Atto secondo

 

Scena prima

Luogo spazioso d'architettura nella reggia.
Selinda, Gilade, e Aquilio.

 Q 

Selinda, Gilade, Aquilio

 

GILADE

Principessa gentil, ciascun di noi  

ha l'illustre ardimento

di sospirar per te. Ma le nostr'alme

rivalità soffrir non ponno. Eleggi

qual di noi più ti piace.

AQUILIO

Già in fortuna diversa ambo contenti

l'uno delle sue gioie,

e l'altro si godrà de' suoi tormenti.

SELINDA

Ambo dunque per me d'amore ardete,

ed ambo mi chiedete

ch'io rifiuti un di voi?

GILADE

Pende il nostro destin da' cenni tuoi.

SELINDA

Io goderei d'appagarvi,

ma...

GILADE

Qual dubbio?

AQUILIO

Qual tema?

SELINDA

Chi sarà poi l'escluso

si turberà? Si sdegnerà?

AQUILIO

Tranquillo.

GILADE

Sereno.

AQUILIO

Imperturbabile.

GILADE

Costante.

AQUILIO

Soffrirò la ripulsa.

GILADE

Al rival cederò.

SELINDA

(ad Aquilio)

Quest'è l'amore

che per me t'arde il core?

(a Gilade)

Mi potesti lasciar con tanta pace

e sospiri per me?

(ad Aquilio)

Finto.

(a Gilade)

Mendace.

 

(ad Aquilio)

Lascia di sospirar.  

(a Gilade)

Lascia di vaneggiar.

(ad Aquilio)

Tu non intendi amor.

(a Gilade)

Tu amor non sai.

(ad Aquilio)

Se poi quando ti piace

snodar i tuoi legami.

(a Gilade)

Estinguer la tua face.

(ad Aquilio)

Non hai catene al cor.

(a Gilade)

Fiamme non hai.

Selinda ->

 

Scena seconda

Gilade, Aquilio.

 

GILADE

Tempo miglior si scelga, onde la bella  

meno schiva, e guardinga

a noi palesi il genio suo.

AQUILIO

Son queste

solite ripugnanze

di ritrosa beltà, che poi s'arrende,

già ch'altro non pretende

con quel tenero suo dolce rigore

che aggiunger essa ad un novello amore.

 

Mi sento nel petto  

un certo diletto

che nasce da speme

di sorte miglior;

deride l'altera,

ma l'anima amante

però non dispera

contento l'amor.

Sfondo schermo () ()

Aquilio ->

 

Scena terza

Gilade, e Berenice con Séguito.

<- Berenice, seguito

 

BERENICE

Di Farnace, e del figlio  

cerchisi in ogni parte. Alto sospetto

mormora nel mio petto

ch'entro la reggia ascosi

vivano entrambi.

GILADE

Ubbidirò. Ma donde

donde contro Farnace odio sì fiero

sino a volerlo estinto?

Perdona al zelo mio. Tanto rigore

per esser giusto i suoi confini eccede.

BERENICE

Quai confini trovasti

nella rabbia crudel di Mitridate?

Egli oppresse sul campo

con empio tradimento

il mio sposo Ariarate. Egli recise

con ferro micidiale

il più eccelso rampollo

del mio trono reale;

egli tutto tentò per mio periglio.

GILADE

E le colpe del padre ascrivi al figlio?

BERENICE

Se non è reo Farnace

de' paterni delitti

altamente m'offese

allor che mi rapì la mia Tamiri.

Non più Gilade. Intanto giacché destino

guidò Selinda ne' lacci miei, io voglio

cominciar da costei la mia vendetta.

La vittima è ben degna.

GILADE

Ah mia regina...

(s'inginocchia)

BERENICE

Che pretendi da me? Levati, e parla.

GILADE

Dona al sangue, ch'io spargo

per la grandezza tua, dona al mio zelo

dona al mio amor.

BERENICE

Selinda?

GILADE

Ah l'innocente

parte non ha...

BERENICE

Gilade già m'avvedo

che divenuto sei un folle amante.

Sai pur che in cor guerriero

è fallo amor. Cangia però pensiero.

