Atto secondo

 

Scena prima

Cortile con logge.
Orfeo.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Orfeo

 

Sei morto al contento,  

e vivo al dolore

o misero core.

Gelosi pensieri,

che l'alma turbate

da me v'involate,

o siate men fieri

nel darmi tormento.

O misero core

gelosi pensieri,

che l'alma turbate

da me v'involate.

 

Scena seconda

Esculapio, Orfeo.

<- Esculapio

 

ESCULAPIO

Anco Orfeo si querela?  

Che t'affligge? Rispondi?

ORFEO

Oh dio col canto

movo le piante, e fermo il corso ai fiumi,

ma non poss'io su questi afflitti lumi

tragger la gioia, ed arrestar il pianto.

ESCULAPIO

E che t'induce a lacrimar?

ORFEO

Un'ombra

di sospetto mal nato, un ghiaccio, un fiele,

ch'amareggia il mio cor, né so che sia;

chi l'appella timor, chi gelosia.

ESCULAPIO

Non te 'l diss'io, ch'è d'Imeneo la face

fiamma infernal, che strugge a i cor la pace?

 

ORFEO

Pluto a l'alme col suo ardor  

tante pene dar non sa,

tante rose april non ha,

quante spine io porto al cor.

Non mai Giove in ciel seren

tante stelle splender fé,

tante arene al mar non diè

quanti cruci io provo in sen.

 

Orfeo ->

 

Scena terza

Esculapio.

 

 

Misero Orfeo! sono i sospiri, e i pianti  

alimento d'un cor, che s'innamora;

cieco amator non vive in pace un'ora.

 

Lunghe gioie non speri godere  

core acceso di vaga beltà;

porta l'ali l'umano piacere,

e in petto a gli amanti far nido non sa.

Cieco infido, ch'alletta, e tradisce

folli amanti è 'l nume d'amor;

come lampo la gioia sparisce

e in seno al diletto fiorisce il dolor.

 

Scena quarta

Erinda, Esculapio.

<- Erinda

 

ERINDA

Esculapio.  

ESCULAPIO

Che brami?

ERINDA

Duo giovani bizzarri

chiedon di te.

ESCULAPIO

Questi chi sono?

ERINDA

L'uno,

che mi sembra il più scaltro

disse appellarsi Achille, e Alcide è l'altro.

ESCULAPIO

Amici così cari

giunti su questo suolo?

Con piè veloce ad incontrarli io volo.

 

Esculapio ->

ERINDA

Ma qual demone irsuto  

seguito da un pastor qui volge il piede?

Come ha il petto lanoso, ispido il viso!

È Chirone il centauro, or lo raviso.

 

Scena quinta

Orillo, Chirone, Erinda

<- Chirone, Orillo

 

ORILLO

Signor con troppa fretta  

il tuo piede galoppa;

a fè, che se più lungo

era il viaggio io ti saltavo in groppa.

CHIRONE

De i giovani sfrenati

qui avviso avrò.

ORILLO

Richiedasi a costei.

ERINDA

Quanto vago rassembra

quel gentil pastorello a gl'occhi miei.

Quell'aspetto amoroso il cor m'ancide.

ORILLO

Amica avresti a caso

qui d'intorno veduti Achille, e Alcide?

ERINDA

A questi alberghi appunto

son poc'anzi arrivati.

CHIRONE

Godo averli trovati.

ORILLO

Or concedi al tuo sdegno e tregua, e pace.

ERINDA

Più che miro quel volto ei più mi piace.

CHIRONE

Su queste soglie irato

a rintracciarli il passo omai rivolgo:

ben saprò s'io gli colgo

ammorzargli nel sen l'ardor mal nato.

 

S'un bel volto  

ha le catene,

s'ogni amante vive in pene;

ben è stolto

chi fra i lacci di beltà

perde al cor la libertà.

Rio tiranno

è 'l cieco Amore,

ch'impiagar gode ogni core;

dolce inganno

de le luci è la beltà,

molte gioie, e pene dà.

