Atto secondo

 

Scena prima

Camera.
Madama Gloriosa co' lo specchio in mano e Malgoverno co' lo scrigno.

 Q 

Gloriosa, Malgoverno

 

MALGOVERNO

Fermatevi un momento.  

GLORIOSA

(guardandosi nello specchio)

Che brio, che portamento!

MALGOVERNO

Deh, vi prego:

udite due parole.

GLORIOSA

Lo splendor de' miei rai supera il sole.

MALGOVERNO

Ma voi non mi abbadate?

GLORIOSA

Non vi abbado,

per sostener della beltà il decoro.

MALGOVERNO

Un piccolo tesoro,

mia bella, io vi presento:

datemi un solo sguardo, e son contento.

GLORIOSA

L'offerta che mi fate,

a quanto ascenderà?

MALGOVERNO

Saranno incirca

due mille doppie d'oro.

GLORIOSA

Questo al merito mio non è un tesoro.

MALGOVERNO

Non posso far di più.

GLORIOSA

Le gemme del Perù

sariano poche ancora,

per la beltà che le mie guance infiora.

MALGOVERNO

Oh preziosa beltà che non ha prezzo!

E pur con meno assai

qualcun più fortunato

troveria delle donne a buon mercato.

 

Scena seconda

Madama Garbata e detti.

<- Garbata

 

GARBATA

Riverisco, signori. E che si fa?  

MALGOVERNO

Sospiro invan pietà.

GARBATA
(a Malgoverno)

Pazzo, se sospirate.

MALGOVERNO
(a Gloriosa)

Pazza voi, se pietade a me negate.

GLORIOSA

Pazza colei che a tutti

della propria beltà concede i frutti.

MALGOVERNO

Mirate, offro a colei

tutti i denari miei, e li ricusa

con tanta villania.

GARBATA

Il denaro ricusa? Oh che pazzia!

MALGOVERNO

Se l'offerissi a voi, l'accettereste?

GARBATA

Sì signor, sì signor, l'accetterei,

e vi ringrazierei:

sempre vi porterei scolpito in petto;

vi farei, occorrendo, anche un balletto.

GLORIOSA
(a Malgoverno)

Come! Farete voi

alla bellezza mia sì fiero torto?

MALGOVERNO
(a Garbata)

Se all'amor mio conforto,

bella, voi promettete,

di tutto l'oro mia padrona siete.

GARBATA

Giuro che se mi fate un tal onore,

voi sarete padron di questo core.

GLORIOSA

(Che risolve? Che fa?)

MALGOVERNO
(a Garbata)

Tenete, o cara.

Voi siete fra le belle la più bella;

mi parete una stella.

Non curo una bellezza

che ogni core disprezza.

Viva quella beltà

che, a chi chiede pietà, pietà riserba.

Pera con suo rossor pietà superba.

 

Se bello il sol si chiama,  

è perché ognun riscalda.

Nessuno apprezza ed ama

la inutile beltà.

Con tutti i suoi splendori

che va spargendo intorno,

non trova adoratori

la pazza vanità.

(parte)

Malgoverno ->

 

Scena terza

Madama Gloriosa e madama Garbata.

 

GLORIOSA

Uomo vile, mal nato,  

uomo che non apprezza

il tesoro miglior della bellezza.

E voi, che senza merto

mi usurpate i tributi

a mia beltà dovuti,

vergognarvi dovreste

d'esser bella chiamata in faccia mia.

GARBATA

È questa la pazzia

che hanno le donne tutte,

sian belle o siano brutte.

Sé stessa ognuna apprezza,

crede non si trovi altra bellezza.

GLORIOSA

Ma voi, o brutta o bella,

accettar quel denaro non dovete.

Perché, se brutta siete,

a voi non si conviene,

avendo di beltà ricco tesoro,

lo dovete tener con più decoro.

GARBATA

Io non so se sia brutta o se sia bella:

ma vi dico, sorella,

che l'oro piace a tutte,

e che l'oro fa belle anco le brutte.

Ora non è più il tempo

che vogliano gli amanti

spender per la beltà sospiri e pianti.

Coi regali ciascun si fa la strada;

e nulla può sperare

bellezza ritrosetta,

che se una ricusa, un'altra accetta.

 

Per me son fatta  

sempre così;

chi mi vuol bene,

l'ha da mostrar.

Io nulla credo

quando non vedo.

Con me s'inganna

chi vuol burlar.

