Atto secondo

 

Scena prima

Gabinetto reale.
Grandi del regno, indi Polibio, poi Siveno.

 Q 

grandi del regno

 

CORO

Ah che la doglia amara  

si legge nel suo volto,

in qual periglio è avvolto,

misero genitor!

 

<- Polibio

POLIBIO

Ove la cara figlia  

involata sarà; per ogni intorno

la cerco, e non la trovo;

dove il perfido, oh dio,

avrà tratta Lisinga?

O figlia mia, o solo mio diletto,

per te mille tormenti io sento in petto.

 

 

Come sperar riposo,  

dove trovar la figlia?

Di voi chi mi consiglia;

misero, che farò?

Nel rammentar quel perfido

avvampo di furore,

il vile traditore

per le mie man morrà.

 

<- Siveno

SIVENO

Venite, o fidi miei,

Lisinga a liberar.

POLIBIO

L'indegno, ove s'asconde

da te scoperto fu?

SIVENO

Tutto m'è noto, o padre.

POLIBIO

Oh sorte qual momento!

Tutte le furie io sento

per vendicarmi ancor.

POLIBIO, SIVENO E CORO

Si voli dunque a lei;

a noi rendete, o dèi,

Lisinga per pietà.

 
(partono)

grandi del regno, Polibio, Siveno ->

 
 

Scena seconda

Luoghi remoti poco lungi dalla città.
Eumene, che conduce Lisinga scortato da' suoi, indi Siveno e Polibio con loro séguito.

 Q 

<- Eumene, Lisinga, scorta

 

LISINGA

Dove vuoi trarmi,  

perfido traditor?

EUMENE

Alta cagion m'induce

di qui celarti...

LISINGA

Crudel, t'intendo, dal diletto sposo,

dal mio buon genitor strappar mi vuoi,

e trarmi forse...

EUMENE

No, non temer; amo Siveno;

e in te la sposa sua

so rispettar.

LISINGA

A lui dunque mi guida.

EUMENE

Non lo sperar...

LISINGA

Dunque m'uccidi.

 

SIVENO
dentro le scene

Qui s'asconde quell'empio.

POLIBIO

Ov'è l'indegno? mora.

LISINGA

Deh mi salvate...

EUMENE

Miralo, nella destra ha il ferro ancora.

(in atto di uccidere Lisinga)

 

<- Siveno, Polibio, seguito

 

Donami omai Siveno    

o le trafiggo il petto.

S

POLIBIO

(prendendo Siveno per mano)

Gl'immergo il ferro in seno,

pria di donarlo a te.

EUMENE

Dunque la figlia mora...

POLIBIO

T'arresta, o qui lo sveno.

EUMENE

Crudel, che tenti, oh dèi!

POLIBIO

L'ira non so frenar.

 

LISINGA

Passami pure il core,

ma placa il genitore;

te 'l chiedo per pietà.

Insieme

SIVENO

Passami pure il core,

ma placa il suo furore;

te 'l chiedo per pietà.

 

EUMENE

(vedendo la medaglia che tiene al collo)

Qual segno, o dèi! mio figlio.

POLIBIO

Come! suo padre sei?

EUMENE

(cambiandosi i figli)

Ecco la figlia tua.

Rendimi il figlio mio.

Giuro amistade e fé.

 
(abbracciando Polibio Lisinga ed Eumene Siveno)

POLIBIO

Figlia qual gioia io provo,  

or che tu salva sei...

più viver non potrei,

cara senza di te.

LISINGA E SIVENO

Padre, qual gioia provo

or che placato sei!

Più cari i lacci miei

saranno ognor con te.

Insieme

EUMENE

Figlio qual gioia io provo,

or che tu salvo sei...

più viver non potrei,

caro senza di te.

 

EUMENE

Figlio?

SIVENO

Oh dio!

 

EUMENE

Siveno a noi ritorna.

SIVENO

Lisinga, oh padre amato.

EUMENE

Io solo a te son padre.

LISINGA

Il diede a me in consorte.

Insieme

SIVENO

Mi diede a lei in consorte.

 

POLIBIO

A lui son padre e re.

EUMENE

Non più, da lui ti scosta.

LISINGA E SIVENO

Deh pensa al tuo periglio.

POLIBIO

Meco vivrai col figlio!

EUMENE

Mai questo non sperar.

POLIBIO E EUMENE

All'armi, o fidi miei.

D'ira s'accende il petto

la mia vendetta affretto

più non mi so frenar.