 

Chirone ->

 

Scena sesta

Erinda, Orillo.

 

ERINDA

Fermati: dove parti  

vago pastor?

ORILLO

Che brami?

ERINDA

Sdegni forse, ch'Erinda a sé ti chiami?

ORILLO

Che ascolto! Erinda è questa

d'Aristeo la nutrice?

Ricca di gemme, e d'oro

so, ch'in corte è costei:

vo' lusingarla; forse

potria felicitar i giorni miei.

ERINDA

Che mormori tra te? dillo o vezzoso.

ORILLO

Fra quelle rughe incolte

bellezze estinte ammiro in te sepolte.

 

ERINDA

Se ben passati ho gl'anni  

de la mia verde età

non provo al core affanni:

chi bella fu non perde mai beltà.

Giovanetta acquistai, canuta io dono,

già cento amai, d'un solo or paga io sono.

 

ORILLO

Io t'amerei, ma.  

ERINDA

Che?

ORILLO

Povero d'oro son, ricco di fé.

ERINDA

Questa mi basta: prendi

questo dell'amor mio picciolo segno.

ORILLO

Amica io resto avvinto

da la tua cortesia:

con questo anello formi

amorosa catena all'alma mia.

ERINDA

M'è la sembianza tua molto gradita:

amami.

ORILLO
(a parte)

Il cor ti dono, o rimbambita!

Ma scusami, s'io parto:

devo altrove condurmi.

ERINDA

Quando a me tornerai?

ORILLO

Presto mio foco.

ERINDA

Addio mio bene.

Insieme

ORILLO

Addio mia gioia.

 

ORILLO

A fè va ben il gioco.

 
(accenna Orillo la gioia avuta in dono dalla vecchia, e parte beffeggiandola)

Orillo ->

 

Scena settima

Erinda.

 

Non ho core  

per mirar

vago volto,

e non l'amar.

Bench'io porti il crin d'argento

stringo in mano aureo talento,

che 'l diletto può comprar.

Non ho core

per mirar

vago volto,

e non l'amar.

Chi fu amante

in fresca età

senza vago

star non sa.

È d'amor lo stral gradito,

e quel cor, che vien ferito

par, che goda in sospirar.

Non ho core

per mirar

vago volto,

e non l'amar.

 

Erinda ->

 

Scena ottava

Euridice, Autonoe.

<- Euridice, Autonoe

 

EURIDICE

Nobil prole di Cadmo appieno intesi  

l'amorosa tua fiamma. Or proverai

che può Euridice in radolcirti i guai.

 

AUTONOE

Per te non mai s'aggirino  

gl'astri in cielo molesti,

né con influssi infesti

unqua a turbar i tuoi contenti aspirino.

EURIDICE

Non ti perder di speranza.

S'ha di marmo il cor, che chiude

la bellezza, che ti sprezza.

È virtude,

in amor salda costanza.

Non ti perder di speranza.

 

EURIDICE

Ma qui giunger io veggo  

l'empio Aristeo. Vanne in disparte, lascia

ch'io favelli al crudel.

AUTONOE

Mercurio porga

al tuo labbro facondo alta virtute:

sta ne la lingua tua la mia salute.

 

Scena nona

Aristeo, Euridice. Autonoe in disparte. Orfeo, che sopraggiunge.

<- Aristeo

 

ARISTEO

Ecco il sol, che m'innamora.  

O cara vaghezza,

o vaga bellezza,

che l'anima adora.

 

EURIDICE

Accostati Aristeo.  

ARISTEO

Ti servo o bella.

Che fortuna?

 
(qui sopraggiunge Orfeo)

<- Orfeo

 

ORFEO

Euridice  

sola con Aristeo? Ciel che favella?

(si ritira in disparte ad ascoltarla)

EURIDICE

Dimmi, dove apprendesti

ad accenderti o crudo, e a spegner poi

bambina in fasce del tuo amor la fiamma?

ARISTEO

Spento il mio ardor? ah più che mai m'infiamma.

