, ch'io vivo amante.

EURIDICE

Né puoi temprar questa tua fiamma?

ARISTEO

Il core

non prova altro ristoro,

che vagheggiar ogn'ora

sotto quella cortina

l'effigie di colei, che m'innamora.

EURIDICE

Lice vederla?

ARISTEO

E perché no? Vedrai

celeste idea, ne' cui begl'occhi ha il sole

divisi i suoi splendori,

e su le guance ha sparsi l'alba i fiori.

Scopri il ritratto.

 
(qui Euridice sorta in piedi leva la cortina pensando veder qualche vaga pittura; ma vede se stessa in un lucido specchio)
 

ARISTEO

Ti conturbi?

EURIDICE

(Intendo

i sensi d'Aristeo:

ma saggia nell'udirlo

fingerò non capirlo.)

ARISTEO

Deh contempla Euridice, osserva, o vaga

l'effigie di colei, ch'il sen m'impiaga.

EURIDICE

Meco scherzi signore:

quest'è uno specchio, e non ritratto.

ARISTEO

Eh mira,

se vuoi veder per chi 'l mio cor sospira.

EURIDICE

Lascia d'amar, se sospirar non vuoi.

ARISTEO

Complici del mio ardor son gli occhi tuoi.

Bella t'adoro.

 

Scena tredicesima

Orfeo, che sopraggiunge improviso, e si ferma in disparte, Aristeo, Euridice.

<- Orfeo

 

ORFEO

Cieli, ch'ascolto!  

ARISTEO

M'arde il tuo volto,

sol per te moro,

bella t'adoro.

EURIDICE

Vivi, ch'io parto.

ARISTEO

Ferma.

EURIDICE

Che tenti?

Lasciami.

ARISTEO

Non sdegnar almen d'udirmi.

ORFEO

Scelerato german! Voglio scoprirmi.

Aristeo?

EURIDICE

Godi, o cor.

ARISTEO

Molesto arrivo.

ORFEO

Come ti senti?

ARISTEO

In mezzo al foco io vivo.

ORFEO

Sei pirausta? fenice! o salamandra!

ARISTEO

Son un mostro d'ardori:

una furia son io: fiamme, e ceraste

de l'inferno d'amor raccolte ho in seno.

Ogn'alito, ch'io spiro

è letale veleno;

e crederei

co' fiati miei

s'io più qui stassi

infettar l'aure e avvelenar i sassi.

(qui parte furioso)

Aristeo ->

 

ORFEO

Da delirio amoroso  

agitato è Aristeo, ben lo comprendo.

Euridice saprà da qual bel crine

incatenato il di lui cor si trova.

EURIDICE

Io? Nulla so. Finger così mi giova.

ORFEO

Né penetrar potesti

l'idol, ch'adora?

EURIDICE

Ignota

m'è la cagion del suo amoroso foco.

ORFEO

Parti mio ben. Deh cangia stanze, e loco.

EURIDICE

Orfeo, ben'io m'avveggio,

che gelosia crudele

volò a pungerti il cor. Ti son fedele.

 

S'io t'amo cor mio    

amore lo sa.

Quel dio pargoletto,

che spesso al tuo petto

stringendo mi va.

S'io t'amo cor mio

amore lo sa.

Non esser geloso

amato mio ben,

la fè, che giurai

a' vaghi tuoi rai

non manca nel sen.

Non esser geloso

amato mio ben.

S

 

Euridice ->

 

Scena decimaquarta

Orfeo.

 

 

Chi geloso non è non vive amante.  

So, che fido, e costante

è il mio vago tesoro

ma geloso son io perché l'adoro.

 

Cerco pace, e mi fa guerra    

gelosia co'l dio d'amor.

Cinto l'un d'acceso telo

porta il foco, e l'altra il gelo

per far breccia in questo cor.

Cerco pace, e mi fa guerra

gelosia co'l dio d'amor.

La bellezza a far rapine

sino a Giove anco insegnò.

Non han freno accese voglie,

e più bella, ch'è la moglie

il sospetto anco è maggior.

Cerco pace, e mi fa guerra

gelosia co'l dio d'amor.

