Eraclide re d'Agrigento ebbe un ribelle in Agamede. Sconfitto questi, si ricoverò nel tempio di Giove Atabirio. Lo uccise incautamente Eraclide innanzi all'ara del nume. Sdegnato Giove mandò una peste in vendetta. Consultato poi, chiese il sacrificio del bambino Alcéo figlio del re. Eraclide afflitto lo consegnò a tal fine a Cleone gran sacerdote. Placato il dio dalle preci del suo ministro, ordinò al medesimo di esporre il fanciullo in una selva alle radici dell'Etna. Impose a lui però di serbare il silenzio con tutti i profani, ed anche col padre. Promise al sacerdote, che il destino d'Alcéo noto sarebbe il giorno delle nozze d'Egesta, sorella del reale bambino. Partì Cleone, espose Alcéo, e tornò alla patria, lasciando al collo di questo una gemma. Passò per colà il marito d'Argia nutrice del pargoletto Clearco figlio d'Aristocle re di Locri.(*) Raccolse il fanciullo, e portollo alla moglie. Fra le braccia di lei era spirato in quel punto il suddetto Clearco. Per timore del padre fu sostituito ad esso il non dissimile Alcéo. Cresciuto questi, concepì una violenta passione per la creduta sorella Aspasia, vera figlia d'Aristocle. Ne concepì essa una uguale per lui. Ma il supposto Clearco tutto conosceva l'involontario suo fallo, e l'innocente Aspasia non lo credeva che amor fraterno. Fu assalito il primo da fiera melanconia, frutto degl'interni contrasti. Partì da Locri col consenso del padre, e cercò sollievo nello scorrere varie contrade. In questo mentre Eraclide, dopo molti anni di dolore, sperò un giorno di letizia. Glie ne offrì la lusinga il procurarsi un erede in uno sposo di Egesta. Avea pubblicato a tal fine l'annunzio di magnifici giuochi in Agrigento. Vi concorsero d'ogni dove i principi, e gli eroi più distinti. Fra questi il non conosciuto Alcéo, che riportò in essi giuochi la palma. Qui comincia l'azione. Nasce da questo l'intreccio, l'interesse, e lo sviluppo del dramma.
(*) Città nella Calabria, situata presso il promontorio Zefirio.