EURIDICE

Eppur so, che tu amasti, e or più non ami.

ORFEO

E questa, o iniqua, fedeltà tu chiami?

ARISTEO

Io più non amo? Anzi gia mai nel core

com'or sentii d'amor le fiamme ardenti.

AUTONOE

Ah infedele tu menti.

EURIDICE

Dunque s'è ver, che avampi

godrai veder degl'occhi amati i lampi.

ARISTEO

Ardo, peno, e sospiro,

ma pur gioisco all'or quando gli miro.

EURIDICE

E se chi t'ama al seno tuo venisse

volontaria ad offrirsi, e che faresti?

ORFEO

Empia che ascolto!

ARISTEO

Innalzerei divoto

templi alla sorte, e voti al dio di Gnido.

EURIDICE

Chi t'adora è vicina.

 
(Orfeo reso impaziente a queste voci si scopre, e sdegnato passa innanzi Euridice minacciandola)
 

ORFEO

Vidi, e intesi abbastanza o core infido.

 
(a la comparsa d'Orfeo Aristeo si ritira, ed Euridice confusa chiama l'amato sposo, che parte adirato)

Orfeo ->

 

EURIDICE

Orfeo, mio ben, idolo mio, consorte.  

ARISTEO

Cupido traditor!

AUTONOE
(in disparte)

Perfida sorte!

 

EURIDICE

Belle chiome, ch'il cor mi stringete  

deh sciogliete

per pietade i duri lacci

tanto almeno, ch'io discacci

quel dolor, ch'in sen mi sta.

Son prigioniera,

e già dispera

l'alma uscir di servitù:

sì piangerò,

e soffrirò,

più costante di me alcun non fu.

Care luci, ch'il cor mi piagate

deh cessate

e lasciate di ferire,

che non posso più soffrire

così fiera crudeltà

già catenata

e imprigionata

e non vedo in voi pietà:

sì penerò,

e morirò

se contenta sarà vostra beltà.

 

Euridice, Autonoe ->

 

Scena decima

Aristeo.

 

 

Remora a mie dolcezze  

qui giunse Orfeo; ma più propizia sorte

spera incontrar questo mio sen ferito;

non sempre o cor tu resterai schernito.

 

Tu mi tradisti Amor;  

mi mostrasti a cielo aperto

delle gioie il bel sereno,

ma quel lume m'ingannò.

La tua luce fu un baleno,

che in cometa si cangiò

per dar morte a questo cor.

Tu mi tradisti Amor.

 

Scena undecima

Autonoe, Aristeo.

<- Autonoe

 

AUTONOE

Ferma, arresta le piante  

empio machinator di frodi accorte,

sacrilego, incostante,

perfido autor de' miei spietati affanni,

disleale amator, mostro d'inganni.

ARISTEO

E chi sei tu, che con sì audaci accenti,

e con l'aspetto or vieni

ad accrescermi in petto aspri tormenti?

Qual furia di'? da le tartaree soglie

qua ti condusse a radoppiarmi al core

l'alta cagion delle mie acerbe doglie?

AUTONOE

Chi son? perfido fingi?

Non ravisi colei, ch'un tempo in Tebe

adorasti, e tradisti?

Quel volto, cui spergiuro

il più bel fior dell'onor suo rapisti?

Chi son? non riconosci

Autonoe l'infelice?

Colei, che abbandonasti

per seguir Euridice?

ARISTEO

Tu Autonoe?

AUTONOE

Sì.

ARISTEO

Mi movi a riso.

AUTONOE

Ah iniquo!

ARISTEO

Finger convien. Tu di colui sei figlia

che cinge in Tebe aureo diadema al crine?

AUTONOE

E ciò mi chiedi!

ARISTEO

Ah zingara mendace!

In guisa tal non vanno sole erranti

le prencipesse amanti;

torna a quel ciel, che sotto zona ardente

ti riscaldò la culla. Parti, riedi

a la capanna, al bosco

bugiarda egizia, va': non ti conosco.

