Atto secondo

 

Scena prima

Camera nell'appartamento del signor Gregorio. Porta in fondo, ed altra a destra. Scansie di libri, e sopra busto in gesso di filosofi. Scrivania con recapito da scrivere, carte, libri, sfera armillare. Da un lato grande orologio sopra un comodino. Il fondo della camera è un parato di stoffa antica. Sedie.
Enrico e Gilda.

 Q 

Enrico, Gilda

 

ENRICO

Gilda mia, per pietà, non pianger tanto.  

GILDA

Ma il figlio, il figlio mio

spira senza di me.

ENRICO

V'è un nume in cielo;

non disperar.

GILDA

Son già sei ore, oh dio!

Son sei secoli al core d'una madre.

Tu lo sai; tu non piangi... e tu sei padre?

Ah! Quel signor Gregorio

mi ha tradita senz'altro. In tre minuti

ha detto di partire

e di su ritornare. È almeno un'ora...

ENRICO

Ma, Gilda mia, t'inganni. L'orologio...

GILDA

L'orologio va male. Quando arriva

lo fo a pezzi. Vedrai

Gilda tua che sa far. ~ Io non resisto;

nasca quel che sa nascere,

voglio correr dal figlio.

ENRICO

Gilda mia,

Gregorio ha chiuso l'uscio per di fuori.

GILDA

Sfascerò, romperò...

 
[Duetto]

 N 

ENRICO

I trasporti del tuo core  

deh tu calma per pietà.

Ti confida nel mio amore,

e la pace tornerà.

GILDA

La speranza, ed il timore

agitando il cor mi va.

Mentre palpita il mio core,

del mio figlio che sarà.

ENRICO

Deh! Gilda cara, intanto

non ti affannar così.

GILDA

Di madre il core intanto

soccomberà in tal dì.

ENRICO

Sento il cor che mi predice

un vicino giubilar.

Se un tal giorno è a noi felice,

finirem di sospirar.

GILDA

Se sperar il fin mi lice

del mio lungo palpitar;

se un tal dì sarà felice,

finirò di sospirar.

 

Scena seconda

Nel momento che Gilda va per forzare la porta di mezzo entra Gregorio.

<- Gregorio

 
Recitativo

GREGORIO

Son qui signori.  

GILDA

Cane! Cane!

GREGORIO

A me, cane?

GILDA

Non sentite mio figlio

che piange, e si lamenta?

GREGORIO

Siete pazza!

Voi lo sentite qua.

E vostro figlio è là, ci sta di mezzo

la metà del palazzo.

ENRICO

Ebbene?

GREGORIO

Ebbene,

scappare or non si può.

GILDA

Queste son pene!

GREGORIO

Il marchese non esce per adesso,

e i lacchè, i servitori,

i camerieri, e il cuoco

stanno giocando in sala accanto al fuoco.

GILDA

Voglio andar.

GREGORIO

Voi sognate.

GILDA

Bernardino

sei ore senza latte? Mi lasciate.

Amor mi rende cieca.

GREGORIO

Voi burlate.

GILDA

Mi getto da un balcone.

ENRICO

Ah! Gilda mia!

GREGORIO

(Qui nasce una tragedia!)

GILDA

Ah Gregorio!

ENRICO

Ah Gregorio!

GREGORIO

Ma che cosa ho da far?

GILDA

Gregorio mio,

se avete core in petto...

ENRICO

Se avete umanità...

GILDA

Se aveste figli.

GREGORIO

Me ne liberi il cielo...

GILDA

Gregorio mio!...

ENRICO

Gregorio!

GREGORIO

Oh! Mi sgregorerei ben volentieri!

GILDA

Vado...

GREGORIO

Ma no.

GILDA

Lasciatemi.

GREGORIO

Sentite:

con chi sta quel ragazzo?

GILDA

Con la vecchia

mia balia Maddalena...

ENRICO

Al primo piano...

GILDA

Mano sinistra...

ENRICO

Oh dio! Passano l'ore.

GILDA

Noi qui ciarliamo, e Bernardino more.

GREGORIO

Non morirà. (Bisogna

fare un'azione da eroe.)

GILDA

Povero figlio!

ENRICO

Ah! Lo vedo... lo sento.

