Atto primo

 

Immagine d'epoca ()

[Sinfonia]

 N 

 

Scena prima

Sala che corrisponde a vari appartamenti.
Paolino e Carolina.

 Q 

Paolino, Carolina

 
[N. 1 - Introduzione]

 N 

 

PAOLINO

Cara, non dubitar,  

mostrati pur serena.

Presto avrà fin la pena

che va a turbarti il cor.

Fogli partitura

CAROLINA

Caro, mi fai sperar.

Mi mostrerò più lieta.

Ma sposa tua segreta

nasconderò il dolor.

PAOLINO

Forse ne sei pentita?

CAROLINA

No, sposo mio, mia vita.

PAOLINO

Dunque perché non mostri

il tuo primier contento?

CAROLINA

Perché ogn'or più pavento

quello che può arrivar.

T'affretta, deh! t'affretta

l'arcano a palesar.

PAOLINO

Sì, sposa mia diletta,

ti voglio contentar.

CAROLINA E PAOLINO

Se amor si gode in pace

non v'è maggior contento;

ma non v'è egual tormento

se ognor s'ha da tremar.

 
Recitativo

CAROLINA

Lusinga, no, non c'è. La nostra unione  

lungo tempo segreta

non può restar. E se si scopre avanti

di quel che ha da scoprirsi,

quale schiamazzo in casa,

qual bisbiglio di fuori, o sposo amato!

Né un trasporto d'amor sarà scusato.

PAOLINO

Dici il ver; vedo tutto.

CAROLINA

Il padre mio

è un uom rigido è ver; ma finalmente

è d'un ottimo cor. In sulle furie

monterà al primo istante

che saper gliel farai;

ma dopo qualche dì certa poi sono,

che pien d'amor ci accorderà il perdono.

PAOLINO

Sì; questa sicurezza

la sola fu che a stringere c'indusse

il nodo clandestino.

Ma senti: oggi la sorte

occasione propizia a me presenta

di svelare il segreto

con meno di timore.

CAROLINA

Dimmi, su, presto. Ah! mi consoli il core.

PAOLINO

Mi è riuscito alla fine

di poter soddisfare all'ambizione

del signor Geronimo,

che fanatico ognor s'è dimostrato

d'imparentarsi con un titolato.

CAROLINA

E così?

PAOLINO

Sarà sposa

del Conte Robinson, mio protettore,

tua sorella maggiore

con cento mille scudi. Or io d'entrambi

avendo gl'interessi maneggiati,

spero così d'avermeli obbligati.

CAROLINA

Bene, sì, bene assai

il Conte impegnerai

perché sveli a mio padre il nostro arcano.

Ma quando egli verrà?

PAOLINO

Non è lontano.

Lo spero in questo giorno, anzi a momenti.

Ecco qua la sua lettera

che al signore Geronimo

io devo presentar. Ma parmi appunto

di sentir la sua voce.

A casa è ritornato.

CAROLINA

È vero, è vero.

D'esser dunque tranquilla io presto spero.

 
[N. 2 - Duetto]

 N 

 

Io ti lascio perché uniti  

che ci trovi non sta bene...

(per partire, poi ritorna)

Ah, tu sai ch'io vivo in pene

se non son vicina a te!

PAOLINO

Vanne, sì, non è prudenza

di lasciarci trovar soli...

(per partire, poi ritorna)

Ah, tu sai che il cor m'involi

quando vai lontan da me.

CAROLINA

No, non viene... Sì, sì, adesso.

PAOLINO

Dammi, dammi pria un amplesso.

CAROLINA E PAOLINO

Ah! pietade troveremo

se il ciel barbaro non è.

(Carolina parte)

Carolina ->

 

Scena seconda

Paolino, poi il signor Geronimo.

 
Recitativo

PAOLINO

Ecco che qui se n' vien. Bisogna intanto  

ch'io mi avvezzi a parlare in tuon sonoro

per farmi intender bene.

Di sordità patisce assai sovente;

ma dice di sentir s'anche non sente.

 

<- Geronimo

GERONIMO
(ad alcuni servi)

Non dovete sbagliar, gente ignorante.

Che cos'è questo «lei signor Geronimo»?

In Italia i mercanti

che han dei contanti, han titol d'illustrissimo;

e illustrissimo io sono; e va benissimo.

Se poi... (Ad ogni costo

voglio avere un diploma,

che della nobiltà mi metta al rango,

ché chi ha dell'oro ha da sortir dal fango.)

Oh! Paolino caro.

PAOLINO

Ecco una lettera

del Conte Robinson, che, per espresso

inclusa in una mia, venuta è adesso.

GERONIMO

Sì, son venuto adesso. E questa lettera

di chi è? Chi la manda?

PAOLINO
(forte)

Il Conte Robinsone.

GERONIMO

Il Conte Robinson: sì, sì, ho capito.

