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Scena prima |
Ricchissimo padiglione di Maometto nel quale si veggono riuniti tutti gli oggetti del lusso orientale. Anna seduta su di un divano, nel massimo dolore e covrendosi con le mani il volto. Una schiera di Donzelle musulmane magnificamente abbigliate la circondano, divise in vari gruppi: alcune sono inginocchiate dinanzi a lei, offrendole ricchi doni di ogni sorta: altre più indietro sostengono de' vasi di profumi, altre finalmente canteranno il seguente coro. |
Q
Anna, donzelle
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[N. 6 - Coro] | N
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CORO |
È follia sul fior degli anni
chiuder l'alma a' molli affetti,
e penar fra' tanti affanni
d'una rigida virtù.
Finché april ci ride in viso
sol d'amor sien caldi i petti,
ché l'amar fra gioia e riso
è una dolce servitù.
Quando poi fia bianco il crine
cangerem, cangiando aspetto:
posto il cielo ha quel confine
fra 'l diletto e la virtù.
| S
(♦)
(♦)
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[N. 7 - Scena e duetto] | N
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ANNA |
(sorgendo sdegnata)
Tacete. ~ Ahimè! quai detti iniqui ascolto!
(aggirandosi sbigottita per la scena)
Anna infelice! ahi dove,
ove gli empi m'han tratta? ove! ~ Involarmi
a forza io vuò da questo infame albergo.
Libero il varco, olà...
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Scena seconda |
Maometto e detta. |
<- Maometto
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MAOMETTO |
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| (ad un cenno di Maometto si ritirano tutte le donzelle) | donzelle ->
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Donna, fra l'armi il mio parlar fia breve.
Uberto amasti: ed or cangiato il vedi
in Maometto, nel crudel nemico
di Vinegia e de' tuoi. Fero contrasto
quindi in te sorge fra discordi affetti:
né in ciò ti biasmo, anzi laudarti il voglio.
Or di cangiar consiglio il tempo è giunto.
Io t'amo ancor: t'offro la destra... e il soglio.
Farti regina, e insiem felice io voglio.
Sì, d'Italia regina
tu meco sederai, ché tanto acquisto
già nella mente, e non indarno, il volgo.
Germano e genitor teco felici
vivran pur essi e al fianco mio possenti:
or tu del tuo, del mio destin decidi.
Pensa però che sei già mia conquista,
e ch'io non trovo ancor chi a me resista.
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ANNA |
Oggi il ritrovi alfin... quella son io.
Amava Uberto... un mentitor detesto:
ricuso il soglio... la tua destra aborro.
Teco felice! Io! Regina io teco?
Della mia patria a danno? Ad onta eterna
del padre e mia? Ma a consacrar tal nodo
quel nume invocherai, se siam nemici
anco appiè degli altari?
(alquanto commossa)
A separarci... l'universo insorge.
(prorompe in pianto)
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MAOMETTO |
E Maometto adunque
dell'universo a trionfar già sorge.
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| |
|
Anna... tu piangi? Il pianto
pur non è d'odio un segno:
non di superbo sdegno,
ma di pena... o d'amor.
| S
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ANNA |
(con l'accento della disperazione)
Sì: non t'inganni... Ah, tanto
la pena mi s'addoppia,
che in petto or or mi scoppia
pe 'l fero strazio il cor.
(poi, vaneggiando)
(Lieta, innocente, un giorno
del padre accanto io vissi:
ma poi mi venne intorno
forse da' cupi abissi,
in lusinghiero aspetto
un più tenero affetto.
L'accolsi, incauta, in seno
contra il voler paterno...
Era feral veleno
che a me porgea l'inferno...
Solo or morir mi resta...
la mia speranza è questa.)
| |
MAOMETTO |
(osservandola)
(A vaneggiar la misera
dal suo dolore è spinta;
e da' suoi mesti gemiti
la mia fierezza è vinta.
Quel pianto ignoro io solo
se è duolo o infedeltà.)
Anna, rispondi almeno:
se Uberto avessi accanto,
lo stringeresti al seno?
| |
ANNA |
Per me risponde il pianto.
| |
MAOMETTO |
| |
ANNA |
| |
MAOMETTO |
Assai.
