Atto primo

 

Scena prima

Gran piazza d'Antiochia magnificamente adorna di trofei militari, composti d'insegne, armi ed altre spoglie di barbari superati. Trono imperiale da un lato. Ponte sul fiume Oronte che divide la città suddetta. Di qua dal fiume Adriano, sollevato sopra gli scudi da' Soldati romani, Aquilio, Guardie e Popolo. Di là dal fiume Farnaspe ed Osroa con séguito di Parti che conducono varie fiere ed altri doni da presentare ad Adriano.

Bozzetti

 Q 

soldati romani, Adriano, Aquilio, guardie, popolo, Farnaspe, Osroa, parti

 
Coro di Soldati romani.

Vivi a noi, vivi all'impero  

grande augusto e la tua fronte

su l'Oronte prigioniero

s'accostumi al sacro allor.

Della patria e delle squadre

ecco il duce ed ecco il padre

in cui fida il mondo intero,

in cui spera il nostro amor.

Palme il Gange a lui prepari

e d'augusto il nome impari

dell'incognito emisfero

il remoto abitator.

 
(nel tempo del coro scende Adriano e sciogliendosi quella connessione d'armi che serviva a sostenerlo, quei soldati che la componevano prendono ordinatamente sito fra gli altri)
 

AQUILIO
(ad Adriano)

Chiede il parto Farnaspe  

di presentarsi a te.

ADRIANO

Venga e s'ascolti.

(Aquilio parte. Adriano sale sul trono e parla in piedi)

 

Valorosi compagni

voi m'offrite un impero

non men col vostro sangue

che col mio sostenuto e non so come

abbia a raccoglier tutto

de' comuni sudori io solo il frutto.

Ma se al vostro desio

contrastar non poss'io, farò che almeno

nel grado a me commesso

mi trovi ognun di voi sempre l'istesso.

A me non servirete.

Alla gloria di Roma, al vostro onore,

alla pubblica speme,

come finor, noi serviremo insieme.

(siede)

 

CORO

Vivi a noi, vivi all'impero

grande augusto e la tua fronte

su l'Oronte prigioniero

s'accostumi al sacro allor.

(nel tempo che si ripete il coro, passano il ponte Farnaspe, Osroa e tutto il seguito de' parti. Tutti preceduti da Aquilio che li conduce)
 

FARNASPE

Nel dì che Roma adora  

il suo cesare in te, dal ciglio augusto

da cui di tanti regni

il destino dipende, un guardo volgi

al principe Farnaspe. Ei fu nemico;

ora al cesareo piede

l'ire depone e giura ossequio e fede.

OSROA
(piano a Farnaspe)

Tanta viltà Farnaspe

necessaria non è...

ADRIANO

Madre comune

d'ogni popolo è Roma. E nel suo grembo

accoglie ognun che brama

farsi parte di lei. Gli amici onora;

perdona a' vinti; e con virtù sublime

gli oppressi esalta ed i superbi opprime.

OSROA

(Che insoffribile orgoglio!)

FARNASPE

Un atto usato

della virtù romana

vengo a chiederti anch'io. Del re de' Parti

geme fra' vostri lacci

prigioniera la figlia.

ADRIANO

E ben?

FARNASPE

Disciogli

signor le sue catene.

ADRIANO

(Oh dèi!)

FARNASPE

Rasciuga

della sua patria il pianto; a me la rendi

e quanto io reco in guiderdon ti prendi.

ADRIANO

Prence in Asia io guerreggio,

non cambio o merco. Ed Adrian non vende

su lo stil delle barbare nazioni

la libertade altrui.

FARNASPE

Dunque la doni.

OSROA

(Che dirà?)

ADRIANO

Venga il padre.

La serbo a lui.

FARNASPE

Dopo il fatal conflitto

in cui tutti per Roma

combatterono i numi, è ignota a noi

del nostro re la sorte. O in altre rive

va sconosciuto errando o più non vive.

ADRIANO

Finché d'Osroa palese

il destino non sia, cura di lei

noi prenderem.

FARNASPE

Già che a tal segno è augusto

dell'onor suo geloso,

questa cura di lei lasci al suo sposo.

ADRIANO

Come! È sposa Emirena?

FARNASPE

Altro non manca

che il sacro rito.

ADRIANO

(Oh dio!)

Ma lo sposo dov'è?

FARNASPE

Signor, son io.

ADRIANO

Tu stesso! Ed ella t'ama?