La leggo volentieri.

(legge sottovoce)

Ah, ah... comincia bene...

oh, oh... seguita meglio...

ih ih! ih ih!... di gioia

mi balza il cor nel petto!

PAOLINO

Ah ah, oh oh, ih ih, così ha già letto.

GERONIMO

Venite, Paolino,

venite ch'io vi abbracci. È vostro merito

la buona riuscita.

Io vi sono obbligato della vita.

PAOLINO

(Questo mi dà conforto.)

GERONIMO

Fra poco il Conte genero

sarà qui a sottoscrivere il contratto.

Elisetta è contessa: il tutto è fatto.

Con Carolina or poi se mi riesce

di far un matrimonio eguale a questo,

co' la primaria nobiltà m'innesto.

PAOLINO

(Questo poi mi dà affanno.)

GERONIMO

Che avete voi? Siete di tristo umore?

PAOLINO

Io? Signor no.

GERONIMO

Che?

PAOLINO

Allegro anzi son io

per queste nozze.

GERONIMO

Bene. Andate dunque

a stare in attenzione

dell'arrivo del Conte; ed ordinate

tutto quel che vi par, che vada bene

per poterlo trattar come conviene.

(Paolino parte)

Paolino ->

 

Scena terza

Il Signor Geronimo, indi Carolina, Elisetta, Fidalma e Servitori.

 

GERONIMO

Orsù, più non si tardi  

a dar sì lieta nuova alla famiglia.

Elisetta! Fidalma! Carolina!

Figlie, sorella, amici, servitori,

quanti in casa vi son vengano fuori.

 

<- Carolina, Elisetta, Fidalma, servitori

CAROLINA

Signor padre?...

ELISETTA

Signor?...

FIDALMA

Fratello amato?...

CAROLINA

Che avvenne?

ELISETTA

Cosa c'è?

FIDALMA

Che cosa è stato?

 
[N. 3 - Aria]

 N 

GERONIMO

Udite, tutti udite,    

le orecchie spalancate,

di giubilo saltate,

un matrimonio nobile

concluso è per lei già.

Signora contessina

quest'oggi ella sarà,

via bacia, mia carina,

la mano al tuo papà.

Che saltino i denari,

la festa si prepari,

godete tutti quanti

di mia felicità.

Sorella mia, che dite?

Che dici tu, Elisetta?

(a Carolina)

Con quella bocca stretta

per cosa tu stai là?

Via, via, che per te ancora

tuo padre ha già pensato:

un altro titolato

sua sposa ti farà.

E stai col ciglio basso?

Non movi ancor la bocca?

Che sciocca! Ohimè, che sciocca!

Fai rabbia in verità.

Invidia fai conoscere

che dentro il sen ti sta.

(parte)

S

Sfondo schermo () ()

Brano musicale ()

Fogli partitura

Geronimo, servitori ->

 

Scena quarta

Elisetta, Carolina e Fidalma.

 
Recitativo

ELISETTA

Signora sorellina,  

ch'io le rammenti un poco ella permetta,

ch'io sono la maggior, lei la cadetta:

che perciò le disdice

quell'invidia che mostra;

e che in questa occasion meglio faria

se mi pregasse della grazia mia.

CAROLINA

Ah, ah! della sua grazia,

quantunque singolare,

in verità non ne saprei che fare.

ELISETTA

Sentite la insolente?

Io son contessa, e siete voi un niente.

FIDALMA

Eccoci qua: noi siamo sempre a quella.

Tra sorella e sorella,

chi per un po' di fumo,

chi per voler far troppo la vivace,

un solo giorno qui non si sta in pace.

ELISETTA

Qual fumo ho io? Parlate.

CAROLINA

Qual io vivacità, che condannate?

ELISETTA

Non ho fors'io ragione?

FIDALMA

Sì: deve rispettarvi.

CAROLINA

Ho dunque torto io?

FIDALMA

No; non deve incitarvi.

ELISETTA

Che? forse io la incito?

CAROLINA

Che? fors'io la strapazzo?

FIDALMA

No, niente, no: non fate un tal schiamazzo.

CAROLINA

Io di lei non ho invidia;

non ho rincrescimento

del di lei ingrandimento:

sol mi dispiace che in questa occasione

ha di sé stessa troppa presunzione.

(per partire)

ELISETTA

Il voltarmi le spalle a questo modo

è un'altra impertinenza.

CAROLINA

Perdoni se ho mancato a sua eccellenza.

 
[N. 4 - Terzetto]

 N 

 

 

Le faccio un inchino,  

contessa garbata.

Per essere dama

si vede ch'è nata,

per altro, per altro,

da rider mi fa.

ELISETTA

Strillate, crepate,

son dama e contessa.

Beffar se volete,

beffate voi stessa.

Per altro, per altro,

or or si vedrà.