GILDA

Enrico mio,

tu più figlio non hai.

ENRICO

More senz'altro.

GILDA

Che smanie!

ENRICO

Che dolor!

GREGORIO
(a Gilda)

Zitti; un segnale

datemi.

GILDA

Sì, prendete.

(gli dà un braccialetto)

ENRICO

E come? Voi...

GILDA

Che? Voi stesso volete?...

GREGORIO

Si vedrà... si farà... ma non piangete.

 
[Aria]

 N 

(a Gilda)  

Zitta, zitta, non piangete;

(a Enrico)

state giù col fazzoletto

che fra poco il fanciulletto

qualchedun vi porterà.

(Dica il mondo ciò che vuole;

chi si trova a questo passo,

se non tiene un cor di sasso,

quel ch'io faccio far dovrà.)

(entra rapidamente nella camera interna, e torna col tabarro indosso, ed il cappello in testa)

Gregorio ->

 

GILDA E ENRICO

Ciel clemente, ah! tu l'inspira,

tu consola un cor tremante;

d'una madre, che sospira,

ciel clemente, abbia pietà.

 

<- Gregorio

GREGORIO

Per di dentro serrerete;

se chiamarvi non m'udite.

La mia voce conoscete,

state attenti, non aprite.

Ora a noi. La notte è bruna;

degli audaci è la fortuna.

Scendo serio intabarrato,

col cappello giù calato;

il portone già lo so.

 

GILDA

Affrettatevi Gregorio,

quanto grata vi sarò.

Insieme

ENRICO

Affrettatevi Gregorio,

quanto grato vi sarò.

 

GREGORIO

Primo piano... Man sinistra.

Maddalena... Bernardino...

Ah! Vien qua... Vien qui piccino...

Zitto... buono... Un sol momento...

qui... qui sotto il ferraiolo;

poi più rapido del vento

per le scale già me n' volo...

signor no, ci vuol pazienza;

nello scendere è prudenza

l'andar pian quanto si può.

 

GILDA E ENRICO

Affrettatevi, Gregorio,

che il fanciullo morir può.

 

GREGORIO

Come un lampo passo il vicolo,

fo qual fulmine la scala,

entro franco nella sala;

e comincia il mio pericolo,

ché i curiosi servitori,

verran tutti a farmi onori;

«buona notte»! «ben tornato»!

Lo dia a me quel fagottino!

Grazie... no... grazie... obbligato...

ma se intanto Bernardino

nel furor dei complimenti...

diamo il caso... sì signore...

che facesse dei lamenti,

che piangesse in tuon minore?

Come resto?... Cosa fo?

 

GILDA E ENRICO

Ma Gregorio, non tardate;

ma Gregorio, cosa fate?

Ma Gregorio, andate, andate.

Lo portate... sì, o no?

 

GREGORIO

La fama garrula ~ prima di giorno

andrebbe rapida ~ intorno intorno,

tutti i satirici ~ ne parlerebbero,

con cento forbici ~ mi taglierebbero,

sulle gazzette ~ sulli giornali.

Dalli droghieri ~ dalli speziali,

dentro le bettole ~ dentro i caffè.

Eccolo là ~ eccolo là.

Ognun direbbe ~ Ah! Ah! Ah! Ah!

Sfondo schermo () ()

 

GILDA E ENRICO

Presto sbrigatevi! ~ Sollecitatevi!

Ah! la mia smania crescendo va.

 

GREGORIO

Ma l'innocenza ~ mi rassicura,

s'io piango al pianto ~ della natura,

se d'una misera ~ calmo il tormento,

se fo da balio ~ per un momento,

se sento i palpiti ~ della pietà,

signori critici ~ mal non vi sta.

Figlia, aspettatemi ~ figlio, abbracciatemi,

per voi Gregorio ~ tutto farà.

 

GILDA E ENRICO

Ah! di quel core ~ un cor migliore,

no, più bell'anima ~ no, non si dà.

 
(Gregorio esce dalla porta di mezzo ed Enrico chiude di dentro)

Gregorio ->

 

Scena terza

Gilda, ed Enrico, indi il marchese Giulio.

 
Recitativo

GILDA

Quando avrò fra le braccia il figlio mio  

non pavento sventure.