Non son avara,

non son di quelle

che degli amanti

voglion la pelle;

ma un regaletto,

segno d'amore,

presto il mio core

fa innamorar.

(parte)

Garbata ->

 

Scena quarta

Madama Gloriosa sola.

 

 

No, non sarà mai vero  

ch'io m'abbassi a tal segno

d'amar un uom di mia bellezza indegno.

Se Giove non discende in pioggia d'oro,

o trasformato in toro,

a farmi un dolce invito,

io non voglio nel mondo alcun marito.

 

Donne belle, che vantate  

di beltà ricco tesoro,

mantenete con decoro

quel favor che il ciel vi dà.

Lusingar non vi lasciate

dal virile sesso ingrato,

perché quando è maneggiato,

perde il fior la sua beltà.

(parte)

Sfondo schermo () ()

Gloriosa ->

 

Scena quinta

Arcifanfano e Sordidone.

<- Arcifanfano, Sordidone

 

SORDIDONE

Il mio scrigno, il mio scrigno.  

ARCIFANFANO

Il scrigno è andato.

SORDIDONE

M'avete assassinato.

Volete ch'io m'ammazzi?

Ah, che sanno rubare ancora i pazzi!

ARCIFANFANO

Non vedi, Sordidone,

che ti ho fatto servizio

a levarti d'attorno il precipizio?

SORDIDONE

Il mio core, il mio core, ov'è il mio core?

ARCIFANFANO

Povero pazzarello,

non cercare il tuo cor, cerca il cervello.

SORDIDONE

Se voi non mi rendete

il cor che mi tenete,

meschino io morirò;

ma prima di morir v'ammazzerò.

(impugna un coltello contro Arcifanfano)

ARCIFANFANO

Ehi, ehi, non far la bestia.

Pazzi, pazzi, venite.

(vengono due servi con bastoni)

<- due servi

 

Costui dà in frenesia;

moderategli un poco la pazzia.

(i servi alzano i bastoni)

SORDIDONE

Fermatevi, per grazia.

Oltre la mia disgrazia,

bastonar mi volete?

(ridono)

 

Ancor mi deridete,

e ho perso il mio denaro?

ARCIFANFANO

Questo è il degno piacer del pazzo avaro.

SORDIDONE

Che cos'è quest'avaro?

Economo son stato.

M'ho il denar risparmiato,

e il diavolo me l'ha portato via.

ARCIFANFANO

Frutto dell'avarissima pazzia.

SORDIDONE

Ohimè, non posso più.

Che fiamma è questa

che mi viene alla testa?

Olà, chi siete voi?

(dà in furore contro Arcifanfano)

Chi sei tu, chi sei tu?

Gradasso o Orlando?

Io ti sfido a battaglia. Ecco il mio brando.

(leva il bastone a un pazzo)

ARCIFANFANO

Tenetelo, tenetelo.

SORDIDONE

Fermate,

o a tutti vi darò delle stoccate.

(bastona i pazzi, e fuggono. Vuol fuggir Arcifanfano, e lo trattiene)

due servi ->

 

Fermati, non partir.  

ARCIFANFANO

Non mi conosci?

Sono de' pazzi il re.

SORDIDONE

Che cosa importa a me?

O dammi il mio denar che m'hai rubato,

o ti faccio morire bastonato.

ARCIFANFANO

O caro signor pazzo,

non mi fate strapazzo;

lasciatemi partir e tornerò,

ed il vostro denar vi porterò.

SORDIDONE

Non mi fido.

ARCIFANFANO

Lo giuro.

SORDIDONE

Non ti credo.

ARCIFANFANO

(Se potessi fuggir da quest'imbroglio!)

SORDIDONE

Vanne... resta... va pur... ferma, non voglio.

 

ARCIFANFANO

Sordidone, caro caro,  

deh lasciatemi partir.

Vado a prendere il denaro,

vi prometto di venir.

Sì signore, torno presto.

Non volete? Resto, resto.

Io son vostro buon amico.

(Ah, se posso, gliela ficco.)

Oh chi viene? Non mi movo.

(Or mi provo ~ di fuggir.)

(parte correndo)

Arcifanfano ->

 

Scena sesta

Sordidone, poi madama Garbata.

 

SORDIDONE

Dove sta? dove sei? Ah m'è fuggito!  

Anche il re m'ha ingannato.

Ah ch'io sono da tutti assassinato!

Ho perso le mie doppie,

ho perso il mio tesoro.

Che smania! che dolore!

Io manco, io moro.

Ma che ho da far al mondo,

senza il tesoro mio?

