Atto primo

 

Scena prima

Campagna, collinetta in distanza da cui si vedono scendere frettolose Eurilla, e Lisotta: Rusticone fra Contadini, che si sveglia: a distante suoni di corni da caccia. Caccia in lontananza ecc.
Rusticone, Eurilla, Lisotta, poi Leandro, e Milord da cacciatori.

 Q 

Rusticone, contadini

<- Eurilla, Lisotta

 

RUSTICONE

Chi mi chiama? Chi mi desta?  

Cos'è mai codesto suono?

Gente... amici... ah dove sono?

Chi ci viene a disturbar?

EURILLA

Caro padre avete inteso?

LISOTTA

Che tumulto!

RUSTICONE

Che fracasso!

EURILLA

Sto guardando or alto, or basso,

né alcuno veggo capitar.

RUSTICONE, EURILLA E LISOTTA

Sia chi vuol, in fretta in fretta

nella nostra capannetta

or ci andremo a ritirar.

 

<- Milord, Leandro

contadini ->

MILORD

Fermate il piè, fermate,

nemici a voi non siamo,

ma far del ben vogliamo

a chi bisogno avrà.

LEANDRO

Guardateci con comodo,

siam uomini ancor noi:

pronti di dare a voi

prove d'umanità.

 
(Rusticone fa segno alle ragazze di partire)
 

MILORD E LEANDRO

Ragazze non partite,

ragazze state qua.

RUSTICONE

Piano, signori miei:

non tanta confidenza.

EURILLA

Chiediamo a voi licenza

con tutta civiltà.

LISOTTA

Oh sono pur bellini

carini in verità!

EURILLA

(a Lisotta mostrandosi renitente)

Venite.

LISOTTA

Adesso vengo.

RUSTICONE

Figliuole, a lavorare.

MILORD, LEANDRO

Oibò lasciate stare.

LISOTTA

Che brio!

EURILLA

Che nobiltà!

RUSTICONE, MILORD, LEANDRO, EURILLA E LISOTTA

Chi son saper vorrei

che fanno in questo loco:

trattiene i passi miei

la gran curiosità.

MILORD, LEANDRO, EURILLA E LISOTTA

Ho in seno un'allegria

che giubilar mi fa.

RUSTICONE

Spavento, gelosia

tremare il cor mi fa.

 

RUSTICONE

Orsù signore figlie,  

a che gioco giochiam? Animo, a casa

ad innaffiar le piante,

a raccoglier le frutta...

(minacciando)

a trapiantar i fior.

MILORD

Via caro amico,

lasciatele un po' qui.

LEANDRO

Voi ben vedete

che siam due galantuomini.

RUSTICONE

Sarà: ma le mie figlie

non han di galantuomini bisogno.

Eurilla, Lisa, a casa:

se ve 'l fate ridir, corpo d'un cavolo

saprò insegnarvi ad ubbidire il padre.

EURILLA

Andiam sorella.

LISOTTA

Andiam.

(piano a Leandro)

(Ci rivedremo.)

LEANDRO

(Ci rivedrem cuor mio.)

MILORD

Dunque partite

Eurilla bella?

 
(richiamano le donne)
 

LEANDRO

Ah state qui sentite.

 

EURILLA

Miei signori in cortesia,  

perdonate se andiam via;

villanelle meschinelle,

nate siam per lavorar.

Solo il padre a noi comanda,

ed andiam dov'ei ci manda,

(ah ch'io sento al dolce aspetto

entro il petto il cor balzar).

(parte)

Eurilla ->

 

LISOTTA

La sorella poveretta

le creanze poco sa,

e perciò con tanta fretta

v'abbandona, e se ne va.

Io che il viver so del mondo

chiedo a voi per lei perdono;

da baciar la man vi dono

e me n' vo con civiltà.

(parte)

Lisotta ->

 

MILORD E LEANDRO

Quanta, oh quanta differenza!

Quella piena d'avvenenza,

questa sciocca come va!

RUSTICONE

Manco mal che finì bene;

tremo tutto quando viene

tra noi gente di città.

MILORD

Tanta grazia, ed innocenza

non si trova alla città.

LEANDRO

Pur mi piace, pur m'alletta

nella sua semplicità.

 

MILORD

Avete, amico caro,  

due figlie vaghe, spiritose, e belle.

RUSTICONE

Anzi due scioccherelle.

LEANDRO

Sì somigliano a voi.

RUSTICONE

Tanto meglio per noi.

LEANDRO

E sono veramente,

ma veramente entrambe figlie vostre?

RUSTICONE

Lo sono, non lo sono, a voi che importa

saper i fatti miei?

LEANDRO

Facea così per dir...

RUSTICONE

Son schiavo a lei...

(vuol partire)

LEANDRO

Amico caro, non andar in collera,

voglio che siamo amici:

e per prova maggior, dopo la caccia,

verrem a pranzo teco.

Terrem alle tue figlie

ottima compagnia, le vogliamo divertir.

RUSTICONE

Divertire?

Chi credete ch'io sia? Io son il sindaco,

son il primo villano,

e inoltre il guardiano del castello

di milord Fideling.

LEANDRO

Tu?

MILORD

Tu?

RUSTICONE

Io.

MILORD

Conosci tu milord?

RUSTICONE

Conobbi il padre suo, lui non conosco.

LEANDRO
(a Milord)

(Tanto meglio; celatevi.)

MILORD

Opportuno mi sei: sappi ch'io sono

di milord grande amico, e per lui stesso

son venuto qui.

RUSTICONE

Di milord Fideling?

LEANDRO

Di lui medesimo.

RUSTICONE

Scusi eccellenza...

(cava il cappello)

LEANDRO

(Ora cangiò registro

lo scaltrito villano.)

MILORD

Oltre la caccia

altra cosa mi preme.

Fa' radunar insieme nel castello

tutti questi abitanti.

RUSTICONE

Per che farne?

