Atto secondo

 

Scena prima

Ricchissimo padiglione di Maometto nel quale si veggono riuniti tutti gli oggetti del lusso orientale.
Anna seduta su di un divano, nel massimo dolore e covrendosi con le mani il volto. Una schiera di Donzelle musulmane magnificamente abbigliate la circondano, divise in vari gruppi: alcune sono inginocchiate dinanzi a lei, offrendole ricchi doni di ogni sorta: altre più indietro sostengono de' vasi di profumi, altre finalmente canteranno il seguente coro.

 Q 

Anna, donzelle

 
[N. 6 - Coro]

 N 

 

CORO

È follia sul fior degli anni    

chiuder l'alma a' molli affetti,

e penar fra' tanti affanni

d'una rigida virtù.

Finché april ci ride in viso

sol d'amor sien caldi i petti,

ché l'amar fra gioia e riso

è una dolce servitù.

Quando poi fia bianco il crine

cangerem, cangiando aspetto:

posto il cielo ha quel confine

fra 'l diletto e la virtù.

S

Sfondo schermo () ()

Fogli partitura

 
[N. 7 - Scena e duetto]

 N 

 

ANNA

(sorgendo sdegnata)

Tacete. ~ Ahimè! quai detti iniqui ascolto!  

(aggirandosi sbigottita per la scena)

Anna infelice! ahi dove,

ove gli empi m'han tratta? ove! ~ Involarmi

a forza io vuò da questo infame albergo.

Libero il varco, olà...

 

Scena seconda

Maometto e detta.

<- Maometto

 

MAOMETTO

T'arresta, e ascolta...  

(ad un cenno di Maometto si ritirano tutte le donzelle)

donzelle ->

 

Donna, fra l'armi il mio parlar fia breve.  

Uberto amasti: ed or cangiato il vedi

in Maometto, nel crudel nemico

di Vinegia e de' tuoi. Fero contrasto

quindi in te sorge fra discordi affetti:

né in ciò ti biasmo, anzi laudarti il voglio.

Or di cangiar consiglio il tempo è giunto.

Io t'amo ancor: t'offro la destra... e il soglio.

Farti regina, e insiem felice io voglio.

Sì, d'Italia regina

tu meco sederai, ché tanto acquisto

già nella mente, e non indarno, il volgo.

Germano e genitor teco felici

vivran pur essi e al fianco mio possenti:

or tu del tuo, del mio destin decidi.

Pensa però che sei già mia conquista,

e ch'io non trovo ancor chi a me resista.

ANNA

Oggi il ritrovi alfin... quella son io.

Amava Uberto... un mentitor detesto:

ricuso il soglio... la tua destra aborro.

Teco felice! Io! Regina io teco?

Della mia patria a danno? Ad onta eterna

del padre e mia? Ma a consacrar tal nodo

quel nume invocherai, se siam nemici

anco appiè degli altari?

(alquanto commossa)

A separarci... l'universo insorge.

(prorompe in pianto)

MAOMETTO

E Maometto adunque

dell'universo a trionfar già sorge.

 

 

Anna... tu piangi? Il pianto    

pur non è d'odio un segno:

non di superbo sdegno,

ma di pena... o d'amor.

S

ANNA

(con l'accento della disperazione)

Sì: non t'inganni... Ah, tanto

la pena mi s'addoppia,

che in petto or or mi scoppia

pe 'l fero strazio il cor.

(poi, vaneggiando)

(Lieta, innocente, un giorno

del padre accanto io vissi:

ma poi mi venne intorno

forse da' cupi abissi,

in lusinghiero aspetto

un più tenero affetto.

L'accolsi, incauta, in seno

contra il voler paterno...

Era feral veleno

che a me porgea l'inferno...

Solo or morir mi resta...

la mia speranza è questa.)

MAOMETTO

(osservandola)

(A vaneggiar la misera

dal suo dolore è spinta;

e da' suoi mesti gemiti

la mia fierezza è vinta.

Quel pianto ignoro io solo

se è duolo o infedeltà.)