Morto è il mio cor, voglio morire anch'io.

(si leva una corda con cui è cinto)

Sì, sì, con questa corda,

per uscire d'impaccio,

voglio formare un laccio.

Giacché niente più v'è che mi consola,

io mi voglio appiccare per la gola.

(attacca il laccio per appiccarsi)

 

<- Garbata

GARBATA

Olà, olà, che fate?  

SORDIDONE

Via, non mi disturbate.

GARBATA

Si può saper cosa volete fare?

SORDIDONE

Io mi voglio appiccare.

GARBATA

E appiccar vi volete senza il boia?

SORDIDONE

Se questo vi dà noia,

signora dottoressa,

venite dunque a far voi da boiessa.

GARBATA

Son qui, datemi il laccio.

SORDIDONE

Eccolo.

GARBATA

Eh via,

questa de' pazzi è l'ultima pazzia.

(getta via il laccio)

Dite, per qual cagione

vi volete ammazzar?

SORDIDONE

Perché il mio scrigno,

ahi, m'è stato rubato.

GARBATA

Zitto, che il vostro scrigno io l'ho trovato.

SORDIDONE

Datemel, per pietà.

GARBATA

Ve lo darò;

con un patto però,

che vuò che stiate meco allegramente;

vuò che facciamo il chiasso,

e che lasciate andar la morte a spasso.

SORDIDONE

Se mi restituite il mio denaro,

il viver mi sarà prezioso e caro.

GARBATA

Aspettate un momento.

(va a prender lo scrigno)

SORDIDONE

Il mio scrigno, il mio scrigno. Oh che contento!

GARBATA

Eccolo: che ne dite?

Siete ora consolato?

SORDIDONE

Il mio core, il mio core. Oh me beato!

GARBATA

Ora m'avete a mantenere il patto.

SORDIDONE

Son pronto, comandate.

GARBATA

Ora torno: aspettate.

SORDIDONE

Povero scrigno! È aperto.

Mi par che scemo ei sia.

GARBATA

Presto, presto, allegria; presto, allegria.

SORDIDONE

E che ho da far?

GARBATA

Tenete

il chitarrin. Io suono, e voi sonate.

Io vi voglio cantare, e voi cantate.

 
(toccano il chitarrino, e l'orchestra coi violini pizzicati l'accompagna)

GARBATA

La bella pastorella  

se n' va col suo pastor,

in questa parte e in quella

spiegando il proprio amor.

SORDIDONE

In questa parte e in quella,

andrò col mio tesor.

Io son la pastorella,

e questo è il mio pastor.

(verso lo scrigno, senza chitarrino)

GARBATA

Lasciate il denaro,

volgetevi a me.

SORDIDONE

Oggetto più caro

di questo non c'è.

GARBATA

Guardate, son quella

che a voi porta amor.

SORDIDONE

Voi siete assai bella,

ma questo è il mio cor.

 

GARBATA

Se non volete amarmi, non importa:

a me mi basta star in allegria.

Il giubilo del core mi trasporta

a dir cantando: Evviva la pazzia!

SORDIDONE

Sì, cara, l'allegrezza mi conforta;

ma il sol denaro è l'allegrezza mia.

GARBATA E SORDIDONE

Pigliamoci ciascun nostri sollazzi:

evviva l'allegrezza, evviva i pazzi!

(partono)

Garbata, Sordidone ->

 

Scena settima

Madama Semplicina, fuggendo da Furibondo.

<- Semplicina, Furibondo

 

SEMPLICINA

Alla larga, alla larga.  

FURIBONDO

Non temete,

non voglio farvi offesa,

anzi sempre sarò vostra difesa.

SEMPLICINA

Non mi curo di voi.

FURIBONDO

Dunque sprezzate

il mio valor, la protezione mia?

Non sapete chi sia?

Son un che fa terror a tutto il mondo,

e di nome mi chiamo Furibondo.

SEMPLICINA

Col nome e la figura

voi mi fate tremar dalla paura.

FURIBONDO

Baciatemi la mano.

SEMPLICINA

Guardate che villano!

FURIBONDO

Come! Villano a me? Corpo del diavolo,

io non so chi mi tenga,

ragazza temeraria,

ch'io non vi getti con un pugno in aria.

Vi vorrei stritolar, ridurvi in polvere,

ma non mi so risolvere,

perché dice l'arietta:

non si sdegna il leon coll'agnelletta.

 

«Leon ch'errando vada  

per la natia contrada,

se un agnellin rimira,

non si commove all'ira

nel generoso cor.»