MILORD

Devo parlar in pubblico

a nome di milord:

di' lor che si preparino

a palesar il vero.

RUSTICONE

(Incomincio a temer qualche mistero.)

MILORD

Misero chi ha l'ardire

di dir una bugia, se tu sapessi

qual in queste campagne

tesoro si nasconde.

RUSTICONE

(Sempre più mi spaventa, e mi confonde.)

 

MILORD

Fra l'orror di questa selva  

tu non sai qual gemma è ascosa:

tu felice se tal cosa

tu m'aiti a discoprir.

 
(parte Leandro)

Milord, Leandro ->

 

Scena seconda

Rusticone solo.

 

 

Rusticone che dici? Non ti pare  

ch'abbian costoro un non so che nel muso

che t'indica malanni?… questa gemma

che si vorria scoprir… quest'amicizia

con milord Fideling… quest'ordinarmi

d'adunar il villaggio… sta a vedere,

che si ricerca Olimpia

la figlia di Clerval... ebben... la cerchino:

chi la può palesar?... tutta la villa,

ella stessa si crede figlia mia...

e non sa cosa sia... mi batte il core,

e quando ei batte avrà la sua ragione.

All'erta Rusticone:

non lasciarti rapire

e le gioie, e l'amante... un sposalizio:

ci vuol volponeria, gamba, e giudizio.

 
 

Scena terza

Orticello contadinesco murato. Alcuni alberi di fuori che sporgono nell'orto.
Sandrino solo che sta lavorando, poi Lisotta, ed Eurilla.

 Q 

Sandrino

 

Son un vago giovinotto,  

ogni donna amor mi giura,

e mi diede la natura

capitali in quantità.

Son robusto, allegro, e sano;

ho buon piede, ho buona mano:

se Lisotta è per me cotta

ha ragione in verità.

 

 

Perché non vien nell'orto? Ella pur sa  

ch'io son qui ad aspettarla:

ma sento alcun che parla: è la mia Lisa,

ed Eurilla con lei.

Voglio un poco celarmi,

e udir quello che dice: io so senz'altro,

che parlerà di me, del nostro amore,

quando la sposerò farammi onore.

(si ritira)

 

<- Lisotta, Eurilla

LISOTTA

Non ti par che mi guardassero  

dalla testa sino ai piè,

non ti par che sospirassero,

che languissero per me?

EURILLA

Non mi pare.

LISOTTA

Ecco la sciocca;

che non apre mai la bocca

che per dir quel che non è.

SANDRINO

(Chi sa mai di chi ragiona

la briccona senza fé.)

Insieme

EURILLA

(Scioccherella, vanarella,

mi fa rider per mia fé.)

 

LISOTTA

Ah se almeno or qui venissero!

EURILLA

Che faresti?

LISOTTA

Che farei?

Queste frutta, questi fiori

al più bello dar vorrei,

ei diria: per te mi moro,

ed anch'io: ben mio direi,

ardo, e spasimo per te.

EURILLA

Ed il povero Sandrino,

che per te languendo va?

LISOTTA

Non è degno un contadino

di goder di mia beltà.

SANDRINO E EURILLA

Chi hai mai visto cor più tristo,

e più nera infedeltà.

SANDRINO

Ah crudelaccia

tutto ho sentito

or vedo, o perfida,

che m'hai tradito;

che se' una femmina,

che cor non ha.

LISOTTA

Chetati, calmati,

Sandrino mio,

se un giorno sposami

quel che dich'io,

ti darò indizi

di mia bontà.

EURILLA

Così deridere

può le sue pene,

così scordarsi,

che fu il suo bene;

povero giovine

mi fa pietà.

SANDRINO

Vuo' sollevare

tutta la villa.

EURILLA
(a Sandrino)

Ah no non fare.

LISOTTA

Lascialo Eurilla,

lascialo andare

per carità.

SANDRINO

Come sta immobile

la malandrina...

se non mi vendico

dell'assassina...

l'ira, la rabbia

m'affoga già.

EURILLA

Così deridere

può le sue pene,

così scordarsi,

che fu il suo bene,

povero giovine

mi fa pietà.

Insieme

LISOTTA

Già per la Scozia

d'andar mi sembra

tutta coperta

d'oro le membra,

oh quanto è bella

ciascun dirà.

 
(Lisotta parte)

Lisotta ->

 

SANDRINO

Eurilla, questo è troppo: ah vieni meco;  

cerchiamo Rusticone; ei potrà forse

metter un po' a dover quest'assassina.

EURILLA

Andiam, Sandrino mio.

SANDRINO

Sei pur buonina.

 
(partono)

Eurilla, Sandrino ->

 
 

Scena quarta

Ricca sala antica, con sedili, ed un seggiolone nel mezzo.
Rusticone, Lisotta, Pastori, e Pastorelle tutti seduti; gli ultimi entrano Eurilla, Sandrino, poi Milord, e Leandro. Rusticone si guarda rozzamente attorno: monta in piedi sul seggiolone, e dice:

 Q 

Rusticone, Lisotta, pastori, pastorelle

<- Eurilla, Sandrino

 

RUSTICONE

Figli, amici, compagne  

di monti, di boscaglie, di campagne:

mandriani, bifolchi, agricoltori,

pastori, pastorelle

di caproni, di pecore, d'agnelle...

EURILLA

Padre...

SANDRINO

Lisotta...

RUSTICONE

Zitto.

L'amico di Milord nostro padrone

per me primo villano del castello

per me... per me... cavatevi il cappello,

qui vi fe' radunar; e un grande arcano

palesarvi dovendo,

ch'io non so cosa sia,

vuol che nessun di voi dica bugia.

(discende dal seggiolone)

EURILLA

Padre...

SANDRINO

Lisotta...

RUSTICONE

Zitto: i due signori

capitar già vedete.

LISOTTA

Andiamo incontro a loro;

EURILLA

Facciamo tutti un complimento in coro.