Tu m'ami e mia sarai.
| |
ANNA |
Signor... t'inganni... (Io gelo.)
| |
MAOMETTO |
Vieni.
(vuole stringerla fra le braccia)
| |
ANNA |
Ti scosta... (Oh cielo.
Non tanta crudeltà.)
| |
ANNA
Gli estremi sensi ascolta
d'un lacerato cor:
amo... ma pria sepolta
che cedere all'amor.
Trionfan questa volta
il cielo e il genitor.
La voce estrema è questa
d'un lacerato cor.
|
Insieme
MAOMETTO
Gli accenti estremi ascolta
d'un disperato amor:
tu non sarai più tolta
del mondo al vincitor;
o pur cadrai tu, o stolta,
vittima al mio furor.
La voce estrema è questa
d'un disperato amor.
|
| |
| (al finir del duetto la musica indicherà un lontano crescente tumulto) | |
[N. 8 - Scena, aria e coro] | N
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MAOMETTO |
Ma... qual tumulto ascolto? Olà!
| |
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Entrano alcune Guardie con Selimo. | <- guardie, Selimo
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SELIMO |
Signor, non liete nuove io reco.
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MAOMETTO |
Oh rabbia!
Parla; che fu?
| |
SELIMO |
Dalla rocca respinto
Acmet si vide, e in fuga vil rivolta
la sua falange. Un veneto drappello
s'inoltra audace, e all'apparir suo primo,
al primo grido, da ben cento ignoti
asili balzan fuori, rotando il ferro
con disperato ardir, gli ascosi avanzi
de' già vinti nemici. I lor compagni
raggiungono veloci, ed alla rocca
si traggon salvi; lungo stuol de' nostri
lasciando sul sentier morti, o mal vivi.
Al triste evento con feroci strida
corre all'armi l'esercito, e si sparge
per le vie furibondo; ed ogni ostello
esplorano col ferro...
| |
ANNA |
| |
SELIMO |
Indarno
si frappongono i duci: ampia è la strage,
il disordine estremo; ognun dimanda
d'Erisso il sangue, quasi autor primiero
dell'improvviso assalto, e ingiurie acerbe
scaglian pur contra te per la tua troppa
ed incauta pietà...
| |
ANNA |
(prostrandosi a Maometto)
Signor!
| |
MAOMETTO |
T'accheta.
(snuda furiosamente il ferro)
Schiudansi quelle tende.
| |
| |
Il fondo del padiglione si apre, e si scuopre la piazza della città, già veduta nel primo atto, ingombra di Soldati che si aggirano in disordine con le spade ignude. | Q
Anna, Maometto, guardie, soldati
|
| |
|
| |
| (avanzandosi fra' soldati, i quali alla sua voce rimangono immobili e sbigottiti) | |
|
Se desio di sangue
anco in voi ferve, negl'inermi petti
ad appagarlo qual viltà vi tragge?
Dalla rocca fuggiste... e qui pugnate?
Il mondo conquistar così sperate?
Alla rocca, codardi, ed io primiero
indicarne saprò l'arduo sentiero.
All'armi.
| |
CORO (di fuori) |
| |
(di dentro) |
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| |
Si ascolta da diversi luoghi un crescente battere di tamburi che chiamano i Soldati, i quali si schierano in fretta. | |
| |
MAOMETTO |
E tu donna, fa cor. Finché m'avanza
di possederti ancor l'alta speranza,
il padre tuo securo
ognor vivrà, lo giuro.
| |
ANNA |
Tu parti, ahi lassa! intanto. E mal represso
ancor mi sembra il soldatesco sdegno...
Lasciami almen di securtade un pegno.
| |
MAOMETTO |
Bastò finora a Maometto... un cenno...
Pur... farti paga io voglio.
L'imperial suggello, ecco, t'affido.
Del mio poter con questo ad altri io soglio
commetter parte; e non indarno... mai,
arbitra or tu del genitor sarai
e del fratel pur anco: e obbedienti
guerrieri e duci ad ogni cenno avrai.
D'amor l'ultima prova,
Anna, il vedi, io ti porgo.
