(♦) | ||||
[Sinfonia] | ||||
Scena prima |
Sala che corrisponde a vari appartamenti. |
Paolino, Carolina | ||
[N. 1 - Introduzione] | ||||
PAOLINO |
||||
CAROLINA |
Caro, mi fai sperar. Mi mostrerò più lieta. Ma sposa tua segreta nasconderò il dolor. | |||
PAOLINO |
Forse ne sei pentita? | |||
CAROLINA |
No, sposo mio, mia vita. | |||
PAOLINO |
Dunque perché non mostri il tuo primier contento? | |||
CAROLINA |
Perché ogn'or più pavento quello che può arrivar. T'affretta, deh! t'affretta l'arcano a palesar. | |||
PAOLINO |
Sì, sposa mia diletta, ti voglio contentar. | |||
CAROLINA E PAOLINO |
Se amor si gode in pace non v'è maggior contento; ma non v'è egual tormento se ognor s'ha da tremar. | |||
Recitativo | ||||
CAROLINA |
||||
PAOLINO |
Dici il ver; vedo tutto. | |||
CAROLINA |
Il padre mio è un uom rigido è ver; ma finalmente è d'un ottimo cor. In sulle furie monterà al primo istante che saper gliel farai; ma dopo qualche dì certa poi sono, che pien d'amor ci accorderà il perdono. | |||
PAOLINO |
Sì; questa sicurezza la sola fu che a stringere c'indusse il nodo clandestino. Ma senti: oggi la sorte occasione propizia a me presenta di svelare il segreto con meno di timore. | |||
CAROLINA |
Dimmi, su, presto. Ah! mi consoli il core. | |||
PAOLINO |
Mi è riuscito alla fine di poter soddisfare all'ambizione del signor Geronimo, che fanatico ognor s'è dimostrato d'imparentarsi con un titolato. | |||
CAROLINA |
E così? | |||
PAOLINO |
Sarà sposa del Conte Robinson, mio protettore, tua sorella maggiore con cento mille scudi. Or io d'entrambi avendo gl'interessi maneggiati, spero così d'avermeli obbligati. | |||
CAROLINA |
Bene, sì, bene assai il Conte impegnerai perché sveli a mio padre il nostro arcano. Ma quando egli verrà? | |||
PAOLINO |
Non è lontano. Lo spero in questo giorno, anzi a momenti. Ecco qua la sua lettera che al signore Geronimo io devo presentar. Ma parmi appunto di sentir la sua voce. A casa è ritornato. | |||
CAROLINA |
È vero, è vero. D'esser dunque tranquilla io presto spero. | |||
[N. 2 - Duetto] | ||||
|
||||
PAOLINO |
Vanne, sì, non è prudenza di lasciarci trovar soli... (per partire, poi ritorna) Ah, tu sai che il cor m'involi quando vai lontan da me. | |||
CAROLINA |
No, non viene... Sì, sì, adesso. | |||
PAOLINO |
Dammi, dammi pria un amplesso. | |||
CAROLINA E PAOLINO |
Ah! pietade troveremo se il ciel barbaro non è. | |||
(Carolina parte) | Carolina -> | |||
Scena seconda |
Paolino, poi il signor Geronimo. |
|||
Recitativo | ||||
PAOLINO |
||||
<- Geronimo | ||||
GERONIMO |
Non dovete sbagliar, gente ignorante. Che cos'è questo «lei signor Geronimo»? In Italia i mercanti che han dei contanti, han titol d'illustrissimo; e illustrissimo io sono; e va benissimo. Se poi... (Ad ogni costo voglio avere un diploma, che della nobiltà mi metta al rango, ché chi ha dell'oro ha da sortir dal fango.) Oh! Paolino caro. | |||
PAOLINO |
Ecco una lettera del Conte Robinson, che, per espresso inclusa in una mia, venuta è adesso. | |||
GERONIMO |
Sì, son venuto adesso. E questa lettera di chi è? Chi la manda? | |||
PAOLINO |
Il Conte Robinsone. | |||
GERONIMO |
Il Conte Robinson: sì, sì, ho capito. La leggo volentieri. (legge sottovoce) Ah, ah... comincia bene... oh, oh... seguita meglio... ih ih! ih ih!... di gioia mi balza il cor nel petto! | |||
PAOLINO |
Ah ah, oh oh, ih ih, così ha già letto. | |||