 
(compariscono i due cavalieri, e tutti s'alzano in piedi)

<- Milord, Leandro

 

EURILLA E LISOTTA

Benvenuto il Cavaliere.  

RUSTICONE E SANDRINO

Di Milord il caro amico.

CORO

Con rispetto con piacere

noi direm la verità.

MILORD

Viva viva buona gente.

LEANDRO

Su sediamo unitamente.

MILORD

La mia grazia vi prometto,

bezzi ancor se occorrerà.

LISOTTA, EURILLA E SANDRINO

Noi direm quel che sapremo,

non abbiate alcun sospetto.

RUSTICONE

(Me meschin! Vacillo, e tremo,

né so dir quel che sarà.)

CORO

Con piacere, con rispetto

noi direm la verità.

 

MILORD

Udite: è scorso il quinto lustro omai  

da che il dominio, e i beni

furo a torto usurpati

al conte di Clerval.

RUSTICONE

(Cattivo esordio!)

MILORD

Padre in tutto infelice

altra figlia non ebbe

che Olimpia.

RUSTICONE

(Peggio peggio.)

MILORD

Bambina ancor per toglierla all'insidie

del fiero usurpatore

consegnolla fuggendo ad un pastore,

e consegnogli insieme

picciola cassettina

piena d'oro, e di gemme,

e di cose preziose.

RUSTICONE

(Onnipossenti dèi!

Eurilla in carne, ed ossa

è questa Olimpia.)

LISOTTA

Il caso è graziosissimo!

EURILLA

(Mi fa compassione.)

MILORD

Alfine è morto

l'usurpator scaltrito;

ma del fallo pentito

lasciò erede milord, con condizione

di ricercar, e di sposar trovando

l'Olimpia di ch'io parlo.

LISOTTA

(Foss'io quella!

Potrebbe darsi.)

MILORD

Un foglio

indica che condotta in questi boschi

fu la fanciulla.

RUSTICONE

E il nome

del pastor che l'ebbe

si sa?

MILORD

Non è indicato.

RUSTICONE

(Manco mal, manco mal, ripiglio fiato.)

MILORD

Or noi seguiam la caccia,

ed al nostro ritorno

tutto saper vogliamo.

Chi sa l'arcano, parli,

e avrà de' premi: ma se tace, aspetti

carcere, esilio, e pene rigorose.

LEANDRO

Cioè corda, berlina, ed altre cose.

 

MILORD

Fiera strage dell'indegno  

il mio sdegno far saprà.

Insieme

LEANDRO

Fiera strage dell'indegno

il suo sdegno far saprà.

 

CORO

Siam sinceri, siam amanti

della bella verità,

e speriamo tutti quanti

che s'è ver si troverà.

EURILLA E SANDRINO

Ah chissà chi sarà quella

pastorella fortunata!

Chissà dove sta celata

e se mai si scoprirà.

LISOTTA

Ah se almeno io fossi quella

pastorella fortunata,

contadina io non son nata

v'ha in me troppa nobiltà

RUSTICONE

Io vorrei mostrarmi forte,

ma mi assale un gran timore,

che mi fa gelare l core,

che sudar tutto mi fa

LEANDRO E MILORD

Mi comincia a dar sospetto

quel volpon di Rusticone

v'è un arcano una ragione,

e scoprirla si dovrà.

 
(Sandrino, i pastori, e le pastorelle partono)

Sandrino, pastori, pastorelle ->

 

Scena quinta

Milord, Leandro, Rusticone, ed Eurilla.

 

MILORD
(a Leandro)

Rusticone, vien qui. (Tu mentre io parlo  

osserva i motti suoi.)

LEANDRO

(Son peggio d'Argo.)

RUSTICONE

Puon partir le mie figlie?

MILORD
(a Rusticone)

No; rimangano.

Guardami fisso in volto.

RUSTICONE

Cosa serve?

Io sento cogli orecchi,

rispondo colla bocca, e non cogli occhi.

LEANDRO

(Pare ognor più turbato.)

MILORD

(Me ne accorgo.)

Ho gusto di vederti:

tu se' un bell'uom.

RUSTICONE

Non parmi.

MILORD

Dunque queste ragazze

son tue figlie?

RUSTICONE

Lo sono. Non son io forse

muso d'aver due figlie?

LEANDRO

Tutte due?

RUSTICONE

Tutte due, non le vedete,

paiono due gemelle.

LISOTTA

Non signor, non signore.

Colei sicuramente

di Rusticone è figlia,

vedete come in tutto a lui somiglia.

Ma io...

LEANDRO

Voi... Favellate.

LISOTTA

Giurerei per la gloria di mia madre,

che non può Rusticone esser mio padre.

EURILLA

(Sfacciatella.)

RUSTICONE

Briccona! così parli?

MILORD

E voi, bella Eurilletta,

non dite nulla?

LISOTTA

Bella? Bella colei?

Cospetto: o non ha occhi.

O è il principe de' sciocchi.

EURILLA

Ho inteso dir da tutti,

che una saggia fanciulla

dée parlar sempre poco,

e sol quand'è chiamata, e a tempo, e loco.

MILORD

Che candor!

LEANDRO

Che innocenza!

RUSTICONE

Sciocca! così rispondi a sua eccellenza?

Marsch!

(la discaccia con collera)

LISOTTA

(Così.)

MILORD

No, lasciatela! (Ha gran voglia

costui d'allontanarla.)

RUSTICONE

(Io fremo s'ella il guarda, o s'ei le parla.)

MILORD

Venite un poco qui; parlate meco.

Or che chiamata siete

risponder mi potete.

 
(Milord prende Eurilla per la mano, e l'accarezza)
 

LISOTTA

(Maledetto!

Come se la palpeggia!)

RUSTICONE

(Mi pizzican le dita.)