FIDALMA

(a Elisetta)

Quel fumo, mia cara,

è un poco eccedente.

(a Carolina)

Voi siete, mia bella,

di troppo insolente.

Vergogna! Vergogna!

Finitela già.

CAROLINA

Sua serva non sono.

ELISETTA

Son vostra maggiore.

CAROLINA

Entrambe siam figlie

d'un sol genitore.

ELISETTA

Stizzosa...

CAROLINA

Fumosa.

FIDALMA

Finiam questa cosa,

tacetevi là.

CAROLINA E ELISETTA

Non posso soffrire

la sua inciviltà.

Insieme

FIDALMA

Codesto garrire

fra voi ben non sta.

(Carolina parte)

Carolina ->

 

Scena quinta

Fidalma ed Elisetta.

 
Recitativo

FIDALMA

Chetatevi e scusatela. Tra poco  

voi già andate a marito, ella qui resta;

così non vi sarà mai più molesta.

Io mi consolo intanto

del vostro matrimonio; e voi fra poco...

ma zitto... a voi il confido... Ah! No 'l diceste,

per carità.

ELISETTA

Fidatevi, fidatevi

che segreta son io.

FIDALMA

Ve ne consolerete ancor del mio.

ELISETTA

Del vostro?

FIDALMA

Sì, padrona di me stessa,

ricca pe 'l testamento

del mio primo marito,

e in età giovanil, non crederei

che mi diceste stolta

se voglio maritarmi un'altra volta.

ELISETTA

No, cara la mia zia:

anzi fate benissimo, e vi lodo.

Ma un dispiacer ben grande

ne sentirà mio padre,

che vi dobbiate allontanar da lui,

ei che v'apprezza al par degli occhi suoi.

FIDALMA

Eh, quanto a questo poi, potrebbe darsi

che non m'allontanassi.

ELISETTA

Posso saper chi sia?

FIDALMA

No, è troppo presto. Ancor con chi vogl'io

non mi sono spiegata.

ELISETTA

Ditemi questo almeno: è giovinotto?

FIDALMA

Giovane affatto affatto.

ELISETTA

È bello?

FIDALMA

Di Cupido egli è un ritratto.

ELISETTA

È nobile?

FIDALMA

Non voglio

spiegarmi d'avvantaggio.

ELISETTA

È ricco?... Rispondete.

FIDALMA

Troppo curiosa, o cara mia, voi siete.

(Se mi stuzzica ancora un pocolino,

vado or ora a scoprir ch'è Paolino.)

 
[N. 5 - Aria]

 N 

È vero che in casa    

son io la signora,

che m'ama il fratello,

che ognuno mi onora;

è vero ch'io godo

la mia libertà...

Ma con un marito

via meglio si sta.

Sto fuori di casa?

Nessun mi dà pena;

all'ora ch'io voglio

vo a pranzo, vo a cena;

a letto me n' vado

se n'ho volontà...

Ma con un marito

via meglio si sta.

Un qualche fastidio

è ver che si prova:

non sempre la moglie

contenta si trova,

bisogna soffrire

qualcosa, si sa...

Ma con un marito

via meglio si sta.

Mia cara ragazza,

che andate a provarlo,

saprete fra poco

se il vero vi parlo,

voi meco direte,

son certa di già:

che con un marito

via meglio si sta.

S

Sfondo schermo () ()

Fogli partitura

 
(partono)

Fidalma, Elisetta ->

 
 

Scena sesta

Nobile appartamento.
Il signor Geronimo e Carolina.

 Q 

Geronimo, Carolina

 
Recitativo

GERONIMO

Prima che arrivi il Conte  

io voglio rallegrarti.

Vuol da tutte le parti

oggi felicitarmi la mia sorte.

Senti... Ma ridi prima, e ridi forte.

CAROLINA

Non farei, s'io ridessi,

che una cosa sforzata, e senza gusto.

GERONIMO

Sicuro ci avrai gusto.

Sposa d'un cavalier tu pur sarai:

ora mi venne la proposizione,

e in oggi esser vi dée la conclusione.

Ridi, ridi, ragazza.

CAROLINA

(Oh, me meschina!

Qui nasce una rovina

se Paolin non fa presto.)

GERONIMO

E perché mo non ridi, e te ne stai

con quella faccia tosta?

CAROLINA

Ho dolore di testa.

GERONIMO

S'egli è un signor di testa? È un cavaliere,

e non vuoi che sia un uom ch'abbia talento?

CAROLINA

(Ah! Mi manca il consiglio in tal momento.)

 

Scena settima

Paolino, e detti; poi il Conte, Elisetta e Fidalma.

<- Paolino

 

PAOLINO
(forte)

Signore, ecco qua il Conte.  

GERONIMO

Il Conte? Oh! Presto, presto...

rimettiamo il discorso...

scendiamo ad incontrarlo fin abbasso.