 

Aristeo ->

 

Scena duodecima

Autonoe.

 

 

È questa la mercede  

spietato amor, che doni a un cor fedele?

Folle è ben chi ti segue arcier crudele,

io non so, che sperar più.

 

È tradita la mia fè,  

e gradita più non è

la mia fida servitù.

Io non so, che sperar più.

Infelice è questo cor,

che in amor sorte non ha,

né spezzar i nodi sa

di sua dura schiavitù.

Io non so, che sperar più.

 

Autonoe ->

 

Scena decimaterza

Sala contigua a due gabinetti l'uno con vari stromenti musicali d'Orfeo. L'altro con la libreria d'Esculapio.
Esculapio, Ercole, Achille.

 Q 

Esculapio, Ercole, Achille

 

ESCULAPIO

Io vi stringo amici al petto.  

ACHILLE E ERCOLE

Noi con l'alma t'abbracciamo.

ESCULAPIO

Qui Minerva ha 'l suo ricetto.

ACHILLE E ERCOLE

Ivi Apol posar vediamo.

ESCULAPIO

Ditemi o germi illustri? Ed a quai studi

in età sì fiorita

inoltrati vi siete?

ACHILLE

Io di quel nume,

che suol temprar a suon di lira i carmi

studio le note, e canto imprese, ed armi.

ESCULAPIO

E tu Alcide?

ERCOLE

Gl'arcani,

che con cifre di stelle il fato orrendo

stampa nel cielo a dispiegar apprendo.

ESCULAPIO

Eruditi sudori! Io ben son vago

d'udir al suon d'armoniose corde

come il suo canto il forte Achille accorde.

ACHILLE

A le tue brame ubbidiente io servo.

ERCOLE

Io d'Opi intanto il vasto seno osservo.

 
Ercole entra nel gabinetto della libreria, e si ferma a contemplar sopra un mappamondo il giro immenso della terra; Achille s'accosta verso la parte degli strumenti musicali ad un arpicordo, e suonando canta.
 

ACHILLE

Cupido fra le piante  

al varco m'aspettò;

col crin d'un bel sembiante

mi prese, e mi legò;

e da chioma, ch'è bionda apprese amore

con sferze d'ambra a flagellarmi il core.

Avinta in aurei stami

contenta l'alma sta,

e da sì bei legami

di sciogliersi non sa;

la bellezza cui diedi il core in dono

i lacci porta, e il prigioniero io sono.

 

ESCULAPIO

Di tua canora voce  

soave è il suon; ma con sì ardente affetto

canti d'amor, ch'io del tuo cor sospetto.

ACHILLE

(So che spirano foco i fiati miei,

bella egizia ove sei?)

ESCULAPIO

Ma tu co i lumi in questo globo affissi

Ercole, che contempli?

ERCOLE

Intento ammiro

dell'antica Cibele

le quattro parti, e di quest'orbe il giro.

Ma dimmi? E non è questa

l'Africa adusta?

ESCULAPIO

Sì, d'orridi mostri

fecondo ha 'l sen quell'arenosa terra.

ERCOLE

Saprà Alcide atterrarli in aspra guerra.

Che compassi? che sfere?

Quelle brame guerriere

celar non so, che nel mio sen nascondo.

Purgar di mostri il mondo

vedrassi Alcide, e con stupor eterno

sbranar leoni, e spopolar l'inferno.

ESCULAPIO

Del tuo cor l'alta audacia

fa a ciascuno palese

quante déi tu produr sublimi imprese.

 

Scena decimaquarta

Euridice seguita da Orfeo col ferro alla mano, Ercole, Achille, Esculapio.

<- Euridice, Orfeo

 

EURIDICE

Aita.  

 
(Ercole ferma Orfeo per un braccio)
 

ERCOLE

Orfeo t'arresta.

ORFEO

Sin colà ne gli abissi

ti seguirò.

ERCOLE

Qual furia

contro Euridice a incrudelir t'irrita?

 

ORFEO

Un giusto sdegno...  

EURIDICE

Un van pensier...

