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Deserta sponda del Mincio; a sinistra è una casa in due piani, mezza diroccata, la cui fronte lascia vedere l'interno d'una rustica osteria al piano terreno, ed una scala che mette al granaio, entro cui, da un balcone senza imposte, si vede un lettuccio; nella facciata che guarda la strada è una porta; il muro poi n'è sì pien di fessure che dal di fuori si può scorgere l'interno; nel fondo scorre il Mincio dietro un parapetto in mezza ruina; al di là del fiume è Mantova. È notte.
(Duca in assisa di semplice officiale di cavalleria)
È là il vostr'uomo... viver dée o morire?
[N. 13 - Scena, Terzetto e Tempesta]
(il cielo si oscura e tuona)
(il Duca si addormenta)
È amabile in vero cotal giovinotto!
(Gilda non vista, in costume virile)
(lampi e tuoni)
(battono le undici e mezzo)
(Gilda batte alla porta)
(Sparafucile va a postarsi con un pugnale dietro la porta; Maddalena apre, entra Gilda, dietro a cui Sparafucile chiude la porta, e tutto resta sepolto nel silenzio e nel buio)
(la violenza del temporale è diminuita)
[N. 14 - Scena e Duetto finale]
Della vendetta alfin giunge l'istante!
(suona mezzanotte)
(Rigoletto batte alla porta; Gilda è in un sacco)
Egli è là! morto! oh sì! vorrei vederlo!
(la lontana voce del Duca, che nel fondo attraversa la scena)
Qual voce! illusion notturna è questa!
(lampeggia)
Mia figlia!... dio!... mia figlia! (♦)
(Gilda muore)
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