MILORD

Ditemi un po', carina,

voi che siete sì saggia,

avreste alcun indizio

da potere a noi dar? Conoscereste

qualche fanciulla a caso in queste selve,

che fosse manierosa,

modesta, graziosa,

che indicasse nel tratto un nobil sangue,

che per esempio somigliasse a voi?

LISOTTA

(O che bestia! o che bestia!)

EURILLA

Signor, quel che siam noi, per quel ch'io sappia,

sono di questi lochi

tutte le abitatrici; e non conosco

chi mostri nobiltà, spirito, e brio.

LISOTTA

Signora dottoressa, ci son io.

MILORD

(Come incanta ogni detto.)

Ci sarebbe anche Eurilla.

LISOTTA

La più sciocca, e ignorante della villa.

(Per bacco io crepo se non vado via.)

(parte)

Lisotta ->

 

RUSTICONE

E poi vi par? è nata in casa mia.  

EURILLA

Ad ignobile cuna

purtroppo è ver mi condannò fortuna.

RUSTICONE

Seguitiam pur così.

MILORD

Voi meritate,

o cara, un'altra sorte; il vostro stato

non vi faccia avvilir: forse potrebbe

tutto per voi cangiarsi in un momento.

In quest'anima io sento

degli insoliti moti,

che decifrar, che intender non poss'io.

(Quanto, oh quanto il cor mio

interessa costei:

fosse Olimpia così, più non vorrei.)

 

Quelle sembianze amabili,  

quei dolci sguardi onesti,

queste manine tenere,

quei detti ognor modesti,

son cose che m'accendono

di strani affetti il cor.

Non son selve, e pastori

degni di tai tesori:

dirvi di più vorrei,

ma non è tempo ancor.

Qual differenza o dèi!

tra figlia e genitor.

(osserva vari motti di Rusticone, e di Eurilla, e parte)

Sfondo schermo () ()

Milord, Leandro ->

 

Scena sesta

Rusticone, ed Eurilla.

 

RUSTICONE

O corpo di Pomona  

che terremoto è questo!

EURILLA

(Mio cor, non lusingarti.)

RUSTICONE

(Bisogna ripiegarvi.) Eurilla mia,

Eurilla. Eurilla trema!

EURILLA

Cosa è stato?

RUSTICONE

Sono precipitato.

EURILLA

Voi?

RUSTICONE

Io... Tu... Tua sorella... Ah vieni, abbraccia

il tuo povero padre... Un'altra volta.

(l'abbraccia affettatamente)

EURILLA

Che stravaganza è questa! Cosa sono

queste carezze insolite?

Voi mi fate paura.

RUSTICONE

Son sfoghi, figlia mia, della natura.

EURILLA

Ma parlate una volta.

Che fu? di che temete?

RUSTICONE
(tremando, e sottovoce)

Eurilla ascolta:

sai tu chi son color?

EURILLA

Mi par che sieno

due garbati signori.

RUSTICONE

Anzi due traditori,

due ladri, due bricconi, due birbanti,

coll'anima più nera dell'inchiostro,

che ti voglion sedur con farti credere

le cose che non son, per poi rubarti

al tuo tenero padre,

per condurti in città,

e torti l'innocenza, e l'onestà.

EURILLA

Cielo! cosa mi dite! e come mai

sotto un viso sì umano

nasconder ponno un'anima sì brutta?

RUSTICONE

Credi al tuo caro padre

che t'ama, che t'adora, che non vede

che per questi occhi tuoi: (già m'abbandona

la paterna prudenza.) a lor parole

per pietà non dar fede; ah s'io dovessi

perder Eurilla... perdere...

(quasi dissi le gemme, e la cassetta...)

baciami, o figlia mia... mia cara figlia,

il pianto trattener non posso più...

Deh non abbandonarmi almeno tu.

EURILLA

Che dite? abbandonarvi? e perché deggio

il padre abbandonar? non son io forse

l'ubbidiente Eurilla,

che a un cenno, a un guardo, a una parola sola

trema da capo a piede:

che ognor prove vi diede

di figlial tenerezza,

e di docilità! quale in voi nasce

nuovo strano sospetto,

onde in mille pensier m'ondeggia il petto?

 

Deh tergete, sì tergete,  

padre mio, le molli ciglia,

o farete ancor la figlia

a quel pianto lagrimar.

S'io son docile, e amorosa

sallo il ciel, voi lo sapete,

e amorosa ognor vedrete

che saprommi conservar.

Padre... padre... ah perché ancora

va l'affanno in voi crescendo?

Giusto cielo! io non v'intendo,

voi mi fate palpitar.

(parte)

Eurilla ->

 

RUSTICONE

Non c'è tempo da perdere; bisogna  

trovar qualche riparo

al periglio imminente... Eurilla... Lisa...

l'amor mio, la cassetta... adagio: a questa

or conviene pensar: va bene: io voglio

a dispetto dei diavoli,

se non la capra almen salvare i cavoli.

(parte)

Rusticone ->

 

Scena settima

Sandrino, Lisotta, e poi Rusticone.

<- Sandrino, Lisotta

 

SANDRINO

Ah sentimi Lisotta: arresta il passo.  

LISOTTA

Non ho tempo.

 

<- Rusticone

RUSTICONE

Cos'è codesto chiasso?

 
(Lisotta si ritira)
 

SANDRINO

Giustizia Rusticon: vostra figliola

dopo tante promesse

dopo l'amor, dopo la data fede

mi deride, mi fugge,

crudelmente mi tratta...

RUSTICONE

E non vuoi far giudizio, o figlia matta?

Vien qui.

LISOTTA

Dove?

RUSTICONE

Qui.

LISOTTA

Subito ubbidisco.

(si ritira ancor di più, e va a sedere)

SANDRINO

Come? Questo a tuo padre,

o donna, donna no, ma basilisco!

LISOTTA

E chi è mio padre?

RUSTICONE

Chi è tuo padre? Io sono.

Per tua sfortuna, e per vergogna mia.