ORFEO

...mi rende

con ragion

fiero, e inclemente.

Insieme

EURIDICE

...lo rende

a torto

fiero, e inclemente.

 

ORFEO

Mi tradì ne l'onor.

EURIDICE

Son innocente.

 

ORFEO

Dirai tu, che non t'ama  

il lascivo Aristeo?

EURIDICE

Mi segue, è vero:

ma 'l timor menzognero,

che t'alberga nel sen t'ha 'l cor deluso;

fida ti son, il tuo sospetto accuso.

ORFEO

Negherai, che d'amori

non favellasti seco?

EURIDICE

Cent'occhi ha gelosia, ma tu sei cieco.

ORFEO

Fuggimi pur: del mio tradito onore

farò ben io crude vendette amare.

(parte)

Orfeo ->

 

ESCULAPIO

Deh meco vieni, e in tanto

cerca de' scorni tuoi prove più chiare.

ERCOLE

Mira come sdegnoso

parte da queste soglie, e furibondo

con disperato piè calca la via.

ACHILLE

Un inferno de l'alme è gelosia.

 

Esculapio, Euridice ->

 

Scena decimaquinta

Autonoe in abito di principessa, Ercole, Achille.

<- Autonoe

 

AUTONOE

Nobili eroi.  

ERCOLE

Che miro!

ACHILLE

O ciel che veggio!

AUTONOE

E chi di voi l'orme d'Orfeo m'adita?

ACHILLE

Da un'alma ingelosita

che vai cercando o tu, ch'agl'occhi miei

di bella egizia errante

in vaga citerea cangiata sei?

AUTONOE

Autonoe i son la figlia

del re tebano. Al trace ingelosito

svelar mi voglio, e i casi miei narrando

placar desio l'ingiusto suo furore.

ACHILLE

Per qual nobile fiamma arde il mio core!

ERCOLE

Con Esculapio unito

colui che cerchi uscì poc'anzi irato

da questi alberghi, e d'aspre furie armato

lasciò partendo impresse

orme di foco in questo regio suolo.

AUTONOE

Chi segue amor sta sempre in pianto, e in duolo.

ERCOLE

Prencipessa sovrana

rasserena il bel ciglio: un giorno ancora

vedrò sul tuo bel viso

amor dar tomba al pianto, e culla al riso.

AUTONOE

E come? s'Aristeo

con la fè rinegando anco l'affetto

non conoscermi finge, e quasi io fossi

medusa a gl'occhi suoi fugge 'l mio aspetto.

ACHILLE

Diasi morte al fellon.

AUTONOE

No Achille.

ACHILLE

E vuoi,

soffrir pietosa i tradimenti suoi?

 

AUTONOE

Sin che vive questo core  

amerà chi lo tradì.

S'io son fatta amante,

s'io peno costante,

che far può quest'alma, se amor vuol così?

Sin che vive questo core

amerà chi lo tradì.

Sol di morte il freddo gelo

spegnerà l'ardor, ch'ho in sen.

Sì dolce è la fiamma,

ch'il petto m'infiamma

che struggermi io godo per chi mi ferì.

Sin che vive questo core

amerà chi lo tradì.

 

Autonoe ->

 

Scena decimasesta

Chirone, Ercole, Achille.

<- Chirone

 

CHIRONE

Pur v'ho colti o lascivi, invan si porta  

lunge dagl'occhi miei la druda accorta.

ERCOLE

Erri Chiron.

CHIRONE

Ciò che quest'occhio vide

osi negarmi effemminato Alcide.

ACHILLE

Sospetti invano.

CHIRONE

Chiudi

quel labbro impuro. Amor ti fugga, e l'orme

seguansi di Minerva, ite agli studi.

 

Porta il tempo al fianco l'ali,  

a' mortali

in momenti i dì s'involano;

passan l'ore, e gl'anni volano.

Chi la virtù non segue in età verde,

se canuto la cerca il tempo perde.

