Atto terzo

 

Scena prima

Camera di madama Costanza.
Madama Costanza e due Servitori.

 Q 

Costanza, servitore primo, servitore secondo

 

COSTANZA
(ad un servitore)

Andate, andate tosto  

a chiamar la cuffiara,

e il fabbro e il calzolaro,

che venghino da me subitamente,

che trattati saran discretamente.

(il servitore parte)

servitore primo ->

 

Ah sì, sono contenta  

che il mio caro Fabrizio è ritornato:

segno che mi vuol bene; e s'egli è fido,

convien ricompensarlo.

Pria di creder però vogl'io provarlo.

(al servitore)

Da Rosina sartora

va' tosto, e dille ch'io non son più irata,

che l'andrienne ho provato e mi va bene,

e contenta sarà se da me viene.

(parte l'altro servitore)

servitore secondo ->

 

Vo' veder se Fabrizio... Eccolo qui:  

eccolo il ladrone che mi ferì.

 

Scena seconda

Fabrizio e la suddetta.

<- Fabrizio

 

FABRIZIO

Posso sperar, madama,  

placato il vostro sdegno?

COSTANZA

Sembrati d'esser degno

di pietà, di perdono?

FABRIZIO

Se vi spiacqui, se errai, pentito io sono.

COSTANZA

Se dicessi davver...

FABRIZIO

Lo giuro ai numi.

COSTANZA

Ah sì, veggo in quei lumi,

che amar costante e vagheggiar son usa,

il mio debole affetto e la tua scusa.

(parte)

Costanza ->

 

Scena terza

Fabrizio solo.

 

 

Costante io le sarò,  

ma il mio tempo non vo' gettare invano:

se fedele mi vuol, mi dia la mano.

Alfin, s'ella è signora,

non è che un accidente.

Il buon marito

comoda l'ha lasciata,

ma so che anch'ella è nata

povera e triviale qual son io,

e se al sangue si guarda, è da par mio.

 

Superbette, non vantate  

cogli amanti nobiltà.

Voi vincete, voi piagate

co' la grazia e la beltà.

(parte)

Fabrizio ->

 

Scena quarta

Bernardo ed un Servitore, poi Angiolina.

<- Bernardo, servitore

 

BERNARDO
(con ironia)

Sì, dite alla padrona  

che per la terza volta son venuto

ad obbedirla e renderle tributo.

 

<- Angiolina

ANGIOLINA

Ehi, galantuomo, andate  

ad avvisar madama

ch'io son qui per veder cos'ella brama.

(parte il servitore)

servitore ->

BERNARDO

Compatite, Angiolina,  

se oggi fuor del dover qualcosa ho detto,

allor ch'era dal vino un po' caldetto.

Tre ore ho riposato;

e mi son vergognato,

tornando a riacquistar la sanità;

scandalo d'aver dato in questa età.

ANGIOLINA

Per me vi compatisco;

spiacemi che con Titta

or sarete nemici.

BERNARDO

Passato è il vino, e siam tornati amici.

ANGIOLINA

E Giannino?

BERNARDO

Giannino,

frattanto ch'io dormiva,

con Rosina a parlar si divertiva.

ANGIOLINA

Che pensate di far?

BERNARDO

Non so che dire:

non vagliono minaccie,

non vagliono consigli:

se lo vuole pigliar, che se lo pigli.

ANGIOLINA

Ed io m'ho da acchetar?

BERNARDO

Che far volete?

Giovane e bella siete:

troverete marito.

ANGIOLINA

Sì, ma in oggi

v'è poco da far bene.

BERNARDO

Veramente

la gioventù d'adesso

è assai pericolosa.

Angiolina, davver, fate una cosa.

ANGIOLINA

E che ho da far?

BERNARDO

Davvero,

se volete star ben con proprietà,

sposatevi ad un uom di mezza età.

ANGIOLINA

Ma io la mezza età non so qual sia.

BERNARDO

Circoncirca sarà come la mia.

 

Fino ai cento, se non più,  

vi è speranza d'arrivar.

Ma nel fior di gioventù

non sa l'uomo di campar.

Si principia dai quaranta,

e ne restano sessanta;

onde un uom che n'ha settanta,

con ragione si dirà:

quell'è un uom di mezza età.

(parte)

Sfondo schermo () ()

Bernardo ->

 

Scena quinta

Angiolina, poi Titta.

