Atto secondo

 

Scena prima

Vasta pianura con veduta di città in lontano.
Gustavo, Rosimonda, e Childerico.

 Q 

Gustavo, Rosimonda, Childerico

 

GUSTAVO

Quanti perigli hai corsi  

'a l'or che ti lasciai. Meco nel campo,

figlia, se' più sicura, io più contento.

ROSIMONDA

Signor, dacché t'abbraccio,

le stelle assolvo, e i mali miei non sento.

GUSTAVO

La tua beltade a' colpi

darà più lena. Esser dovrai tu moglie,

a chi di Faramondo

m'offrirà il capo.

ROSIMONDA

Infauste nozze.

CHILDERICO

E prive

dell'assenso de' numi.

GUSTAVO

Ha quel d'Averno,

quel di Gustavo. A confermarle il core

disponi, figlia.

CHILDERICO

(O iniqua legge!)

ROSIMONDA

(O amore!)

 

Scena seconda

Teobaldo, poi Gernando, e detti.

<- Teobaldo

 

TEOBALDO

Quegli che a te se n' viene,  

sire, è Gernando.

GUSTAVO

Il re de' Svevi?

Non ti mova un tal nome.

TEOBALDO

(A sdegno

giovi udir ciò ch'ei chiede.)

GUSTAVO

Venga: benché nemico, io l'assicuro

su l'onor mio, su la real mia fede.

 

<- Gernando

GERNANDO

Signor, cessi una volta  

l'odio tra noi. Tutto del franco a' danni

s'armi più giusto. Egli del par ci ha offesi,

te nel seno del figlio,

me ne l'amor. Dobbiam punirlo entrambi;

tu, perché fu crudele; io, perché infido.

Per la comun vendetta

io qui vengo ad offrirti e vita, e regno.

GUSTAVO

Lo gradisco; e que' nodi,

che già sciolse l'amor, stringa lo sdegno.

CHILDERICO

(Empia amistade!)

ROSIMONDA

(Barbaro disegno!)

GUSTAVO

Dal tuo valor, Gernando, il capo attendo

del franco re.

GERNANDO

L'avrai.

GUSTAVO

Qual ne sia 'l prezzo, in Rosimonda il sai,

ciò che approva Gustavo,

Rosimonda non sdegni.

ROSIMONDA

Seguirò il mio destin.

GUSTAVO

Gernando, addio.

Sta nel tuo brando il tuo riposo, e 'l mio.

Gustavo ->

 

Scena terza

Rosimonda, Gernando, Teobaldo, e Childerico.

 

GERNANDO

Principessa, a' tuoi lumi  

tu devi il mio disegno. Io cerco in essi

la conferma dell'opra.

ROSIMONDA

(Empio, e lo credi?)

TEOBALDO

Gustavo i voti approva.

ROSIMONDA

Rosimonda detesta.

GERNANDO

In Faramondo

tutto impiega il tuo sdegno.

ROSIMONDA

Odio lui per destino; e tu nemico

per genio mio, per colpa tua mi sei.

Mi pongono in un giusto

abominio te il cor, quello gli dèi.

GERNANDO

Men crudele i' ti spero, a l'or che tronco

di Faramondo il capo

verrò ad offrirti; e di quel sangue a vista...

ROSIMONDA

Va' perfido, e v'immergi

tu stesso il ferro. A satollar lo sguardo

vanne in quel cor, cui tanto devi, ingrato.

Nel piagarlo ti scorda

che per lui vivi.

Il real capo attendo

più da la tua impietà, che dal tuo brando.

Sai qual premio ne avrai?

Io vorrò dopo il suo quel di Gernando.

 

Nemico non ti temo;  

amico non ti voglio;

e t'odio amante.

Autor del mio cordoglio,

rifiuto i doni tuoi:

amami, quanto vuoi,

sarò costante.

Rosimonda ->

 

Scena quarta

Gernando, Teobaldo, e Childerico.

 

TEOBALDO

Gran re, dal tuo pensier non ti rimova  

l'ira di Rosimonda.

Segui a compirlo, e sarà tua.

GERNANDO

Teobaldo,

Rosimonda mi sdegni;

me la nieghi Gustavo; il mondo, il cielo

mi aborrisca nel colpo: io non mi pento.

Mora pur Faramondo, e son contento.

CHILDERICO

(Empio!)

TEOBALDO

M'avrai ne l'opra

non inutil compagno.

GERNANDO

E tal t'abbraccio.

CHILDERICO

(Tant'odio anche nel padre?)

GERNANDO

Serba, o ciel, la vendetta al nostro braccio.

