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[Ouverture] | N
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Scena prima |
Delizioso giardino, che confina da un lato col parco, e dall'altro con una strada maestra, nella quale si passa per un maestoso cancello. Piccoli risalti nel giardino, su de' quali alcuni verdi sedili ombreggiati da pochi alberi, uno de' quali è prossimo alla strada che conduce alle collinette, dalle quali si va al villaggio, non molto distante dal castello del Conte. Nina, che dorme, ma non vista. Susanna è in scena con Giorgio e con alcuni Villani e Villane; altri di essi van salendo ed altri discendendo dalle vicine collinette. |
Q
Susanna, Giorgio, villani, villane
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[N. 1 - Introduzione] | N
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CORO |
Dormi, o cara, e nel tuo core
veglin solo idee serene;
più non tornin le tue pene,
quando il sonno cesserà.
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VILLANI |
Che sventura! che accidente!
In età sì verde, e lieta...
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VILLANE |
Così buona, e mansueta...
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GIORGIO |
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CORO |
Padroncina meschinella, ah!
perduta ha la ragion!
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GIORGIO |
Sottovoce, allegramente:
guarirà, non disperate.
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SUSANNA |
V'ingannate, buona gente:
troppo fiera è la cagion.
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VILLANI E VILLANE |
Dunque, oh ciel, non v'è speranza!
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GIORGIO |
C'è speranza, c'è speranza.
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SUSANNA |
Più speranza, più speranza.
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TUTTI |
Ah caso barbaro!
ah padre misero!
chi può resistere!
Si scioglie in lagrime:
non regge il cor.
Dormi, o cara, e nel tuo core
veglin solo idee serene;
né più tornin le tue pene
quando il sonno cesserà.
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SUSANNA |
Adunque, miei cari, non scema punto in voi la pietà, e l'interesse per la povera Nina?
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GIORGIO |
Che dite signora Susanna? e vi pare? si può star duri a tanta disgrazia?
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SUSANNA |
Avete ben ragione: e la bontà del vostro cuore, l'attenzione, la tenerezza vostra per lei mi promettono molto; ma...
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GIORGIO |
Ma che ma? Allegramente, via.
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SUSANNA |
Ve lo dirò, ma non ve ne offendete. Appunto voi, caro Giorgio, quella vostra aria sempre lieta, quegli occhi beati, quella faccia contenta... come mai s'accordano con tanto dolore?
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GIORGIO |
Oh ve lo dirò io: aspettate... S'accordano benissimo.
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SUSANNA |
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GIORGIO |
Come? Perché io son fatto così.
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SUSANNA |
La ragione è ingenua; ma come può essere, che un cuore...
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GIORGIO |
Oh! sarà, come sarà. Mia madre si sarà dimenticata d'insegnarmi a piangere.
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SUSANNA |
Gl'infelici l'imparano presto.
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GIORGIO |
Ed io non l'ho imparato mai: e sì, che ne mandai giù delle grosse. Allegramente.
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SUSANNA |
E mai mai non piangeste in vita vostra?
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GIORGIO |
Mai, vi dico: mai, e poi mai. Quando mi morì la moglie il sindaco sostiene di sì, ed io dico di no. Non è vero voi altri?
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| (i villani accennano che aveva pianto) | |
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GIORGIO |
O almeno non me ne sono accorto.
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SUSANNA |
Oh dite piuttosto così. Il cielo vi conservi quest'aria di letizia, e di felicità, e voglia concedere alle preghiere vostre ciò, che le mie lagrime non bastano ancora... povera mia padrona!
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GIORGIO |
Oh via ci siamo di nuovo... lasciate fare a noi. Pregheremo noi a nostro modo. Il buon umore è segno di fiducia. Vedrete. Voi tenete da conto la padroncina, per lassù tocca a noi. Guarda là, Tonino: Pierino, vedila. Poverina! come è quieta.
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[N. 2 - Coro] | N
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TUTTI |
Dormi, o cara, e nel tuo core
scendan solo idee serene;
più non tornin le tue pene,
quando il sonno cesserà.
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GIORGIO |
Ma voi ci prometteste di contarci la cagione di questa sua malattia.