GERONIMO |
Venite, Paolino, venite ch'io vi abbracci. È vostro merito la buona riuscita. Io vi sono obbligato della vita. | |||
PAOLINO |
(Questo mi dà conforto.) | |||
GERONIMO |
Fra poco il Conte genero sarà qui a sottoscrivere il contratto. Elisetta è contessa: il tutto è fatto. Con Carolina or poi se mi riesce di far un matrimonio eguale a questo, co' la primaria nobiltà m'innesto. | |||
PAOLINO |
(Questo poi mi dà affanno.) | |||
GERONIMO |
Che avete voi? Siete di tristo umore? | |||
PAOLINO |
Io? Signor no. | |||
GERONIMO |
Che? | |||
PAOLINO |
Allegro anzi son io per queste nozze. | |||
GERONIMO |
Bene. Andate dunque a stare in attenzione dell'arrivo del Conte; ed ordinate tutto quel che vi par, che vada bene per poterlo trattar come conviene. | |||
(Paolino parte) | Paolino -> | |||
Scena terza |
Il Signor Geronimo, indi Carolina, Elisetta, Fidalma e Servitori. |
|||
GERONIMO |
||||
<- Carolina, Elisetta, Fidalma, servitori | ||||
CAROLINA |
Signor padre?... | |||
ELISETTA |
Signor?... | |||
FIDALMA |
Fratello amato?... | |||
CAROLINA |
Che avvenne? | |||
ELISETTA |
Cosa c'è? | |||
FIDALMA |
Che cosa è stato? | |||
[N. 3 - Aria] | ||||
GERONIMO le orecchie spalancate, di giubilo saltate, un matrimonio nobile concluso è per lei già. Signora contessina quest'oggi ella sarà, via bacia, mia carina, la mano al tuo papà. Che saltino i denari, la festa si prepari, godete tutti quanti di mia felicità. Sorella mia, che dite? Che dici tu, Elisetta? (a Carolina) Con quella bocca stretta per cosa tu stai là? Via, via, che per te ancora tuo padre ha già pensato: un altro titolato sua sposa ti farà. E stai col ciglio basso? Non movi ancor la bocca? Che sciocca! Ohimè, che sciocca! Fai rabbia in verità. Invidia fai conoscere che dentro il sen ti sta. (parte) |
(♦) Geronimo, servitori -> | |||
Scena quarta |
Elisetta, Carolina e Fidalma. |
|||
Recitativo | ||||
ELISETTA |
||||
CAROLINA |
Ah, ah! della sua grazia, quantunque singolare, in verità non ne saprei che fare. | |||
ELISETTA |
Sentite la insolente? Io son contessa, e siete voi un niente. | |||
FIDALMA |
Eccoci qua: noi siamo sempre a quella. Tra sorella e sorella, chi per un po' di fumo, chi per voler far troppo la vivace, un solo giorno qui non si sta in pace. | |||
ELISETTA |
Qual fumo ho io? Parlate. | |||
CAROLINA |
Qual io vivacità, che condannate? | |||
ELISETTA |
Non ho fors'io ragione? | |||
FIDALMA |
Sì: deve rispettarvi. | |||
CAROLINA |
Ho dunque torto io? | |||
FIDALMA |
No; non deve incitarvi. | |||
ELISETTA |
Che? forse io la incito? | |||
CAROLINA |
Che? fors'io la strapazzo? | |||
FIDALMA |
No, niente, no: non fate un tal schiamazzo. | |||
CAROLINA |
Io di lei non ho invidia; non ho rincrescimento del di lei ingrandimento: sol mi dispiace che in questa occasione ha di sé stessa troppa presunzione. (per partire) | |||
ELISETTA |
Il voltarmi le spalle a questo modo è un'altra impertinenza. | |||
CAROLINA |
Perdoni se ho mancato a sua eccellenza. | |||
[N. 4 - Terzetto] | ||||
|
||||
ELISETTA |
Strillate, crepate, son dama e contessa. Beffar se volete, beffate voi stessa. Per altro, per altro, or or si vedrà. | |||
FIDALMA |
(a Elisetta) Quel fumo, mia cara, è un poco eccedente. (a Carolina) Voi siete, mia bella, di troppo insolente. Vergogna! Vergogna! Finitela già. | |||
CAROLINA |
Sua serva non sono. | |||
ELISETTA |
Son vostra maggiore. | |||