PAOLINO

Ecco che ha più di noi veloce il passo.

 

<- Conte, Elisetta, Fidalma

[N. 6 - Cavatina]

 N 

CONTE

Senza, senza cerimonie,  

alla buona vengo avanti.

Riverisco tutti quanti

non s'incomodin, non voglio:

complimenti far non soglio.

Sol do al suocero un abbraccio,

(a Fidalma)

servitore a lei mi faccio.

(ad Elisetta)

Dal dover non n'allontano:

bacio a lei la bella mano...

(a Carolina)

Vengo a lei, sì vengo a lei,

che ha quegli occhi così bei...

Paolino, amico mio,

regna sol qui grazia e brio.

Bravo padre! Brave figlie!

Siete incanti, meraviglie,

siete gioie... ma scusate...

ch'io respiri almen lasciate,

o il polmon mi creperà.

 

ELISETTA, CAROLINA E FIDALMA

Prenda pure, prenda fiato,

seguitare poi potrà.

PAOLINO

(Che fa troppo il caricato

non s'avvede, e non lo sa.)

GERONIMO

(L'ho sentito l'ho ascoltato

ma capito non l'ho già.)

ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA, GERONIMO E PAOLINO

(Che un tamburo abbia suonato

mi è sembrato in verità.)

CONTE

(Senza essere affettato

mi distinguo in civiltà.)

 
Recitativo

 

Orsù senza far punto cerimonie,  

ch'io le aborrisco già, suocero caro,

benché la prima volta

questa sia che permesso

mi è di veder l'amabile mia sposa,

pur dicendomi il core

quale fra le tre dive

la mia Venere sia,

con vostra permissione allegro e franco,

io me le vado a situare a fianco.

GERONIMO

Certo sarete stanco, io ve lo credo,

Conte genero amato. Ehi! Da sedere.

CONTE

No, no, non dico questo:

non vo' seder. Son fresco e son robusto,

e il correr per le poste a me non nuoce.

PAOLINO

Convien che alziate un poco più la voce.

CONTE

Con vostra permissione

vado appresso alla sposa

per farle un conveniente complimento.

GERONIMO

Oh, servitevi pure,

che questo, Conte mio, ci va de jure.

Ed io che so che in tali incontri il padre

importuno diventa,

me ne andrò con Paolino

a far qualche altra cosa.

La sorella e la zia stian con la sposa.

(parte con Paolino)

Geronimo, Paolino ->

 

Scena ottava

Il Conte, Carolina, Fidalma ed Elisetta.

 

CONTE

(accostandosi a Carolina)

Permettetemi dunque,  

cara la mia sposina...

CAROLINA

Oh, no signore.

Sbagliate. Io non son quella;

quella che ha tanto onore è mia sorella.

CONTE

Sbaglio?

FIDALMA

Sicuramente.

CAROLINA

Di là, di là convien che vi voltiate.

FIDALMA

Di qua, di qua.

CONTE
(a Fidalma)

Signora mia, scusate.

Voi dunque...

FIDALMA

Non signor: sbagliate ancora.

CONTE

Sbaglio ancora?

ELISETTA

Sicuro.

Ma che il faccia da scherzo io mi figuro.

Quella son io che il ciel vi diede in sorte:

quella son io che merita l'onore

di stringervi la man, di darvi il core.

CONTE

(Diamine!) Voi la sposa?

ELISETTA

Che vuol dir tal sorpresa?

CONTE

Eh, niente, niente.

Perdonatemi: io credo

che vogliate qui, far, mie signorine,

un poco di commedia. Or via, vi prego

di non voler tirar più a lungo il gioco

(a Carolina)

m'inganno, o non m'inganno?

Siete voi la mia sposa o non la siete?

CAROLINA

No, signor, ve l'ho detto: è mia sorella.

FIDALMA

È questa, è questa.

ELISETTA

Io, sì, signor, son quella.

E vi par forse ch'io...

CONTE

No... ma... scusatemi...

voi dunque certamente?

ELISETTA

Certo.

FIDALMA

Sicuro!

CAROLINA

Indubitatamente.

CONTE

Il core m'ha ingannato

e rimango dolente e sconsolato.

 
[N. 7 - Quartetto]

 N 

 

(Sento in petto un freddo gelo    

che cercando mi va il cor.

Sol quell'altra, giusto cielo,

può ispirarmi un dolce ardor.)

S

ELISETTA

(Tal sorpresa intendo appieno

cosa vuol significar.

Sento in petto un rio veleno,

che mi viene a lacerar.)

CAROLINA

(Freddo, freddo egli è restato:

lei confusa se ne sta.

Così un poco castigato

il suo orgoglio resterà.)

FIDALMA

(In silenzio ognun qui resta,

e so ben quel che vuol dir.