Trema però se al rieder mio non cangi
il disperato tuo consiglio... trema...
Non io più allor... ma parlerebbe il brando.
| |
| |
Entrano nel padiglione i Duci musulmani, ed annunciano a Maometto che l'esercito è in ordine. | <- duci musulmani
|
| |
CORO |
A che più tardi ancor?
Frementi ~ impazienti
le schiere or solo attendono
il cenno tuo, signor.
| |
| |
|
MAOMETTO
All'invito generoso
riconosco i miei guerrieri
che si sdegnan del riposo
e lo chiamano viltà.
Dunque il piè volgiamo al campo
della gloria su' sentieri.
Delle nostre spade il lampo
la vittoria desterà.
Dell'onta l'impronta fugace
nel veneto sangue
impavido, audace,
appien laverò.
O esangue sul brando, sfidando
la morte, da forte cadrò.
| S
(♦)
(♦)
|
| |
Incomincia il suono delle musiche militari e l'esercito s'incammina. | |
| |
(al guerriero che tiene lo stendardo) |
L'invitto vessillo
mi porgi, guerriero.
Slanciarmi fra l'armi
io primo saprò.
| |
| (l'esercito prosiegue a sfilare fra canti guerrieri, e lo strepito delle musiche militari) | |
CORO |
Dell'araba tromba
già intorno rimbomba
lo squillo foriero
di stragi e d'orror.
| |
ANNA |
(Qual voce celeste
al cor mi ragiona?
Qual foco m'investe
e a compier mi sprona
bell'opra d'onor.)
(parte sollecitamente)
| Anna ->
|
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| | |
|
|
Scena terza |
Ampio sotterraneo del tempio, tutto sparso di sepolcri, fra' quali sarà notabile a dritta dello spettatore quello della moglie di Paolo Erisso. Erisso e Calbo. All'alzarsi della tela Erisso e Calbo si scorgeranno sugli ultimi gradini della scala, e s'inoltreranno lentamente. |
Q
Erisso, Calbo
|
| |
[N. 9 - Scena ed aria] | N
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| |
ERISSO |
Seguimi, o Calbo. Fra' muti sepolcri
de' barbari al furor per poco almeno
involarci potrem. Non ch'io paventi
quella morte, che sfido.
Ma finché speme di vendetta avanza
amar lice la vita: ed io la serbo,
la serbo ancor questa speranza estrema.
Gli avidi sguardi a quella rocca io sempre
volgo e sospiro... Oh se potessi in quella
volar sull'ale de' pietosi venti,
e rivestir l'usbergo... e a questa mano,
render quel brando, che le tolse il fato!
Tu taci?
| |
CALBO |
| |
ERISSO |
(si volge, e vede la tomba dell'estinta consorte)
Ahimè! qual tomba io veggo!
Della mia sposa il cenere s'asconde
in quella, o Calbo. Ahi, duol!
(s'inginocchia innanzi la tomba)
Tenera sposa!
In ciel riposi or tu. Così seguìto
pur io t'avessi! D'una iniqua figlia
or non vedrei gli scelerati ardori...
| |
CALBO |
Lasso! che dici! E di qual colpa è rea
la misera tua figlia?
Uberto amar credea: né fu mai colpa
l'esser credulo troppo.
| |
ERISSO |
Ed or non siede
di Maometto al fianco?
| |
CALBO |
Tratta a forza vi fu. La vidi io stesso
divincolarsi da' feroci sgherri
per ben tre fiate: e vinta alfin, le palme
ergere al cielo quasi fuor di senno;
e mille volte profferia tuo nome;
e pur da lunge ripeteami... addio!
| |
ERISSO |
Vedesti? udisti? Ma chi sa se poi
non cangiò di consiglio
all'aspetto d'un trono e del periglio?
(rimane in sommo abbattimento assiso sulla tomba della sposa sua)
| |
| |
|
CALBO
Non temer: d'un basso affetto
non fu mai quel cor capace.
Né saprebbe la sua pace
mai comprar con la viltà.
Del periglio al fiero aspetto
ella intrepida già parmi
impugnar lo scudo e l'armi
d'una bella fedeltà.
