Scena prima |
Sala nel palazzo, illuminata da varie lampade. |
Erisso, capitani, Calbo, Condulmiero | ||
[N. 1 - Introduzione] | ||||
Breve silenzio. | ||||
CORO DE' DUCI |
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ERISSO Volgon due lune or già, veneti eroi, che di Bizanzio il vincitor superbo d'oste infinita e fera queste mura circonda. Noi noverar co' giorni i cimenti e i trionfi ancor possiamo. Ma... l'avvenir qual fia? Spento de' nostri il più bel fior già cadde, crollan le mura al tempestar de' bronzi: il morbo struggitor, la dira fame mietono a gara il popolo innocente; e Maometto minaccia incendio e morte, se schiuse al novo dì non fien le porte. Io veggo in sì rio stato egual periglio se all'onor chieggo o alla pietà consiglio. Risolversi che deggia ognun libero esponga, ed il pensiero del numero maggior per me fia legge. | ||||
CORO DE' DUCI |
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CONDULMIERO |
Quando ogni speme è tolta, allor l'audacia è stolta, ed il men reo consiglio sta nel minor periglio. Il folle e non il forte va cieco incontro a morte. Cedasi in tal momento. A più feral cimento serbiam le spade e il sangue: io primo allora esangue, io prima allor cadrò... | |||
CALBO |
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del forte è la spada. Non temo il periglio: si pugni, si cada nell'arduo cimento; e covran mia fossa de' barbari a cento le ceneri e l'ossa. Impari il superbo che duro, che acerbo è il vincer pugnando contro italo brando. Al nobile esempio, all'orrido scempio si accresca con l'ire il veneto ardire; e a tanta costanza, depressa, avvilita del barbaro scita sia l'empia baldanza. | ||||
ERISSO |
A tanta costanza, ai forti suoi detti ribolle ne' petti l'antica baldanza. | |||
CALBO |
Si pugni, si cada, ruotando la spada nell'arduo cimento. Poi covran mia fossa de' barbari a cento le ceneri e l'ossa. | |||
CORO DE' DUCI |
A tanta costanza, ai forti suoi detti ribolle ne' petti l'antica baldanza. | |||
CONDULMIERO E CORO DE' DUCI |
Si pugni, si cada, ruotando la spada nell'arduo cimento. Poi covran mia fossa de' barbari a cento le ceneri e l'ossa. | |||
ERISSO |
Basta, non più. V'intesi, o prodi, o veri cittadini e guerrieri. Udir da' labri vostri il generoso consiglio io sol bramava, e tanto ottenni. Dunque giuriam su' brandi per la patria, per l'are pugnar fin che di sangue stilla ci avanza in petto; ché nel bivio crudel d'infamia o morte, dubbio non è qual via trasceglie il forte. | |||
(snuda la spada e la presenta ai duci, che lo imitano e giurano, toccando con le loro spade quella di Erisso) | ||||
TUTTI |
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ERISSO |
Or partite, guerrieri. Al dì novello l'ultimo assalto il musulman minaccia; nuovo vigor quindi a voi porga il sonno. Allo spuntar del giorno pugnerete da forti a me d'intorno. E al numero il valor se fia che ceda, e abbandonar l'ampia città si debba, ratto allor nella rocca al novello cimento ritraggasi chi ancor non fu qui spento. | |||
Tutti partono, fuorché Calbo trattenuto da Erisso. | capitani, Condulmiero -> | |||
ERISSO |
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CALBO |
Com'io pur tremo e agghiaccio. | |||
ERISSO |
Sieguimi or dunque. | |||
CALBO |
E che far vuoi? | |||
ERISSO |
Mi siegui. Presso alla figlia mia del padre il voto ascolterai qual sia. | |||
Erisso, Calbo -> | ||||
Scena seconda |
Gabinetto di Anna Erisso; una lampada lo rischiara. |
Anna | ||
[N. 2 - Cavatina] | ||||
ANNA | ||||
[N. 3 - Scena e terzettone] | ||||
ANNA |
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ERISSO |
Figlia... | <- Erisso, Calbo | ||
ANNA |
Che vegg'io!... padre! Qual grave cura a me nell'alta notte sollecito ti guida? | |||
ERISSO |
Il tuo periglio. | |||