 

Langue misero quel valore  

che in amore ~ al molle affetto

vaneggiando ~ sospirando

dà ricetto ~ alla piaga nel cor.

Vile ei perde e gloria, e nome,

poi volendo non sa come

riaccender marziale l'ardor.

Berenice, seguito ->

 

Scena quarta

Gilade solo.

 

 

No che amor non è fallo in cor guerriero  

anzi all'eroiche imprese

stimolo di valore

al pari della gloria è spesso amore.

Contro la mia diletta

Berenice non s'armi, o in pena attenda

ch'io crudeltà per crudeltà le renda.

 

Arsa da rai cocenti  

io son misera pianta

in cui di speme il verde

perde l'agricoltor,

ma pur ancor avanza

speranza a questo cor.

Gilade ->

 
 

Scena quinta

Mausolei con la piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto.
Farnace.

 Q 

Farnace

 

 

No, che ceder non voglio. Ancor mi resta  

un momento fatale

che renda memorabile, e tremendo

al gran giro de' secoli il mio nome.

Oppressa libertà ti devo ancora

l'ultimo sacrificio. Oggi s'adempia.

Son già scelte le vittime, e son tali

che ben ponno illustrar la mia sciagura.

Scenderò negli Elisi

con le spoglie superbe

di due tiranni trucidati, e carco

di trofeo sì pesante

stancherà l'ombra mia sul guado estremo

dell'antico nocchier il fatal remo.

 

Scena sesta

Tamiri, e detto.

<- Tamiri

 

TAMIRI

Pupillo, o voi sognate, o questi è certo  

il diletto mio sposo.

FARNACE

(Cieli! Vive Tamiri, e al mio comando

non ubbidì?)

TAMIRI

Qual nume

mosso a pietà degli aspri miei tormenti

ti riconduce a consolarmi, o caro?

FARNACE

Quel nume spergiurato

da te vil donna.

TAMIRI

Ah che quel nume stesso...

FARNACE

Taci. Cotanto è dunque

dolce la vita ai miseri, che ponno

goderne ancora in servitù crudele?

TAMIRI

Io ben volea morendo

fuggir l'ingiurie della mia fortuna

ma Berenice...

FARNACE

Intendo.

Berenice ti diede

col sangue suo la sua viltà. Ma forse

al primo tradimento

il secondo accoppiasti,

e all'oltraggio del barbaro trionfo

il figlio mi serbasti.

TAMIRI

Ah lo serbai... (Deh secondate, o cieli,

l'amorosa menzogna.)

Ma lo serbai di quella tomba in seno.

Ivi è sepolta, oh dio!

l'unica tua delizia, e l'amor mio.

FARNACE

Dunque morì l'amata prole? Ah troppo,

troppo ottenne da me la mia sciagura.

Si è servito alla gloria, ormai si serva

alla paterna tenerezza. Parli,

parli alquanto il dolore,

poi la virtù il sommerga entro del core.

 

Perdona, o figlio amato,  

perdona al genitor,

ah sol del troppo amor

io fui spietato.

S'io piango sol per te

non ti lagnar di me,

e negli Elisi, oh dio!

non dir, fu il padre mio

che m'ha svenato.

Farnace ->

 

Scena settima

Berenice con séguito di Soldati, e Tamiri.

<- Berenice, soldati

 

BERENICE

Olà? Queste superbe  

memorie d'una stirpe

insidiosa a Berenice, e a Roma,

cadano a terra sparse.

TAMIRI

Oh dèi! Che sento?

BERENICE

E 'l cenere infedel disperda il vento.

TAMIRI

Ah regina, ah soldati, avida tanto

l'ira vostra è di sangue

che s'avanza a cercar nell'ossa ignude

de' reali sepolcri esca funesta.

BERENICE

Alla vendetta mia non basta il sangue.

Vive sempre l'offesa

fin che vive fra noi

dell'ingiusto offensor qualche memoria.

TAMIRI

Ah madre, ed è pur questo un sì bel nome

che raddolcir potria quel di nemica

per quei teneri amplessi, onde una volta

con braccia pargolette

ti circondava il sen, per quei soavi

vezzi, con cui dal collo

bambina ti pendea,

risparmia al mio dolore

risparmia alla tua gloria, e alla tua fama

un oltraggio crudele,

da cui degno di te frutto non cogli.