 
(Eumene co' suoi separano Lisinga da Siveno e partono. Polibio dà delle disposizioni per non essere sorpreso e Siveno s'abbandona sopra un sasso)

LISINGA E SIVENO

Tu mi dividi, o dèi!

dal caro amato oggetto.

Squarciar mi sento il petto,

che barbaro penar!

scorta, Lisinga, Polibio, seguito ->

 

Scena terza

Eumene e Siveno.

 

EUMENE

Vieni, caro, al mio sen.  

SIVENO

Ov'è Lisinga?

Dov'è il mio re? dov'è il mio padre?

EUMENE

Mi abbraccia, io ti son padre,

e se più certo vuoi

essere del vero che ti dico, o figlio,

(accennando le medaglie che tiene al collo)

fissa su questi segni attento il ciglio.

SIVENO

Oh dio!

EUMENE

Sappi che padre tuo non fu Mintèo,

ed io tuo genitor

a lui ti consegnai nel rio tumulto

quando Trifone di Demetrio il regno

tutto struggere volea.

Per me Mintèo ti trasse di periglio

qual figlio suo; ma pur di me sei figlio.

 

SIVENO

Perdon ti chiedo, o padre,  

pietà del mio lamento;

per lor morir mi sento

senza poter morir.

EUMENE

Ah! ti consola, o figlio,

e tutto spera in me.

SIVENO

Se leghi i nostri cuori

sollevi le mie pene,

felice col mio bene

ognor sarò per te.

 
(partono)

Eumene, Siveno ->

 
 

Scena quarta

Sala d'udienza con tavolino e sedie.
Grandi del regno, indi Lisinga che si siede in atto di dolore, poi Polibio.

 Q 

grandi del regno

<- Lisinga

 

LISINGA

Io più sposo non ho, per man d'un empio  

egli mi fu rapito;

barbara sorte!

Dammi, o cielo crudel, dammi la morte.

 

<- Polibio

POLIBIO

Figlia, fa' cor, di qua non lungi Eumene

attendato fermossi...

LISINGA

Lascia che io l'armi impugni...

POLIBIO

Come! giovane donna?...

LISINGA

Lasciami o padre andar, il cielo rende

forte colui che la ragion difende.

POLIBIO

Ebben tu mi precedi,

incoraggisci i tuoi; il cielo aita

conceda a tutti; egli ti renda ardita.

(parte)

Polibio ->

 

LISINGA

Se fidi siete,

se meriti pietà una sventurata

vendicatemi voi; meco vi prega

l'amato padre mio, da mostro infame

sgombrate alfine questo regno; a voi

lo chiede il vostro onore,

il pianto della patria e il mio dolore.

 

 

Superbo, ah! tu vedrai  

se abbasserai l'orgoglio.

Or vendicar mi voglio,

indegno traditor.

CORO

S'ucciderà...

LISINGA

Lo sposo.

CORO

Ah sì cadrà...

LISINGA

L'altero.

Pietà desti lo sposo,

del mio dolor pietà.

CORO

Per noi non v'è periglio...

LISINGA

Vendetta vi chiedo

son tutta furore;

m'uccide il dolore

mi sento mancar.

Quel mostro, quell'empio

si vada a svenar.

CORO

Si vada, si corra,

si compia lo scempio.

Quel mostro, quell'empio

sapremo svenar.

 
(partono)

Lisinga, grandi del regno ->

 
 

Scena quinta

Accampamento a vista della città.
Guardie accampate, Eumene dalla sua tenda, indi Siveno e Lisinga seguita da' suoi.

 Q 

guardie, Eumene

 

EUMENE

Ove andò? che mai feci!  

Dunque partì mio figlio:

ei sol piangeva nel comun contento.

Lascia, diceva, che a Polibio vada;

di ritornar ti giuro con Lisinga,

o mi vedrai morire a' piedi tuoi.

Sì crudel non sarà con suo periglio

ch'ei stesso voglia privarmi del figlio.

Ah padre incauto! al pianto suo cedesti.

Ingiustissimi dèi, se me 'l togliete,

voi alle fure mie lo renderete.

Folle che dico?

Che fo, con chi mi sdegno? il reo son io.

Misero me!... ahi che vacillo, oh dio.

 

 

Lungi dal figlio amato  

mi si divide il core,

conforto al mio dolore

di voi chi mi darà?

CORO

Da' fine al tuo timore,

il figlio tornerà.

EUMENE

Amici, a voi son grato,

pietà del mio tormento,

io solo avrò il contento

s'ei fido a noi verrà.

LISINGA E CORO

(guardando dentro le scene)

Eumene scellerato

trafitto al suol cadrà.