 

Riposo, e calma  

si cerchi al cor

pria ne lo sdegno,

poi ne l'amor.

Talvolta amando

la gode un'alma;

ma invan la chiede

nel suo furor.

Gernando ->

 

Scena quinta

Teobaldo, e Childerico.

 

CHILDERICO

Padre, in che Faramondo  

t'offese mai?

TEOBALDO

Nel dar la morte a Sveno

quest'alma anche trafisse.

CHILDERICO

A lui d'un figlio

tu pur devi la vita.

TEOBALDO

Io?

CHILDERICO

Già vicino

sotto a l'armi de' Franchi

era a cader. Di Faramondo il cenno

col sottrarmi al periglio

a te un figlio serbò.

TEOBALDO

No, Childerico:

egli m'ha ucciso, e non serbato un figlio.

Teobaldo ->

 

Scena sesta

Childerico.

 

 

Che? desio di vendetta  

ti fa scordar, che mi se' padre? e rompe

le leggi di natura un cieco sdegno?

Quant'odio, Faramondo, arma a' tuoi danni

l'ombra di Sveno estinto!

Non ti doler. D'ogn'altro

più quel di Rosimonda

era a temer: l'hai disarmato, e vinto.

 

Entro a quel sen per te  

con armi di pietà

amor combatterà.

E a non esser sì spietato

anche il fato

dal suo esempio apprenderà.

 

Childerico ->

 

Scena settima

Parte di giardino reale con gabinetto di verdura, contiguo alle stanze di Rosimonda.
Clotilde, poi Faramondo.

 Q 

Clotilde

 

CLOTILDE

Date luoco, o spaventi.  

Dolci affetti gioite.

Faramondo è pur salvo; e al caro Adolfo

devo sì bella vita.

 

<- Faramondo

FARAMONDO

E quella vita,

che Adolfo mi salvò, poco mi è cara,

se l'odia Rosimonda.

CLOTILDE

È sogno? o inganno?

Faramondo; signor...

FARAMONDO

Cessa, Clotilde

dal tuo stupor.

CLOTILDE

Ma come? tu fra' Cimbri?

Nel campo di Gustavo? In braccio a morte

solo, o dio! Chi ti guida?

FARAMONDO

Amore, e sorte.

CLOTILDE

Deh fuggi.

FARAMONDO

Eh non opporti.

Questa vita mi chiede

l'odio di Rosimonda.

CLOTILDE

E per placarla

mancan forse altre vie? Dal ciel le attendi

più opportune, e dal tempo.

FARAMONDO

A lei nemico

viver non posso; e di vederla ancora

sol bramo, anziché mora.

Questo solo disio per calli ignoti

quivi mi trasse. Io vo' morirle a' piedi.

Clotilde, ah se tu m'ami,

ecco il tempo, ecco il loco: a' voti arridi.

CLOTILDE

O troppo ne' tuoi mali anima invitta,

fra que' mirti ti ascondi. A noi fra poco

la tua bella nemica

verrà.

FARAMONDO

Dolce speranza, ancor ti sento,

diamole fede, mio cor; morrai contento.

 

Faramondo ->

CLOTILDE

Consolati, mio cor.  

Quegli occhi hai da mirar,

che t'han piagato.

Se morendo ti puoi placar,

né più t'è crudo amor,

né ingiusto il fato.

 

Scena ottava

Clotilde, e Rosimonda.

<- Rosimonda

 

ROSIMONDA

Benché di Faramondo  

m'abbia il braccio fatal tolto un germano,

qui non vengo, Clotilde, a te nemica.

Duolmi che avverso fato

tal mi renda anche a lui; né possa almeno

rendergli in te la libertà, ch'io n'ebbi.

CLOTILDE

De' casi miei cura ne prenda il cielo.

Sol quei di Faramondo

mi fan pietà. Ne l'odio tuo lo piango.

Morrà, se morto il vuoi;

e pende il suo destin dagli occhi tuoi.

ROSIMONDA

Clotilde, se al mio core

chiedo la morte sua, non la paventi;

se la chiedo al mio fato,

se a l'onor mio, che posso dir? Crudele

mi vuole un giuramento, il padre, e Sveno.

Salvo il vorrei, né posso.

CLOTILDE

E s'ei perdono

qui ti chiedesse?

ROSIMONDA

Ah, non tentarmi.

CLOTILDE

Avresti

sì fiero cor?

ROSIMONDA

Morir tu devi, a l'ora

io gli direi, ma sospirando.

 

Scena nona

Faramondo, e dette.

<- Faramondo

 

FARAMONDO

E mora.  

ROSIMONDA

Ahimè! Desso egli è forse?