CAROLINA |
Entrambe siam figlie d'un sol genitore. | |||
ELISETTA |
Stizzosa... | |||
CAROLINA |
Fumosa. | |||
FIDALMA |
Finiam questa cosa, tacetevi là. | |||
| ||||
(Carolina parte) | Carolina -> | |||
Scena quinta |
Fidalma ed Elisetta. |
|||
Recitativo | ||||
FIDALMA |
||||
ELISETTA |
Fidatevi, fidatevi che segreta son io. | |||
FIDALMA |
Ve ne consolerete ancor del mio. | |||
ELISETTA |
Del vostro? | |||
FIDALMA |
Sì, padrona di me stessa, ricca pe 'l testamento del mio primo marito, e in età giovanil, non crederei che mi diceste stolta se voglio maritarmi un'altra volta. | |||
ELISETTA |
No, cara la mia zia: anzi fate benissimo, e vi lodo. Ma un dispiacer ben grande ne sentirà mio padre, che vi dobbiate allontanar da lui, ei che v'apprezza al par degli occhi suoi. | |||
FIDALMA |
Eh, quanto a questo poi, potrebbe darsi che non m'allontanassi. | |||
ELISETTA |
Posso saper chi sia? | |||
FIDALMA |
No, è troppo presto. Ancor con chi vogl'io non mi sono spiegata. | |||
ELISETTA |
Ditemi questo almeno: è giovinotto? | |||
FIDALMA |
Giovane affatto affatto. | |||
ELISETTA |
È bello? | |||
FIDALMA |
Di Cupido egli è un ritratto. | |||
ELISETTA |
È nobile? | |||
FIDALMA |
Non voglio spiegarmi d'avvantaggio. | |||
ELISETTA |
È ricco?... Rispondete. | |||
FIDALMA |
Troppo curiosa, o cara mia, voi siete. (Se mi stuzzica ancora un pocolino, vado or ora a scoprir ch'è Paolino.) | |||
[N. 5 - Aria] | ||||
son io la signora, che m'ama il fratello, che ognuno mi onora; è vero ch'io godo la mia libertà... Ma con un marito via meglio si sta. Sto fuori di casa? Nessun mi dà pena; all'ora ch'io voglio vo a pranzo, vo a cena; a letto me n' vado se n'ho volontà... Ma con un marito via meglio si sta. Un qualche fastidio è ver che si prova: non sempre la moglie contenta si trova, bisogna soffrire qualcosa, si sa... Ma con un marito via meglio si sta. Mia cara ragazza, che andate a provarlo, saprete fra poco se il vero vi parlo, voi meco direte, son certa di già: che con un marito via meglio si sta. | ||||
(partono) | Fidalma, Elisetta -> | |||
Scena sesta |
Nobile appartamento. |
Geronimo, Carolina | ||
Recitativo | ||||
GERONIMO |
||||
CAROLINA |
Non farei, s'io ridessi, che una cosa sforzata, e senza gusto. | |||
GERONIMO |
Sicuro ci avrai gusto. Sposa d'un cavalier tu pur sarai: ora mi venne la proposizione, e in oggi esser vi dée la conclusione. Ridi, ridi, ragazza. | |||
CAROLINA |
(Oh, me meschina! Qui nasce una rovina se Paolin non fa presto.) | |||
GERONIMO |
E perché mo non ridi, e te ne stai con quella faccia tosta? | |||
CAROLINA |
Ho dolore di testa. | |||
GERONIMO |
S'egli è un signor di testa? È un cavaliere, e non vuoi che sia un uom ch'abbia talento? | |||
CAROLINA |
(Ah! Mi manca il consiglio in tal momento.) | |||
Scena settima |
Paolino, e detti; poi il Conte, Elisetta e Fidalma. |
<- Paolino | ||
PAOLINO |
||||
GERONIMO |
Il Conte? Oh! Presto, presto... rimettiamo il discorso... scendiamo ad incontrarlo fin abbasso. | |||
PAOLINO |
Ecco che ha più di noi veloce il passo. | |||
<- Conte, Elisetta, Fidalma | ||||
[N. 6 - Cavatina] | ||||
CONTE alla buona vengo avanti. Riverisco tutti quanti non s'incomodin, non voglio: complimenti far non soglio. Sol do al suocero un abbraccio, (a Fidalma) servitore a lei mi faccio. (ad Elisetta) Dal dover non n'allontano: bacio a lei la bella mano... (a Carolina) Vengo a lei, sì vengo a lei, che ha quegli occhi così bei... Paolino, amico mio, regna sol qui grazia e brio. Bravo padre! Brave figlie! Siete incanti, meraviglie, siete gioie... ma scusate... ch'io respiri almen lasciate, o il polmon mi creperà. | ||||