Anna, rispondi almeno:

se Uberto avessi accanto,

lo stringeresti al seno?

ANNA

Per me risponde il pianto.

MAOMETTO

Basta.

ANNA

Che dissi!

MAOMETTO

Assai.

Tu m'ami e mia sarai.

ANNA

Signor... t'inganni... (Io gelo.)

MAOMETTO

Vieni.

(vuole stringerla fra le braccia)

ANNA

Ti scosta... (Oh cielo.

Non tanta crudeltà.)

ANNA

Gli estremi sensi ascolta

d'un lacerato cor:

amo... ma pria sepolta

che cedere all'amor.

Trionfan questa volta

il cielo e il genitor.

La voce estrema è questa

d'un lacerato cor.

Insieme

MAOMETTO

Gli accenti estremi ascolta

d'un disperato amor:

tu non sarai più tolta

del mondo al vincitor;

o pur cadrai tu, o stolta,

vittima al mio furor.

La voce estrema è questa

d'un disperato amor.

(al finir del duetto la musica indicherà un lontano crescente tumulto)
[N. 8 - Scena, aria e coro]

 N 

MAOMETTO

Ma... qual tumulto ascolto? Olà!  

 
Entrano alcune Guardie con Selimo.

<- guardie, Selimo

 

 

Che avvenne?  

SELIMO

Signor, non liete nuove io reco.

MAOMETTO

Oh rabbia!

Parla; che fu?

SELIMO

Dalla rocca respinto

Acmet si vide, e in fuga vil rivolta

la sua falange. Un veneto drappello

s'inoltra audace, e all'apparir suo primo,

al primo grido, da ben cento ignoti

asili balzan fuori, rotando il ferro

con disperato ardir, gli ascosi avanzi

de' già vinti nemici. I lor compagni

raggiungono veloci, ed alla rocca

si traggon salvi; lungo stuol de' nostri

lasciando sul sentier morti, o mal vivi.

Al triste evento con feroci strida

corre all'armi l'esercito, e si sparge

per le vie furibondo; ed ogni ostello

esplorano col ferro...

ANNA

(Ahi padre!)

SELIMO

Indarno

si frappongono i duci: ampia è la strage,

il disordine estremo; ognun dimanda

d'Erisso il sangue, quasi autor primiero

dell'improvviso assalto, e ingiurie acerbe

scaglian pur contra te per la tua troppa

ed incauta pietà...

ANNA

(prostrandosi a Maometto)

Signor!

MAOMETTO

T'accheta.

(snuda furiosamente il ferro)

Schiudansi quelle tende.

 
Il fondo del padiglione si apre, e si scuopre la piazza della città, già veduta nel primo atto, ingombra di Soldati che si aggirano in disordine con le spade ignude.

 Q 

Anna, Maometto, guardie, soldati

 

 

Fermate, indegni.  

(avanzandosi fra' soldati, i quali alla sua voce rimangono immobili e sbigottiti)

 

Se desio di sangue

anco in voi ferve, negl'inermi petti

ad appagarlo qual viltà vi tragge?

Dalla rocca fuggiste... e qui pugnate?

Il mondo conquistar così sperate?

Alla rocca, codardi, ed io primiero

indicarne saprò l'arduo sentiero.

All'armi.

CORO
(di fuori)

All'armi...

 
(di dentro)

All'armi...

 
Si ascolta da diversi luoghi un crescente battere di tamburi che chiamano i Soldati, i quali si schierano in fretta.
 

MAOMETTO

E tu donna, fa cor. Finché m'avanza  

di possederti ancor l'alta speranza,

il padre tuo securo

ognor vivrà, lo giuro.

ANNA

Tu parti, ahi lassa! intanto. E mal represso

ancor mi sembra il soldatesco sdegno...

Lasciami almen di securtade un pegno.

MAOMETTO

Bastò finora a Maometto... un cenno...

Pur... farti paga io voglio.

L'imperial suggello, ecco, t'affido.