E d'un trono alla speranza
dir, con placida sembianza,
basso affetto ~ nel mio petto
nido aver non mai potrà.
| S
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| |
[N. 10 - Scena e terzetto] | N
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| |
ERISSO |
Oh, come al cor soavi
mi giungono i tuoi detti!
Voglia propizio il ciel che sien veraci.
Oh figlia! ahi dolce figlia! E a me per sempre
i barbari t'han tolta?
| |
CALBO |
| |
ERISSO |
Confortarmi potrò quando fia morta.
| |
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Scena quarta |
Anna, Erisso, Calbo. |
<- Anna, servo
servo ->
|
| |
Anna discende precipitosamente nel sotterraneo, seguita da un Servo che reca due turbanti e due mantelli turchi. | |
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ANNA |
| |
ERISSO |
| |
CALBO |
| |
ANNA |
(correndo al padre)
M'abbraccia.
| |
ERISSO |
| |
ANNA |
| |
ERISSO |
Tu sei? sogno o son desto!
| |
ANNA |
| |
ERISSO |
Pria che risponda,
dimmi, torni mia figlia o mia nemica?
| |
ANNA |
Questa impavida fronte a te lo dica.
| |
ERISSO |
Di quella tomba appiè dunque lo giura.
| |
ANNA |
(prostrandosi alla tomba)
Madre... dal cielo in questo cor tu leggi.
| |
ERISSO |
(intenerito corre ad abbracciar la figlia)
Crederti voglio.
| |
ANNA |
E il ver tu credi, o padre,
e a darne prova alta solenne io vengo.
Questo mirate imperial suggello
che or or mi porse Maometto, ond'io
schermo a voi ne facessi, ov'uopo il chiegga.
E ben già vidi quanto in essa è posta
quasi arcana possanza. Egli la rocca
si volse intanto ad assalir, traendo
oste immensa a tal pugna. Or se v'accende
desio d'onor... tenete.
(offre l'anello al padre)
Al fuggir vostro
non fia chi opporsi ardisca.
| |
ERISSO |
Intendo: oh figlia!
Oh immensa gioia! Porgi.
(prende l'anello)
| |
ANNA |
Un dio m'ispira,
e maggior di me stessa oggi m'ha fatta.
| |
CALBO |
E tu a perir qui resti? Oh duol!
| |
ANNA |
Costanza,
o Calbo. Il suo dover compia ciascuno.
| |
CALBO |
| |
ANNA |
| |
CALBO |
| |
ANNA |
Avvi lassù nel tempio alcun che veglia
su' miei passi severo. Ignoto è ad esso
che ambi qui siate; e in quelle spoglie ascosi
ingannarlo fia lieve.
Ma noto il mio sembiante,
oh ciel! già troppo a' Musulmani è fatto.
La patria io servo con salvar due prodi;
se me salvar procuro, io la tradisco.
Morir m'è forza: ed io morrò...
(a Calbo)
Ma tua.
| |
CALBO |
| |
ANNA |
Odimi, o padre:
a lui consorte or dianzi
me destinavi, e, lassa!
la prima volta il voler tuo m'increbbe.
Or chieggo, e prego, e imploro
che il tuo desio pria di partir tu compia.
Ara non v'ha, né sacerdote in questo
muto albergo di morte;
ma sacro è un genitor d'innanzi al cielo:
ara pe' figli è la materna tomba
e i decreti d'un padre iddio conferma.
Vieni, non più dimore:
degna almeno di te morir vogl'io.