S

Sfondo schermo () ()

 

Orfeo ->

 

Scena decimaquinta

Campagna di primavera fiorita con maestoso palagio in prospettiva.
Autonoe, Ercole, Achille.

 Q 

Autonoe, Ercole, Achille

 

AUTONOE

Fu questo il fin della mia fè tradita:  

del mio schernito amore

il perfido Aristeo fu il traditore.

Qual io mi sia saper a voi non caglia,

solo dirò, che sebben fato averso

di me si prende gioco, e si trastulla,

ebbi illustre il natal, nobil la culla.

ERCOLE

Quel nobile palagio

che torreggiar superbo

là poco lunge all'erbe in sen tu vedi

è d'Aristeo l'albergo.

Farò, che l'inumano

a tue piante prostrato

con anima pentita

resti trofeo di tua beltà tradita.

ACHILLE

Che pentimento! Alcide

grave offesa ricerca alta vendetta,

cadrà Aristeo per questa man trafitto,

e vedrà chi al suo petto

nel piagarlo vibrò colpo più fiero

o la destra d'Achille, o 'l nudo arciero.

AUTONOE

Tal barbarie non chiedo.

Viva Aristeo: de' miei traditi affetti

serbo ancora nel sen dolci faville.

ERCOLE

Scusa, o bella i suoi detti;

parlò come rival, non come Achille.

ACHILLE

Ti tradì?

AUTONOE

Mi schernì.

Fu il crudel Proteo di fé.

ACHILLE

Pera dunque l'infido: e se spergiuro

offese tua beltà

provi l'ira d'Achille: ei morirà.

 

Achille ->

 

Scena decimasesta

Autonoe, Ercole.

 

AUTONOE

Seguilo Alcide, arresta  

gl'impeti suoi. Deh la tua forte destra

sia scudo (io così bramo)

al mio crudel, che se ben crudo io l'amo.

ERCOLE

Io d'Achille a lo sdegno

remora diverrò; farò, che torni

l'infido amante al tuo bel seno a unirsi,

e sia gloria d'Alcide

bella donna servir senza invaghirsi.

AUTONOE

Vanne: t'arrida il ciel. Io là t'aspetto.

 

Autonoe ->

ERCOLE

Bellezza, che strugge  

baleno è, che fugge.

Sua pompa è di vetro,

e culla, e ferétro:

un fiato le dà:

e stolto chi pena per frale beltà.

 

Ercole ->

 

Scena decimasettima

Euridice, Erinda, coro di Ninfe.

<- Euridice, Erinda, ninfe

 

EURIDICE, ERINDA E CORO

Vaghi fiori  

ameni prati

verde pompa

d'odorosa primavera,

freddo Borea co' suoi fiati

mai non soffi in voi procelle:

ma serene in ciel le stelle

vi risplendano, e cada

ad animarvi il sen dolce rugiada.

 

Scena decimaottava

Autonoe, Euridice, Erinda, Ninfe.

<- Autonoe

 

AUTONOE

Qual improviso lampo  

di fulgide bellezze

tra questi fior le mie pupille abbaglia!

ERINDA

Questo campo fiorito

ninfe vezzose a' vostri scherzi arride.

A la bell'ombra amena

di quel platano spira aura felice:

o che dolce posar ivi Euridice.

AUTONOE

Euridice è colei!

Opportuna a mie brame

qui la trasser gli dèi.

ERINDA

Mira signora, osserva

qual zingara gentile a te s'appressa.

AUTONOE

Bella, se in petto hai brama

di sentir a predirti

gli eventi, e buoni, e rei, ch'in su la rota

per te deve girar Fortuna stolta,

stendi la destra, e i miei presagi ascolta.

EURIDICE

Che maestà sublime

splende in volto a costei! già, che ti vanti

esser de' casi altrui dotta presaga

d'udir in questo loco

le sorti mie da l'arte tua son vaga.

AUTONOE

Dei sette monti eretti

su la tua destra, ove degl'astri impresse

più d'un influsso il ciel, parlar non voglio:

né dirò quante, e quali

le linee principali

sian d'ogni mano: questa sol t'adito,

che dal minuto dito

verso il monte del sol lunga s'estende.