ENRICO

Or vedi, Gilda,

se il core di Gregorio

è un cor, che non ha eguale?

GILDA

Io non credea

in un vecchio pedante

alma così pietosa. Or spero alfine...

che s'ei parla per noi, quell'orso ircano

del padre tuo diventerà più umano.

ENRICO

Lo spero anch'io. Non più pien di sospetto,

di furto, e palpitante,

quando dormono tutti,

a te cara, verrò. Finché vivea

il mio vecchio Bastiano

era facile impresa. Ora il periglio

si fa sempre maggior.

GILDA

Le nostre pene,

le nostre smanie omai saran finite.

GILDA E ENRICO

Sarem marito, e moglie...

GIULIO

(di dentro picchiando fortemente all'uscio)

Aprite... aprite.

 
[Scena e Terzetto]

 N 

GILDA

Ah! Chi sarà?  

ENRICO

Mio padre!

Non aprire, o son morto.

GIULIO

(di fuori picchiando)

Femmina! Aprite, e non gridate.

GILDA

Enrico,

o sa tutto, o v'è equivoco,

caro, fidati a me.

ENRICO

(tremando con smania)

Tremo da capo a piè.

GIULIO

S'apre, o non s'apre?

Getto a terra la porta.

GILDA
(a voce alta)

Ma chi siete?

GIULIO

Il padrone.

GILDA

Va' là... va' là... obbedisci.

V'è Gilda tua per te. Nel caso estremo

estremo ardir ci vuole.

ENRICO

Io per te tremo.

GILDA

Or tocca a me.

GIULIO

Spezzo la porta.

GILDA

Piano,

sofferenza signor. Non vi conosco.

Pur vi credo, e rispetto. Apro, e mi fido.

Della fiducia mia non abusate;

io sono in casa vostra.

GIULIO
(con forza)

Aprite.

GILDA

(apre e richiude)

Entrate.

 
(Giulio la fissa immobile per la collera; Gilda con dolcezza tenta di parlarle ed esso afferrandola per un braccio la trascina con violenza sull'innanzi della scena; mentre Enrico tremante di quando in quando si affaccia sulla porta della camera laterale, e di quando in quando si ritira a i cenni che gli fa Gilda)

<- Giulio

 

GILDA

Signor...  

GIULIO

Se parli, o perfida,

trema.

GILDA

(Che ceffo!)

ENRICO

(Io gelo!)

GIULIO

Ho già sugli occhi un velo.

ENRICO

(Chi la potrà salvar!)

GILDA E ENRICO

(Un freddo sento, un tremito,

scender di vena in vena,

palpito, e posso appena...

appena respirar...)

Insieme

GIULIO

Donna rea! Mi leggi in fronte

l'irritato mio furore

in tal loco! Ed a quest'ore!

Ah! che nera iniquità!

Ma se il fulmine sospendo

più tremendo ~ piomberà.

 

GILDA

Ah! Signor, non conoscete

le vicende del mio fato,

e che son...

GIULIO

Lo so, tacete.

Ah! Gregorio scostumato!

Vecchio ipocrita! Insensato.

Con quel volto! In quell'età.

GILDA E ENRICO

È in inganno.

GIULIO

Voi pensate,

che ho due tortore innocenti.

Zitta, zitta, non fiatate;

che non s'odano lamenti.

Ah! Direi... vorrei... farei...

ma prudenza ci vorrà.

GILDA

Son la figlia...

ENRICO

(Oh dio! Si perde.)

GIULIO

Non ascolto.

ENRICO

(Ciel! Che dice?)

GIULIO

O sedotta, o seduttrice,

taci, vieni, non fiatar.

(afferrandole un braccio)

Quando torna, al reo Gregorio

fuor di qui ti vuò mostrar,

e lo voglio smascherar.

ENRICO

(Sento l'anima agghiacciar.)

GILDA

(Giusto ciel che avrò da far?)

GIULIO

Vedrò, vedrò l'ipocrita

pallido al mio cospetto,

solo in pensarlo, inondami

incognito diletto.

Vedrò tremar quel perfido,

confondersi, e gelar.

Taci per poco o collera,

presto dovrai scoppiar.