Del mio poter con questo ad altri io soglio

commetter parte; e non indarno... mai,

arbitra or tu del genitor sarai

e del fratel pur anco: e obbedienti

guerrieri e duci ad ogni cenno avrai.

D'amor l'ultima prova,

Anna, il vedi, io ti porgo.

Trema però se al rieder mio non cangi

il disperato tuo consiglio... trema...

Non io più allor... ma parlerebbe il brando.

 
Entrano nel padiglione i Duci musulmani, ed annunciano a Maometto che l'esercito è in ordine.

<- duci musulmani

 

CORO

A che più tardi ancor?  

Frementi ~ impazienti

le schiere or solo attendono

il cenno tuo, signor.

 

MAOMETTO

All'invito generoso    

riconosco i miei guerrieri

che si sdegnan del riposo

e lo chiamano viltà.

Dunque il piè volgiamo al campo

della gloria su' sentieri.

Delle nostre spade il lampo

la vittoria desterà.

Dell'onta l'impronta fugace

nel veneto sangue

impavido, audace,

appien laverò.

O esangue sul brando, sfidando

la morte, da forte cadrò.

S

Sfondo schermo () ()

 
Incomincia il suono delle musiche militari e l'esercito s'incammina.
 

 
(al guerriero che tiene lo stendardo)

L'invitto vessillo  

mi porgi, guerriero.

Slanciarmi fra l'armi

io primo saprò.

(l'esercito prosiegue a sfilare fra canti guerrieri, e lo strepito delle musiche militari)

CORO

Dell'araba tromba

già intorno rimbomba

lo squillo foriero

di stragi e d'orror.

ANNA

(Qual voce celeste

al cor mi ragiona?

Qual foco m'investe

e a compier mi sprona

bell'opra d'onor.)

(parte sollecitamente)

Anna ->

 
 

Scena terza

Ampio sotterraneo del tempio, tutto sparso di sepolcri, fra' quali sarà notabile a dritta dello spettatore quello della moglie di Paolo Erisso.
Erisso e Calbo. All'alzarsi della tela Erisso e Calbo si scorgeranno sugli ultimi gradini della scala, e s'inoltreranno lentamente.

 Q 

Erisso, Calbo

 
[N. 9 - Scena ed aria]

 N 

 

ERISSO

Seguimi, o Calbo. Fra' muti sepolcri  

de' barbari al furor per poco almeno

involarci potrem. Non ch'io paventi

quella morte, che sfido.

Ma finché speme di vendetta avanza

amar lice la vita: ed io la serbo,

la serbo ancor questa speranza estrema.

Gli avidi sguardi a quella rocca io sempre

volgo e sospiro... Oh se potessi in quella

volar sull'ale de' pietosi venti,

e rivestir l'usbergo... e a questa mano,

render quel brando, che le tolse il fato!

Tu taci?

CALBO

Io taccio, e fremo.

ERISSO

(si volge, e vede la tomba dell'estinta consorte)

Ahimè! qual tomba io veggo!

Della mia sposa il cenere s'asconde

in quella, o Calbo. Ahi, duol!

(s'inginocchia innanzi la tomba)

Tenera sposa!

In ciel riposi or tu. Così seguìto

pur io t'avessi! D'una iniqua figlia

or non vedrei gli scelerati ardori...

CALBO

Lasso! che dici! E di qual colpa è rea

la misera tua figlia?

Uberto amar credea: né fu mai colpa

l'esser credulo troppo.

ERISSO

Ed or non siede

di Maometto al fianco?

CALBO

Tratta a forza vi fu. La vidi io stesso

divincolarsi da' feroci sgherri

per ben tre fiate: e vinta alfin, le palme

ergere al cielo quasi fuor di senno;

e mille volte profferia tuo nome;

e pur da lunge ripeteami... addio!

ERISSO

Vedesti? udisti? Ma chi sa se poi

non cangiò di consiglio

all'aspetto d'un trono e del periglio?