CLOTILDE

(In qual rischio il compiango?)

ROSIMONDA

È possibile mai?

FARAMONDO

Sì, tu mi vedi

principessa, a' tuoi piedi.

Se nieghi fede al guardo, or che diverso

da qual pria mi vedesti a te ritorno,

credilo, Rosimonda,

a quel dolor, che sul mio volto impresso

quasi ignoto mi rende anche a me stesso.

ROSIMONDA

Misero! e qual tuo fato

qui ti guida a morir? Qui dove ogn'alma,

ogni ferro, ogni voto

congiura a la tua morte,

a che vieni? che vuoi?

FARAMONDO

A cercar questa morte a' piedi tuoi.

CLOTILDE

(Frenar chi puote il pianto?)

ROSIMONDA

A me chiedi la morte?

FARAMONDO

Eccoti il capo

che vuoi reciso. Eccoti il sen, che aperto

brami a mille ferite.

Qui vi ricerca il core, unica fede

di quest'alma infelice, e lo trafiggi.

Eccoti il ferro stesso

reo del sangue fraterno, e qui lo immergi.

Tanti popoli invano, e tante spade

s'armano a' danni miei. Tu sola basti

a compir la mia morte.

Già dall'or che ti vidi, assai più fiera

l'han co' dardi che scocchi,

nel mio sen principiata i tuoi begli occhi.

CLOTILDE

(Che mai dirà?)

ROSIMONDA

(Sento mancarmi il core

fra pietade ed onore.

Vendicarmi non posso,

perdonargli non devo.

Che farò? che risolvo?) Ah Faramondo

qual duro passo è questo, in cui mi getti?

Un regno tu m'hai reso,

libertà tu m'hai data;

ma un fratel m'hai trafitto. Ahimè. Può farmi

un perdono spergiura, e un colpo ingrata,

ma poiché te infelice, e me crudele

brami in onta del cor, sì, tu morrai.

 

Scena decima

Teobaldo con ferro alla mano, e detti.

<- Teobaldo

 

TEOBALDO

E dal mio ferro or questa morte avrai.  

ROSIMONDA

Ahimè.

CLOTILDE

Ferma, spietato.

FARAMONDO

O qualunque tu sia, vieni, e m'uccidi.

Non difendo una vita,

ch'è in odio a Rosimonda, e ch'io detesto.

TEOBALDO

Sì, mori iniquo: il fatal colpo è questo.

ROSIMONDA

Ferma, Teobaldo: io te 'l comando: io figlia

del tuo sovran, tua principessa. Avverti,

che a la tua man non lice

pria del cenno real, su gli occhi miei

dar morte a Faramondo.

Non opporti, e ubbidisci.

TEOBALDO

Aspro divieto.

CLOTILDE

L'alma respira.

TEOBALDO

Ubbidirò. Ti serba

a supplizio più infame il tuo destino.

Dammi quel brando.

FARAMONDO

A ignobil man non cede

Faramondo il suo ferro.

Eccolo, Rosimonda,

a' piedi tuoi.

 

Scena undicesima

Childerico, e detti.

<- Childerico

 

CHILDERICO

Che oggetto è questi?  

ROSIMONDA

Arrivi

Childerico opportuno. Il re de' Franchi

commetto a la tua fede.

Nel mio soggiorno il custodisci; e a tutti,

fuorché al padre Gustavo,

ne divieta l'ingresso.

CHILDERICO

Avrò ne l'alma il real cenno impresso.

TEOBALDO

Si avvisi il re. Crudel nemico, addio.

Servirà il breve indugio

solo a farti morir per via più atroce.

Vendetta, che sia tarda, è più feroce.

Teobaldo ->

 

Scena dodicesima

Faramondo, Rosimonda, Clotilde, e Childerico.

 

FARAMONDO

Rosimonda, ecco al fine  

paghi i tuoi voti, e i miei. Son presso a morte;

né me ne duol. Ti prego sol, che in essa

il tuo sdegno si accheti,

né venga ad agitarmi oltre la tomba.

La tua pietà mi serbi

l'infelice Clotilde, e in lei sol ama

Faramondo innocente.

Questa vittima sola

giurasti a' bassi numi;

né ti chiede di più l'ombra di Sveno.

ROSIMONDA

(Ah che se più l'ascolto il cor vien meno.)

Childerico, ove imposi,

lo guida. Faramondo,

vanne.

FARAMONDO

Clotilde, Rosimonda, addio.

CLOTILDE

Crudel partenza.

CHILDERICO

Empio destino, e rio!

 

FARAMONDO

(a Clotilde)

A te do l'ultimo amplesso;  

(a Rosimonda)

e in partir l'ultimo sguardo

chiedo a te, volto amoroso.

