Atto terzo

 

Scena prima

Camera.
Petronilla, Luigino, Angiolina, Rosina e Claudio.

 Q 

Petronilla, Luigino, Angiolina, Rosina, Claudio

 

TUTTI

Viva, viva, allegramente;  

la nostr'opera ha incontrato;

l'impresario sconsolato

questa volta non sarà.

 

ANGIOLINA

Signora Petronilla,  

mi consolo con lei.

PETRONILLA

Con lei di core

me ne consolo anch'io.

ROSINA

Bravo, Luigino mio.

LUIGINO

Brava, Rosina.

CLAUDIO

Tutti allegri siam noi questa mattina.

 

Scena seconda

Monsieur Lorano e detti.

<- Lorano

 

LORANO

Vivano lor signori,  

viva il merito lor; me ne consolo.

Son venuto di volo

a fare il mio dovere,

per eccesso di gioia e di piacere.

ANGIOLINA
(a Lorano)

Il libro è cosa sua.

LORANO

Sì, ma a che serve

che il libro sia passabilmente buono,

se le attrici e gli attor bravi non sono?

ANGIOLINA

Cosa le par, signore,

del primo buffo? Si è portato bene?

LORANO

Non saprei. Non conviene

a me dire opinion.

PETRONILLA

La parte sua

l'ha fatta a meraviglia.

LORANO

Il poveruomo

fa quel che può.

LUIGINO

Non si potea far meglio.

ROSINA

Non si può recitar più al naturale.

CLAUDIO

Egli è comico molto, e molto vale.

LORANO

Basta, basta, signori.

ANGIOLINA

Oh, quest'è bella!

Se a noi piace lodare il primo buffo;

cosa c'entrate voi?

LORANO

Dirò... per dirla...

è tanto amico mio,

e tanto son con lui medesimato,

che con esso mi par d'esser lodato.

CLAUDIO

Non è picciol vantaggio,

per un che fa la professione nostra,

esser amico del poeta. È vero

che ci vuol, per piacere,

talento, abilità, voce e natura,

ma quando per ventura

al suo dosso tagliato è il vestimento,

s'ha un vantaggio del trenta e più per cento.

 

Per ciò le virtuose  

coltivano i poeti,

perché più mansueti

si rendano con lor.

Talvolta li regalano...

(Lorano fa cenno di no)

 

Che dite? non è ver?

Oh, in questo mi perdonino,

io parlo con rispetto:

un qualche regaletto

sarebbe di dover.

(parte)

Claudio ->

 

Scena terza

Tutti i suddetti, fuori di Claudio.

 

ANGIOLINA
(a Lorano)

Che dite voi di un tal pensiere, indegno  

del poetico onor?

LORANO

Dirò, madama;

non chiedo e non pretendo,

ma delle gentilezze io non mi offendo.

PETRONILLA

Parliam d'un'altra cosa.

ROSINA

Sì, del libro

parliam che s'ha da far.

LUIGINO

La parte mia

può sapersi, signor, che cosa sia?

 

Scena quarta

Claudio e detti.

<- Claudio

 

CLAUDIO

Presto, presto, signori,  

venghino di là in sala. Un gran rinfresco

di caffè, cioccolata e biscottini,

da quattro uomini carchi fu portato,

e non vogliono dir chi l'ha mandato.

ANGIOLINA

Chi esser può, che lo mandi?

ROSINA

Non saprei.

PETRONILLA

Per me giudicherei

che fosse l'impresario.

CLAUDIO

Oibò, quest'è un giudizio temerario.

ANGIOLINA
(a Lorano)

Che fosse il protettor?

LORANO

Saria capace;

generoso è, si sa; ma poiché sono

tai protezioni troppo spesso in uso,

ei non vorrà introdurre un tal abuso.

ANGIOLINA

Monsieur Loran, sarebbe mai pericolo

che fosse tal sorpresa

una vostra finezza?

LORANO

Io? Pensate!

I rinfreschi che io do, non son triviali:

son canzoni, sonetti e madrigali.

Ma non vien l'impresario, e intorno al libro

vorrei si concludesse in questo giorno.

Vo a veder se lo trovo, e poi ritorno.

(parte)

Lorano ->

 

CLAUDIO

Via, signori, al rinfresco andiamo; andiamo,

io sarò il condottier.