ANNA |
Il mio periglio!... ahimè! | |||
ERISSO |
M'abbraccia, e ascolta. Or che ad estremo, disperato assalto il nemico s'appresta, io pe' tuoi giorni, Anna, pavento. Io sol finora, io fui di tua virtù, dell'innocenza tua il consiglio e lo scudo. Or più non basto io solo, or che un istante, un trar di spada può troncar mia vita. | |||
ANNA |
Misera me!... Che dici? | |||
ERISSO |
Addoppiar le difese a te d'intorno amor mi suggerisce, e un altro braccio a tuo schermo apprestar, che compier possa teco mie veci, ov'io cadessi. | |||
ANNA |
Ahi, padre! | |||
ERISSO |
Il tuo secondo difensor... fia Calbo. Egli, gran tempo è già, t'ama, e no 'l disse che al padre suo. Sposa ti chiede... | |||
ANNA |
(Lassa!) | |||
ERISSO |
E più degno consorte aver giammai, non, non potresti, o figlia. Or vieni al tempio. Là dove il sacro cenere riposa della spenta tua madre, stringer mi lascia un sì bel nodo, o cara, e il mio timor sia spento appiè dell'ara. | |||
CALBO |
(Che sento!) | |||
ANNA |
(Io son perduta.) | |||
ERISSO |
A che t'arresti? | |||
CALBO |
Anna... tu taci? Alto stupor ti leggo sul volto espresso. Il tuo bel cor dischiudi al padre ed all'amico; e se pur fia che tal nodo tu aborri, il tuo pensiero libera esponi, e me primiero udrai a tua difesa ragionar. | |||
ERISSO |
Che veggio!... Figlia... tu piangi? Oh, qual crudel sospetto in me tu desti! | |||
ANNA |
No, tacer non deggio più il vero omai. Tradirvi non posso entrambi... né immolar me stessa. Già d'altra fiamma accesa... | |||
ERISSO |
Oh, mio rossor! Prosiegui... | |||
ANNA |
Indegno, credi, non è d'Erisso l'amator mio primo. | |||
ERISSO |
Chi è costui?... favella. | |||
ANNA |
Il sir di Mitilene, il prode Uberto. | |||
ERISSO |
Uberto!... E quando il conoscesti? | |||
ANNA |
Allora che tu in Vinegia, per due lune e due, ed oro ed armi a dimandar restavi, me lasciando in Corinto. | |||
ERISSO |
Allor?... Che ascolto!... | |||
ANNA |
Prosiegui... ahimè! | |||
ERISSO |
Meco in Vinegia Uberto venia sul legno istesso; e vi rimase quando a te fei ritorno. | |||
ANNA |
Misera! il ver tu dici? Chi dunque, ahi! meco il nome volle mentir d'Uberto? | |||
ERISSO |
Chi sia non so; ma un mentitor fu certo. | |||
ANNA, CALBO E ERISSO |
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ERISSO |
Dal cor l'iniquo affetto sveller t'è forza, o figlia: tanto l'onor consiglia. | |||
ANNA |
Figlia mi chiami ancor? Sì, svellermi dal petto il cor saprò se... | |||
Un lontano colpo di cannone interrompe il colloquio. | Erisso, Calbo -> | |||
- Tutti restano immobili e sorpresi. Breve silenzio. - | ||||
Un grido di allarme si sente poco dopo. Erisso e Calbo pongono mano alle spade e partono precipitosamente senza far motto. Anna li siegue per pochi passi, indi ritorna indietro agitatissima. | ||||
ANNA |
Anna -> | |||
Scena terza |
La piazza della città di Negroponte. A dritta dello spettatore un tempio: in fondo una larga via, che sarà disposta obliquamente in guisa che il principio della medesima si nasconde all'occhio dello spettatore sulla sua sinistra. |
<- donne | ||
CORO DI DONNE |
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ANNA |
(accorrendo anch'essa tremante e sbigottita) Donne, che sì piangete, che avvenne? Rispondete. | <- Anna | ||
CORO DI DONNE |
Al musulman le porte dischiuse un traditor: tutto già intorno è orror, incendio e morte. | |||
(sempre più spaventata, corre ad inginocchiarsi avanti il tempio) | ||||
ANNA |
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CORO DI DONNE |
(inginocchiandosi pur esse) Giusto ciel, in tal periglio più speranza non avanza che implorar la tua pietà. | |||
Sul finir di questa breve preghiera si sente un tamburo, che si accosta. | ||||
Incomincia a sfilare una parte della Guarnigione, attraversando la scena sollecitamente da dritta a manca. | ||||