Crudo il porgi, o pur pietoso,

ei farà del mio destino

sol diletto, e sol riposo.

Faramondo, Childerico ->

 

Scena tredicesima

Rosimonda, e Clotilde.

 

CLOTILDE

Rosimonda, il suo duolo  

non basta a soddisfarti? Ah tua vendetta

sia 'l poter farla.

ROSIMONDA

A che me preghi? Il padre

s'è da placar. Tu 'l puoi, Clotilde.

CLOTILDE

Io vado

a' piedi di Gustavo;

tenterò, quanto possa

tenerezza, ed affetto.

Pregherò; piangerò: per l'altrui vita

darò la mia; darò l'amor, quand'altro

non mi resti ad offrir. Mio caro Adolfo,

il destin, non il cor mi fa infedele;

e per troppa pietade

a te sono spergiura, e a me crudele.

 

A' piè d'un re spietato  

andiam, mio cor.

Se trovi crudeltà,

piangi il tuo fato.

Ma se ottieni pietà,

piangi il tuo amor.

Clotilde ->

 

Scena quattordicesima

Rosimonda.

 

 

Faramondo è in periglio:  

che far si dée: salvarlo? Onor me 'l vieta.

Ma lasciarlo morir me 'l vieta amore.

Sciegl'io de' mali almeno,

Rosimonda, il men fiero, e rendi ommai

o vita a Faramondo, o pace a Sveno.

 

Da lo sdegno, e da l'amore,  

agitata,

tormentata,

non ho pace, consiglio non ho.

Dar perdono più non lice:

far vendetta più non si può.

Se punisco, sarò infelice:

se perdono, spergiura sarò.

 

Rosimonda ->

 

Scena quindicesima

Quartieri di soldati.
Gustavo con Guardie, e poi Adolfo.

 Q 

Gustavo, guardie

<- Adolfo

 

GUSTAVO

Faramondo è in catene, e morir deve.  

Degna d'atto sì illustre

s'apra la scena; e mole tal s'innalzi,

che Svevi, Cimbri, i numi stessi, e i cieli

obblighi spettatori.

ADOLFO

Benché reo, pur tuo figlio

mio re, mio padre a te ritorno.

GUSTAVO

E torni

in onta del divieto?

Eseguisti la legge? O riedi forse

per formar del tuo petto ancor riparo

al prigionier nemico?

ADOLFO

Faramondo cattivo?

GUSTAVO

Questa volta le trame

cadranno a vuoto; e di tua colpa ommai

e padre, e re, vendicator m'avrai.

ADOLFO

La mano, ond'egli parte

caro mi rende il colpo.

GUSTAVO

Or farem prova

di tua virtù. Tra ferri

s'incateni il fellon. Sia questo il primo

castigo al suo delitto. E che? sì lenti

eseguite il comando?

ADOLFO

Il regio sangue

ad insultar destra vassalla ancora

non principi in Adolfo.

Di ministri, o custodi

non v'è d'uopo, signor. Mi vuoi fra ceppi?

Aspettarli è altrui colpa;

fuggirli è mia viltà.

GUSTAVO

Ne le mie tende

sia custodito.

ADOLFO

Io vi precedo. Andiamo.

GUSTAVO

Va' pur: che per punirti

mi scorderò d'esserti padre.

ADOLFO

E a vista

del più atroce periglio

sempre a me sovverrà che son tuo figlio.

 

Se a' piè ti morirò,  

la destra bacerò,

che mi dà morte.

Sia fiero il tuo rigor:

l'affetto del mio cor

sarà più forte.

Adolfo, guardie ->

 

Scena sedicesima

Clotilde, e Gustavo.

<- Clotilde

 

CLOTILDE

Gustavo, alfin tu vedi  

lagrimosa Clotilde, e qual poc'anzi

la bramasti a' tuoi piedi.

Signor, pria che gli esponga,

tu intendi i voti. Io ne l'altrui ti chiedo

o la mia vita, o la mia morte. O salvo

dammi il fratello, o in me l'uccidi ancora.

Se m'ami, ah come puoi

condannar Faramondo, e amar Clotilde?

Ti vo' più giusto. Estingui

tutto l'amore, o tutto l'odio; e sia

per tuo, per mio riposo

men crudele il tuo cuore, o men pietoso.

GUSTAVO

Clotilde, ancor ben noti

non hai tutti i tuoi mali. Adolfo è avvinto

non men che Faramondo.

Due vittime son queste

egualmente a te care.