ELISETTA, CAROLINA E FIDALMA |
Prenda pure, prenda fiato, seguitare poi potrà. | |||
PAOLINO |
(Che fa troppo il caricato non s'avvede, e non lo sa.) | |||
GERONIMO |
(L'ho sentito l'ho ascoltato ma capito non l'ho già.) | |||
ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA, GERONIMO E PAOLINO |
(Che un tamburo abbia suonato mi è sembrato in verità.) | |||
CONTE |
(Senza essere affettato mi distinguo in civiltà.) | |||
Recitativo | ||||
|
||||
GERONIMO |
Certo sarete stanco, io ve lo credo, Conte genero amato. Ehi! Da sedere. | |||
CONTE |
No, no, non dico questo: non vo' seder. Son fresco e son robusto, e il correr per le poste a me non nuoce. | |||
PAOLINO |
Convien che alziate un poco più la voce. | |||
CONTE |
Con vostra permissione vado appresso alla sposa per farle un conveniente complimento. | |||
GERONIMO |
Oh, servitevi pure, che questo, Conte mio, ci va de jure. Ed io che so che in tali incontri il padre importuno diventa, me ne andrò con Paolino a far qualche altra cosa. La sorella e la zia stian con la sposa. | |||
(parte con Paolino) | Geronimo, Paolino -> | |||
Scena ottava |
Il Conte, Carolina, Fidalma ed Elisetta. |
|||
CONTE |
||||
CAROLINA |
Oh, no signore. Sbagliate. Io non son quella; quella che ha tanto onore è mia sorella. | |||
CONTE |
Sbaglio? | |||
FIDALMA |
Sicuramente. | |||
CAROLINA |
Di là, di là convien che vi voltiate. | |||
FIDALMA |
Di qua, di qua. | |||
CONTE |
Signora mia, scusate. Voi dunque... | |||
FIDALMA |
Non signor: sbagliate ancora. | |||
CONTE |
Sbaglio ancora? | |||
ELISETTA |
Sicuro. Ma che il faccia da scherzo io mi figuro. Quella son io che il ciel vi diede in sorte: quella son io che merita l'onore di stringervi la man, di darvi il core. | |||
CONTE |
(Diamine!) Voi la sposa? | |||
ELISETTA |
Che vuol dir tal sorpresa? | |||
CONTE |
Eh, niente, niente. Perdonatemi: io credo che vogliate qui, far, mie signorine, un poco di commedia. Or via, vi prego di non voler tirar più a lungo il gioco (a Carolina) m'inganno, o non m'inganno? Siete voi la mia sposa o non la siete? | |||
CAROLINA |
No, signor, ve l'ho detto: è mia sorella. | |||
FIDALMA |
È questa, è questa. | |||
ELISETTA |
Io, sì, signor, son quella. E vi par forse ch'io... | |||
CONTE |
No... ma... scusatemi... voi dunque certamente? | |||
ELISETTA |
Certo. | |||
FIDALMA |
Sicuro! | |||
CAROLINA |
Indubitatamente. | |||
CONTE |
Il core m'ha ingannato e rimango dolente e sconsolato. | |||
[N. 7 - Quartetto] | ||||
|
||||
ELISETTA |
(Tal sorpresa intendo appieno cosa vuol significar. Sento in petto un rio veleno, che mi viene a lacerar.) | |||
CAROLINA |
(Freddo, freddo egli è restato: lei confusa se ne sta. Così un poco castigato il suo orgoglio resterà.) | |||
FIDALMA |
(In silenzio ognun qui resta, e so ben quel che vuol dir. Una torbida tempesta già mi sembra di scoprir.) | |||
ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA E CONTE |
(Un orgasmo ho dentro il seno, palpitando il cor mi va. Più non vedo il ciel sereno, più non so quel che sarà.) | |||
(partono) | Elisetta, Carolina, Fidalma, Conte -> | |||
Scena nona |
Gabinetto. |
Paolino | ||
Recitativo | ||||