 

ERCOLE

Ercole nel suo petto  

fiamma d'amor non chiude:

saprò spezzando al nudo arcier gli strali

farmi scala a la gloria, e a la virtude.

CHIRONE

Di quel cieco la forza

tu non provasti ancor, ne l'antro omai

volgete il piè.

ERCOLE

Perché di Palla in vece

di Bellona non è questa la strada!

ACHILLE

Bella Autonoe ove sei?

ERCOLE

Dov'è una spada.

 

Ercole, Achille ->

 

Scena decimasettima

Chirone.

 

 

Dai lacci di Cupido  

torcer ben gli farò lunge le piante!

So l'insidie, e le reti,

che tende ai cori il faretrato infante.

 

Le dolcezze di Cupido    

son veleni del mortal.

Gustar pensa

gioia immensa

chi sta in seno al caro bene;

ma si strugge in fiamme, e in pene,

chi d'amor prova lo stral.

Le dolcezze di Cupido

son veleni del mortal.

L'aria infetta d'un sembiante

i più forti cader fa.

Crine aurato

inanellato

forma i lacci ad ogni core;

co 'l fuggir si vince amore,

né legar può la beltà.

L'aria infetta d'un sembiante

i più forti cader fa.

S

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Chirone ->

 

Scena decimaottava

Erinda, Orillo.

<- Erinda, Orillo

 

ERINDA

Crudel tu m'abbandoni?  

ORILLO

Alto comando

d'Orfeo mi chiama entro la selva.

ERINDA

E quando

mio ben ti rivedrò?

ORILLO

Più presto, che non pensi.

ERINDA

Intanto io languirò

tra pene, e crucci immensi.

 

ORILLO

Più bramato  

ch'è l'amato

più gradito al cor si rende;

con la pratica incessante

fastidir suol ogni amante

le sue pene raccontando.

Visitar di quando in quando

basta il bel che l'alma accende.

Più bramato

ch'è l'amato

più gradito al cor si rende.

 

ERINDA

Vorrei sempre vederti.  

ORILLO

A dio prepara

qualch'altro don se vuoi

renderti a me più cara.

ERINDA

Vanne, e affretta al ritorno i passi tuoi,

che proverai, che non è Erinda avara.

 

Orillo ->

 

Scena decimanona

Erinda.

 

Doni chi vuol goder.  

S'apre con chiave d'or

la porta d'ogni cor,

si compra ogni piacer,

doni chi vuol goder.

Pena chi nulla dà.

Poco giova il servir,

è fatta nel gioir

venale la beltà.

Pena chi nulla dà.

 

Erinda ->

 
 

Scena ventesima

Selva irrigata da un ramo dell'Ebro.
Orfeo, Orillo.

 Q 

Orfeo, Orillo

 

ORFEO

Udisti, a la tua destra  

sì grand'opra confido: ecco l'acciaro.

ORILLO

Ch'io dia morte a Euridice?

ORFEO

Sì.

ORILLO

Ch'io sveni

quel sen di latte?

ORFEO

Adempi

il mio voler.

ORILLO

E quando?

ORFEO

In questo giorno.

ORILLO

E dove?

ORFEO

Qui d'intorno;

a l'or che l'empia

tra queste piante a passeggiar se n' viene

fa', che quel ferro beva

quanto sangue l'iniqua ha nelle vene.

ORILLO

In che t'offese?

ORFEO

Temerario ardisci

chieder ragion de' miei comandi? o pronto

i miei cenni eseguisci,

o incontrerai ne l'ira mia la morte.

ORILLO

Maledetto quel dì, ch'io venni in corte,

tra queste piante ascoso

starò attendendo l'infelice al varco;

ma s'io non erro a giunger qui la vedo:

se l'uccido ho un gran cor, ma non lo credo.

 

Orfeo ->

 

Scena ventesimaprima

Euridice, Orillo tra le piante in disparte.

<- Euridice

 

EURIDICE

Querce annose,  

piante ombrose

mi vedeste un dì a scherzar,

or co 'l core addolorato

fatta scherzo d'empio fato

vengo a voi per lacrimar.