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SUSANNA |
Sì, caro Giorgio, ed eccomi a mantenervi la parola.
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GIORGIO |
Come balio del Conte vi dirò che io ne sapeva già qualche cosa, e non ho mancato di dirgli i miei sentimenti; basta. Ma ho proprio voglia di sentir tutto da voi, e con le minime circostanze.
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SUSANNA |
Venite qui tutti, e statemi a sentire.
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| (siede circondata da' villani, e dalle villane) | |
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Vi è noto di qual casato sia il Conte padre della nostra Nina, e quanta la sua ricchezza? Oh bene. Lindoro educato, si può dire, colla damina, non poté a meno d'innamorarsene. Il padre, piacendogli assai il giovinetto, per le sue qualità veramente belle, lo lusingò di dargliela in sposa. Difatti tutto era già accordato: fissato persino il giorno delle nozze. Quando un pretendente più ricco, e di nascita più rinomata si presenta al Conte: gli domanda la figlia. L'incauto padre si lascia piegare: la parola vien ritirata: vane sono le lagrime, le preghiere, i lamenti. Nina sviene: non importa. Lindoro vien congedato. Io mi voglio interporre: ohibò. Non sono né manco ascoltata. Immaginatevi...
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GIORGIO |
Oh corpo di Bacco! Il Conte? Mio figlioccio è stato capace di un tratto simile? Allegramente! non me la sarei mai aspettata. Egli, che passava per il migliore de' padri, degli amici, degli uomini? Ah! Ma perdonate, non v'interromperò più.
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SUSANNA |
Immaginatevi la mia situazione. Nina piangeva tutto dì, e m'era tutto dì d'attorno quell'altro, perché li permettessi almeno di dare alla sua Nina l'ultimo addio. Non potei più a lungo disputargli questa misera consolazione. Prendo meco la damina, e calo nel parco. Inoltrati di poco, scopriamo Lindoro che s'affretta verso di noi: già ne distinguevamo la voce; quando odesi a un tratto anche quella del suo rivale. S'accendono ambidue all'improvviso incontro: subito mettono mano alle spade: io mi slancio ad arrestarli; ma tardi. Lindoro dà un grido, ed eccolo a terra immerso nel proprio sangue. Nina a tal vista mi piomba tramortita a' piedi, ed al primo aprir degli occhi, oh dio! chi il crederebbe? Le si fa innanzi spietatamente il padre, che tenendo per mano l'uccisor di Lindoro, le intima di riconoscerlo per suo sposo.
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GIORGIO |
Oh che colpo! allegramente!
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SUSANNA |
La disgraziata fanciulla immobile a questa voce, tra lo sdegno e lo spavento vuol parlare e non trova parole: vuol piangere, e le lagrime le s' inaridiscono sugli occhi. Dopo un torbido girar di sguardi, tremito universale la sorprende, impallidisce, contorcesi, s'alterano i tratti del suo volto, e Nina non è più Nina: la ragion l'abbandona, si confondono le sue idee, frenetica, sconnette, e cade in un ostinato delirio. Il povero padre ravveduto allora, e colla disperazione nel cuore, non potendo reggere a questo spettacolo, parte, e mi lascia l'infelice sua figlia nelle mani; e Nina, più interessante, più rispettabile che mai, offre a chiunque la vede, una vittima deplorabile dell' amore, e della severità.
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GIORGIO |
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SUSANNA |
Quando si ebbe la nuova della sua morte, Nina avea totalmente perduta la memoria di ciò ch'era avvenuto; il solo pensiero del suo Lindoro tenero, e fedele, l' immagine sola di lui, da tanto tempo a lei cara, non si cancellò mai dal suo animo, e tutta l'occupa in oggi. Ella lo crede in viaggio, e sempre in procinto di arrivare. Vedete quel piccolo poggio, che là si sporge sulla strada? Ebbene, là si reca ogni giorno ad aspettarlo, né freddo, né sole, né ira di stagione valgono a distornarla di là. Vi si mette a sedere: vi porta un mazzetto di fiori raccolto per lui, e quando l'ora è passata, esce in un sospiro, sparge qualche lagrima, e se ne torna lentamente a casa, colla seducente speranza, che arriverà all'indomani.