PAOLINO |
||||
<- Carolina | ||||
CAROLINA |
Ah, Paolino mio... | |||
PAOLINO |
Sposa mia cara... | |||
CAROLINA |
Di poterti aver solo io non vedeva l'ora. Sappi che ogni dimora è omai precipitosa: mio padre a un cavalier va a farmi sposa. | |||
PAOLINO |
Ci mancava ancor questa per più inasprirlo al caso! Ma non perdo il coraggio. Al Conte subito vado a raccomandarmi. | |||
CAROLINA |
Ma se sdegnasse il Conte d'entrar in questo impegno? | |||
PAOLINO |
Di lui punto non dubito, ma al caso disperato, o cara mia a' piè mi metterei della tua zia: sa essa cos'è amore e del fratello suo possiede il core. | |||
CAROLINA |
E te ne fideresti? | |||
PAOLINO |
Sì: con bontà mi tratta e con dolcezza, anzi, quasi direi che m'accarezza. | |||
CAROLINA |
In qualunque maniera non devi differir. Vedi là il Conte. Cogli questo momento datti coraggio. Io mi ritiro intanto tutta, tutta agitata. T'assista amor, che la cagion n'è stata. (parte) | Carolina -> | ||
Scena decima |
Paolino, poi il Conte. |
|||
PAOLINO |
||||
<- Conte | ||||
CONTE |
Amico mio, io vo di te cercando smanioso, ansioso, ch'è di già mezz'ora. Ho di te gran bisogno. | |||
PAOLINO |
Ed io di voi. | |||
CONTE |
Sì, quello che tu vuoi: per te son io; ma prima dir mi lascia il fatto mio. | |||
PAOLINO |
Sì signore: parlate. | |||
CONTE |
All'amor, Paolino, che sempre ti ho portato, sempre tu fosti grato. Però non serve qui di far preamboli; ma veniamo alla breve, che senza fare un giro di parole ciascheduno può dir quello che vuole. | |||
PAOLINO |
Benissimo. Veniamo dunque al fatto. | |||
CONTE |
Tu sai che ho già disposto di richiamarti a casa fra pochi mesi, e darti del contante perché tu pur divenga un buon mercante. Sì, già lo sai: non serve un tal racconto: ma alla breve, alla breve, quello che si vuol dir, dire si deve. | |||
PAOLINO |
Ebbene, signor mio. Lo sbrigarvi sta a voi. | |||
CONTE |
Sentitemi dunque. Sia com'esser si voglia, o per l'una o per l'altra delle ragioni che non si comprendono, o sia come si sia, perché fare gran chiacchiere non soglio, la sposa non mi piace e non la voglio. | |||
PAOLINO |
Che cosa dite mai? | |||
CONTE |
Dico assolutamente che non la voglio. | |||
PAOLINO |
E come mai potreste oggi disimpegnarvene? | |||
CONTE |
Facilissimamente. Invece di sposare la maggiore sposerò la cadetta: dei centomila invece per la dote, sol di cinquanta mille io mi contento: ecco tutto aggiustato in un momento. Quella, quella mi piace, quella m'ha innamorato. Ora, da bravo: vanne, fa' presto, al padre ciò proponi, sciogli, concludi, e poi di me disponi. | |||
PAOLINO |
(Me infelice!) | |||
CONTE |
Cos'hai? | |||
PAOLINO |
Niente, signore. | |||
CONTE |
Va' dunque, va', fa' presto. | |||
PAOLINO |
(Misero me, che contrattempo è questo!) | |||
[N. 8 - Duetto] | ||||
|
||||
CONTE |
Tu cosa vai dicendo? Tu cosa vai seccando? Non star più discorrendo. A te mi raccomando: l'amabile cadetta mi stimola, m'affretta, non posso più resistere mi sento incenerir! | |||
PAOLINO |
Quel foco che v'accende un altro forse offende. (Ah, sento proprio il core che in sen mi va a languir!) | |||
CONTE |
Quel foco che mi accende da me più non dipende. Non sposo la maggiore se credo di morir. | |||
(partono) | Paolino, Conte -> | |||
Scena undicesima |
Sala. |
Carolina | ||
Recitativo | ||||
CAROLINA |
||||
<- Conte | ||||
CONTE |