 

ORILLO

Pur mi è forza ubbidir, se fuggir voglio  

d'Orfeo l'aspro rigore.

EURIDICE

Veggo Aristeo: lo fuggirò.

ORILLO

Su Orillo

stringi il ferro, fa' core.

 
(mentre Orillo vuole avventarsi contro Euridice per ferirla giunge frettoloso Aristeo nella selva per fermar Euridice; onde Orillo intimorito se ne fugge tornando fra le piante a celarsi)

<- Aristeo

 

Scena ventesimaseconda

Aristeo, Euridice, Orillo in disparte.

 

ARISTEO

Ferma bella cagion de' miei sospiri  

l'alato piè.

EURIDICE

Deh parti

origine fatal de' miei martiri.

ARISTEO

Io corro a le catene, e mi rifiuti?

EURIDICE

Io sdegno d'ascoltarti, e mi molesti.

ARISTEO

Cruda sei.

EURIDICE

Tu importuno.

ARISTEO

Rapirò con la forza.

EURIDICE

E che?

ARISTEO

Le gioie,

che ad amorosi preghi

tu concedermi neghi.

EURIDICE

Temerario, arrogante

non mai più ardir di favellarmi indegno;

furia di questo cor, mostro d'Averno,

t'aborrirò, ti fuggirò in eterno.

ARISTEO

Ti seguirò s'anco il mio piè dovesse

scender per te sulla tartarea porta.

EURIDICE

Ahimè. Numi son morta.

M'uccide angue crudel,

mortifero venen

chiudi quest'occhi, io più luce non miro.

Orfeo, sposo, cor mio, l'anima spiro.

ARISTEO

Misero! oh dio che veggio!

Crudelissima sorte

tu far volesti insuperbir la morte,

co 'l darle un sì bel volto in suo trofeo.

ORILLO

Volo a narrar tutto il successo a Orfeo.

 

Orillo ->

(qui le ninfe avvisate dall'altre compagne della morte d'Euridice compariscono tutte dolenti a levarla dalla selva)

<- ninfe

ninfe, Euridice ->

 

Scena ventesimaterza

Aristeo.

 

Crudo serpe, che spietato  

desti morte a l'innocenza.

S'io son reo, s'io solo ho errato,

sfoga in me la tua inclemenza.

Con quel dente, ond'hai rapita

l'alma al sen de la mia bella

vieni, e il core a me flagella,

che morendo avrò la vita.

 

 

Ma se alle voci mie  

l'Erebo è sordo, e non m'ascolta il fato

saprà darsi la morte un disperato.

 
(mentre Aristeo s'incammina furioso per gittarsi nell'Ebro, comparisce Bacco nel mezzo della selva sopra un carro tirato da satiri, e corteggiato da alcuni baccanti)
 

Scena ventesimaquarta

Bacco, Aristeo, coro di Satiri, e Baccanti.

<- Bacco, satiri, baccanti

 

BACCO

Ferma Aristeo: che tenti?  

Così quegli alimenti

ch'io ti prestai fra driadi in un sol punto

strugger procuri, e in pazze doglie avvolto

cerchi incontrar d'orrida morte il volto?

Vivi, e tempra nel sen le doglie acerbe.

Avrà da le sue ninfe

la tua bella defonta illustre tomba,

e d'Euridice il nome

la fama eternerà con aurea tromba.

ARISTEO

Inutili conforti

sona le voci tue nume fumoso

al mio foco amoroso:

condonami s'io parto

qui teco il duolo mio pace non trova,

alle piaghe d'amor, Bacco non giova.

 

BACCO

Se d'amore le ferite  

risanar Bacco non sa,

il buon frutto della vite

a gl'amanti forze dà.

Su bevete,

su godete,

che bevendo,

che godendo,

mi direte chi val più

o lo strale di Cupido

o di Bacco la virtù.

 

Bacco, Aristeo ->

Segue il ballo di Satiri, e di Baccanti.
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Cortile con logge

Orfeo
 
Orfeo
<- Esculapio

Anco Orfeo si querela?