FARNASPE

Ah fummo amanti

pria di saperlo ed apprendemmo insieme

quasi nel tempo istesso

a vivere e ad amar. Crebbe la fiamma

col senno e con l'età. Dell'alme nostre

si fece un'alma sola

in due spoglie divisa. Io non bramai

che la bella Emirena. Ella non brama

che il suo prence fedel. Ma quando meco

esser doveva in dolce nodo unita

signor, che crudeltà! mi fu rapita.

ADRIANO

(Che barbaro tormento!)

FARNASPE

Ah tu nel volto

signor turbato sei. Forse t'offende

la debolezza mia. Di Roma i figli

so che nascono eroi.

So che colpa è fra voi qualunque affetto

che di gloria non sia. Tanta virtude

da me pretendi invano.

Cesare io nacqui parto e non romano.

ADRIANO

(Oh rimprovero acerbo! Ah si cominci

su' propri affetti a esercitar l'impero.)

Prence della sua sorte

la bella prigioniera arbitra sia.

Vieni a lei. S'ella segue

come credi ad amarti,

allor... (dicasi alfin) prendila e parti.

(scende)

 

Dal labbro che t'accende  

di così dolce ardor

la sorte tua dipende.

(E la mia sorte ancor.)

Mi spiace il tuo tormento,

ne sono a parte e sento

che del tuo cor la pena

è pena del mio cor.

(parte Adriano seguìto da tutte le guardie e soldati romani)

Adriano, soldati romani, Aquilio, guardie, popolo ->

 

Scena seconda

Osroa e Farnaspe.

 

OSROA

Comprendesti, o Farnaspe,  

d'augusto i detti? Ei d'Emirena amante,

di te parmi geloso e fida in lei.

Amasse mai costei

il mio nemico! Ah questo ferro istesso,

innanzi alle tue ciglia,

vorrei... No, non lo credo. Ella è mia figlia.

FARNASPE

Mio re che dici mai? Cesare è giusto,

ella è fedele. Ah qual timor t'affanna!

OSROA

Chi dubita d'un mal, raro s'inganna.

FARNASPE

Io volo a lei. Vedrai...

OSROA

Va' pur ma taci

ch'io son fra' tuoi seguaci.

FARNASPE

Anche alla figlia?

OSROA

Sì. Saprai quando torni

tutti i disegni miei.

FARNASPE

Sì sì mio re, ritornerò con lei.

 

Già presso al termine  

de' suoi martiri,

fugge quest'anima,

sciolta in sospiri,

sul volto amabile

del caro ben.

Fra lor s'annodano

sul labbro i detti

e il cor, che palpita

fra mille affetti,

par che non tolleri

di starmi in sen.

(parte seguìto da tutto l'accompagnamento barbaro)

Farnaspe, parti ->

 

Scena terza

Osroa solo.

 

 

Dalla man del nemico  

il gran pegno si tolga

che può farmi tremare. E poi si lasci

libero il corso al mio furor. Paventa

orgoglioso roman d'Osroa lo sdegno.

Son vinto e non oppresso

e sempre a' danni tuoi sarò l'istesso.

 

Sprezza il furor del vento  

robusta quercia, avvezza

di cento verni e cento

l'ingiurie a tollerar.

E se pur cade al suolo,

spiega per l'onde il volo

e con quel vento istesso

va contrastando in mar.

(parte)

Osroa ->

 
 

Scena quarta

Appartamenti destinati ad Emirena nel palazzo imperiale.
Aquilio, poi Emirena.

 Q 

Aquilio

 

AQUILIO

Ah se con qualche inganno  

non prevengo Emirena, io son perduto.

Cesare generoso

a Farnaspe la rende, ancor che amante.

E se tal fiamma oblia,

che ad arte io fomentai, farà ritorno

all'amor di Sabina, il cui sembiante

porto sempre nel cor. Numi in qual parte

Emirena s'asconde? Eccola. All'arte.

 

<- Emirena

EMIRENA

È vero, Aquilio, o troppo  

credula io sono? Il mio Farnaspe è giunto?

AQUILIO

Così non fosse.

EMIRENA

E perché mai t'affligge

la mia felicità?

AQUILIO

La tua sventura

principessa io compiango. Ah se vedessi

da quai furie agitato

augusto è contro te? Farnaspe a lui

ti richiese, gli disse

che t'ama, che tu l'ami e mille in seno

di cesare ha destate

smanie di gelosia. Freme, minaccia,

giura che in Campidoglio,

se in te non è la prima fiamma estinta,

ei vuol condurti al proprio carro avvinta.