(Non trascuro il momento.) Oh, Carolina! La sorte è a me propizia, perché lontani dall'altrui presenza io vi posso parlar con confidenza... | |||
CAROLINA |
Ah! Questo è quello appunto che bramava ancor io. | |||
CONTE |
Lo bramavate, sì? (Ciò mi consola.) Veramente Paolino ve lo dovea dir lui; ma pronta l'occasion trovando adesso, quello ch'ei vi diria ve 'l dico io stesso. | |||
CAROLINA |
Dite, dite, parlate; e voglia il cielo che le vostre parole diano al mio cuore di speranza un raggio. | |||
CONTE |
(Questa già m'ama anch'essa. Orsù, coraggio.) Ah! mia cara ragazza, amor ha un gran poter! Voi che ne dite? | |||
CAROLINA |
Quello che dite voi. | |||
CONTE |
E quelle debolezze che vengono da amor, se ancor son strane, s'hanno da compatir fra genti umane. | |||
CAROLINA |
Io sono certamente del vostro sentimento. Or seguitate, ditemi tutto il resto. Se conoscete amor mi basta questo. | |||
CONTE |
Quand'è così, stringiamo l'argomento. | |||
CAROLINA |
Veniamo pure al punto. | |||
CONTE |
Io son venuto per sposar Elisetta. Ma che serve che venuto io ci sia quando non ho per lei che antipatia? E quando a prima vista m'avete fatto voi vostra conquista? | |||
CAROLINA |
Io! Cosa avete detto? | |||
CONTE |
Voi cosa avete inteso? | |||
CAROLINA |
È questo solo quel che avete da dirmi? | |||
CONTE |
Questo, sì, questo. E voi che ben sapete compatir l'amore, scusando il mio trasporto, darete all'amor mio qualche conforto. | |||
CAROLINA |
E nel momento istesso di dover adempiere a un sacro impegno manchereste di fede? Io scuso bene chiunque si lascia trasportar d'amore, ma non uno che manca al proprio onore. | |||
CONTE |
Oh, oh! Voi date in serio. Ed io tutt'altro mi aspettava da voi. | |||
CAROLINA |
Tutt'altro anch'io mi credea di sentire. | |||
CONTE |
Di sentir cosa? | |||
CAROLINA |
Io non ve l'ho da dire. | |||
CONTE |
All'onor si rimedia sposando voi per lei. | |||
CAROLINA |
Questa cosa accordar mai non potrei. | |||
[N. 9 - Aria] | ||||
s'io vi lascio, e fo partenza. Io per essere eccellenza non mi sento volontà. Tanto onore è riservato a chi ha un merto singolare, a chi in circolo sa stare con buon garbo e gravità. Io, meschina, vo alla buona, io cammino alla carlona, son piccina di statura, io non ho disinvoltura, non ho lingue, non so niente; farei torto certamente alla vostra nobiltà. Se un mi parla alla francese, che volete ch'io risponda? Non so dire che Monsiù. Se qualcuno mi parla inglese, ben convien ch'io mi confonda, non intendo che Addidù. Se poi vien qualche tedesco, vuol star fresco, oh, vuol star fresco! Non intendo una parola: sono infatti una figliuola di buon fondo, e niente più. (parte) |
Carolina -> | |||
Scena dodicesima |
Il Conte solo. |
|||
Recitativo | ||||
|
Ha equivocato lei? Ho equivocato io? Che cosa è stato? Un granchio tutti qui abbiam pigliato. Ma io son uom di mondo; e ben capisco da quel suo dir sagace e simulato ch'ella già tiene qualche innamorato. Ma voglio seguitarla, ma il vo' saper da lei. Per poter pensar meglio ai casi miei. (parte) | Conte -> | ||
Scena tredicesima |
Il signor Geronimo, Elisetta, Fidalma, poi Paolino. |
<- Geronimo, Elisetta, Fidalma | ||
[N. 10 - Finale I] | ||||
GERONIMO |
||||
ELISETTA |
Ma un'occhiata un po' graziosa ottenuta pur non ho. | |||
FIDALMA |
Trattar peggio co' la sposa veramente non si può. | |||
GERONIMO |