BERENICE

E pianger può la moglie

del gran Farnace? Pianga,

ma pietà non ottenga. Ite, atterrate.

TAMIRI

Sì ben dicesti. Il pianto

non è degno di me, di me più degno

sarà il furor, contrasterò feroce,

darà forza lo sdegno al braccio imbelle,

e forse alla difesa

del suo regale avello avrò compagna

l'ombra di Mitridate.

BERENICE

A voi guerrieri, cada

l'altera mole.

TAMIRI

(Oh dio!

Tutto invano ho tentato.) Empi fermate.

Odimi Berenice.

BERENICE

Che dirai?

TAMIRI

(Che farò? Materno amore

seguo, sì; le tue voci, e il tuo consiglio

mi trafigga lo sposo, e viva il figlio.)

BERENICE

A che pensi? A che badi?

TAMIRI

Oh con qual prezzo

la tua clemenza oggi a comprar m'accingo.

BERENICE

Spiégati.

TAMIRI

Il pargoletto,

che fin or t'occultai voglio svelarti.

Mia cara madre, hai ben di sasso il core,

s'ei la vita d'un figlio oggi mi niega

io lo darò; ma... poi...

BERENICE

Dallo, e poi priega.

TAMIRI

Apransi queste nere

stanze di morte. Esci dal tuo ricovro

flebile furto d'infelice madre.

 

<- figlio di Tamiri

TAMIRI

Ecco, o regina, il grande  

terror di Roma, ecco l'avanzo estremo

di quel sangue, che che aborri.

Su via, piègati a terra

picciola fronte, e al piè regale imprimi

dell'ava eccelsa ossequiosi baci.

Non è viltà cor mio

ciò che comanda ai miseri fortuna.

Questi, o regina, è il tuo nipote. In esso

del suo genio guerrier l'indole osserva;

ma col tuo sangue il tuo rigor consiglia,

che alfin madre mi sei.

BERENICE

Non mi sei figlia.

(parte col fanciullo)

Berenice, soldati, figlio di Tamiri ->

 

Scena ottava

Farnace, e Tamiri.

<- Farnace

 

FARNACE

Questa è la fé spergiura  

che tu serbi al consorte?

Così guardi a mio figlio

il prezioso onore

d'una libera morte? E quando mai

t'insegnò tal viltà la gloria mia?

Or vanne, e porgi ancora

al romano carnefice la spada,

perché fiero, e crudele

in quel tenero sen tutta l'immerga.

Vanne... anzi resta... Io tolgo agl'occhi miei

l'orror di quel sembiante

codardo, abominevole, funesto,

ma la pena dovuta

non fuggirai. T'attendo

spettro vendicator, larva sdegnata

là degli Elisi in su le nere soglie.

TAMIRI

Sposo... Farnace... Oh dio...

FARNACE

Non mi sei moglie.

Farnace ->

 

Scena nona

Tamiri sola.

 

 

Dite che v'ho fatt'io, ditelo, o cieli?  

È delitto sì grande

una giusta pietà che si punisca

in sì barbare guise?

Sol perché salvo un misero innocente

dalla rabbia crudel del mio destino.

Già mi niega la madre

il titolo di figlia,

già mi toglie lo sposo

il nome di consorte, e sol mi resta

per mia pena maggiore

di consorte, e di figlia in petto il core.

 

Dividere, o giusti dèi  

gl'amorosi affetti miei

nella madre, e nello sposo

che pietoso

l'un, e l'altro allor sarà.

Date poi per mio ristoro

date a me gl'affetti loro,

che con quelli del consorte

il mio cor sarà più forte,

e con quelli della madre

più spietato diverrà.

Tamiri ->

 
 

Scena decima

Gabinetti reali.
Selinda, Gilade.

 Q 

Selinda, Gilade

 

SELINDA

Ah s'egli è ver che m'ami,  

principe generoso,

salva il figlio Tamiri,

salva il nipote a me, salva un erede

all'impero dell'Asia omai cadente,

salva un vendicator all'oriente.

GILADE

Qual periglio sovrasta al pargoletto?