EMIRENA

Questo è l'eroe del vostro Tebro? Questo

è l'idolo di Roma? A me promise

che al rossor del trionfo

esposta non sarei. Non è fra voi

dunque il mancar di fé colpa agli eroi.

AQUILIO

Se un violento amore

agita i sensi e la ragione oscura,

Emirena gli eroi cangian natura.

EMIRENA

In trionfo Emirena? Ah non lo speri.

Non è l'Africa sola

feconda d'eroine. In Asia ancora

si sa morir.

AQUILIO

Barbara legge invero!

Ch'una real donzella

debba del volgo alla licenza esposta

strascinar le catene, udirsi a nome

per ischerno chiamar, vedersi a dito

disegnar per le vie... Solo il pensarlo

mi fa gelar.

EMIRENA

Né vi sarà riparo?

AQUILIO

Il più certo è in tua man. Cesare viene

ad offrirti Farnaspe. Egli il tuo core

spera scoprir così. Deh non fidarti

della sua simulata

tranquillità. Deludi

l'arte con l'arte. Il caro prence accogli

con accorta freddezza. Il don ricusa

della sua man. Misura i detti; e vesti

di tale indifferenza il tuo sembiante

come se più di lui non fossi amante.

EMIRENA

E il povero Farnaspe

di me che mai direbbe? Ah tu non sai

di qual tempra è quel cuore. Io lo vedrei

a tal colpo morir sugli occhi miei.

AQUILIO

Addio. Pensaci e trova,

se puoi, miglior consiglio.

EMIRENA

Odimi. Almeno

corri, previeni il prence...

AQUILIO

Eccolo.

EMIRENA

O dio!

AQUILIO

Armati di fortezza. Io t'insegnai

ad evitare il tuo destin funesto.

(parte)

Aquilio ->

 

EMIRENA

Misera me! Che duro passo è questo.

 

Scena quinta

Adriano, Farnaspe ed Emirena.

<- Adriano, Farnaspe

 

ADRIANO
(a Farnaspe)

Principe, quelle sono  

le sembianze che adori?

FARNASPE

Oh dio! Son quelle

che sempre agli occhi miei sembran più belle.

ADRIANO

(Costanza o cor.) Vaga Emirena osserva

con chi ritorno a te. Più dell'usato

so che grato ti giungo. Afferma il vero.

EMIRENA

Chi è signor questo stranier?

FARNASPE

Straniero!

ADRIANO

E no 'l conosci?

EMIRENA

Affatto

non m'è ignoto quel volto. Il vidi altrove...

N'ho ancor l'idea presente...

Ma... dove fu... non mi ritorna in mente.

(Che pena è simular!)

ADRIANO

Principe, è questa

colei che teco apprese

a vivere e ad amar?

FARNASPE

Vedi che meco

gode scherzar.

EMIRENA

Non ha sì lieto il core

chi si trova in catene.

FARNASPE

Né sai qual io mi sia?

EMIRENA

Non mi sovviene.

(Che affanno!)

ADRIANO

(Che piacer!)

FARNASPE

Bella Emirena,

mi tormentasti assai.

Basta così. Che nuovo stile è questo

d'accoglier chi t'adora? Il tuo Farnaspe...

EMIRENA

Tu sei Farnaspe! Al nome

ti riconosco adesso.

FARNASPE

Oh dèi!

EMIRENA

Perdona

l'involontario oltraggio. Al tuo valore

so quanto debba il padre mio. Rammento

più d'una tua vittoria

e de' meriti tuoi serbo memoria.

FARNASPE

Ah ritorna più tosto

a scordarti di me. M'offende meno

la tua dimenticanza.

EMIRENA

In che t'offendo

se i merti tuoi, se i miei doveri accenno?

FARNASPE

Giusti dèi, qual freddezza! Io perdo il senno.

ADRIANO

Chi m'inganna di voi? Finge Emirena?

O simula Farnaspe? Esser mentito

dée l'amore o l'oblio.

EMIRENA

Chi t'inganna io non son.

FARNASPE
(ad Adriano)

Dunque son io.

EMIRENA

(Oh tormento!)

ADRIANO

Se fosse

rispetto o principessa il tuo ritegno,

abbandonalo pur. Del core altrui

non son tiranno. Ecco il tuo ben. Te 'l rendo,

se verace è l'affetto.