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GIORGIO |
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SUSANNA |
In preda al dolore, ed ai rimorsi mi scrive non poter più a lungo sopportare la privazione di vederla, e che oggi sarà qui. Povero padre! Ed io non ho altra consolazione a offrirgli, che quella di trovare, chi pianga con lui.
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GIORGIO |
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VILLANI |
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VILLANE |
È così generosa, dico io.
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GIORGIO |
Anche troppo; anzi noi veniamo per avvertirvi... Ma ecco sua eccellenza, ritiriamoci.
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SUSANNA |
Fate bene, perché averà probabilmente a parlarmi da solo a sola.
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| (Giorgio parte co' villani e colle villanelle) | Giorgio, villani, villane ->
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Scena seconda |
Il Conte, e Susanna. |
<- Conte
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CONTE |
Cara Susanna, la mia inquietitudine mi trasporta in cerca di te. Io non ho pace. Parla, che devo aspettarmi?
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SUSANNA |
Ah, eccellenza! come prima.
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CONTE |
Non ho più altro a chiederti. Dov'è ora?
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SUSANNA |
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CONTE |
Oh dio! e s'ella mi scorge?
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SUSANNA |
Non temete. Il sonno l'ha vinta, e riposa tranquillamente; anzi me le voglio accostare, per esser pronta, quando si svegli.
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CONTE |
Sì: eh? vieni subito ad avvertirmi.
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| (Susanna parte) | Susanna ->
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Scena terza |
Il Conte solo. |
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[N. 3 - Aria] | N
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Oh cara, oh, troppo infelice mia figlia! Oh se vedessi, come sta questo misero cuore, e in qual desolazione si vive il pentito, e sconsolato tuo padre! io stesso ho fabbricata la mia rovina. Unico pegno dell'amor mio era costei... Ah, barbaro padre! E voi fantasmi vani di grandezza, e di nome, come potei mai credervi capaci di render felice un cuore a dispetto d'amore, che l'avea sì fattamente allacciato? Ah, povera Nina! Nina mia, chi mi ti rende?
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È sì fiero il mio tormento,
è si grave il mal, ch'io provo,
che m'aggiro incerto, e movo,
né so dove, ne perché.
No, che padre più non sono:
gemo invan: non ho più figlia.
Chi mi regge, e mi consiglia?
Son del cielo in abbandono:
son io stesso in odio a me.
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Scena quarta |
Giorgio con altri Villani, ed il Conte. |
<- Giorgio, villani
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GIORGIO (a' villani) |
Di che temete? Anderò innanzi io. Eccellenza, Giorgio, Mengone, Giovanni...
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CONTE |
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GIORGIO |
Eccellenza sì, son io. I deputati della comunità, allegramente... I capi di casa... veniamo tutti per... ma non vorressimo...
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CONTE |
Oh non è possibile, massime s'io posso giovarvi.
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GIORGIO |
Oh! eccellenza, mercé la vostra generosità, e quella della nostra cara padroncina, non manchiamo di nulla. Essa è così cordiale. Dovete sapere, eccellenza, che la non conosce più nessuno, eccetto i poveri: e par non si ricordi più d'altro, che secondo il suo abito, di fare a noi del bene.
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CONTE |
Sì? È ancora sensibile a questo piacere? Oh quanto io lo sono a tale notizia! Ecco la prima consolazione, che provo da tanto tempo.
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GIORGIO |
Sappiate, eccellenza, che ci regala continuamente: la governante le ne dà fin che ne vuole, e ci ha ordinato di non contrariarla; sicché noi prendiamo sempre allegramente. Ma per dirvela, eccellenza, qualche scrupolo...
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CONTE (a Giorgio, ed a' villani) |
Di che? di ricevere da Nina? da mia figlia? Eh! guardivi, guardivi il cielo, miei cari amici. Le verreste così a togliere il solo mezzo, onde farle passare qualche momento felice. No, no: accettate sempre, accettate tutto; il cielo esaudisce i voti dell'onesta povertà. Pregatelo per lei. Questa è al vostra gratitudine.