(spingendolo dolcemente verso la tomba)
| |
ERISSO |
(Parlar non posso... ché m'affoga il pianto.)
| |
ANNA |
Calbo, ti stringi al genitor d'accanto.
| |
| |
Erisso immerso nel pianto, né potendo profferir parola per la commozione, stringe insieme le destre di Anna e di Calbo, poi le accosta al suo cuore, appoggiandosi sulla tomba ed ergendo gli sguardi al cielo. | |
Durante questa breve azione, la musica darà principio al ritornello del seguente: | |
|
ANNA, CALBO E ERISSO
In questi estremi istanti
è tanto acerbo e nuovo
l'affanno, il duol ch'io provo,
ch'esprimerlo non so.
| S
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| |
ANNA |
(facendo cenno che partano al padre ed allo sposo)
Coraggio.
| |
ERISSO |
| |
CALBO |
| |
| (al nuovo invito di Anna s'incamminano. Anna è sulla scena: Calbo ed Erisso ascendono la scala) | |
ERISSO |
| |
CALBO |
| |
ANNA, CALBO E ERISSO |
| Erisso, Calbo ->
|
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|
Scena quinta |
Anna, costernata e taciturna, va a sedere sulla tomba materna. Breve silenzio. |
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| |
[N. 11 - Scena e finale II] | N
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| |
ANNA |
Alfin compiuta è una metà dell'opra.
L'altra a compier ne resta:
un sacrificio è questa,
e la vittima... io son. L'ultimo sfogo
t'abbi or nel pianto, o debole natura.
Ora verrà, che fia viltade il pianto.
Ecco del mondo che mi resta! Un muto,
un gelido sepolcro... e oh me felice
se chiusa in questo con la madre io fossi!
O patria mia, forse avverrà che un giorno
quanto io feci per te saprai tu alfine,
e il mio cenere allor, dovunque ei giaccia,
spontaneo esulterà di esserti sacro.
(sorge e spinge alcuni passi per la scena)
| |
| |
ANNA |
Or da me lungi ogni terreno affetto:
o morte, il giugner tuo tranquillo aspetto.
| |
| (ascoltasi ad un tratto su nel tempio il seguente:) | |
CORO DI DONNE |
Nume, cui 'l sole è trono,
nume, cui brando è il tuono,
a noi rivolgi il ciglio
nell'ultimo periglio.
| |
ANNA |
Pregan nel tempio le mie dolci amiche.
| |
CORO DI DONNE |
Il fulmine, deh! accendi;
i figli tuoi difendi:
rivolgi ad essi il ciglio
nell'ultimo periglio.
| |
ANNA |
Ferve dunque la pugna... Ah! vinca il padre,
e lieta allor raggiugnerotti, o madre.
Volar nel tempio io pur... No: qui s'attenda
l'ultima ora tremenda.
Mi sento assai più forte
qui fra le tombe ad affrontar la morte.
| |
CORO DI DONNE |
Nume, cui 'l sole è trono:
nume, cui brando è il tuono,
il fulmine, deh! accendi:
i figli tuoi difendi.
Rivolgi ad essi il ciglio
nell'ultimo periglio,
e un soffio struggitor
disperda il vincitor.
| |
| |
ANNA |
Taccion le preci omai. Chi sa che avvenne?
Chi sa se vinse il genitor? Che parlo,
stolta! Chi sa s'ei prima in salvo
col mio sposo non giunse?
Ahi penosa incertezza, i miei tormenti
tu sol mancavi a render più possenti!
| |
CORO DI DONNE (dal tempio) |
| |
ANNA |
| |
CORO DI DONNE |
| |
ANNA |
| |
| (alcune del coro appariscono sull'alto della scala dicendo:) | <- donne
|
CORO DI DONNE |
| |
| |
|
(il coro delle donne discende nel sotterraneo)
Sventurata! fuggir sol ti resta
il furor di vicina tempesta.
Già sul punto di vincer la giostra
sulla rocca Maometto si slancia.
Ecco Erisso improvviso si mostra:
ecco splende di Calbo la lancia.
Odi un grido di gioia fra' vinti:
cadon mille de' barbari estinti,
e al fuggir del superbo signor,
tutto è strage sconfitta ed orror.
Sventurata! fuggir sol ti resta
il furor di vicina tempesta;
ognun chiede, fremendo, tua morte:
a supplizio crudel ti destina,
che per te sol cangiata è la sorte,
per te avvenne cotanta rovina.
Or deh! cedi al pietoso consiglio:
deh! ci siegui, t'invola al periglio;
in noi fida; la nostra pietà
coronata dal cielo sarà.
| S
|
| |
ANNA |
Vinto i Veneti han dunque?
Trionfa il genitor? lo sposo? Oh gioia!