Dunque estinto non è qual si dicea.

SELINDA

Il misero vivea

nel cavo sen d'oscura tomba ascoso,

e di là il trasse la regina ingorda

del sangue suo, e ad ogni pianto sorda.

GILADE

Per te cara mia fiamma

tutto farò, tutto ardirò, ma poi

di Gilade sarà l'opra, e la fede,

d'Aquilio il merto.

SELINDA

No, te n'assicuro,

e per lo stral, che mi piagò, te 'l giuro.

GILADE

Lieto della tua fede

parte contento il cor né di più chiede.

Gilade ->

 

Scena undicesima

Selinda, Farnace.

<- Farnace

 

SELINDA

Dove mai ti trasporta  

signor, il tuo coraggio, e il tuo destino?

Queste di Berenice

son le soglie crudeli.

FARNACE

Io voglio or ora

trucidar l'inumana.

SELINDA

E donde speri

dopo il colpo fatal rifugio, e scampo?

Qui da folti custodi

è ristretto ogni passo.

FARNACE

Ai gran delitti

talor la sorte ammiratrice arride.

SELINDA

Ah con inutil prova

di valor disperato

te stesso perdi, e non racquisti il figlio.

A più sano consiglio

volgi, o signor, la mente.

Emireno il tuo duce

del fuggitivo esercito raccolte

le disperse reliquie, e degl'amici

radunati i soccorsi, a sé ti chiama.

FARNACE

Ad Emireno è noto

che in questa reggia io tento

di svenar Berenice

di dar morte a Pompeo. L'esito attende

della grand'opra, e poi

contro i nemici impetuose, e fiere

spingerà le sue schiere.

SELINDA

Maggior, ch'io non credea

è il tuo disegno, ed il tuo rischio. Vanne,

vanne german, dove Emiren ti attende,

e a me lascia il pensiero

d'eseguir ciò, che brami. Io già disposi

Gilade a secondarmi,

disporrò in breve Aquilio.

FARNACE

Ammiro il tuo

generoso, e magnanimo ardimento,

ma compagni non voglio al gran cimento.

 

Spogli pur l'ingiusta Roma  

di corona la mia chioma,

e il mio piè di libertà.

Serbo ancor tanto orgoglio

che al mio nome il Campidoglio

di spavento tremerà.

Farnace ->

 

Scena dodicesima

Berenice col Fanciullo, Pompeo con Aquilio, e Selinda.

<- Berenice, figlio di Tamiri, Pompeo, Aquilio

 

BERENICE

Dell'iniquo Farnace eccoti il figlio  

vedilo: ha nel sembiante

della madre l'orgoglio

del genitore la perfidia. Abbatti

il papavero infausto,

pria che spiegata la superba spoglia

di pestiferi semi ingombri il campo.

SELINDA

Duce regina, in che v'offese questa

pargoletta innocenza?

Che mai, che mai temete

da sì tenera età?

BERENICE

Spesso il torrente

che pria dimesso, e tacito correa,

sormontando superbo il suo confine,

mormorando rovine,

gregge, e pastori atterra,

e porta al mar tributo no, ma guerra.

AQUILIO

Eh l'aquile latine

non sono avvezze a lacerar colombe.

SELINDA

Ne bevono gl'eroi del Campidoglio

a mensa trionfale il latte, e 'l pianto.

POMPEO

Aquilio, sia tua cura

custodir quel fanciullo

finché di lui disponga, e del suo fato

l'autorità di Roma, e del senato.

 

Leon feroce,  

che avvinto freme

mai non si teme

s'avvieti che spezzi

cancelli, e nodi,

i suoi custodi

tremar farà;

quel fiero dente

per monte, e piano

di brano in brano

spargerà l'erbe.

E sarà vano

gridar pietà.

Pompeo ->

 

Scena tredicesima

Berenice, Aquilio, Selinda.

 

SELINDA

Fra le libiche serpi  

non nascesti, o regina.

AQUILIO

Perché mai l'innocenza

il tuo rigor condanna?

SELINDA

Perché se col tuo sangue ancor tiranna?

BERENICE

Sarò sempre crudel qual tigre irata

contro di chi m'offese.