(parte)

Furibondo ->

 

Scena ottava

Madama Semplicina, poi Arcifanfano.

 

SEMPLICINA

Grazie al ciel, se n'è andato.  

Oh che pazzo egli è mai spropositato!

Ma viene l'Arcifanfano.

Vorrei... e non vorrei...

andrei... e non andrei...

mi piace, ma non so...

Sono fra il sì ed il no.

Per veder che sa far e che sa dire,

fingerò di dormire.

(siede, e finge di dormire)

 

<- Arcifanfano

ARCIFANFANO

Che vale il regno mio,  

se goder non poss'io qualche contento

con quella pazzarella un sol momento?

Ma eccola che dorme.

Quanto, quanto è bellina!

Oh che bella bocchina!

Che bel color di rosa!

Mi dispiace che sia tanto ritrosa.

Eppure il re dei pazzi

non doverebbe aver tanti riguardi.

Ma amor con sue vicende

ora leva il cervello, ora lo rende.

Voglio destarla... e poi

se n'anderà quando sarà destata;

dunque è meglio lasciarla addormentata.

Ma fino ch'ella dorme,

non può dell'amor mio sentir pietà.

Dunque è meglio svegliarla... e che sarà?

Andrò così bel bello

svegliandola, chiamandola pian piano,

non starò né vicino, né lontano.

 

 

Semplicina bella, bella,  

su, svegliatevi, per pietà.

SEMPLICINA

(dormendo)

Arcifanfano caro caro,

consolatemi per pietà.

ARCIFANFANO

Vengo, vengo... dorme ancora.

SEMPLICINA

Caro, caro...

ARCIFANFANO

Dorme ancora,

e dormendo si sogna di me.

Semplicina, mia bellina.

SEMPLICINA

(si sveglia)

Chi mi chiama?

ARCIFANFANO

Sì, son io.

SEMPLICINA

(mostra non vederlo)

Dove siete, idolo mio?

ARCIFANFANO

Cara, cara, eccomi qua.

SEMPLICINA

Compatitemi, che ho sognato.

ARCIFANFANO

Ecco il sogno verificato.

SEMPLICINA

Oh che sogno!

ARCIFANFANO

Semplicina!

SEMPLICINA

Mi vergogno.

ARCIFANFANO

Via, carina!

SEMPLICINA E ARCIFANFANO

Giacché il sogno si è spiegato,

oh che sogno fortunato!

Oh che dolce e caro amor!

 
 

Scena nona

Salone stravagante, o altra scena capricciosa, con cinque gabbie di ferro.
In una vi è madama Gloriosa, nella seconda Sordidone, nella terza madama Garbata, nella quarta Furibondo, e nella quinta Malgoverno. Altri Pazzi stanno osservando e ridono di loro.

 Q 

Gloriosa, Sordidone, Garbata, Furibondo, Malgoverno, altri pazzi

 

TUTTI

Venga la stizza,  

venga la rabbia

a chi m'ha fatto

metter in gabbia.

Son tutto sdegno,

tutto furor.

GLORIOSA E FURIBONDO

E voi ridete,

pazzi che siete,

e non avete

di noi dolor.

TUTTI

Venga la stizza,

venga la rabbia

a chi m'ha fatto

metter in gabbia.

Son tutto sdegno,

tutto furor.

 

<- Arcifanfano

ARCIFANFANO

Olà, pazzi arrabbiati,  

che strepito è cotesto?

O state zitti, o proverete il resto.

GLORIOSA

Signor, la mia bellezza

rinchiusa non può stare.

SORDIDONE

Deh lasciatemi andare.

MALGOVERNO

Se voi mi liberate,

signor, vi donerò

dieci ducati quando li averò.

FURIBONDO

Apritemi, villani,

o il ferro romperò con le mie mani.

GARBATA

Aprite in cortesia,

ch'io vi farò star tutti in allegria.

ARCIFANFANO

Le vostre istanze, o gente pazza, ho udite.

Quello ch'io vi rispondo, ora sentite:

la superbia stia là

finché scema la troppa vanità;

stia là dentro l'avaro

finché perde l'amor del suo denaro;

là dentro stia il furioso

finché divien pietoso;

e il prodigo non esca

finché il meschino è asciutto come l'esca.

Ora che avete inteso

come dovete uscir da questi guai,

dite: quando uscirete?

LI QUATTRO PAZZI

Mai, mai, mai.