Ed ora, ora vedrai qual padre io sia.

LISOTTA

Non fate lo smargiasso,

da amica vi consiglio.

RUSTICONE

E ancora seguiti,

carne di coccodrillo?

LISOTTA

Oh cospettaccio!

Terminiam questa musica: io son figlia

d'un conte, d'un marchese, o d'un barone,

sento la nobiltà dentro il polmone:

per chiara conseguenza

voi mio padre non siete,

e ve lo proverò quando volete.

RUSTICONE
(sdegnatissimo)

Me 'l proverai?

LISOTTA

Ve 'l proverò sicuro.

SANDRINO

(E non le batte ancora il cranio al muro?)

LISOTTA

Un padre quando è padre

deve dar alla figlia, quando è figlia

qualche cosa del padre; io chi no 'l vede?

son diversa da voi dal capo al piede.

Voi nericcio, e giallognolo

come un pomo cotogno,

io candica, frescoccia, e vermigliuccia

qual rosa, allor che sbuccia:

voi ruvido, e peloso come un orso,

io morbida, sottil, delicatina

come giovin damina:

voi gonzo, io saputella;

voi burbero, io gentil, voi brutto, io bella.

Vo' andar un poco in traccia

di quei due forestieri;

tra noi, ve lo dich'io,

si troverà chi fu mio padre: addio.

RUSTICONE

Ah sfacciata, ribalda

così tu disonori la memoria

della quondam mia moglie Dorotea?

E non ti strappo la linguaccia rea?

Animo! Va' al lavoro

con tua sorella Eurilla.

LISOTTA

Io voglio andare

dove mi pare, e piace;

capite l'italiano, o no 'l capite?

RUSTICONE

Aspetta un po' briccona,

ch'or ti do l'italiano: a te Sandrino.

 
(si cava un fazzoletto, ne raccomanda un capo a Sandrino, e legano la Lisotta)
 

SANDRINO

Che cosa deggio far?

RUSTICONE

Stringi: così,

poi fin che torno qui

tu che devi una volta esser suo sposo,

custodisci l'indegna, a te ne lascio

padre, sindaco, e giudice del loco

ampia giurisdizione: io saprò meglio

castigar quando torno

una figlia impudente.

(Eurilla, e la cassetta or stammi in mente.)

(parte)

Rusticone ->

 

Scena ottava

Sandrino, e Lisotta.

 

LISOTTA

Sandrino caro, or soli siam.  

SANDRINO

Lo veggo.

LISOTTA

Ebben, avrai tu core

di tenermi così, mio dolce amore?

SANDRINO

E perché no?

LISOTTA

Così

la tua Lisotta? quella

che ti vuol tanto bene,

che sospira per te?

SANDRINO

Or mi vuoi bene,

or sospiri per me!

Bricconaccia!

LISOTTA

Sì, caro,

dovresti pur saperlo.

SANDRINO

E i cacciatori

che vorresti sposar? e lo strapazzo

che di me tu facesti?

LISOTTA

Oh sei pur pazzo!

Fu uno scherzo, una burla: amo te solo,

sei sol l'anima mia: scioglimi, caro,

scioglimi almen le man.

SANDRINO

Son sordo.

LISOTTA

Senti.

Scioglimi una manina.

Una manina sola, e gusto avrai.

SANDRINO

Io gusto?

LISOTTA

Sì: tu gusto.

SANDRINO

E che farai?

 

LISOTTA

Un abbraccio idolo mio,  

se mi sciogli io ti darò.

SANDRINO

Senza scioglierti poss'io

abbracciarti quanto vo'.

LISOTTA

Ti darò questa man bella

da toccar quando vorrai.

SANDRINO

Quella e questa, questa e quella

se mi piace io toccherò.

LISOTTA

(Per tentarlo, per burlarlo

cosa mai dirgli potrò?)

Insieme

SANDRINO

(Vuol tentarmi, vuol burlarmi,

ma per bacco, io non cadrò.)

 

LISOTTA

Anche un bacio, Sandrinetto,

ti prometto se mi sciogli.

SANDRINO

Anche un bacio?

LISOTTA

Sì furbetto.

LISOTTA

E se manco, il fazzoletto

stringerai, non fiaterò.

Insieme

SANDRINO

E se manchi, il fazzoletto

più di prima stringerò.

 

SANDRINO

(le scioglie una mano)

Or sei sciolta.

LISOTTA

(si cava un ago dalla testa, e lo punge)

Ed io ti pago.

SANDRINO

Cosa fai?

LISOTTA

Prova d'un ago.

SANDRINO

Quest'è il bacio?

LISOTTA

Il bacio è questo.

SANDRINO

Traditrice!

LISOTTA

Lega presto.

SANDRINO

No di qua non partirai

ahi ahi ah ah ah ahi!

Quanto sangue! Che dolor!

LISOTTA

Villanaccio, imparerai

a far meco il bel umor.

Guarda un po' che bel custode

ha trovato il genitor.

(parte)

Lisotta ->

 

SANDRINO

O poveretto me! come mi ha concio  

questa gatta rabbiosa!

Ma non si perda tempo:

corriam subitamente

a ripararvi, pria che torni il padre,

o donne maledette, o donne ladre!

(parte)

Sandrino ->

 
 

Scena nona

Orticello come prima.
Rusticone involto in lungo ferraiolo contadinesco entra pian piano: si guarda attorno, e chiude la porta, poi Sandrino.

 Q 

(nessuno)

<- Rusticone

 

RUSTICONE

Non c'è nessun: si chiuda ben la porta  

con questo chiavistello:

non crederei che l'aria, qualche uccello,

o gli arbori del loco,

mi dovesser tradir... ecco il mio bene,

ecco l'anima mia... la bella Eurilla...

(cava la cassettina da sotto il ferraiolo)

Eurilla è chiusa... il diavolo

non sa che sul fenile io l'ho ferrata...