GILDA E ENRICO

Tutti del fato i fulmini

tutti dal fato aspetto.

Per me, per me non palpito

ho il cor tranquillo in petto.

Oh ciel gli sposi e il figlio

affrettati a salvar.

(con espressione marcata)

(Per me non v'è periglio

la sorte io vo' sfidar.)

 
(Enrico rientra rapidamente nella camera. Giulio trascina Gilda verso la porta di mezzo, ma nel momento di aprirla, s'ode Gregorio di fuori che picchia)

Enrico ->

 

Scena quarta

Gregorio, e detti.

 
Recitativo

GREGORIO

Gilda... Gilda... son io... sono Gregorio.  

GILDA

Mio caro!

GIULIO

(con voce soffocata ritirandola indietro)

Zitta, o un aspide divento.

GREGORIO

Apri, son io, che porto tutto.

GIULIO

Andate:

ritiratevi là, se no, tremate.

GILDA

Non si sdegni, signore,

non creda per timore,

ma sol per obbedienza mi ritiro.

(Ciel, pietà d'una madre. Io non respiro.)

(entra nella camera ove è Enrico)

Gilda ->

 

GREGORIO

Apri, insomma, o non apri?

GIULIO

(Impeti reprimetevi.)

(apre e si pone in modo d'esser coperto dalla porta)

 

GREGORIO

(entrando intabarrato con Bernardino sotto)

Ma tanto vi voleva?

Una paura aveva,

che quell'orso, quel cane

quel satiraccio del marchese Giulio

mi venisse a guastare i fatti miei...

<- Gregorio, Bernardino

GIULIO

L'orso, il satiro, il cane è qui da lei.

(avanzandosi, e battendogli una mano sulla spalla)

GREGORIO

Ah!

GIULIO

Vecchio indegno! Mira,

paralitico son per il furore.

GREGORIO

È un gran prodigio se non crepa il core.

Signor mar-che-se...

GIULIO

Scostumato!

GREGORIO

Evviva!

GIULIO

A quest'ora una giovine in mia casa,

ove sono i miei figli,

i miei figli innocenti.

GREGORIO

Ma mar-che-se.

Mar-che-se mio...

GIULIO

Che cosa nascondete?

GREGORIO

Niente, niente don Giulio; mi credete.

GIULIO

Vo' saperlo, cospetto!

GREGORIO

Ma se vi dico... nulla: un bauletto.

GIULIO

Mostrate.

GREGORIO

È un affar mio.

GIULIO

Lo voglio; andiamo.

GREGORIO

Ma s'è una ragazzata,

una bagatelluccia. S'assicuri

non merita la pena

ch'ella la veda.

GIULIO

Che cos'è?

GREGORIO

Le dico

non è niente: figuri

una cosa innocente.

Ah! Marchese...

GIULIO

Che vedo?...

(scoprendo a forza, e scorgendo il bambino)

GREGORIO

Non è niente.

GIULIO

Chi!... Chi mi regge? Io sento,

che la ragion vacilla, e quasi io stesso

co' la mia man...

 

Scena quinta

Gilda uscendo rapidamente, e togliendo il bambino a Gregorio.

<- Gilda

 

GILDA

Che fate?  

Marchese, il vostro sangue non versate.

(prende il bambino, e lo porta nella camera ov'è Enrico)

GIULIO

Sangue mio?

GILDA

Sì: mio figlio, e sangue vostro.

Ma niun lo toglie a me. Questo mio petto

sarà scudo per lui. Tutto l'averno

no, d'una madre al cuor non dà paura.

(Qui ci voglion romanzi a dirittura.)

(entra col bambino)

Gilda, Bernardino ->

 

GIULIO

Sangue mio?  

GREGORIO

Ma tant'è.

GIULIO

Perfido!

GREGORIO

Amico

qua, qua fra le mie braccia.

(volendo abbracciarlo)

GIULIO

Braccia di satanasso.

(fuggendolo)

GREGORIO

(Adesso, adesso

perdo la tramontana.) Ma don Giulio

sappiate...

GIULIO

Che?

GREGORIO

(Là: tutto d'un colpo.) Insomma

quella giovine è moglie,

e quel fanciullo è figlio.

GIULIO

Di chi?