E ch'io fugga chiedete?
Io che la prima gloria
ho di tanta vittoria?
Fuggir? ma dove? E per salvar me sola
espor voi tutte all'ultimo periglio?
A' codardi serbate un tal consiglio.
| |
| |
|
Quella morte che s'avanza
io sospiro e non pavento,
ché l'uscire di speranza
è il più barbaro tormento,
e dell'unica mia speme
non mi resta che il rossor,
onde in queste angosce estreme
la mia vita è nel dolor.
Il dover compiuto omai
ho di figlia e cittadina;
la mia fronte, o ciel piegai
alla voce tua divina;
ma l'iniquo e dolce affetto
non è spento nel mio cor.
Nella morte il fine aspetto
degli affanni e dell'amor.
| |
| |
CORO DI DONNE |
Sarai dunque, ahimè! reciso
vago fior di gioventù?
Vago fior che il paradiso
adornò di sue virtù.
Quai strida orribili!
Le ascolti o misera?
Già qui s'appressano
furenti i barbari.
| |
| |
CORO DI MUSULMANI (dal tempio) |
Invan la perfida
invano ascondesi:
sia pur nell'Erebo
la nostra rabbia,
il suo supplizio
schivar non può.
| |
ANNA |
Ed io non pavida
li affronterò.
| |
CORO DI MUSULMANI (dal tempio) |
(che discende nel sotterraneo)
Ecco la perfida...
Su via, trascinisi
fra mille strazi
a spirar l'anima.
(si slanciano furibondi colle spade ignude per trucidarla)
| <- soldati musulmani
|
| |
ANNA |
Ferite...
(presentando ad essi il petto)
| |
CORO DI DONNE |
| |
| |
CORO DI MUSULMANI |
(si arrestano quasi sbigottiti dal di lei contegno)
Qual forza incognita
ci arresta il piè?
E pur quest'empia
diva non è.
| |
| |
ANNA |
Sì, ferite: il chieggo, il merto;
quelle spade in me volgete,
ché di gloria il più bel serto
già m'appresta amico il ciel.
Madre, a te che sull'Empiro
siedi in placida quiete,
sacro è l'ultimo sospiro
di quest'anima fedel.
| |
CORO DI DONNE |
(A que' detti si pietosi
chi frenar potrebbe il pianto?
Fia d'Italia eterno il vanto
per si bella fedeltà.)
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CORO DI MUSULMANI |
(A que' detti generosi
lo stupor c'ingombra il petto.
Su que' labbri, in quell'aspetto
qual dolcezza e maestà!)
| |
|
|
Scena sesta |
Maometto, seguìto da Selimo ed altri suoi Capitani, giunge precipitoso nel sotterraneo col furore dipinto sul volto. Si avanza e resta immobile per alcun poco, tenendo gli occhi fissi su di Anna. Ella non ardisce guardarlo. Silenzio universale. |
<- Maometto, Selimo, capitani
|
| |
MAOMETTO |
Già fra le tombe? O perfida,
vana è la tua speranza,
di vita assai t'avanza
all'infamia e al dolor.
| |
ANNA |
(A prevenirti, o barbaro,
mi resta un ferro ancor.)
| |
| |
MAOMETTO |
Ciò ch'io ti porsi or rendimi.
| |
ANNA |
Non te 'l rendea fra l'armi
lo sposo e il genitor?
| |
MAOMETTO |
Che? Lo sposo! Ad insultarmi?
Lo sposo tuo? Dì, chi è questi?
| |
ANNA |
| |
MAOMETTO |
Calbo dicesti?
Consorte, e non german!
| |
| |
ANNA |
(mostrando il sepolcro della madre)
Sul cenere materno
io porsi a lui la mano,
il cenere materno
abbia il mio sangue ancor.
(si ferisce col pugnale che teneva celato)
| |
MAOMETTO, CORO DI DONNE E CORO DI MUSULMANI |
T'arresta! T'arresta!
Che istante orribile,
oh giorno di dolor!
Già muore, oh dio, la misera,
oh giorno di dolor!
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Anna cade morta al piè del sepolcro della madre. | |
| |