Per lei non s'affanniam... si pensi adesso

a seppellir un morto,

che dée risuscitar per mio conforto.

 

Pian pianin senza far strepito  

una fossa io caverò;

quivi meco i sassi abbondano:

giusto ciel! chi mi chiamò?

 
(Sandrino da lontano chiama «Rusticone?» ei copre col mantello la cassetta, va a guardare dal muro, poi torna al lavoro)
 

 

Non c'è alcun... forse mi parve...

il lavoro si fornisca:

e perché altri non capisca

lavorando canterò.

«Non volate farfallette

tanto spesso intorno il lume,

lascerete un dì le piume,

ed alfin la vita ancor.»

È cavata già la buca

il tesoro si nasconda...

«Farfallette non volate...»

 

RUSTICONE

Chi picchiò?... Non si risponda.  

SANDRINO

Rusticon!

RUSTICONE

O dèi che faccio!

 

 

Io non so se parlo, o taccio...

s'apro, ovver se lascio chiuso...

son stordito... son confuso...

il mantel... la terra mossa...

un sospetto... il mio timor...

Ah sepolto in questa fossa

fossi anch'io col mio tesor!

 

 

Cerchiam di ricomporci.  

(si segue a battere)

Ehi chi diamine batte?

 
(Rusticone copre col mantello il loco scavato)
 

SANDRINO

Rusticone!

RUSTICONE

Sei tu Sandrin?

SANDRINO

Così no 'l fossi!

 
(entra disperatamente)

<- Sandrino

 

RUSTICONE

Diavolo!  

Che cosa è nato?

SANDRINO

Ah presto,

venite meco... Lisa

me l'ha fatta... mirate

le mani punzecchiate... il fazzoletto

che in mano mi restò!… la scellerata

dà i baci in questo modo... ah Rusticone

per carità voliam... s'ella ritrova

i signor che sapete,

voi più padre non siete...

io non son più marito...

RUSTICONE

Che diamine rammassi o scimunito?

SANDRINO

Lisa è scappata via...

Eurilla è uscita anch'essa...

RUSTICONE

Eurilla è uscita!

Come?... quando... in qual guisa?

SANDRINO

Lisa m'era fuggita... Io la cercai

per tutto invan... alfin mi venne in testa

di salir sul fenile.

RUSTICONE

Sul fenile?

SANDRINO

Sicuro! or ascoltate

il bel colpo che ho fatto!

Serrate eran le porte... io con un piede

a terra le gittai...

Eurilla era là chiusa... Eurilla, Eurilla,

per carità diss'io; corri alla selva

fino ch'io vado a ritrovar tuo padre,

a cercar tua sorella.

RUSTICONE

Oh sciagurato! ed ella!

SANDRINO

Ella sul fatto

sgambetta e se ne va dov'io la mando,

per impedir a Lisa un contrabbando.

RUSTICONE

Oh poveretto me! vanne sul fatto...

corri... vola... precipita...

alla campagna, alla collina, al bosco

io ti seguo sul fatto...

cerca... chiama... ritrova... io vengo matto.

 
(Sandrino parte)

Sandrino ->

 

Scena decima

Rusticone riprende la zappa, e ragguaglia la terra scavata, poi Sandrino.

 

RUSTICONE

Che contrattempo è questo...  

son fuori di me stesso! andar conviene.

S'agguagli un po' il terreno... ho il cor diviso

tra Eurilla, e la cassetta...

 
(Sandrino rientra nel giardino, e sorprende Rusticone)

<- Sandrino

 

SANDRINO

Rusticone t'affretta:  

io solo andar non voglio.

Ho paura dei lupi, e dei cinghiali...

 

Sandrino ->

RUSTICONE

(Maledetto!) Sì sì... Vengo... Il mantello...

Mi turbo... Mi confondo...

(Che tu possa crepar...) Son fuor del mondo.

(parte)

Rusticone ->

 
 

Scena undicesima

Bosco: piccola pianura nel mezzo con due alberi paralleli in poca distanza.
Milord, Leandro e Cacciatori, quindi Eurilla: poi Rusticone, e Sandrino, indi Lisotta che entrano, partono, e ritornano secondo la scena.

 Q 

Milord, Leandro, cacciatori

 

MILORD

Tutti al posto destinato  

su correte immantinente.

CORO

Presto, presto, allegramente,

che gran caccia s'ha da far.

LEANDRO

Ma, milord, il cielo è nero:

non saria miglior pensiero

fra i pastori ritornar?

MILORD

Si schiarisce, lo vedete:

non temete, non è niente.

CORO

Presto, presto, allegramente,

che gran caccia s'ha da far.

 

Milord, cacciatori, Leandro ->

<- Eurilla

EURILLA

Chi mi sa dir cos'è

quello che in seno io sento!

Speme, desio, spavento,

inganno, affanno, amor?

Cerco, né so che cosa;

fuggo, né so perché:

chi mi sa dir cos'è

quello ch'io sento in cor!

Ma veggo venir gente;

celar mi vo' per or.

 

Eurilla ->

<- Rusticone, Sandrino

RUSTICONE

Non sono al monte, al piano...

SANDRINO

Entrate fier nel bosco...

RUSTICONE E SANDRINO

Ah più non mi conosco

son pieno di furor.

SANDRINO

Lisotta...

RUSTICONE

Eurilla... oh dèi!

RUSTICONE E SANDRINO

Rispondi al genitor.

RUSTICONE

Tu cerca da quel lato,

da questo io cerco ancor.

 

Rusticone, Sandrino ->

<- Lisotta

LISOTTA

Il padre, e Sandrino

cercando mi vanno:

ma vadano, cerchino,

per me non m'affanno,

a core mi stanno

que' bei cacciator.

Da lungi già sento

de' corni il fragor:

trovare il più bello

potessi di lor.

 

Lisotta ->

<- Leandro

LEANDRO

Odore di femmina

sentire mi par.