GREGORIO

D'Enrico figlio vostro; e quindi,

e gli argomenti miei sbagliar non ponno,

nepote è quel bimbin; voi siete nonno.

GIULIO

Figlio ingrato! Che dissi?

Tu più figlio non sei; ma trema, trema;

tremate tutti.

GREGORIO

Ah! sì vi compatisco.

Sfogatevi Marchese. Son quei casi,

che la bile... comprendo...

GIULIO

E il primo, il primo,

su cui tutta scagliar vo' l'ira mia,

come autor de' miei guai,

complice, torcimano, tu sarai.

GREGORIO

Alto là. Questo a me? Questo a Gregorio?

A un uom di sessant'anni! Questa mane,

e non prima, ho saputo

la dolorosa istoria. In mezzo al pianto

Enrico la narrò. Quella ragazza

venne a piangere anch'essa.

Pianse lui, pianse lei; pianto in duetto;

anch'io poi piansi, e si compì il terzetto.

Voi giungeste, e il quartetto

mi metteva sospetto.

(Gilda ed Enrico si affacciano alla porta)

<- Gilda, Enrico

 

Nella stanza la chiudo. La nascondo

qui nel mio appartamento,

per poi farla fuggir. Ma come? Come?

Ditelo voi per me. Non basta. Il figlio

dal mezzo dì, non aveva più poppato...

io non son poi di sasso, e sono andato...

Ecco il perché... Capisce?

GIULIO

E nulla, nulla

voi sapevate?

GREGORIO

Nulla, nulla affatto.

GIULIO

(ponendosi a sedere desolato)

Perfido! Traditor!

GREGORIO

(facendo cenno comicamente ad Enrico e Gilda, e parlando loro sottovoce)

Marchese mio...

(Venite avanti.) Il fatto è fatto. Udite:

la ragion, la pietà. (Più qua.) Pensate

che la giovine è figlia

del colonnello Tallemanni, antico

nobile militar... Più non vi dico.

Per il grado siam lì. Non ha ricchezze.

(Voi di qua, voi di là.) Ma è molto ricca

se avrà molta virtù; se del marito

meriterà l'amor... (V'inginocchiate.)

E se voi... ma di cor le perdonate.

GIULIO

Chi di perdon mi parla? Io voglio entrambi

raminghi, desolati,

vittime della fame.

(nell'eccesso della collera)

E sopra loro

la mia paterna mano

scaglierà...

GREGORIO

No, no, no.

GILDA

Grazia!

ENRICO

Perdono!

GILDA E ENRICO

Ah padre per pietà!

GIULIO

Stelle! Ove sono!

 
[Quintetto]

 N 

 

Alma rea!  

GREGORIO

(Comincia male.)

GIULIO

La tua vista orror mi fa.

GREGORIO

(Ecco scoppia il temporale.)

GILDA

Compassion.

ENRICO

Perdon.

GILDA, ENRICO E GREGORIO

Pietà.

GIULIO

Combattuto il mio cervello,

che risolvere non sa.

Guardo questa, guardo quello

ed incerto il cor mi sta.

GILDA

Sono come quell'augello,

che riposo mai non ha.

Sempre un palpito novello

l'alma in sen tremar mi fa.

ENRICO

La mia testa qual vascello

va per l'onde qua e là.

E un continuo molinello

aggirando il cor mi va.

GREGORIO

Fra l'incudine, e il martello

che rimbalzi il cor mi dà!

Salta, e bolle il mio cervello,

e ho timor che in fumo andrà.

 

Scena sesta

Leonarda dalla porta di mezzo accorrendo, e detti.

<- Leonarda

 

LEONARDA

Dalle camere da basso  

ho sentito del fracasso,

e ho creduto mio dovere

di venire, di vedere

se il maestro, o il marchesino...

(rimane stupida vedendo tutti immobili)

GREGORIO

(Oggi proprio il mio destino

mi dà schiaffi in quantità.

Ci mancava questa qua.)

LEONARDA

(Ecco l'Elena famosa,

la ragazza sì vezzosa

che il maestro innamorò,

non ci piace, signor no.)

GIULIO

(L'ira mia già divampò!

E frenarmi più non so.)

LEONARDA

(tirando a parte Gregorio accenna Gilda)

Che pessimo gusto! Piccina, piccina!