Una torbida tempesta

già mi sembra di scoprir.)

ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA E CONTE

(Un orgasmo ho dentro il seno,

palpitando il cor mi va.

Più non vedo il ciel sereno,

più non so quel che sarà.)

 
(partono)

Elisetta, Carolina, Fidalma, Conte ->

 
 

Scena nona

Gabinetto.
Paolino, poi Carolina.

 Q 

Paolino

 
Recitativo

PAOLINO

Più a lungo la scoperta  

non deggio differir. Il Conte alfine

è un uom di mondo, un uomo di esperienza,

mi vuol del bene, e mi darà assistenza.

 

<- Carolina

CAROLINA

Ah, Paolino mio...

PAOLINO

Sposa mia cara...

CAROLINA

Di poterti aver solo

io non vedeva l'ora.

Sappi che ogni dimora

è omai precipitosa:

mio padre a un cavalier va a farmi sposa.

PAOLINO

Ci mancava ancor questa

per più inasprirlo al caso!

Ma non perdo il coraggio. Al Conte subito

vado a raccomandarmi.

CAROLINA

Ma se sdegnasse il Conte

d'entrar in questo impegno?

PAOLINO

Di lui punto non dubito,

ma al caso disperato, o cara mia

a' piè mi metterei della tua zia:

sa essa cos'è amore

e del fratello suo possiede il core.

CAROLINA

E te ne fideresti?

PAOLINO

Sì: con bontà mi tratta e con dolcezza,

anzi, quasi direi che m'accarezza.

CAROLINA

In qualunque maniera

non devi differir. Vedi là il Conte.

Cogli questo momento

datti coraggio. Io mi ritiro intanto

tutta, tutta agitata.

T'assista amor, che la cagion n'è stata.

(parte)

Carolina ->

 

Scena decima

Paolino, poi il Conte.

 

PAOLINO

Sì, coraggio mi faccio  

giacché solo qui viene.

 

<- Conte

CONTE

Amico mio, io vo di te cercando

smanioso, ansioso, ch'è di già mezz'ora.

Ho di te gran bisogno.

PAOLINO

Ed io di voi.

CONTE

Sì, quello che tu vuoi: per te son io;

ma prima dir mi lascia il fatto mio.

PAOLINO

Sì signore: parlate.

CONTE

All'amor, Paolino,

che sempre ti ho portato,

sempre tu fosti grato.

Però non serve qui di far preamboli;

ma veniamo alla breve,

che senza fare un giro di parole

ciascheduno può dir quello che vuole.

PAOLINO

Benissimo. Veniamo dunque al fatto.

CONTE

Tu sai che ho già disposto

di richiamarti a casa

fra pochi mesi, e darti del contante

perché tu pur divenga un buon mercante.

Sì, già lo sai: non serve un tal racconto:

ma alla breve, alla breve,

quello che si vuol dir, dire si deve.

PAOLINO

Ebbene, signor mio.

Lo sbrigarvi sta a voi.

CONTE

Sentitemi dunque.

Sia com'esser si voglia,

o per l'una o per l'altra

delle ragioni che non si comprendono,

o sia come si sia,

perché fare gran chiacchiere non soglio,

la sposa non mi piace e non la voglio.

PAOLINO

Che cosa dite mai?

CONTE

Dico assolutamente

che non la voglio.

PAOLINO

E come mai potreste

oggi disimpegnarvene?

CONTE

Facilissimamente.

Invece di sposare la maggiore

sposerò la cadetta:

dei centomila invece per la dote,

sol di cinquanta mille io mi contento:

ecco tutto aggiustato in un momento.

Quella, quella mi piace,

quella m'ha innamorato. Ora, da bravo:

vanne, fa' presto, al padre ciò proponi,

sciogli, concludi, e poi di me disponi.

PAOLINO

(Me infelice!)

CONTE

Cos'hai?

PAOLINO

Niente, signore.

CONTE

Va' dunque, va', fa' presto.

PAOLINO

(Misero me, che contrattempo è questo!)

 
[N. 8 - Duetto]

 N 

 

Signor, deh, concedete...  

sdegnarvi io non vorrei.

Pensate, riflettete...

il dispiacer di lei,

la civiltà, l'onore,

di tutti lo stupore...

(Ah! Che mi vo a confondere,

ah! più non so che dir.)

CONTE

Tu cosa vai dicendo?

Tu cosa vai seccando?

Non star più discorrendo.

A te mi raccomando:

l'amabile cadetta

mi stimola, m'affretta,

non posso più resistere

mi sento incenerir!

PAOLINO

Quel foco che v'accende

un altro forse offende.

(Ah, sento proprio il core

che in sen mi va a languir!)

CONTE

Quel foco che mi accende

da me più non dipende.

Non sposo la maggiore

se credo di morir.