È caccia più nobile,

mi vo' qui fermar;

e gli orsi, e i cinghiali

per gli altri lasciar.

Oh stelle che strepito...

la caccia s'avanza.

Chi spara, chi sibila,

comincio a tremar.

 

<- Milord, cacciatori

MILORD

Presto il tuo schioppo...

LEANDRO

È scarico.

MILORD

Oh pazzo scimunito!...

Restò un cinghial ferito...

Non v'è più tempo... salvati...

che in più sicuro loco

vo presto a caricar.

LEANDRO

Ohimè, che batticore!...

Se vien la belva atroce...

CORO

Guardatevi, signore,

da quel cinghial feroce,

che noi tra quegli alberi

l'andremo ad aspettar.

 

Milord, cacciatori ->

LEANDRO

Ah dammi un po' il tuo schioppo...

oh numi! io tremo, e palpito...

fuggiamo di galoppo...

Là in cima a quella quercia,

andiamoci a salvar.

(va in cima all'albero)

 

<- Eurilla

EURILLA

Che chiasso! che fracasso!

che orribile spavento!

Tremar il bosco io sento...

stelle! che deggio far?

Avessi un archibugio,

difendermi potrei...

Eccolo: ai voti miei

propizio il cielo appar.

Viene l'irata belva:

vo' l'arme scaricar.

(spara)

Che fausto colpo oh dio!

mi sento consolar.

 

<- cacciatori

CORO

La belva è già caduta:

chi è stato l'uccisore?

Voi foste? oh nobil core!

oh donna singolar!

Corriamo al signor nostro

il colpo ad annunciar.

 

cacciatori, Eurilla ->

LEANDRO

Di qua sono partiti:

riprender vo' il mio schioppo...

Ma viene un altro intoppo,

mi possono burlar.

È meglio con le fronde

tornarsi a mascherar.

 

<- Lisotta

LISOTTA

Per trovar i cacciatori

son venuta... ma mi pare...

già mi sento il cor tremare...

vedo l'aria brutta brutta...

Ahi che bestia! tremo tutta!

ahi che lampi! me meschina!

dove fuggo? che sarà!

 

<- Rusticone, Sandrino

RUSTICONE E SANDRINO

Che spavento! che animale!

fuggo ahimè! fuggir non vale.

Cara Eurilla!... Eurilla è morta.

Ah Lisotta!... Lisa,

dove vo! chi mi conforta!

schioppettate, lampi, fulmini!

chi m'aiuta per pietà.

RUSTICONE, SANDRINO E LISOTTA

Vo girando, e non so dove;

tutto è orror, tutto spavento:

ogni foglia che si muove

palpitar il cor mi fa.

LISOTTA

Son confusa...

RUSTICONE E SANDRINO

Son perduto...

LISOTTA

Chi s'accosta?...

RUSTICONE, SANDRINO E LISOTTA

Aiuto... Aiuto!...

RUSTICONE E SANDRINO

Ah sguaiata, scellerata,

ti ho pur colta: che fai qua?

LISOTTA

A cercar, padroni miei,

la perduta nobiltà.

 

<- Milord, due servi, cacciatori, Eurilla

MILORD

Or ch'è morto il fier cinghiale

il fiato al corno date,

e la gente richiamate,

che pe 'l bosco errando va.

Ma Leandro è ancor smarrito:

dov'è mai?

LEANDRO

Eccomi qua.

MILORD

E perché lassù salito?

LEANDRO

Da quest'elce la gran belva

ho colpito...

CORO

È falsità.

EURILLA

Sì signor, ei mente affatto.

Col fucil che là trovai,

di mia mano io l'ammazzai,

questa gente ve 'l dirà.

CORO

Sì signor, l'abbiamo vista;

e vi dice verità.

MILORD, LISOTTA, RUSTICONE E SANDRINO

Cosa sento! cosa vedo!

LEANDRO

(Mi son fatto un bell'onore!)

MILORD

(Son qual uom di senno fuore.)

LISOTTA, SANDRINO E RUSTICONE

A quest'occhi appena io credo,

e mi sembra di sognar.

EURILLA

Qual mai strano ignoto affetto

mi fa l'alma giubilar!

MILORD

Una donna tal valore!

LISOTTA

Quella sciocca tal coraggio?

RUSTICONE

(Mi mancava questo ancora

per dar più da sospettar.)

MILORD, LEANDRO

Che stupor! che strano ardire!

no, di più non si può far.

LISOTTA, SANDRINO E RUSTICONE

Da furor, da gelosia

io mi sento soffocar.

RUSTICONE

Presto, presto, il ciel minaccia.

Poi faremo insieme i conti.

MILORD E LEANDRO

Anche noi siamo qui pronti

l'eroina a seguitar.

RUSTICONE

Non occorre, qui restate,

non vi state a incomodar.

EURILLA, LISOTTA E SANDRINO

Ma già il ciel divien più fosco.

MILORD, LEANDRO E RUSTICONE

Presto usciam da questo bosco.

EURILLA E LISOTTA

Su venite alla capanna,

vi preghiamo in cortesia,

là potrete desinar.

RUSTICONE

Più vicina è l'osteria,

(che possiate qui crepar).

TUTTI

Fischia il vento alla foresta...

fiero turbine si desta...

come mai di qua scappar?

ah che omai non v'è più tempo,

già la pioggia è incominciata.

EURILLA E LISOTTA

Sotto gli arbori celata

finché passa io vo' restar.

 
(vanno sotto un arbore per ripararsi dalla pioggia)
 

RUSTICONE E SANDRINO

Temeraria, a casa vieni.

MILORD E LEANDRO

Oh, restate, e voi volate

due mantelli a ritrovar.

 
(due servi di Milord partono correndo)

due servi ->

 

TUTTI

Oh che orribile diluvio!

che fracasso, che ruina!

