Intermezzo secondo

 

Scena unica

Dopo il secondo atto.
Dorina vestita da teatro con Sartori e Cameriere, e poi Nibbio.

Dorina, sartori, cameriere

 

DORINA

(in collera coi sartori)

Quest'abito vi dico che sta male:  

da regina non è, non è alla moda:

un manto alla reale

deve aver dieci palmi e più di coda.

 

<- Nibbio

NIBBIO

Mi confermo qual fui:  

son qui con la cantata.

DORINA

(alli suddetti, non guardando Nibbio)

(Ci mancava costui!) Serva obbligata.

Più corta questa parte;

tantin più, per favore.

NIBBIO

Recita questa sera?

DORINA

Sì signore.

Presto! presto! Che fate?

Un altro punto qui.

NIBBIO

Farà la prima donna?

DORINA

Signor sì.

Che manica storpiata!

Qui la voglio allargata:

in tutto ci si vede la miseria.

NIBBIO

Credo che avrà materia

da poter farsi onore.

DORINA

(Che noia!) Sì signore.

Pare che lo facciate per dispetto.

Larga, larga, vi ho detto.

Che razza di sartore!

NIBBIO

L'opera quanto dura?

DORINA

Sì signore.

NIBBIO

(Che risposta!)

DORINA

Partite,

levatevi di qui.

Lo porterò così per questa sera.

NIBBIO

Ma certo, che maniera

è questa di servire una signora?

Via, birbanti, in malora!

(alli sartori, li quali partono scacciati)

sartori, cameriere ->

 

 

(Così la finirà.)  

DORINA

Mi creda, in verità,

che non si può durare:

tutto da sé bisognerebbe fare.

NIBBIO

Non gliel niego; ma poi

scorderà questa pena,

allor che su la scena

sentirà da' vicini e da' lontani

le sbattute de' piedi e delle mani.

DORINA

Anzi appunto in teatro

son le pene maggiori.

Tanti diversi umori

a contentar si suda.

Uno cotta la vuole, e l'altro cruda.

 

Recitar è una miseria  

parte buffa o parte seria.

Là s'inquieta un cicisbeo

per un guanto o per un neo.

Qua dispiace a un delicato

il vestito mal tagliato:

uno dice: «Mi stordisce»;

l'altro: «Quando la finisce?»

E nel meglio in un cantone,

decidendo, un mio padrone

si diverte a mormorar.

Se da un uomo più discreto

un di quei ripreso viene,

che non tagli, che stia cheto,

gli risponde, e dice bene:

«Signor mio, non v'è riparo:

io qui spendo il mio denaro;

voglio dir quel che mi par.»

 

NIBBIO

Signora, il suo gran merito  

non sta soggetto a critica.

DORINA

Quello che più mi turba è che nell'opera

ho una scena agitata,

che finge Cleopatra incatenata;

e temo che la collera

m'abbia pregiudicata nella voce.

NIBBIO

Ed io, per mia disgrazia,

questa sera ho un impegno,

che mi toglie il piacere

di poterla vedere.

DORINA

Oh! mi dispiace:

l'approvazion di lei

gradita mi saria.

NIBBIO

Potrebbe in grazia mia

farmi godere una scenetta a solo?

DORINA

Lo farei volentieri ma, senza i lumi,

senza scene, istrumenti, e a pian terreno,

manca l'azione e comparisce meno.

NIBBIO

Questo non dà fastidio: si figuri

che qui l'orchestra suoni

co' soliti violini e violoni,

e che sia questa stanza

il fondo d'una torre, o quel che vuole.

Esca pur Cleopatra,

porti seco la perla e l'antimonio:

io son qui, se bisogna, un Marc'Antonio.

DORINA

Non occorre, ché il fatto non è quello:

è una lite che avea con suo fratello.

NIBBIO

Sarà per me bastante

la parte d'ascoltante.

Questo il cerino sia, questo il libretto:

faccia conto ch'io stia dentro un palchetto.

 

DORINA

«Ceppi, barbari ceppi, ombre funeste,  

empie mura insensate,

come non vi spezzate,

mentre da queste ciglia

sgorga di pianto un mar?»...

NIBBIO

Povera figlia!

DORINA

«Non vien da strano lido

barbaro usurpatore a tormi il regno:

è Tolomeo l'infido,

il germano è l'ingrato

che mi scaccia dal soglio»...

NIBBIO

Oh che peccato!

DORINA

«Delle catene al peso, al mio tormento

più non resisto, e già languir mi sento»...