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GIORGIO |
Oh corpo di Bacco! non facciamo altro tutto il giorno. Un'occhiata a lei, e l'altra al cielo. Guardate: non ci è bambino tanto alto, non vecchio cadente, che non faccia la sua preghiera per lei. Vedrete alla lunga, chi la vincerà. Oh allegramente! Ve lo dice Giorgio.
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CONTE |
Quanto ti son tenuto. Ma dimmi, intanto che Susanna è lontana, come va la salute di mia figlia? Siamo almeno sicuri per questa parte? Di' su liberamente: non mi lusingare.
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[N. 4 - Aria] | N
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GIORGIO
Del suo mal non v'affliggete:
lieta, e sana tornerà.
Me lo dice il cor, credete,
sì bel fior non perirà.
Se vedeste, mio signore,
quando par che meglio stia,
come tutta in allegria
la contrada se ne va.
Ognun salta, ognun s'accende,
chi dà baci, chi li rende...
oh che festa! oh che piacere!
più bel giorno non si dà.
Ma se torna l'adorata
padroncina in viso mesta,
torna mesta, e sconsolata
tutta la comunità.
Ma che dico? Allegramente,
non temete guarirà.
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CONTE |
Che fa Nina tutto il giorno? Raccontami la sua vita. Passeggia molto?
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GIORGIO |
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CONTE |
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GIORGIO |
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CONTE |
In aria trista, non è vero? passo melanconico?...
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GIORGIO |
Sì, allegramente! Se vedeste! occhi che fanno pietà; ma se incontra essa per avventura qualche poverello... qualche vecchio... alle certe talun di noi, subito la sua fisionomia...
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CONTE |
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GIORGIO |
Così è. La sua fisonomia si rallegra: piglia un'aria di contentezza...
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CONTE |
Un'aria di contentezza? Ah! l'incontrate voi sempre?... E di suo padre parla qualche volta?
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GIORGIO |
Oh guardi il cielo a nominarglielo. Un giorno ci vollimo provare, le si gonfiarono gli occhi, impallidì...
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CONTE |
Miei cari, non me le nominate mai.
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GIORGIO |
Sarete ubbidito. (Mi fa pietà, allegramente!)
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CONTE |
Il cielo mi vuol ben punito.
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GIORGIO |
Si placherà, si placherà.
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CONTE |
Mia figlia non mi ama più.
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GIORGIO |
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CONTE |
Non lo spero. Mi soffrisse almen vicino.
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GIORGIO |
Vi soffrirà, v'amerà, guarirà anche.
Sperate, eccellenza, fate a modo mio: sperate.
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CONTE |
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GIORGIO |
Oh! se poi non riusciremo a raddolcire le vostre pene... sapete? le divideremo con voi, allegram...
(piange)
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Scena quinta |
Susanna frettolosamente, e detti. |
<- Susanna
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SUSANNA |
Eccellenza, viene a questa volta. Se la vedeste! muta, concentrata, col capo cadente sul petto, occhi estatici, par che cerchi solitudine: per non inquietarla, nascondiamoci.
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CONTE |
M'arrendo a tutto, purché non mi sia tolto il vederla, quando la sentirò parlare.
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SUSANNA |
Anzi da dietro a questi alberi potrete contemplarla a vostro comodo. Là viene d'ordinario a far seduta... Vedete quel poggetto? Ivi assisa fa delle canzoni, che un momento dopo non sa più. S'alza, guarda, sospira, e spesso in un cerchio di villanelle si diverte a far loro delle carezze, godendo infinitamente, se le usano dimestichezza, e glie ne rendono.
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GIORGIO |
Figuratevi se le ne fanno.
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CONTE |
Ma eccola. Via di qua. Non mi posso appena trattenere dal correre ad abbracciarla. Oh dio!
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| (parte il Conte con Giorgio, ed i villani) | Conte, Giorgio, villani ->
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Scena sesta |
Nina semplicemente vestita, con capelli sciolti, e con un mazzetto di fiori in mano. Il suo passo è ineguale, e sospirando, senza far motto, va poi a sedere sul poggetto, rivolta al cancello, che risponde alla strada |
<- Nina
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NINA |
È questa l'ora che deve arrivare... sì, verrà... oggi... stasera... egli me l'ha promesso... E dove potrebbe star meglio di qui? Vicino a lei che ama, e da cui è sì teneramente riamato?... Questi fiori... per lui... questo cuore per lui...
