Atto secondo

 

Scena prima

Orfeo solo.

Orfeo

 

 

Gioite al mio natal, crinite stelle,  

gioite, luna e sole,

gioite, monti, selve e rive belle,

e tu, volubil mole

di salsi flutti e liquidi cristalli,

gioite, oggi e valli.

2º ritornello

Danzate al canto mio, fere selvagge,

danzate per le selve,

per intricati boschi e aperte piagge,

danzate per le selve,

e al rauco suon de' cimbali marini

danzate, orche e delfini.

3º ritornello

Cantate al mio gioir, onde correnti,

cantate, rivi e fonti,

cantate, elci frondosi, arvi gementi,

e voi dagli alti monti

vezzosi augelli, e tu rispondimi, Eco,

dal tuo canoro speco.

4º ritornello

Oggi li primi amabili splendori

trassi di questo sole,

trassi oggi le prim'aure e i primi ardori;

oggi tutto in carole

si passi lieto e si cominci omai:

trassi oggi i primi rai.

 

Scena seconda

Ebro, Orfeo.

<- Ebro

 

EBRO

Tu lieto canti, Orfeo, e il tempo vola.  

Su, su, dal ciel si chiame

chiunque di gioir brame:

oggi in lieto convito

siedono i dèi in questo ameno lito.

ORFEO

Vien, Giove e Marte; vieni, Apollo, e 'l crine

di più sereni raggi adorna e vesti;

venite pur, celesti!

Bacco, no, ch'io non voglio,

Bacco, no, ch'io non chiamo,

che nei lieti conviti ardire e orgoglio

e spesso ancor furore

suol eccitare al core.

EBRO

Fauni, Sileni, Satiri e Silvani,

tutti venite, e gioirete meco

in verde, erboso speco.

ORFEO

Venite ancor, pastori, al mio gioire;

ma voi, donne, lontane

ite dalle mie gioie e mio desire.

Ite pur, donne insane.

Peste del mondo e velenosi fiori,

prati de' bei colori,

ma in voi d'aspidi è 'l nido e con diletto

avvelenate de' mortali il petto.

 

Scena terza

Mercurio, con due Giovani dal cielo che portano dei vasi di nettare. Orfeo, Ebro.

<- Mercurio, due giovani

 

MERCURIO

Udito ha il cielo, o giovane canoro,  

il tuo cortese invito,

e verrà tutto unito

ad onorarti de' celesti il coro.

Giove solo riman nella celeste

più ritirata soglia,

odioso di feste,

egro nel volto e pieno il cor di doglia.

ORFEO

Qual caso lo contrista?

MERCURIO

Di congiurate stelle

a danni del suo sangue orrida vista.

Manda però, segni d'immenso amore,

in luogo dell'odiato inutil vino,

questi vasi di nettare divino.

ORFEO

Gradisco il dono, e, più che il dono, il core.

Vanne, Ebro, e quel prezioso almo liquore

ripon sicuro in ritirato sasso.

EBRO

Ove m'accenni, pronto muovo il passo.

 

Ebro ->

MERCURIO

Io bandirò dal mondo il furor cieco,  

che tra queste colline or fa dimora;

farò che il piede dal tartareo speco

non mova oggi, fin tanto

che finischin le gioie e torni il pianto.

ORFEO

O grazioso nume,

questa è mercé che sovra ogni altra bramo:

vada il Furor lontano

e alberghi sol nei femminili petti,

più dell'inferno assai sordidi letti.

Mercurio, due giovani ->

 

Scena quarta

Apolline dal cielo, Orfeo.

<- Apollo

 

ORFEO

Vedimi alle tue brame, o figlio amato,  

tutto allegro e gioioso;

né crine omai dei raggi più pregiato,

né cerchio di diamante più pomposo,

né vesto più bel manto,

quando più bramo di bellezza il vanto.

Ma ohimè! Nel mezzo d'ogni mio diletto

un rio pensiero mi trafigge il petto.

 

Deh, non ti turbi  

l'alma pensier noioso,

o lucido signore,

del giorno, o genitore.

 

APOLLO

So che crudo destino  

dalle man dolci, forti e lusinghiere

di belle donne ti sovrasta, o figlio.

Deh, segui il mio consiglio:

un dolce ben, ch'in un momento pere,

fuggilo, e segui di virtù 'l cammino.

ORFEO

Non temer, padre, non temer che amore

non signoreggia più, come solea,

nel tenero mio core.

APOLLO

Fuggi pur, fuggi pure

le donne e i lor diletti; forse a morte

non giungerai, seguendo infide scorte.

ORFEO

Anzi odio, che non amo,

donna che inneschi di dolcezza l'amo.

APOLLO

Andiamo dunque a dar principio lieto

ai canti, ai suoni, ai balli.

Eco risuoni dall'ascose valli,

né turbi il gioir nostro alcun divieto.

Orfeo, Apollo ->

 

<- satiri

CORO DI SATIRI

a 8

Deh, compagni, venite,  

deh venite, compagni;

niun si lagni;

deh, compagni venite,

deh venite, compagni.

Due satiri

Cure moleste,

per le foreste

ite tra voi,

gioirem noi

in bel convito,

in sen fiorito,

fuor delle linfe,

tra vaghe ninfe.

Due altri satiri

Quel prezioso,

tutto odoroso,

tutto divino

odor del vino,

la sete rabbia

di nostra labbia

per l'avvenire

farà bandire.

(qui si replica Deh, compagni a 8)

Due satiri

O, s'io trovassi

tra questi sassi

quel dolce umore

che allegra il core,

quei tenerini,

dolci rubini,

la calamita

di nostra vita!

Due altri satiri

Già par che il core

senta l'odore,

tante son stille

tant'ha faville

che danno lena

ad ogni vena,

che danno al petto

dolce diletto!

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Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto
Orfeo
 
Orfeo
<- Ebro

Tu lieto canti, Orfeo, e il tempo vola

Orfeo, Ebro
<- Mercurio, due giovani

(Mercurio e i giovani dal cielo)

Udito ha il cielo, o giovane canoro

Orfeo, Mercurio, due giovani
Ebro ->

Io bandirò dal mondo il furor cieco

Orfeo
Mercurio, due giovani ->
Orfeo
<- Apollo

(Apollo dal cielo)

Vedimi alle tue brame, o figlio amato

So che crudo destino

Orfeo, Apollo ->
<- satiri
Coro di satiri
Deh, compagni, venite
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta
Fiume Ebro. Inferno.
Atto primo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

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