La vostra dottrina ~ oh come cascò!

GIULIO

Leonarda, Leonarda ~ mi lascia in buon'ora,

o bada che or ora ~ pentir ti farò.

GREGORIO

Sereno, tranquillo ~ sfidavo la sorte

ma a un colpo sì forte ~ no forza non ho!

GILDA

D'un'alma innocente ~ vi tocchi il dolore.

Se colpa ha il mio core ~ amor l'ingannò.

ENRICO

Mirate quel pianto ~ che bagna il mio ciglio

al pianto d'un figlio ~ resister chi può?

LEONARDA

Ma dunque? Oh che imbroglio?

GREGORIO

Son degni di scusa.

GIULIO

Vederli non voglio.

LEONARDA

Io resto confusa.

GREGORIO

Via siate più umano ~ placatevi.

GIULIO

Invano.

GREGORIO

È figlio; pensate.

GIULIO

Lasciatemi; andate.

GREGORIO

È madre.

GIULIO

Partite.

GREGORIO

C'è un pupo.

GIULIO

Fuggite.

O un aspide, o un orso io qui diverrò.

Mi s'involi dagli occhi costui,

ria cagion del mio barbaro affanno.

Mi volete crudele, e tiranno?

Sì, crudele, e tiranno sarò.

GILDA

Sfoga pure l'insano tuo sdegno,

versa il sangue, te l'offro contenta,

ma che padre tu sei ti rammenta;

salva Enrico, altra smania non ho.

ENRICO

Ah! Signor, mi sedusse un istante;

la mia colpa fu colpa d'amor;

ed un padre, ed un padre, che ha cuore

perdonare ad un figlio non può?

LEONARDA
(a Gregorio)

Ma mi dite, narrate, svelate

che pasticcio, che impaccio è mai questo

più ci penso, più stupida resto;

ma poi tutto, sì, tutto saprò.

GREGORIO

(a Leonarda)

Marchesino!... Marchese!... ma zitta.

(a Gilda)

Meno fuoco, badate al ragazzo.

Questa notte legato per pazzo,

ci scommetto, finire dovrò.

 
(don Giulio esce precipitoso seguito dal signor Gregorio; Enrico, e Gilda entrano in camera, e si chiudono; rimane solo Leonarda)

Giulio, Gregorio, Enrico, Gilda ->

 

Scena settima

Leonarda, indi Pippetto, e Coro di servi, e Simone.

 
Recitativo

LEONARDA

Dunque... dunque... non è il signor Gregorio,  

è il marchesino Enrico!...

Ah che imbroglio!... Che intrico!...

(passeggia e riflette)

Tanto meglio per me. L'affare è fatto.

Se si placa don Giulio per un figlio,

o che voglia, o non voglia,

si aggiusterà per l'altro finalmente

il figlio scimunito sposerò.

E marchesa per sempre diverrò.

 

<- Pippetto, servi, Simone

[Coro]

 N 

PIPPETTO

Leonarda che fu?  

CORO

Si può, o non si può?

LEONARDA

Venite pur qua.

PIPPETTO

Veduto ho papà.

CORO

Un orso pareva.

PIPPETTO

I piedi sbatteva.

CORO

Faceva un fracasso.

PIPPETTO

Un strepito, un chiasso.

CORO

Diceva di no.

PIPPETTO

Punirli saprò.

CORO

Birbante! Briccona!

PIPPETTO

A me si canzona?

CORO

Vo' farli pentire.

PIPPETTO

Di casa partire.

CORO, PIPPETTO E SIMONE

Leonarda narrate ~ suvvia raccontate,

ch'è stato? Cos'è? ~ Ma ditelo a me?

Più penso, e rifletto ~ Io meno connetto;

e intanto curioso ~ m'aggiro smanioso,

domando, mi provo ~ mi cerco, e non trovo,

Leonarda, Leonarda ~ narrate cos'è?

LEONARDA

Silenzio, tacete ~ che tutto saprete.

L'affare è bizzarro ~ ed or ve lo narro;

ma zitti, ma quieti ~ non siate indiscreti.

Se no, che vi parli ~ possibil non è.

 
Recitativo

 

Ma zitti, o più non parlo.  