Anna ed il coro, vedendo i Soldati, sospendono la loro preghiera, ed accorrono verso di quelli. Erisso e Calbo sopraggiungono con le spade ignude. | <- soldati veneziani, Erisso, Calbo | |||
ANNA |
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ERISSO |
(Oh vista!) | |||
ANNA |
Ad abbracciarti torno. Narra... | |||
ERISSO |
Fuorché l'onor, tutto è perduto. Ogni speranza un traditor c'invola. Sulle mura è il nemico, e grazie al cielo or io sol porgo, che d'occulti inganni temendo Maometto, il corso arresta di sua vittoria e attender vuole il giorno. Or, miei fidi, alla rocca. | |||
ANNA |
Oh, padre mio, fermati... ascolta. | |||
ERISSO |
Udir non posso. Addio. | |||
ERISSO |
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ANNA |
E in tal periglio e duolo lasciar tu puoi la figlia? Qual nume a te consiglia cotanta crudeltà? Teco venir... | |||
ERISSO |
T'arresta: seguir non déi tu 'l padre. | |||
ANNA E CORO |
Qual dura legge è questa! | |||
ERISSO |
Sol le raccolte squadre sull'alta rocca andranno a far le prove estreme d'intrepido valor. | |||
ANNA E CORO |
E noi qui fuor di speme, lascia un dover tiranno dell'onta al nuovo orror? | |||
CALBO |
Mira, signor, quel pianto, e cangia il tuo consiglio; le invola a tal periglio: parli al tuo cor pietà. | |||
ANNA | ||||
ERISSO Le voci di natura tutte nel cor già sento; ma in sì crudel momento delitto è la pietà. Indarno or voi piangete: donne, al destin cedete. Se i voti vostri ascolta la cieca mia pietà, con voi la fama, accolta da' miei guerrier sarà. Pietà sì dura e stolta chi a me consiglierà? | ||||
CORO DI DONNE |
C'invola al rio periglio, parli al tuo cor pietà. | |||
ERISSO |
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ANNA |
Ahi padre! ah padre mio; de' barbari all'oltraggio così lasciarmi? | |||
ERISSO |
O cara, prendi il pugnal. Retaggio paterno a te fia questo in giorno sì funesto. Va': corri appiè dell'ara; e pria che in te la mano distenda il musulmano... Figlia... | |||
ANNA |
Prosiegui... | |||
ERISSO |
Addio. | |||
ANNA |
Dicesti assai. T'intendo. | |||
ANNA |
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ERISSO |
(In sì crudel momento squarciarmi a brano a brano, misero, il cor mi sento. O patria, a te qual figlia vittima immolerò!) | |||
CALBO |
(In sì crudel momento squarciarmi a brano a brano in petto il cor mi sento. Misero, ahi, qual consorte il fato m'involò!) | |||
CORO |
(A sì funesta scena attonita, gemente, fra meraviglia e pena mancarmi il cor mi sento. Ahi, per qual empia sorte, dal figlio, dal consorte dividermi dovrò!) | |||
La musica ed il canto cesseranno ad un tratto. | Erisso, Calbo, Anna, donne, soldati veneziani -> | |||
Erisso ed Anna si abbracciano teneramente. Calbo cade appiè di Anna, che gli porge la mano. Intanto alcune delle Donne del coro corrono ad abbracciare taluni fra' Soldati, in attitudine di madri o di spose. Ricominciando la musica tutti si separeranno, dandosi a vicenda l'ultimo doloroso addio. Erisso e Calbo partono per la rocca. | ||||
Anna, seguita dalle altre Donne, si ritira nel tempio. | ||||
Scena quarta |
Giorno. |
<- cavalieri musulmani, comandante cavalieri musulmani -> <- cavalieri musulmani, soldati turchi | ||
[N. 4 - Coro e cavatina] | ||||
CORO |
(♦) | |||
Verso la fine del Coro sopraggiunge Maometto alla testa delle sue Truppe, e circondato da tutta la pompa militare ed asiatica. Alcuni de' suoi Soldati fanno sembiante di voler appiccare il fuoco agli edifizi ed al tempio. Maometto con un cenno gli arresta. Egli pone piede a terra, seguìto dal suo visir Selimo e dagli altri Generali. Tutti si prostrano, attendendo i suo ordini. | <- Maometto, truppe, alcuni soldati, pompa militare, Selimo, generali turchi, Acmet | |||