EURILLA E LISOTTA

Io mi sento, me meschina

dalla testa ai piè bagnar.

MILORD E LEANDRO

Questa quercia è assai più folta,

qua venite...

(conducono le ragazze sotto l'altro albero)

RUSTICONE E SANDRINO

Volta, volta.

TUTTI

Oh che orribile diluvio!

che fracasso, che ruina!

RUSTICONE

Vien, briccona, al genitore.

SANDRINO

Vieni, ingrata, al fido amante.

 
(i servi recano i mantelli)

<- due servi

 

MILORD

A me questo.

LEANDRO

Ed a me l'altro.

MILORD E LEANDRO

(Poverine!...)

 
(le coprono col mantello)
 

EURILLA

Presto, presto.

LISOTTA

Sotto questi due mantelli

ci possiam così salvar.

TUTTI

Ah più irato il turbine cresce!  

alla pioggia, alla procella,

fiera grandine si mesce.

L'acqua, i lampi, i tuoni, il vento

camminar ci fanno a stento.

Affrettiam, compagni, il passo,

per sortir da questo orror.

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo

Campagna, collinetta in distanza.

Rusticone, contadini
 
Rusticone, contadini
<- Eurilla, Lisotta

(distanti suoni di corni da caccia)

Rusticone, Eurilla, Lisotta, Milord e Leandro
Chi mi chiama? Chi mi desta?
Rusticone, contadini, Eurilla, Lisotta
<- Milord, Leandro
Rusticone, Eurilla, Lisotta, Milord, Leandro
contadini ->
 

Orsù signore figlie

Eurilla, Lisotta, Milord e Leandro
Miei signori in cortesia
Rusticone, Lisotta, Milord, Leandro
Eurilla ->
 
Rusticone, Milord, Leandro
Lisotta ->
 

Avete, amico caro

Rusticone
Milord, Leandro ->

Rusticone che dici? Non ti pare

Orticello contadinesco murato; alcuni alberi di fuori che sporgono nell'orto.

Sandrino
 

Perché non vien nell'orto? Ella pur sa

Sandrino
<- Lisotta, Eurilla
Lisotta, Eurilla e Sandrino
Non ti par che mi guardassero
Sandrino, Eurilla
Lisotta ->

Eurilla, questo è troppo: ah vieni meco

Eurilla, Sandrino ->

Ricca sala antica, con sedili, ed un seggiolone nel mezzo.

Rusticone, Lisotta, pastori, pastorelle
 
Rusticone, Lisotta, pastori, pastorelle
<- Eurilla, Sandrino

Figli, amici, compagne

Rusticone, Lisotta, pastori, pastorelle, Eurilla, Sandrino
<- Milord, Leandro
Eurilla, Lisotta, Rusticone, Sandrino, Coro, Milord e Leandro
Benvenuto il Cavaliere

Udite: è scorso il quinto lustro omai

Milord, Leandro, Coro, Eurilla, Sandrino, Lisotta e Rusticone
Fiera strage dell'indegno
Rusticone, Lisotta, Eurilla, Milord, Leandro
Sandrino, pastori, pastorelle ->

Rusticone, vien qui

Rusticone, Eurilla, Milord, Leandro
Lisotta ->

E poi vi par? è nata in casa mia

Rusticone, Eurilla
Milord, Leandro ->

O corpo di Pomona

Rusticone
Eurilla ->

Non c'è tempo da perdere; bisogna

Rusticone ->
<- Sandrino, Lisotta

Ah sentimi Lisotta: arresta il passo

Sandrino, Lisotta
<- Rusticone

Sandrino, Lisotta
Rusticone ->

Sandrino caro, or soli siam / Lo veggo

Lisotta e Sandrino
Un abbraccio idolo mio
Sandrino
Lisotta ->

O poveretto me! come mi ha concio

Sandrino ->

Orticello come prima.

 
<- Rusticone

Non c'è nessun: si chiuda ben la porta

Chi picchiò?... Non si risponda.

 

Cerchiam di ricomporci

Rusticone
<- Sandrino

Diavolo! / Che cosa è nato?

Rusticone
Sandrino ->

Che contrattempo è questo...

Rusticone
<- Sandrino

Rusticone t'affretta

Rusticone
Sandrino ->

Rusticone ->

Bosco: piccola pianura nel mezzo con due alberi paralleli in poca distanza.

Milord, Leandro, cacciatori
 
Milord, Coro, Leandro, Eurilla, Rusticone, Sandrino e Lisotta
Tutti al posto destinato
Milord, cacciatori, Leandro ->
<- Eurilla
 
Eurilla ->
<- Rusticone, Sandrino
 
Rusticone, Sandrino ->
<- Lisotta
 
Lisotta ->
<- Leandro
 
Leandro
<- Milord, cacciatori
 
Leandro
Milord, cacciatori ->
 
Leandro
<- Eurilla
 
Leandro, Eurilla
<- cacciatori
 
Leandro
cacciatori, Eurilla ->
 
Leandro
<- Lisotta
 
Leandro, Lisotta
<- Rusticone, Sandrino
 
Leandro, Lisotta, Rusticone, Sandrino
<- Milord, due servi, cacciatori, Eurilla
 
Leandro, Lisotta, Rusticone, Sandrino, Milord, cacciatori, Eurilla
due servi ->
 
Leandro, Lisotta, Rusticone, Sandrino, Milord, cacciatori, Eurilla
<- due servi
 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima
Campagna, collinetta in distanza. Orticello contadinesco murato; alcuni alberi di fuori che sporgono nell'orto. Ricca sala antica, con sedili, ed un seggiolone nel mezzo. Orticello come prima. Bosco: piccola pianura nel mezzo con due alberi paralleli in poca distanza. Campagna aperta: in fondo collinetta praticabile; ai lati veduta di bosco. Orto come al primo atto; muro che accomoda due scale. Piazza pubblica.
Atto secondo

• • •

Testo PDF Ridotto