(parte)

Claudio ->

 

ROSINA

Per me son lesta.

(Chi sa che me non abbia regalata,

quel ch'al poeta mi ha raccomandata?)

(parte)

Rosina ->

 

ANGIOLINA

(Chi sa che a me non faccia

il rinfresco mandare il primo buffo,

e che gli altri per me godino a uffo?)

(parte)

Angiolina ->

 

LUIGINO

Sia chi esser si voglia

l'autor di una finezza sì compita,

farò onor a chi manda, ed è finita.

(parte)

Luigino ->

 

Scena quinta

Petronilla sola.

 

 

Ognun pensi a sua voglia, io per me credo  

che accettare il rinfresco non convenga,

quando che non si sa da dove venga.

Non credo che tacciata

sarò per ciò di sostenuta. Io sempre

ho amato più dell'oro

un po' di convenienza e di decoro.

 

È un dono del cielo  

l'onesto decoro,

che vale un tesoro,

che prezzo non ha.

O mal lo conosce,

o molto no 'l cura,

chi il dono trascura

con troppa viltà.

(parte)

Petronilla ->

 
 

Scena sesta

Sala.
Un Servitore, poi Rosina, poi Angiolina, poi Luigino.

 Q 

servitore

<- Rosina

 

ROSINA
(al servitor, con fretta)

Il rinfresco dov'è?  

 

<- Angiolina

ANGIOLINA
(al servitor, come sopra)

Dov'è andato il caffè?

 

<- Luigino

LUIGINO
(al servitor, come sopra)

Che fu del cioccolato?

ROSINA
(al servo)

Come?

ANGIOLINA
(al servo)

Che cos'è stato?

LUIGINO
(al servo)

E la biscotteria?

ROSINA

Che?

ANGIOLINA

Non c'è più?

LUIGINO

L'hanno portata via?

 

Scena settima

Claudio e detti.

<- Claudio

 

CLAUDIO

Zitto, signori miei,  

vi dirò quel ch'è stato:

gli uomini avean fallato, e il bel rinfresco,

ch'io credea per le nostre virtuosine,

fu trasportato dalle ballerine.

ANGIOLINA

Se lo godino pure.

ROSINA

A queste cose

io non ci ho verun senso.

LUIGINO

Poco ci penso anch'io, ma pur ci penso.

CLAUDIO

Se qua fossimo stati tutti uniti

allorquando è venuto,

a quest'ora saria bell'e bevuto.

ROSINA

In fatti ella è così; da questi giorni

le finezze maggiori,

i miglior protettori,

son per le ballerine. Affé di mio,

voglio ballare anch'io. Vo' un po' vedere

se è il cantare o il ballar miglior mestiere.

 

Mi par nella persona  

d'averci abilità;

e poi, non sarò buona

per far la ra la ra?

Se non arrivo il salto

poter spiccar in alto,

farò com'altre fanno:

le spalle salteranno,

la testa ballerà.

(parte)

Rosina ->

 

Scena ottava

Angiolina, Luigino e Claudio.

 

ANGIOLINA

Oibò; che gran pazzia! Si son vedute  

bensì più ballerine

lasciar il ballo ed abbracciare il canto,

ma esempio non si è dato,

ch'abbian prima cantato e poi ballato.

Il ballo io non disprezzo, ma soltanto

mi fa un po' di dispetto

sentir, quando si canta,

parlar, rumoreggiar senza intervallo,

e silenzio poi far quand'esce il ballo.

(parte)

Angiolina ->

 

Scena nona

Luigino e Claudio.

 

CLAUDIO

Dica quel che sa dir, non vi è rimedio;  

ora dello spettacol teatrale

la parte principale

la musica non è, ma per finezza

si vuol dall'uditorio,

che noi siamo del ballo un accessorio.

(parte)

Claudio ->

 

Scena decima

Luigino solo.

 

 

Io poi, sia per timore, o sia per sdegno,  

non mi lascio avvilir fino a tal segno.

Trionfi il ballo pur; del suo trionfo

la conquista qual è? Qual più perfetto

danzator eccellente

giungerà a conseguir nel suo riposo

le ricchezze e gli onor di un virtuoso?

 

Bella virtù del canto,  

niuno ti usurpi il vanto;

amabile tu sei

agli uomini, agli dèi,

ed alle belve ancor.

