Stanza del Doge nel palazzo ducale in Genova; porte laterali; da un poggiolo si vede la città; un tavolo: un'anfora e una tazza; annotta.
Quei due vedesti? / Sì / Li traggi tosto
(Paolo estrae un'ampolla, ne vuota il contenuto nella tazza)
Qui ti stillo una lenta, atra agonia...
[N. 12 - Scena e duetto Paolo - Andrea]
[N. 13 - Scena ed aria Gabriele]
O inferno! Amelia qui! L'ama il vegliardo!...
Che parlo!... ohimè!... deliro!...
[N. 14 - Scena e duetto Amelia - Gabriele]
Tu qui? / Amelia! / Chi il varco t'apria?
Il Doge vien, scampo non hai. T'ascondi!
(Amelia nasconde Gabriele sul poggiolo)
[N. 15 - Scena e terzetto. Finale II]
Figlia! / Sì afflitto, o padre mio? / T'inganni
Doge! ancor proveran la tua clemenza
(il Doge si addormenta)
Ei dorme!... quale sento ritegno?
(Gabriele va per trafiggere il Doge, ma Amelia va a porsi tra esso ed il padre)
Insensato! Vecchio inerme il tuo braccio colpisce!
Quai gridi? / I tuoi nemici / Il so / S'addensa