L'un t'è fratel, l'altro t'è amante; e parla

nel tuo tenero core

per quel natura; e a pro di questo amore.

CLOTILDE

È ver: m'è caro Adolfo,

e in me accresce i timori il suo periglio.

Ma al fin tu gli se' padre, ed ei t'è figlio.

GUSTAVO

Non t'adular, Clotilde.

No: denno ambi morir. Sveno mi chiede

di chi l'uccise il sangue.

Questo i' giurai: né puote

rivocarsi il decreto.

Ne la vita di Adolfo

posso usarti pietà. Se salvo il brami,

Clotilde, odi la legge: i' ti vo' mia.

Dammi fede di sposa, e salvo e' sia.

CLOTILDE

Che la destra i' ti stringa, a l'or che calda

fia del sangue fraterno?

No, tiranno crudel. Se Faramondo

deve morir, mora anche Adolfo; io l'amo;

ma aborrir saprò il figlio

nel delitto del padre. Adolfo mora:

il duol de la sua morte

sarà tua pena, e mia vendetta ancora.

GUSTAVO

Qui se le guidi Adolfo. In questi primi

impeti del dolor mal si conosce

il più sano consiglio. Addio, Clotilde.

Se di quanto hai più caro

perdi una parte, l'altra,

che salvar puoi, non trascurar. Più giusta

il tuo, e 'l mio cor dall'esser empio assolvi.

Qui vinca i tuoi rigori

la vista del tuo amor. Pensa, e risolvi.

Gustavo ->

 

Scena diciassettesima

Adolfo, e Clotilde.

<- Adolfo

 

ADOLFO

Pensa, amabil Clotilde,  

ma risolvi in mio pro.

CLOTILDE

Mio caro Adolfo,

l'iniqua legge udisti?

ADOLFO

L'udii: né i rischi miei

fecermi orror. La tua pietà temei.

CLOTILDE

Dolce mio ben, perdona.

I tuoi ceppi, i tuoi mali

sol per me tu sostieni. In tal periglio

ti gettò l'amor mio. Posso salvarti,

e lo dovrei. Pur quella,

quella son io, che ti condanno; e sento,

che l'orror di tua morte

non è a quest'alma il più crudel spavento.

ADOLFO

Io peria, se a tal prezzo

tu mi salvavi. In te quest'alma ho viva;

e in te la perdo, o cara.

Lascia pur, che quest'occhi

io chiuda col piacer de la tua fede;

con l'onor del tuo affetto.

Nega altrui quella destra

che mia sperai.

Morrò contento, e solo

avrò duol, che 'l mio sangue a trar non basti

Faramondo di rischio, e te di affanno.

CLOTILDE

Resisti, anima mia.

ADOLFO

Pur chi sa, che morendo

non ti plachi gli dèi? Ma se altrimenti

stabilito han lassù, cara ti sia

la rimembranza mia.

Né aborrir, te ne prego,

figlio innocente in genitor tiranno.

CLOTILDE

A tal segno tu m'ami?

Ed io son la crudel che ti condanno?

ADOLFO

Clotilde, addio. Tu piangi, e perch'è figlio

d'amor, temo il tuo pianto.

Il vedermi ti affligge, e forte in seno

t'ispira una pietà per me funesta.

Addio, Clotilde. Adolfo

qui per l'ultima volta

una morte che il salva, in don ti chiede.

Se la vita gli dai, questa è tua colpa.

Ma se 'l lasci morir, questa è tua fede.

 

Ho due vite, ma cara e gradita  

m'è sol quella, che vien dal tuo amor.

Poiché tor mi si deve una vita;

morir lascia la parte più vile,

e in te serba la parte miglior.

Adolfo ->

 

Scena diciottesima

Clotilde.

 

 

Empia Clotilde! Egli va a morte; e posso  

io troncargli que' nodi,

io sospender quel colpo, e pur l'affretto?

Ah no: si salvi Adolfo.

Non abbia amor sì puro

ricompensa sì ingiusta.

Si ritorni a Gustavo,

al suo amor si prometta...

Ma che? Fede ad un empio? A chi mi niega

la vita d'un fratello, e in lui m'uccide?

Eh dopo Faramondo

mora Adolfo, e Clotilde, e si punisca

quell'alma iniqua e ria

con la morte d'un figlio, e con la mia.

 

Si punisca l'empio sì  

né la vita... o dio! di chi?

d'un suo figlio? Ah ch'io l'adoro,

e darei col vendicarmi

più fomento al mio martoro.

 

Clotilde ->

Qui segue ballo di Soldati.

<- soldati

 
 

Scena diciannovesima

Palagio delizioso contiguo alle tende di Gustavo, che serve di stanza a Rosimonda, e di prigione a Faramondo.
Gernando, e Teobaldo.

