Piazza in Pompei; da un lato la casa d'Arbace dinanzi al cui maestoso vestibolo si levano due enormi sfingi: attiguo alla medesima, il tempio d'Iside; è notte; il cielo sereno e stellato; nel mercato sotto piccole tende stanno i banchi del pesce e di frutta.
(il cielo si oscura: rumore sotterraneo)
Inutil peso della terra, umane
Jone!... non m'ode... Ell'è perduta!
Sala nella casa d'Arbace; alcune lampade di stupendo lavoro pendenti dal soffitto, mandano una luce pallida e misteriosa; preziosi dipinti ne adornano le pareti, e greche sculture stanno disposte all'ingiro su piedestalli di granito; nel fondo il simulacro d'Iside, dietro al quale si distende una cortina di porpora; porte laterali.
Come mi balza impazïente il core!
A che lo sguardo abbassi al suol?
(la scena s'abbuia: il simulacro della dèa sembra animarsi, e i suoi occhi brillano d'una fiamma turchina e scintillante)
Una luce improvvisa e vivissima rischiara la scena; la cortina sparisce e lascia scorgere un ridente giardino; chiuso nel fondo da elegante tempietto; gli alberi sparsi saranno congiunti da festoni di fiori.
(le giovani ninfe intrecciano allegre danze)
(si schiude il tempietto nel cui mezzo sta un'ara adorna di rose; da un lato dell'ara appare una figura di donna che ha le sembianze di Jone: dall'altro lato un fantasma, coperto dalla testa ai piedi d'un manto di porpora, sta genuflesso dinanzi ad essa, in atto di presentarle una regale corona)
(Glauco, sguainato il pugnale, si scaglia su Arbace, ma è trattenuto dagli schiavi che lo disarmano)