(vede passare per la strada un pastore, e credendo che sia il suo Lindoro, corre al cancello)
E non viene! Che giornate lunghe!... Oggi la natura è più trista dell'usato... Io non esisto più... No. Allora solo riviverò, che gli sarò vicina.
(come sopra)
E ancor non viene!... Glielo impedissero mai?... Chi?... Essi! I scellerati... Ah! come mi sento male!... Qui... da per tutto... Ma se Lindoro, se Lindoro giungesse, come tutto anderebbe felicemente.
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[N. 5 - Aria] | N
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Il mio ben quando verrà,
a veder la mesta amica,
di bei fior s'ammanterà
la spiaggia aprica.
Ma no 'l vedo...
ma sospiro...
e il mio ben,
ahimè, non vien!
Mentre all'aure spiegherà
la sua fiamma, i suoi lamenti,
mille, o augei, v'insegnerà
più dolci accenti.
Ma non l'odo!
E chi l'udi?
Ah! il mio bene
ammutolì.
Tu, cui stanca o mai già fe'
il mio pianto, Eco pietosa,
ei ritorna, e dolce a te
chiede la sposa!
Pian... mi chiama...
piano... ohimè!
No... non mi chiama.
Non mi chiama:
oh dio! non c'è.
(si abbandona al poggetto)
| S
(♦)
(♦)
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Scena settima |
Susanna, e detta. |
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NINA |
Oh sei qui, mia cara!... Non mi ricordo mai quell'altro tuo nome.
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SUSANNA |
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NINA |
Oh... no: mi piace più il primo.
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SUSANNA |
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NINA |
E così, mia cara...
(vedendo passare altro villano, corre al cancello)
Egli non viene!
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SUSANNA |
Avrà incontrato qualche grande ostacolo.
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NINA |
Oh... sicuramente... Ma se sapessi dove andare, per trovarlo... Lo credi tu molto lontano?
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SUSANNA |
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NINA |
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SUSANNA |
Infinitamente...
(calano dalla collina diverse villanelle)
Le vostre villanelle sono là.
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NINA |
Oh care! Perché non me l'hai detto subito? Che vengano, che vengano.
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Scena ottava |
Le Villane accorrono, e Susanna reca un paniere con frutta, ed altri piccoli doni, che vengono distribuiti da Nina alle suddette Villanelle. |
<- villane, alcune villanelle
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NINA |
Addio piccoline... addio, mie care, addio. Prendete... ricordatevi di me.
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SUSANNA |
Che dite? vi ama la vostra padroncina? è cortese? è con voi generosa?
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[N. 6 - Coro] | N
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SUSANNA |
Se il cor, gli affetti suoi
con voi divide ognor,
sia Nina il sol oggetto
del vostro affetto ancor.
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CORO |
Ah dove mai s'intese?
Ah dove mai si vide
anima più cortese?
più generoso cor?
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DUE VILLANELLE (I) |
Sui labbri tuoi la rosa
pompeggi ognor vezzosa.
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DUE VILLANELLE (II) |
Nelle tue luci belle
splendan'ognor due stelle.
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DUE VILLANELLE (III) |
Nel volto tuo gentile
sempre fiorisca aprile!
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TUTTE |
E all'amor tuo costante
renda l'amante amor.
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SUSANNA |
E si trasformi in gioia
la noia, ed il dolor.
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NINA |
Brave... Non mi abbandonate mai, vedete, mai: non ve ne stancate. Il cielo benedice quelli, che hanno cura degl'infelici... Ebbene? Io sono qui, e l'aspetto... Ma, ditemi, vi siete poi ricordate di pregare il cielo, perché lo riconduca presto?
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VILLANELLA |
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NINA |
Scommetto, che non avete ritenuto il suo nome.
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VILLANELLA |
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ALTRA |
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NINA |
Il mio bene. Sì, sì: tu lo sai, come va... Prendi, carina.