EMIRENA

(Non ti credo.)

FARNASPE

Rispondi.

EMIRENA

Io non l'accetto.

ADRIANO
(a Farnaspe)

Udisti?

FARNASPE

Ove son mai! Sogno? Deliro?

Io mi sento morir.

EMIRENA

(Questo è martiro.)

FARNASPE

Principessa, idol mio, che mai ti feci?

Son reo di qualche fallo?

Sei sdegnata con me? Dubiti forse

dell'amor mio verace?

Parla.

EMIRENA

(Che posso dir?) Lasciami in pace.

ADRIANO
(a Farnaspe)

Disingannati alfin.

FARNASPE

Dunque son queste

le tenere accoglienze?

I trasporti d'amor? Poveri affetti!

Sventurato Farnaspe!

Emirena infedel! Spiegami almeno

l'arte con cui di così lungo amore

imparasti a scordarti.

EMIRENA

Deh per pietà, taci Farnaspe e parti.

FARNASPE

Che tirannia! T'ubbidirò crudele

ma guardami una volta. In questa fronte

leggi dell'alma mia... No, non mirarmi

barbara, già che vuoi

che ubbidisca Farnaspe i cenni tuoi.

 

Dopo un tuo sguardo ingrata  

forse non partirei,

forse mi scorderei

tutta l'infedeltà.

Tu arrossiresti in volto,

io sentirei nel core

più che del mio dolore

del tuo rossor pietà.

(parte)

Farnaspe ->

 

Scena sesta

Adriano ed Emirena.

 

ADRIANO

Dove, Emirena?  

EMIRENA

A pianger sola. Il pianto

libero almen mi resti,

già che tutto perdei.

ADRIANO

Nulla perdesti.

Io perdei la mia pace

cara negli occhi tuoi. L'arbitra sei

tu della sorte mia. Tu far mi puoi

o misero o felice

e del tuo vincitor sei vincitrice.

EMIRENA

Più rispetto sperava

da te la mia virtù. L'animo regio

non si perde col regno,

che se 'l regno natio

era della fortuna, il core è mio.

ADRIANO

(Bella fierezza!) E qual oltraggio soffre

la tua virtù dal mio sincero affetto?

Posso offrirti, se vuoi,

e l'impero e la man.

EMIRENA

No che non puoi.

Arbitro della terra

sei servo alla tua Roma. Ella ha rossore

fra le spose latine

di contar le regine. È noto a noi

di Cleopatra il fato,

l'esule Berenice e Tito ingrato.

ADRIANO

Era più nuova allora

la servitude a Roma. Or per lung'uso

è al giogo avvezza e sollevar non osa

l'incallita cervice.

EMIRENA

E s'ella il soffre,

Sabina il soffrirà? Promessa a lei

è la tua man.

ADRIANO

No 'l niego. Anzi ne fui

tenero amante e l'adorai fedele

quasi due lustri interi. Alfine eterni

hanno a durar gli amori? Io non suppongo

in lei tanta costanza. Avrà cambiato

senza fallo pensier, come d'aspetto

la mia sorte cambiò. Veduto allora

non avevo il tuo volto; ero privato;

ero vicino a lei. Sospiro adesso

ne' lacci tuoi; porto l'alloro in fronte;

e Sabina è sul Tebro, io sull'Oronte.

 

Scena settima

Aquilio frettoloso e detti.

<- Aquilio

 

AQUILIO

Signor...  

ADRIANO

Che fu?

AQUILIO

Dalla città latina

giunge...

ADRIANO

Chi giunge mai?

AQUILIO

Giunge Sabina.

ADRIANO

Sommi dèi!

EMIRENA

(Qual soccorso!)

ADRIANO

E che pretende

per sì lungo cammin... senza mio cenno...

Non t'ingannasti già?

AQUILIO

Senti il tumulto

del popolo seguace

che la saluta augusta.

ADRIANO

Aquilio, oh dio,

va', conducila altrove. In questo stato

non mi sorprenda. A ricompormi in volto

chiedo un momento. Ah poni ogni arte in uso.

AQUILIO

Signor viene ella stessa.

ADRIANO

Io son confuso.

 

Scena ottava

Sabina con séguito di Matrone e Cavalieri romani, e detti.