(rimane in sommo abbattimento assiso sulla tomba della sposa sua)

 

CALBO

Non temer: d'un basso affetto    

non fu mai quel cor capace.

Né saprebbe la sua pace

mai comprar con la viltà.

Del periglio al fiero aspetto

ella intrepida già parmi

impugnar lo scudo e l'armi

d'una bella fedeltà.

E d'un trono alla speranza

dir, con placida sembianza,

basso affetto ~ nel mio petto

nido aver non mai potrà.

S

Fogli partitura

 
[N. 10 - Scena e terzetto]

 N 

 

ERISSO

Oh, come al cor soavi  

mi giungono i tuoi detti!

Voglia propizio il ciel che sien veraci.

Oh figlia! ahi dolce figlia! E a me per sempre

i barbari t'han tolta?

CALBO

Ah! ti conforta.

ERISSO

Confortarmi potrò quando fia morta.

 

Scena quarta

Anna, Erisso, Calbo.

<- Anna, servo

servo ->

 
Anna discende precipitosamente nel sotterraneo, seguita da un Servo che reca due turbanti e due mantelli turchi.
 

ANNA

Padre...  

ERISSO

Qual voce!

CALBO

Chi vegg'io!

ANNA

(correndo al padre)

M'abbraccia.

ERISSO

Scostati.

ANNA

Ahimè!

ERISSO

Tu sei? sogno o son desto!

ANNA

Mi discacci! E perché?

ERISSO

Pria che risponda,

dimmi, torni mia figlia o mia nemica?

ANNA

Questa impavida fronte a te lo dica.

ERISSO

Di quella tomba appiè dunque lo giura.

ANNA

(prostrandosi alla tomba)

Madre... dal cielo in questo cor tu leggi.

ERISSO

(intenerito corre ad abbracciar la figlia)

Crederti voglio.

ANNA

E il ver tu credi, o padre,

e a darne prova alta solenne io vengo.

Questo mirate imperial suggello

che or or mi porse Maometto, ond'io

schermo a voi ne facessi, ov'uopo il chiegga.

E ben già vidi quanto in essa è posta

quasi arcana possanza. Egli la rocca

si volse intanto ad assalir, traendo

oste immensa a tal pugna. Or se v'accende

desio d'onor... tenete.

(offre l'anello al padre)

Al fuggir vostro

non fia chi opporsi ardisca.

ERISSO

Intendo: oh figlia!

Oh immensa gioia! Porgi.

(prende l'anello)

ANNA

Un dio m'ispira,

e maggior di me stessa oggi m'ha fatta.

CALBO

E tu a perir qui resti? Oh duol!

ANNA

Costanza,

o Calbo. Il suo dover compia ciascuno.

CALBO

Seguirci è forza.

ANNA

Ahimè! No 'l posso.

CALBO

E come?

ANNA

Avvi lassù nel tempio alcun che veglia

su' miei passi severo. Ignoto è ad esso

che ambi qui siate; e in quelle spoglie ascosi

ingannarlo fia lieve.

Ma noto il mio sembiante,

oh ciel! già troppo a' Musulmani è fatto.

La patria io servo con salvar due prodi;

se me salvar procuro, io la tradisco.

Morir m'è forza: ed io morrò...

(a Calbo)

Ma tua.

CALBO

Che parli?

ANNA

Odimi, o padre:

a lui consorte or dianzi

me destinavi, e, lassa!

la prima volta il voler tuo m'increbbe.

Or chieggo, e prego, e imploro

che il tuo desio pria di partir tu compia.

Ara non v'ha, né sacerdote in questo

muto albergo di morte;

ma sacro è un genitor d'innanzi al cielo:

ara pe' figli è la materna tomba

e i decreti d'un padre iddio conferma.

Vieni, non più dimore:

degna almeno di te morir vogl'io.

(spingendolo dolcemente verso la tomba)

ERISSO

(Parlar non posso... ché m'affoga il pianto.)

ANNA

Calbo, ti stringi al genitor d'accanto.