MAOMETTO |
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CORO |
Del mondo al vincitor eterno plauso e onor. | |||
[N. 5 - Scena, coro, terzetto e finale I] | ||||
MAOMETTO |
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Acmet parte con alcuni Soldati. | Acmet, alcuni soldati -> | |||
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De' fuggenti nemici Omar sull'orme, per obliqui sentieri, corse già ratto co' suoi mille arcieri, ed ampia strage egli faranne al certo. | |||
SELIMO |
Signor! Di Negroponte le vie pur anco a te son note? E come? Il ciel t'inspira, o qui stranier non sei? | |||
MAOMETTO |
La conquista di Grecia, è a te ben noto che il mio gran padre ei pur rivolse in mente, quindi in mentite spoglie ad esplorarne i lidi i più scaltri inviò fra' suoi più fidi; e me fra quelli, ed Argo e Negroponte e... Corinto percorsi... ah! | |||
SELIMO |
Tu sospiri! | |||
MAOMETTO |
Sospiro io, sì, nel rammentar Corinto. | |||
SELIMO |
Forse... | |||
MAOMETTO |
Non più. Ma qual tumulto è questo? | |||
Alcuni Guerrieri ritornano in fretta dalla sinistra dello spettatore, e cantano il seguente: | <- guerrieri | |||
|
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MAOMETTO |
Oh gioia! Alfin vi tengo veneti alteri, audaci e sempre infidi. Vi tengo alfin. Compiuto è il mio trionfo. Come in Bizanzio, il mio destrier qui ancora nuotar nel sangue cristiano io vidi. Or colle fronti nella polve immerse vedrò pur voi, duci orgogliosi... e vinti. Ciò fia più grato che il mirarvi estinti. | |||
CORO |
Il prode Omar già muove ad incontrarti il piè. | |||
Scena quinta |
Omar seguìto da' suoi Soldati, conduce incatenati Calbo ed Erisso, i quali si presentano con dignitoso contegno. |
<- Omar, soldati, Calbo, Erisso | ||
MAOMETTO |
Ammirarvi d'appresso alfin m'è dato. Del veneto valor la fama antica per voi s'accrebbe, e a queste mura intorno ne fan tacita fede de' miei guerrier ben dieci mille uccisi. Compiuto e il dover vostro... il mio comincia. Un esempio tremendo in voi dar voglio a chi, senza sperar soccorso o scampo, ogni patto ricusa per sol diletto di versar più sangue. Atroce, inaudito supplizio fia mercé del vostro ardire. | |||
ERISSO |
Quest'ultimo tuo detto m'accerta alfin che parla Maometto. Or la risposta ascolterai d'Erisso. | |||
MAOMETTO |
Erisso!... (oh ciel!) sei forse tu l'istesso che già duce in Corinto... | |||
ERISSO |
Io son quel desso. Ed in Corinto e in Negroponte, e ovunque il tuo furor ti tragga, infin ch'io viva, mi scorgerai tu sempre starti intrepido a fronte con la morte sul brando; e se convien ch'io pera, fra' più fieri tormenti, intrepido del pari a' Veneti pur sempre porger di fede e di fortezza esempio. | |||
MAOMETTO |
Sta ben... Ma dimmi, Erisso... Non sei padre? | |||
ERISSO |
(Che ascolto!) E come, e donde il sai? | |||
MAOMETTO |
Te 'l chieggo. | |||
ERISSO |
Cittadin son io, sol cittadino in questo istante. (Ahi, Calbo! (abbracciandolo) mi ricorda il suo dir l'amata figlia.) Costanza, o cor. | |||
MAOMETTO |
Benché nemico, Erisso, d'assai miglior destino degno tu sei; lo veggo... ed io te l'offro. Un accento e sei salvo, e teco il prode, che stringi or fra le braccia. Odi e risolvi, riedi appiè della rocca: parla a' guerrieri, che son chiusi in quella; la stoltezza e il periglio d'inutile difesa ad essi esponi, e che mi schiudan quelle porte imponi. Tutti fien salvi, il giuro. E se a te piace la patria riveder potrai con essi, e rieder lieto a' filiali amplessi. | |||
ERISSO |
||||
CALBO |
Alla rocca andrem, se il vuoi: parlerem con quegli eroi, ma direm che presso a morte noi serbiam pur l'alma forte. La risposta, intendi, è questa: se or ti piace, il rogo appresta ed appaga il tuo furor. | |||
ERISSO |