<- Sabina, matrone, cavalieri romani

matrone, cavalieri romani ->

 

SABINA

Sposo, augusto, signor. Questo è il momento  

che tanto sospirai. Giunse una volta;

son pur vicina a te. Che vita amara

trassi da te divisa! Il tuo coraggio

quanto tremar mi fece! In ogni impresa

ti seguitai coll'alma

fra le barbare schiere e le latine.

Soffri che adorno alfine

di quel lauro io ti miri

che costa all'amor mio tanti sospiri.

ADRIANO

(Che dirò?)

SABINA

Non rispondi?

ADRIANO

Io non sperai...

Potevi pure... (Oh dio!) Chiede ristoro

la tua stanchezza. Olà. Di questo albergo

a' soggiorni migliori

passi Sabina; e al par di noi s'onori.

SABINA

E tu mi lasci? Il mio riposo io venni

a ricercare in te.

ADRIANO

Perdona. Altrove

grave cura mi chiama.

SABINA

Io non ritrovo

in cesare Adriano. Ah se l'impero

la pace t'involò, si lasci o sposo.

Non vaglion mille imperi il tuo riposo.

 

ADRIANO

È vero che oppresso  

la sorte mi tiene;

ma reo di mie pene

l'impero non è.

Io formo a me stesso

l'affanno che provo.

Sul soglio no 'l trovo,

lo porto con me.

(parte)

Adriano ->

 

Scena nona

Sabina, Emirena, Aquilio.

 

SABINA

Aquilio, io non l'intendo.  

AQUILIO
(piano a Sabina)

E pur l'arcano

è facile a spiegar. Cesare è amante.

Questa è la tua rival.

EMIRENA

Pietosa augusta,

se lungamente il cielo

a cesare ti serbi, una infelice

compatisci e soccorri. E regno e sposo

e patria e genitor, tutto perdei.

SABINA

(Mi deride l'altera!)

EMIRENA

Un bacio intanto

sulla cesarea man...

SABINA

(ritirandosi)

Scostati. Ancora

non son moglie d'augusto; e quanto dici

misera tu non sei. Poco ti tolse

lasciandoti il tuo volto

l'avversa sorte. Acquisterai se vuoi

più di quel che perdesti. E forse io stessa

la pietà che mi chiedi

mendicherò da te.

EMIRENA

La mia catena...

SABINA

Non più. Lasciami sola.

EMIRENA

(Oh dei, che pena!)

 

Prigioniera abbandonata  

pietà merto e non rigore.

Ah fai torto al tuo bel cuore

disprezzandomi così.

Non fidarti della sorte.

Presso al trono anch'io son nata.

E ancor tu fra le ritorte

sospirar potresti un dì.

(parte)

Emirena ->

 

Scena decima

Sabina ed Aquilio.

 

AQUILIO

(Tentiam la nostra sorte.)  

SABINA

Il caso mio

non fa pietade Aquilio?

AQUILIO

È grande invero

l'ingiustizia d'augusto. Ei non prevede

come puoi vendicarti. A te non manca

né beltà né virtù. Qual freddo core

non arderà per te? Sugli occhi suoi

dovresti...

SABINA
(con serietà e sdegno)

Che dovrei?

AQUILIO

Seguitarlo ad amar, mostrar costanza,

e farlo vergognar d'esserti infido.

(Si turba il mar. Facciam ritorno al lido.)

 

Vuoi punir l'ingrato amante?  

Non curar novello amore.

Tanto serbati costante

quanto infido egli sarà.

Chi tradisce un traditore

non punisce i falli sui;

ma giustifica l'altrui

con la propria infedeltà.

(parte)

Aquilio ->

 

Scena undicesima

Sabina sola.

 

 

Io piango! Ah no, la debolezza mia  

palese almen non sia. Ma il colpo atroce

abbatte ogni virtù. Vengo il mio bene

fino in Asia a cercar: lo trovo infido,

al fianco alla rivale;

che in vedermi si turba;

m'ascolta appena, e volge

altrove il passo:

né pianger debbo?

Ah, piangerebbe un sasso.

 

Numi se giusti siete  

rendete a me quel cor.

Mi costa troppe lagrime

per perderlo così.

Voi lo sapete, è mio.

Voi l'ascoltaste ancor

quando mi disse addio,

quando da me partì.

(parte)

Sabina ->

 
 

Scena dodicesima

Cortili nel palazzo imperiale con veduta interrotta d'una parte del medesimo che soggiace ad incendio ed è poi diroccata da guastatori. Notte.
Osroa dalla reggia con face nella destra e spada nuda nella sinistra. Séguito d'Incendiari parti. E poi Farnaspe.