 Q 

Gernando, Teobaldo

 

TEOBALDO

Il rapir Rosimonda, il far Gustavo  

prigionier nel suo campo,

ardua impresa è, signor.

GERNANDO

Darà le forze

chi m'ispira il disegno.

TEOBALDO

Ma più facil sentier ti s'apre, o sire,

per ottener ciò ch'ami.

GERNANDO

E quale?

TEOBALDO

Il capo

del rival Faramondo.

GERNANDO

In quelle soglie

v'ha chi 'l difende.

TEOBALDO

E n'è custode il figlio.

T'accingi al fatal colpo. Ad un mio cenno

ei libero l'ingresso

ti lascerà.

GERNANDO

Cor mio, ti sveglia a l'ire.

TEOBALDO

Eccol. Già lieto sei. Nulla si niega

a re che chiede, a genitor che prega.

 

Scena ventesima

Childerico, e li suddetti.

<- Childerico

 

GERNANDO

Childerico.  

CHILDERICO

Gran re.

GERNANDO

Favor ti chiedo,

che se 'l nieghi, è mia pena;

se lo concedi, è tua fortuna.

CHILDERICO

A l'alma

fia la gloria de l'opra alta mercede.

Parla, o signor.

GERNANDO

L'ingresso,

al rival Faramondo un re ti chiede.

CHILDERICO

Sire, di Rosimonda

servo a le leggi. A custodir m'ha dato

ella il re franco, ed ora

un suo divieto a te ne chiude il varco.

GERNANDO

Childerico, rammenta

cui compiacer ricusi. Onta è un rifiuto

né sono avvezzi a tollerarne i regi.

CHILDERICO

Mi si può tor la vita;

non mai l'onor. Temo chi è re, ma temo

più l'infamia del nome.

E se impegno di fé, zelo di onore

fa che ti nieghi, alto monarca, un dono,

la cagion del rifiuto

più merita il tuo amor, che il tuo perdono.

GERNANDO

Non lo sperar.

Questo mio braccio...

TEOBALDO

Accheta,

sire, il giusto tuo sdegno.

Sol col figlio mi lascia. Otterrà il padre

ciò che il re non ottenne.

GERNANDO

Sì, Teobaldo. Usa ogn'arte, ogni consiglio;

perché non sia a Gernando

amico il padre, ed inimico il figlio.

 

Se non paventi  

d'un re 'l furor,

hai poco ingegno,

ma troppo cor.

Può sfortunato

farti il tuo sdegno,

ma può beato

farti il suo amor.

Gernando ->

 

Scena ventunesima

Teobaldo, e Childerico.

 

TEOBALDO

Childerico, la morte  

già si prepara a Faramondo. Il danna

inevitabil legge.

Tu a che 'l difendi?

CHILDERICO

A Rosimonda io servo.

TEOBALDO

Padre ti son.

CHILDERICO

Né cosa

da me vorrai, che me ne renda indegno ancora.

TEOBALDO

Nel furor di Gernando

temo il tuo rischio.

CHILDERICO

Io più lo temo

in quel di Rosimonda.

TEOBALDO

Di vendetta, mio figlio,

ti prega un padre.

CHILDERICO

Or sono

più vassallo, che figlio.

TEOBALDO

Il tuo rifiuto

mi offende.

CHILDERICO

Onor mi scusa.

TEOBALDO

E un padre offeso

non diventa tua colpa?

CHILDERICO

La cagion ch'è tua offesa, è mia discolpa.

TEOBALDO

Ah figlio, figlio! A che m'astringe un cieco

impeto di vendetta? Uopo è svelarti

ciò che ancor può affrettarmi i giorni estremi.

CHILDERICO

Se ad un figlio l'affidi, invan ne temi.

TEOBALDO

L'odio che in me tu vedi

parto è del mio dolor: parto è di un seno

nel cor trafitto, e in un suo figlio ucciso.

CHILDERICO

Come?

TEOBALDO

E uscì l'empio colpo

di man di Faramondo.

CHILDERICO

Ma, signor, d'un sol figlio, e quello io sono,

gli dèi ti fecer dono.

TEOBALDO

Ah Childerico.

Sveno ancor fu a me figlio, a te germano.

CHILDERICO

Sveno che di Gustavo...

TEOBALDO

Sì, e la spada crudele ad ambo il tolse.

CHILDERICO

Gran cose narri.

TEOBALDO

Ahi troppo vere.

CHILDERICO

E Sveno

qual fu? Come ingannasti,

ed a qual fin, Gustavo?