 
(partono)

Paolino, Conte ->

 
 

Scena undicesima

Sala.
Carolina, poi il Conte.

 Q 

Carolina

 
Recitativo

CAROLINA

Paolino ritarda  

con la risposta, ed io l'aspetto ansiosa;

e allor che qualche cosa

con ansietà si aspetta,

ogni minuto vi diventa un'ora.

Ma cosa fa che non ritorna ancora?

Quel pur che vedo è il Conte. Un segno è questo

che il discorso è finito.

Ed ei qui viene senza mio marito?

 

<- Conte

CONTE

(Non trascuro il momento.) Oh, Carolina!

La sorte è a me propizia,

perché lontani dall'altrui presenza

io vi posso parlar con confidenza...

CAROLINA

Ah! Questo è quello appunto

che bramava ancor io.

CONTE

Lo bramavate, sì? (Ciò mi consola.)

Veramente Paolino

ve lo dovea dir lui;

ma pronta l'occasion trovando adesso,

quello ch'ei vi diria ve 'l dico io stesso.

CAROLINA

Dite, dite, parlate; e voglia il cielo

che le vostre parole

diano al mio cuore di speranza un raggio.

CONTE

(Questa già m'ama anch'essa. Orsù, coraggio.)

Ah! mia cara ragazza,

amor ha un gran poter! Voi che ne dite?

CAROLINA

Quello che dite voi.

CONTE

E quelle debolezze

che vengono da amor, se ancor son strane,

s'hanno da compatir fra genti umane.

CAROLINA

Io sono certamente

del vostro sentimento. Or seguitate,

ditemi tutto il resto.

Se conoscete amor mi basta questo.

CONTE

Quand'è così, stringiamo l'argomento.

CAROLINA

Veniamo pure al punto.

CONTE

Io son venuto

per sposar Elisetta. Ma che serve

che venuto io ci sia

quando non ho per lei che antipatia?

E quando a prima vista

m'avete fatto voi vostra conquista?

CAROLINA

Io! Cosa avete detto?

CONTE

Voi cosa avete inteso?

CAROLINA

È questo solo

quel che avete da dirmi?

CONTE

Questo, sì, questo. E voi che ben sapete

compatir l'amore,

scusando il mio trasporto,

darete all'amor mio qualche conforto.

CAROLINA

E nel momento istesso

di dover adempiere a un sacro impegno

manchereste di fede? Io scuso bene

chiunque si lascia trasportar d'amore,

ma non uno che manca al proprio onore.

CONTE

Oh, oh! Voi date in serio. Ed io tutt'altro

mi aspettava da voi.

CAROLINA

Tutt'altro anch'io

mi credea di sentire.

CONTE

Di sentir cosa?

CAROLINA

Io non ve l'ho da dire.

CONTE

All'onor si rimedia

sposando voi per lei.

CAROLINA

Questa cosa accordar mai non potrei.

 
[N. 9 - Aria]

 N 

Perdonate, signor mio,    

s'io vi lascio, e fo partenza.

Io per essere eccellenza

non mi sento volontà.

Tanto onore è riservato

a chi ha un merto singolare,

a chi in circolo sa stare

con buon garbo e gravità.

Io, meschina, vo alla buona,

io cammino alla carlona,

son piccina di statura,

io non ho disinvoltura,

non ho lingue, non so niente;

farei torto certamente

alla vostra nobiltà.

Se un mi parla alla francese,

che volete ch'io risponda?

Non so dire che Monsiù.

Se qualcuno mi parla inglese,

ben convien ch'io mi confonda,

non intendo che Addidù.

Se poi vien qualche tedesco,

vuol star fresco, oh, vuol star fresco!

Non intendo una parola:

sono infatti una figliuola

di buon fondo, e niente più.

(parte)

S

Sfondo schermo () ()

Fogli partitura

Carolina ->

 

Scena dodicesima

Il Conte solo.

 
Recitativo

 

Io resto ancora attonito.  

Ha equivocato lei?

Ho equivocato io? Che cosa è stato?

Un granchio tutti qui abbiam pigliato.

Ma io son uom di mondo; e ben capisco

da quel suo dir sagace e simulato

ch'ella già tiene qualche innamorato.

Ma voglio seguitarla,

ma il vo' saper da lei.

Per poter pensar meglio ai casi miei.

(parte)

Conte ->

 

Scena tredicesima

Il signor Geronimo, Elisetta, Fidalma, poi Paolino.

<- Geronimo, Elisetta, Fidalma

 
[N. 10 - Finale I]

 N 

 

GERONIMO

Tu mi dici che del Conte  

malcontenta sei del tratto.

Quello è un uomo molto astratto,

lo conosco, e ben lo so.

ELISETTA

Ma un'occhiata un po' graziosa

ottenuta pur non ho.

FIDALMA

Trattar peggio co' la sposa

veramente non si può.