(parte)

Luigino ->

 

Scena undicesima

Lorano e Tolomeo.

<- Lorano, Tolomeo

 

LORANO

Che è, signor Tolomeo,  

che vi veggio turbato?

TOLOMEO

Sono un poco agitato

perché la nostra prima donna seria

è chiamata a Palermo. Civilmente

me l'ha fatto avvisar. Mi chiede in grazia

ch'io la lasci partir. Non è possibile

ch'io lo possa accordare, e non vorrei

ch'ella se ne lagnasse,

e per dispetto e di mal cuor restasse.

LORANO

No, no, non dubitate:

è buona e mansueta,

e la sua genitrice è assai discreta;

e poi, se la spronasse

l'interesse a partire, ovver l'onore,

fate che il protettore,

che ha saputo far forza ai voler miei,

le stesse buone grazie usi con lei.

TOLOMEO

Basta, m'ingegnerò. Più che la forza,

mi piace in casi tali

usar la cortesia,

perché ognuno di me contento sia.

LORANO

Veramente voi siete

il fior degl'impresari. Galantuomo,

puntuale, civil, discreto, umano,

facile a far piacer. Sovvienimi ancora

della vostra amicizia

qual effetto n'ebbi io tre anni or sono:

solo per vostro dono

da un impegno fatal, molesto alquanto,

ebbi d'uscir felicemente il vanto.

TOLOMEO

Non parliamo di ciò. Ditemi in grazia:

si va innanzi col libro?

LORANO

Veramente

nulla ho fatto di più, poiché ci trovo

delle difficoltà.

TOLOMEO

Ma spicciatevi ormai, per carità.

LORANO

Contro al solito mio, par questa volta

ch'io fatichi a compor. Non so se venga

dalla poca salute, oppur derivi

dal sterile argomento

che a trattar cominciai...

TOLOMEO

Per dir il vero,

quell'argomento non mi piacque un zero.

LORANO

Lo sentiste?

TOLOMEO

L'intesi

fra il sonno e la vigilia, e poi narrato

dalle donne mi fu. Che mai volete

inventar, ricavare, e poter dire

da un teatro novel che s'ha d'aprire?

LORANO

Da ogni scarso argomento

può l'ingegno cavar dramma fecondo

d'intreccio e novità.

TOLOMEO

Ma questa volta

vi prego in grazia mia

l'argomento cambiar per cortesia.

LORANO

Vi servirò.

TOLOMEO

Ma quando?

LORANO

Un po' di tempo,

datemi da pensar.

TOLOMEO

Vi lascio solo.

Torno da qui a mezz'ora, e son sicuro,

se davver ci pensate un sol momento,

che lesto al mio ritorno è l'argomento.

LORANO

Sì facil non è sempre...

TOLOMEO

Eh via, che serve?

Quando che voi vogliate,

per far le cose in fretta

avete una testaccia maledetta.

 

Vedeste in sul terreno  

cader le piogge estive,

e tosto in un baleno

le rane belle e vive

e nascere, e saltar?

Tal nella vostra testa

d'Apollo la tempesta

fa nascere in momenti

le scene e gli argomenti,

degli ranocchi al par.

(parte)

Tolomeo ->

 

Scena dodicesima

Lorano, e poi Angiolina.

 

LORANO

Sì, qualche volta, è vero,  

mi guizzano le idee per il cervello,

come i pesci nel mar. Ma ora, per dirla,

non so che cosa sia,

pronta non è al voler la fantasia.

 

<- Angiolina

ANGIOLINA

Serva, monsieur Loran.  

LORANO

Servo di lei.

ANGIOLINA

Supplicarla vorrei

di una grazia, signor.

LORANO

Comandi pure.

ANGIOLINA

Intesi a dir, così per accidente,

che in quest'opera nuova

ch'ella deve compor, non v'abbia ad essere

il solito duetto. Un tal pensiero

bramerei di saper se è vero.

LORANO

È vero.

ANGIOLINA

E chi ha il merto, signore,

di questa novità?

LORANO

Non lo so dire.

ANGIOLINA

Ed un simile torto io ho da soffrire?

LORANO

Non si fa, me lo creda,

per far torto a nessun; ma vi è chi crede

che, in luogo del duetto,

faccia meglio un terzetto od un quartetto.