 
Erisso immerso nel pianto, né potendo profferir parola per la commozione, stringe insieme le destre di Anna e di Calbo, poi le accosta al suo cuore, appoggiandosi sulla tomba ed ergendo gli sguardi al cielo.
Durante questa breve azione, la musica darà principio al ritornello del seguente:

ANNA, CALBO E ERISSO

In questi estremi istanti    

è tanto acerbo e nuovo

l'affanno, il duol ch'io provo,

ch'esprimerlo non so.

S

 

ANNA

(facendo cenno che partano al padre ed allo sposo)

Coraggio.

ERISSO

Io tremo.

CALBO

(Io gelo.)

(al nuovo invito di Anna s'incamminano. Anna è sulla scena: Calbo ed Erisso ascendono la scala)

ERISSO

Ahi figlia!

CALBO

Oh sposa!

ANNA, CALBO E ERISSO

A rivederci... in cielo.

Erisso, Calbo ->

 

Scena quinta

Anna, costernata e taciturna, va a sedere sulla tomba materna. Breve silenzio.

 
[N. 11 - Scena e finale II]

 N 

 

ANNA

Alfin compiuta è una metà dell'opra.  

L'altra a compier ne resta:

un sacrificio è questa,

e la vittima... io son. L'ultimo sfogo

t'abbi or nel pianto, o debole natura.

Ora verrà, che fia viltade il pianto.

Ecco del mondo che mi resta! Un muto,

un gelido sepolcro... e oh me felice

se chiusa in questo con la madre io fossi!

O patria mia, forse avverrà che un giorno

quanto io feci per te saprai tu alfine,

e il mio cenere allor, dovunque ei giaccia,

spontaneo esulterà di esserti sacro.

(sorge e spinge alcuni passi per la scena)

 

ANNA

Or da me lungi ogni terreno affetto:

o morte, il giugner tuo tranquillo aspetto.

(ascoltasi ad un tratto su nel tempio il seguente:)

CORO DI DONNE

Nume, cui 'l sole è trono,  

nume, cui brando è il tuono,

a noi rivolgi il ciglio

nell'ultimo periglio.

ANNA

Pregan nel tempio le mie dolci amiche.

CORO DI DONNE

Il fulmine, deh! accendi;

i figli tuoi difendi:

rivolgi ad essi il ciglio

nell'ultimo periglio.

ANNA

Ferve dunque la pugna... Ah! vinca il padre,

e lieta allor raggiugnerotti, o madre.

Volar nel tempio io pur... No: qui s'attenda

l'ultima ora tremenda.

Mi sento assai più forte

qui fra le tombe ad affrontar la morte.

CORO DI DONNE

Nume, cui 'l sole è trono:

nume, cui brando è il tuono,

il fulmine, deh! accendi:

i figli tuoi difendi.

Rivolgi ad essi il ciglio

nell'ultimo periglio,

e un soffio struggitor

disperda il vincitor.

 

ANNA

Taccion le preci omai. Chi sa che avvenne?  

Chi sa se vinse il genitor? Che parlo,

stolta! Chi sa s'ei prima in salvo

col mio sposo non giunse?

Ahi penosa incertezza, i miei tormenti

tu sol mancavi a render più possenti!

CORO DI DONNE
(dal tempio)

Anna, ove sei?

ANNA

Quai grida?

CORO DI DONNE

Anna, rispondi.

ANNA

Chieggon di me! Che fia?

(alcune del coro appariscono sull'alto della scala dicendo:)

<- donne

CORO DI DONNE

Dove t'ascondi?

 

(il coro delle donne discende nel sotterraneo)

Sventurata! fuggir sol ti resta    

il furor di vicina tempesta.

Già sul punto di vincer la giostra

sulla rocca Maometto si slancia.

Ecco Erisso improvviso si mostra:

ecco splende di Calbo la lancia.

Odi un grido di gioia fra' vinti:

cadon mille de' barbari estinti,

e al fuggir del superbo signor,

tutto è strage sconfitta ed orror.