GARBATA

E di me che sarà? Se uscir io deggio

quando amica io sarò d'affanni e guai,

anch'io dico con gli altri: mai, mai, mai.

ARCIFANFANO

Di madama Garbata

la pazzia fortunata

giova de' pazzi al trono:

onde la libertade ora le dono.

(i servi pazzi aprono la di lei gabbia, ed ella esce giuliva)
 

<- Semplicina

GARBATA

Evviva l'Arcifanfano,  

evviva il nostro re.

SEMPLICINA

Evviva l'Arcifanfano,

ma viva anco per me.

ARCIFANFANO

Così mi date gusto:

evviva il vostro re.

 

GARBATA

Signora Gloriosa,

voi siete vezzosa,

ma statene là.

GLORIOSA

Pietà, pietà, pietà.

SEMPLICINA

Oh sordido avaro,

godete il denaro,

ma state colà.

SORDIDONE

Pietà, pietà, pietà.

ARCIFANFANO

Il prodigo odioso,

il pazzo furioso,

giammai uscirà.

FURIBONDO E MALGOVERNO

Pietà, pietà, pietà.

GARBATA E SEMPLICINA

Pietà, pietà sentite;

pietà vi chiedo anch'io.

ARCIFANFANO

A voi l'affetto mio

pietà negar non sa.

GLORIOSA, SORDIDONE, FURIBONDO E MALGOVERNO

Pietà, pietà, pietà.

GARBATA, SEMPLICINA E ARCIFANFANO

Pietà voi proverete,

e avrete libertà.

(s'aprono le gabbie, e tutti escono)

TUTTI

Evviva l'Arcifanfano,

signor della città.

GARBATA E SEMPLICINA

Baciategli la mano

in segno di umiltà.

TUTTI

Evviva l'Arcifanfano

signor della città.

Evviva l'allegria,

evviva la pazzia

che danno altrui non dà.

Evviva l'allegria,

evviva la pazzia

che lieto ognuno fa.

Evviva l'Arcifanfano,

signor della città.

 
Il Re de' pazzi, per dar divertimento ai nuovi Sudditi, vuol introdurre il ballo, onde un maestro di ballo, Persignac, disegnando e ricercando l'idea, instruisce i Ballerini, li quali con vari caratteri eseguiscono quello che è stato loro ordinato.

<- maestro di ballo, ballerini

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Camera.

Gloriosa, Malgoverno
 

Fermatevi un momento

Gloriosa, Malgoverno
<- Garbata

Riverisco, signori. E che si fa?

Gloriosa, Garbata
Malgoverno ->

Uomo vile, mal nato

Gloriosa
Garbata ->

No, non sarà mai vero

Gloriosa ->
<- Arcifanfano, Sordidone

Il mio scrigno, il mio scrigno

Arcifanfano, Sordidone
<- due servi

Arcifanfano, Sordidone
due servi ->

Fermati, non partir

Sordidone
Arcifanfano ->

Dove sta? dove sei? Ah m'è fuggito!

Sordidone
<- Garbata

Olà, olà, che fate?

Garbata e Sordidone
La bella pastorella
Garbata, Sordidone ->
<- Semplicina, Furibondo

Alla larga, alla larga

Semplicina
Furibondo ->

Grazie al ciel, se n'è andato

(Semplicina finge di dormire)

Semplicina
<- Arcifanfano

Che vale il regno mio

Arcifanfano e Semplicina
Semplicina bella, bella

(Semplicina si sveglia)

 

Salone stravagante, o altra scena capricciosa, con cinque gabbie di ferro.

Gloriosa, Sordidone, Garbata, Furibondo, Malgoverno, altri pazzi
 
Gloriosa, Sordidone, Garbata, Furibondo, Malgoverno, altri pazzi
<- Arcifanfano

Olà, pazzi arrabbiati

Gloriosa, Sordidone, Garbata, Furibondo, Malgoverno, altri pazzi, Arcifanfano
<- Semplicina
Gloriosa, Sordidone, Garbata, Furibondo, Malgoverno, altri pazzi, Arcifanfano, Semplicina
<- maestro di ballo, ballerini

(un maestro di ballo istruisce i ballerini, i quali eseguiscono)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona
Campagna deliziosa con collina amena in prospetto, adornata di alberetti; veduta della città. Camera. Ritorna la prima scena con collina. Camera. Salone stravagante, o altra scena capricciosa, con cinque gabbie di ferro. Campagna corta. Camera con trono e tre sedie. Sala.
Atto primo Atto terzo

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