SIMONE

Io più non fiato.

PIPPETTO

Ho il labbro sigillato.

LEONARDA

L'affare è serio assai,

più che voi pensate. L'amorino

non è il signor Gregorio.

SIMONE

Come no?

PIPPETTO

Ma la donna?

LEONARDA

Sta là dentro.

Non fa all'amor con lui, anzi è già moglie.

PIPPETTO

Moglie? Moglie di chi?

LEONARDA

Questo è l'intrico.

È moglie già del...

 

Scena ottava

Gregorio, e don Giulio di dentro, indi in scena dalla porta di mezzo, poi Gilda, ed Enrico dalla Camera interna.

<- Gregorio, Giulio

 

GIULIO

Ma di no, vi dico:  

son padre, e come padre... cosa fate?

(vedendo Pippetto, e Leonarda)

PIPPETTO

Vado via.

SIMONE

Partiremo.

GIULIO

No, restate;

vieni coppia malvagia.

 

<- Gilda, Enrico

PIPPETTO

(Ah! Cosa vedo!)  

GREGORIO

Ma, marchese...

GIULIO

Tacete;

troppo debole il cor nel petto avete.

ENRICO

Ah! di noi che sarà!

GILDA

Niente paura

c'è Gilda tua per te.

GIULIO

Figlio sleale!

Ingratissimo figlio! Esci, va', fuggi,

t'invola ai sguardi miei.

Più tuo padre non son, figlio non sei.

Unico erede mio sia l'innocente

mio secondo ragazzo, e quell'affanno,

che m'hai versato in petto

per un breve capriccio, co' i rimorsi

nella tua verde etade...

Dì, e notte sul tuo cor...

GILDA

Ah! no, fermate:

cagion di tanti sdegni

son io, con l'infelice

frutto dell'amor mio. Ebben, raminga

sola, e lungi n'andrò, ma l'ira vostra

ha bisogno di sangue. Anima cruda!

Vuoi sangue? E sangue avrai.

(snuda un pugnale e afferra per mano don Giulio)

Vieni, vieni, e vedrai.

Vedrai sotto il tuo ciglio

disperata svenar la madre e il figlio.

GIULIO

Svenar potresti un figlio? E tu sei madre?

GILDA

Malediresti un figlio! E tu sei padre?

GREGORIO

Brava!

GIULIO

Che?

GREGORIO

Niente.

GIULIO

Oh dio!

Non resiste il cuor mio.

La natura parlò.

ENRICO

Padre!

GILDA

Signore!...

GIULIO

Amatevi; son uomo: ho in petto un cuore.

LEONARDA

(piano a Pippetto)

Coraggio.

PIPPETTO

(Tremo.) Papà mio... Potrebbe...

far felice me pur.

GIULIO

Che vuoi?

PIPPETTO

Vorrei

giacché siam d'imenei,

sposarmi anch'io?...

GIULIO

Con chi?

PIPPETTO

Con la mia fida

vezzosa Leonardella.

GREGORIO

Misericordia!

GIULIO

E che? Gregorio?

GREGORIO

Amico!

Che cosa v'ho da dir? La donna anziana

è peggio peggio assai d'una terzana.

GIULIO

Perfida!

LEONARDA

Ma le pare?

Promisi a quel ragazzo

del mio cor le primizie

sol per tenerlo in briglia; che del resto...

PIPPETTO

Stelle, che colpo è questo!

Dove trovar più fede

se mentì quella bocca corallina!

Vado a pianger tre mesi giù in cantina.

(parte)

Pippetto ->

 

GREGORIO

Vedete se ho ragion?...  

GIULIO

Purtroppo! Io sono

ripieno di rossor.

GILDA

No, caro padre,

che tal ti chiamerò, sgombra il rossore;

in tempo siamo di emendar l'errore.

Un viaggio pe 'l mondo,

guarirà il marchesino, al suo ritorno

se ancor pazzo restasse il meschinello,

dategli moglie, e metterà cervello.

(accennando Leonarda)

Questa pericolosa

già matura beltà vada lontana.

E al regno del rigore

ne succeda il miglior... regno d'amore.

 
[Rondò finale]

 N 

 

Quel tuo sorriso o padre  

tenero al cor mi scende;

penso alle mie vicende,

e parmi di sognar.