(Dolce figlia, ove t'aggiri? Ah, chi sa se ancor respiri, se abbracciarti io posso ancor?) | |||
MAOMETTO |
Sconsigliato, a che non taci? Frena, o stolto, i detti audaci. Con chi parli non rammenti, e il mio sdegno non paventi?... Tu rispondi, Erisso, e trema, questa fu la volta estrema che parlommi al cor pietà. | |||
ERISSO |
Già tacendo a te risposi co' suoi detti generosi. | |||
CALBO E ERISSO |
È lo stesso in ogni core il consiglio dell'onore; e non v'ha che un sol linguaggio per il forte e per il saggio, e tal sempre il mio sarà. | |||
MAOMETTO |
(Io mi sento dal dispetto lacerato il cor nel petto. De' supplizi al fero aspetto forse un tanto ardir cadrà.) (ad Erisso) Decidesti? | |||
ERISSO |
Io già risposi. | |||
MAOMETTO |
Tu m'insulti, indegno, e l'osi? | |||
ERISSO |
No, non v'ha che un sol linguaggio per il forte e per il saggio; e tal sempre il mio sarà. | |||
CALBO |
È lo stesso in ogni core il consiglio dell'onore; e tal sempre il mio sarà. | |||
MAOMETTO |
De' supplizi al fero aspetto forse un tanto ardir cadrà. Guardie, olà, costor si traggano a supplizio infame, atroce. Obbedite... | |||
Scena sesta |
Le Guardie circondano Erisso e Calbo e li trascinano. Anna si precipita dal tempio, su' passi loro, dando un grido di dolore. |
<- Anna, donne | ||
ANNA |
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MAOMETTO |
Qual voce! | |||
ANNA |
Padre mio!... | |||
ERISSO |
Figlia... | |||
MAOMETTO |
Chi vegg'io! | |||
ANNA |
(accorrendo verso Maometto) Al tuo piede... oh ciel, vaneggio! | |||
MAOMETTO |
Anna!... | |||
ANNA |
Uberto!... oh rossor! | |||
ERISSO |
Che colpo è questo! | |||
Tutti rimangono attoniti e muti nell'atteggiamento della sorpresa, della vergogna o del dolore, secondo la circostanza di ciascuno. | ||||
| ||||
ANNA |
Rendimi il padre, o barbaro... Il mio... fratel, deh rendimi... o ch'io saprò trafiggermi con questo ferro il cor. (cavando fuori il pugnale) | |||
CALBO |
(Fratel mi chiama! oh tenera! Oh dolce amica!) | |||
ANNA |
E tacito ancor mi guati? (fa cenno di uccidersi) | |||
MAOMETTO |
Arrestati: dilegua il tuo timor. (scioglie egli stesso le catene d'Erisso e di Calbo) Padre e fratel ti rendo. Comprendi a sì gran dono che un barbaro non sono, ma fido amante ognor. | |||
ERISSO |
Que' ceppi a me rendete, la morte io solo attendo: pietosi mi togliete a tanto mio rossor. | |||
ANNA |
Padre... | |||
ERISSO |
Da me t'invola. | |||
ANNA |
M'ascolta... | |||
CALBO |
Ti consola: misera ella è, non rea. | |||
ANNA E CALBO |
Chi preveder potea inganno sì crudel! | |||
MAOMETTO |
Fra l'armi in campo io torno, cara, ma al mio ritorno altera e lieta omai, al fianco mio vivrai, se ancor mi sei fedel. | |||
| ||||
Sala nel palazzo.
Volgon due lune or già, veneti eroi
Basta, non più. V'intesi, o prodi
Or partite, guerrieri. Al dì novello
Calbo, tu m'odi. Il mio dover compiuto
Gabinetto di Anna Erisso.
Pietoso ciel / Figlia / Che veggio!
(un lontano colpo di cannone interrompe il colloquio; tutti restano immobili e sorpresi; breve silenzio; un grido d'allarme si sente poco dopo)
Piazza della città di Negroponte; a dritta un tempio: in fondo una larga via, che sarà disposta obliquamente.
(lontano tumulto della battaglia; di tratto in tratto si odono de' colpi di cannone e delle scariche di moschetto)
(si sente un tamburo, che si accosta)
Ahi, padre! / Oh vista! / Ad abbracciarti torno
Giorno.
(incominciasi ad ascoltare da lontano il suono delle bande turche; scene di inseguimenti con soldati turchi)
(alcuni soldati fanno sembiante di voler appiccare il fuoco agli edifizi ed al tempio; Maometto con un cenno gli arresta)
[N. 5 - Scena, coro, terzetto e finale I]
(Omar conduce incatenati Calbo ed Erisso)
(tutti rimangono attoniti e muti)
(Maometto scioglie egli stesso le catene d'Erisso e di Calbo)