Voglio il suo sangue, e allor sarò placata.

Ombra del caro sposo

tanto furor dimandi al mio dolore,

tiranna sembrerò, perché innocente

è il figlio, che ti sveno;

ma il sangue, che uscirà dalle ferite

è sangue di Farnace.

Inutile pietà soffrilo in pace.

 

Pensando allo sposo  

la sola vendetta

quest'alma consola

se nasce nel core

un raggio d'amore

dal seno il mio sdegno

pietade ne invola.

Berenice ->

 

Scena quattordicesima

Selinda, Aquilio.

 

SELINDA

Aquilio, e ben? Pensasti?  

Pretendi più di mio campion la gloria?

AQUILIO

Giacché ho quella d'amarti

anche quella vorrei di meritarti.

SELINDA

A non volgar impresa

destinarti vorrei. Che mi rispondi?

AQUILIO

Ecco il braccio, ecco il ferro.

SELINDA

Guarda che il tuo periglio

non sarà lieve.

AQUILIO

Ei non sarà maggiore

o della tua bellezza, o del mio amore.

SELINDA

Aquilio, un giorno solo

non matura una mente, e un sol momento

non delibera mai d'un gran cimento.

Vattene, e pria che 'l mio pensier ti scopra

all'impegno rifletti, al rischio bada,

e consiglio il tuo cor con la tua spada.

 

AQUILIO

Io sento nel petto...  

SELINDA

Io sento nell'alma...

AQUILIO

Sì grande l'affetto...

SELINDA

Sì dolce la calma...

SELINDA E AQUILIO

Che avvinto il mio core

ridirlo non sa.

SELINDA

Dal prode valore

mi nasce il contento.

AQUILIO

Dal tuo fido amore

acceso mi sento.

SELINDA E AQUILIO

Chi brama godere

s'adopri in piacere,

alla sua beltà.

Selinda, Aquilio, figlio di Tamiri ->

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Luogo spazioso d'architettura nella reggia.

Selinda, Gilade, Aquilio
 

Principessa gentil, ciascun di noi

Gilade, Aquilio
Selinda ->

Tempo miglior si scelga

Gilade
Aquilio ->
Gilade
<- Berenice, seguito

Di Farnace, e del figlio

Gilade
Berenice, seguito ->

No che amor non è fallo in cor guerriero

Gilade ->

Mausolei con la piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto.

Farnace
 

No, che ceder non voglio

Farnace
<- Tamiri

Pupillo, o voi sognate

Tamiri
Farnace ->
Tamiri
<- Berenice, soldati

Olà? Queste superbe

Tamiri, Berenice, soldati
<- figlio di Tamiri

Ecco, o regina, il grande terror di Roma

Tamiri
Berenice, soldati, figlio di Tamiri ->
Tamiri
<- Farnace

Questa è la fé spergiura

Tamiri
Farnace ->

Dite che v'ho fatt'io, ditelo, o cieli?

Tamiri ->

Gabinetti reali.

Selinda, Gilade
 

Ah s'egli è ver che m'ami

Selinda
Gilade ->
Selinda
<- Farnace

Dove mai ti trasporta

Selinda
Farnace ->
Selinda
<- Berenice, figlio di Tamiri, Pompeo, Aquilio

Dell'iniquo Farnace eccoti il figlio

Selinda, Berenice, figlio di Tamiri, Aquilio
Pompeo ->

Fra le libiche serpi

Selinda, figlio di Tamiri, Aquilio
Berenice ->

Aquilio, e ben? Pensasti?

Aquilio e Selinda
Io sento nel petto
Selinda, Aquilio, figlio di Tamiri ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima
Riviera dell'Eusino con folta selva, che ingombra tutta la scena. Aperta campagna, si vede in fondo il mare, e in esso l'armata navale di Berenice, e da una parte... Luogo de' mausolei, in mezzo de' quali v'è gran piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto. Luogo spazioso d'architettura nella reggia. Mausolei con la piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto. Gabinetti reali. Piazza d'Eraclea con trofei, ed altri apparati di trionfo. Stanze corrispondenti a giardini. Padiglioni reali.
Atto primo Atto terzo

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