(le dà un anello)
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VILLANELLA |
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NINA |
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VILLANELLA |
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NINA |
Anzi... Ah! mi dimenticava... Non te lo posso lasciare. Non sai chi me l'ha dato. Se non me lo vedesse in dito, cosa direbbe al suo ritorno?
(si ripiglia l'anello)
Oh! sapete? sta a momenti... a momenti... Ho fatta una bella canzone: sentite... Ah! non me la ricordo più... Non importa. Ho sempre qualche cosa da dirgli, che non dimenticherò mai... Ah Lindoro! sei qui una volta... Oh me felice!... Ora sì... Ma voi altre mi avevate promesso di dirgli... Che gli direte voi?
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SUSANNA |
Gli canteranno quella canzone, che loro insegnaste ieri.
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NINA |
Io le insegnai?... Come tutto m'esce di mente! Cantatemela su un'altra volta, di grazia, una sola. Starò tanto attenta, che non me la dimenticherò mai più.
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[N. 7 - Canzone] | N
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DUE VILLANELLE |
Lontana da te,
Lindoro suo ben
Nina languia d'amore.
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NINA |
No, no: più d'espressione. Sentite, come dico io.
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Lontana da te,
Lindoro suo ben
Nina languia d'amore.
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DUE VILLANELLE |
Ma adesso, che al sen
stringendo ti vien,
di gioia more.
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NINA |
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Ma adesso, che al sen
stringendo ti vien,
di gioia muore.
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| |
| (Nina, riscaldandosele la mente, segue da sola, dando in delirio) | |
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Sì, con te sol
non ha più duol:
Nina è felice appien.
Ma crudo mal
ratto l'assal,
se te non ha, suo ben.
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|
Ma lo vedo, lo vedo. Oh me beata! M'ami ancor? Sì, t'adoro... Oh gioia... oh istante! Deh! vieni a questo cor... fuggi... perché?
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| |
|
Nina è qui:
ei non c'è!
Chi lo rapì?
Meschina me!
Ciel pietoso... ascolta... oh dio!
Rivederlo... un giorno... un'ora...
dirgli: t'amo... Ognor Lindoro
trionfando di tutto qui regnò...
Poi si compia il mio fatto, e Nina mora.
(si abbandona sulle braccia delle villanelle)
| |
| |
VILLANE |
Morir? Ah no! Morir? Che dici mai? Nina per noi, Nina per te vivrai.
| |
NINA |
Sì; ella vivrà per voi, per te, e per Lindoro.
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| |
|
Nina è qui:
ei non c'è!
Chi lo rapì?
Meschina me!
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| |
| (le villanelle piangono) | |
| |
|
Ma voi altre piangete? Ah! ora non merito compassione, sapete? Ebbi un momento di felicità. Mi parve di vederlo,
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SUSANNA |
(Ecco il Conte, che non può più resistere al desiderio di parlare a sua figlia.)
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Scena nona |
Il Conte, Giorgio, e detti. |
<- Conte, Giorgio
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CONTE |
(Seguitiamo. Par che m' abbia osservato, e senza ribrezzo.)
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GIORGIO |
(Allegramente, non vi conosce di certo.)
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| (Giorgio si ritira tra gli alberi, ed il Conte resta in qualche distanza da Nina.) | Giorgio ->
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NINA |
Mia cara, andiamo via di qui.
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SUSANNA |
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NINA |
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SUSANNA |
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NINA |
Io disgusto! E lo credi? Ebbene restiamo. Non mi piace dar disgusto ad alcuno... Ma chi sarà mai?
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SUSANNA |
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NINA |
| |
SUSANNA |
Appunto: viene per chiederci alloggio... ospitalità...
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NINA |
Ma questo è un favore. L'hai tu ringraziato? Io non ardisco parlargli: mi dà soggezione. Parlagli tu.
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| |
| (il Conte si slontana maggiormente da lei) | |
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NINA |
Oh vedi, s'allontana... Che s'adombrasse di me? Ah, signore, signore, avvicinatevi: non vi mettete in apprensione. È Nina una povera giovane: tutti la conoscono, e la compatiscono. Venite avanti: resterete con noi, non è così?
