Atto secondo

 

Scena ottava

Pericca, e poi Varrone con due fioretti, un violino da ballo ed alcuni libri sotto le braccia.

Pericca

 

PERICCA

Vo cercando occasione  

di ritrovar Varrone,

per poter rimirar in verità,

se tiene com'ei vanta, abilità.

Ma eccolo, che viene:

oh! quanti imbrogli sotto i bracci ei tiene!

 

<- Varrone

VARRONE

(Or gliel'appetto.)  

PERICCA

E ben? con tanta fretta

dove, dove si va?

VARRONE

Non ti partir di qua,

ch'or or ritornerò; poiché m'aspetta...

PERICCA

Chi t' aspetta?

VARRONE

Scipione,

che gl'ho da dar di spada lezione.

PERICCA

Mastro vossignoria?

VARRONE

E di spada, e di ballo, e poesia.

PERICCA

(Un dente ogni bugia.)

No; Scipion è già uscito;

onde se mio marito esser tu vuoi,

il tuo valore ora mostrar mi puoi.

VARRONE

Son pronto; ma con chi,

in che tu vuoi provarmi?

PERICCA

Provar io stessa ora ti vo' ne l'armi.

VARRONE

Pormi con una donna? è da villano.

Così non tratta un cavalier romano.

PERICCA

Ma una dama spagnuola,

ancor senz'aver scudo,

non teme di pugnar a petto ignudo.

A noi, dammi il fioretto.

VARRONE

(Io già mi veggo astretto.)

Questi libri, e violino io vo a posare,

e poi ritornerò teco a pugnare.

PERICCA

No: posali qua in terra,

e tira pur, come se stassi in guerra.

Si venga al primo assalto.

VARRONE

Tieni il pugno tropp'alto,

e puoi cavarmi un occhio.

PERICCA

A la spagnuola

così insegna la scuola.

A noi.

VARRONE

Piega il ginocchio.

PERICCA

Oh! m'hai stufato.

In tal modo il maestro m'ha insegnato.

 
(fanno un assalto)
 

VARRONE

Capperi! fischian bene i tagli intorno.

Ma se mi ficco sotto.

 
(fanno un altro assalto, e Pericca gli dà una bottonata nel petto)
 

PERICCA

A te.

VARRONE

Oh cospettone.

Non ho il petto d'acciaro!

PERICCA

Più presto andar dovevi al tuo riparo.

VARRONE

Or basta.

PERICCA

Sì, ma a quello che mirai,

poco ne sai, o niente.

VARRONE

Ciò avvien, perché la scuola è differente.

PERICCA

Or prendi il tuo fioretto.

VARRONE

(Possa esser maledetto.

Un altro poco mi sfondava il petto.)

PERICCA

Ancor non vo' scartarti,

perché ne l'altre cose io vo' provarti.

VARRONE

Prova pur quanto sai

perché so, ch'a la fin m'accetterai.

 

 

Se mai tu sarai  

mia sposa gradita

faremo una vita,

sì lieta, e contenta,

che ugual non avrà.

PERICCA

Se mai tu sarai

mio sposo amoroso,

non vo' che si senta,

che sei sì giocoso,

ma vo' gravità.

VARRONE

In grave mi metto.

PERICCA

Sostienti nel petto.

VARRONE

Camino pian piano.

PERICCA

Al fianco la mano.

VARRONE

Passeggio bel bello.

PERICCA

Da banda il cappello.

VARRONE

Va bene?

PERICCA

Ben va

e vo' gravità.

VARRONE

Sì, sì, gravità.

 

Pericca, Varrone ->

 

Scena ventitreesima

Varrone con un libro in mano parlando dentro, e poi Pericca.

<- Varrone

 

VARRONE
(verso la scena)

Amici state là,  

e quando sentirete,

che il labbro impunterà,

venga l'un dopo l'altro, e interrompete.

O che testa di bronzo! è più d'un'ora,

che studio un sol sonetto,

e non l'ho a mente ancora.

Ma, vien Pericca. O là! Attenti state,

che non mi svergognate.

(nasconde il libro)

 

<- Pericca

PERICCA

Varrone, cosa fai,  

che sì confuso stai?

VARRONE

Sto in tuo onor componendo ora un sonetto.

PERICCA

Lo sento con piacere.

VARRONE

(Cosa dirò, se di ciò nulla intendo?)

Lasciami pria spurgare. Oh! quel sparviere

seguita quell'uccello.

(mentre Pericca si volta, Varrone legge il libro)

PERICCA

Dov'è? non veggo niente.

VARRONE

Passò velocemente.

(M'aggiuto quanto posso a uscir d'impegno.)

PERICCA

Or via spicciati, di'

un poco il tuo sonetto.

VARRONE

Lo dirò, ma abbi flemma, ch'è lunghetto.

PERICCA

Sì l'avrò, ma comincia.

VARRONE

Appunto adesso.