 Q 

Osroa, incendiari parti

 

OSROA

Feroci parti, al nostro ardir felice  

arrise il ciel. Della nemica reggia

volgetevi un momento

le ruine a mirar. Pure è sollievo

nelle perdite nostre

quest'ombra di vendetta. Oh come scorre

l'appreso incendio! E quanti al cielo inalza

globi di fumo e di faville! Ah fosse

raccolto in quelle mura

ch'or la partica fiamma abbatte e doma

tutto il senato, il Campidoglio e Roma.

 

<- Farnaspe

FARNASPE

Osroa, mio re.  

OSROA

(accennando l'incendio)

Guarda Farnaspe. È quella

opera di mia man.

FARNASPE

Numi! E la figlia?

OSROA

Chi sa. Fra quelle fiamme

col suo cesare avvolta

forse de' torti tuoi paga le pene.

FARNASPE

Ah Emirena. Ah mio bene.

(vuol partire)

OSROA

Ascolta. E dove?

FARNASPE

A salvarla e morir.

(vuol partire)

OSROA

Come! Un'ingrata

che ci manca di fé, pone in oblio...

FARNASPE

È spergiura, lo so, ma è l'idol mio.

(getta il manto ed entra tra le fiamme e le ruine della reggia)

 

Farnaspe ->

OSROA

Se quel folle si perde  

noi serbiamoci, amici, ad altre imprese.

Vadan le faci a terra. Al noto loco

ritornate a celarvi.

(parte il seguito)

incendiari parti ->

 

 

E pure ad onta

del mio furor, sento che padre io sono.

Non so quindi partir. Sempre mi volgo

di nuovo a quelle mura; eh non s'ascolti

una vil tenerezza. Ah forse adesso

però spira la figlia. E forse a nome

moribonda mi chiama. A tempo almeno

fosse giunto Farnaspe. Il lor destino

voglio saper. Dove m'inoltro? Oh dèi

di qua gente s'appressa;

di là cresce il tumulto; e tutto in moto

è il cesareo soggiorno. Oh amico! Oh figlia!

Parto? Resto? Che fo? Senza salvarli

mi perderei. Ma già che tutto o numi

volevate involarmi,

questi deboli affetti a che lasciarmi?

(fugge)

Osroa ->

 

Scena tredicesima

Sabina, poi Aquilio, indi Adriano, tutti con Séguito.

<- Sabina, seguito di Sabina

<- Aquilio, seguito di Aquilio

 

SABINA

E nessuno sa dirmi  

se sia salvo il mio sposo! Aquilio, ah dove,

dov'è cesare?

AQUILIO

Almeno

lasciami respirar.

SABINA

Dove s'aggira?

Parla.

AQUILIO

Ma s'io no 'l so.

SABINA

Questo è lo stile

del gregge adulator che adora il trono,

non il monarca. Infin ch'è il ciel sereno,

tutti gli siete intorno e lo seguite.

Se s'intorbida il ciel, tutti fuggite.

 

<- Adriano, seguito di Adriano

AQUILIO

Eccolo. Non sdegnarti.  

SABINA

Augusto. Io torno in vita.

ADRIANO
(a Sabina)

Emirena vedesti?

SABINA

Io te cercai.

ADRIANO
(ad Aquilio)

Emirena dov'è?

AQUILIO

Ne corro in traccia

né ancor m'avvengo in essa.

ADRIANO

Misera principessa!

(in atto di partire)

SABINA

Odi. E non miri

come cresce l'incendio? Ah tu non pensi

al riparo signor.

ADRIANO

Le accese mura

si dirocchino, Aquilio, acciò non passi

alle intatte la fiamma.

(con fretta come sopra)

AQUILIO

All'opra io volo.

(parte Aquilio)

Aquilio, seguito di Aquilio ->

 

SABINA

Ma cesare.  

ADRIANO
(con impazienza)

(Che pena!)

SABINA

E di te stesso

prendi sì poca cura? Ove t'inoltri

fra' notturni tumulti? Un traditore

non potresti incontrar? Forse che ad arte

fu desto questo incendio. Il reo si scopra

pria di fidarti.

ADRIANO

È già scoperto il reo.

Lo conosco. È Farnaspe. Amor lo spinse

all'atto disperato; in mezzo all'opra

fu colto da' custodi; è fra catene;

non v'è più da temer.