Non più fra tante smanie

palpiterai mio core,

ha vinto, ha vinto amore,

ritorno a respirar.

GIULIO

(Costei m'ha già incantato.

Pazzo finor son stato.

Che donna! Ma che donna!

L'egual, no non si dà.)

GREGORIO

(L'amico c'è cascato,

rimane inzuccherato!

Ci ho gusto, vi ci ho gusto!

Gridar più non potrà.)

ENRICO

Tutto è per noi cangiato,

l'affanno è terminato:

che giubilo! Che gioia!

Il cor giubilerà.

GILDA

Maestro!... Sposo!... Padre!

O che felicità!

Donne care! Qui fra noi

non neghiamo il nostro impero;

ai sapienti, ed agli eroi

noi cangiamo il bianco in nero.

Siamo serve, ma regnamo

siamo nate a comandar.

SIMONE E CORO

Manco male c'è una donna!

Del padron più non temiamo;

c'è una donna; non tremiamo;

s'è finito di penar.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo

Camera nell'appartamento del signor Gregorio; porta in fondo, ed altra a destra; scansie di libri, e sopra busto in gesso di filosofi; scrivania con recapito da scrivere, carte, libri, sfera armillare; da un lato grande orologio sopra un comodino; il fondo della camera è un parato di stoffa antica; sedie.

Enrico, Gilda
 

Gilda mia, per pietà, non pianger tanto

[Duetto]

Enrico, Gilda
<- Gregorio

Son qui signori / Cane! Cane!

[Aria]

Gregorio, poi Gilda e Enrico
Zitta, zitta, non piangete
Enrico, Gilda
Gregorio ->
 
Enrico, Gilda
<- Gregorio
 
Enrico, Gilda
Gregorio ->

Quando avrò fra le braccia il figlio mio

[Scena e Terzetto]

(Giulio da fuori)

Ah! Chi sarà? / Mio padre!

Enrico, Gilda
<- Giulio
Gilda, Giulio e Enrico
Signor / Se parli, o perfida
Gilda, Giulio
Enrico ->

(Gregorio di fuori)

Gilda... Gilda... son io... sono Gregorio

Giulio
Gilda ->

Giulio
<- Gregorio, Bernardino

Ma tanto vi voleva?

Giulio, Gregorio, Bernardino
<- Gilda

Che fate?

Giulio, Gregorio
Gilda, Bernardino ->

Sangue mio? / Ma tant'è / Perfido / Amico

Giulio, Gregorio
<- Gilda, Enrico

[Quintetto]

Giulio, Gregorio, Gilda e Enrico
Alma rea! / Comincia male
Giulio, Gregorio, Gilda, Enrico
<- Leonarda
Leonarda, Gregorio, Giulio, Gilda e Enrico
Dalle camere da basso
Leonarda
Giulio, Gregorio, Enrico, Gilda ->

Dunque... dunque... non è il signor Gregorio

Leonarda
<- Pippetto, servi, Simone

[Coro]

Pippetto, Coro, Simone, Leonarda
Leonarda che fu? / Si può, o non si può?

Ma zitti, o più non parlo

Leonarda, Pippetto, servi, Simone
<- Gregorio, Giulio

Ma di no, vi dico

Leonarda, Pippetto, servi, Simone, Gregorio, Giulio
<- Gilda, Enrico

Ah! Cosa vedo!

Leonarda, servi, Simone, Gregorio, Giulio, Gilda, Enrico
Pippetto ->

Vedete se ho ragion?

[Rondò finale]

Gilda, Giulio, Gregorio, Enrico, Simone e Coro
Quel tuo sorriso o padre
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava
Camera con quattro porte laterali, ed una in mezzo con bussole, e cortine; tavolino con recapito... Camera nell'appartamento del signor Gregorio; porta in fondo, ed altra a destra; scansie di libri, e sopra...
[Sinfonia] [Introduzione] [Cavatina] [Scena e duetto] [Cavatina] [Scena e Cavatina] [Terzetto] [Duetto] [Duetto] [Finale I] [Duetto] [Aria] [Scena e Terzetto] [Quintetto] [Coro] [Rondò finale]
Atto primo

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