TEOBALDO

Altro non lice,

né qui giova svelarti,

hai noto quanto basta ad irritarti.

CHILDERICO

Di Faramondo a' danni il cor s'accende;

ma se 'l ferissi inerme,

cinto or di ceppi, e a la mia fé commesso,

padre, non lui, ma offenderei me stesso.

TEOBALDO

Lascia dunque a Gernando...

CHILDERICO

Né a Gernando, né ad altri, infinché ho vita,

farò strada a un delitto.

TEOBALDO

E un fratello trafitto,

un genitor dolente

a pietà non ti move?

CHILDERICO

Qui son vassallo, e sarò figlio altrove.

TEOBALDO

Ti rifiuto per figlio.

Padre più non ti son; ti son nemico.

Parto, d'un nuovo sdegno

ripien contro un ingrato;

pien d'un nuovo furor contro me stesso.

O sdegni miei troppo perduti! O arcano

scoperto altrui per mio periglio invano!

Teobaldo ->

 

Scena ventiduesima

Rosimonda, e Childerico.

<- Rosimonda

 

ROSIMONDA

Childerico.  

CHILDERICO

I tuoi cenni,

principessa qui attendo.

ROSIMONDA

Qui 'l prigionier mi guida.

E m'arreca il tuo brando.

CHILDERICO

Mia gloria è l'ubbidirti.

ROSIMONDA

Risolvetevi ommai, dubbi miei spirti.

 

CHILDERICO

Dal seren di quegli occhi vezzosi  

già comprendo che amor vincerà.

L'ira estinta li fa più amorosi,

e più vaghi la dolce pietà.

Childerico ->

 

Scena ventitreesima

Rosimonda.

 

 

Rosimonda, ti getta  

in gran rischio il tuo amor. Temi del padre

l'ira, il pubblico grido,

l'ombra fraterna, i numi, e 'l giuramento.

Ah che a un cor che ben ami,

il rischio del suo amor fa più spavento.

 

In onta de la sorte  

amor mi vuol pietosa.

Mi chiede il cor vendetta.

Quando la brama, è forte;

e quando può, non osa.

Sfondo schermo () ()

 

Scena ventiquattresima

Childerico, poi Faramondo e Rosimonda.

<- Childerico

 

CHILDERICO

A te vien Faramondo. Ecco il suo brando.  

ROSIMONDA

Seco mi lascia.

CHILDERICO

Il tuo voler mi elegge.

ROSIMONDA

Dubbi più non v'ascolto: amor mi regge.

Childerico ->

 

Scena venticinquesima

Rosimonda, e Faramondo.

<- Faramondo

 

ROSIMONDA

Tu non se', Faramondo,  

prigionier di nostr'armi, e giusta guerra

non ti trasse ne' ceppi.

Il tuo amor vi ti pose;

e 'l mio onor te ne scioglie.

Prendi; questi è 'l tuo ferro; e pria che inciampo

maggior ti si appresenti, esci dal campo.

FARAMONDO

Rosimonda, qual mai

crudel pietà è la tua? Se mi vuoi morto,

a che darmi la vita?

Quella spada che stringi,

volgi prima in altr'uso, e 'l sen mi svena.

Non voglio libertà, che sia mia pena.

ROSIMONDA

M'è più cara la gloria,

che l'odio mio; né che m'additi, ho d'uopo,

le vie del vendicarmi. Ha forze il padre,

ne ha Rosimonda. Vanne

a custodir tuoi regni,

a difender te stesso

da l'odio di Gustavo,

da quel de' tuoi rivali, e poiché 'l rio

destin così richiede, ancor dal mio.

Vanne.

FARAMONDO

Andrò, Rosimonda: andrò per altra

mano a morir. Saprò nel primo incontro

a Gustavo, a Gernando, a chi nemico

mi assalirà, stender ignudo il petto.

Addio. Più non resisto.

ROSIMONDA

Ferma.

FARAMONDO

Così la libertade accetto.

ROSIMONDA

Faramondo, m'ascolta. Io devo il prezzo

esser de la tua morte.

Qualunque ad assalirti

verrà nemico, è tuo rivale, e cerca

nel tuo sen Rosimonda.

Se m'ami, altrui contendi

ciò che ti è caro, e se non vuoi te stesso,

almeno Rosimonda in te difendi.

FARAMONDO

Se sol può la mia morte

unirti a illustre sposo, e farti lieta,

lascia ch'io mora.

ROSIMONDA

Il mio voler te 'l vieta.

Se temi l'odio mio, di maggior colpa

non lo aggravar morendo.