(tutto con fretta partendo)

SABINA

Dunque lo stolto...

ADRIANO

(Se non trovo Emirena, io nulla ascolto.)

(parte)

Adriano, seguito di Adriano ->

 

Scena quattordicesima

Sabina e poi Emirena.

 

SABINA

Senti... Come mi lascia!  

Che disprezzo crudel! Tutto si soffra.

Seguiamo i passi suoi.

(in atto di partire)

 

<- Emirena

EMIRENA

Soccorso. Aita  

Sabina.

SABINA

(Eterni dèi!

Mancava ad insultarmi anche costei.)

EMIRENA

Che avvenne, augusta?

SABINA

E a me lo chiedi? Intendo.

Vuoi che de' tuoi trionfi

t'applaudisca il mio labbro. È vero, è vero.

Son que' begli occhi tuoi

rei di mille ferite. A lor talento

si sconvolgono i regni. Ognun t'adora,

ti cede ogni beltà. Sparta non vanti

la combattuta greca. Ostenta ancora

le meraviglie sue l'età novella.

Tu sei l'Elena nostra; e Troia è quella.

(accenna le fiamme)

EMIRENA

Ah qual senso nascosto

celano i detti tui?

SABINA

Farnaspe te 'l dirà. Chiedilo a lui.

(parte)

Sabina, seguito di Sabina ->

 

Scena quindicesima

Farnaspe, incatenato fra le Guardie romane, ed Emirena.

<- Farnaspe, guardie romane

 

EMIRENA

Farnaspe!  

FARNASPE

Principessa!

EMIRENA

Tu prigionier!

FARNASPE

Tu salva!

EMIRENA

Agl'infelici

difficile è il morir. Di quelle fiamme

sei tu forse l'autor?

FARNASPE

No; ma si crede.

EMIRENA

Perché?

FARNASPE

Perché son parto,

perché son disperato, in quelle mura

perché fui colto.

EMIRENA

E a che venisti?

FARNASPE

Io venni

a salvarti e morir. L'ultimo dono

forse ottenni dal ciel. Ma non la sorte

che tu debba la vita alla mia morte.

EMIRENA

Deh pietosi ministri

disciogliete que' lacci. O meco almeno

dividetene il peso.

FARNASPE

Ah perché mai

mi schernisci così? Troppo è crudele

questa finta pietà.

EMIRENA

Finta la chiami?

FARNASPE

Come crederla vera? Assai diversa

parlasti, o principessa.

EMIRENA

Il parlar fu diverso. Io fui l'istessa.

FARNASPE

Ma le fredde accoglienze?

EMIRENA

Eran timore

d'irritar d'Adriano il cor geloso.

FARNASPE

E da lui che temevi?

EMIRENA

D'un trionfo il rossor.

FARNASPE

Se generoso

la mia destra t'offerse.

EMIRENA

Arte inumana

per leggermi nel cor.

FARNASPE

Dunque son io...

EMIRENA

La mia speme, il mio amor.

FARNASPE

Dunque tu sei...

EMIRENA

La tua sposa costante.

FARNASPE

E vivi...

EMIRENA

E vivo

fedele al mio Farnaspe. A lui fedele

vivrò fino alla tomba. E dopo ancora

ne porterò nell'alma

l'immagine scolpita,

se rimane agli estinti orma di vita.

FARNASPE

Non più, cara, non più. Basta, ti credo.

Detesto i miei sospetti.

Te ne chieggo perdon. Barbare stelle,

e pure ad onta vostra

misero non son io. Disfido adesso

i tormenti, gli affanni,

le furie de' tiranni,

la vostra crudeltà. M'ama il mio bene.

Il suo labbro me 'l dice;

e in faccia all'ire vostre io son felice.

EMIRENA

Ah non partir.

FARNASPE

Conviene

seguir la forza altrui.

EMIRENA

Mi lasci. Oh dio.

Che mai sarà di te?

FARNASPE

Nulla pavento.

Sarà la morte istessa

terribile soltanto

che negato mi sia morirti accanto.

 

Se non ti moro allato  

idolo del cor mio,

col tuo bel nome amato

fra' labbri io morirò.

Addio, mia vita, addio.

Non piangere il mio fato.

Misero non son io;

sei fida ed io lo so.

(parte)

Farnaspe, guardie romane ->

 

Scena sedicesima

Emirena sola.

 

 

S'è ver che i mali altrui  

siano a' propri sollievo, a me pensate

anime sventurate. Avrete pace

nel veder quanto sia

della vostra peggior la sorte mia.