GERONIMO

Voi credete che i signori

faccian come li plebei:

voi credete che gli sposi

faccian come i cicisbei,

nossignore, tante cose,

che si dicon smorfiose,

non le fanno, signor no.

 

<- Paolino

PAOLINO

Mio signore, se vi piace  

di vedere l'apparato,

tutto quanto è preparato

con gran lustro e proprietà.

GERONIMO

Come? Come? Cos'ha detto?

PAOLINO
(parola per parola, forte)

Tutto... quanto... è preparato...

nella... sala... del banchetto...

con gran lustro... e proprietà.

GERONIMO

Vanne al diavolo, balordo!

Qua si crede ch'io sia sordo?

Non patisco sordità.

ELISETTA, FIDALMA E PAOLINO

Andiam subito a vedere

la gran tavola e il dessere,

che onor grande vi farà.

Insieme

GERONIMO

Andiam subito a vedere

la gran tavola e il dessere,

che onor grande mi farà.

 
(partono)

Elisetta, Fidalma, Geronimo, Paolino ->

 

Scena quattordicesima

Carolina, ed il Conte.

<- Carolina, Conte

 

CAROLINA

Lasciatemi, signore,  

non state a infastidirmi.

CONTE

Se libero è quel core

vi prego sol di dirmi.

CAROLINA

Che non ho amante alcuno

vi posso assicurar.

CONTE

Voi dunque la mia brama

potete contentar.

CAROLINA

Lasciatemi, vi prego,

lasciatemi, deh! andar.

CONTE

Non lasciovi, mia bella,

partir da questa stanza

se un raggio di speranza

non date a questo cor.

(in questo, Elisetta in disparte)

<- Elisetta

CAROLINA

Tornate, deh! in voi stesso.

CONTE

Mio ben, v'amo all'eccesso.

CAROLINA

Pensate a mia sorella.

CONTE

Per lei non sento amor.

S'io sposo voi per quella

non manco già al mio onor.

 

Scena quindicesima

Elisetta, che si avanza, e detti; poi Fidalma.

 

ELISETTA

No, indegno, traditore.  

No, anima malnata!

No, trista disgraziata,

mai questo non sarà.

Per questo tradimento

che mi si viene a fare.

Io voglio sussurrare

la casa e la città.

CONTE

Strillate, non m'importa.

CAROLINA

Sentite...

ELISETTA

No, fraschetta.

CAROLINA

Ma prima...

ELISETTA

Vo' vendetta.

ELISETTA

Che nera infedeltà!

CONTE

In lei non c'è reità.

Insieme

CAROLINA

In me non c'è reità.

 

<- Fidalma

FIDALMA

Che cosa è questo strepito?  

ELISETTA

Di fede il mancatore

con essa fa all'amore,

ed or li ho colti qua.

FIDALMA

Uh! uh! Che mancamento!

Non credo a quel che sento.

ELISETTA

Io voglio sussurrare

la casa e la città.

CAROLINA
(a Fidalma)

Deh, fatela acchetare

che il vero ella non sa.

Insieme

FIDALMA

Io voglio esaminare

il fatto come sta.

CONTE

Lasciamola strillare:

non me ne curo già.

 

Scena sedicesima

Il signor Geronimo, che sopraggiunge, e detti; poi Paolino.

 

FIDALMA

Silenzio, silenzio  

che vien mio fratello.

Usate prudenza,

abbiate cervello.

L'affare delicato

è troppo da sé.

 

<- Geronimo

GERONIMO

Sentire mi parve

un strepito, un chiasso.

Che fate? Gridate?

Ovvero è per spasso?

Che cosa è accaduto?

Ognun qui sta muto?

Di dirmi vi piaccia

che diavolo c'è.

 

<- Paolino

PAOLINO

(La cara mia sposa

dal capo alle piante

mi sembra tremante.

Oh povero me!)

ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA E CONTE

(Che tristo silenzio!

Così non sta bene.

Parlare conviene:

parlar si de'.)

Insieme

GERONIMO E PAOLINO

(Che tristo silenzio!

Sospetto mi viene.

Vi son delle scene:

saperlo si de'.)

 

GERONIMO
(a Carolina)

Orsù, che cosa è stato?

Lo voglio saper bene.

CAROLINA

La cosa sol proviene

da certo mal inteso

(additando Elisetta)

equivoco ha lei preso,

e il Conte il motivò.

ELISETTA

No, non è vero niente.

La cosa è differente.

Parlate con mia zia,

che anch'io poi parlerò.

FIDALMA

Sappiate, fratel mio,

che qui ci sta un imbroglio;

ma adesso dir no 'l voglio,

che bene ancor no 'l so.

GERONIMO

Io non capisco affatto.

(tirandolo da una parte)

CONTE

Sappiate, con sua pace,

la sposa non mi piace

la sua minor sorella

è assai di lei più bella.