E perché in te s'estingua

questo fiero disio, sappi che solo

tu se' degno d'amarmi; e tu 'l saresti

de l'amor mio, se no 'l vietasse il fato.

Poich'esser tua non posso,

non lasciarmi d'altrui. Vivi.

FARAMONDO

Ah, che il solo

dolor basta a svenarmi.

ROSIMONDA

Ogn'indugio è fatal. Vanne, e fintanto

che de' tuoi, de' miei casi

decida il ciel, prescrivi

leggi al tuo duolo, io te 'l comando, e vivi.

 

ROSIMONDA

Vanne e vivi con la speranza  

di placar

del tuo fato la crudeltà.

Puoi sperar

che io vinca la tua costanza

se 'l mio core già sente pietà.

Insieme

FARAMONDO

Vado e vivo con la speranza

di placar

del mio fato la crudeltà.

Vo' sperar

che io vinca la mia costanza

se 'l tuo core m'ha qualche pietà.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Vasta pianura con veduta di città in lontano.

Gustavo, Rosimonda, Childerico
 

Quanti perigli hai corsi

Gustavo, Rosimonda, Childerico
<- Teobaldo

Quegli che a te se n' viene

Gustavo, Rosimonda, Childerico, Teobaldo
<- Gernando

Signor, cessi una volta

Rosimonda, Childerico, Teobaldo, Gernando
Gustavo ->

Principessa, a' tuoi lumi

Childerico, Teobaldo, Gernando
Rosimonda ->

Gran re, dal tuo pensier non ti rimova

Childerico, Teobaldo
Gernando ->

Padre, in che Faramondo

Childerico
Teobaldo ->

Che? desio di vendetta

Childerico ->

Parte di giardino reale con gabinetto di verdura, contiguo alle stanze di Rosimonda.

Clotilde
 

Date luoco, o spaventi

Clotilde
<- Faramondo

Clotilde
Faramondo ->
Clotilde
<- Rosimonda

Benché di Faramondo

Clotilde, Rosimonda
<- Faramondo

E mora / Aimè! Desso egli è forse?

Clotilde, Rosimonda, Faramondo
<- Teobaldo

E dal mio ferro or questa morte avrai

Clotilde, Rosimonda, Faramondo, Teobaldo
<- Childerico

Che oggetto è questi?

Clotilde, Rosimonda, Faramondo, Childerico
Teobaldo ->

Rosimonda, ecco al fine

Clotilde, Rosimonda
Faramondo, Childerico ->

Rosimonda, il suo duolo

Rosimonda
Clotilde ->

Faramondo è in periglio

Rosimonda ->

Quartieri di soldati.

Gustavo, guardie
 
Gustavo, guardie
<- Adolfo

Faramondo è in catene, e morir deve

Gustavo
Adolfo, guardie ->
Gustavo
<- Clotilde

Gustavo, alfin tu vedi

Clotilde
Gustavo ->
Clotilde
<- Adolfo

Pensa, amabil Clotilde

Clotilde
Adolfo ->

Empia Clotilde! Egli va a morte

Clotilde ->
<- soldati

(ballo di soldati)

Palagio delizioso contiguo alle tende di Gustavo, che serve di stanza a Rosimonda, e di prigione a Faramondo.

Gernando, Teobaldo
 

Il rapir Rosimonda, il far Gustavo

Gernando, Teobaldo
<- Childerico

Childerico / Gran re / Favor ti chiedo

Teobaldo, Childerico
Gernando ->

Childerico, la morte

Childerico
Teobaldo ->
Childerico
<- Rosimonda

Childerico / I tuoi cenni

Rosimonda
Childerico ->

Rosimonda, ti getta

Rosimonda
<- Childerico

A te vien Faramondo. Ecco il suo brando

Rosimonda
Childerico ->
Rosimonda
<- Faramondo

Tu non se', Faramondo

Rosimonda e Faramondo
Vanne e vivi con la speranza
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima Scena venticinquesima
Stanza di Rosimonda con letto. Recinto d'alti cipressi dedicato alla Vendetta, tutto illuminato da notte, con ara nel mezzo. Cortile interno che porta alle stanze di Rosimonda; giorno. Bosco fra 'l campo, e la città. Vasta pianura con veduta di città in lontano. Parte di giardino reale con gabinetto di verdura, contiguo alle stanze di Rosimonda. Quartieri di soldati. Palagio delizioso contiguo alle tende di Gustavo, che serve di stanza a Rosimonda, e di prigione a Faramondo. Stanza nel palagio di villa di Rosimonda. Collinetta con grotteschi. Padiglione reale. Recinto nel campo di Gustavo a foggia di anfiteatro.
Atto primo Atto terzo

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