Voi credete che i signori faccian come li plebei: voi credete che gli sposi faccian come i cicisbei, nossignore, tante cose, che si dicon smorfiose, non le fanno, signor no. | |||
<- Paolino | ||||
PAOLINO |
||||
GERONIMO |
Come? Come? Cos'ha detto? | |||
PAOLINO |
Tutto... quanto... è preparato... nella... sala... del banchetto... con gran lustro... e proprietà. | |||
GERONIMO |
Vanne al diavolo, balordo! Qua si crede ch'io sia sordo? Non patisco sordità. | |||
| ||||
(partono) | Elisetta, Fidalma, Geronimo, Paolino -> | |||
Scena quattordicesima |
Carolina, ed il Conte. |
<- Carolina, Conte | ||
CAROLINA |
||||
CONTE |
Se libero è quel core vi prego sol di dirmi. | |||
CAROLINA |
Che non ho amante alcuno vi posso assicurar. | |||
CONTE |
Voi dunque la mia brama potete contentar. | |||
CAROLINA |
Lasciatemi, vi prego, lasciatemi, deh! andar. | |||
CONTE |
Non lasciovi, mia bella, partir da questa stanza se un raggio di speranza non date a questo cor. | |||
(in questo, Elisetta in disparte) | <- Elisetta | |||
CAROLINA |
Tornate, deh! in voi stesso. | |||
CONTE |
Mio ben, v'amo all'eccesso. | |||
CAROLINA |
Pensate a mia sorella. | |||
CONTE |
Per lei non sento amor. S'io sposo voi per quella non manco già al mio onor. | |||
Scena quindicesima |
Elisetta, che si avanza, e detti; poi Fidalma. |
|||
ELISETTA |
||||
CONTE |
Strillate, non m'importa. | |||
CAROLINA |
Sentite... | |||
ELISETTA |
No, fraschetta. | |||
CAROLINA |
Ma prima... | |||
ELISETTA |
Vo' vendetta. | |||
| ||||
<- Fidalma | ||||
FIDALMA |
||||
ELISETTA |
Di fede il mancatore con essa fa all'amore, ed or li ho colti qua. | |||
FIDALMA |
Uh! uh! Che mancamento! Non credo a quel che sento. | |||
| ||||
Scena sedicesima |
Il signor Geronimo, che sopraggiunge, e detti; poi Paolino. |
|||
FIDALMA |
||||
<- Geronimo | ||||
GERONIMO |
Sentire mi parve un strepito, un chiasso. Che fate? Gridate? Ovvero è per spasso? Che cosa è accaduto? Ognun qui sta muto? Di dirmi vi piaccia che diavolo c'è. | |||
<- Paolino | ||||
PAOLINO |
(La cara mia sposa dal capo alle piante mi sembra tremante. Oh povero me!) | |||
| ||||
GERONIMO |
Orsù, che cosa è stato? Lo voglio saper bene. | |||
CAROLINA |
La cosa sol proviene da certo mal inteso (additando Elisetta) equivoco ha lei preso, e il Conte il motivò. | |||
ELISETTA |
No, non è vero niente. La cosa è differente. Parlate con mia zia, che anch'io poi parlerò. | |||
FIDALMA |
Sappiate, fratel mio, che qui ci sta un imbroglio; ma adesso dir no 'l voglio, che bene ancor no 'l so. | |||
GERONIMO |
Io non capisco affatto. | |||
(tirandolo da una parte) | ||||
CONTE |
Sappiate, con sua pace, la sposa non mi piace la sua minor sorella è assai di lei più bella. Ma poi, ma poi con comodo il tutto vi dirò. | |||
GERONIMO |
Eh! Andate tutti al diavolo, ba, ba, ce, ce, sì presto... | |||
| ||||
ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA E CONTE |
Le orecchie non stancate, affanno non vi date. Da me, da me saprete qual sia la verità. | |||
GERONIMO |
La testa m'imbrogliate. La testa mi fendete. Tacete, deh, tacete! Andate via di qua. | |||
PAOLINO |
Per imbrogliar la testa che confusione è questa. Capite, se potete, qual sia la verità. | |||
(partono) | Elisetta, Carolina, Fidalma, Conte, Geronimo, Paolino -> | |||
Sala che corrisponde a vari appartamenti.
Nobile appartamento.
Orsù senza far punto cerimonie
Gabinetto.
Sala.
(Elisetta in disparte)
(Elisetta si avanza)