Sventurata! fuggir sol ti resta

il furor di vicina tempesta;

ognun chiede, fremendo, tua morte:

a supplizio crudel ti destina,

che per te sol cangiata è la sorte,

per te avvenne cotanta rovina.

Or deh! cedi al pietoso consiglio:

deh! ci siegui, t'invola al periglio;

in noi fida; la nostra pietà

coronata dal cielo sarà.

S

Fogli partitura

 

ANNA

Vinto i Veneti han dunque?  

Trionfa il genitor? lo sposo? Oh gioia!

E ch'io fugga chiedete?

Io che la prima gloria

ho di tanta vittoria?

Fuggir? ma dove? E per salvar me sola

espor voi tutte all'ultimo periglio?

A' codardi serbate un tal consiglio.

 

Quella morte che s'avanza  

io sospiro e non pavento,

ché l'uscire di speranza

è il più barbaro tormento,

e dell'unica mia speme

non mi resta che il rossor,

onde in queste angosce estreme

la mia vita è nel dolor.

Il dover compiuto omai

ho di figlia e cittadina;

la mia fronte, o ciel piegai

alla voce tua divina;

ma l'iniquo e dolce affetto

non è spento nel mio cor.

Nella morte il fine aspetto

degli affanni e dell'amor.

 

CORO DI DONNE

Sarai dunque, ahimè! reciso  

vago fior di gioventù?

Vago fior che il paradiso

adornò di sue virtù.

Quai strida orribili!

Le ascolti o misera?

Già qui s'appressano

furenti i barbari.

 

CORO DI MUSULMANI
(dal tempio)

Invan la perfida

invano ascondesi:

sia pur nell'Erebo

la nostra rabbia,

il suo supplizio

schivar non può.

ANNA

Ed io non pavida

li affronterò.

CORO DI MUSULMANI
(dal tempio)

(che discende nel sotterraneo)

Ecco la perfida...

Su via, trascinisi

fra mille strazi

a spirar l'anima.

(si slanciano furibondi colle spade ignude per trucidarla)

<- soldati musulmani

 

ANNA

Ferite...

(presentando ad essi il petto)

CORO DI DONNE

Ahimè!

 

CORO DI MUSULMANI

(si arrestano quasi sbigottiti dal di lei contegno)

Qual forza incognita

ci arresta il piè?

E pur quest'empia

diva non è.

 

ANNA

Sì, ferite: il chieggo, il merto;

quelle spade in me volgete,

ché di gloria il più bel serto

già m'appresta amico il ciel.

Madre, a te che sull'Empiro

siedi in placida quiete,

sacro è l'ultimo sospiro

di quest'anima fedel.

CORO DI DONNE

(A que' detti si pietosi

chi frenar potrebbe il pianto?

Fia d'Italia eterno il vanto

per si bella fedeltà.)

CORO DI MUSULMANI

(A que' detti generosi

lo stupor c'ingombra il petto.

Su que' labbri, in quell'aspetto

qual dolcezza e maestà!)

 

Scena sesta

Maometto, seguìto da Selimo ed altri suoi Capitani, giunge precipitoso nel sotterraneo col furore dipinto sul volto. Si avanza e resta immobile per alcun poco, tenendo gli occhi fissi su di Anna. Ella non ardisce guardarlo.
Silenzio universale.

<- Maometto, Selimo, capitani

 

MAOMETTO

Già fra le tombe? O perfida,  

vana è la tua speranza,

di vita assai t'avanza

all'infamia e al dolor.

ANNA

(A prevenirti, o barbaro,

mi resta un ferro ancor.)

 

MAOMETTO

Ciò ch'io ti porsi or rendimi.

ANNA

Non te 'l rendea fra l'armi

lo sposo e il genitor?

MAOMETTO

Che? Lo sposo! Ad insultarmi?

Lo sposo tuo? Dì, chi è questi?

ANNA

Calbo.

MAOMETTO

Calbo dicesti?

Consorte, e non german!

 

ANNA

(mostrando il sepolcro della madre)

Sul cenere materno

io porsi a lui la mano,

il cenere materno

abbia il mio sangue ancor.