Esculapio
Orfeo ->

Misero Orfeo! sono i sospiri, e i pianti

Esculapio
<- Erinda

Esculapio. / Che brami?

Erinda
Esculapio ->

Ma qual demone irsuto

Erinda
<- Chirone, Orillo

Signor con troppa fretta

Erinda, Orillo
Chirone ->

Fermati: dove parti

Io t'amerei, ma / Che?

Erinda
Orillo ->
Erinda ->
<- Euridice, Autonoe

Nobil prole di Cadmo appieno intesi

Autonoe, Euridice
Per te non mai s'aggirino

Ma qui giunger io veggo

Euridice, Autonoe
<- Aristeo

Accostati Aristeo. / Ti servo o bella.

Euridice, Autonoe, Aristeo
<- Orfeo

Euridice / sola con Aristeo? Ciel che favella?

Euridice, Autonoe, Aristeo
Orfeo ->

Orfeo, mio ben, idolo mio, consorte

Aristeo
Euridice, Autonoe ->

Remora a mie dolcezze

Aristeo
<- Autonoe

Ferma, arresta le piante

Autonoe
Aristeo ->

È questa la mercede

Autonoe ->

Sala contigua a due gabinetti l'uno con vari stromenti musicali d'Orfeo. L'altro con la libreria d'Esculapio.

Esculapio, Ercole, Achille
 

Io vi stringo amici al petto

Di tua canora voce

Esculapio, Ercole, Achille
<- Euridice, Orfeo

Aita / Orfeo t'arresta

Orfeo e Euridice
Un giusto sdegno

Dirai tu, che non t'ama

Esculapio, Ercole, Achille, Euridice
Orfeo ->

Ercole, Achille
Esculapio, Euridice ->
Ercole, Achille
<- Autonoe

Nobili eroi. / Che miro!

Ercole, Achille
Autonoe ->
Ercole, Achille
<- Chirone

Pur v'ho colti o lascivi, invan si porta

Ercole nel suo petto

Chirone
Ercole, Achille ->

Dai lacci di Cupido

Chirone ->
<- Erinda, Orillo

Crudel tu m'abbandoni? / Alto comando

Vorrei sempre vederti / A dio prepara

Erinda
Orillo ->
Erinda ->

Selva irrigata da un ramo dell'Ebro

Orfeo, Orillo
 

Udisti, a la tua destra

Orillo
Orfeo ->
Orillo
<- Euridice

Pur mi è forza ubbidir, se fuggir voglio

Orillo, Euridice
<- Aristeo

Ferma bella cagion de' miei sospiri

Euridice, Aristeo
Orillo ->
Euridice, Aristeo
<- ninfe
Aristeo
ninfe, Euridice ->

Ma se alle voci mie

Aristeo
<- Bacco, satiri, baccanti

Ferma Aristeo: che tenti?

satiri, baccanti
Bacco, Aristeo ->

(ballo di satiri, e di baccanti)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undecima Scena duodecima Scena decimaterza Scena decimaquarta Scena decimaquinta Scena decimasesta Scena decimasettima Scena decimaottava Scena decimanona Scena ventesima Scena ventesimaprima Scena ventesimaseconda Scena ventesimaterza Scena ventesimaquarta
Sala del palagio d'Orfeo illuminata in tempo di notte per le di lui nozze con Euridice. Montuosa con bocca dell'antro di Chirone. Stanza d'Aristeo. Campagna di primavera fiorita con maestoso palazzo in prospettiva. Cortile con logge Sala contigua a due gabinetti l'uno con vari stromenti musicali d'Orfeo. L'altro con la libreria d'Esculapio. Selva irrigata da un ramo dell'Ebro Resta la selva irrigata dall'Ebro. Antro dove Chirone ammaestra i suoi discepoli. Strada oltre la palude Stigia vicina alla bocca dell'Averno. Spiaggia marittima di Tracia.
Atto primo Atto terzo

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