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CONTE |
Ben volentieri, se non v'è grave la mia presenza.
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NINA (a Susanna) |
Ha parlato! l'hai inteso? Mi palpita il cuore di contentezza. Poverino!
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CONTE |
| |
NINA |
Signore, scusatemi. Ora mi sono riavuta; ma dovete sapere che in vedervi m'avea investita un certo orror panico, che... Ma via: voi siete buono e perdonerete il molto, che c'è da perdonare allo stato infelice, in cui mi trovo. Se ve ne contassero la cagione, vi farebbe pietà: ne son certa
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CONTE |
Dite il vero; mentre nessuno sentirà mai più di me le vostre afflizioni. Ah!
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NINA |
Ma voi sospirate! Cos'è questa cosa? Ditemi: anche voi avreste de' dispiaceri?
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CONTE |
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NINA |
Ebbene, state con me. Piangeremo assieme. Ma a che veniste fin qui? Aspettereste mai qualcuno?
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CONTE |
Vengo per trovare mia figlia.
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NINA |
Voi avete una figlia? E le volete bene, non è vero? E procurate di renderla felice?
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CONTE |
Questo è l'unico oggetto de' miei desideri.
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NINA |
Ah siate benedetto! Il cielo vi protegga, vi consoli. Sì: rendetela ben felice, non l'affliggete mai, e sopratutto s'ella fosse presa d'amore, guardatevi bene dal contrastarle la scelta del suo cuore. Ciò fa un male...
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CONTE |
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NINA |
Ah! no, no: voi non potete saperlo.
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CONTE |
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NINA |
Vi giovi il mio esempio. Io era altre volte felicissima, prima che Lindoro partisse, adesso non faccio, che sospirare: a tutti comunico il mio dolore: vivo miseramente qui, abbandonata all'altrui discrezione, senza parenti, senza amici, senz'appoggio...
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| |
| (Susanna spedisce intanto alcune Villanelle, le quali vanno per le collinette, e dopo qualche tempo ritornano, e parlano segretamente alla Susanna) | alcune villanelle ->
<- alcune villanelle
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CONTE |
Ma non avete vostro padre? Il padre...
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NINA |
Mio padre! io un padre!... No, no: non l'ebbi mai. Ah! se il cielo m'avesse dato un padre, egli m'avrebbe protetta, m'avrebbe unita al mio Lindoro, e la povera Nina non starebbe ora qui sola, raminga, sconsolata, a passare i suoi tristi giorni in aspettare il suo amante, e stancar la pietà di quanti lo vedono.
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CONTE |
Nina, voi mi passate il cuore.
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NINA |
Ahimè, che vi dissi mai!... Su via, ch'io non vi veda più con quest'aria trista. Allegri quegli occhi; animo, caro forestiere, rallegratevi, sorridete, e le lagrime siano tutte per la sola Nina.
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| (Nina cade in una profonda astrazione.) | |
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CONTE |
Mia cara... (Ah perché non ti posso dire mia figlia! Ma, oh dio! ancora non oso di proferire questo nome sì dolce.)
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SUSANNA |
Eccellenza, adesso non vi sente più: è finita.
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NINA |
Le lagrime... sì... sempre... Me n'anderò... Oh no, no: perché domani... sì domani... Lindoro... qui... domani... domani!
(immersa ne' suoi pensieri, resta per qualche tempo estatica, e va a mettersi sul solito sedile, guardando verso il cancello)
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SUSANNA |
Eccola nella sua estasi di melanconia, dalla quale non crederete quanto ci vuole talvolta a richiamarla. Ma ho mandato le mie Villanelle a cercare certo pastore, che suona alcune arie per ciò prodigiose. Intanto procurate di rimettervi anche voi dal contrasto, in cui siete.
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CONTE |
Chi vide mai padre più sventurato!
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Scena decima |
Pastore di dentro che suona, poi esce a suo tempo con altri Villani. |
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[N. 8 - Canzone del Pastore] | N
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PASTORE
Già il sol si cela dietro alla montagna,
e il prato al suo partir si fa men bello;
colla zampogna sua per la campagna
gl'armenti suoi raccoglie il pastorello.