 

ANGIOLINA

Questa davver la godo:  

i vecchi fanno i computi a lor modo.

Penso però e ripenso

che se Giannin tien sodo e non mi vuole,

e se mastro Bernardo

un'altra volta ad esibir si viene,

io non bado all'età, bado a star bene.

 

<- Titta

TITTA

Anche voi siete qui?  

ANGIOLINA

Ci son venuta

perché m'hanno chiamato.

TITTA

Per la stessa ragione io son tornato.

ANGIOLINA

Ma non vedo nessuno.

Anderò io di là...

TITTA

Dite, aspettate:

sapete che vi sieno

novità di Rosina e di Giannino?

ANGIOLINA

Una picciola cosa,

ma una cosa da nulla:

Giannino e la fanciulla

faran l'accasamento,

ed il padre di lei sarà contento.

TITTA

Come! cospettonaccio!

ANGIOLINA

Come! come!

Non occor cospettare;

anch'io ci devo stare.

TITTA

A me un affronto?

Mastro Bernardo me ne darà conto.

ANGIOLINA

Voi siete un precipizio;

ma qualchedun vi farà far giudizio.

 

Sì, degli altri ne ho sentiti  

far i bravi e cospettar;

ma col remo, e travestiti,

vanno i pesci a bastonar.

(parte)

Angiolina ->

 

Scena sesta

Titta solo.

 

 

Per dir la verità, due altre volte  

gli astrologhi m'han detto

quasi la stessa cosa,

ed è la stella mia calamitosa.

Convien cambiar usanza:

passati ho troppi guai.

Meglio tardi che mai. Lasciar conviene

il giuoco, l'osteria. Sì, vo' lasciarla.

La lascierò al cospetto...

Brutta boccaccia! Vizio maledetto!

(si dà co' la mano sulla bocca)

 

Ci avvezziamo da piccoli in su  

a quei vizi che piacciono più;

e la madre che vede e che sente,

se la gode col labbro ridente;

e cresciuti che siamo in età,

anche il vizio natura si fa.

(parte)

Titta ->

 
 

Scena settima

Giardino in casa di madama Costanza.
Rosina e Giannino.

 Q 

<- Rosina, Giannino

 

ROSINA

Vieni, vieni, Giannino,  

e fin ch'io torno, aspettami in giardino.

GIANNINO

Se madama mi vede,

cosa le devo dir?

ROSINA

Non dubitare:

io ti farò passare

per garzon di mio padre. Vo a vedere

cosa vuole da me, poi ad effetto

penseremo a mandar quel che t'ho detto.

GIANNINO

Sì certo, questa vita

non si può più durar.

ROSINA

Facciam così:

andiamo da mia zia...

 

Scena ottava

Madama Costanza e detti.

<- Costanza

 

COSTANZA

Che fate qui?  

ROSINA

Or salivo le scale,

e venivo a veder che mi comanda.

COSTANZA

E si viene da me per questa banda?

ROSINA

Perdoni...

COSTANZA

Chi è colui?

ROSINA

È di mio padre

un lavorante, e un giovane romano.

COSTANZA

Eh fraschetta, sarà qualche mezzano.

GIANNINO

Io mezzano? Di chi?

COSTANZA

Della Rosina,

ch'è del mio cameriere innamorata.

ROSINA

Son fanciulla onorata,

e per farle vedere

che a torto il di lei cuore è sospettoso,

questo giovane qui sarà mio sposo.

COSTANZA

Dite davver?

ROSINA

Non mento.

GIANNINO

Così il ciel mi rendesse un dì contento.

COSTANZA

Aspettate. Fabrizio!

(chiama)

 

Scena nona

Fabrizio e detti.

<- Fabrizio

 

FABRIZIO

Mia signora.  

COSTANZA

Vedi tu questa giovane?

FABRIZIO

La vedo.

(Che ritorni a scacciarmi or or prevedo.)

COSTANZA

Ti spiaceria vederla

ad un altro sposata?

FABRIZIO

In verità,

sull'onor mio ve 'l dico,

dell'amor suo non me n'importa un fico.

ROSINA

E a me, candidamente,

sull'onor mio, non me n'importa niente.

COSTANZA
(a Rosina e Giannino)

Dunque, se amanti siete,

perché non vi sposate?

ROSINA

Perché ancora

mi manca il mio bisogno.