Ma poi, ma poi con comodo

il tutto vi dirò.

GERONIMO

Eh! Andate tutti al diavolo,

ba, ba, ce, ce, sì presto...

GERONIMO

Un balbettare è questo,

chi intendere lo può?

Insieme

PAOLINO

Ma che mistero è questo,

chi intendere lo può?

 

ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA E CONTE

Le orecchie non stancate,

affanno non vi date.

Da me, da me saprete

qual sia la verità.

GERONIMO

La testa m'imbrogliate.

La testa mi fendete.

Tacete, deh, tacete!

Andate via di qua.

PAOLINO

Per imbrogliar la testa

che confusione è questa.

Capite, se potete,

qual sia la verità.

 
(partono)

Elisetta, Carolina, Fidalma, Conte, Geronimo, Paolino ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo

[Sinfonia]

Sala che corrisponde a vari appartamenti.

Paolino, Carolina
 

[N. 1 - Introduzione]

Paolino e Caterina
Cara, non dubitar

Lusinga, no, non c'è

[N. 2 - Duetto]

Carolina e Paolino
Io ti lascio perché uniti
Paolino
Carolina ->

Ecco che qui se n' vien

Paolino
<- Geronimo

Geronimo
Paolino ->

Orsù, più non si tardi

Geronimo
<- Carolina, Elisetta, Fidalma, servitori

[N. 3 - Aria]

Carolina, Elisetta, Fidalma
Geronimo, servitori ->

Signora sorellina

[N. 4 - Terzetto]

Carolina, Elisetta e Fidalma
Le faccio un inchino
Elisetta, Fidalma
Carolina ->

Chetatevi e scusatela

[N. 5 - Aria]

Fidalma, Elisetta ->

Nobile appartamento.

Geronimo, Carolina
 

Prima che arrivi il Conte

Geronimo, Carolina
<- Paolino

Signore, ecco qua il Conte

Geronimo, Carolina, Paolino
<- Conte, Elisetta, Fidalma

[N. 6 - Cavatina]

Conte, poi tutti
Senza, senza cerimonie

Orsù senza far punto cerimonie

Carolina, Conte, Elisetta, Fidalma
Geronimo, Paolino ->

Permettetemi dunque

[N. 7 - Quartetto]

Conte, Elisetta, Carolina e Fidalma
Sento in petto un freddo gelo
Elisetta, Carolina, Fidalma, Conte ->

Gabinetto.

Paolino
 

Più a lungo la scoperta

Paolino
<- Carolina

Paolino
Carolina ->

Sì, coraggio mi faccio

Paolino
<- Conte

[N. 8 - Duetto]

Paolino e Conte
Signor, deh, concedete
Paolino, Conte ->

Sala.

Carolina
 

Paolino ritarda

Carolina
<- Conte

[N. 9 - Aria]

Conte
Carolina ->

Io resto ancora attonito

Conte ->
<- Geronimo, Elisetta, Fidalma

[N. 10 - Finale I]

Geronimo, Elisetta e Fidalma
Tu mi dici che del Conte
Geronimo, Elisetta, Fidalma
<- Paolino
Paolino, Geronimo, Elisetta e Fidalma
Mio signore, se vi piace
Elisetta, Fidalma, Geronimo, Paolino ->
<- Carolina, Conte
Carolina e Conte
Lasciatemi, signore
Carolina, Conte
<- Elisetta

(Elisetta in disparte)

 

(Elisetta si avanza)

Elisetta, Conte e Carolina
No, indegno, traditore
Carolina, Conte, Elisetta
<- Fidalma
Fidalma, Elisetta, Carolina e Conte
Che cosa è questo strepito?
Carolina, Conte, Elisetta, Fidalma
<- Geronimo
 
Carolina, Conte, Elisetta, Fidalma, Geronimo
<- Paolino
 
Elisetta, Carolina, Fidalma, Conte, Geronimo, Paolino ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima
Sala che corrisponde a vari appartamenti. Nobile appartamento. Gabinetto. Sala. Gabinetto. Appartamenti. Sala; tavolino con quattro lumi accesi.
[Sinfonia] [N. 1 - Introduzione] [N. 2 - Duetto] [N. 3 - Aria] [N. 4 - Terzetto] [N. 5 - Aria] [N. 6 - Cavatina] [N. 7 - Quartetto] [N. 8 - Duetto] [N. 9 - Aria] [N. 10 - Finale I] [N. 11 - Duetto] [N. 12 - Terzetto] [N. 13 - Aria] [N. 14 - Aria] [N. 15 - Terzetto] [N. 16 - Recitativo accompagnato] [N. 17 – Quintetto] [N. 18 - Aria] [N. 19 - Duetto] [N. 20 - Finale II]
Atto secondo

• • •

Testo PDF Ridotto