Seco la villanella si accompagna
col già pasciuto suo bianco torello,
e per la via de' loro amanti cori
spiegan col canto gl'innocenti ardori.
| S
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NINA |
Ah mia cara il pastore che suona.
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SUSANNA |
È lui. Siam sulla sera, e i villani si raccolgono verso casa.
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NINA |
Stiamo dunque attente... senti che piacevole suono!... ma che! vanno tutti via?
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SUSANNA |
Si ritirano al villaggio.
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NINA |
No, no, chiama quel pastorello, che suona.
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SUSANNA |
Ehi tu? la signora ti vuole.
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| <- Pastore, villani
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PASTORE (piano a Susanna) |
Eccomi. Come va col suo male?
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SUSANNA (al Pastore piano) |
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PASTORE |
(Povera signorina! povero padre!)
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NINA |
Accostati. No. Come suona bene! io sempre ti sentirei, sempre... sempre...
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SUSANNA |
Quand'è così signora andiamo nel villaggio con loro, ove li faremo suonare, e cantare a nostro piacere; poi ricondurremo con noi le villanelle, e i villani, a' quali avete promesso i regali d' oggi.
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NINA |
Ma c' è poi roba da darli?
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SUSANNA |
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NINA |
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[N. 9 - Quartetto, finale I] | N
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NINA |
Come!... ohimè!... partir degg'io
senza il caro mio tesoro?
Come mai partir potrò!
| S
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SUSANNA E CONTE |
Già nel suo vaneggiamento
l'infelice ritornò!
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PASTORE |
Le sue pene al core io sento.
Ah che il caso amaro è tanto,
che frenar sul ciglio il pianto
non mi fido, non si può.
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NINA |
Vieni, o caro: io qui t'attendo,
questi fiori son pur tuoi,
Nina tua coi pianti suoi
per te sempre gl'innaffiò.
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CONTE |
Più non reggo al tuo tormento:
più resistere non so. Figlia...
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SUSANNA |
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CONTE |
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PASTORE |
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SUSANNA |
Se vi sente la vedrete
negli eccessi del furor.
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PASTORE |
Ah non sia da voi trafitto
maggiormente quel suo cor.
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CONTE |
Perdonate a un padre afflitto;
perdonate al mio dolor.
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SUSANNA |
Non andate padroncina
dalle vostre villanelle?
Col pastor su la collina
sono già le poverelle,
e la cara Nina loro
con i doni aspettan là.
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NINA |
Dunque andiamo... Ma Lindoro...
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SUSANNA |
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NINA |
E se qui non ci son io...
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SUSANNA |
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NINA |
Vengo dunque... fiori addio.
Augelletti che al mio pianto
rispondete ogn'or dolenti...
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CONTE |
Sono spade quegli accenti!
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NINA |
...seggio amico in cui versai
tante lagrime, e sospiri...
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PASTORE |
Son saette i suoi deliri.
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NINA |
..aure... piante... addio.
Deh voi dite all'idol mio,
a Lindoro, alla mia vita,
che fedele io son partita,
che fedele al mio bel foco
mi vedrà qui ritornar.
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SUSANNA |
Non temete qui fra poco
voi vedrete il caro bene,
che verrà le vostre pene
anche fido a consolar.
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CONTE |
Ah che il cor mi sento in petto
da' rimorsi lacerato;
dove un padre sventurato
più di me si può trovar?
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PASTORE |
Deh soffrite, tollerate,
moderate ii vostro affanno;
le tempeste sempre vanno
colla calma a terminar.
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NINA
Quando, oh ciel potrò sperare
di sentir tranquillo il core?
Tu conforta il mio dolore,
tu dà fine al mio penar.
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Insieme
SUSANNA, CONTE E PASTORE
Quando, oh ciel potrà sperare
di sentir tranquillo il core?
Tu conforta il suo dolore,
tu dà fine al suo penar.
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| (partono tutti, e Nina lascia sul sedile il mazzetto di fiori) | Nina, Conte, Susanna, Pastore, villane, alcune villanelle, villani ->
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