Questa, o bella ti rende

cara, e amabile a ogn'uno, e ben conosco

al vago tuo sembiante

che sospira per te più d'un amante.

EURIDICE

È ver; ma nel mio petto

un solo ha loco infra costanti ardori.

ERINDA

E il povero Aristeo starà di fuori.

AUTONOE

La vital, ch'intercisa

da più solchi è divisa

vita breve minaccia; e questo segno,

ch'il pollice riguarda è indizio espresso

di funesto successo,

che sovrasta al tuo bello.

Scusa il mio dir: con libertà favello.

EURIDICE

Segui: non mi sgomento.

ERINDA

O se le scopre,

ch'io servo di mezana ad Aristeo

spedita son, mi dà la morte Orfeo.

AUTONOE

In più remota parte

arcani più profondi

che potrian consolar forse il tuo petto

rivelarti prometto

bellissima Euridice

se una dama infelice

di sovvenir non sdegni.

EURIDICE

Ov'è costei?

AUTONOE

La scorgeranno a te gli ossequi miei.

EURIDICE

Ne la reggia t'attendo.

AUTONOE

A te m'inchino

ivi spiegherò meglio il tuo destino.

 
(è condotta da la vecchia a presagir le lor sorti alle ninfe)
 

EURIDICE

Non so dir chi vincerà;  

la costanza del mio core,

o 'l destin col suo rigore

benché s'armi d'empietà.

Al suo stral resisterò

chiudo in petto un cor sì forte

ch'al colpir di cieca sorte

atterrato non cadrà.

Non so dir chi vincerà:

la costanza del mio core,

o 'l destin col suo rigore

benché s'armi d'empietà.

 

Euridice ->

 

Scena decimanona

Aristeo, Achille, Autonoe, Erinda, Ninfe.

<- Aristeo, Achille

 

ARISTEO

Che rotta fé? che egizia? che promesse  

sogni o giovane insano?

ACHILLE

Sì, che sei

un empio, un traditor.

AUTONOE

Che miro, o dèi!

ARISTEO

Io traditor? Tu menti.

ACHILLE

A le tue voci ardite

se Achille io son risponderò col ferro.

AUTONOE

Ferma signor, non toglier tu a l'iniquo

il fulmine del ciel, che gli sovrasta.

Tempra il furor.

ACHILLE

Ti cedo l'alma, e l'asta.

AUTONOE

Parto; ma ne la reggia

iniquo traditore

a tuo mal pro ne gli occhi

m'avrai crudel, se tu non m'hai nel core.

ACHILLE

Vivi ingrato, ma rendi

grazie umili a quel volto,

che ti diè vita, e con magia d'amore

mi legò 'l braccio, e a l'ira mia t'ha tolto.

 

Achille, Autonoe, Erinda, ninfe ->

 

Scena ventesima

Aristeo.

 

 

Numi, ciel che portenti  

videro queste luci? Achille il forte

è quel giovane audace

ch'a me col ferro minacciò la morte!

Chi è colei che mi parlò?

E veloce, qual baleno

a miei lumi s'involò?

In quell'egizio aspetto

vidi Autonoe scolpita a mio dispetto.

Ma dove (oh dio) trascorri

stupida vaneggiando alma infelice?

Torno a te col pensier bella Euridice:

benché sospiri, ahi lasso!

per un'alma di gelo, e un cor di sasso.

 

Son amante, ma sfortunato,    

di goder non ho speranza,

son Anteo ne la sembianza,

più, che sorgo in sperar son più atterrato.

Son amante, ma sfortunato.

Servo, e peno, ma senza frutto,

amo un idolo di sasso,

stanco invan le luci, e 'l passo

nel mirar, nel seguir chi m'ha piagato.

Son amante, ma sfortunato.

S

 

Aristeo ->

 

Scena ventesimaprima

Erinda, Ninfe.

<- Erinda, ninfe

 

ERINDA

Lieta amiche respiro: a fé credei  

che quel giovane fiero

uccidesse Aristeo, ma la sua sorte

s'è fatta egizia, e l'ha involato a morte.

 

Belle ninfe non vi turbate,  

non lasciate

di scherzar.