 

Infelice invan mi lagno  

qual dolente tortorella

che cercando il suo compagno

lo ritrova prigionier.

Sempre quella ov'ei soggiorna

vola e parte e fugge e torna,

com'io vo fra le catene

il mio bene a riveder.

(parte)

Sfondo schermo () ()

Emirena ->

 
Segue il ballo di Guastatori, i quali estinguono l'incendio del palazzo imperiale, diroccandone una parte, e poi danzano in segno d'allegrezza.

<- guastatori

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Gran piazza d'Antiochia magnificamente adorna di trofei militari, composti d'insegne, armi ed altre spoglie di barbari; trono imperiale da un lato; ponte sul fiume Oronte che divide la città suddetta.

soldati romani, Adriano, Aquilio, guardie, popolo, Farnaspe, Osroa, parti
 

(Adriano è sollevato sopra gli scudi dai soldati romani; i parti conducono varie fiere ed altri doni)

Chiede il parto Farnaspe

 

Nel dì che Roma adora

Farnaspe, Osroa, parti
Adriano, soldati romani, Aquilio, guardie, popolo ->

Comprendesti, o Farnaspe

Osroa
Farnaspe, parti ->

Dalla man del nemico

Osroa ->

Appartamenti destinati ad Emirena nel palazzo imperiale.

Aquilio
 

Ah se con qualche inganno

Aquilio
<- Emirena

È vero, Aquilio, o troppo

Emirena
Aquilio ->

Emirena
<- Adriano, Farnaspe

Principe, quelle sono

Emirena, Adriano
Farnaspe ->

Dove, Emirena? / A pianger sola. Il pianto

Emirena, Adriano
<- Aquilio

Signor / Che fu? / Dalla città latina

Emirena, Adriano, Aquilio
<- Sabina, matrone, cavalieri romani
Emirena, Adriano, Aquilio, Sabina
matrone, cavalieri romani ->

Sposo, augusto, signor. Questo è il momento

Emirena, Aquilio, Sabina
Adriano ->

Aquilio, io non l'intendo / E pur l'arcano

Aquilio, Sabina
Emirena ->

Tentiam la nostra sorte / Il caso mio

Sabina
Aquilio ->

Io piango! Ah no, la debolezza mia

Sabina ->

Cortili nel palazzo imperiale con veduta interrotta d'una parte del medesimo che soggiace ad incendio; notte.

Osroa, incendiari parti
 

Feroci parti, al nostro ardir felice

Osroa, incendiari parti
<- Farnaspe

Osroa, mio re / Guarda Farnaspe. È quella

Osroa, incendiari parti
Farnaspe ->

Se quel folle si perde

Osroa
incendiari parti ->

Osroa ->
<- Sabina, seguito di Sabina
Sabina, seguito di Sabina
<- Aquilio, seguito di Aquilio

E nessuno sa dirmi

Sabina, seguito di Sabina, Aquilio, seguito di Aquilio
<- Adriano, seguito di Adriano

Eccolo. Non sdegnarti

Sabina, seguito di Sabina, Adriano, seguito di Adriano
Aquilio, seguito di Aquilio ->

Ma cesare / Che pena! / E di te stesso

Sabina, seguito di Sabina
Adriano, seguito di Adriano ->

Senti... Come mi lascia!

Sabina, seguito di Sabina
<- Emirena

Soccorso. Aita

Emirena
Sabina, seguito di Sabina ->
Emirena
<- Farnaspe, guardie romane

Farnaspe! / Principessa!

Emirena
Farnaspe, guardie romane ->

S'è ver che i mali altrui

Emirena ->
<- guastatori

(ballo di guastatori, i quali estinguono l'incendio del palazzo imperiale, diroccandone una parte, e poi danzano in segno d'allegrezza)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima
Gran piazza d'Antiochia magnificamente adorna di trofei militari, composti d'insegne, armi... Appartamenti destinati ad Emirena nel palazzo imperiale. Cortili nel palazzo imperiale con veduta interrotta d'una parte del medesimo che soggiace ad incendio; notte. Galleria negli appartamenti d'Adriano corrispondente a diversi gabinetti. Deliziosa per cui si passa a' serragli di fiere. Sala terrena con sedie. Luogo magnifico del palazzo imperiale; scale per cui si scende alle ripe dell'Oronte; veduta di campagna e...
Atto secondo Atto terzo

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