A consolarmi il cor gioie venite...

venite... venite... venite...

(voltandosi indietro come sopra)

Venite, sì venite, e non tardate...

 

<- un povero

 

E non tarda... Cos'è? che cosa vuoi?  

(viene un povero, e si pone nel mezzo)

PERICCA

Vorrà la carità.

VARRONE

Non v'è niente; va' in là.

PERICCA

Oh povero stroppiato!

sta pure mal ridotto.

To' qua.

(gli dà una moneta)

VARRONE

Che cosa è quel?

PERICCA

Mezza da otto.

Da capo, che già parte.

 
(al povero, che si ferma in disparte, e chiama gli altri)
 

VARRONE

Questa delli birbanti è una bell'arte.

A consolarmi il cor gioie venite...

venite, sì venite...

(batte il piede in terra all'indietro)

PERICCA

E che cos'hai?

Che batti indietro il piè?

VARRONE

Eh! niente. Un granchio.

Venite sì venite... un altro ancora?

 
(viene un altro povero, e Varrone vuole dargli un calcio)

<- un altro povero

 

 

E vattene in buon'ora.

PERICCA

Eh! no.

VARRONE

Se m'ha interrotto.

PERICCA

Prendi, prendi tu ancor mezza da otto.

VARRONE
(al povero)

Ti spicci ancora?

PERICCA

Or via,

segui Varrone a dir la poesia.

VARRONE

(Or questa è tentazione.)

A consolarmi il cor gioie venite,

venite, sì venite, e non tardate...

E quando e quando... oh oh! viene il priore

con tutti li birbanti.

 
(vengono molti altri poveri, e Pericca fa a tutti la carità)

<- molti altri poveri

 

PERICCA

Fino, che avrò contanti

carità gli farò.

Prendi, prendi, prendete,

né più c'interrompete.

 
(li poveri si uniscono con gli altri, e poi attaccano lite)
 

VARRONE

A consolarmi il cor gioie venite...

Ma quelli attaccan lite...

lasciameli dividere.

PERICCA

O lasciali pur fare.

Fuggi, che ti bastonano.

 
(Varrone va dai poveri, li quali gli si rivoltano contro, e poi fuggono)

un povero, un altro povero, molti altri poveri ->

 

VARRONE

Andate pur: vi saprò ben trovare.

 

Col bastone ad un par mio?  

Non va bene, oh questo no.

Più Varrone non son io,

se pentir non vi farò.

 

PERICCA

Eh via non tanta collera!  

Con birbanti hai da far: sopporta, e tollera.

VARRONE

(Lei non sa il nostro accordo.)

Tutti li vo' ammazzar: son fatto sordo.

PERICCA

No, no; placa il rigore,

se non per quelli, almen sol per mio amore.

 
(Varrone cambierassi in volto secondo le parole che dirà Pericca)

Il ciglio serena,  

componi il sembiante,

che al cor mi dà pena

quel viso sprezzante,

via, ridi sì, sì.

Non tanto sdegnoso,

ti voglio amoroso,

non tanto dispetto,

fa' un poco un ghignetto,

sì, caro, così.

 

VARRONE

Cara, del labro tuo a un solo accento  

passò la rabbia, come passa il vento.

PERICCA

Ora, ch'a i detti miei sei tu ubbidiente,

credo, che al cor per me hai fiamma ardente.

VARRONE

Che fiamma, e fiamma? o cara?

Ho un forno in sen per te, una caldara.

PERICCA

E per te sente ancor l'anima mia

nel seno una continua batteria.

 

VARRONE

Quel labbro vermiglio.  

PERICCA

Quel ciglio vezzoso

mi desta furioso

nel seno l'ardore,

VARRONE

e pieno d'amore

mi fa sospirar.

Insieme

PERICCA

e piena d'ardore

mi fa delirar.

 

PERICCA

Son tutta smania.

VARRONE

Son tutto incendio.

PERICCA, VARRONE

Sono un compendio

di fiamma, e foco,

non trovo loco,

non so, che far.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Intermezzo primo Intermezzo secondo Intermezzo terzo
Pericca
 

Vo cercando occasione

Pericca
<- Varrone

Or gliel'appetto

Varrone, Pericca
Se mai tu sarai
Pericca, Varrone ->
<- Varrone

Amici state là

Varrone
<- Pericca

Varrone, cosa fai

Varrone, Pericca
<- un povero

E non tarda... Cos'è, e cosa vuoi?

Varrone, Pericca, un povero
<- un altro povero

Varrone, Pericca, un povero, un altro povero
<- molti altri poveri

Varrone, Pericca
un povero, un altro povero, molti altri poveri ->

Eh via non tanta collera

Pericca, Varrone
Il ciglio serena

Cara, del labro tuo a un solo accento

Varrone, Pericca
Quel labbro vermiglio
 
Scena ottava Scena ventitreesima
Atto primo Atto terzo Intermezzo primo Intermezzo secondo Intermezzo terzo

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