Ciò altre volte si è fatto.

ANGIOLINA

È ver, si è fatto

quando la prima buffa, o il primo buffo,

non son buoni da nulla. Io non mi vanto,

ma faccio il mio dovere, e il mio compagno

lo fa al pari di me.

LORANO

Sì, non v'è dubbio.

Ma io, signora mia,

arbitrare non posso.

ANGIOLINA

Oh, quest'è bella!

Chi è che non vuole? il mastro di cappella?

LORANO

No certo. È un galantuomo,

e capace non è...

ANGIOLINA

Dell'impresario

forse è il pensier?

LORANO

Né meno.

ANGIOLINA

E di chi, dunque,

il consiglio sarà?

LORANO

Non lo so dire.

ANGIOLINA

A che serve coprire

la verità? Se un uom sincer voi siete,

dite che siete voi che non volete.

LORANO

No davver, v'ingannate.

ANGIOLINA

Su via, dunque,

se non viene da voi, da galantuomo

datemi la parola

che farete il duetto.

LORANO

In tutto io vi prometto

obbedirvi, servirvi: in questo no.

ANGIOLINA

Non lo volete far?

LORANO

Non lo farò.

 

 

Deh, vi chiedo umil perdono,    

se indiscreto e ingrato sono:

ho per voi tutto il rispetto,

ma il duetto ~ io non farò.

S

ANGIOLINA

Ah, pazienza; io non son degna,

per me in voi bontà non regna;

di più dir non ho coraggio,

e l'oltraggio ~ io soffrirò.

LORANO

Lo sa il ciel quanto mi duole.

ANGIOLINA

Io non credo alle parole.

ANGIOLINA E LORANO

Qual rossore, ~ qual dolore

mi cagiona un crudel no!

 

ANGIOLINA

Serva sua.

(in atto di partire)

LORANO

Dove se n' va?

ANGIOLINA

Vado via.

LORANO

Si fermi qua.

ANGIOLINA

Ingrataccio!

LORANO

Poveraccio!

ANGIOLINA

Perché tanta crudeltà?

 

LORANO

(Ah, resister

più non posso.

Vengo rosso;

mi tormento,

e mi sento

fin le gambe

a vacillar.)

ANGIOLINA

(Io ci gioco

ch'ei s'arrende,

ch'ei s'accende

a poco a poco,

e il duetto

gli fo far.)

E così, padron mio bello?

LORANO

Fra l'incudine e il martello

io mi sento ad agitar.

ANGIOLINA

Il duetto non vuol far?

LORANO

Ah, la prego a perdonar.

ANGIOLINA

Orsù via, facciam così.

LORANO

Mi comandi, eccomi qui.

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ANGIOLINA

Mi contento ch'ella scriva

quel che adesso abbiamo detto;

ed in luogo del duetto,

potrà il dialogo bastar.

LORANO

Lo farò, glielo prometto,

ma duetto ~ non vo' far.

ANGIOLINA

Non importa, son contenta.

LORANO

Mi rallegro, mi consolo.

ANGIOLINA

Scriva tutto.

LORANO

Tutto, tutto.

ANGIOLINA

E il duetto lasci star.

LORANO

No, duetto non vo' far.

 

ANGIOLINA E LORANO

Sia ringraziato

l'amico fato,

che alfin contenti

ci fa restar.

Ripien di giubilo

mi sento il petto,

che più al duetto

non s'ha a pensar.

(partono)

Angiolina, Lorano ->

 
 

Scena tredicesima

Altra sala.
Petronilla, Rosina, Luigino e Claudio.

 Q 

Petronilla, Rosina, Luigino, Claudio

 

CLAUDIO
(a Petronilla)

Siete dunque chiamata  

a Palermo a cantar?

PETRONILLA

Sì, mio signore,

per prima donna seria

m'invitano a Palermo, e v'è Mazzanti,

e vi è una compagnia che mi fa onore.

Domando per favore

che mi lascino andar, e se negata

mi verrà la licenza,

manterrò la parola, e avrò pazienza.

LUIGINO

Brava, così va fatto.

Dell'altrui stima ci rendiam più degni,

quando si sa che manteniam gl'impegni.

ROSINA

Né si deono accettar nuovi trattati,

se non è terminato

il trattato primier ch'è incamminato.