NIBBIO

Fa da vero, sicuro.

DORINA

«Ah, Tolomeo spergiuro,

godi del mio martoro:

prendi il trono che brami; io manco, io moro.»

 

NIBBIO

Acqua, poter del mondo!  

Comparisse qualcuno!

DORINA

Oh, questa è bella! Io non ho mal nessuno.

NIBBIO

La fa sì naturale,

che ingannato mi son: veniamo all'aria.

DORINA

Finisce qui.

NIBBIO

Senz'altro?

DORINA

Sì signore.

NIBBIO

Ma questo è un grand'errore:

il poeta mi scusi. E dove mai

si può trovare occasion più bella

da mettere un'arietta

con qualche "farfalletta" o "navicella"?

DORINA

Dopo una scena tragica

vogliono certe stitiche persone

che stia male una tal comparazione.

NIBBIO

No, no, comparazione: in questo sito

una similitudine bastava;

e sa quanto l'udienza rallegrava?

DORINA

(Che sciocco!)

NIBBIO

In un mio dramma io mi ricordo,

dopo una scena simile,

che un'aria mia fu così ben accolta

che la gente gridava: «Un'altra volta!»

DORINA

Me la faccia sentire.

NIBBIO

Sì, sì: per lei forse potrà servire.

 

«La farfalla, che allo scuro    

va ronzando intorno al muro,

sai che dice a chi l'intende?

Chi una fiaccola m'accende,

chi mi scotta per pietà?

Il vascello e la tartana,

fra scirocco e tramontana,

con le tavole schiodate

va sbalzando, ~ va sparando

cannonate ~ in quantità.»

S

Sfondo schermo () ()

 

DORINA

(Che poesia curiosa!)  

Ella è particolare in ogni cosa.

NIBBIO

Più d'uno me l'ha detto, e dice il vero.

DORINA

Ma del nostro contratto

niente fin or si è fatto.

NIBBIO

Anzi è concluso.

DORINA

Come! Se il mio pensiero

non palesai peranco?

NIBBIO

Eccole un foglio in bianco

co' la mia firma: in esso

stenda pure un processo

di patti e condizioni:

purché venga con me, tutti son buoni.

DORINA

Troppo si fida; esperienza alcuna

di me non ha vossignoria finora.

NIBBIO

Non importa, signora.

DORINA

Ci porrò ch'io non recito

se non da prima donna, e che non voglio

che la parte sia corta.

NIBBIO

Signora, non importa.

DORINA

Che l'autor de' libretti

sia sempre amico mio, vi voglio ancora.

NIBBIO

Non importa, signora.

DORINA

E che, oltre l'onorario, Ella mi debba

dar sorbetti e caffè,

zucchero ed erba the,

ottima cioccolata con vainiglia,

tabacco di Siviglia,

di Brasile e d'Avana,

e due regali almen la settimana.

NIBBIO

Non m'importa: mi basta che un poco

si ricordi d'un suo servitore.

DORINA

Speri, speri, ché forse il mio core

il suo merto distinguer saprà.

NIBBIO

Ah! signora, la sola speranza

non mi serva, non giova per me.

DORINA

Eh! signore; ma troppo s'avanza:

si contenti per ora così.

NIBBIO

Ih! ma questa mi par scortesia:

tanta flemma soffrir non si può.

DORINA

Oh! che fretta! Bastar gli potria

di parlarne vicino al Perù.

NIBBIO

Uh! Ma tanto tenermi nel foco,

con sua pace, mi par crudeltà.

DORINA

Con sua pace, non è crudeltà.

Ma si spieghi: qual è il suo pensiero?

NIBBIO

Un affetto modesto e sincero.

DORINA

Me ne parli, ma quando sto in ozio.

NIBBIO

Ho paura che il nostro negozio

mai concluso fra noi non sarà.

DORINA

Non disperi: vedremo. Chi sa?

 

Fine (Intermezzo secondo)

Intermezzo primo Intermezzo secondo
Dorina, sartori, cameriere
 

Quest'abito vi dico che sta male

Dorina, sartori, cameriere
<- Nibbio

Mi confermo qual fui

Dorina, Nibbio
sartori, cameriere ->

Così la finirà

Signora, il suo gran merito

(Dorina recita nella parte di Cleopatra)

Ceppi, barbari ceppi, ombre funeste

(Dorina termina la recitazione)

Acqua, poter del mondo!

Che poesia curiosa!

 
Scena unica
Intermezzo primo

• • •

Testo PDF Ridotto