COSTANZA

E che vorreste?

ROSINA

Almeno cento scudi,

per far qualche cosetta da par mio.

COSTANZA

Se vi date la man, ve li do io.

ROSINA

Davvero?

GIANNINO

Oh, il ciel volesse!

COSTANZA

(tira fuori una borsa)

Eccoli, a caso

me li ritrovo in tasca.

Preparati li avea per la pigione.

(Altri sei mesi aspetterà il padrone.)

Sposatevi, e son vostri.

ROSINA
(a Giannino)

Tu, che dici?

GIANNINO

Non ci ho difficoltà.

ROSINA

Facciamola?

GIANNINO

Son qui.

ROSINA

Cosa sarà?

COSTANZA

Porgetevi la mano,

facciasi il matrimonio:

Fabrizio servirà per testimonio.

GIANNINO

La mano.

(chiedendo la destra a Rosina)

ROSINA

Ecco la man.

GIANNINO

Sposa.

ROSINA

Marito.

COSTANZA

(Ora il sospetto mio sarà finito.)

Eccovi i cento scudi.

(dà la borsa a Rosina)

Vieni, Fabrizio. Andiamo.

Caro, or ora saprai quanto ti amo.

(parte)

Costanza ->

 

FABRIZIO

Buon pro vi faccia.  

Vo' sperar fra poco

far anch'io la partita a questo gioco.

(parte)

Fabrizio ->

 

Scena decima

Rosina e Giannino.

 

GIANNINO

Cosa dirà tuo padre?  

ROSINA

Una ragione

forse l'appagherà. Per cento scudi,

se si trovasse anch'ei nel caso mio,

avria fatto egli pur quel che ho fatt'io.

GIANNINO

Ehi, da' qui i cento scudi.

ROSINA

Signor no.

GIANNINO

Ma cosa ne vuoi far?

ROSINA

Li spenderò.

GIANNINO

Tocca a me.

ROSINA

Non signore,

tu non te n'impacciare.

Voglio io maneggiare;

della casa vogl'io la direzione.

GIANNINO

Voglio esser io il padrone.

ROSINA

A questo patto

non m'avrei maritata.

GIANNINO

Perch'abbi a comandar non ti ho pigliata.

ROSINA

Tu non sei buon da nulla.

GIANNINO

Tu sei la gran dottora.

ROSINA

(Principiamo a buon'ora, a quel ch'i' vedo.)

GIANNINO

(Povero me, se sul principio io cedo.)

ROSINA

Oh via, facciam così: questi danari

dividiamoli adesso per metà;

e ogni uno a modo suo li spenderà.

GIANNINO

Via, per or mi contento.

Ma poi...

ROSINA

Sull'avvenire

non istiamo a garrire;

caro Giannino mio, non far così.

Almeno il primo dì viviamo in pace.

GIANNINO

Sì, d'aver taroccato mi dispiace.

 

 

Tu lo sai che ti vo' bene,  

che tu sei la gioia mia.

Prego il ciel che non ci sia

da pentirsi e da gridar.

ROSINA

No, mio caro, non conviene

far l'amore come i gatti.

Non son questi i nostri patti:

sempre in pace si ha da star.

ROSINA E GIANNINO

È pur bello il matrimonio,

se non v'entra quel demonio

che fa i sposi delirar.

GIANNINO

La mia parte del danaro.

(chiede la borsa)

ROSINA

Sì, mio caro, tu l'avrai.

GIANNINO

In che cosa spenderai

la porzion che tocca a te?

ROSINA

Lascia, lascia far a me.

Vo' comprare dei merletti,

delle cuffie e dei fioretti.

Un vestito ~ ben guarnito

co' la coda ~ a tutta moda,

e del zucchero e caffè;

lascia, lascia far a me.

GIANNINO

Pane, pane, e non merletti,

pane e vino, e non fioretti;

a una povera ragazza

non conviene il far la pazza.

Te lo dico, bada a te;

pane, pane, e non caffè.

ROSINA

Oh povera me!

Che cosa farò?

La mia libertà

perduta ho così?

GIANNINO

Rimedio non c'è,

la voglio così.

ROSINA

L'ho fatta, l'ho fatta.

GIANNINO

Mi pento, mi pento.

ROSINA E GIANNINO

Che breve contento,

che corto piacere!

Non s'ha da godere

la pace un sol dì.