(si ferisce col pugnale che teneva celato)

MAOMETTO, CORO DI DONNE E CORO DI MUSULMANI

T'arresta! T'arresta!

Che istante orribile,

oh giorno di dolor!

Già muore, oh dio, la misera,

oh giorno di dolor!

 
Anna cade morta al piè del sepolcro della madre.
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo

Ricchissimo padiglione di Maometto nel quale si veggono riuniti tutti gli oggetti del lusso orientale.

Anna, donzelle
 

[N. 6 - Coro]

[N. 7 - Scena e duetto]

Tacete. Ahimè! Quai detti iniqui ascolto!

Anna, donzelle
<- Maometto

T'arresta, e ascolta

Anna, Maometto
donzelle ->

Donna, fra l'armi il mio parlar fia breve

Maometto e Anna
Anna... tu piangi?

(la musica indica un lontano crescente tumulto)

[N. 8 - Scena, aria e coro]

Ma qual tumulto ascolto?

Anna, Maometto
<- guardie, Selimo

Donna, fra l'armi il mio parlar fia breve

Il fondo del padiglione si apre, e si scopre la piazza della città.

Anna, Maometto, guardie, soldati
 

Fermate, indegni. Se desio di sangue

(i ascolta da diversi luoghi un crescente battere di tamburi che chiamano i soldati, i quali si schierano in fretta)

E tu donna, fa cor. Finché m'avanza

Anna, Maometto, guardie, soldati
<- duci musulmani

(incomincia il suono delle musiche militari e l'esercito s'incammina)

Maometto, Coro, Anna
L'invitto vessillo
Maometto, guardie, soldati, duci musulmani
Anna ->

Ampio sotterraneo del tempio, tutto sparso di sepolcri.

Erisso, Calbo
 

[N. 9 - Scena ed aria]

Seguimi, o Calbo. Fra' muti sepolcri

[N. 10 - Scena e terzetto]

Oh, come al cor soavi

Erisso, Calbo
<- Anna, servo

(il servo porta due turbanti e due mantelli turchi)

Erisso, Calbo, Anna
servo ->

Padre / Qual voce! / Chi vegg'io!

(Erisso immerso nel pianto, stringe insieme le destre di Anna e Calbo)

Anna, Calbo e Erisso
In questi estremi istanti
Anna
Erisso, Calbo ->

[N. 11 - Scena e finale II]

Alfin compiuta è una metà dell'opra

Taccion le preci omai. Chi sa che avvenne?

Anna
<- donne

(il coro delle donne discende nel sotterraneo)

Vinto i Veneti han dunque?

Coro di donne e musulmani, Anna
Sarai dunque, ahimè! reciso
Anna, donne
<- soldati musulmani
 

(i soldati si arrestano sbigottitti dal contegno di Anna)

 
Anna, donne, soldati musulmani
<- Maometto, Selimo, capitani

(silenzio universale)

Maometto e Anna, poi Coro
Già fra le tombe? O perfida

(Anna si ferisce e cade morta)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta
Sala nel palazzo. Gabinetto di Anna Erisso. Piazza della città di Negroponte; a dritta un tempio: in fondo una larga via, che sarà disposta obliquamente. Giorno. Ricchissimo padiglione di Maometto nel quale si veggono riuniti tutti gli oggetti del lusso orientale. Il fondo del padiglione si apre, e si scopre la piazza della città. Ampio sotterraneo del tempio, tutto sparso di sepolcri.
[N. 1 - Introduzione] [N. 2 - Cavatina] [N. 3 - Scena e terzettone] [N. 4 - Coro e cavatina] [N. 5 - Scena, coro, terzetto e finale I] [N. 6 - Coro] [N. 7 - Scena e duetto] [N. 8 - Scena, aria e coro] [N. 9 - Scena ed aria] [N. 10 - Scena e terzetto] [N. 11 - Scena e finale II]
Atto primo

• • •

Testo PDF Ridotto