CLAUDIO

Pur tai delicatezze a' nostri dì

si veggono osservar così e così.

 

Scena ultima

Angiolina, Lorano, Tolomeo, e detti.

<- Angiolina, Lorano, Tolomeo

 

TOLOMEO

Ecco, signori miei.  

Ecco monsieur Loran, che si è pentito

del primiero argomento,

e un novel ne ha trovato in un momento.

ANGIOLINA

Senza il duetto?

TOLOMEO
(a Lorano)

Sì, per questa volta

tollerare convien. Non vi ha da essere,

non vi sarà.

LORANO
(a Tolomeo)

Non lo farò, ve 'l giuro.

ANGIOLINA
(a Lorano)

Tralasciatelo pur, non me ne curo.

TOLOMEO
(a Lorano)

Su via, sentiamo un poco

l'argomento novello.

LORANO

Eccomi lesto;

stravagante è il pensier, facile e presto.

 

 

Tutto quel che è succeduto,  

dopo ch'io son qua venuto,

perch'io faccia un tal libretto,

in iscena si vedrà.

TUTTI

Quest'è un'altra novità.

LORANO

Libertà da tutti imploro

di parlare un po' di loro,

che di pormi in scena anch'io

non avrò difficoltà.

TUTTI

Quando sia discretamente,

noi vi diam la libertà.

LORANO

E così del mio libretto

che sincero vi prometto,

giusto il titolo sarà:

della Bella verità.

TUTTI

Ed il ver, che sempre piace,

anche adesso piacerà.

ANGIOLINA E ROSINA

La signora Petronilla

necessario è che ci sia;

s'ella manca, se va via,

questo libro non si fa.

PETRONILLA

All'impegno ~ mi rassegno,

e restar mi converrà.

TOLOMEO

Presto, via, monsieur Lorano,

al libretto si dia mano.

LORANO

Sì signore, presto presto

terminato si vedrà.

TUTTI

Sarà un libro capriccioso,

sarà forse spiritoso,

e diletto recherà

co' la Bella verità.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Camera.

Petronilla, Luigino, Angiolina, Rosina, Claudio
 

Signora Petronilla

Petronilla, Luigino, Angiolina, Rosina, Claudio
<- Lorano

Vivano lor signori

Petronilla, Luigino, Angiolina, Rosina, Lorano
Claudio ->

Che dite voi di un tal pensiere

Petronilla, Luigino, Angiolina, Rosina, Lorano
<- Claudio

Presto, presto, signori

Petronilla, Luigino, Angiolina, Rosina, Claudio
Lorano ->

Petronilla, Luigino, Angiolina, Rosina
Claudio ->

Petronilla, Luigino, Angiolina
Rosina ->

Petronilla, Luigino
Angiolina ->

Petronilla
Luigino ->

Ognun pensi a sua voglia

Petronilla ->

Sala.

servitore
 
servitore
<- Rosina

Il rinfresco dov'è?

servitore, Rosina
<- Angiolina

servitore, Rosina, Angiolina
<- Luigino

servitore, Rosina, Angiolina, Luigino
<- Claudio

Zitto, signori miei

servitore, Angiolina, Luigino, Claudio
Rosina ->

Oibò; che gran pazzia!

servitore, Luigino, Claudio
Angiolina ->

Dica quel che sa dir, non vi è rimedio

servitore, Luigino
Claudio ->

Io poi, sia per timore, o sia per sdegno

servitore
Luigino ->
servitore
<- Lorano, Tolomeo

Che è, signor Tolomeo

servitore, Lorano
Tolomeo ->

Sì, qualche volta, è vero

servitore, Lorano
<- Angiolina

Serva, monsieur Loran / Servo di lei

Lorano e Angiolina
Deh, vi chiedo umil perdono
servitore
Angiolina, Lorano ->

Altra sala.

Petronilla, Rosina, Luigino, Claudio
 

Siete dunque chiamata

Petronilla, Rosina, Luigino, Claudio
<- Angiolina, Lorano, Tolomeo

Ecco, signori miei

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena ultima
Camera accomodata per la prova d'un'opera. Camera nell'albergo di Lorano. Camera di Angiolina con clavicembalo. Camera delle prove. Sala comune. Camera. Sala. Altra sala.
Atto primo Atto secondo

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