ROSINA

Giannino.

GIANNINO

Rosina.

ROSINA

Marito.

GIANNINO

Consorte.

ROSINA E GIANNINO

Se fino alla morte

ci abbiamo da star,

veleno ~ nel seno

non stiamo a covar.

ROSINA

Sì, prendi il danaro.

Fa' quello che vuoi.

(gli dà la borsa)

GIANNINO

Non credermi avaro:

comanda, che puoi.

ROSINA

Comando che m'ami.

GIANNINO

Il cor, se lo brami,

è tutto per te.

ROSINA

Sposino ~ carino,

sei tutto per me.

 

ROSINA E GIANNINO

Il dio d'amore

che ci ha legato,

che ci ha involato

la libertà,

il nostro seno

consoli almeno

co' la bramata

felicità.

(partono)

Rosina, Giannino ->

 

Scena ultima

Titta, poi Madama Costanza e Fabrizio, poi Bernardo e Angiolina, poi Rosina e Giannino.

<- Titta

 

TITTA

Che diancine d'imbrogli  

ci sono in questa casa?

Vado su, vengo giù, nessun mi bada.

Meglio dunque sarà ch'io me ne vada.

 

<- Costanza, Fabrizio

COSTANZA E FABRIZIO

Mastro Titta, a voi lo dico  

come amico di buon cor:

della cara padroncina

son marito e servitor.

TITTA

Buon pro faccia al cameriere.

Viva, viva il dio d'amor.

 

<- Angiolina, Bernardo

ANGIOLINA E BERNARDO

Mastro Titta, no 'l sapete?

Noi ci siam sposati or ora,

e contento è il nostro cor.

TITTA

Viva, viva il vecchiarello,

viva, viva il dio d'amor.

 

<- Rosina, Giannino

ROSINA E GIANNINO

Mastro Titta, finalmente

siamo qui marito e moglie,

e contento è il genitor.

TITTA

Cospettone... no, non voglio

più gridare e far rumor.

Viva, viva il dio d'amor.

 

TUTTI

Viva, viva il dio d'amore  

che consola i petti umani,

e nel cor degli artigiani

è più schietto, ed è miglior.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Camera di madama Costanza.

Costanza, servitore primo, servitore secondo
 

Andate, andate tosto

Costanza, servitore secondo
servitore primo ->

Ah sì, sono contenta

Costanza
servitore secondo ->

Vo' veder se Fabrizio

Costanza
<- Fabrizio

Posso sperar, madama

Fabrizio
Costanza ->

Costante io le sarò

Fabrizio ->
<- Bernardo, servitore

Sì, dite alla padrona

Bernardo, servitore
<- Angiolina

Ehi, galantuomo, andate

Bernardo, Angiolina
servitore ->

Compatite, Angiolina

Angiolina
Bernardo ->

Questa davver la godo

Angiolina
<- Titta

Anche voi siete qui?

Titta
Angiolina ->

Per dir la verità, due altre volte

Titta ->

Giardino in casa di madama Costanza.

<- Rosina, Giannino

Vieni, vieni, Giannino

Rosina, Giannino
<- Costanza

Che fate qui?

Rosina, Giannino, Costanza
<- Fabrizio

Mia signora / Vedi tu questa giovane?

Rosina, Giannino, Fabrizio
Costanza ->

Buon pro vi faccia

Rosina, Giannino
Fabrizio ->

Cosa dirà tuo padre?

Giannino e Rosina
Tu lo sai che ti vo' bene
Rosina, Giannino ->
<- Titta

Che diancine d'imbrogli

Titta
<- Costanza, Fabrizio
Titta, Costanza, Fabrizio
<- Angiolina, Bernardo
 
Titta, Costanza, Fabrizio, Angiolina, Bernardo
<- Rosina, Giannino
 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena ultima
Piazzetta con varie case e botteghe ancora chiuse; vedesi appena l'alba, e a poco a poco si va rischiarando. Camera in casa di Madama. Piazzetta come nelle scene antecedenti, colle botteghe aperte del Fabbro e del Calzolaio, e di più... Stanza della casa di Bernardo con tavolino per uso di Rosina, con vari lavori del suo mestiere e sedie... Camera di madama Costanza. Cortile che introduce ad un'osteria con tavola e panca. Camera di madama Costanza. Giardino in casa di madama Costanza.
Atto primo Atto secondo

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