Preparatevi a formar

lieto ballo in grembo a' fiori:

a la danza ninfe, e pastori.

 

Erinda ->

<- pastori

Segue il ballo di Pastori con le Ninfe.
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Sala del palagio d'Orfeo illuminata in tempo di notte per le di lui nozze con Euridice.

Euridice, Orfeo, Esculapio, ninfe, cavalieri di Tracia, eunuchi
 
Euridice, Orfeo
Cara, e amabile catena

Brilla il ciel, Tracia esulta, e gode il mondo

Euridice, Orfeo, ninfe, cavalieri di Tracia, eunuchi
Esculapio ->

Euridice, Orfeo
ninfe, cavalieri di Tracia, eunuchi ->
Euridice, Orfeo
<- Erinda

Aita, soccorso, correte

Euridice, Erinda
Orfeo ->

Da qual duolo improvviso

 

Erinda
Euridice ->

Arde per Euridice

Erinda ->

Montuosa con bocca dell'antro di Chirone.

Autonoe
 

(Autonoe in abito di zingara)

Autonoe
<- Orillo

Fortunato pastor, s'il ciel benigno

Autonoe, Orillo
<- Ercole, Achille

(Ercole e Achille combattendo contro un cinghiale)

Ercole, Achille
S'atterri, s'ancida

(il cinghiale fugge ferito da Alcide)

Coraggioso valor / Colpo d'eroe.

Orillo
Autonoe, Ercole, Achille ->

Oh che zingara astuta!

Orillo
<- Chirone

Chirone indarno esclami

T'inganni a fè, se credi

Chirone, Orillo ->

Stanza d'Aristeo.

Erinda, Aristeo
 
Erinda, Aristeo
Riedi riedi al riposo

Scusa Autonoe la fiamma

Erinda, Aristeo
<- Esculapio

Aristeo, che t'affligge? / Un male intenso

Erinda, Aristeo
Esculapio ->

Consolati Aristeo: vien Euridice

Io partirò: fa' core, a lei discopri

Aristeo
Erinda ->
Aristeo
<- Euridice

Riverito signor qual duol t'opprime?

Aristeo, Euridice
<- Orfeo

Cieli, ch'ascolto!

Euridice, Orfeo
Aristeo ->

Da delirio amoroso

Orfeo
Euridice ->

Chi geloso non è non vive amante

Orfeo ->

Campagna di primavera fiorita con maestoso palazzo in prospettiva.

Autonoe, Ercole, Achille
 

Fu questo il fin della mia fè tradita

Autonoe, Ercole
Achille ->

Seguilo Alcide, arresta

Ercole
Autonoe ->
Ercole ->
<- Euridice, Erinda, ninfe
Euridice, Erinda e Coro
Vaghi fiori / ameni prati
Euridice, Erinda, ninfe
<- Autonoe

Qual improviso lampo

Erinda, ninfe, Autonoe
Euridice ->
Erinda, ninfe, Autonoe
<- Aristeo, Achille

Che rotta fè? che egizia? che promesse

Aristeo
Achille, Autonoe, Erinda, ninfe ->

Numi, ciel che portenti

Aristeo ->
<- Erinda, ninfe

Lieta amiche respiro: a fé credei

ninfe
Erinda ->
ninfe
<- pastori

(ballo di pastori con le ninfe)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undecima Scena duodecima Scena tredicesima Scena decimaquarta Scena decimaquinta Scena decimasesta Scena decimasettima Scena decimaottava Scena decimanona Scena ventesima Scena ventesimaprima
Sala del palagio d'Orfeo illuminata in tempo di notte per le di lui nozze con Euridice. Montuosa con bocca dell'antro di Chirone. Stanza d'Aristeo. Campagna di primavera fiorita con maestoso palazzo in prospettiva. Cortile con logge Sala contigua a due gabinetti l'uno con vari stromenti musicali d'Orfeo. L'altro con la libreria d'Esculapio. Selva irrigata da un ramo dell'Ebro Resta la selva irrigata dall'Ebro. Antro dove Chirone ammaestra i suoi discepoli. Strada oltre la palude Stigia vicina alla bocca dell'Averno. Spiaggia marittima di Tracia.
Atto secondo Atto terzo

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