Area spaziosa destinata alle solenni adunanze pastorali, limitata da una corona d'altissime e fronzute querce che vagamente distribuite all'intorno conciliano un'ombra freschissima e sacra; veggonsi lungo la serie degli alberi verdi rialzamenti di terreno presentati dalla natura e in varia forma inclinati dall'arte per uso di sedervi con graziosa irregolarità i pastori; nel mezzo sorge un altare agreste, in cui vedesi scolpito l'animal prodigioso da cui si dice che pigliasse il nome la città d'Alba; dagl'intervalli che s'aprono fra un albero e l'altro si domina una deliziosa e ridente campagna, sparsa di qualche capanna e cinta in mediocre distanza d'amene colline onde scendono copiosi e limpidi rivi; l'orizzonte va a terminare in azzurrissime montagne, le cui cime si perdono in un cielo purissimo e sereno.
(Venere dal suo carro, con Ascanio a lato)
(il carro velato da una legger nuvoletta si dilegua per l'aria)
[N. 2 - Coro di Geni e Grazie]
Ma la ninfa gentil che il seme onora
[N. 4 - Coro di Geni e Grazie]
[N. 7 - Coro di Pastori (ripresa del n. 6)
[N. 9 - Coro di Pastori, Pastorelle e Ninfe]
[N. 10 - Coro di Pastori (ripresa del n.6)]
[N. 11 - Coro di Pastori (ripresa del n.6)]
Misera! Che farò? Narrami, Aceste
Silvia, mira che il sole omai s'avanza
[N. 15 - Coro di pastori (ripresa del n.6)]
Cielo! Che vidi mai? Quale innocenza
Un'altra prova a te mirar conviene
[N. 18 - Coro di Geni e Grazie (ripresa del n. 2)]
(improvvisamente si cambiano i tronchi degli alberi in altrettante colonne, le quali formano di mano in mano un sodo, vago e ricco ordine d'architettura, con cui dassi principio all'edificazione d'Alba)
(breve ballo)