<- Siveno, Lisinga, seguito di Lisinga

EUMENE

Stelle! tradito io sono.

Perfido figlio indegno

tu proverai lo sdegno

del cieco mio furor.

LISINGA

Si sveni il traditore...

SIVENO

(inginocchiandosi)

Eccoti il petto, il cor.

LISINGA

(le cade il ferro)

Tu stesso mi disarmi?

SIVENO

Difendo il padre mio...

EUMENE

Or vinto alfin son io

dal tuo figliale amor.

Ah figli miei diletti,

venite a questo seno.

Io vostri dolci affetti

io stesso pagherò.

 

LISINGA E SIVENO

Se con noi lo stringi al petto

il suo cor giubilerà.

EUMENE

Voi sarete, o cari oggetti,

la mia sol felicità.

(parte con Lisinga e Siveno)

CORO
I

Oh qual gioia, qual diletto

or la Persia proverà.

Insieme

CORO
II

Oh qual gioia, qual diletto

or la Siria proverà.

 

Scena sesta

Tutti si pongono in ordinanza per marciare cantando il coro, dopo del quale Eumene, Lisinga e Siveno con essi s'incamminano verso la città. Rimangono tutti sospesi incontrandosi con Polibio e di lui Séguito.

<- Polibio, seguito di Polibio

 

CORI

Festosi al re si vada  

ad apportar la pace,

s'accenda ormai la face

per così bella union.

 

POLIBIO

Oh ciel, che miro! Lisinga la figlia  

in amistà col rapitor messaggio!

EUMENE

Non rapitor son io, non son messaggio.

Ma sotto queste spoglie

in tal mentita guisa

il monarca di Siria omai ravvisa.

 
Siveno cogli Assiri s'inginocchiano formando tutti un quadro generale.
 

POLIBIO

Tu il monarca?

LISINGA

Del mio Siven tu il padre?

SIVENO

Mia Lisinga, qual gioia!

EUMENE

Sì, Demetrio son io: timor m'indusse

spoglie a mentir, per riaver il figlio,

dubitando di lui se noto io fossi;

or tutti cari egualmente mi siete;

e se t'è grado

meco d'unirti in amistade eterna,

ogni passato evento

dimentica, o Polibio, e tutto dona

al mio paterno amor. La nostra fede

con più tenaci nodi ora si stringa;

Siven viva felice con Lisinga.

 

TUTTI

Quai moti al cor io sento  

di gioia e di contento!

Alfin al sen ti stringo,

oggetto del mio amor.

 

CORI

Più felice e grato istante

no, di questo non si dà.

D'un amore sì costante

la memoria resterà.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo

Gabinetto reale.

grandi del regno
 
grandi del regno
<- Polibio

Ove la cara figlia

Polibio, indi Siveno, poi Coro
Come sperar riposo
grandi del regno, Polibio
<- Siveno
 
grandi del regno, Polibio, Siveno ->

Luoghi remoti poco lungi dalla città.

<- Eumene, Lisinga, scorta

Dove vuoi trarmi

Eumene, Lisinga, scorta
<- Siveno, Polibio, seguito
Eumene, Polibio, poi Lisinga e Siveno
Donami omai Siveno
Eumene, Polibio, Lisinga e Siveno
Figlia qual gioia io provo
Eumene, Siveno
scorta, Lisinga, Polibio, seguito ->

Vieni, caro, al mio sen

Eumene, Siveno ->

Sala d'udienza con tavolino e sedie.

grandi del regno
 
grandi del regno
<- Lisinga

Io più sposo non ho, per man d'un empio

grandi del regno, Lisinga
<- Polibio

grandi del regno, Lisinga
Polibio ->

Lisinga, grandi del regno ->

Accampamento a vista della città.

guardie, Eumene
 

Ove andò? Che mai feci!

Eumene e Coro, poi Lisinga e Siveno
Lungi dal figlio amato
guardie, Eumene
<- Siveno, Lisinga, seguito di Lisinga
 

(tutti si pongono in ordinanza per marciare cantando il coro)

guardie, Eumene, Siveno, Lisinga, seguito di Lisinga
<- Polibio, seguito di Polibio

Oh ciel, che miro!

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta
Sala di udienza con trono da un lato. Magnifico tempio con ara, e trono da un lato. Gran piazza con veduta del palazzo reale. Gabinetto reale con alcova e sofà. Notte. Gabinetto reale. Luoghi remoti poco lungi dalla città. Sala d'udienza con tavolino e sedie. Accampamento a vista della città.
Atto primo

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